Le Idee

Ha cinquant’anni, ma lo Statuto dei lavoratori e’ piu’ che mai attuale!

Ha cinquant’anni, ma lo Statuto dei lavoratori e’ piu’ che mai attuale!

 

Come è noto l’art.1 della nostra Costituzione recita che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” e durante i lavori della Assemblea Costituente, ci fu una importante discussione sulla sua formulazione. Le sinistre avevano proposto di definire la nascente repubblica “dei lavoratori”, ma la proposta fu bocciata. Fu Amintore Fanfani, democristiano a presentare la attuale formula che poi fu accolta anche dal Pci e dal Psi. Quindi la nostra Costituzione statuisce la centralità del lavoro e dei lavoratori nel nostro ordinamento. Se si considera che i lavori della Assemblea Costituente iniziarono nel 1946, si dovettero aspettare ben 24 anni per arrivare allo statuto dei diritti dei lavoratori, la legge 20 maggio 1970 n.300, che dà sostanza a quanto stabilito dall’art.1 della carta costituzionale.

E l’Avanti, diretto da Pietro Nenni,il giornale del partito socialista, che più si era battuto per l’approvazione dello statuto, titolò “la costituzione entra in fabbrica”.

Lo statuto, da una parte stabilisce tutele individuali: garantisce la libertà d’opinione in fabbrica, limita rigorosamente le perquisizioni, vieta la schedatura dei dipendenti; fino ad allora, gli anni cinquanta, molto usuali in tante aziende, vieta atti discriminatori, rafforza la garanzia contro i licenziamenti ingiustificati con l’art.18 e la tutela della reintegra. Dall’altra sostiene questi diritti promuovendo l’attività sindacale in ogni luogo di lavoro.

Fu Giuseppe Di Vittorio, il 26 novembre 1953 a Napoli al III Congresso della Cgil a lanciare l’idea dello Statuto dei Lavoratori. “I lavoratori sono uomini liberi e cittadini della repubblica anche nelle fabbriche dove lavorano. Bisogna rinunciare all’idea di rendere schiavi i lavoratori italiani. Io voglio proporre una idea: facciamo lo Statuto dei Lavoratori all’interno delle aziende”.

Ma è stato Giacomo Brodolini, socialista, il ministro del lavoro del governo di centro sinistra presieduto da Mariano Rumor, ad impegnarsi a fondo per la definizione dello statuto. Brodolini fece la prima riforma organica delle pensioni nel 1969 e in linea con il suo passato di dirigente nazionale della Cgil, dichiarò che, anche come ministro del lavoro, sarebbe stato “da una parte sola, dalla parte dei lavoratori”,partecipando nel Capodanno del 1969 a Roma alla Tenda organizzata dai lavoratori della fabbrica Apollon ed ai funerali dei braccianti di Avola, uccisi dalla polizia nel dicembre del 1968. Ma Brodolini non visse per ricordarsi l’approvazione della “sua”legge; morì un anno prima.

Il suo testimone venne raccolto da Gino Giugni, socialista riformista, uno dei migliori studiosi del diritto del lavoro del nostro Paese, che presiedette la commissione che definì la legge 300/70. E che si impegnò per mettere al centro la dignità dei lavoratori con un reticolo normativo, come legislazione di sostegno, attingendo alla esperienza concreta delle dinamiche nei luoghi di lavoro. Giugni altro grande Ministro del Lavoro, artefice, alla fine degli anni novanta, con il Governo Ciampi, della stagione della concertazione sindacale; una convergenza di sensibilità e saperi che portò l’Italia fuori dalla inflazione e dal rischio di default. Quando lo statuto fu approvato, Ministro del Lavoro era il democristiano Donat Cattin, espressione del cattolicesimo sociale, ed il PCI si astenne sostenendo che la tutela dovesse essere allargata ai dipendenti delle aziende con meno di 15 unità. Tematica oggi attuale,ma all’epoca strumentale,se si considera che l’80% dell’occupazione si situava, nella grande industria, nelle regioni del Nord. Bisogna rilevare che, poco tempo prima, nel marzo del 1969, cgil cisl uil firmarono l’accordo per il superamento delle gabbie salariali. Occorre considerare il contesto sociale che portò alla approvazione dello Statuto, dopo le grandi lotte del movimento studentesco ed operaio del 1968/69, in particolare degli scioperi del settembre-dicembre 1969, il cosiddetto “autunno caldo”;la nascita del movimento dei consigli di fabbrica, come struttura di base sindacale. Ed infine ci fu il 12 dicembre del 1969 la strage di Piazza Fontana. Lo statuto, da subito portò allo sviluppo della contrattazione aziendale:fra il 1971 ed il 1972 ci furono ben 232 accordi aziendali che riguardarono ben 44 mila lavoratori. Si sviluppò il discorso dell’unità sindacale. Il 13 gennaio 1972 i metalmeccanici di cgil cisl uil danno vita al SUM (Sindacato Unitario Metalmeccanici) che po diventerà FLM, Così fecero tante altre categorie di lavoratori dell’industria. Ma l’unità sindacale non arrivò. A distanza di cinquant’anni il panorama produttivo del nostro Paese è profondamente cambiato. Oggi gran parte dell’occupazione si concentra nella piccola e media impresa. Emergono nuove figure di lavoratori, senza tutele, né diritti. Ed è significativo che la ministra Teresa Bellanova, il 14 maggio scorso, sia riuscita a far inserire, nel Dl Rilancio, la regolarizzazione per i lavoratori immigrati in nero in agricoltura. Gli “schiavi”odierni di cui parlava Di Vittorio più di cinquant’anni fa. Il precariato è notevolmente diffuso. L’organizzazione del lavoro, l’ambiente e la salute sono sempre più centrali nella contrattazione nazionale ed aziendale. Lo statuto conserva, a mio avviso, una sua piena validità; anche se le modifiche apportate tra il 2012 ed 2015, prima dalla legge Fornero e poi dal job act, hanno rappresentato un “vulnus”pesante del diritto del lavoratore a non essere licenziato, in mancanza di un giustificato motivo; diritto che è considerato fondamentale dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei Diritti fondamentali della UE. Il mondo del lavoro del dopo lockdown, necessita di una nuova stagione di Diritti per normare le nuove figure del mondo del lavoro, i rider ad esempio; maggiori tutele e riconoscimenti salariali per le lavoratrici e lavoratori della sanità, regolamentare lo smart working di questo periodo e saper cogliere la straordinaria opportunità che si presenta di stare nel vivo dei processi,dell’organizzazio- ne del lavoro e delle stesse scelte imprenditoriali. Tutto questo per ribadire che il lavoro, sicuro e garantito è la condizione democratica per far uscire il nostro Paese dalla attuale crisi.

