Le Idee

Originali ed alla moda

Originali ed alla moda

Ciao a tutti e ben tornati sul mio blog Carly life&style.  Come da titolo,  questa volta vorrei parlarvi di un argomento che riguarda principalmente il pubblico femminile , ragazze e donne che come me sono appassionate di moda andando alla ricerca di nuove tendenze da seguire per rimanere sempre originali ! Per esperienza , la cosa che viene più apprezzata ... ed a volte invidiata dalle altre persone …  è quando si è  originali "avendo il coraggio" di indossare outfit particolari . Non bisogna però ne essere  eccessivi  ne vantarsi  bensì  mostrarsi cosi come si è.  Per andare alla ricerca di nuove tendenze vi consiglio di acquistare i capi più particolari , e non i soliti che indossano tutti. A volte il capo d’abbigliamento  che  sembra meno bello e particolare , in realtà è quello che può fare la differenza,  però  ricordatevi , tutto sempre dentro la vostra personalità ed il vostro modo di essere.  Spero che anche questa volta il post vi sia piaciuto .
Un saluto Carly.

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E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale

E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale

di Lucio Achille Gaspari

E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male…cantava l’indimenticabile Renato Rascel e ieri sulla Lega è arrivata la bufera dal consiglio dei ministri e il temporale da Milano. Chi sta bene è ovviamente Di Maio e chi sta male è Salvini. Infatti si è dovuto prendere uno schiaffone da Conte che sapeva che Salvini non avrebbe potuto causare una crisi di governo per Siri, e un bel calcione negli stinchi dalla procura di Milano che ha mandato un avviso di garanzia per abuso d’ufficio a Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia. Siamo alla vigilia di una nuova Tangentopoli? Stiamo per rivivere un Mani Pulite 2.0? Se arrivasse un avviso di garanzia a Giorgetti e poi uno a Salvini in base a qualche rogatoria proveniente dal Lussemburgo potremmo dire di sì.

La carta giudiziaria

Il Movimento 5 Stelle non poteva vivere di reddito di cittadinanza e di No Tav.; la questione giudiziaria e morale è una carta formidabile nelle mani dei Grillini. E’ una operazione preordinata oppure è solo la conseguenza di comportamenti illeciti? Questa domanda venne già posta per la Tangentopoli che mise fine alla prima repubblica facendo scomparire i partiti di governo. Per alcuni la Magistratura spianò la strada alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto, strada su cui si slanciò invece Forza Italia. Per altri la corruzione per ottenere finanziamenti illeciti per i partiti era un fatto evidente e sicuramente in molti casi fu così. In altri casi potrebbero esserci stati delle forzature. Remo Gaspari ad esempio ricevette in poco più di un anno 18 avvisi di garanzia nessuno dei quali sopravvisse alla udienza preliminare, tanto era evidente l’infondatezza dell’accusa. Però diciotto errori, uno dietro l’altro sembrano un po’ troppi. A pensar male diceva un noto personaggio si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre.

Lega, la svolta sul fisco

Considerazioni simili potrebbero essere fatte anche ora se la pioggia di avvisi di garanzia sulla Lega tendesse ad intensificarsi. Cosa può fare nel frattempo Salvini? Di porti chiusi e di legittima difesa non potrà continuare a vivere ancora a lungo. Ci vuole un obiettivo nuovo e coinvolgente. E questo obiettivo non può essere che uno: una consistente riduzione delle tasse per imprese, partite IVA, dipendenti e pensionati. Se poi questo possa ottenersi con la flat tax al 15% o con 2 o 3 aliquote ragionevolmente ridotte è una questione secondaria. E’ certo che la Lega non potrà ottenere nulla prima del 26 maggio. De Maio ergerà ad ostacolo un muro di gomma. Quello che deve risultare chiaro agli elettori è chi vuole ridurre le tasse e chi si oppone con tecniche dilatorie. Questa operazione, se ben condotta, dovrebbe riuscire ad interporre tra i due contendenti una differenza percentuale almeno del 10%. Se questo si verificherà, Salvini avrà ,dopo le elezioni europee, molte frecce al suo arco.

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Il caso Siri e le previsioni indovinate

Il caso Siri e le previsioni indovinate

Alla stipula del contratto di governo i 5 stelle avevano ottenuto il 32% alla elezioni del 4 marzo e la Lega il 17. Era pertanto logico che il Movimento si aggiudicasse più ministeri scegliendo quelli più importanti ed indicando la persona che avrebbe ricevuto l’incarico di formare il governo. Dopo un anno, stando ai sondaggi, i cinque stelle avrebbero perso il 10% dei consensi e la Lega ne avrebbe guadagnato almeno il 15%. Sondaggi confermati dall’esito delle elezioni regionali in Abruzzo, Basilicata e Sardegna dove il movimento aveva fatto il pieno alle elezioni politiche. Di Maio non poteva stare a guardare. Cosa avrebbe fatto? Prevedemmo che non avrebbe fatto cadere il governo perché non aveva un piano B soddisfacente. L’alleanza con il PD avrebbe richiesto una partecipazione totalitaria degli eletti democratici cosa non affatto scontata; in alternativa un governo tecnico non sarebbe stato possibile perché non ci sarebbe stata una maggioranza a sostenerlo. Le elezioni anticipate sarebbero stato ancora peggio. Di Maio oltre ad assumersi la responsabilità di interrompere la legislatura avrebbe certificato con l’esito elettorale le fosche previsioni e avrebbe probabilmente perso il ruolo di capo politico. Non gli restava dunque che attaccare in continuazione Salvini cercando di limitarne il ruolo nel governo con l’obbiettivo di far risalire i propri sondaggi e di deprimere quelli dell’avversario. Ed è stato proprio quello che ha fatto e anche molto bene, anche sull’aspetto della immigrazione clandestina e della sicurezza interna. Salvini ha potuto solo reiterare gli attacchi alla Raggi, operazione che non gli apporta vantaggio perché i Grillini blindano la sindaca e di questo se ne riparlerà solo tra due anni. Il caso Siri è piovuto sui Grillini come il cacio sui maccheroni e non se lo sono lasciato sfuggire. Qui non si tratta di garantismo o giustizialismo ma solo di sfruttare il caso giudiziario e talvolta la compiacenza dei magistrati per conquistare o conservare il potere come fece il Partito Comunista Italiano ai tempi di mani pulite. La conferenza stampa convocata da Conte in cui si annuncia la cacciata di Siri al prossimo consiglio dei ministri, se il sottosegretario non si dimetterà prima, è stato un sonoro ceffone in faccia a Salvini il quale minimizzando l’episodio ha dimostrato di avere sangue freddo e di non cedere alla irritazione facendo mosse avventate. Ma ha dimostrato anche di trovarsi in una condizione di grande debolezza. Se avesse fatto saltare il governo si sarebbe trovato a fronteggiare accuse di sostegno ad un corrotto probabilmente colluso con la mafia che sarebbero state ancora più violente se, in caso di elezioni anticipate, si fosse alleato con Berlusconi. Gli attacchi di Di Maio non finiranno però qui; aperta una breccia il cannoneggiamento continuerà. Con quali argomenti? Il primo è che una situazione così imbarazzante per il governo è stata risolta dai 5 stelle mentre la Lega proteggeva un suo uomo già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta. Poi arriverà la richiesta di spiegazioni tra la strana coincidenza della assunzione da parte di Giorgetti del figlio di Arata accusato di essere il corruttore di Siri anche per conto di Nicotera a sua volta accusato di essere un finanziatore della latitanza di Messina Denaro. In definitiva potrebbe essere insinuato il sospetto che le azioni di Siri non erano autonome e svolte all’insaputa di Salvini ma che esisteva un rapporto organico con la famiglia Arata. Difficile credere che verrà dato via libera alla flat tax ma l’altro argomento molto efficace efficace è il blocco o comunque la vanificazione delle autonomie egoistiche di alcune regioni del Nord. Questa azione dovrebbe far perdere alla Lega dei voti al nord e frenare l’ascesa di Salvini al sud condizione essenziale per vincere le elezioni, e questo lo sapeva bene Berlusconi che al sud racimolava molti voti e lasciava alla alleata lega di arare, in ricerca di consensi, le valli alpine. Cosa porterà in termine di voti questa situazione alle prossime consultazioni europee è tutto da vedere; il risultato intanto è quello di paralizzare l’azione di governo ,cosa che per ora i giallo-verdi si possono permettere perché non esiste ancora una opposizione credibile.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Il 25 aprile la festa della Liberazione

