Economia

Aumento del 12,5% del prezziario base dell’edilizia

Un aumento medio generale dei prezzi del 7,5 per cento, a parte una ulteriore lievitazione del 5 per cento per i dispositivi e misure di sicurezza obbligatori nei cantieri per la emergenza coronavirus per contenere il virus: parti sociali, ordini professionali e associazioni di categoria dei costruttori hanno chiuso la partita del nuovo prezziario regionale. La bozza e' stata approvata ed inviata alla Giunta regionale che la esaminera', secondo quanto si e' appreso, in una pre Giunta il 3 maggio prossimo per poi essere approvata nella seduta del 5 maggio, proprio il giorno dopo la riapertura dei cantieri dopo due mesi di stop per il covid. Nelle intenzioni l'aumento del 5 per cento sara' stralciato a fine pandemia: per ora e' valido per tre mesi. Nella bozza sono state inserite le prescrizioni obbligatorie delle misure anti contagio imposte dal regolamento emanato a meta' marzo dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per le quali gli operai devono stare a distanza di sicurezza, dotarsi di mascherine e guanti usa e getta, e andra' garantita la sanificazione quotidiana degli spazi comuni, e dei mezzi e delle attrezzature, dotare i bagni di lavandino, e cosi' via. Misure che inevitabilmente comporteranno costi maggiori e anche ritmi di lavoro piu' lenti.

In ballo con il nuovo prezziario, i destini di un settore trainante per l'economia abruzzese, con i suoi 22mila dipendenti e 5mila imprese, tenuto conto che in Abruzzo, nel cratere aquilano, c'e' anche il cantiere piu' grande d'Europa, quello della ricostruzione post-sisma 2009, e in fase di partenza e' quello della ricostruzione dei terremoti del centro Italia 2016-2017, in particolare nel territorio teramano. 

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Leonardo assicura la continuità dei satelliti durante l’emergenza Covid-19

L'azienda aerospaziale Leonardo sta assicurando la piena operatività di satelliti, telecomunicazioni e servizi per la vita quotidiana dei cittadini e, soprattutto, per gli operatori impegnati nella difficile battaglia contro la pandemia di Covid-19. Dall'insorgere dell'emergenza Coronavirus, Leonardo ha messo in atto una serie di attività e misure per garantire la continuità di molte delle sue operazioni, compresi i centri spaziali in Italia e nel mondo. La sospensione anche solo parziale delle attività satellitari, infatti, potrebbe avere ripercussioni sulla sicurezza nazionale, sui servizi di pubblica utilità e, in generale, sulla vita di tutti i cittadini. In Italia, Telespazio (joint venture tra Leonardo 67% e Thales 33%), ha garantito la piena operatività del Centro Spaziale del Fucino, in Abruzzo, sito strategico per il Paese che ospita alcune infrastrutture tecnologiche di grande importanza a livello internazionale, come il Centro di Controllo di Galileo, il sistema satellitare europeo che garantisce a utenti in tutto il mondo servizi di navigazione e localizzazione satellitare di estrema precisione. Una nuova organizzazione del lavoro, resa possibile grazie al senso di responsabilità e alla disponibilità dei lavoratori di Telespazio, ha garantito al Centro spaziale del Fucino la sicurezza del personale e la piena operatività del sito. L'azienda ha definito aree segregate ad accesso limitato al solo personale preposto e sono stati identificati e formati team di lavoro intercambiabili, in grado garantire la continuità operativa delle prestazioni H24 in tutte le sale di controllo del Centro. Inoltre, l'Esercito Italiano, con il 9° Reggimento Alpini dell'Aquila, ha provveduto a installare nel Centro un campo con 7 tende riscaldate in grado di ospitare durante la notte i team che gestiscono le operazioni del Centro di Controllo di Galileo.