 

di Nicola Primavera

 

Leggi Tutto »

Affari, peculato, ricettazione e traffico illegale di spazzatura. Blitz della finanza nel porto di Salerno: 69 le ordinanze di custodia cautelare

Affari, peculato, ricettazione e traffico illegale di spazzatura. Blitz della finanza nel porto di Salerno: 69 le ordinanze di custodia cautelare
 
E la Bulgaria rimanda indietro tonnellate di rifiuti sospetti. Senza termo valorizzatori l’Italia resta nella morsa di depositi illeciti, inquinatori ed ecomafie
 
 
Blitz della finanza a Salerno con 69 ordini di custodia cautelare per traffico di rifiuti illeciti, peculato, contrabbando, ricettazione.
Dopo il sequestro, nei giorni scorsi, di tonnellate di spazzatura già impacchettata rispedita dalla Bulgaria in Italia, arriva al capolinea l’inchiesta denominata “Tortuga 69”, con un blitz che ha visto in azione 250 finanzieri. Le persone raggiunte dai provvedimenti giudiziari dovranno rispondere a diverso titolo di ipotesi di peculato, corruzione, favoreggiamento personale, falso, traffico di influenze illecite, accesso abusivo a sistemi informatici, ricettazione, contrabbando e traffico internazionale di rifiuti.
I capi d’accusa sono stati spiccati dalla procura di Salerno che ha stroncato un malaffare diffuso che coinvolgeva professionisti, funzionari dello Stato, tecnici e anche manovalanza semplice. Un capitolo della ordinanza riguarda un traffico di rifiuti tossici che doveva essere trasportato e smaltito in Africa. Quello del traffico di immondizia tossica non è l’unica inchiesta avviata in Italia, da tempo, infatti, numerose procure lavorano per contrastare operazioni illecite di riciclaggio e smaltimento illegale di rifiuti speciali e pericolosi. Inchieste che hanno messo in evidenza storie inquietanti e personaggi del malaffare locale, nazionale e internazionale. Le ricerche degli inquirenti hanno permesso di individuare siti inquinati, aree di stoccaggio senza controlli e protezioni, impianti di sbattimenti illegali, e il traffico di rifiuti internazionale.
Operazioni sospette che mettono a rischio la salute delle popolazione in Italia favorito dalle continue emergenze ambientali, dalle burocrazie, da leggi inadeguate, dalla carenza ormai sempre più critica e sospetta di impianti di smaltimento efficienti con tecnologie avanzate e sicure che eliminerebbe il problema alla radice.
In merito al blitz “Tortuga 69”, l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Salerno, ed è stata eseguita martedì mattina da oltre 250 militari della Guardia di Finanza. L’operazione, inoltre, interessa anche le province di Avellino, Caserta e Napoli e riguarda reati commessi nell'area portuale salernitana. 
Il provvedimento riguarda funzionari doganali, personale sanitario, spedizionieri, dipendenti di società operanti nel porto di Salerno, indagati a vario titolo, in concorso. Il capitolo rifiuti a Salerno si allunga di un altro tassello. Nei giorni scorsi sempre nell’area portuale un blitz dei carabinieri ha bloccato una nave con un carico di rifiuti speciali. La nave era partita a gennaio dall’Italia direzione della Bulgaria, dove le autorità nazionali hanno imposto un blocco di importazione e smaltimento dei rifiuti destinati a cementifici. Le autorità bulgare hanno ricostruito non solo i giri sospetti dei carichi di rifiuti provenienti dall’Italia ma anche le coperture e complicità di cui i trafficanti potevano avvalersi nella stessa Bulgaria. L’inchiesta si è conclusa con lo stop delle importazioni di immondizia, la chiusura dei siti di stoccaggio, e la rimozioni di alcuni funzionari. A segnalare le iniziative delle polizia bulgara sono stati diversi siti di notizie, e tra questi “Frontiere News” con un lungo servizio di Valerio Evangelista, dal titolo: “La Bulgaria è invasa da migliaia di tonnellate di rifiuti italiani potenzialmente tossici. Un’inchiesta rivela lo schema operativo di un business tanto sporco quanto redditizio, dai contorni agghiaccianti”. L’inchiesta degli investigatori Bulgari a ritroso ha innescato altre indagini e controlli.
Tornando, infatti, alle cronache italiane a marzo nel porto di Salerno era approdata una nave carica di tonnellate di rifiuti destinati agli inceneritori
presenti in alcune zone costiere della Bulgaria, nei porti di Varna e Burgas, sul Mar Nero.
L’imbarcazione era di ritorno dal porto di Varna dove le autorità bulgare dopo alcune verifiche hanno rispedito al mittente il carico per difformità da ciò che era stato dichiarato in Italia. Quando la nave è tornata con il suo carico a Salerno è scattato il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip su richiesta della Procura della Repubblica della città. Il decreto riguardava complessivamente oltre 700 tonnellate di rifiuti speciali. Per lo più materiali plastici spediti da un'impresa irpina lo scorso ottobre per il conferimento in un impianto bulgaro a cui è stata revocata l'autorizzazione.
Sui traffici illegali di rifiuti più volte guardia di finanza e carabinieri sono intervenuti in sinergia con gli investigatori di altri Paesi, per ricostruire un intreccio di interessi, relazioni sospette, coperture che attraversano società vere e fittizie, e mediatori capaci di stipulare patti tra operatori di diversi Paesi.
Personaggi che in più di una occasione sono finiti nelle inchieste che poi, per decorrenza dei termini, per prescrizioni, e cavilli burocratici l’hanno fatta franca. L’inchiesta della procura di Salerno non è l’unica nel Mezzogiorno in quanto più inquirenti e in diverse regioni indagano su come la spazzatura sia al centro di interessi economici divenuti colossali.
Lo scenario è sempre quello di montagne di spazzatura, di siti illegali, di inquinamento e affari. Il tutto sulla pelle dei cittadini. L’italia, inoltre, è al centro di inchieste, infrazioni e multe dell’Unione Europea, in particolare  alcune aree del Paese sono finite nella morsa di emergenze, ecomafie, rifiuti tossici, ed “eco balle“ che sono state spedite in diversi Paesi che progressivamente di fronte a carichi sospetti hanno bloccato tutto. Milioni di tonnellate di spazzatura che, tuttavia, continua a viaggiare dal sud al nord. E dall’Italia verso, nord ed est Europa, e l’Africa. Un giro d’affari vertiginoso, - solo per il trasporto dell’immondizia da un sito all’altro -, lo Stato spende decine di milioni di euro. Le tonnellate di rifiuti che diventano “eco balle”, ossia pattume compresso,
imballato e avvolto nella plastica. Un rettangolo che diventa Cdr (Combustibile da rifiuto) o Eco-fuel, pronto per alimentare i forni dei cementifici con fumi di scarico che inquinano aria, acque e terreni
I danni all’ambiente con i numerosi spostamenti dell’immondizia - da un sito all’altro da una regione all’altra, da un porto e una stazione all’altra -, generano nuovo inquinamento, altri interessi e spese, con un aggravio di costi, di sperperi e danni che sono l’emblema negativo dei ritardi dell’Italia nella tutela dell’ambiente. Giudicata colpevole di non attuare direttive Ue e sanzionata dall’Europa, l’Italia non riesce a imporre in aree particolarmente critiche impianti e nuove tecnologie di smaltimento. Così decine di milioni di tonnellate di spazzatura è spostata su tir, treni merci e navi. Diversi i punti di partenza, tra questi oltre a Salerno, ci sono numerosi porti, tra questi lo scalo di Ortona nel medio Adriatico da dove, da anni, partono tonnellate di “eco balle” con destinazione Bulgaria, Romania, Moldova e Turchia, un traffico che ora ha avuto un contraccolpo. Da mesi su una banchina portuale sono stoccate centinaia di “eco balle”, potenzialmente pericolose non solo per enulato rilasciato, per la natura della composizione della immondizia impacchettata, perché materiale infiammabile,
e per la presenza sullo stesso molo di altre operazione di carico e scarico di mangimi, di granaglie destinate a consumo umano, navi cisterne che trasportano benzina e petrolio al deposito costiero dell’Eni. I porti terminal di spazzatura, i treni merci che fanno su e giù, i siti abusivi e gli incendi di capannoni dove vengono ammassati rifiuti tossici, sono il frutto di come in Italia la spazzatura non è smaltita dove la si produce e raccoglie. Niente impianti, niente smarrimento, ma solo traffici sospetti e pericolosi.
A mettere in evidenza problemi è il rapporto dell’Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che denuncia: “la scarsa dotazione impiantistica fa sì che in molti contesti territoriali si assista ad un trasferimento dei rifiuti raccolti o sottoposti a trattamento biologico in altre regioni o all’estero”, rivela l’Ispra, “dove la capacità di trattamento risulta superiore ai fabbisogni”. In Italia si passa ciclicamente da una crisi all’altra: Napoli, Catania. Romaper elencare alcune recenti emergenze. In questo scenario di sperperi e inquinamento
emergono, tuttavia, anche buone pratiche, a dimostrazione che cambiare è possibile, come la raccolta differenziata messa a punto da alcune regioni del Centro Nord, con Treviso (87,9%) Mantova (86,4%) e Pordenone (82,3%). Si tratta di quote addirittura superiori a quelle già ottimali fissate per legge al 65%. “Esempi positivi riguardano anche Sardegna e Campania, eccezion fatta per Napoli”, osserva Legambiente, “i problemi ci sono a Roma, in Calabria, in Sicilia”. Zone dove non c’è solo l’assenza di infrastrutture di smaltimento ad hoc, ma anche la mancanza di decreti attuativi e autorizzazioni regionali. “La burocrazia”, sottolineano gli ambientalisti, “è il primo ostacolo all’economia circolare e fa il gioco di tante lobby invisibili”.

