Le Idee

Salvini conosce la curva di Gauss e sa fare le addizioni?

Salvini conosce la curva di Gauss e sa fare le addizioni?

 

La curva di Gauss è una funzione probabilistica che in un campo cartesiano assume una forma a campana. Può essere usata per descrivere tutta una serie di fenomeni, anche ad esempio l’andamento nel tempo del consenso elettorale ad un partito politico. In questo caso sull’asse orizzontale è rappresentato il tempo e su quello verticale il numero dei voti conseguiti. La forma di questa curva a campana potrà variare molto ma descrive un fenomeno costante: il consenso cresce, si mantiene ad un certo livello e poi decade inesorabilmente , è solo questione di tempo. Se Salvini conosce questo teorema avrà pensato che prolungare troppo a lungo l’esperienza contrattuale con i 5 stelle lo avrebbe posizionato nella fase discendente della curva. Per questa ragione ha deciso di interrompere questa esperienza di governo e correre al voto. A questo punto però l’alta matematica confligge con la semplice aritmetica. Salvini ha solo il 17% di senatori e deputati; quando si vota nelle Camere i sondaggi valgono zero.

Chi vuole le elezioni e chi le avversa?

Favorevoli alle elezioni anticipate sono solo la Lega e Fratelli d’Italia. Forza Italia lo sarebbe solo nel caso di un accordo pre elettorale con la Lega , magari con la promessa per Berlusconi di un ruolo come Ministro degli Esteri. Poiché questo difficilmente potrebbe accadere i Forzisti sono disponibili a votare qualsiasi cosa possa evitare il cimento elettorale che per loro sarebbe disastroso. I più contrari al voto sono naturalmente i grillini che uscirebbero dimezzati dalle votazioni anche senza il taglio al numero dei parlamentari. Quanto al PD Zingaretti dice di essere favorevole al voto anche sapendo di non poter vincere perché questa volta sarà lui a fare le liste e si toglierebbe dai piedi i senatori e i deputati fatti eleggere da Renzi. Proprio per questa ragione i renziani sono contrari al voto. Se ci fosse più tempo Renzi potrebbe creare un suo partito e far eleggere diversi suoi amici; deve quindi guadagnare tempo con un governo che arrivi al 2021 e se possibile al 2022 per non permettere ad un Salvini vincitore delle elezioni di eleggere un Presidente della Repubblica vicino alla sua parte politica , e questa sarebbe la prima volta per un governo di destra che nei procedenti governi Berlusconi si è dovuto confrontare con Scalfaro, Napolitano e nell’ultimo periodo con Mattarella. Anche Franceschini sembra alieno da elezioni immediate e naturalmente lo sono i piccoli partiti di sinistra.

Come fare per evitare le elezioni?

Il metodo più semplice è quello proposto dai 5 stelle, votare il taglio dei parlamentari; per loro è come decidere invece della fucilazione subito lo strangolamento tra un po’ di tempo. Infatti bisognerà indire un referendum confermativo e poi ridisegnare i collegi elettorali e fare pure una nuova legge elettorale rigorosamente proporzionale. Nel frattempo chi governerebbe il paese? Se si seguisse la strategia Grasso alla votazione per la sfiducia a Conte tutti coloro che sono contrari alle elezioni, tranne i 5 stelle, dovrebbero abbandonare l’aula. In questo modo Conte non sarebbe sfiduciato e potrebbe essere nuovamente incaricato e sostenuto da una diversa maggioranza, oppure verrebbe varato un governo di scopo per formulare la legge di bilancio e sterilizzare l’aumento dell’IVA. Sarebbe un governo degli sconfitti ,quelli che hanno perso le ultime politiche e quelli che hanno perso le ultime europee. Salvini griderebbe al colpo di stato ma anche se la soluzione appare poco elegante e poco rispettosa dei principi democratici dal punto di vista teorico, sarebbe però assolutamente lecita dal punto di vista costituzionale.

Cosa accadrebbe al consenso oggi goduto da Salvini in caso di mancate elezioni anticipate?

Salvini avrebbe contro quasi tutti come la Germania nell’ultima guerra. Gli oppositori sono convinti che sarebbe la sua fine; Renzi che di voti e non di sondaggi ne aveva racimolati il 41% è stato sbalzato via da un referendum perso. Più facilmente la cosa accadrebbe per Salvini dal momento che le prossime elezioni sarebbero un referendum su di lui. I leghisti non ne sono convinti, anzi ritengono che i consensi lieviterebbero, Renzi infatti era al governo e aveva contro anche una parte del suo partito mentre la Lega è compatta e potrebbe lucrare dal fatto di essere l’unica opposizione credibile.

Ad alterare le previsioni ci potrebbero essere provvedimenti (in)prevedibili della magistratura penale?

Si sente dire di possibili avvisi di garanzia per la questione dei rubli e dei 49 milioni di euro scomparsi. I procedimenti sarebbero lunghi e la difesa di Salvini semplice se solo facesse presente che propone una riforma che a molti magistrati non piace, soprattutto a quei membri del CSM che trattavano le nomine nelle Procure con esponenti del PD. Una azione del genere ,giusta o strumentale che fosse ,potrebbe avere sull’elettorato un effetto favorevole a Salvini. Più insidioso un nuovo caso Diciotti perché questa volta l’autorizzazione a procedere potrebbe essere concessa. Bisognerebbe però arrivare velocemente ad una condanna definitiva, altrimenti……

Se non si votasse subito ci sarebbe spazio per un nuovo centro?

Già oggi con uno spostamento marcatamente a destra di alcune forze politiche e a sinistra di altre si è aperto al centro un ampio spazio che per nascere e svilupparsi avrebbe bisogno di una legge proporzionale. Questo spazio non può certamente essere occupata dall’Altra Italia. Non è certo Berlusconi con la sua storia personale a poter ricostruire qualcosa che somigli alla Democrazia Cristiana. Ne si può puntare su Renzi o su personaggi come Rotondi, Cesa, Lupi e l’eterno Casini. Quello che potevano dare lo hanno già dato, ora sono solo alla ricerca di un seggio parlamentare per l’ennesima volta. Poiché Grillo una volta ebbe a paragonare il movimento 5 stelle alla Democrazia Cristiana. Io, parlando con un esponente grillino molto intelligente e preparato lo consigliai di adoperarsi per far evolvere il movimento in questo senso utilizzando l’immagine che Conte era riuscito a costruirsi. La risposta fu che il movimento è costituito da troppe anime per muoversi unitariamente verso questo traguardo. Resta quindi uno spazio a disposizione .

di Achille Lucio Gaspari

 

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Chi ha paura della storia?