Il campo ospita anche le attrezzature necessarie alla preparazione e alla somministrazione dei pasti caldi, nel rispetto delle distanze di sicurezza. Personale militare assicurerà per tutto il periodo dell'emergenza il supporto logistico necessario a garantire il corretto funzionamento della struttura. Questi interventi sono stati efficacemente supportati dalla Presidenza del Consiglio, grazie alla nuova governance del settore spaziale. Dal Fucino, uno dei più importanti "teleporti" satellitari al mondo, vengono forniti servizi avanzati nel campo delle telecomunicazioni, della messa in orbita e del controllo di importanti asset spaziali, civili e militari per istituzioni e clienti privati nazionali e internazionali. Fin dai primi anni sessanta del secolo scorso si svolgono attività importantissime per la vita di tutti noi. In particolare il Centro gestisce le attività di messa in orbita e controllo in orbita di satelliti, servizi di telecomunicazioni, televisivi e multimediali. Al Fucino, oltre al Centro di Controllo Galileo, ha sede il Centro di Controllo della costellazione satellitare italiana per l'osservazione della Terra COSMO-SkyMed del Ministero della Difesa, del MIUR e dell'Agenzia Spaziale Italiana. Il sistema è il punto di riferimento mondiale nel campo dell'osservazione radar del nostro pianeta, 24 ore al giorno e in ogni condizione atmosferica. Il Fucino, infine, ospita anche il Centro di controllo di back-up della costellazione italiana SICRAL per le comunicazioni satellitari militari, che garantisce i collegamenti con le nostre forze armate impiegate al di fuori del territorio nazionale.  

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Rifiuti, nel 2019 aumentano i costi di gestione

Tra il 2018 e il 2019 l'indice di costo della gestione dei rifiuti aumenta dello 0,8 per cento trainato dalle spese del personale (+1,4 per cento) a fronte di piu' contenute variazioni degli acquisti di beni e servizi (+0,6 per cento) e del costo d'uso del capitale (+0,5 per cento). Lo ha fatto sapere l'Istat nell'aggiornamento al 2019 degli indici annuali dei costi di gestione dei rifiuti. Rispetto ai due sotto-settori economici che compongono l'indice totale, l'andamento dei costi nel 2019 vede una crescita dell'1,0 per cento per le attivita' di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti e dello 0,4 per cento per il recupero dei materiali.

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Con lo stop al turismo in calo di 10 miliardi di spese degli stranieri tra marzo e maggio

I primi effetti del blocco dei flussi turistici dovuto all'emergenza Coronavirus sono gia' emersi a febbraio con il diffondersi dell'epidemia in molti paesi, ma e' dall'inizio di marzo che si e' giunti all'azzeramento dell'attivita' in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale. Secondo un rapporto pubblicato oggi dall'Istat, la spesa "mancata" da parte degli stranieri nel trimestre da marzo a maggio, apice della stagione turistica, ammonta a circa 10 miliardi di euro.

L'importanza della clientela straniera in questo periodo dell'anno e' confermata anche dai dati di flusso della spesa turistica annua nella situazione pre-crisi, che mostrano, tra marzo e maggio, un'incidenza della componente straniera (circa il 21,4% del totale annuo) significativamente piu' elevata di quella domestica (vicina al 16%). In generale, secondo l'ultima stima datata 2015, il valore aggiunto prodotto in Italia dalle attivita' connesse al turismo e' pari a circa 88 miliardi di euro, il 6,0% del valore aggiunto totale dell'economia. L'Italia e' al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi sul totale Ue, pari a piu' del 30% nel 2018. 

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Cna chiede l’anticipo della riapertura per la ristorazione