Leggi Tutto »

Giacinto Paolini Capponi, Sindaco di Pianella nel 1861

 Giacinto Paolini Capponi, Sindaco di Pianella nel 1861

Patriota, giurista, uomo politico di area mazziniana e garibaldina, proveniente da Amatrice, Sindaco dal 1861 al 1862 (sostituito pro tempore dall'assessore Pasquale Cortellini e dal consigliere anziano Luigi Tornelli) e consigliere del Comune di Pianella per diversi anni, deputato e vice-segretario del Consiglio Provinciale Abruzzo Ulteriore I, con delega alla Pubblica Istruzione nel 1865-1866 e due volte vice-presidente dello stesso. Egli fu più volte eletto fino al 1884.

Dal periodico teramano “Il Corriere Abruzzese” (agosto 1884) si desume qualche informazione sul suo carattere, descritto come :''fiero, indipendente, natura vivace, era il battagliero del consiglio provinciale. Quando v'era da attaccare un prefetto o un ministro, i colleghi designavano lui ed egli sapeva trascinare l'assemblea con quella sua rude eloquenza tribunizia''.

Dopo l'infanzia trascorsa ad Amatrice, studiò dapprima a Penne, poi a L'Aquila e successivamente si recò a Napoli, dove si dedicò allo studio del diritto e si laureò in Giurisprudenza nell'ateneo napoletano.

Ha vissuto i fatti del '48 da vicino manifestando le simpatie liberali ed antiborboniche.

Il 7 ottobre 1860, il Decurionato prese atto del cambio della guardia sul trono reale e pronunciò atto di fedeltà a Vittorio Emanuele II, nominando tre deputati: Don Antonio Sabucchi, Don Giacinto Paolini Capponi, Don Antonio Mattozzi Capitano della Guardia Nazionale, per recarsi in Teramo a rendere i dovuti omaggi di sudditanza al novello Sovrano Vittorio Emanuele.

Iniziò la sua attività politica sul finire del 1860 occupandosi della formazione della lista elettorale, rappresentando l'Amministrazione Comunale di Pianella.

Il 9 gennaio del 1861 la giunta, per la formazione della lista elettorale, era così composta:

D. Camillo Comm. de Felici;

D. Odoardo de Sanctis;

D. Antonio Mattozzi;

D. Vincenzo Tornelli;

D. Silvestro de Berardinis ;

D. Ciro Sabucchi,

Sindaco Giacinto Paolini Capponi.

La lista definitiva dei cittadini, che potevano partecipare alla elezione dei Deputati al Parlamento nazionale, dopo un lungo lavorio, si attestò su 65 elettori aventi diritto.

Il 21 gennaio 1861 scrisse, in qualità di Sindaco Presidente provvisorio, un appello agli Elettori dei Comuni del Circondario di Pianella , sezione del Collegio elettorale di Città S. Angelo, a partecipare alle elezioni del 27 gennaio per condur la comune Patria alla sua perpetua unificazione.

Nel maggio del 1862 decadde dalla carica di Sindaco, su votazione della Giunta municipale, a seguito della revisione della lista elettorale politica, ai sensi degli articoli 32 e seguenti della legge elettorale del novembre 1859 estesa alle provincie meridionali con decreto del 12 novembre 1860, già approvata il 23 gennaio del 1861.

In pratica secondo gli avversari di D. Giacinto Paolini Capponi, allistato al n. 42 presso la lista elettorale del Comune di Amatrice, in assenza di dichiarazione di trasferimento del domicilio politico nel Comune di Pianella (la madre Lucia Sabucchi era presente a Pianella nella casa presso Largo Torrione), non vi erano i presupposti per ricoprire l'ufficio. Ad oggi non ci sono tracce che testimoniano un appello formale del Capponi, che risultava anche consigliere provinciale.

Egli fu candidato di Sinistra alla Camera dei Deputati nel 1865 e nel 1870 nel collegio elettorale di Città S. Angelo, ottenendo buoni risultati elettorali, senza però riuscire ad essere eletto; tra gli altri competitori, ricordiamo l'onorevole Francesco De Blasiis (1807-1873) e il barone Diego Aliprandi.

È stato collettore delle adesioni dei volontari garibaldini nell'area vestina per la campagna romana del 1866; promotore, legato da amicizia con Clemente de Caesaris di Penne, per la raccolta di fondi pro Garibaldi. I garibaldini dell'area vestina si ammassarono lungo il Tavo per partire alla volta della guerra (referente il prof. Carlo Chiavaroli).

Con l'unificazione d'Italia, intuì tra i primi l'importanza delle infrastrutture, del problema viario e delle strade da realizzare nella provincia teramana.

Tra le battaglie più significative di Capponi si segnala la lotta per una pubblica amministrazione efficiente; da “uomo liberale, importa amore al bene pubblico”, l'alfabetizzazione delle masse, adoperandosi per il potenziamento delle scuole primarie e la creazione di Asili. Lavorò per il miglioramento delle strade Pianella-Moscufo e Pianella-Cepagatti per raggiungere Pescara; sottolineò i vantaggi per la conformazione del territorio e per la facilità nello spostamento; fu tra i primi sostenitori dell'importanza strategica nazionale delle due strade. Nel 1871 fu componente e relatore della commissione per il tracciato della linea stradale Teramo-Ascoli.

Si schierò dalla parte delle persone indigenti; si adoperò per sollevare i cittadini di Pianella da vessazioni inerenti l'agricoltura e la questione del dazio sul consumo del vino e sul censimento del mosto presente nelle cantine di Pianella. Si interessò dei problemi dell'olivicoltura pianellese.