Chi ha paura della storia?

Il Faraone Amenofi IV quarto abbandonò la religione politeistica egiziana e introdusse una nuova religione monoteistica basata sul culto del dio Aton, il disco solare. Egli stesso cambiò il suo nome in Akhenaton . La sua riforma religiosa fu fortemente combattuta e alla sua morte cancellata. Il suo stesso nome fu cancellato da tutti i monumenti che ,per la loro importanza, non potevano essere abbattuti. Gli altri furono distrutti e il suo nome asportato da ogni documento. Questo accadeva nel 1334 A.C. Nel terzo millennio c’è qualcuno che identifica Akhenaton con Mussolini, la sua religione con il fascismo e vorrebbe riservare a questi fatti lo stesso trattamento avuto da Amenofi IV! Qualche tempo fa correva voce a Roma che la presidente della Camera dei Deputati volesse far abbattere l’obelisco marmoreo del Foro Italico o almeno far cancellare la scritta Mussolini Dux. E’ invece certo che un giovane deputato PD eletto in Abruzzo, non potendosi abbattere la montagna, voglia far cancellare la scritta DUX scolpita sul costone roccioso che domina Villa Santa Maria. Conoscendolo di persona e stimandolo la sua proposta mi sorprende. Non è con queste iniziative che il Partito Democratico può recuperare i consensi rovinosamente perduti. Pe usare una espressione di un molisano un tempo molto celebre, qui fascismo e antifascismo non ci azzeccano nulla. Intanto molte persone che della cosa non sapevano ,si recano a Villa Santa Maria per vedere la scritta sulla montagna e naturalmente non disdegnano di fermarsi in qualche ristorante per assaporare la qualità dei famosi cuochi del posto. E’ nato così un nuovo motivo per incrementare il turismo verso la ridente cittadina. Che sia questo il motivo che ha spinto l’On. D’Alessandro alla sua iniziativa? Se così fosse non potrei far altro che dirgli bravo.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Ricordo del senatore Germano De Cinque

Ricordo del senatore Germano De Cinque

La sacerdotessa del tempio di Giunone nell’isola di Samo doveva recarsi al tempio  per fare dei sacrifici,ma i buoi che dovevano trainare il sacro carro si rifiutavano di muoversi.I suoi due figli,staccati gli animali dal giogo spinsero il carro fino al tempio.La sacerdotessa colpita da questo amore filiale chiese alla dea di concedere ai figli la cosa più bella.Quello stesso giorno i due ragazzi morirono nel sonno e tutti pensano che questa sorte è riservata ai giusti.Germano De Cinque è un signore d’altri tempi.Notaio stimatissimo ha servito il suo paese nella professione e nella politica. Deputato e Senatore della Democrazia Cristiana e poi sottosegretario al ministero della giustizia è stato uno dei principali protagonisti della politica abruzzese ed italiana.Strettissimo collaboratore di Remo Gaspari è stato un realizzatore di quella stagione di grandi successi e di straordinario progresso per l’Abruzzo è per l’ Italia.La sua improvvisa scomparsa ci riempie di tristezza;sentiremo la mancanza della sua gentilezza e affabilità così come ci è mancato il conforto della sua azione politica.Immaginarlo insieme a Remo a parlare delle tante cose fatte e guardare con affetto e senza di protezione il suo Abruzzo per cui tanto si è impegnato è per noi motivo di grande consolazione 
 
di Achille Lucio Gaspari

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Salvini, Savoini e l’hotel Metropol

Salvini, Savoini e l’hotel Metropol

Il 18 ottobre 2018 Savoini ,presidente dell’associazione Lombardia-Russia , insieme a due italiani incontra tre personaggi russi. Scopo della riunione è quello di procurare, tramite una compravendita di petrolio, 65 milioni di euro alla Lega come finanziamento per le Elezioni Europee del 2019. I russi avrebbero dovuto concedere il loro aiuto economico perché Salvini si era posto a capo di un gruppo di partiti sovranisti in Italia, Francia, Germania, Austria e Ungheria che avevano l’obbiettivo di migliorare le relazioni tra Russia ed Unione Europea. Tutto questo viene fuori da un file audio dell’incontro rivelato alcuni giorni fa da un sito statunitense. Da molti mesi nella stampa italiana circolavano notizie relative a questo incontro ma la pubblicazione del file audio ne chiarisce il significato. Come si difende Savoini? Con due dichiarazioni in contrasto tra di loro. Nella prima afferma di non riconoscere la sua voce, in altri termini che non è lui quello che si sente parlare. In una seconda dichiarazione dice che un file audio può essere modificato introducendo frasi non pronunciate; allora si riconosce nella voce anche se non nelle parole. La questione è di semplice soluzione: un esame tecnico ci dirà se quella voce è la sua e se c’è stata una manipolazione o no. Gli altri due italiani presenti sono stati identificati e saranno chiamati a testimoniare sull’identità dei russi e sul tenore del colloquio con l’obbligo di dire la verità.

Come si è difeso Salvini? Pur non essendo santo ha rinnegato Savoini anche se non lo hanno (ancora) arrestato proprio come fece San Pietro quando arrestarono Gesù. Anche alla cena a Villa Madama del 4 luglio Salvini ha detto di non sapere come mai Savoini fosse tra gli invitati. Proprio oggi però una nota della Presidenza del Consiglio spiega che tutti i partecipanti al Forum erano invitati alla cena, e d’Amico assunto come consigliere nello staff di Salvini aveva chiesto alla Presidenza di farlo invitare al Forum. Salvini sta dimostrando di essere molto ingenuo e di avere difficoltà a districarsi nella vicenda. Si sa che le bugie hanno le gambe corte e Salvini dovrebbe evitare di dirle. Nei paesi di cultura protestante, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania basterebbero queste bugie per troncare definitivamente la carriera di un uomo pubblico ,ma qui per sua fortuna siamo in un paese cattolico.

