L’Osservatorio

Istat, la platea potenziale del bonus assunzioni al Sud è di 3,5 milioni

"Nel complesso si stima che, nel secondo trimestre 2018, fossero 3 milioni 515 mila i potenziali beneficiari" del bonus assunzioni per il Sud, per giovani fino ai 34 anni di età e di ultra-trentacinquenni privi di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi. E' il dato fornito dall'Istat sulla platea potenziale del bonus, confermato con la manovra per il 2019. "Il 53,3% è costituito da giovani di 15-34 anni e il 46,7% da ultra-trentacinquenni; le donne sono in lieve maggioranza (51,9%); quasi la metà possiede un titolo di studio basso (48,2% con al massimo la licenza media a fronte del 10,9% di laureati); il 37,2% non ha mai lavorato; il 44,8% vive con la famiglia di origine e il 38,6% sono genitori". Gli over 35 "si stima che siano circa 1 milione 640 mila, di cui 621 mila disoccupati e 1 milione 20 mila forze di lavoro potenziali. Il 57,3% dei disoccupati sono uomini e l'80,2% di essi ha avuto almeno una precedente esperienza di lavoro. Tra le forze di lavoro potenziali prevalgono le donne (64%)"

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Fisco, con la media Ue ogni italiano avrebbe risparmiato 598 euro

Se nel 2017 avessimo avuto la stessa pressione fiscale della media Ue, ogni italiano (neonati e ultracentenari compresi) avrebbe risparmiato 598 euro. Lo rileva la Cgia che ha messo a confronto la pressione fiscale registrata nel 2017 nei principali Paesi europei e, poi, ha calcolato il differenziale di tassazione pro capite esistente tra noi e i cittadini dei principali paesi dell'Unione. Tra le nazioni più importanti solo in Francia (1.765), in Belgio (1.196) e in Svezia (712) hanno pagato più di noi. Tranne l'Austria che nel 2017 ha registrato il nostro stesso carico fiscale, tutti gli altri, invece, hanno avuto una pressione fiscale inferiore alla nostra; si tratta di un carico che ha assicurato un risparmio di tassazione pro capite rispetto ai cittadini italiani pari a 541 euro in Germania, a 996 euro in Olanda, a 1.964 euro nel Regno Unito e a 2.164 euro in Spagna. Rispetto alla media dell'Ue, pertanto, nel 2017 ogni italiano ha ipoteticamente versato al fisco 598 euro in più.

Oltre all'eccessivo peso delle tasse - secondo la Cgia - appare evidente che l'efficienza e la qualità della nostra Pa possano rappresentare un grosso problema. Rispetto ai 192 territori interessati dall'analisi realizzata a livello territoriale nel 2017 dalla Commissione Ue, le principali regioni del Centro-Sud d'Italia compaiono per 8 volte nel rank dei peggiori 20, con la Calabria piazzata al 190/o posto. Il risultato finale è un indicatore che varia tra 100, ottenuto dalla regione finlandese Åland (1/o posto), e zero che ha "consegnato" la maglia nera alla regione bulgara dello Severozapaden. Sebbene sia relegato al 118/o posto in Ue, il Trentino A.A, (indice pari a 41,4) è la realtà territoriale più virtuosa d'Italia; seguono, a pari merito l'Emilia Romagna e il Veneto (indice pari a 39,4) che si collocano rispettivamente al 127/o e al 128/o posto della graduatoria generale. Seguono la Lombardia (38,9) che è al 131/o posto e il Friuli V.G. (38,7) al 133/o. Male le regioni del Mezzogiorno: se la Campania (indice pari a 8,4) è al 186/o posto, l'Abruzzo (6,2) è al 189/o e la Calabria, il territorio in cui la Pa funziona peggio tra tutte le nostre 20 realtà regionali con un indice di soli 1,8 punti.

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Secondo rapporto sulle professioni regolamentate in Italia, 12,6 % occupati

Un totale di 2,9 milioni di addetti, corrispondente al 12,6% del totale degli occupati in Italia nel 2016. E' il 'mondo' delle professioni ordinistiche che emerge dal 'Secondo rapporto sulle professioni regolamentate in Italia', commissionato dal Comitato unitario delle professioni al Cresme, e presentato oggi in occasione del convegno 'Le professioni tra autonomia e regolazione pubblica' alla Luiss di Roma. Secondo il rapporto, in particolare, "sono circa 300mila gli studi professionali italiani nel 2016, e che essi hanno occupato circa 1,3 milioni di addetti, tra soci, collaboratori esterni e dipendenti".