Si occupò nel 1861 della tutela dei due conventi di Pianella che versavano in uno stato di abbandono ed incuria , in parte dovuta al passaggio delle truppe borboniche.

Nel 1877 appoggiò, da assessore, il completamento della strada di circonvallazione di Pianella fino alla Porta Occidentale chiamata di S. Pietro Martire, opera tanto apprezzata dalla popolazione, e la sistemazione della strada di S. Ippolito.

Non fece mancare il sostegno alla famosa Banda dei Diavoli Rossi nel 1880 per l'acquisto e la riparazione degli strumenti musicali fondamentali per il prestigio del Concerto di Pianella (Cfr. Morelli A., La Banda musicale di Pianella, 2013, pp. 74-78).

Nel 1881 fu tra i promotori della nomina di Giuseppe Garibaldi a Presidente onorario della Fratellanza Artigiana di Mutuo Soccorso di Pianella. Nello Statuto della Società Operaia di Mutuo Soccorso, del 13 febbraio del 1881, pubblicato a Torino dalla Casa Editrice Paravia, figura tra i sei soci benemeriti, insieme al marchese Nicola de Felici, Antonio Sabucchi, Gaetano barone Todesco ed al prof. Enrico Sappia (vd. infra).

Gesualdo de Felici nel libello "Ai suoi Concittadini" del 17 agosto 1882, Tipografia Del Vecchio, Chieti, informa che nel 1877 e 1878 Pianella fu dotata del Telegrafo, della realizzazione del Largo Regina Margherita, della Circonvallazione, del Nuovo Palazzo Comunale; fa presente che una salma di acqua importa per la comunità una spesa di 20 centesimi per il trasporto e che bisognerebbe costruire una fontana in Borgo Carmine; se la comunità non accorre in soccorso della Banda Musicale e non la fornisce di allievi, questa non potrà reggere a lungo.

Conobbe a Pianella lo scrittore, giornalista e storico Enrico Sappia (1833-1906), mazziniano e compatriota di Garibaldi (Nizza 1807-1882).

Il Capponi considerava l'alfabetizzazione dei cittadini di ogni classe sociale intesa come mezzo di incivilimento e libertà; compito primario di uno Stato: ''che cosa avete fatto per la Pubblica Istruzione, è il primo fondamento d'ogni civile e liberale governo?''.

Proseguì l'attività politica con spunti e riflessioni fino al 1884; un uomo stimato ed apprezzato per le sue doti umane e politiche ed imparentato con l'antica famiglia Sabucchi. La madre possedeva un cospicuo patrimonio che gli donò nel febbraio del 1858.

La sua carriera politica è segnata da due insuccessi politici nelle competizioni nazionali e da una polemica col Vice Governatore della Provincia di Teramo, Decoroso Sigismondi, per presunte inadempienze amministrative e per motivi politici che miravano soltanto a limitare l'ascesa del personaggio pianellese (Cfr. Appello alla pubblica opinione di Giacinto Paolini Capponi [ 5 marzo 1861], pp. 3-16. Per un approfondimento del contesto storico e politico si rinvia a Morelli V., Pianella e i Partiti, Cepagatti, 2011).

Gli anni ottanta dell'Ottocento rappresentarono un grande momento di fervore culturale, politico e sociale con personaggi di alto spessore.

Sposò Maria Castelli, ebbe una figlia di nome Giuseppina Adelaide che si unì in matrimonio con Andrea Santuccione di Cepagatti.

Morì a Pianella, nella casa sita in Piazza Garibaldi, nel 1884, 6 agosto, con grande commozione della cittadinanza.

 Scritti a stampa editi e consultati di Paolini Capponi G., Appello alla pubblica opinione di Giacinto Paolini Capponi [ 5 marzo 1861].

Relazione al Consiglio provinciale di Teramo letta a dì 26 luglio 1871 dalla commissione incaricata dell'esame del tracciato della linea stradale Teramo-Ascoli, Teramo, Marsilii,1871.

(di Alessandro Morelli)

 

 

Bibliografia generale

AA.VV. , Compendio storico socioculturale di Pianella, a c. di SOIMS PIANELLA, Cepagatti, 2003.

L'Abruzzo e l'Unità d'Italia, una pagina di storia, a c. di G. Ardito, Roma, 2011.

Colapietra R., L'Abruzzo nel 1860, L'Aquila, 2011.

Baldassarre F., Giacinto Paolini Capponi: l'ultimo tribuno, in «Pia.Ce» ,a.II, n. 4, 2010.

Commemorazione del Presidente del Consiglio Provinciale per il defunto Cav. Giacinto Paolini Capponi, 7 ottobre 1884, Teramo.

Morelli A., La banda musicale di Pianella origini successi prospettive future, Penne, 2013.

Morelli V. Storia di Pianella dal XVII al XIX secolo , (in preparation).

Menichini P., Le elezioni politiche in Abruzzo dall'Unità alla Grande Guerra, Pescara, 2005.

 

Leggi Tutto »

Lavorare in sicurezza per costruire il futuro. Il messaggio di questo difficile 1 maggio.

 Lavorare in sicurezza per costruire il futuro. Il messaggio di questo difficile 1 maggio.

 

E’una festa dei lavoratori unica, particolare e difficile quella che celebriamo quest’anno alle prese con la drammatica pandemia del Covid 19. Niente grande corteo unitario sindacale, né il grande concertone a Piazza San Giovanni; in molti casi ci si limiterà a delle iniziative di Cgil. Cisl. Uil sul web per celebrare una ricorrenza che, comunque, esalta il valore universale del lavoro nell’attuale periodo storico che vive il nostro Paese. Tutto ciò, per la nostra realtà abruzzese, significherà, ad esempio, che per la prima volta, in cent’anni non si festeggerà il primo maggio a Popoli; cosa che neanche nel periodo fascista era accaduta. E non ci saranno le celebrazioni a Manoppello,a Teramo, dove storicamente si tiene il corteo più imponente,nella Marsica e neanche a Pescara che pure negli ultimi anni, soprattutto a partire dal 1992, aveva ripreso a dare risalto alla Festa del Lavoro. Personalmente, confesso di vivere una condizione inedita avendo partecipato per oltre un trentennio ai comizi del primo maggio, in modo particolare,a Manoppello a Popoli a Bussi ma anche a Teramo. Ciò non toglie che questa festa del lavoro conservi il suo valore universale.

E’ la sicurezza sul lavoro il primo grande messaggio di Cgil Cisl Uil; di estrema attualità poiché siamo, tuttora, alle prese con la pandemia del Covid19. E il primo pensiero non può che andare ai 152 medici ed ai 37 infermieri morti negli ospedali, in condizioni drammatiche, senza le necessarie protezioni, per dare assistenza e cura agli ammalati di coronavirus, ed anche alle 27.682 vittime finora accertate, gran parte delle quali persone anziane, in particolare residenti nelle Rsa. E’ stato giustamente scritto che, in questi giorni tristi, abbiamo perso la memoria ed il racconto della generazione che negli anni cinquanta ha assicurato il boom economico al nostro Paese. Come scriveva Gabriel Garcia Marquez “la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Sotto questo aspetto domani avremo una società spiritualmente più povera.