Il 25 aprile la festa della Liberazione

La festa della Liberazione è una festa divisiva? Sicuramente non lo è ma da un certo numero di anni si verificano episodi in qualche modo in controtendenza. Alcuni esponenti politici prendono le distanze dalle manifestazioni che si tengono in questa giornata, altri vengono contestati mentre partecipano ai cortei celebrativi. Questi episodi non si verificavano durante la Prima Repubblica. La Costituzione, legge fondamentale del nostro stato, nasce dalla collaborazione tra cattolici, marxisti, repubblicani e liberali, forze che hanno ispirato i gruppi partigiani. Il così detto arco costituzionale escludeva i partiti di destra in cui albergava anche qualche sentimento nostalgico. La Seconda Repubblica con l’avvento di Forza Italia, partito che insieme alla Lega Nord non contribuì alla lotta di Liberazione, e lo sdoganamento del Movimento Sociale trasformatosi in Alleanza Nazionale ha cancellato l’idea di arco costituzionale e sono nate quindi posizioni se non addirittura critiche quanto meno non uniformi al precedente comune sentire.

Per chiarire il rilievo che la lotta partigiana ha avuto nelle fondazione della Repubblica è necessario fare alcune considerazioni

Il Fascismo e l’antifascismo negli anni trenta

Negli anni trenta ed in particolare dopo la conclusione vittoriosa della guerra d’Abissinia e la fondazione dell’Impero il regima fascista conseguì il massimo del consenso popolare. Questo consenso si basava sulla concorrenza di diversi fattori che di seguito elenchiamo: una serrata ed efficace propaganda che iniziava sino dai banchi delle elementari, una condizione economica e lavorativa accettabile anche se non brillante, una sicurezza ed un ordine probabilmente più frutto della comunicazione del governo che della realtà, ma comunque percepita dai cittadini. Una serie di realizzazioni di tipo sociale come l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, l’Istituto Nazionale per gli Infortuni dei Lavoratori, le colonie montane e marine, il Consiglio Nazionale della Ricerca, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, la Riforma della scuola e dell’dell’Università. Lavori pubblici ben propagandati come il prosciugamento delle paludi pontine e altre attività anche di interesse architettonico come la trasformazione urbanistica di Roma determinata dalla costruzione della via dei Fori Imperiali, via della Conciliazione, la nuova sede dell’Università di Roma, il Foro Mussolini ed il nuovo quartiere dell’Esposizione Universale Roma. Il Regime totalitario e poliziesco era opprimente, ma se si confrontano le condanne e i confinamenti erogati dal Tribunale Speciale con quanto accadeva in Germania e in Unione Sovietica, la condizione italiana può essere considerata molto meno grave. La massa della popolazione non si occupava di politica e si limitava ad una critica bonaria condita da pettegolezzi, barzellette e satire che avevano per oggetto più gli alti gerarchi che lo stesso Mussolini. L’antifascismo militante era una attività di nicchia, coltivato da una minoranza di coraggiosi intellettuali. Solo il Partito Comunista riusciva a coinvolgere il proletariato operario ma non in modo tale da preoccupare il regime; e quando fu noto l’accordo stipulato tra Germania e Unione Sovietica dai ministri Ribentrop e Molotov le attività dei gruppi comunisti furono messe in sonno e si risvegliarono soltanto quando i Nazisti attaccarono l’Unione Sovietica. Le leggi razziali e l’alleanza con la Germania,” il nemico storico” affievolirono il consenso che però fu affossato solo dalla partecipazione dell’Italia alla Guerra Mondiale.

