L’Osservatorio

Il 40% degli anziani italiani aiuta economicamente i figli

 Il 40% degli anziani italiani (over 65) aiuta economicamente i figli e gli altri membri della famiglia, contro la media europea del 24%. Lo rileva Ipsos in un sondaggio. Il 77% degli anziani ritiene di sentirsi ancora utile all'interno della vita famigliare: il 35% bada ai nipoti, il 25% aiuta nelle incombenze domestiche. Gli anziani italiani sono anche quelli che mettono da parte più soldi in Europa: il 54% dichiara di riuscire a risparmiare, seguiti dal 47% della Germania, il 44% della Francia e il 41% del Belgio

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Scuola, le date del rientro tra i banchi

 I primi a ritornare a scuola saranno, proprio domani mattina, gli studenti dell'Alto Adige: tra le ore 8 e le 9 la campanella trillera' per i 92.302 iscritti nelle varie scuole e istituti della provincia piu' a nord d'Italia che sara' anche l'ultima a terminare l'anno scolastico, il 14 giugno del prossimo anno. Nel frattempo la provincia autonoma di Bolzano, in attesa del decreto Milleproroghe, ha deciso di prorogare l'entrata in vigore dell'obbligo vaccinale al 31 gennaio 2019, pena esclusione da asili nido e scuole materne. In provincia di Bolzano l'istruzione e' suddivisa per i tre gruppi linguistici (italiano, tedesco e ladino).

Gli studenti altoatesini che domani riprenderanno le lezioni saranno oltre 92mila. Due terzi degli studenti complessivi frequenta le scuole in lingua tedesca (66.575), 22.474 sono quelli iscritti a quelle in lingua italiana e 3.253 a quelle in lingua ladina. Per le scuole di tutti e tre i gruppi linguistici le cifre degli iscritti fanno registrare una crescita rispetto all'anno precedente che si attesta su circa 900 totali. All'inizio di settembre del 2017, infatti, i bambini e ragazzi che frequentavano le scuole in lingua italiana erano 22.072, in 66.180 quelle in lingua tedesca e 3.178 quelle ladine (totale 91.430). I dati relativi alle scuole in lingua italiana sono, 3.615 i bambini iscritti alle scuole dell'infanzia, 6.391 gli alunni che frequenteranno le scuole elementari, 4.093 le scuole medie, 6.344 le superiori e 2.031 gli iscritti alla formazione professionale. Quest'anno si celebrano i 70 anni dalla nascita della scuola ladina paritetica e plurilingue, nella quale l'italiano e il tedesco hanno lo stesso peso. Gli istituti ladini si trovano nei centri della Val Gardena e della Val Badia. La lingua ladina e' insegnata fin dal 1948 anche se inizialmente erano previste poche ore alla settimana. Il trend generale della presenza di studenti nella scuola ladina e' in aumento. L'ultima regione che ritornera' a scuola sara' la Puglia, il 20 settembre. Dopo l'Alto Adige la campanella suonera', il 10 settembre in Abruzzo (le lezioni termineranno l'8 giugno 2019), Basilicata (12/6), Friuli Venezia Giulia (12/6) e Piemonte (8/6), il 12 in Campania (8/6), Lombardia (8/6), Trentino (8/6), Umbria (8/6), Sicilia (11/6), Valle d'Aosta (12/6) e Veneto (8/6), il 13 nel Molise (8/6), il 17 in Calabria (8/6), Emilia Romagna (7/6), Toscana (10/6), Lazio (8/6), Liguria (11/6), Marche (8/6) e Sardegna (8/6) e il 20 in Puglia (12/6)

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Indice di Appeal Sindacale, la graduatoria delle regioni italiane