La seconda difesa è consistita nel dichiarare che neanche un rublo è arrivato nelle casse della Lega. Voglio però ricordare che il reato di corruzione internazionale si configura “per una dazione o per la promessa di una dazione di denaro o di altra utilità” Quindi il reato sussiste sulla base di un accordo anche se non si è perfezionato con l’introito di denaro. Salvini può sempre dichiarare che Savoini ha agito di sua iniziativa senza neanche informarlo. Se però si trovasse prova della dazione sarebbe difficile sostenere che la cosa è avvenuta a sua insaputa.

Il punto più delicato della vicenda sta nella registrazione del colloquio; chi è stato? Questa è roba da servizi segreti che sapevano molte cose: dove si sarebbe svolto l’incontro, chi sarebbe stato presente, di cosa si sarebbe parlato. Non necessariamente a mettere la cimice sono stati i servizi statunitensi, ma la diffusione del file fatta da un sito americano significa che non c’era negli Stati Uniti nessuna volontà di salvaguardare l’immagine di Salvini. Altra domanda: a quale scopo è stata fatta questa rivelazione e perché dopo le elezioni e non prima? Devono sapere molte altre cose ed avere molti altri elementi in mano. E’ l’inizio di uno stillicidio o è un avvertimento perché il segretario della Lega ha fatto o non ha fatto qualche cosa e viene richiamato all’ordine?

Il tempo ed il lavoro dei magistrati di Milano chiariranno molte cose. Verranno acquisiti molti documenti e sentiti molti testimoni. Salvini potrebbe essere convocato come persona informata sui fatti. Questa sarebbe una condizione più difficile che essere sentito come indagato. Un indagato infatti ha il diritto di mentire; un testimone viene sentito senza la presenza di un avvocato e ha l’obbligo di dire la verità. In teoria ,ma molto in teoria, se fosse trovato a mentire potrebbe anche essere arrestato perché in flagranza di reato l’immunità parlamentare non si applica.

La situazione è in movimento ed è difficile prevedere dove si arriverà. Per il buon nome e il prestigio dell’Italia ci auguriamo che si pervenga ad una archiviazione.

di Achille Lucio Gaspari

 

 

 

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Un Profeta autentico: il principe Riccardo di Metternich, il pioniere dell’autonomia differenziata!

 

Un Profeta autentico: il principe Riccardo di Metternich, il pioniere dell’autonomia differenziata!

 

Il 6 agosto 1847 quello che viene definito l'architetto della Restaurazione scrive all'ambasciatore austriaco a Parigi una lettera all'interno della quale si trova quella frase che sui manuali di storia di tutte le scuole italiane prima dell’avvento delle riforme iconoclaste identificava lo statista austriaco comeL’architetto della frantumazione dell’unità della nazione italiana:

“L’Italia è un'espressione geografica.La penisola italiana è composta di Stati sovrani e indipendenti gli uni dagli altri.L’esistenza e la definizione territoriale di questi Stati sono fondate su principi di diritto pubblico generale rafforzate da intese politiche non soggette a contestazione. L’Imperatore da parte sua è deciso a rispettare queste intese per quanto possibile e alla loro duratura esistenza”. La cartina geografica che esprimeva questo assetto nel periodo1820-1848 mostra

  1. Il regno di Sardegna, comprensivo di Piemonte, Savoia,Nizza,Sardegna),

  2. Il lombardo-Veneto, sotto l'egemonia austriaca

,3) I ducati di Parma, Modena e Lucca,

4) Il Granducato di Toscana, 5)Lo Stato Pontificio,

6) Il regno delle due Sicilie.

Ora, prendete la frase di Metternich e aggiornatela.Si legge:

“Italia è un'espressione geografica.La penisola italiana è composta di regioni-Stato distinte le une dalle altre.L’esistenza e la circoscrizione territoriale di queste regioni sono fondate sulla costituzione rafforzata da intese politiche non soggette a contestazione.Il governo da parte sua è deciso a rispettare queste intese e a garantire i trasferimenti finanziari necessari”.

La cartina che ne viene fuoriÈ così articolata:

1):Friuli Venezia Giulia, 2):Sardegna,

  1. :Sicilia,

  2. :Trentino-Alto Adige/Südtirol, costituito dalle province autonome di Trento e Bolzano, 5):Valle d’Aosta,

il tutto in base all'articolo 116 della Costituzione del 1948 così come genialmente riformata nel 2001 e modificata nel 2012.

Il completamento della cartina, sulla base delle altrettanto geniali intese firmate dal governo Gentiloni, prima, e dal governo Conte, poi, nel febbraio 2019, in base al principio di geometria variabile del regionalismo, scolpito nel Contratto del Governo del Cambiamento, può essere così ipotizzato:

6):Lombardia, 7):Veneto,

  1. :Emilia-Romagna,

  2. :Piemonte più Liguria, verosimilmente, 10):Toscana,

11):Umbria-Marche, 12):Roma Capitale più Lazio,

  1. :Macroregione dell'ex Magna Grecia più altro, comprensiva di Calabria, Campania, Puglia e Basilicata,

  2. :Micro regione Abruzzo-Molise.

Così, dopo 200 anni, il processo di riforma avviato dal governo D’Alema fa apparire il principe austriaco come il più illuminato e audace Riformista!

L'impianto costituzionale sul quale si basa questa avveniristica innovazione indica un'autentica trasformazione anche della serie numerica degli articoli della Costituzione.