Gli operatori abruzzesi legati alla filiera del cibo chiedono di anticipare la riapertura. Aziende di produzione, bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, rosticcerie, catering fa notare Cna Alimentare, portano a un settore nel quale si contano circa 11mila aziende. E mentre la Regione promette di anticipare  la riapertura, la preoccupazione delle imprese e' ristabilire un clima di fiducia. La distanza di sicurezza di almeno un metro per ristoranti, bar, pizzerie comporterebbe un dimezzamento di sedute e ingressi, con gravi conseguenze per l'occupazione. "Gelaterie e pasticcerie hanno bisogno non solo di riaprire a pieno regime, ma di sapere come riaprire. Indebitarsi senza regole certe non vale la pena: e' necessario eliminare tutti i lacciuoli della burocrazia nei prossimi sei mesi, "per questo Cna Alimentare - dichiara la presidente regionale Antonella Antenucci, titolare a Cupello di "Colline di Evagrio" che produce confetture e marmellate - chiede ai 305 comuni abruzzesi di concedere l'occupazione del suolo pubblico all'aperto gratis e, a quelli impossibilitati, di sostenere un possibile trasferimento di locazione con l'aiuto del credito di imposta. "Senza aiuti concreti dal governo sara' difficile per molti ripartire e garantire un lavoro ai collaboratori - aggiunge Giulia Mistichelli, presidente a Pescara di Cna Giovani Imprenditori, titolare di "Santa Ignoranza - Molti ristoratori si stanno attrezzando con asporto, ma vogliamo tornare a fare il nostro lavoro". "Del settore banchetti e catering non parla nessuno - dice Laura Del Vinaccio che a Mosciano Sant'Angelo gestisce "Borgo Spoltino" - Eppure muove grandi numeri e si collega a una filiera che da' occupazione anche all'indotto con hotel, agriturismi, b&b, escursioni. Sono state cancellate decine di prenotazioni fino a luglio: se non si fanno cerimonie religiose o civili non si festeggia, per la mia azienda rappresentano il 90% del fatturato. Con la consegna a domicilio non funziona: un conto e' stare in una realta' urbana, altra cosa in campagna"

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Un’ottima annata per i vini d’Abruzzo

 Un'ottima annata per i vini d'Abruzzo che hanno chiuso il 2019 con dati molto buoni che rilevano un incremento dell'imbottigliato a doppia cifra per il Montepulciano d'Abruzzo (+12% - con 800.000 hl), senz'altro il più rappresentativo tra i vini della regione. Il Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo mette in luce anche il trend positivo del primo trimestre 2020 con un +10% per il Montepulciano d'Abruzzo e più in generale un +6% sull'imbottigliato totale dei vini abruzzesi. "Consapevoli della grande criticità dell'attuale momento storico a seguito dell'emergenza sanitaria e economica causata dal coronavirus, vogliamo dare un segnale ottimistico andando a raccontare le ottime performance dei nostri vini", spiega Valentino Di Campli presidente del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo che aggiunge "il Montepulciano d'Abruzzo fa da traino per la produzione vinicola della nostra regione e, negli ultimi sei anni, ha registrato una crescita importante che ha visto in particolare nel 2019 un incremento di oltre il 12% rispetto all'anno precedente".

Dall'analisi di questi trend positivi, effettuata da parte del Consorzio, sicuramente tra le attività più strategiche che hanno portato a questo incremento spicca l'inserimento del contrassegno di stato, introdotto a dicembre 2018, quale importante simbolo di garanzia per produttore e consumatore, che accresce la credibilità e la garanzia dei prodotti oltre all'affidabilità di tutta la filiera. 

I dati positivi del 2019 e dell'inizio 2020 fanno ben sperare in un buon punto di partenza per la ripresa "dall'attuale situazione in cui si trova il settore e di cui, ad oggi, è purtroppo impossibile prevedere la durata e le conseguenze", aggiunge Di Campli, "molte cantine, legate al canale Horeca (hotel, ristoranti e bar), stanno soffrendo non poco, altre - più strutturate e legate alla distribuzione organizzata - continuano a lavorare pur tra mille difficoltà. Tante aziende stanno investendo nelle vendite online, un canale che, anche noi come Consorzio, stiamo cercando di supportare con l'obiettivo di fare sistema e di ampliare così il raggio d'azione".

A tal proposito il Consorzio ha attivato un piano di promozione degli shop online delle cantine abruzzesi in questo particolare momento storico in cui l'online ha avuto una crescita esponenziale. Si stanno chiudendo in questi giorni accordi importanti con alcune delle principali piattaforme di vendita on-line (come Tannico, Callmewine, Xtravine) per promuovere la conoscenza dei vini abruzzesi e quindi di conseguenza l'acquisto degli stessi; sulla pagina web del Consorzio è stata creata un'apposita sezione che riunisce tutti gli shop on-line delle cantine aderenti. L'attività è promossa anche da una campagna sui social #IOBEVOABRUZZESE che propone di stappare una bottiglia di vino abruzzese - Montepulciano d'Abruzzo, Trebbiano d'Abruzzo, Pecorino, Cerasuolo d'Abruzzo solo per citarne alcuni -, abbinare uno dei piatti preferiti, scattare una foto e condividerla sui social; il target della campagna sono proprio i numerosi clienti delle piattaforme di vendita online e i winelover di tutto il mondo. 