Sono tre le regioni a guidare la graduatoria dell'Indice di Appeal Sindacale (IAS) realizzata dall'Istituto Demoskopika sulla base di tre livelli di gradimento, alto, medio e basso. Due gli indicatori individuati: il numero di iscritti alle principali organizzazioni sindacali ogni mille occupati per regione e le persone di 14 anni e piu' per attivita' gratuita per un sindacato ogni mille persone residenti over 13 anni per regione. La Basilicata prima su tutte, con un punteggio complessivo pari a 115,48 si posiziona in cima alla classifica delle realta' regionali "piu' sindacalizzate" guidando l'area del livello alto di appeal. A pesare significativamente il primo posto ottenuto nella "geografia" degli iscritti: ben 717 tesserati per mille occupati. Sul podio, al secondo posto, si colloca la Toscana totalizzando un risultato complessivo pari a 110,35 punti "condizionato" positivamente dal primato quale realta' territoriale piu' virtuosa in relazione ai volontari: 16 persone di 14 anni per mille residenti over 13 anni. A chiudere il medagliere dell'appeal sindacale la Sicilia con 108,4 punti. Nell'area del livello alto altre due realta' regionali, Calabria e Liguria, rispettivamente con 107,77 e 107,14 punti. Nell'area di livello medio trovano spazio dieci regioni: Molise (103,9 punti), Sardegna (102,46 punti), Lazio (101,86 punti), Emilia Romagna (100,75 punti), Puglia (99,42 punti). E, ancora, Abruzzo (99,26 punti), Veneto (98,96 punti), Friuli Venezia Giulia (98,83, punti), Lombardia (97,04 punti) e Marche (95,5 punti). 

Sono tre le regioni a guidare la graduatoria dell'Indice di Appeal Sindacale (IAS) realizzata dall'Istituto Demoskopika sulla base di tre livelli di gradimento, alto, medio e basso. Due gli indicatori individuati: il numero di iscritti alle principali organizzazioni sindacali ogni mille occupati per regione e le persone di 14 anni e piu' per attivita' gratuita per un sindacato ogni mille persone residenti over 13 anni per regione. La Basilicata prima su tutte, con un punteggio complessivo pari a 115,48 si posiziona in cima alla classifica delle realta' regionali "piu' sindacalizzate" guidando l'area del livello alto di appeal. A pesare significativamente il primo posto ottenuto nella "geografia" degli iscritti: ben 717 tesserati per mille occupati. Sul podio, al secondo posto, si colloca la Toscana totalizzando un risultato complessivo pari a 110,35 punti "condizionato" positivamente dal primato quale realta' territoriale piu' virtuosa in relazione ai volontari: 16 persone di 14 anni per mille residenti over 13 anni. A chiudere il medagliere dell'appeal sindacale la Sicilia con 108,4 punti. Nell'area del livello alto altre due realta' regionali, Calabria e Liguria, rispettivamente con 107,77 e 107,14 punti. Nell'area di livello medio trovano spazio dieci regioni: Molise (103,9 punti), Sardegna (102,46 punti), Lazio (101,86 punti), Emilia Romagna (100,75 punti), Puglia (99,42 punti). E, ancora, Abruzzo (99,26 punti), Veneto (98,96 punti), Friuli Venezia Giulia (98,83, punti), Lombardia (97,04 punti) e Marche (95,5 punti). 
Il territorio piu' disincantato dal ruolo delle sigle sindacali e' il Piemonte che ha totalizzato complessivamente solo 88,93 punti, immediatamente preceduto dalla Valle d'Aosta e dalla Campania rispettivamente con 92,05 punti e con 93,63 punti. Nell'area delle maggiori sfiduciate, infine, anche l'Umbria (94,58 punti) e il Trentino Alto Adige (95,11 punti).  