In questo 1 maggio rendiamo omaggio a tutte quelle lavoratrici e lavoratori che, in questo periodo, nonostante l’emergenza,hanno continuato a lavorare per garantire la produzione e l’erogazione di beni e servizi essenziali; medici, infermieri, assistenti sociali, addetti alle pulizie, operatori dei pronto soccorso, della protezione civile, delle forze dell’ordine. che nei luoghi di cura e nel territorio, hanno prestato servizio per evitare il dilagare del virus, hanno curato ed assistito i malati mettendo a rischio la loro salute e quella dei loro familiari. Del loro eroico esempio non bisognerà dimenticarsi nel prossimo futuro!

E’ evidente che nella fase della ripartenza bisogna tornare fortemente ad investire nella sanità pubblica, senza la quale non saremmo, finora, riusciti a contenere l’esplosione della pandemia. E’ quindi urgente superare ogni sterile remora ed utilizzare rapidamente i 37 miliardi del MES, senza condizioni, per potenziate e qualificare, ulteriormente ,il nostro sistema sanitario pubblico soprattutto nel territorio e nella prevenzione. La sicurezza sui posti di lavoro deve essere garantita soprattutto nella imminente fase di avvio alla ripartenza del nostro sistema industriale. Ciò deve avvenire mediante l’applicazione dei protocolli nazionali sulla sicurezza firmati il 14 marzo ed il 26 aprile che sanciscono il principio che “la prosecuzione della attività industriale può avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione” e che assegnano un ruolo determinante al sindacato confederale nei posti di lavoro. Su questa base è importante l’accordo raggiunto alla FCA ed alla Sevel per riaprire in sicurezza; così come, da noi, le esperienze positive alla De Cecco ed alla Fater dove non ci si è mai fermati lavorando in sicurezza.

In questi giorni ,ed in queste ore, si parla tanto di fase due e della fine del lockdown, mentre il Parlamento approva un ulteriore sforamento del deficit pubblico di 50 miliardi. Ma il conto che il Covid 19 presenterà al nostro Paese sarà pesantissimo. Proprio recentemente il Fondo Monetario Internazionale ha stimato in 9 mila milardi la distruzione del Pil nel mondo, l’Italia vedrà nel 2020 abbassarsi il pil del 9,1% (peggio di noi solo la Grecia!); la Francia e la Germania vedranno scendere, nel 2020, il pil del 7%, gli USA del 5,9%. Avremo un deficit statale del 150% del pil. Abbiamo a che fare con la crisi economica mai vista, addirittura peggiore della grande Depressione del 1930. Ed il ruolo nazionale del mondo del lavoro è fondamentale per la tenuta economica e democratica del nostro Paese.

Vivendo una fase di stagnazione della domanda e dell’offerta, di rivoluzione del mercato globale, che richiederà la riprogettazione del nostro sistema industriale, a livello organizzativo e di prodotto, saranno necessari, da subito, forti ammortizzatori sociali per superare una non breve fase intermedia, prima dell’avvio di un nuovo ciclo di sviluppo. A questo riguardo sono indispensabili i fondi europei SURE: 100 miliardi per gli ammortizzatori sociali, così come i 1500, 2000 miliardi dei Recovery Found che speriamo non diventino operativi a babbo morto...necessari per un grande piano di investimenti pubblici.

In questi giorni si è parlato di economia di guerra e di ricostruzione. Allora la mia memoria è andata al nostro secondo dopoguerra del secolo scorso, al 1949 quando Giuseppe Di Vittorio lanciò il Piano del Lavoro, proposta che venne apprezzata dall’allora presidente di Confindustria Angelo Costa. Ed ancora andando avanti nel tempo al 1986 quando Luciano Lama, in una condizione difficile del Paese, lanciò la proposta del “patto dei produttori”che era inserita “in una strategia che tende a coinvolgere lavoratori, giovani, disoccupati, forze economiche con interessi coinciden-ti, per un politica di sviluppo.”

 

E’ questo, a mio modo di vedere, l’impegno delle parti sociali nella gestione della nuova vicenda economica e sociale del nostro Paese che mi auguro veda come protagonisti CGIL CISL UIL che marcino verso l’unità sindacale.

 

Unità sindacale che la mia generazione di sindacalisti ha clamorosamente fallito e che oggi sarebbe un grande elemento di fiducia per il mondo del lavoro dipendente del nostro Paese. W il 1 Maggio.

 

Nicola Primavera

 

 

Leggi Tutto »

#Iorestoacasa: al via le gite di primavera in un click

In attesa di tornare a camminare nella natura, #Iorestoacasa con i video del progetto LIFE Floranet.

Parte l'iniziativa social @Floranetlife alla scoperta delle specie floreali protette custodite nei parchi dell'Appennino Abruzzese

 

Da molte settimane, ormai, siamo tutti a casa per rispettare le norme di distanziamento sociale necessarie per evitare la diffusione della pandemia da Covid-19. Una condizione che ci accomuna alla popolazione di molti altri paesi, in Europa e nel Mondo, e che stiamo imparando a vivere, adattandoci a uno stile di vita inedito, che riconosce negli strumenti tecnologici e nei social media una risorsa importante, per lavorare in modalità smart, per tenerci in contatto con parenti e amici, ma anche per visitare musei e fare viaggi virtuali guardando lo schermo del nostro laptop, tablet o smartphone.

Ecco allora un pacchetto di “gite di primavera in un click”, perché, se non possiamo andare a camminare nei parchi, i parchi vengono da noi, con alcuni brevi video che ci mostrano la loro maestosa bellezza e alcuni dei fiori che si possono incontrare lungo i sentieri e nelle radure, specie endemiche che il progetto Life Floranet ha scelto per un grande intervento di salvaguardia.

Mettetevi comodi, quindi. Si comincia con le immagini del Parco nazionale della Majella, dove tra il fascino delle altre quote e incantevoli torrenti faranno capolino i fiori, che sono il filo conduttore delle nostre “gite”. L'iniziativa proseguirà, dando appuntamento settimanale, con i boschi rigogliosi del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise e, infine, con le magnifiche grotte e la dolcezza dei pascoli nel Parco regionale del Sirente Velino.

Il Cypripedium calceolus, meglio noto come Scarpetta di Venere, l'Iris marsica, l'Astragalus aquilanus, sono alcune delle specie floreali di interesse comunitario al centro di un grande progetto di tutela e valorizzazione nei Parchi naturali dell'Appennino abruzzese che oggi possiamo ammirare rispettando la regola #iorestoacasa.

In attesa di poterle vedere a distanza ravvicinata, organizzando una bella escursione nel territorio dei tre Parchi, le specie protette si mettono in mostra, dunque, via social. Ogni settimana, sulla pagina facebook e via twitter @Floranetlife, oltre che sul profilo Instagram @LegambienteLab, verrà postato un video, per cominciare bene o finire in bellezza la giornata.

Dopo i video, troveranno spazio sui social anche le meravigliose fotografie che hanno vinto il recente contest “Fiori appenninici. Bellezza in posa”, corredate da una breve descrizione delle specie floreali per imparare a riconoscerle e apprezzarle. In attesa, a fine maggio, del lancio del nuovo contest fotografico, che vedrà in gara scatti “rubati” all'interno del Parco regionale del Sirente Velino.