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Confartigianato Pescara chiede la riapertura di parrucchieri ed estetiste

"Rivedere la decisione di tenere chiusi fino al primo giugno acconciatori ed estetisti". Confartigianato Pescara lancia un appello ai parlamentari abruzzesi definendo "inaccettabile" la proroga dello stop alle attivita' e ricordando come l'associazione abbia elaborato un protocollo contenente proposte dettagliate sulle modalita' con cui tornare operativi nel rispetto della sicurezza di addetti e clienti. Sul territorio provinciale "sono migliaia le imprese interessate e ancora di piu' gli addetti coinvolti", rileva l'associazione artigiana, aggiungendo che tra gli effetti delle misure restrittive c'e' "la crescita del fenomeno dell'abusivismo che affligge il comparto, pari al 26% circa". A livello organizzativo, le proposte avanzate da Confartigianato prevedono svolgimento delle attivita' solo su appuntamento, presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi e servizi igienici, permanenza dei clienti all'interno dei locali limitatamente al tempo strettamente indispensabile all'erogazione del servizio e l'adozione - per le imprese maggiormente strutturate - di orari di apertura flessibili con turnazione dei dipendenti. Previste misure specifiche relative ai saloni di acconciatura e centri estetici. "Con senso di responsabilita' - affermano la presidente di Confartigianato Estetica Pescara, Fiorella Iannelli, e il direttore di Confartigianato Pescara, Fabrizio Vianale - abbiamo elaborato e presentato tempestive proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attivita' osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorita' sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, pulizia, sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilita' di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessita'". "Non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino a un'incomprensibile dilazione per la ripresa delle nostre attivita'. Dal primo giugno cosa potremo fare di piu' rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si puo' far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e piu' di fermo obbligato non l'accettiamo"

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Circa 472 euro (36%) e’ la perdita media mensile dei lavoratori italiani in Cassa integrazione

Circa 472 euro (36%) e' la perdita media mensile in busta paga dei lavoratori italiani che beneficeranno di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, per l'emergenza Coronavirus. Una perdita che tende a salire piu' e' alta la retribuzione del lavoratore interessato dal trattamento. Si va, dunque, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione. I calcoli sono stati forniti nel nuovo studio 'Cassa integrazione: quanto ci rimettono i lavoratori' elaborato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a partire dai dati Istat - Indagine sulle Forze Lavoro, che mette in luce come 'solo' il 39% dei cassintegrati ricevera' una decurtazione minima del 20%. Ma per tanti lavoratori la perdita sara' piu' alta: per il 22%, infatti, la riduzione del proprio stipendio netto sara' di fatto tra il 21% e 30%; per il 18% tra il 31% e il 40%; e per il 21% addirittura superiore al 40%. A farne le spese saranno soprattutto le professioni ad elevata specializzazione (764 euro in meno rispetto alla retribuzione netta di base); figure tecniche (646 euro in meno, pari a una riduzione del 41%); professioni esecutive nel lavoro d'ufficio (428 euro in meno, pari a una riduzione del 33%). Stando ai dati contenuti nell'indagine, il quadro risulta molto differenziato anche da un punto di vista territoriale, rispecchiando le caratteristiche di una struttura occupazionale che varia nella geografia nazionale. Con un 'taglio' medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud dove la maggior concentrazione di lavoratori con profili professionali e retributivi medio-bassi porta ad un taglio pari al 33% (396 euro).