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Istat, Pil in aumento dello 0,2% nel secondo trimestre

Nel secondo trimestre del 2018 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, e' aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell'1,2% nei confronti del secondo trimestre del 2017. Lo ha reso noto l'Istat. La crescita congiunturale del Pil diffusa il 31 luglio 2018 era stata dello 0,2% mentre quella tendenziale era stata dell'1,1%. Il secondo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in piu' rispetto al secondo trimestre del 2017. La variazione del Pil acquisita per il 2018 e' pari a +0,9%

Rispetto al trimestre precedente, ha spiegato l'Istat, tutti i principali aggregati della domanda interna hanno registrato aumenti, con una crescita dello 0,1% dei consumi finali nazionali e del 2,9% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono cresciute dell'1,8%, mentre le esportazioni sono diminuite dello 0,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,6 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo sia dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (Isp), sia della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (Ap) e un contributo positivo di 0,5 punti percentuali degli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,2 punti percentuali, mentre l'apporto della domanda estera netta e' risultato negativo per 0,5 punti percentuali. L'Istat ha infine registrato andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto dell'industria e dei servizi pari, rispettivamente, a +0,3% e +0,2%, mentre il valore aggiunto dell'agricoltura e' diminuito dell'1,4%.

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Studio Ancot, è la Lombardia la prima regione per le detrazioni universitarie

Spese universitarie da 'scontare' al top in Lombardia, con 1.510 euro a studente; ultimo posto in Sardegna dove il costo delle tasse universitarie e delle altre voci che danno diritto alle detrazioni arrivano a 930 euro. Da un'analisi condotta dall'Ancot, l'Associazione nazionale consulenti tributari, su dati del ministero delle Finanze emerge che in Italia, sulla base delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2017 riferite ai redditi del 2016, sono stati complessivamente 1,5 milioni di contribuenti che hanno indicato le spese sostenute per l'istruzione universitaria per un ammontare di 1,9 miliardi di euro. In media, quindi, ogni richiedente ha dichiarato spese pari a 1.220 euro. Tornando alla classifica, dietro la Lombardia, per spesa universitaria indicata nella dichiarazione dei redditi figurano: Veneto 1.370 euro; Trentino Alto Adige (provincia autonoma Trento) 1.370 euro; Valle d'Aosta 1.350 euro; Emilia Romagna 1.330 euro; Liguria 1.320 euro; Piemonte 1.270 euro; Friuli Venezia Giulia 1.260 euro; Lazio 1.190 euro; Trentino Alto Adige (provincia autonoma Bolzano) 1.180 euro; Toscana 1.170 euro; Campania 1.120 euro; Molise 1.120 euro; Sicilia 1.090 euro; Marche 1.090 euro; Calabria 1.060 euro; Umbria 1.050 euro; Basilicata 1.050 euro: Abruzzo 1.040 euro; Puglia 1.020 euro e Sardegna 930 euro. La Lombardia si posiziona al primo posto anche per numero di dichiarazioni dei redditi che contengono spese universitarie (230.827), seguita a grande distanza dal Lazio (164.376) e dalla Campania (162.649). La spesa complessiva contenuta nelle dichiarazioni dei redditi delle prime tre ragioni ammonta a più di un terzo del totale di 1,9 miliardi. In particolare nelle dichiarazioni dei redditi in Lombardia la spesa per istruzione universitaria ammonta a 349 milioni, a cui si aggiungono 196 milioni del Lazio e 182,5 milioni della Campania per un totale di 727,5 milioni.

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Istat, nel secondo trimestre dell’anno il fatturato in aumento dello 0,7%

 Nel secondo trimestre 2018 l'Istat ha stimato che l'indice destagionalizzato del fatturato dei servizi ha registrato un aumento congiunturale dello 0,7%, in accelerazione rispetto alla crescita rilevata nel primo trimestre 2018. E' quanto si apprende dal report diffuso oggi. Variazioni congiunturali positive si sono registrate nei settori del Commercio all'ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+1,1%), delle attivita' dei servizi di alloggio e ristorazione (+0,5%) e del trasporto e magazzinaggio (+0,4%). Si sono rilevate invece flessioni nei settori delle agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (-0,8%), dei servizi di informazione e comunicazione (-0,2%) e delle Attivita' professionali, scientifiche e tecniche (-0,1%). 