La guerra e la nascita del movimento partigiano

Senza la guerra il regime fascista sarebbe durato a lungo, forse anche dopo la scomparsa di Mussolini, subendo una lenta evoluzione verso la democrazia come accadde al regime Franchista. Fu l’esito di una guerra che doveva concludersi vittoriosamente in qualche settimana e che invece durò anni apportando lutti, distruzioni, povertà e fame a volatilizzare il consenso popolare al regime fascista. Quando il 26 luglio 1943 si seppe della caduta del governo e dell’arresto di Mussolini ci fu un tripudio di folle che associavano alla fine del fascismo anche quella della guerra con i suoi devastanti bombardamenti. Non c’era più un fascista disposto a lottare per ripristinare la situazione e nessuno dei 10.000 ben armati Militi di stanza a Roma al comando del Generale Galbiati mosse un dito. Le cose stavano diversamente e i tedeschi se lo aspettavano; all’annuncio dell’armistizio fatto da Badoglio l’otto settembre si affrettarono ad occupare l’Italia per utilizzarla come un campo di battaglia per tenere gli alleati lontani dal loro confine sud. Pochi giovani illusi e qualche ufficiale come Grossi, comandante di sommergibili e il principe Junio Valerio Borghese comandante della X flottiglia MAS aderirono a quel simulacro di stato che era la Repubblica di Salò. Pensavano di riscattare l’onore militare dell’Italia compromesso dal tradimento dell’alleato, ma i veri traditori erano i Tedeschi che combattevano una guerra autonoma senza avvertire il governo italiano dell’attacco alla Polonia e alla Unione Sovietica. La situazione fu invece ben compresa da eroi come Durand de la Penne, l’affondatore della Valiant, che aderì allo Stato Italiano riprendendo servizio nella Regia Marina e ai giovani che si arruolarono nell’Esercito di Liberazione che combatteva i tedeschi come forza co belligerante degli alleati. Nelle vaste zone occupate dall’esercito tedesco fu attiva una forza di guerriglieri che auto costituitasi in bande partigiane, come espressione militare dei partiti antifascisti, dette del filo da torcere alle armate germaniche presenti in Italia sotto il comando del Feld Maresciallo Kesserling. Sul piano militare questo contributo non va enfatizzato. I partigiani in numero di circa 150.000 (furono il doppio dopo la fine della guerra ma si capisce che saltare senza rischio sul carro dei vincitori era facile ) senza aviazione, forze corazzate e artiglieria pesante non potevano fare più di quello che eroicamente fecero e senza le armate anglo americane e i loro sbarchi in Sicilia , a Salerno e ad Anzio ci sarebbe stato poco da fare per liberare l’Italia Altissimo è invece il valore morale dell’impegno partigiano perché non fu lasciato esclusivamente a mani straniere il compito di riscattare l’Italia. Le brigate partigiane facevano riferimento alle forze politiche antifasciste, Democristiani, Socialisti, repubblicani, Liberali, Partito d’Azione; i più numerosi erano i comunisti. Tutti avevano lo stesso nemico che era il tedesco occupante ed il repubblichino. Diverse le finalità una volta preso il controllo della situazione. Per i comunisti l’obiettivo era istaurare una dittatura del proletariato e allearsi alla unione Sovietica; per gli altri era la istaurazione di una democrazia liberale e una alleanza con gli alleati anglo americani. Tra i comunisti c’era chi pensava di organizzare una rivoluzione armata come accadde in Grecia in modo fallimentare, ma prevalse il realismo politico di Togliatti che si rendeva conto dell’impossibilità di sconvolgere i patti di Yalta. Però, ove fosse possibile, questa soluzione sarebbe stata favorita. E la strage di Porzus in cui 17 partigiani cattolici furono trucidati nel febbraio 1945 da partigiani comunisti era funzionale a favorire che la Venezia Giulia compresa Trieste fosse ceduta al governo del Maresciallo Tito all’epoca ancora in buone relazioni con Stalin. I numerosi assassinii perpetrati dopo la fine delle ostilità per quasi un anno in Alta Italia come ben documenta Giampaolo Pansa, non furono affatto episodi di guerra civile ma stragi e vendette che nulla hanno a che vedere con le lotte partigiane e coloro che hanno cercato di nascondere o di giustificare questi fatti hanno reso un pessimo servizio al prestigio della lotta partigiana

La ricorrenza del 25 aprile oggi

La storia ha ormai dimostrato che la lotta partigiana, pur senza trascurarne l’apporto militare, ha avuto una rilevanza morale perché ha dimostrato che gli italiani nelle brigate partigiane e nell’esercito di liberazione hanno fermamente voluto che il riscatto nazionale non fosse dovuto soltanto alle preponderanti forze militari degli alleati. Diversamente dalle nazioni occupate dall’Armata Rossa si è trattata di una vera liberazione che ha garantito democrazia e sviluppo economico. Sono questi i valori che sono prevalsi, e non quelli legati alla dittatura del proletariato, che informano e sostanziano il significato democratico della nostra Repubblica. Coloro che manifestano sentimenti nostalgici, e sono fortunatamente un numero minuscolo; sono degli sciocchi che parlano di cose che non conoscono perché se avessero sentito il peso della dittatura e l’orrore della guerra sulle loro persone non si lascerebbero andare a queste manifestazioni neanche per scherzo. C’è ancora qualcuno però che forse avrebbe preferito un esito diverso della guerra partigiana e finge di vedere risorgere il fascismo solo con lo scopo di chiudere la bocca a voci non consonanti con il proprio pensiero.

Pericoli per la nostra democrazia oggi non si vedono, nondimeno bisogna essere vigilanti perché ciò che è accaduto una volta potrebbe tornare di

nuovo. Cerchiamo pertanto di celebrare questa ricorrenza senza retorica e senza contrasti nella consapevolezza che i valori di democrazia e di libertà presenti nei nostri cuori vanno coltivati con sobrietà, con attenzione e con perseveranza.

Achille Lucio Gaspari

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Le frasi celebri dei grandi uomini

 

Le frasi celebri dei grandi uomini

Difficile dire se è stata la grandezza di certi uomini a rendere famose la frasi da loro pronunciate oppure l’arguzia o la profondità o il valore storico di certe frasi ha contribuito a fare grandi coloro che le hanno pronunciate.

Alessandro Magno disse: sono grato a mio padre per vivere e al mio maestro per vivere bene. Al padre, Filippo II° re di Macedonia, doveva non solo la vita ma anche il regno; le nozioni apprese dal suo precettore erano però di fondamentale importanza. E che precettore! Aristotele uno dei più grandi filosofi dell’antichità.

Giulio Cesare era un decisionista; questo si evince anche dalle sue frasi che la storia ci ha tramandato. Il Rubicone era il fiume romagnolo a sud del quale nessun capo militare poteva transitare accompagnato dalle sue truppe pena una gravissima violazione della Costituzione della Repubblica Romana. Quando il condottiero si decise al grande passo disse “alea jacta est” ciò è il dado è tratto, nel senso di decisione presa. Il 2 agosto del 47 A.C. Cesare ottenne una straordinaria vittoria su Farnace a Zela del Ponto, stupefacente per velocità; comunicò la notizia al Senato con “veni, vidi, vici” sono arrivato, ho visto, ho vinto. Quando all’inizio della guerra civile doveva raggiungere il suo esercito già schierato nella penisola balcanica, ritenendo la traversata del mare da Brindisi a Durazzo pericolosa perché la flotta di Sesto Pompeo dominava il mare, decise di imbarcarsi sotto mentite spoglie per una traversata notturna. Essendo il mare in burrasca il capitano non voleva partire ed egli abbassando il mantello che gli copriva il capo disse “parti, tu porti Cesare e la sua Fortuna”

Marco Antonio tenne l’orazione funebre davanti al corpo martoriato di Cesare. Con un gesto teatrale tolse il lenzuolo che copriva il cadavere mostrando le ventitré ferite inferte dalle pugnalate dei congiurati, lesse il testamento di Cesare che lasciava i cittadini romani eredi delle sue fortune e poi rivolgendosi al principale artefice dell’assassinio disse “eppure Bruto è un uomo di onore”

Riccardo III° di York disarcionato dal suo cavallo mentre combatteva la battaglia di Bosworth durante la guerra delle due rose, per cercare di aver salva la vita ,ormai appiedato gridò “il mio regno per un cavallo”

Giuseppe Garibaldi, al comando dei Cacciatori delle Alpi avanzava invitto durante la terza guerra di indipendenza del 1866. Solo per lui le cose andavano bene; la flotta italiana dell’ammiraglio Persano era sta sconfitta nella battaglia di Lissa e in modo non differente le cose erano andate per l’esercito a Custoza. Fortunatamente gli alleati prussiani avevano vinto a Sadowa ponendo fine alla guerra contro l’Austria. A questo punto il generale Alfonso La Marmora ordinò all’eroe dei due mondi di fermarsi e Garibaldi rispose con un telegramma, telegraficamente succinto “obbedisco”

Gabriele D’Annunzio il poeta soldato prima di imbarcarsi su un MAS (motoscafo armato silurante) per partecipare alla beffa di Buccari interpretò la sigla di questi natanti in modo da creare un motto “Memento Audere Semper” ricordatevi di osare sempre.