Finalmente non si segue più la banale serie numerica tradizionale, ma l'ordine di importanza e di
lettura parte dall'articolo 116, si snoda attraverso l'articolo 117 per posarsi, di sfuggita, sull'articolo
119, per poi tornare, così come si evince dalla lettura dell’intesa, all'articolo 5 che, a sua volta,
comprende l’articolo 3 annullando disinvoltamente l'articolo 2.
Tutti gli altri articoli, compreso l'articolo 32 che contempla il diritto alla salute, sono vissuti come
fastidio burocratico.
Le basi culturali di questa radicale innovazione si rintracciano in una pubblicazione" Storia senza
gloria. Le verità nascoste del Risorgimento" redatta dal movimento studentesco padano e dal
movimento universitario padano, testo nel quale Cavour viene indicato come l'architetto di un
assetto istituzionale che prefigurava tre macroregioni, La Pianura Padana, I territori pontifici, Il
Regno delle due Sicile, più la città di Roma.
Questo ambizioso progetto stroncato nel 1861 da una malefica malaria, ripreso dal ministro
dell'interno Minghetti, fu affondato da una bieca manovra trasversale che portò al potere Bettino
Ricasoli.
Altro importante documento culturale è lo scritto di Cesare Correnti," l'Austria e la Lombardia"
pubblicato nel 1847. All'interno del testo si legge testualmente:" Ragguagliati a numero di
popolazione noi (Lombardia e Venezia) non siamo l'ottava parte dell'impero; ragguagliati a
superficie non siamo la 18ª; pure paghiamo più di un quarto delle rendite che confluiscono
nell'erario".
Giocando a sostituire nel testo la parola" Austria" con la parola" Italia" è facile intuire quanto
profonde siano le radici sulle quali si innesta la visione politica di Maroni, Zaia, Fontana, Bonacini,
i Governatori pionieri della democrazia differenziata.
Considerando poi che, nell'ottica padana, il plebiscito del 1866, quello dell’annessione del Veneto,
è stato un autentico plebiscito-truffa, mentre i referendum regionali contemporanei sono autentica
dimostrazione di democrazia, ne deriva che la geometria che regge il regionalismo non possa essere
quella euclidea o post-euclidea, ma debba necessariamente fondarsi sulla variabilità.
Nell'ottica di regioni sovrane con annesse dogane e senza prospettiva di Zollverein- unione
doganale-, a titolo puramente esemplificativo per un cittadino abruzzese, limitando il discorso solo
ad una delle 23 materie che sono oggetto d'intesa, la sanità, un'ipotesi non irrealistica per un
cittadino abruzzese che voglia curarsi fuori regione contempla la possibilità-necessità di pagare:
a) un ticket di uscita perché si incrementa la mobilità passiva,
b) un ticket di ingresso nell'altra regione perché si incide sulle strutture altrui,
c) un ipotetico ticket di transito, un moderno viatico, perché si utilizzano infrastrutture altrui.
Questo è il costo nella cancellazione della storia nella scuola italiana!

 

 

 

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L’articolo di Scalfari

L’articolo di Scalfari

Sulla Repubblica di domenica 30 giugno Scalfari ha pubblicato un articolo dal titolo il Bene dell’Africa che ho letto con molta sorpresa per le affermazioni ivi contenute. L’articolo inizia con una superficiale descrizione della storia dell’Italia che sembra il riassunto del Bignami, un libricino che riassumeva le materie scolastiche e quindi anche la storia ed era utilizzato dai liceali fannulloni. Prosegue col fare un paragone che non sta in piedi tra Salvini e Mussolini. Il duce era un autodidatta che seguiva le teorie filosofiche di Ugo Spirito , di Giovanni Gentile e di Spengler che riteneva la civiltà occidentale in fase di decadenza e destinata ad un periodo di cesarismo. Sulla base di queste teorie Mussolini si sentiva un nuovo Cesare destinato a diffondere la civiltà romana e a trovare una terza strada, lo stato totalitario, che mediasse e superasse il supercapitalismo e il comunismo. In questa situazione in evoluzione l’Italia doveva trovare un posto stabile tra le potenze europee e mondiali. Salvini segue solo le discutibili teorie economiche di Claudio Borghi l’inventore dei mini bot.. Non è contro la democrazia parlamentare e lo stato democratico. Non pensa di essere un predestinato a portare l’Italia tra le grandi potenze. Non è disposto però a far trattare l’Italia da colonia come fosse un paese a sovranità limitata come ci considera il presidente tedesco che ci fa lezione di comportamento e decide lui chi è colpevole di violare le leggi di uno stato straniero e chi invece è innocente ,dimenticando che l’Italia è uno stato di diritto, la magistratura è un potere indipendente e deve svolgere il suo lavoro senza pressioni estranee.

La sovrappopolazione dell’Africa

Afferma ,e su questo siamo d’accordo, che l’Africa è destinata ad un aumento notevolissimo della popolazione e che noi dovremmo avere con gli stati africani buoni rapporti come la Russia , gli Stati Uniti e la Cina ma noi non possiamo avere queste relazioni perché Salvini è anti africano. Affermazione questa veramente ridicola. Russia ,Stati Uniti ed in particolar modo la Cina sfruttano le risorse africane mentre l’Italia ha con gli stati del continente un rapporto paritario. Salvini sarebbe anti africano perché vuole una immigrazione legale e regolata e si oppone agli arrivi indiscriminati di sconosciuti su barconi forniti dai trafficanti di uomini; problema questo dei barconi provenienti dall’Africa che non mi sembra affligga la Russia, la Cina e gli Stati Uniti

Il paradiso comunista

La sinistra italiana origina dal Partito Comunista che secondo i dettami di Marx voleva conservare le libertà borghesi coniugandole all’egalitarismo. Dimentica che Marx era un sostenitore della proprietà popolare dei mezzi di produzione e dell’economia collettivistica. Dove questo sistema fu realizzato produsse miseria e povertà; la crescita economica della Cina si è verificata con l’abbandono di questo sistema e l’adozione della economia capitalista. Quanto alle libertà “borghesi” non mi pare che esse siano state conservate. Il comunismo è costato in Russia milioni di morti come ebbe a svelare Kruscev, e ha causato sanguinose rivolte a Berlino est e in Ungheria. Della sovranità limitata ne sanno qualcosa la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria, la Cecoslovacchia e i paesi baltici. La storia ha fatto un vero e proprio esperimento scientifico dividendo in due la Germania e sottoponendola a due regimi diversi.Il risultato è evidente e il muro lo hanno costruito i comunisti per impedire ai loro cittadini di scappare dal quel paradiso verso l’occidente, pagando spesso con la vita l’audacia di sfidare la sorveglianza dei Vopos