Life Floranet - www.floranetlife.it - vede coinvolto il Parco Nazionale della Majella, in qualità di ente coordinatore, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, al Parco Regionale Sirente Velino, all’Università di Camerino e Legambiente, allo scopo di tutelare le sette specie vegetali della flora appenninica di interesse comunitario oggetto del progetto, che è cofinanziato attraverso lo strumento Life dell'Unione europea. Nasce anche per informare e sensibilizzare turisti, operatori del territorio e comunità locali rispetto all'importanza della conservazione della biodiversità dei parchi.

 

 

 



 

Leggi Tutto »

Bella Ciao. Un canto di pace e di libertà

 Bella Ciao. Un canto di pace e di libertà 

La canzone "Bella Ciao" trae l'ispirazione da un fatto contingente di guerra e narra la storia di un giovanissimo soldato, che è sul punto di morire. Da un fatto molto triste, il canto ascende al lirismo più delicato: essere seppellito lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior. Il soldato saluta i cari e l'amica con una Bella Ciao, che sublimizza la morte, l'amore per la vita, il dolore. E' un canto epico che non inneggia alla guerra, all'odio verso il nemico, ma raggiunge con delicatezza i più alti gradi della liricità. La canzone è stata interpretata anche in altre occasioni, fuori dalla nostra Penisola da comunità straniere ed ha trasmesso un messagio senza confini, spirituale. Rappresenta una piccola Iliade riguardante le sofferenze del mondo. È un canto di pace e di libertà. L'auspicio è che non sia tuttora interpretato come canto di divisione, ma di amore, di accettazione del dolore comune e della catarsi dell'umanità.

di Vittorio Morelli
storico, appassionato di antropologia culturale

 

 

Leggi Tutto »

L’Europa matrigna e Conte uber alles

L’Europa matrigna e Conte uber alles


L’Europa non ci è né madre né sorella; è una matrigna avara e severa. Lo abbiamo visto durante la fase del governo giallo-verde quando siamo stati lasciati da soli a cavarcela con gli sbarchi dei migranti. Si diceva che fosse a causa di un governo sovranista e populista le cui tesi non trovavano accoglienza a Bruxelles. Le visite di Di Maio ai Gilet gialli e gli attacchi verbali ad alzo zero che Salvini riservava agli esponenti di governo delle altre nazioni non favorivano le intese. Si pagava anche l’inesperienza politica di Conte, Di Maio e Salvini. Non è con gli attacchi verbali che si ottengono le cose ma con un sapiente lavoro diplomatico che avrebbe dovuto coagulare intorno ai nostri interessi nazioni di un certo peso politico e con interessi convergenti, non certo l’Ungheria e i paesi di Viseguard!

IL CAMBIO DI GOVERNO

L’alleanza giallo-rossa sembrava far partire il nuovo governo con un piede diverso. La presidente della commissione Von der Leyen veniva eletta con i voti determinanti dei 5 stelle ed arrivava come contentino l’elezione di Sassuoli a presidente del Parlamento Europeo e la nomina di Gentiloni a membro della Commissione. Che si sia trattato di un contentino lo dimostra il comportamento di quelli che contano, Presidente della Commissione compresa, nel momento del bisogno. La Germania per fare il doppio gioco manda avanti l’Olanda a fare la cattiva. E così uno sputo di nazione che versa contributi proporzionati al suo Pil ha nei voti non un peso ponderato ma un voto che vale quello dell’Italia. Gli Eurobond non ci saranno, ci sarà però il MES depurato di condizionamenti dice Gualtieri. Sarà, però il PD si affretta a chiedere la realizzazione di una patrimoniale. Non è per caso una delle condizioni richieste dall’Europa? Meglio sarebbe l’emissione di Titoli di Stato nominativi, per evitarne una acquisizione da parte delle banche e degli speculatori, riservati alle famiglie italiane, a lunga scadenza, con un rendimento interessante e completamente detassati.

CONTE UBER ALLES

Talvolta un successo rapido e insperato può dare alla testa. Così è capitato a Renzi che si è ritrovato a fare il Presidente del Consiglio senza essere mai stato sottosegretario e ministro e senza essere neanche membro del Parlamento. Si voleva fare una legge elettorale ed una riforma della Costituzione tutta per se per garantirsi un lungo periodo di incontrastato governo. Aveva almeno affrontato le elezioni per la presidenza della provincia di Firenze, era stato eletto sindaco, aveva vinto le primarie ed era segretario del PD. Conte invece, Carneade chi era costui? Si è ritrovato Presidente del Consiglio dal nulla e già questo può aver indotto una super valutazione di se stesso, che sarà sicuramente aumentata quando in modo del tutto irrituale il presidente Trump, invece di limitarsi a fare le congratulazioni al nuovo Presidente del Consiglio, spingeva per il reincarico di Giuseppi. il nostro eroe che durante le dichiarazioni del primo incarico sbagliava nel leggere i fogli del discorso ,era diventato così sicuro di se durante l’agosto passato da scaricare su Salvini un vagone di insulti. Curioso che ci avesse governato per oltre un anno senza accorgersi di tutte queste malefatte, o accorgendosene di averle tollerate.

IL REGIME DI POLIZIA

Da un mese alcuni diritti costituzionalmente tutelati sono soppressi. Siamo rinchiusi a casa, ogni spostamento è proibito, e la strada è piena di polizia. Carabinieri e personale dell’esercito. Mancano solo i carri armati e i nidi di mitragliatrice. Tutto questo per il nostro bene, per sconfiggere la pandemia. I provvedimenti vengono presi per decreto. Anche in altre nazioni democratiche viene utilizzato questo strumento, ma prima di emettere i decreti il Governo si confronta con il parlamento e ne chiede l’autorizzazione. Da noi decreto si succede a decreto e quando si passa alla conversone in legge viene messa la questione di fiducia. Ricapitolando: tutti chiusi a casa e pene severe a chi trasgredisce, polizia, Carabinieri ed esercito per le strade, le elezioni comunali e regionali rinviate, tutto questo per decreto.

L’USO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA.

Non vorrei che tutto questo potere quasi senza controllo abbia fatto venire in mente a Conte di essere un Ceausescu qualunque. Il timore viene dal considerare che lo scorso venerdì ha utilizzato i mezzi di comunicazione dello Stato per sferrare, con la scusa di illustrare un nuovo decreto, uno sgangherato ed inopportuno attacco alle opposizioni come se non ricoprisse la carica di Presidente del Consiglio ma quella di un Segretario di Partito. Se questi comportamenti fossero stati tenuti Salvini la sinistra che vede fascisti da per tutto avrebbe gridato addirittura al pericolo nazista

CHI VIGILA SULLA DEMOCRAZIA?