E veniamo ai grandi personaggi di oggi e alle loro frasi celebri; saranno tramandate sui libri di storia? Crederlo non costa nulla!

Il Vice Presidente del Consiglio e super ministro Luigi Di Maio, dopo un consiglio dei ministri si affacciò festante al balcone di Palazzo Chigi (l’ultimo politico prima di lui ad affacciarsi da un balcone per un annuncio al popolo era stato Benito Mussolini) dichiarando “abbiamo abolito la povertà” Una cosa straordinaria abolire la povertà per delibera del consiglio dei ministri! A chi si riferiva? Alcuni pensano a lui stesso e ai numerosi senatori e deputati 5 stelle che con la loro elezione hanno conseguito uno straordinario incremento del reddito personale.

Terminiamo questo elenco con i due personaggi più importanti, due presidenti del consiglio che hanno governato senza essere passati attraverso il vaglio dell’elettorato in una elezione politica. L’uno si era cimentato in due elezioni amministrative e nelle primarie del suo partito che sono solo una consultazione privata di simpatizzanti del PD, l’altro forse non è stato eletto presidente neanche nella assemblea del suo condominio.

Renzi quando propose il suo referendum costituzionale disse “se non vinco mi ritiro dalla politica” Forse quella era una minaccia come sono soliti fare i ragazzini capricciosi che vogliono comandare nel gioco minacciando di portarsi via il pallone se non sono ubbiditi. Ma per la maggioranza dei cittadini quella era una promessa e come dicevano i latini “promissio boni viri est obligatio” la promessa di un galantuomo è un obbligo, concetto valido tuttora in ogni parte del mondo ma forse non a Firenze.

Giuseppe Conte all’inizio dell’anno ci promise “il 2019 sarà un anno bellissimo” dichiarando che ci si aspettava una crescita dell’1,5%. Quando la Banca d’Italia, la Confindustria e organizzazioni internazionali come la UE, l’OCSE, FMI tagliarono le stime a meno dello 0,5% dal governo si levarono le solite voci: siete dei gufi, con le previsioni non ci azzeccate mai. Siamo invece in recessione ,difficile raggiungere una crescita dello 0,2%. Però non siamo stati invasi dai marziani, ne è caduto sull’Italia in modo imprevedibile un gigantesco asteroide. Una spiegazione l’hanno però trovata, è la recessione internazionale. I cittadini si chiedono come mai la Gran Bretagna, la Francia e anche la Spagna hanno un incremento del PIL migliore del nostro che siamo gli ultimi in Europa; la congiuntura internazionale non vale anche per loro? A chi gli chiedeva conto della sua ottimistica dichiarazione Conte ha risposto che aveva scherzato. E’ una risposta che ci può stare dal momento che lui è stato designato da un partito fondato da un comico le cui battute fatte in teatro fanno ridere; speriamo che le sue non ci facciano piangere.

di Achille Lucio Gaspari

 

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A sud niente di nuovo

A sud niente di nuovo

Di Maio gonfio di orgoglio ha proclamato la vittoria dei 5 stelle in Basilicata. Che altro poteva dire? Due sono infatti gli obiettivi che si è prefisso con questa dichiarazione. Tenere uniti e fiduciosi gli elettori del Movimento, poiché sa bene che molti accorrono per aiutare il vincitore, ma quando le cose vanno male si allontanano rapidamente e dicono addirittura di non conoscerti. L’altra ragione è che quando una squadra va male c’è sempre qualcuno che chiede il cambio di allenatore. Così per restare in sella non si deve mai ammettere la sconfitta.

Ma lui stesso e gli altri sanno bene che la situazione è diversa da come viene presentata; e temono un aggravamento quando il 26 maggio si voterà per le elezioni Europee e per quelle della Regione Piemonte.

Il contratto del governo giallo verde giova alla Lega e danneggia i 5 stelle. Salvini pertanto, fino a che le cose andranno a questo modo, non ha alcun interesse a rompere; anche perché non ha completato l’assorbimento dell’elettorato del Cavaliere e quindi non è ancora autonomo. Di Maio deve invece resistere al timone fino a che è possibile e cercare di fare la massima ostruzione ai programmi di Salvini in maniera di trasmettergli almeno in parte il virus della sconfitta. Più difficile è invece recuperare i voti perduti, cosa verificatasi in modo particolare nelle regioni del Sud dove il Movimento era più forte. La prima cosa da fare è una analisi attenta delle ragioni del successo. Certamente lo hanno votato i NO TAP, No TEP, NO ILVA, No Olimpiadi, decrescita felice, onestà assoluta e genetica e cet. Questi ritengo che siano meno della metà degli elettori dei 5 stelle. Sono i fanatici, che vivono sempre uno stato di sovra eccitazione. Diversi voti si sono persi, non tanto perché alcune cose non sono state fatte, ma perché è difficile mantenere un elettorato in eccitazione costante; bisogna infatti trovare sempre nuovi obiettivi e nuovi nemici. I voti raccolti in sud Italia hanno però differenti motivazioni. Lo stato di abbandono di queste regioni dove impera la delinquenza organizzata, dove povertà e disoccupazione la fanno da padrone ha determinato una forte protesta e una apertura di credito al cambiamento. Verso chi si potevano indirizzare questi sentimenti? Il PD e Forza Italia che hanno a lungo governato, sono ritenuti i principali responsabili. Prima del 4 marzo neanche la Lega non era ben vista al Sud, con la sua retorica di Padania Indipendente e responsabilità di governo insieme al Cavaliere. Ora le cose sembrano essere cambiate; gli elettori dei 5 stelle volevano un cambiamento fulmineo, difficile a farsi e ricordano con preoccupazione le promesse inesaudite di Renzi.

Staccare la spina del governo è un salto nel buio. Un governo Giallo Rosso (la Roma non c’entra) è tecnicamente possibile ma difficile da realizzare. I renziani si metterebbero di traverso ma anche convincendosi per evitare elezioni anticipate, essendo il PD di Zingaretti in lieve ripresa, le condizioni che il Partito Democratico avanzerebbe sarebbero troppo gravose per essere accettate.

Quindi si navigherà a vista in attesa del 26 maggio e con un occhio all’evolversi della situazione economica.

Achille Lucio Gaspari

 

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Avvenimenti. Salvini e Toninelli, niente crisi 5S e Centrodestra li blinda. ONG, quando i soccorsi sono dubbi Bimbi sul bus, una tragedia sfiorata

Avvenimenti.  Salvini e Toninelli, niente crisi 5S e Centrodestra li blinda. ONG, quando i soccorsi sono dubbi. Bimbi sul bus, una tragedia sfiorata


Una settimana densa di avvenimenti; commentiamoli uno per uno

La votazione al Senato della Repubblica su Salvini.