Berlinguer e il Partito Democratico

Secondo Scalfari il PD trae origine dal Partito Comunista di Berlinguer che seppe coniugare egualitarismo e libertà democratiche come auspicato da Marx. Questa è una affermazione priva di consistenza. Berlinguer cercava una terza via che non esiste tra libertà democratiche e comunismo. Togliatti voleva in Italia la dittatura del proletariato attraverso un partito unico, la economia collettivista e l’alleanza alla Unione Sovietica. Il suo vice Secchia pensava addirittura ad una rivolta armata, cosa che non ci fu perché al realismo politico di Togliatti appariva evidente che questo programma fosse irrealizzabile. Accettare il concetto di libertà democratiche , di economia di mercato e di alleanza atlantica non fu una miracolosa conquista di Berlinguer ma una evoluzione lenta sotto lo stimolo costante delle forze democratiche e l’azione dei loro uomini come mi ha raccontato Remo Gaspari ,che di queste lotte coronate da successo verso la libertà e la democrazia, fu uno dei protagonisti.

di Achille Lucio Gaspari

 

 

 

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Il centenario dell’impresa di Fiume ed il travisamento del suo significato

 

Il centenario dell’impresa di fiume ed il travisamento del suo significato

 

Il prossimo settembre ricorrerà il centenario dell’impresa di Fiume compiuta da Gabriele d’Annunzio; non sono tanto necessarie celebrazioni e commemorazioni quanto giornate di studio sull’argomento e io mi auguro che la Regione Abruzzo, la città di Pescara e l’università che ne porta il nome siano leaders di studi storici che possano concordemente raggiungere la verità scientifica sulla questione. Sulla figura di d’Annunzio in generale e sull’impresa di Fiume in particolare l’antifascismo militante ha infatti decretato una damnatio memoriae. E questo stato d’animo si riattiva anche in questi giorni in cui alcuni pseudo intellettuali contestano la decisione del comune di Trieste di porre una statua di d’Annunzio in piazza della Borsa. Gli antifascisti in servizio permanente utilizzano l’accusa di fascismo quando vogliono chiudere la bocca ad un avversario scomodo, in uno stile che è veramente fascista. Ma non dobbiamo meravigliarci, infatti in Italia esiste l’ANPI(associazione nazionale partigiani italiani) che riceve finanziamenti pubblici e ha iscritti che ovviamente non sono partigiani ma fingono di esserlo per utilizzare l’antifascismo pronto ad ogni uso contro chiunque non concordi con le loro posizioni. Avendo scritto liberamente mi aspetto che qualcuno mi accusi di fascismo ,ma cosa è il vero antifascismo lo so per tradizione familiare. Mio nonno ettore era uno di quei borghesi in odio ai fascisti per il loro equilibrio e il loro amore per la democrazia. L’altro nonno di cui mi onoro di portare il nome era un socialista che faceva propaganda delle sue idee e per questo era perseguitato dal regime che lo manteneva negli elenchi dei terroristi pericolosi. Torniamo ora alla impresa di Fiume e alle motivazioni di d’Annunzio. Come molti ricorderanno il Vate era stato uno strenuo interventista e in guerra non si era sottratto ad azioni coraggiose e dal grande valore simbolico come la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Con queste imprese ci aveva guadagnato medaglie al valore e perso un occhio. Le sue imprese avevano un alto valore propagandistico tanto da far dire ad un comandante austriaco-anche noi avremmo bisogno di un nostro d’Annunzio.

L’Italia era entrata in guerra avendo stipulato con gli alleati i patti di Londra dell’aprile 1915 in cui tra le rivendicazioni italiane veniva concessa la annessione di Fiume. Dopo una vittoria costata 650.000 morti e 1.500.000 di feriti e mutilati gli alleati e in particolare il presidente americano Wilson si misero di traverso alle rivendicazioni italiane e con la creazione dello stato iugoslavo la annessione di Fiume restava una chimera. Fu a questo punto, dopo un anno di vane trattative ,che d’Annunzio decise di agire e di occupare Fiume per mettere gli alleati fedifraghi di fronte al fatto compiuto. Radunò a Ronchi alcuni battaglioni di Arditi e marciò su Fiume; i militari dell’esercito che avrebbero dovuto fermarlo ,e tra questi bersaglieri, alpini e carabinieri lo riconobbero come loro Comandante e si unirono a lui. L’ingresso a Fiume senza sparare un colpo ,fu una marcia trionfale con la città che accoglieva gli Arditi in delirio. Anche la Regia Marina non fu da meno; diversi MAS, due cacciatorpediniere e una corazzata entrarono nel porto di Fiume e si misero agli ordini del Comandante. Il Capo del Governo Italiano Saverio Nitti definito da Gabriele “il cagoia” non accettò l’annessione all’Italia e d’Annunzio in attesa di tempi migliori costituì lo stato libero di Fiume. Lo dotò in collaborazione di De Ambris di una costituzione ,la carta del Carnaro, che è un esempio di perfetta democrazia che nessuna costituzione democratica contemporanea è in grado di eguagliare. Tra i valori che questa costituzione difende c’è anche quello della bellezza che in modo informale pervadeva l’azione politica durante il periodo classico greco-romano e durante il rinascimento. D’Annunzio intese fare dello stato di Fiume un simbolo contro le oppressioni di tutti i popoli , un centro di propaganda per una rivoluzione senza confini. Nei quindici mesi di questa avventura accorsero a Fiume rivoluzionari, avventurieri , ma anche grandi scienziati come Guglielmo Marconi ed artisti come Marinetti e Toscanini che vi tenne due concerti. D’Annunzio voleva trasportare da Fiume al territorio metropolitano una rivoluzione democratica tesa realizzare in Italia una repubblica sociale. Si ingannò su Mussolini che aveva da poco fondato a Milano i Fasci di Combattimento e fu anche ingannato da lui. D’Annunzio riteneva in una prima fase che ci fossero punti di contatto tra la sua idea politica e quella di Mussolini. Il futuro duce glielo faceva credere , lo trattava con deferenza e prometteva appoggio al suo progetto di rivoluzione ma in realtà aveva in mente una sua rivoluzione di tipo autoritario di cui voleva essere il capo . Per questa ragione mentre fingeva interesse alle idee di d’Annunzio trattava con Giolitti che era diventato di nuovo Capo del Governo e gli assicurava sostegno segreto alla sua azione politica. Giolitti aveva infatti stipulato con i Paesi dell’Intesa il trattato di Rapallo in cui si respingeva l’annessione di Fiume all’Italia e la si costituiva come Città Libera con uno statuto sfavorevole agli interessi italiani; inoltre era previsto che l’Esercito Italiano sloggiasse d’Annunzio da Fiume, cosa che fu realizzata nel Natale di sangue del 1919. Divisioni dell’esercito al comando del generale Caviglia attaccarono da terra e le corazzate cannoneggiarono la città colpendo anche il Palazzo del Governo dove per puro caso il Vate non restò ucciso. Cosa che non meraviglia se si considera che anche Garibaldi fu ferito sull’Aspromonte da una pallottola sparata da un soldato italiano.