Secondo il report dell'Istat, nel secondo trimestre del 2018 l'indice generale del fatturato dei servizi e' cresciuto del 2,7% in termini tendenziali, con aumenti diffusi a quasi tutti i settori. Gli incrementi piu' consistenti si sono registrati per il commercio all'ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+3,7%), le agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (3,0%), le attivita' dei servizi di alloggio e ristorazione (+2,4%), il trasporto e magazzinaggio (+1,9%) e per i servizi di informazione e comunicazione (+0,3%). Una lieve flessione e' stata registrata nelle attivita' professionali, scientifiche e tecniche (-0,5%). 

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Record storico per le vendite dello spumante italiano all’ester

Record storico per le vendite dello spumante italiano all'estero, che nel 2018 fanno segnare un aumento del 14% in valore rispetto all'anno precedente. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istatrelativi ai primi cinque mesi dell'anno, in occasione dell'inizio - con dieci giorni d'anticipo - della vendemmia del Prosecco: le condizioni climatiche attuali "spingono infatti molti ad accelerare le operazioni di raccolta in quei vigneti in cui le uve hanno raggiunto caratteristiche ottimali prima del ritorno del maltempo". Fuori dai confini nazionali - precisa la Coldiretti - i consumatori piu' appassionati dello spumante italiano sono gli Usa, seguiti dalla Gran Bretagna e a distanza dalla Germania. Ma significativa e' soprattutto la crescita del 20% delle vendite in Francia, patria dello champagne. Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo oltre al Prosecco figurano anche l'Asti e il Franciacorta. "Un successo che - precisa la Coldiretti - spinge lo spumante italiano sui mercati internazionali dove le esportazioni erano risultate pari a 1,36 miliardi nell'intero 2017". "La domanda estera e' una ottima premessa per la vendemmia che - stima la Coldiretti - si prospetta di buona qualita' con un raccolto in aumento dal 10 al 20% rispetto allo scorso anno con l'Italia al primo posto nel mondo come Paese produttore di bollicine con un quantitativo che sfiora 700 milioni di bottiglie, di cui circa due su tre di Prosecco. Nonostante cio' - continua la Coldiretti - risulta ancora troppo elevato il differenziale di prezzo medio per bottiglia rispetto alle bollicine transalpine che spuntano quotazioni medie molto superiori". A pesare e' il fatto che, "con il successo, crescono le imitazioni in tutti i continenti a partire dall'Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi, senza parlare delle imitazioni presenti dalla Russia al Sud America che rischiano di essere legittimate dai negoziati in corso con i Paesi del Mercosur".

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Consumi, il clima pazzo taglia la dieta mediterranea

Il clima pazzo fa crollare i raccolti degli alimenti Made in Italy alla base della dieta mediterranea con tagli che vanno dal 10% del grano per pane e pasta al 9% per il pomodoro da destinare a pelati, polpe, passate, concentrato e sughi pronti, ma una produzione contenuta si prevede anche per l’olio di oliva mentre il miele si stima praticamente dimezzato rispetto alla media degli ultimi anni con api stressate dall’andamento del meteo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti nel tracciare il bilancio delle anomalie climatiche che hanno decimato i raccolti, distrutto coltivazioni, abbattuto alberi abbattuti e allagato le aziende ma anche provocato frane, smottamenti e alluvioni in un 2018 che si è classificato fino ad ora come l’anno più bollente dal 1800, anno in cui sono iniziate le rilevazioni, con una temperatura superiore di 1,46 gradi rispetto alla media storica nei primi sette mesi dell’anno. Un impatto pesante per le imprese agricole e per i consumatori in un momento in cui - sottolinea la Coldiretti - si registra uno storico ritorno dei prodotti base della dieta mediterranea nel carrello. 