Il Senato della Repubblica ha stabilito a larga maggioranza che l’azione del Ministro Salvini è stata una scelta politica dettata dalla tutela di un interesse preminente dello Stato. Dire che Salvini è stato salvato da una immunità è distorcere la realtà delle cose. Non si tratta della immunità prevista per i parlamentari e oggi abolita; si tratta di una legge costituzionale introdotta nel1989 che stabilisce la non punibilità di un ministro che commette un reato nell’interesse dello Stato, e a definire quale sia l’interesse dello Stato è esclusivamente la Camera di appartenenza. C’è da notare che la larga maggioranza è dovuta al contributo di FI, di Fratelli d’Italia e del gruppo misto. I voti della maggioranza di governo sono stati 153, dunque insufficienti per la maggioranza assoluta; che questo sia un episodio estemporaneo o un indicatore di difficoltà nella maggioranza è tutto da vedere

La mozioni di sfiducia a Toninelli

Le mozioni di sfiducia presentate dal PD e da FI contro Toninelli sono state entrambe respinte. Dire che si sia trattato da parte della lega di una restituzione della votazione fatta dai 5 stelle a favore di Salvini è una menzogna. La lega ha votato contro la mozione di sfiducia individuale perché il suo accoglimento avrebbe aperto una crisi di governo che per ora né i gialli né i verdi vogliono. E’ stato invece un errore delle opposizioni presentare queste mozioni senza avere i voti per farle approvare perché così hanno ricompattato le due forze alleate in un momento di difficoltà. Quanto a Salvini qualcuno pensa che sarebbe contrario ad una sostituzione di Toninelli anche in caso di rimpasto di governo. Il Ministro delle Infrastrutture, a torto o a ragione, per le sue incaute dichiarazioni e le sue gaffe è diventato infatti una specie di buffa macchietta che fa perdere voti ai Grillini e di converso rafforza i leghisti; un ministro così Salvini se lo tiene stretto.

La sentenza del Tribunale dei Ministri

Il giorno dopo la votazione del Senato su Salvini si è saputo che il Tribunale, accogliendo la richiesta del procuratore, cosa che non aveva fatto per Salvini, ha archiviato per Conte, Di Maio e Toninelli. Ma quando si è tenuta la Camera di Consiglio? Se è stata tenuta il giorno successivo alla votazione in Senato, va tutto bene; presa coscienza della volontà popolare (i senatori rappresentano in quanto eletti la volontà del Popolo) hanno deciso secondo logica. Infatti errare umanum est, perseverare diabolicum. Ma se la decisione dei giudici è stata tenuta prima della votazione in Senato sarà interessante leggere le motivazioni per capire come mai per il verde è stata presa una decisione e per i tre gialli una decisione opposta. Curioso sarebbe anche il fatto che questa decisione sia stata resa pubblica dopo la votazione in Senato e non prima. Perché mai? Forse si voleva evitare di influenzare il voto dei Senatori in senso favorevole a Salvini? Qualcuno pensa che sia stata una operazione politica contro Salvini e non una decisione indipendente. Fino a prova contraria riteniamo accertata la indipendenza di giudizio dei magistrati; sarà comunque interessante conoscere nei dettagli come si sono svolti i fatti.

La ONG italiana e il soccorso anomalo

Mentre il Senato si apprestava a votare sulla questioni Diciotti, una ONG battente bandiera italiana, di cui è capo quel prototipo di pacifista che è Casarin, violando ogni accordo e ogni disposizione ha preso a bordo dei clandestini che non erano in pericolo di naufragio all’interno delle acque di competenza libica e in competizione con una motovedetta libica. Poi ha fatto rotta verso Lampedusa ed è entrata in porto infrangendo il divieto di una nave da guerra. Il procuratore della repubblica di Agrigento, quello che aveva accusato Salvini dei più tremendi reati, ha confermato il sequestro della nave già disposto dalla Guardia di Finanza e ha incriminato il capitano della nave di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo ha arrestato? non sembra, gli ha imposto l’obbligo di dimore nell’isola di Lampedusa o altrove? Non lo sappiamo. L’imbarcazione sequestrata come mezzo per compiere i reati (sono almeno 2) quanto tempo resterà bloccata prima che riprovi a fare la medesima cosa? Aspettiamo e vedremo quali saranno le decisioni che Magistratura riterrà di adottare nei confronti del Capitano della nave

La tragedia sfiorata

La intelligenza, determinazione e freddezza d’animo di un dodicenne ha salvato 51 bambini e 3 maestre dal morire bruciati vivi. La bravura del ragazzino e la capacità professionale dei Carabinieri hanno impedito che si verificasse una immane tragedia; questo però non deve esimerci dal provare orrore e rabbia. Come è possibile, ci si domanda, che un soggetto a cui era stata riturata la patente per guida in stato di ubriachezza e che aveva avuto una condanna penale per molestie sessuali a una minorenne guidasse un autobus utilizzato da una scolaresca. La spiegazione data dal senegalese del folle gesto che si apprestava a compiere, “volevo vendicare gli africani morti in mare per colpa di Salvini e Di Maio” fa riflettere. Il Pd nella disperata ricerca della rivincita accusa ogni giorno Salvini di queste colpe, quando invece riducendo gli imbarchi si sono ridotti i naufragi e quindi i morti. I cittadini italiani sanno benissimo che è stato il governo Renzi a stabilire che chiunque fosse raccolto in mare da qualunque natante doveva essere portato esclusivamente in Italia. Durate questi governi di sinistra gli sbarchi sono arrivati a quasi duecentomila individui l’anno. Quali le conseguenze di questo? Aumenti di guadagni dei trafficanti, guadagni delle varie organizzazioni anche facenti riferimento alla delinquenza organizzata, che per l’assistenza ai migranti hanno guadagnato –sono parole di Buzzi- più che con il traffico della droga, mentre il tutto costava al nostro Erario 5 miliardi di euro l’anno. E’ difficile integrare 600.000 clandestini, impossibile rimandarli a casa loro. Tutto questo si deve ai governi Letta, Renzi e Gentiloni. Se il PD cerca un vero recupero di consensi e non un brodino caldo per superare la nottata delle prossime elezioni europee ,deponga le proprie posizioni ideologiche e si faccia un bell’esame di coscienza.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Nave dolce nave. Da studenti, marinai e comandanti.

Nave dolce nave. Da studenti, marinai e comandanti. 