D’Annunzio era abile nella propaganda e Mussolini ne copiò molte cose: i discorsi dal balcone ed il dialogo con la folla, le camicie nere che erano la divisa degli arditi e il “me ne frego” che era il loro motto; anche la canzone Giovinezza era un inno degli arditi, copiata nella musica e con parole diverse adottata dai fascisti. Fu d’Annunzio ad inventarsi il grido Eia Eia Alalà per sostituire l’anglosassone “barbaro” hip hip hurrà con un grido di guerra dei romani e dei greci antichi. Anche il titolo di DVCE fu copiato da Mussolini perché d’Annunzio era il comandante ma talvolta anche il duce.

Mussolini aveva tutto l’interesse a fingersi un continuatore di Gabriele ma intanto lo definiva così: d’Annunzio è come un dente guasto o lo si estirpa o lo si ricopre d’oro. Quanto a d’Annunzio la sua opinione su Mussolini e sul fascismo era molto negativa. In una prima fase dopo il rientro da Fiume coltivava ancora la speranza di una rivoluzione sociale in Italia e Gramsci chiese di incontrarlo mentre il ministro degli esteri dell’Unione Sovietica fu addirittura suo ospite. A Gardone era tenuto isolato e sotto controllo. Ci si può chiedere come mai non tentò una azione decisa contro Mussolini. Essendo di idee repubblicane non avrebbe potuto contare sul sostegno del re , rifuggiva dall’idea di innescare una guerra civile e in fin dei conti era un artista, non un politico. Chi volesse farsi un’idea più completa di questa vicenda dovrebbe leggere il bel libro di Giordano Bruno Guerri “disobbedisco” recentemente pubblicato. Ci potrà trovare brani dei discorsi tenuti a Fiume da d’Annunzio. Quando dopo il Natale di sangue decise di ritirarsi da Fiume ma coltivava ancora la speranza di una rivoluzione in Italia concluse i suo discorso con la frase “insorgere è risorgere” Vorrei però citare alcune parole di un suo famoso discorso che a rileggerle colpiscono per la loro straordinaria attualità “Ci siamo levati soli contro un mostro minaccioso e insaziabile. Ci siamo levati soli contro il mondo folle e vile. Ci siamo levati soli contro l’immenso potere costituito e munito dei ladri, degli usurai e dei falsari. Respiriamo il nostro orgoglio”.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Dieci consigli non richiesti al futuro segretario regionale del Partito Democratico

Dieci consigli non richiesti al futuro segretario regionale del Partito Democratico