"Considerando anche gli iscritti agli albi che svolgono la professione come dipendenti al di fuori degli studi professionali, nel Ssn, ad esempio, o nel settore privato, si arriva a una stima occupazionale per le sole professioni aderenti al Cup - osserva - pari a quasi due milioni di addetti (1,91 milioni), corrispondente all'8,4% dell'occupazione complessiva valutata nella media del 2016". A questi - spiega ancora il Rapporto - va "però aggiunto almeno un altro milione di addetti relativo alle altre professioni regolamentate (professioni tecniche non aderenti al Cup), per un totale stimato che si aggirerebbe intorno ai 2,9 milioni di addetti, corrispondente al 12,6% del totale degli occupati". 

A livello di distribuzione territoriale degli iscritti agli albi professionali, considerando solo le professioni aderenti al Cup, le regioni con la maggiore incidenza di professionisti sono Lazio, con la concentrazione di professionisti dell'area economico sociale e giuridica per via del ruolo di Capitale di Roma, e Molise, con 26 professionisti ogni mille abitanti, seguite dalla Calabria (22,7) e dall'Abruzzo (22,3). Elevata è anche la presenza misurata in Campania, Basilicata e Puglia. Le regioni con la minore diffusione in rapporto alla popolazione sono invece Trentino Alto Adige (17,8), Veneto (17) e Piemonte (16,9).

Nel dettaglio, sorprende come il Molise sia la regione con il maggior numero di professionisti in rapporto alla popolazione per quasi tutte le professioni sanitarie aderenti al Cup (infermieri, ostetriche, tecnici sanitari di radiologia Medica), a cui aggiungere una folta presenza di assistenti sociali e agrotecnici; gli attuari, invece, si concentrano principalmente nel Lazio e in Lombardia in relazione alle specificità delle attività svolte. Nel Lazio si concentrano notai, giornalisti, psicologi, commercialisti e avvocati, anche se è la Calabria che misura il numero maggiore di avvocati in rapporto alla popolazione (ben 6,7 ogni mille abitanti) e la Puglia per i commercialisti. Sardegna e Valle d'Aosta, assieme all'Umbria, si caratterizzano per l'alto numero di medici veterinari. 

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Svimez, nel biennio 2016-2017 si registrano 146 mila abitanti in meno al Sud

 "Nel biennio 2016-2017 si registrano 146 mila abitanti in meno al Sud. E' come se sparisse da un anno all'altro una città meridionale di medie dimensioni. E' un fenomeno che riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno, con la sola eccezione della Sardegna". Lo sottolinea la Svimez nel rapporto 2018 presentato alla Camera, spiegando che secondo le sue previsioni e quelle dell'Istat, "si delinea per i prossimi 50 anni un percorso di forte riduzione della popolazione, in particolare nel Mezzogiorno, che perderà 5 milioni di abitanti, molto più che nel resto del Paese, dove la perdita sarà contenuta a un milione e mezzo". Questo "perché al Sud non solo ci sono sempre meno nati ma c'è anche un debole contributo delle immigrazioni", spiega ancora la Svimez. "Tutto ciò farà dell'area meridionale quella più invecchiata dell'Italia e tra le più invecchiate dell'Ue", avverte la Svimez.

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Cnel, spese amministrative di 157 euro per abitante

I Comuni italiani in media hanno ridotto le proprie spese amministrative di quasi il 6% fra il 2013 e il 2015, segno di una decisa efficacia delle politiche di spending review e fiscal compact, arrivando a un costo medio di 157 euro per abitante. E' uno dei dati contenuti nel secondo Quaderno del Cnel dal titolo "Le performance dei servizi comunali: I servizi amministrativi e sociali nelle Regioni a statuto ordinario", a cura di Emanuele Padovani. "Nel 2015 le spese amministrative si sono attestate su 157 euro per abitante ma i Comuni sotto i 3.000 abitanti spendono circa un terzo di più rispetto alla media (210 euro) e richiedono il 60% in più di personale - spiega Padovani - Questo rileva la necessità di continuare sul fronte delle politiche volte all'incentivazione della fusione dei piccoli enti, anche considerando che i Comuni di medie dimensioni sono quelli che possiedono i livelli di efficienza più elevati (119 euro per abitante)". "Il nord-ovest spende poco meno del sud, 169 euro contro 161, e si distacca notevolmente dal più efficiente nord-est, 127 euro. La Liguria è la regione in cui si spende di più (229 euro), la Puglia risulta quella con il risultato migliore (117 euro) davanti al Veneto (123 euro). Tali differenze sono molto probabilmente dovute al diverso dimensionamento medio delle amministrazioni comunali (in Puglia la dimensione media è di circa 15.600 abitanti, contro i circa 8.400 abitanti medi del Veneto).