Pronti a sfidare il mare, non tanto in termini da romanzo ma in modo pratico. Ossia come far navigare una imbarcazione, come stare al timone  di una mega nave per passeggeri, o una porta container, o forse una nave militare. Gli allievi studieranno come affrontare il mare aperto e, ancora cosa più difficile come entrare e uscire da un porto dove i traffici mercantili sono un continuo via vai. Da dove iniziare  a fare tutto ciò? Con la buona volontà e con una buona dose di umiltà e, soprattutto, vivendo in sintonia con una nave. È il caso dei giovani studenti drll’Istituto Nautico di Ortona che una volta saliti a bordo della  “San Tommaso”,  la mitica nave scuola dell’Istituto Nautico (unico istituto ad averla a disposizione) dovranno apprendere ogni dettaglio della vita da navigante, su come fare i nodi per attraccare la barca alle bitte e vericelli a come stare al timone, a come mantenere efficiente un motore che visto da vicino è colossale con cilindri e valvole enormi. “Arrivano a bordo che sono ragazzi, usciti dalle scuole medie. Incerti e sofferenti di mal di mare”, ha raccontato ai nostri microfoni il capitano Mario Diomedi, “poi in cinque anni di studio e di pratica, si diventa comandanti e direttori di macchine. Ed è con orgoglio che ci si diploma per affrontare il mare”. Studenti iper tecnologici che hanno a disposizioni simulatori di navigazione e computer ultra moderni. Ma la navigazione è quella che si insegna e si apprende sulla “San Tommaso”, ecco il loro racconto unito a quelli dei docenti e comandanti.

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Raffaele Paolucci Conte di Valmaggiore 100 anni dopo l’affondamento della Viribus Unitis

 

Raffaele Paolucci Conte di Valmaggiore 100 anni dopo l’affondamento della Viribus Unitis

Raffaele Paolucci nacque a Roma il primo giugno 1892 da Nicola ufficiale della Regia Marina nativo di Orsogna e da Rachele di Crecchio che era nata a Castrovillari perché il padre Antonio nativo di Lanciano esercitava la funzione di pretore. Egli si definiva quindi un perfetto abruzzese della provincia di Chieti. Nel 1910 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Napoli interrompendo le lezioni per adempiere come volontario al servizio militare nella Compagnia di Sanità Militare dove fu nominato sergente. Il 4 aprile 1916 si laureò a pieni voti e con lode. Della sua partecipazione alla prima Guerra Mondiale diremo in seguito.

La carriera accademica e politica

Nel1919 fu congedato dall’esercito con il grado di tenente colonnello. Il suo interesse preminente era la Chirurgia Generale e quindi frequentò le Cliniche Chirurgiche delle Università di Napoli e di Siena. Nel 1920 fu nominato assistente ordinario presso la Clinica Chirurgica di Modena. In questo periodo contribuì a fondare il reparto di chirurgia dell’ospedale di Lanciano. Alla attività chirurgica associava quella politica. Nel 1921 Dino Zanetti fonda l’associazione “Sempre pronti per la Patria e per il Re”. La associazione che contava 80.000 membri in tutta Italia era nota anche come Camicie Azzurre in quanto indossavano una camicia di colore azzurro Savoia. Paolucci divenne comandante generale di questa organizzazione comprendente reduci, mutilati e decorati. Era un raggruppamento pacifico e disarmato, creato per opporsi alle squadre fasciste. Questo elemento mette in chiaro il fatto che Paolucci, non fu mai fascista, era invece un ardente monarchico. Bisogna però tener conto che nel ventennio esisteva una diarchia tra Monarchia e Regime. Nel 1921 dietro insistenza di Giovanni Gentile pur non avendo ancora l’età legale (29 anni invece dei 30 richiesti) fu eletto deputato al parlamento tra le file del Blocco Nazionale costituito dai nazionalisti capitanati da Luigi Federzoni. Nel 1924, allora non esisteva l’aspettativa per gli incarichi parlamentari, conseguì la Libera Docenza in Patologia Chirurgica e nel 1925 ebbe l’incarico per la medesima disciplina nell’Università di Bari. Nel 1928 sposò Margherita, figlia del generale Pollio ex capo di Stato Maggiore dell’Esercito da cui ebbe Nicoletta che sposò il prof. Giovanni Marcozzi allora suo aiuto. Poiché Marcozzi divenne in seguito ordinario di Clinica Chirurgica a Perugia alcune male lingue dissero che le pubblicazioni più importanti di Marcozzi erano quelle di nozze. In realtà con grande correttezza Paolucci allontanò il genero dalla Clinica Chirurgica e Giovanni Marcozzi divenne aiuto di Pietro Valdoni allora Patologo Chirurgo a Roma. La sua carriera si deve quindi a Valdoni e Marcozzi fu richiamato a Roma a ricoprire la cattedra di Semeiotica Chirurgica quando il suocero era ormai scomparso essendo deceduto all’improvviso a soli 66 anni nel 1958.Una famigerata legge fascista imponeva che tutti i dipendenti dello Stato e quindi anche i professori universitari si iscrivessero al Partito Nazionale Fascista pena la decadenza dall’incarico. Quasi tutti i professori universitari, tranne dodici, si iscrissero al Partito facendo di necessità virtù se si può chiamare virtù il salvaguardare la propria posizione. Tra i dodici fu costretto nel 1931 a lasciare la cattedra il Clinico Chirurgo di Bologna Bartolo Nigrisoli che godeva di grande apprezzamento nella propria facoltà e nel mondo accademico chirurgico. Antonio Gasbarrini patologo medico a Bologna, conterraneo ed estimatore di Paolucci convinse la Facoltà a chiamare il prof. Raffaele Paolucci ad occupare la cattedra lasciata libera da Nigrisoli. Questo fatto determinò in Paolucci un grande imbarazzo perché non voleva apparire come un soggetto che si era avvantaggiato per le altrui disgrazie. Per accettare la chiamata pretese di conoscere l’opinione del rettore che era favorevole e si decise solo dopo che con grande generosità e nobiltà d’animo Nigrisoli tenne un discorso in facoltà favorevole alla di lui chiamata. Fino al 1943 fu riconfermato deputato nelle file del Partito Nazionale Fasciata e dal 1924 esercitò la funzione di vice presidente della Camera dei Deputati. Nel settembre del 1935 fu richiamato alle armi e partecipò alla guerra di Etiopia al comando dell’ambulanza chirurgica speciale. Nell’ospedale da lui organizzato furono operati non soltanto i feriti italiani ma anche quelli abissini e pazienti della popolazione civile vittime di traumi e di malattie. Rientrato in Italia fu nominato colonnello e in seguito maggiore generale medico per meriti speciali. Durante il secondo conflitto mondiale fu richiamato in servizio operando presso la Direzione Generale della Sanità Militare della Marina mantenendo l’incarico sino all’8 settembre del 1943. Essendo come abbiamo detto monarchico e non fascista seguì il Re nel regno del Sud e riprese l’incarico di generale medico con il Regio Esercito. Con la nascita della Repubblica fu epurato per breve tempo da ogni incarico. Reintegrato nei diritti civili fu chiamato a dirigere la Clinica Chirurgica nell’Università di Roma. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di un trattato di chirurgia in cinque volumi eseguì oltre trentamila interventi chirurgici. Dedicò i suoi interessi alla chirurgia addominale e toracica ed era nota la sua accuratezza, atraumaticità ed eleganza mostrate durante le operazioni. Di grande cultura e dotato di una non comune capacità oratoria teneva splendide lezioni di Clinica Chirurgica frequentate non solo da studenti e colleghi ma anche da personalità della cultura. Ebbe numerosi e valorosi allievi. Abbiamo già ricordato Marcozzi; tra i tanti dobbiamo ricordare due figure di grande spicco. Ettore Ruggeri Clinico Chirurgo a Napoli e Giorgio Di Matteo Clinico Chirurgo alla Sapienza nonché pro rettore e presidente della Società Italiana di Chirurgia così come il suo maestro era stato vice presidente dell’International Society of Surgeons. Poiché gli invidiosi non mancano mai, un primario chirurgo del policlinico abile anche a tentare di ferire con la lingua soleva definirlo come l’affondatore che non sa affondare il duodeno e durante le festività natalizie, comprata una zampogna da un pastore abruzzese, gliela regalò alludendo al fatto che gli abruzzesi non sono altro che pastori. Non sapeva evidentemente che quando Andrea Bafile, capitano abruzzese della Marina, caduto sul Piave, medaglia d’oro alla memoria fu tumulato alle pendici della Maiella Madre gli elogi funebri furono tenuti da Paolucci e da D’Annunzio che erano tutt’altro che pastori. Ripresa anche l’attività politica fu eletto senatore nella seconda legislatura e deputato nella terza per pochi mesi prima della morte; in quell’Aula sedevano vicini l’eroe abruzzese e la Medaglia d’oro Luigi Durand de la Penne che il 19 dicembre 1941 aveva affondato nel porto di Alessandria la corazzata inglese Valiant. In questo consesso conobbe Remo Gaspari, anche lui alla sua seconda legislatura che ne riportò una forte impressione come quella di un personaggio che metteva la sua attività di medico e di servitore della patria al di sopra di tutto. Riposa ad Orsogna secondo le sue volontà espresse alla madre in una lettera prima dell’impresa di Pola. Se fosse morto con onore voleva infatti essere sepolto ad Orsogna da cui lo sguardo spazia dalla Maiella al mare.