Che cos'è un partito politico? Può essere tante cose a seconda dei contesti geografici e delle fasi storiche: una "comunità di destino", un'organizzazione di rappresentanza di interessi e di valori, un vettore per la conquista del potere, un aggregatore di posizioni emerse nella società. Che cosa viceversa non può essere, nel lungo periodo, un partito politico pena il suo progressivo e inevitabile deterioramento? Una lega corporativa di ceto politico, una struttura di potere che si auto-perpetua sulla base di una logica di cooptazione e di successione indotta delle gerarchie, ad onta di riti apparentemente ultra-democratici quali primarie con regole opache e infatuazioni collettive improvvise verso leader accentratori. Partendo dall'assunto di una necessaria correlazione tra morfologia del partito e sua proiezione progettuale, in altri termini tra forma-partito e proposta di governo, anche nella nostra regione, occorrerebbe:
1) Trasformare la composizione sociale dei propri iscritti volgendo lo sguardo, mediante una revisione realistica e mirata della propria ragione di esistenza, alla vasta platea dei non garantiti: precari, disoccupati, sottoccupati, studenti, piccolissimi imprenditori, cooperatori, giovani donne per andare oltre il blocco storico di impiegati pubblici, pensionati e rappresentanti di un fantomatico "ceto medio riflessivo", urbano-centrico e sazio, sempre più minoritario e comunque insufficiente a raccogliere uno spettro largo di consenso proprio di una sinistra di governo;
2) Ristrutturare la propria articolazione interna: chiudere quella qualche decina residua di inutili, artificiali, nostalgici ed etero-diretti circoli locali per costruire macro-sezioni territoriali con almeno cento iscritti (di vallata, di comprensorio, di più quartieri) per ricostruire comunità di discussione pubblica partecipate, rappresentative, mobilitanti.
3) Costruire, con creatività, riattingendo anche con spirito critica alla ricchissima storia organizzativa della sinistra italiana, la propria presenza negli ambiti critici della società: fondare sezioni universitarie degne di tal nome all'interno degli Atenei regionali per ingaggiare una battaglia su diritto allo studio, politiche attive del lavoro, investimenti nella ricerca scientifica e selezione sociale fondata sul merito, "cellule" contemporanee nei luoghi di lavoro riconnettendo l'attività politica alla vita reale, tentando di "organizzare i disorganizzati".
4) Concepire agili corsi di formazione e acculturazione politica per nuovi dirigenti di partito: niente di accademico e pedante, ma brevi e ripetuti cicli di conferenze di giovani ricercatori volontari, per suscitare nuove energie e stimolare passione per l'impegno politico. Quanti segretari di circolo dell'attuale PD sanno, a titolo di mero esempio, chi fosse Umberto Terracini? O che cos'è un moltiplicatore keynesiano? O che cos'è una forma di governo parlamentare razionalizzata? O un sistema pensionistico a ripartizione? Sarà ormai chiaro come non sia più possibile rincorrere i populisti sulla strada della semplificazione estrema. Solo chi sa cose complesse può farle comprendere in maniera semplice ai cittadini, oltre che governare la cosa pubblica con cognizione di causa.
5) Limitare il peso degli amministratori locali e degli eletti nei ruoli direttivi, restituendo ai militanti e agli iscritti la funzione di sostegno, proposta, ma anche di contraltare dialettico rispetto alle istituzioni governate, o rappresentate, da propri compagni di partito; il che sarà possibile ad una sola ed unica condizione: che, ad esempio, i segretari regionali e provinciali possano vantare un'autorevolezza, un'autonomia di pensiero e un progressivo peso politico specifico non inferiore agli eletti.
6) Mettere in piedi un comitato regionale deputato alla ricerca trasparente di finanziamenti volontari, sul modello delle più riuscite esperienze associative in ambito culturale, rivendicando la necessità del costo della politica affinché essa sia democratica e alla portata dei ceti meno abbienti.
7) Lavorare sulla comunicazione politica attraverso un mix intelligente di nuove tecnologie e vecchi canali tenendo conto della stratificazione sociale della popolazione e del divario digitale
. 8) Fare del partito un presidio radicale e riconosciuto di pedagogia repubblicana, banditore intelligente di un patriottismo costituzionale a difesa dei valori della Repubblica nata dalla Resistenza. Priorità valoriale all'uguaglianza delle opportunità e alla giustizia sociale nelle proposte di politiche pubbliche. Inserimento nella propria cultura politica di un ambientalismo maturo, pragmatico, realizzativo e moderno.
9) Promuovere un progetto di governo della Regione incardinato su pochi assi (semplifico, ma credo di cogliere qualche elemento): Ente Regione che legifera, programma e pianifica, ma non amministra per il tramite di agenzie e stazioni appaltanti opache; rilancio di investimenti pubblici selettivi in innovazione tecnologica, industrie di avanguardia, economia verde e agricoltura di qualità, beni e attività culturali, politiche attive del lavoro, sostegno alla povertà; priorità evidente del pubblico e dei servizi territoriali nelle politiche di welfare; radicale ripensamento delle politiche di trasporto pubblico.
10) Costruire un sistema di selezione delle candidature alle cariche rappresentative istituzionali in grado di far emergere uomini e donne adeguati, mossi da passione politica e competenza amministrativa, cultura di governo e capacità di interrelazione sociale, rappresentatività territoriale e spiccato senso civico.
Programma velleitario? Forse no!

Alessandro D'Ascanio, Sindaco di Roccamorice

 

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Consiglio Superiore della Magistratura, storia di uno scandalo

Consiglio Superiore della Magistratura, storia di uno scandalo.

Il grande pubblico sarà rimasto scioccato nell’apprendere quanto la magistratura di Perugia sta portando alla luce sul comportamento di alcuni componenti togati del CSM. Se i magistrati non fossero assunti per concorso ma fossero elettivi sarebbero, presso l’opinione pubblica, travolti come accadde ad alcuni partiti durante la stagione di mani pulite. Questo strapotere delle correnti nella Associazione Nazionale Magistrati è invece una prassi datata ed usuale. Alcuni magistrati, di cui non faccio il nome per ovvie ragioni di riservatezza, mi hanno assicurato che se un magistrato non è iscritto ad una delle correnti dell’ANM e non si impegna a fondo in essa, sarà messo da parte per ogni importante avanzamento di carriera. Al CSM i togati arrivano eletti dalle loro correnti e il loro compito principale è quello di tutelare i loro elettori al momento delle assegnazioni di posti di responsabilità. La cosa funziona come in una grande “massoneria” dove ad andare avanti sono gli amici e gli amici degli amici, mentre i nemici ,il caso Ielo insegna, dovrebbero essere aggrediti da amici compiacenti.

Il peso dei pm

Per lo più un accordo tra le correnti si trova e le nomine vengono disposte manuale Cencelli alla mano. Ma quando i posti da assegnare vengono ritenuti di particolare importanza ,si può arrivare allo scontro come in questo caso, per la nomina a capo delle Procure. Chi conosce un poco l’organigramma della Magistratura si potrebbe chiedere: come mai per le cariche nei tribunali civili non si arriva a questi scontri? E come mai la posizione di Procuratore capo presso il tribunale è più ambita che non quella presso la Corte di Appello e la Cassazione e come mai altri ruoli importanti come la presidenza del Tribunale, della Corte d’Appello e delle sezioni della Cassazione che sono oggettivamente più prestigiose, non scatenano lotte senza quartiere? La risposta è semplice; è la Procura presso il tribunale che inizia l’azione penale. Qui risiede il massimo potere come dimostra il caso Siri. Basta un avviso di garanzia per scatenare un pandemonio; se poi l’imputato sarà assolto dopo anni la cosa non interessa più a nessuno.

Clamore e carriere

In Procura si può raggiungere la notorietà attraverso indagini che hanno risonanza sui mezzi di informazione ,notorietà che poi può essere spesa per ottenere una buona candidatura politica. Nelle Procure più importanti può capitare che si svolgano inchieste che coinvolgono noti personaggi anche politici. Può essere interessante avere, per le correnti della magistratura che hanno qualche rapporto con la politica ,un controllo da poter usare a favore degli amici e contro i nemici.
Naturalmente la stragrande maggioranza dei magistrati sono persone di specchiato comportamento, che si tengono fuori da queste beghe e per questo sono spesso penalizzati nelle loro carriere. I magistrati non solo devono essere assolutamente imparziali ma devono anche sembrarlo e questo episodio conferma presso i cittadini la paura che non sempre il magistrato sia nella sua azione indipendente dalle sue convinzioni politiche che ha il diritto di nutrire come qualunque cittadino; è questa la indipendenza che sta a cuore alla gente.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Quale rotta terrà il governo verde-giallo?