Vigilare perché la democrazia non venga incrinata è uno dei compiti più importanti della opposizione, una opposizione che non gode però di buona salute. Berlusconi è un leader squalificato e vigila sui resti di un partito personale un dì molto forte da un dorato esilio e non sembra avere grandi energie da profondere. Salvini dopo una collezione di errori dà poco affidamento e meno male che per protestare contro Conte abbia telefonato al Capo dello Stato evitando di citofonargli. La Meloni è una brava ragazza ma per stare più tranquilli ci vorrebbe una Merkel o addirittura una Tatcher. Mattarella è la nostra garanzia attuale, ma ci vorrebbe per questa necessità una forza di Centro equilibrata, aliena da ogni faziosità, piena di rispetto per la democrazia e la verità, pronta a servire lo Stato con abnegazione ed altruismo. Chi può dire che questa condizione difficile che attualmente stiamo vivendo non ne favorisca la nascita?

di Achille Lucio Gaspari

 

Leggi Tutto »

Meritocrazia Italia: progettualità e sicurezza alla base del varo della fase due

 Meritocrazia Italia: progettualità e sicurezza alla base del varo della fase due

"La curva del contagio del Coronavirus sta iniziando fortunatamente a calare ed è doveroso iniziare a pensare alla "fase 2". Secondo le prime anticipazioni, vi sarà una ripresa limitata solo ad alcune attività produttive classificate a basso rischio, per le quali rimarranno tuttavia le regole sul distanziamento e continuerà ad essere incentivato lo smart working. La responsabilità del Governo in questo momento è elevatissima: l'entusiasmo dettato dal crescente abbassamento dei ricoveri e dei decessi non deve vanificare i sacrifici, in termini di vite umane e di paralisi delle attività produttive, sin qui compiuti. Il rischio di contagio è tutt'ora presente ed occorre prendere a modello le esperienze internazionali di "exit strategy", con una idea di contenimento che sia di lungo periodo. Innanzitutto occorrerebbe la costituzione di una catena di comando centralizzata ed autorevole, che tenga nel giusto conto il rango delle norme emesse, contemperando le esigenze emergenziali con i principi costituzionali". Lo affermano i referenti di Meritocrazia Italia.

"Al fine di evitare una fase 2 dai tempi indefiniti, con la possibile insorgenza di nuovi focolai, occorre finalmente colmare l'attuale carenza di dispositivi diagnostici. Prendendo a modello alcune esperienze internazionali virtuose, occorre tendere ad uno screening totale: ogni cittadino dovrà essere sottoposto a test in tempi ragionevoli. C’è da chiedersi anche in ordine ai costi ed alle energie spese in fase di emergenza se possono essere mitigati con uno screening della popolazione che può salvaguardare il lavoro e la salute dei cittadini italiani. Nelle more, bisognerebbe adottare strumenti di controllo digitale che attraverso i big data consentano il monitoraggio dei flussi di persone nel rispetto dei principi democratici.  Servirebbe infine un protocollo unico per l’intera nazione, con regole precise sul distanziamento tra i cittadini e sulle protezioni da adottare per i lavoratori, analizzando le esigenze delle varie tipologie di aziende pubbliche e private. Solo sulla base di questi imprescindibili presupposti si potranno contestualmente programmare le attività necessarie alla ripresa economica; innanzitutto quelle di supporto al settore sanitario, farmaceutico e agroalimentare, quelle ad altissima automazione per passare infine alla individuazione degli altri settori da sbloccare. Se la sicurezza non è al centro dell’obiettivo governativo tutto il resto diventa inutile. Nessun intervento, comunque, potrebbe mai essere efficace sul lungo periodo senza una strategia concordata con gli altri paesi europei. Diversamente, soprattutto a causa dei diversi tempi di diffusione del virus nella zona UE, il rischio di contagio di ritorno sarebbe inevitabile. In un momento come questo, una UE con una voce sola sarebbe auspicabile non solo per condividere le strategie, ma anche per rafforzarne il ruolo stesso a livello internazionale.  Ai fini di contenere definitivamente il contagio e favorire una ripresa comune, sarebbe opportuno che l’intera Unione Europea adottasse misure valevoli per tutti gli Stati membri. Meritocrazia Italia chiede che nel programmare la fase due il Governo tenga presente la pericolosità del contagio del virus affinché si eviti uno nuovo stop che possa decretare la fine di molte realtà lavorative anche di tipo artigianale. La scelta dovrà essere assunta in modo graduale attraverso l’adozione di procedure di sicurezza che possano durare nel tempo per migliorare la qualità del lavoro. Non deve essere persa l’occasione di salvaguardare in modo stabile la sicurezza sul lavoro, l’ambiente con la drastica riduzione delle immissioni in atmosfera o dei versamenti di prodotti industriali nei fiumi e nei mari, la ripresa economica, la valorizzazione del disagio sociale al fine di apportare idonee misure di sostegno, la gestione degli spazi pubblici, la riduzione sensibile della macchina burocratica ed infine la riduzione stabile della pressione fiscale".

 

Leggi Tutto »

Una Via Crucis d’artista a San Valentino in Abruzzo Citeriore

Una Via Crucis d'artista a San Valentino in Abruzzo Citeriore

Il ceramista di Castelli, prof. Rinaldo Pardi, e le sue mattonelle a carattere religioso.

 

Questa Pasqua, segnata dall'emergenza per l'epidemia del Coronavirus è sicuramente diversa da tutte le altre che abbiamo vissute, dominata da un silenzio surreale ed ha come sfondo città quasi vuote, negozi chiusi e strade semideserte. I riti della Settimana Santa si stanno svolgendo in modo silenzioso; con l'aiuto della tecnologia molte processioni del Venerdì Santo in Abruzzo si svolgeranno in streaming. Manifestazioni molto sentite dalla popolazione abruzzese che si svolgevano ininterrottamente da molti secoli.

Lo studioso di abruzzesistica Alessandro Morelli propone una breve riscostruzione biografica dell'autore e una descrizione delle ceramiche poco approfondite finora.

“A San Valentino in Abruzzo Citeriore, in provincia di Pescara, nel bellissimo Duomo con i campanili gemelli, dedicato ai S.S. Valentino e Damiano è presente la Via Crucis in maiolica del ceramista Rinaldo Pardi, nato a Castelli nel 1898, partecipò a numerosi concorsi per l'arte ceramica in Italia, lavorò a Civitavecchia, Grottammare, Busto Arsizio. Egli fu insegnante e titolare di una manifattura ceramica negli anni '40 con grande ammirazione da parte del pubblico per le sue doti artistiche. Un esponente di grande importanza della tradizione ceramica abruzzese, con soggetti che potevano variare dai paesaggi, momenti della vita quotidiana fino alle scene bibliche. Morì a Castelli nel 1945.

Conservate presso il Duomo le stazioni in maiolica sono costituite da 14 pezzi di dimensione cm 45.0x30.0 (ciascuna), ornano le pareti entro cornici in legno con firma (sigla) dell'autore in basso a destra R.P.

Altre bellissime maioliche di bravissimi artigiani sono presenti nel Pescarese a Penne e Manoppello ad esempio.

Le stazioni in maiolica a S. Valentino in A.C. :

 

  • Gesù Cristo condannato a morte (I)

  • Gesù Cristo è caricato della croce (II)

  • Gesù Cristo cade la prima volta (III)

  • Gesù Cristo incontra la Madonna e le pie donne (IV)

  • Gesù Cristo aiutato dal cireneo a portare la croce (V)

  • Gesù Cristo è asciugato dalla Veronica (VI)

  • Gesù Cristo cade la seconda volta ( VII)

  • Gesù Cristo consola le donne di Gerusalemme (VIII)

  • Gesù Cristo cade la terza volta (IX)

  • Gesù Cristo è spogliato delle vesti (X)

  • Gesù Cristo inchiodato alla croce (XI)

  • Gesù Cristo muore in croce (XII)

  • Gesù è deposto dalla Croce e consegnato alla Madre (XIII)

  • Gesù Cristo deposto nel sepolcro (XIV) 

  • TUTTE LE FOTO DAL LINK: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2837570123032473&id=202280223228156

Leggi Tutto »

La guerra al Covid-19 e quella vissuta dai nostri padri e nonni

I bollettini di guerra

Nelle case dei nostri nonni non mancava mai una carta geografica delle zone di operazioni appesa al muro con delle bandierine montate su uno spillo che venivano spostate secondo i bollettini di guerra editi ogni giorno e che venivano ascoltati alla radio con grande apprensione. Tranne dove venivamo aiutati dai tedeschi c’era sempre un movimento di ritirata in Albania come in Nord-Africa fino allo sbarco degli alleati in Sicilia. Anche noi abbiamo i nostri bollettini; sono quelli della Protezione Civile che ci fanno vedere come avanza il Cov-19 e ci danno il conto dei morti e feriti (i contagiati e i deceduti a causa della polmonite interstiziale). Quando le cose si misero male per l’esercito italiano le famiglie erano costrette in casa dal coprifuoco. Anche noi da quando le cose si sono messe male abbiamo il nostro coprifuoco ancora più duro perché è integrale e vige giorno e notte.