L'analisi dei Consulenti del Lavoro conferma la criticita' dell'attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti. Ovvero, stando agli ultimi dati Inps diffusi il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni i lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali (Cig e assegno ordinario) che, dopo aver atteso a lungo per avere il sostegno al reddito, finiranno per percepire un assegno di molto inferiore alla propria retribuzione netta. Si tratta di una decurtazione che interessera' tutti, anche quei redditi da lavoro gia' bassi, a cui saranno chiesti ulteriori sacrifici e che prevedibilmente non avranno neanche dei risparmi sufficienti per sopperire alle mancate entrate. A fronte di una spesa importante dello Stato (6,2 mld) per sostenere e supportare i tanti lavoratori italiani colpiti dall'emergenza economica conseguente a quella sanitaria, non va scordato che a questa platea di lavoratori verranno a mancare circa 3,5 miliardi al mese. Insomma, un volume molto importante di risorse, conclude il Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro.  

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Coldiretti, a rischio 500 pescherecci per la chiusura dei ristoranti

"Con oltre la metà del pescato in Italia (55%) che viene consumato fuori casa la chiusura prolungata dei ristoranti è allarme per la flotta abruzzese per effetto del lockdown prolungato al primo giugno". A dirlo con una nota è Coldiretti Abruzzo evidenziando che lo stop forzato alla ristorazione fino alla vigilia dell’estate è un duro colpo per il settore ittico che coinvolge anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione. In Abruzzo sono interessati circa 500 pescherecci tra piccola pesca, strascico, circuizione e draghe idrauliche.

"Ad aggravare la paralisi del settore sono i limiti agli spostamenti che – spiega Coldiretti – hanno causato anche il crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato, che ha portato i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati, considerando che il consumo pro capite di pesci, molluschi e crostacei in Italia si aggiorna attorno ai 30 chili all’anno".

"La possibilità di vendita a domicilio e dell’asporto – sostiene la Coldiretti - è una importante opportunità anche se non sufficiente ad aiutare il settore soprattutto alla luce del crack turistico. In queste condizioni è necessario sostenere un settore sul quale pesa già un forte dipendenza dall’estero da dove viene l’80% del pesce consumato in Italia anche per la mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy".

“La chiusura forzata di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi – dice Coldiretti Abruzzo - ha dunque un effetto a valanga sull’agroalimentare regionale ed, oltre al pesce, ad essere colpiti sono anche vino, birra, carne, frutta e verdura ma anche salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

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Cambiano i pagamenti degli italiani

"L'emergenza Covid-19 ha dato il via ad una fase di cambiamento nelle abitudini degli italiani, che si sono adattati a nuovi stili di vita, di lavoro e di consumo. Spinte dal bisogno, le persone hanno iniziato a sperimentare e ad apprezzare nuove modalità di acquisto e di pagamento totalmente digitali a cui difficilmente rinunceranno una volta tornati alla normalità. Paradossalmente questo contesto rappresenta un'opportunità per l'Italia di fare grandi passi avanti in termini di digitalizzazione, recuperando il gap con gli altri Paesi europei''. A dirlo Antonio Valitutti, ceo di Hype, soluzione digitale per una gestione del denaro che funziona attraverso una semplice app mobile, commentando i dati rilevati da Hype. ll sorpasso per gli hyper è avvenuto il 10 marzo: proprio all'inizio dell'estensione delle misure lockdown e distanziamento sociale, utili a evitare la diffusione del virus. I pagamenti online hanno toccato quota 52% per portarsi al 63% il 23 marzo, di fatto invertendo le proporzioni registrate prima della quarantena. Sono numeri di rottura, per quanto ancora equilibrati e riferiti a un campione di consumatori evoluto, qual è quello degli hyper che tuttavia oggi, superando il milione di persone, è altamente rappresentativo. L'e-commerce cresce di una volta e mezzo (e con esso i pagamenti digitali): si tratta di un trend generale, come dimostrano i dati Nielsen che mostrano come nella terza settimana di quarantena (dal 23 al 29 marzo), si sia registrato un aumento del 162,1% dell'e-commerce, in progressivo rialzo dall'inizio del periodo di lockdown. In tempi normali, secondo Casaleggio e Associati, l'e-commerce italiano ha un tasso di crescita annuo del 18% ma una penetrazione sul mercato complessivo molto bassa e distante dagli altri Paesi europei (62% contro il 93% del Regno Unito, il 91% dell'Olanda, l'88% del Germania, l'84% di Francia e Spagna).