Soprattutto per il maltempo, con piogge insistenti nelle fasi di preraccolta investite da vere e proprie bombe d'acqua, in Italia produzione di grano evidenzia una diminuzione generale di circa il 10% rispetto allo scorso anno, ma la qualità è salva grazie a un buon contenuto proteico secondo la Coldiretti. In calo anche il raccolto in Europa dove la siccità ed il caldo hanno "bruciato" la produzione di grano tenero per pane e biscotti del 10% rispetto allo scorso anno mentre per il grano duro destinato alla pasta la riduzione è contenuta al 4%.

A livello internazionale - precisa la Coldiretti - la produzione peraltro è in sofferenza dalla Russia all’Ucraina, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia alla Turchia.La raccolta del pomodoro da destinare a pelati, polpe, passate, concentrato e sughi pronti è ancora in atto lungo lo Stivale con una riduzione stimata di almeno il 9% rispetto allo scorso anno, sulla base delle prime indicazioni dell’associazione mondiale dei trasformatori di pomodoro. Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4,75 milioni di tonnellate, con i primi dati che evidenziano una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. L’Italia - continua la Coldiretti - è il principale produttore dell’Unione Europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana

La raccolta delle olive deve ancora iniziare in Italia ma già si contano i danni dei recenti nubifragi che hanno fatto cadere le olive a terra dopo che il gelo invernale ha spaccato la corteccia, bruciato le gemme e spogliato dalle foglie di milioni di piante con danni incalcolabili dopo che lo scorso anno la produzione di olio di oliva stimata era già scesa attorno ai 320 milioni di chili in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio.Per la produzione di miele del 2018 si stima - sostiene la Coldiretti - un calo del 50% rispetto alla media degli ultimi anni per l’effetto del clima pazzo che ha stressato le api e compromesso le fioriture. Siamo di fronte - sottolinea la Coldiretti - a un crollo a macchia di leopardo della raccolta, dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Liguria alle Marche fino alla Sardegna e alla Lombardia, con punte anche dell’80% in meno rispetto alla media per alcune tipologie. Un allarme che si affianca all’impegno a lavorare per contrastare i cambiamenti climatici perché - conclude la Coldiretti - come sosteneva Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

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Coldiretti, colture decimate da un agosto pazzo 

Sale il conto dei danni alle campagne dell'ultima ondata di maltempo di un pazzo agosto che ha colpito a macchia di leopardo da nord a sud con grandine, bombe d'acqua e nubifragi che ha distrutto le coltivazioni prossime alla raccolta. E' quanto emerge dal bilancio tracciato dalla Coldiretti sugli effetti di una perturbazione anomala che ha spezzato l'estate con milioni di euro di danni e la necessità di avviare le verifiche per la dichiarazione dello stato di calamità nelle aree colpite. Diverse decine di ettari tra meleti, vigneti e grano saraceno - sottolinea la Coldiretti - sono stati investiti da una tempesta di ghiaccio ha colpito i comuni tra Ponte in Valtellina, Chiuro e Teglio in Lombardia con la raccolta delle mele appena entrata nel vivo mentre in Emilia Romagna ammontano ormai a centinaia di migliaia di euro i danni all'agricoltura nella zona di Sesto Imolese, Medicina e Castel Guelfo dove sono caduti chicchi di grandine della dimensione di grosse noci su frutteti, pere, mele e kiwi. In Sardegna - continua la Coldiretti - le ultime piogge sono state il colpo di grazia per molte colture stressate in un mese di agosto che si classifica come il più piovoso sull'isola da quando si raccolgono i dati (1922).

Terreni allagati, frutti devastati - spiega la Coldiretti - dalla troppa acqua, dalla forza delle precipitazioni e dalle grandinate, oltre che invase dai funghi che in queste condizioni trovano il proprio habitat naturale e possono proliferare tranquillamente con milioni di euro di perdite per l'agricoltura sarda. In Basilicata le ultime piogge violente ed intense hanno messo in ulteriore difficoltà l'agricoltura di una vasta zona dei Comuni di Palazzo San Gervasio, Banzi, Maschito, Montemilone e Venosa dove la coltura maggiormente danneggiata è il pomodoro da industria ed i danni, da una prima e sommaria verifica dei tecnici della Coldiretti, superano il 30% delle produzioni.