Gli inizi della guerra

Quando il 10 giugno 1940 ci fu la dichiarazione di guerra mio nonno Ettore che era di Francavilla al Mare ma viveva a Roma dall’età di tre anni si precipitò come tanti altri a riempire la cantina di generi alimentari. Allo stesso modo abbiamo fatto noi all’inizio delle restrizioni del movimento, assaltando quasi negozi e supermercati. Quando il 18 giugno 1940 ci fu l’armistizio con la Francia tutti pensavano che la guerra lampo fosse finita. Ci fu una grande euforia, le persone si riversarono nelle strade e nei locali da ballo; per evitare che i viveri accumulati andassero a male (allora nessuno aveva frigoriferi e surgelatori) si organizzarono pranzi e cene con amici e parenti che finivano in mangiate pantagrueliche. Sappiamo bene come poi andò a finire. Sarà bene pertanto, quando le restrizioni verranno mitigate, agire con molta prudenza, non credere che il nemico sia stato sconfitto in modo definitivo e comportarsi di conseguenza.

 

L’entrata in guerra nel 1940

Nel giugno 1940 Mussolini decise di entrare in guerra; la guerra odierna non siamo stati noi a dichiararla ma qui iniziano le similitudini.  L’esercito italiano era assolutamente impreparato: le artiglierie erano quelle austriache preda di guerra del 15-18, le forze corazzate inadeguate e l’aviazione dotata di aeroplani che non potevano reggere il confronto con quelli nemici. Questo stato di cose Mussolini lo sapeva benissimo ma ad una politica guerrafondaia non corrispondeva una adeguata preparazione. Nonostante queste condizioni, il Governo Fascista giocò la carta del confronto militare convinto che sarebbe stato breve ed in pratica già vinto dall’alleato tedesco. La pace di Versailles aveva creato condizioni favorenti un nuovo conflitto e questo Mussolini lo sapeva benissimo ma non si era preparato a sufficienza. Che una grave pandemia virale avrebbe potuto colpire il mondo in modo simile a quanto accadde con l’epidemia di Spagnola i micro biologi lo segnalavano da molto tempo. Negli ultimi venti anni però c’è stata una corsa a tagliare letti, a chiudere ospedali e a bloccare le nuove assunzioni di medici ed infermieri. Per completare questo improvvido comportamento ci hanno pensato gli ultimi due governi ad utilizzare risorse economiche per la pensione a quota cento e al reddito di cittadinanza invece di assumere medici e infermieri, riaprire ospedali, aumentare il numero di letti di rianimazione e renderci autonomi per quanto riguarda la produzione di respiratori automatici e di mezzi di protezione individuale

 

L’andamento della guerra

Mussolini ordinò a Graziani che comandava le forze in nord africa di passare all’offensiva senza che quelle armate avessero i mezzi per sostenere una battaglia contro forze motorizzate e corazzate.  Evidentemente si sopra valutava e si sentiva sicuro. In modo non dissimile il nostro governo ha all’inizio di gennaio pensato, visto le notizie provenienti dalla Cina, che la cosa non ci riguardasse, ed in seguito, almeno nella fase iniziale riteneva che ogni preparativo fosse stato fatto, e che comunque il problema non era serio. Al riguardo ci sono state infatti numerose le dichiarazioni di membri del governo e di esponenti politici che tendevano a rassicurare la popolazione e questo fallace sentimento di sicurezza è stato probabilmente fonte di un ampliamento dei casi di contagio. Quando la percezione del pericolo è stata chiara, i medici e gli infermieri, veri eroi come quelli che scrissero durante la prima guerra mondiale sui muri di una casa diroccata “tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati “sono andati alla battaglia contro il Covid 19 senza le necessarie protezioni e ci sono stati almeno una sessantina di caduti e un gran numero di feriti (contagiati).  Quando si verificò la rotta di Caporetto il comandante in capo dell’Esercito Italiano generale Cadorna dette la colpa ai soldati accusandoli di vigliaccheria. Quando durante questa epidemia le cose sono andate aggravandosi, qualcuno ha pensato bene di dare la colpa ai medici di Codogno tanto da far allertare la Procura della Repubblica competente per territorio. Nel momento dell’estremo pericolo sulle trincee del Piave accorsero i ragazzi del 99 e tanti volontari di tutte le età. Con lo stesso coraggio, con la stessa generosità, con lo stesso sprezzo del pericolo tantissimi medici e infermieri sono accorsi per portare aiuto dove ce ne era più bisogno

 

Il tradimento degli alleati

La prima guerra mondiale fu vinta con il contributo non trascurabile degli italiani che pagarono il prezzo di 650 mila morti e un milione di feriti e mutilati. Al momento delle trattative di pace gli alleati disattesero le condizioni stabilite nel patto di Londra; favorirono con il loro comportamento il sorgere del mito della vittoria mutilata ed il nascere del Fascismo .Ora di fronte alla grave crisi economica che si è determinata non per nostra responsabilità ma per un evento esterno alcune nazioni del nord Europa sostenute dalla Germania, ci voltano le spalle e ci dicono che sono fatti nostri e se proprio vogliamo un aiuto economico si apprestano a porci condizioni capestro. Si può a ragione temere che questo comportamento amplifichi a dismisura i sovranismi e metta a grande rischio la sopravvivenza stessa delle istituzioni europee.

 

Che tipo di pace ci aspetta?

La prima guerra mondiale terminò con una grande vittoria, la seconda invece con una resa senza condizioni. Come andrà questa volta? Nel conflitto del 15-18 venne cambiato il comandante supremo e al posto di Cadorna subentrò Diaz famoso anche per il bollettino della vittoria da lui firmato. Oggi alcuni ritengono che sia opportuno sostituire Conti con Draghi ma mi sento di escludere che questo possa accadere. Poiché non ci sarà una resa incondizionata non ci saranno neanche processi sommari perché alla fine questa guerra la vinceremo. Solo allora tutti i nodi verranno al pettine, forse con una Commissione Parlamentare di Inchiesta come si fece per l’episodio di Caporetto. Ora non è il momento di pensare a questo. Ora è il momento che tutti si assumano le proprie responsabilità e lo facciano con convinzione e con ottimismo. Questo tsunami non sarà una cosa passeggera, lascerà nei nostri cuori un sentimento forte. Sia singolarmente che a livello di famiglia e di sociatà dovremo rivalutare i nostri comportamenti, scartare quelli erronei, implementare quelli corretti e forse alla fine ci troveremo in un mondo migliore.

Leggi Tutto »