 

Paolucci nella prima Guerra Mondiale

Richiamato in servizio il 4 gennaio 1915 e destinato ad un ospedale sito sul Carso, ottenne una medaglia di bronzo per meriti sanitari. Laureatosi in Medicina fu nominato tenente medico presso l’ottavo reggimento bersaglieri e, su sua richiesta, trasferito in marina. Assegnato al comando superiore dei MAS guidato dal capitano di vascello Costanzo Ciano partecipò allo sviluppo di tecniche di immersione subacquea allo sviluppo delle quali il suo contributo medico fu essenziale. Partecipò alla realizzazione di speciali mezzi d’assalto costituiti da torpedini semoventi chiamate mignatte ideate dal maggiore del genio navale Raffaele Rossetti. I due intrepidi marinai dopo sette ore di immersione penetrarono il 1 novembre 1918 nel porto di Pola e affondarono la nave appoggio Wien e la corazzata Viribus Unitis le cui ancore adornano ora l’ingresso del Ministero della Marina che dà sul Lungotevere. Collocati gli ordigni i due marinai emersero e avvertirono il comandante della corazzata che la nave sarebbe saltata in aria per cui facesse mettere in salvo i marinai. Non avendo i mezzi per procedere da soli gli austriaci chiesero dove esattamente era collocata la torpedine e al loro rifiuto Paolucci e Rossetti furono rinchiusi all’interno della nave da cui furono poi tirati fuori qualche minuto prima che si verificasse l’esplosione. Anche Durand de la Penne e il suo compagno Bianchi avvertirono Morgan, comandante della Valiant che la nave era minata e che poteva mettere in salvo i marinai. Anche loro che si rifiutavano di dare ulteriori informazioni furono rinchiusi in una cabina. Gli inglesi però, meno cavallereschi degli austriaci, ce li lasciarono dentro fino all’affondamento della corazzata da cui si salvarono miracolosamente.

Paolucci e Rossetti, presi prigionieri e liberati il 5 novembre furono insigniti della medaglia d’oro. A questa onorificenza per Paolucci vanno aggiunte una medaglia d’oro al merito della croce rossa italiana e medaglie degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Polonia e la Legione d’onore francese tutte per meriti di guerra. Non mancò qualche critico che osservò che se le navi austriache non fossero state affondate sarebbero state preda di guerra e quindi Paolucci e Rossetti avevano affondato navi che stavano per diventare italiane. A prescindere dal fatto che il primo novembre, pur andando bene le cose per l’esercito italiano, non era ancora noto quando la guerra sarebbe finita, si devono considerare due cose. La prima è che Paolucci e Rossetti compirono una impresa di eccezionale difficoltà rischiando la propria vita. La seconda è che non è affatto detto che quelle navi sarebbero state consegnate all’Italia. Bisogna ricordare che il presidente americano Wilson, il principale autore della “vittoria mutilata” si opponeva alla sovranità dell’Italia sull’Istria e la Dalmazia e sosteneva la creazione dello stato jugoslavo che con molta probabilità si sarebbe appropriato di quelle navi che avrebbero continuato quindi ad essere una minaccia per la libera navigazione dell’Italia nell’Adriatico.

A dieci anni dalla scomparsa una statua fu eretta ad Orsogna in ricordo di Raffaele Paolucci. Alla inaugurazione del monumento erano tra gli altri presenti i Professori Di Matteo, Stefanini e Valdoni. La bella cerimonia fu presieduta dal Ministro delle Poste e dal Sottosegretario all’Interno,Spataro e Gaspari ,entrambi abruzzesi.

 

 

 

 

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Dove va in Governo giallo-verde?

Dove va in Governo giallo-verde?

Le elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna hanno rappresentato in parte la controprova dei sondaggi sulla consistenza del favore che le forze politiche godono attualmente presso gli elettori. Il Centro Destra ha vinto nettamente, il Centro Sinistra si è posizionato, sia pur ampiamente distaccato, al secondo posto e il movimento 5 stelle ha avuto un crollo verticale. E’ pur vero che le elezioni politiche sono diverse da quelle amministrative e in queste ultime il Movimento ha una resa peggiore. Il crollo dei consensi è però evidente e considerevole e dire che in Sardegna i Grillini hanno guadagnato l’11% perché nella consultazione precedente non erano presenti è una battuta che non fa ridere. Nel Centro Destra, al netto delle numerose liste alleate, il trend è chiaro: la Lega cresce molto, Fratelli d’Italia avanza moderatamente e Forza Italia perde, dimezzando i propri voti. Più difficile valutare il risultato del Centro Sinistra. I dati parlano di un 30% nelle due regioni, il PD però arretra e la crescita è determinata sia dal concorso di numerose liste, sia dal personale prestigio dei due candidati alla presidenza.