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Maltempo, danni all’agricoltura per un miliardo

Si concentra nelle campagne un terzo dei danni provocati dal maltempo in Italia, con raffiche di vento, nubifragi, esondazioni, trombe d’aria e grandinate che hanno colpito pesantemente l’agricoltura e le foreste con un conto di circa un miliardo di euro tra ulivi secolari sradicati, boschi decimati, coltivazioni distrutte, campi allagati, stalle ed edifici rurali scoperchiati e animali morti o dispersi. E’ la stima di Coldiretti, che ha convocato una task force sull’emergenza maltempo. Tra i settori più colpiti, oltre a quello forestale in Trentino, Veneto e Friuli, ci sono l’olivicoltura dalla Liguria alla Campania, frutti come caki e kiwi e la produzione in serra, con migliaia di strutture distrutte per il vento lungo tutta la penisola. Poi i cereali in Sicilia, con circa centomila ettari in cui non si riesce ancora a seminare, in diverse regioni la perdita di foraggio, la produzione di carciofi in Sardegna. Situazione sotto controllo in Abruzzo, dove l’ondata di maltempo si è concretizzata in piogge intense che frenano le operazioni di semina dei cereali a causa del terreno bagnato. Nel Fucino a subire qualche rallentamento è la raccolta di carote. Ritardi si registrano anche nelle ultime fasi di raccolta delle olive.

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Bankitalia, nel 2° trimestre si è arrestata la crescita del Nord Est

Nel secondo trimestre 2018 la crescita del Nord Est si è arrestata assieme a quella del Centro mentre è proseguita nel Nord Ovest e al Sud. Scorrendo il fascicolo le 'Economie Regionali' della Banca d'Italia, emerge un anticipo di quanto certificato dall'Istat (sebbene nella stima preliminare) sul Pil del terzo trimestre a zero. Il consolidamento della crescita economica, si legge nel documento, ha interessato nel 2017 tutte le aree del paese e in base alle stime il Pil risulta ancora di circa nove punti percentuali inferiore a quello del 2007 nel Mezzogiorno, di circa quattro nel Centro Nord. Tra il primo trimestre del 2013 e il secondo trimestre 2018 l'attività economica sarebbe aumentata in misura maggiore nel Nord Est (6,7%), dove si è situata su un sentiero espansivo già a metà 2013, e nel Nord Ovest (5,3%), dove la crescita si è avviata tre trimestri dopo. Nel Mezzogiorno, ultima area a portarsi su un sentiero espansivo, la crescita è stata del 3,8% e nel Centro il 2,8%.

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Parma si conferma regina delle città ‘eco-mobili’ italiane

 Parma si conferma regina delle citta' "eco-mobili" italiane. Il suo asso nella manica e' un Piano urbano della mobilita' sostenibile con mezzi pubblici a basso impatto, aree pedonali e Ztl, servizi per la condivisione di auto e due ruote e la gestione affidata a un mobility manager. Sul podio anche Milano e Venezia mentre Cagliari, al settimo posto, e' l'unica citta' del Sud nella top ten; classifica che vede Brescia al quarto posto, seguita da Padova e Torino. Completano le prime dieci posizioni Bologna, Verona e Modena. Roma perde posizioni e scivola al 23/o posto, mentre la maglia nera va a Catanzaro, preceduta da Potenza e Campobasso. E' quanto emerge dal XII Rapporto "Mobilita' sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 citta'", per il 2017, elaborato dall'associazione Euromobility con il Patrocinio del ministero dell'ambiente, fra tutti i capoluoghi di Regione, i due capoluoghi delle Province autonome e i capoluoghi di Provincia con piu' di 100.000 abitanti.