Anche sul fronte dei pagamenti il Paese è abbastanza all'inizio della sua parabola: pur segnando un aumento del 6,8% nel 2018, in valore assoluto le transazioni digitali sono ammontate solo a 80 miliardi rispetto ai circa mille miliardi di pagamenti annuali delle famiglie italiane (le transazioni con carta di credito valgono 240 miliardi di euro). Gli hyper hanno sempre privilegiato i pagamenti via app, ma nel negozio fisico (in store). La pandemia da Covid-19 ha cambiato anche le abitudini di spesa per categoria, non sorprendentemente. Hype registra un crollo di tutte le transazioni legate alle attività outdoor: ristorazione (-77%), i trasporti (-58%), viaggi (-72%) e un incremento a doppia cifra di finanziamenti e prestiti (+37%) e operazioni legate ai servizi (assicurazioni e bollettini). Ma anche lo shopping ha segnato una crescita del 28%. Così come gli alimentari (+24%), specchio della corsa ad accaparrarsi viveri, anche online, che ha fatto andare in crash i siti anche delle maggiori GDO nazionali.

Boom dell'elettronica (+45%) sulla scorta dell'impennata dello smart working: tutte le aziende di servizio stanno lavorando da remoto, spesso senza essere preparate (l'ultimo report del Politecnico di Milano sullo smart working rilevava a fine 2019 che il 51% delle pmi fosse disinteressato al tema) mentre la didattica a distanza è stata disposta per decreto del Miur, imponendo lezioni e interrogazioni online e innescando una corsa da parte delle famiglie all'acquisto di tablet suppletivi. Si rileva, inoltre, che la categoria cresciuta di più in assoluto sia quella delle donazioni (aumentate del 520%) a testimonianza della gara di solidarietà che gli italiani hanno fatto partire fin dall'inizio dell'emergenza.

I dati Hype, segmentati a livello geografico, mostrano per tutte le regioni un saldo negativo tra crollo del fisico e aumento del virtuale: che vuol dire che per quanto siano aumentati i pagamenti digitali con carta essi non sono riusciti a compensare la perdita in termini di pagamenti fisici. In particolare, per Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, le prime regioni colpite dalla pandemia e dalle misure di contenimento la situazione è stata simile: a fronte di crolli di circa il 30% nei pagamenti fisici, la Lombardia ha visto aumentare i pagamenti digitali del 15%, l'Emilia Romagna del 23% e il Veneto del 20%. Le variazioni misurano il cambiamento di abitudini nel periodo del lockdown tra l'8 marzo e il 25 marzo rispetto alle due settimane precedenti pre-lockdown (19 febbraio-7 marzo).

Tutte le regioni, in maniera pressoché indistinta hanno segnato cali rilevanti, di circa un terzo delle transazioni fisiche con carta, segnale che gli acquisti nei negozi fisici sono iniziati a calare prima che le misure di lockdown fossero estese a livello nazionale e inasprite. Ma in molti casi questo calo non è stato compensato da un aumento rilevante dei pagamenti digitali: questo è vero in particolare per la Puglia (dove i pagamenti digitali non sono aumentati) a fronte di un calo del 35% del canale fisico; per Basilicata e Val D'Aosta (+2% a fronte di cali del fisico rispettivamente del 34% e del 32%). Anche Sardegna e Calabria hanno segnato aumenti solo lievi e la Sicilia addirittura un calo del 4% nei pagamenti digitali. Spiccano Abruzzo (+19% a fronte di un calo del 29% del fisico) e Marche (+14% contro -26%). Quanto alle fasce di età sono gli under 18 i più impattati dal lockdown: per loro i pagamenti fisici sono diminuiti del 27% e del 20% per gli over 60, i più a rischio in questa pandemia. Mentre il cluster di età che ha cambiato meno le proprie abitudini, probabilmente perché già sbilanciate a favore del virtuale è la fascia 30-39 anni: i millennial hanno visto i pagamenti fisici calare solo del 6%.

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