Quale rotta terrà il governo verde-giallo?

Vorrei per prima cosa valutare le previsioni fatte nel mio articolo di sabato 25 maggio. Avevo preso in considerazione solo la Lega, il Movimento 5 stelle, Forza Italia, Fratelli d’Italia e il PD perché ritenevo che solo questi partiti sarebbero riusciti a superare la soglia del 4% e così è stato. Avevo anche previsto senza sbagliare il successi di Salvini e della Meloni, la sconfitta di Berlusconi e di Di Maio e una modesta ripresa del PD. Questa ripresa è solo percentuale e data dalla contrazione dei votanti rispetto alle politiche perché in termini assoluti il PD ha ottenuto lo stesso numero di voti del 4 marzo; i Grillini sono andati peggio di quanto mi aspettavo. La reazione di Salvini al successo elettorale, evidenziata nella dichiarazione rilasciata nella notte di domenica dal segretario della Lega è stata esattamente prevista nel mio articolo

Che futuro si prospetta?

Salvini come è logico, dal momento che in questa alleanza ci guadagna molto e l’alleato ci perde assai, non ha alcuna intenzione di far cadere il governo. E’ però determinato a modificare i rapporti di forza nel Consiglio dei Ministri e sul tavolo metterà il decreto Sicurezza bis, la flat tax, la realizzazione della Tav , la riforma della Giustizia secondo il suo modello e l’autonomia regionale. Non sarà disposto a tollerare ostacoli o rinvii. Se questi si dovessero presentare potrà interrompere il contratto accusando i 5 stelle di inadempienza. In questo caso, o a ottobre o in primavera ci sarà solo la possibilità di elezioni perché il PD in faticosa risalita non è disposto a fare la rete di salvataggio per il Movimento, e anche se una maggioranza parlamentare con Fratelli d’Italia, Forza Italia e un’ala scissionista dei 5 stelle fosse possibile, non commetterà lo stesso errore di Renzi che andò alla Presidenza del Governo senza passare prima per il vaglio elettorale. Avevo in precedenza accennato a due variabili; una di esse riguarda la possibilità che inchieste giudiziarie colpiscano esponenti di primo piano del Partito e perfino lo stesso Segretario. In questo caso l’unica difesa sarebbe l’attacco, ciò è una campagna elettorale sulla base della indipendenza della politica e della necessità di una immediata riforma della Magistratura dopo aver conseguito una schiacciante vittoria. Che questa ipotesi non sia campata in aria mi è confermato da una intervista rilasciata da un giornalista del Fatto Quotidiano che diceva all’incirca così: la sconfitta dei 5 stelle è dipesa dal fatto che non hanno saputo comunicare tutti i provvedimenti presi in questo anno di governo. La legge sulla corruzione, ad esempio, produrrà moltissime inchieste giudiziarie. Se questa non è una minaccia o almeno un avviso poco ci manca. L’elettorato non è però più quello del 1993 e a torto o a ragione non si fa impressionare dalle inchieste e la nuova tangentopoli con collusioni mafiose sbandierata in campagna elettorale non ha frenato il successo della Lega.

Le difficoltà di Di Maio

Luigino ha subito una sconfitta devastante in campo nazionale dopo sette dure sconfitte a livello regionale. Si trova quindi in grande difficoltà. La sua posizione di Capo Politico, in qualche modo di Duce (ricordiamo che durante l’impresa di Fiume d’Annunzio era nominato “il Comandante” e anche “il Duce”) deriva la sua posizione non dalla vittoria in un Congresso del Partito ma per designazione del Garante. Il primo problema da risolvere è quanto potere decisionale conserverà all’interno del Movimento se si formerà una segreteria o un direttorio, e in che modo saranno prese le decisioni future. Andare ad elezioni subito è una opzione da evitare perché trasferirebbe nel Parlamento la perdita di consensi avuta alle europee e i parlamentari più a rischio perché al secondo mandato o perché eletti in Collegi dove la conferma è difficile faranno una consistente opposizione. Di Maio nelle dichiarazioni di lunedì pomeriggio ha affermato che il governo andrà avanti e che non farà passare provvedimenti della Lega contrari ai principi del Movimento. Temo però che dovrà cedere su molte cose pur di non far saltare il Governo perché si trova nelle condizioni di un condannato a morte che non potendo ottenere la grazia cerca in ogni modo di allontanare il giorno dell’esecuzione. Una buona carta da giocare però gli è rimasta e riguarda la autonomia delle regioni del nord. Il Movimento conserva ancora la leadership del sud e deve quindi quasi trasformarsi in una lega sud se non vuole perdere i residui consensi. Questa posizione è forte perché in Parlamento troverebbe a sostegno anche i voti di PD, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

La variabile europea

I sovranisti sono andati bene ma non tanto da modificare in modo rivoluzionario i rapporti di forza in Europa. Le tre importanti posizione in Europa dell’Italia, Draghi alla BCE, Tajani alla presidenza del Parlamento Europeo e Mogherini agli Esteri sono al capolinea e nessuno di queste posizioni è contendibile dall’Italia. Avremo un Commissario, ma di che peso? Quello che più importa è quale flessibilità sui conti riuscirà ad ottenere l’attuale governo? Gli avversari dei sovranisti vorranno picchiare duro o saranno più diplomatici per paura che un crollo economico dell’Italia coinvolga anche gli altri paesi? E Salvini andrà dritto seguendo le idee dei suoi consiglieri economici o si dimostrerà più malleabile come il famoso bullo romano che dice “me ne hanno date ma gliene ho dette!”? In definitiva molto dipenderà dal livello dello spread perché se il Matteo verde dice che lui lo spread se lo mangia a colazione, un crollo economico toglierebbe agli italiani non solo la colazione ma anche la cena.

di Achille Lucio Gaspari

 

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