L’effetto Zingaretti

Le primarie e la elezione del nuovo segretario hanno dato un certo effetto spinta al PD; il partito sembra aver recuperato le perdite ulteriori subite dopo le elezioni politiche ed è ritornato al 18 % che caratterizzò il risultato del 4 marzo. Nelle politiche del 2013 il movimento 5 stelle prese il 25% e il PD poco meno, quindi il 7% in più del Movimento nel 2018 (32 invece di 25) sembra provenire in modo consistente dal PD (18 invece di 25). Negli attuali sondaggi il 10% in meno dei 5 Stelle non sembra essere tornato al PD e solo scarsamente alla Lega che invece ha drenato in modo particolare consensi da Forza Italia; è evidente che i delusi si siano rifugiati nell’astensione. Cosa potrà ottenere il PD in futuro? Il lavoro di Zingaretti, che punta a tornare ad un dualismo Centro Sinistra contro Centro Destra si presenta difficile. La stagione dell’Ulivo che metteva insieme coalizioni in grado di vincere le elezioni ma incapaci di governare è difficile che possa essere rinnovata. Le elezioni europee, anche se una legge elettorale strettamente proporzionale non favorisce le coalizioni, ci darà qualche indicazione non solo sui risultati del PD ma anche sulla presenza eventuale del Listone proposto da Calenda. Zingaretti deve controllare le numerose correnti interne tacitandole ma mantenendole in sub ordine per non annacquare la novità presentata dalla sua elezione. La difficoltà maggiore la avrà con Renzi; l’attivismo di quest’ultimo che gira l’Italia come una trottola per presentare il suo libro non promette niente di buono. Dichiarava che avrebbe lasciato la politica dopo il flop del referendum, ma il bullo di Rignano sull’Arno si guarda bene di seguire l’esempio di un signore come Cameron. Controlla ancora discretamente i gruppi parlamentari, in particolar modo il Senato, anche se le defezioni e i passaggi di campo sono la regola in politica. Probabilmente ha in mente di farsi un partito sul modello di Macron, puntando su quell'’lettorato di Forza Italia che non vuol passare alla Lega. Operazione che forse avrebbe avuto successo dopo il 41% del 2014 ma che ora è destinata ad un risultato modesto. Consentitemi, in questo ragionamento di respiro nazionale, di fare una piccola riflessione locale

Renzi a Pescara

Presentando il suo libro recentemente a Pescara, Renzi che da Presidente del Consiglio aveva preso accordi in Europa perché fossero portati esclusivamente nei porti italiani tutti gli immigrati clandestini recuperati da ogni nave presente nel Mediterraneo , ha attaccato Salvini sulla politica migratoria della lega facendo riferimento agli immigrati italiani che partivano con le valigie di cartone per andare nelle Americhe, in Australia e in Belgio a fare i minatori e a morire nelle infuocate gallerie della miniera di carbone di Marcinelle. Queste parole sono una offesa per i parenti degli emigrati e per tutta la comunità abruzzese devastata dalla emigrazione prima che la crescita economica favorita dalla DC mettesse un freno a questa emorragia. Come nipote di un emigrato ho il diritto di indignarmi. Mio nonno non è arrivato su un barcone a New York e non è stato ospitato in una residenza o in un albergo a non fare nulla. Ha dovuto presentare richiesta all’ambasciata statunitense, depositare i suoi documenti, essere sottoposto a visita medica e tenuto in quarantena su Ellis Island all’arrivo. E poi trovarsi subito un posto di lavoro per guadagnarsi da vivere per lui e la famiglia lasciata in Italia. La stessa trafila la hanno sopportata tutti gli emigrati abruzzesi. Per questo offensivo paragone avrebbe meritato di essere preso a metaforici calci nel sedere; non so se qualcuno dei presenti abbia protestato, ma è noto che i cittadini hanno i dirigenti politici che si meritano.

 

Il governo giallo verde di fronte al caso TAV

I dati sono chiari; per ora questa anomala alleanza fa bene alla Lega e male al Movimento 5 stelle. Salvini per ora non ha alcun interesse a modificare questo stato di cose che gli frutta un aumento di consensi e soprattutto un prosciugamento di Forza Italia. Come ai bei tempi del Cavaliere che dominava incontrastato. E’ evidente che una trattativa con Berlusconi lo può solo danneggiare. Con la Meloni è diverso; al momento opportuno la può imbarcare nel governo o assorbirla in una sorta di nuovo PDL. Se le cose proseguissero così potrebbe continuare con la alleanza anche dopo le elezioni europee. Ma c’è il pericolo del contagio. Se l’immobilismo del governo e il peggioramento della economia cominciassero a fargli pagar dazio, dovrà staccare la spina per andare a nuove elezioni o per posizionarsi comodamente sulla sponda della opposizione nel caso improbabile che 5 stelle e PD vogliano formare un governo insieme. Intanto si tratta di superare gli scogli del 20 e 21 marzo. Prevedere che le richieste di processo per Salvini e di sfiducia per Toninelli saranno respinte è un facile esercizio. Difficoltà consistenti deve affrontare Di Maio; la perdita di consensi e il sommarsi delle sconfitte cominciano a pesare sulla sua leadership. Deve cercare di invertire il trend. La cosa più facile da fare è stoppare la crescita della Lega e se possibile spingerla verso un ridimensionamento. La Lega infatti è cresciuta perché ha realizzato alcuni dei suoi programmi (immigrazione, decreto sicurezza, legittima difesa). Bisogna pertanto bloccare tutte le altre leggi che stanno a cuore a Salvini ed equipararlo in una gara alla rilevanza presso la pubblica opinione che per ora Salvini sta vincendo. Questa è una operazione che si può fare senza rompere il patto di governo. Ma cosa fare per arrestare le perdite e recuperare i consensi? Quanto accade non è causato da un freno al contratto di governo. I tanti no del Movimento (no alle olimpiadi, no alla TAV, no alla TAP, no ai vaccini,) E il sì alla decrescita felice sono sostenuti da una minoranza limitata di elettori rivoluzionari, che vivono in una condizione di eccitazione emotiva. Non rappresentano molti voti e comunque devono essere tenuti in un perenne stato di eccitazione suscitandogli contro sempre nuovi nemici; la cosa non è facile. Il resto dei voti, ed in particolar modi quelli conquistati al sud, sono dovuti in parte alla protesta per una insoddisfazione delle condizioni presenti e in parte al reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda quest’ultimo provvedimento, ammesso pure che possa combattere la povertà, cosa tutta da dimostrare, bisogna rendersi conto che l’elettorato non ti vota mai per gratitudine delle cose avute, ma per le promesse di cose nuove da ottenere; invece ti toglie il voto se pensa che avresti potuto fare di più o hai peggiorato in qualche modo la sua condizione economica. Se gli elettori votassero per gratitudine di quanto ottenuto non avrebbero mai cancellato dall’agone politico i partiti dell’arco costituzionale che hanno realizzato cose rispetto alle quali il reddito di cittadinanza è inesistente. Di Maio si trova dunque a risolvere un difficile rebus. Se non frena la Lega e continua a perdere consensi rischia di dover abdicare alla sua posizione di potere. Deve pertanto preparare un piano B se Salvini staccherà la spina o se deciderà lui stesso di staccarla. E questo piano B non può prevedere altro che un governo con il PD o una alleanza elettorale con il PD. Il rischio di una implosione non è quindi solo qualcosa di improbabile e di immaginario.

 

di Achille Lucio Gaspari

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