In Puglia i violenti rovesci dopo aver colpito il Salento, hanno interessato la provincia della BAT con epicentro a Spinazzola e Minervino Murge dove - sottolinea Coldiretti - grandine e nubifragi hanno reso impraticabili le campagne, colpendo frutteti, vigneti, coltivazioni di pomodoro da industria e oliveti. Una vera strage per le pregiate uve Primitivo in provincia di Taranto dove, secondo quanto accertato dalla Coldiretti Jonica, una bomba d'acqua e vento ha danneggiato il 60% della produzione.

Nel Lazio - continua la Coldiretti - gravissimi i danni riportati dalle aziende, con raccolti decimati, coltivazioni distrutte, recinzioni abbattute, alberi spezzati dal vento, serre e capannoni divelti. Colpiti in particolare frutteti e vigneti, prossimi alla raccolta. Tra le zone più danneggiate quella di Tarquinia, l'area compresa tra Velletri e Cisterna di Latina e, nel Frusinate, tra Pontecorvo e Aquino.

Il monitoraggio dei danni prosegue pero' - conclude la Coldiretti - sull'intera Penisola dove si sta concludendo la raccolta della frutta estiva ed è appena iniziata quella delle mele mentre la vendemmia è in pieno svolgimento per le uve piu' precoci. La grandine - conclude la Coldiretti - è uno dei eventi più temuti dagli agricoltori in questo momento perché rischia di far perdere un intero anno di lavoro in pochi minuti. 

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Un milione e mezzo di lavoratori in nero nel 2017

I lavoratori in 'nero' in Italia sul totale delle aziende attive "nel 2017 sono un milione 538 mila", cifra tendenzialmente in diminuzione, "negli ultimi due anni (2016 e 2015), di circa 200.000 unità". E gli occupati del tutto sconosciuti a livello previdenziale e fiscale (su tre aziende controllate ce n'è in media uno) causano un mancato gettito allo Stato "stimato in 20 miliardi e 60 milioni di euro". Lo rivela la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, che ha rielaborato i dati del primo anno di attività dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

Lo scorso anno "sono state 160.347" le aziende verificate dall'Ispettorato, e quelle che presentavano forme di irregolarità riguardanti almeno un occupato "sono state 103.498", ossia "il 64,54%" del totale di quelle controllate. Le irregolarità, ricordano i consulenti nel dossier, possono riguardare "forme di elusione previdenziale, assicurativa e fiscale (come il mancato assoggettamento a Inps, Inail e Irpef di parte della retribuzione corrisposta), il lavoro parzialmente 'sommerso' (ad esempio, il rapporti in part-time che, invece, risultano a tempo pieno)" ed il lavoro completamente in 'nero'. Nel 2017, si legge, l'Ispettorato ha raggiunto alcuni obiettivi, applicando le nuove, più pesanti sanzioni in materia di caporalato nel settore agricolo: si registrano, infatti, il deferimento di 94 persone all'Autorità Giudiziaria, delle quali 31 in stato di arresto, e l'individuazione di 387 lavoratori vittime di sfruttamento. Il 2018 presenta, poi, dei dati relativi ancor più incoraggianti: nel primo semestre dell'anno in corso si rileva il deferimento di 60 persone all'Autorità Giudiziaria, delle quali una in stato di arresto e 47 in stato di libertà, e l'individuazione di 396 lavoratori coinvolti, mentre sono stati adottati 9 provvedimenti di sequestro. Le cifre, si sottolinea nello studio, "riportano l'attenzione sull'importanza strategica di un'incisiva azione di contrasto al lavoro 'nero' che, non di rado, sfocia in fenomeni di caporalato diffuso, non solo in agricoltura". Il 'sommerso', dice il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro Rosario De Luca, è "in forte aumento soprattutto dopo la depenalizzazione, avvenuta col 'Jobs act', del reato di intermediazione fraudolenta di manodopera".

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