Il tasso di motorizzazione - che misura quanti veicoli ci sono in rapporto alla popolazione residente - continua ad aumentare (+0,8% dal 58,5% al 59,3%) in linea con il dato nazionale (+1,2%), anche se aumentano i veicoli a basso impatto, soprattutto Gpl, che raggiungono in totale il 9,46% del parco nazionale circolante, e quelli ibridi ed elettrici, che aumentano del 45%. Al palo i veicoli a metano (2,49%). L'Italia, evidenzia il rapporto, si allontana sempre piu' dalla media europea di circa 49,8 auto ogni 100 abitanti. Nel 2017 il tasso di motorizzazione e' aumentato in 49 delle 50 citta' ad eccezione di Reggio Emilia (-0,60%): le citta' con l'indice piu' alto sono L'Aquila (76,5 auto ogni 100 abitanti) e Potenza (75,1), seguite da Perugia (72,7), Campobasso (70,7) e Catania (70,3). Le citta' piu' virtuose, dove circola il minor numero di auto per 100 abitanti sono Venezia (42,8), Genova (46,9), Milano (51,3) e Firenze (51,8), secondo i dati dell'Osservatorio 2018. Per i motocicli l'indice medio di motorizzazione e' di 13,6 ogni 100 abitanti, molto piu' elevato della media europea (circa 6,9). 

Le auto invadono le nostre citta', sono diventate 817 per chilometro quadrato; Torino, Napoli e Milano sono quelle con la maggiore densita'. Peggiora la qualita' dell'aria, dopo il miglioramento del 2016 dovuto a condizioni meteorologiche favorevoli: scendono da 23 a 20 le citta' che rispettano tutti i limiti di normativa. Luci e ombre per la mobilita' condivisa: stabile il car sharing convenzionale (in cui l'utente preleva e riconsegna i veicoli in parcheggi ben definiti), mentre continua l'espansione del free floating (con prelievo e riconsegna in qualsiasi punto all'interno dell'area prevista dal servizio). Infine, con l'ingresso del free floating sembra riprendersi il bike sharing (le biciclette condivise presenti nel 2017 in 21 delle 50 citta'), anche se la gestione di chi fornisce il servizio incontra molti ostacoli. 

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Influenza, colpiti già 125mila italiani

L'influenza stagionale ha messo a letto 125mila italiani e a fare "da traino" sono i bimbi molto piccoli, sotto i 4 anni. Mentre la campagna di vaccinazioni sta partendo proprio in questi giorni, continuano a farla da padrone virus simil-influenzali, che danno simili sintomi ma di intensità e durata minore. Nella 43a/ma settimana del 2018, secondo il primo bollettino settimanale della sorveglianza InfluNet, a cura dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), l'incidenza totale dell'influenza è stata pari a 1,17 casi per mille assistiti, con una maggiore incidenza in Abruzzo. Siamo, in generale, ai livelli 'di base' di circolazione del virus, ma nella fascia di età 0-4 anni l'incidenza a livello nazionale è stata di 2,36 casi per mille assistiti. I casi nell'ultima settimana sono stati 71.000, ma arrivano a 125mila se si calcolano tutti quelli registrati da metà ottobre, ovvero dall'inizio della sorveglianza. Secondo gli esperti, quella di quest'anno sarà una epidemia influenzale di intensità media e costringerà a letto 5 milioni di italiani. Ma costerà comunque, allo Stato e alle famiglie, quasi quanto una manovra economica, tra i costi della gestione dei casi più gravi, la perdita di denaro connessa alle assenze sul lavoro e l'esborso per i farmaci da banco. Al contrario i vaccini anti influenzali si confermano un'arma a basso costo, anche se ancora sotto-utilizzata: solo il 14% dei cittadini vi ricorre ogni anno e il 60% non si è mai vaccinato. E' anche a causa di questo che il virus continua a mietere molte vittime, ovvero tra le 15mila e 70mila persone ogni anno in Europa, secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). Intanto sta partendo in tutta Italia, anche se a velocità diverse, la campagna vaccinale promossa dal ministero della Salute. Per gli operatori sanitari, i malati cronici, gli anziani, le donne in gravidanza e, a partire da quest'anno, i donatori di sangue, la vaccinazione è gratuita. I pediatri consigliano però di vaccinare contro l' influenza anche i bimbi sotto i 6 anni, soprattutto se vanno al nido. Per proteggere i neonati sotto i sei mesi, invece, a vaccinarsi possono e dovrebbero essere i genitori e i famigliari a stretto contatto. Molte delle febbri che nelle ultime settimane hanno allettato gli italiani, complici le temperature altalenanti e l'arrivo del freddo, sono state per lo più causate da virus 'parenti' dell'influenza. In entrambi i casi, ricordano gli esperti, non servono antibiotici, ma paracetamolo e riposo. 

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Cultura e tempo libero, valgono 3 miliardi di euro all’anno

Cultura e tempo libero rappresentano un comparto dell'export che vale circa 3 miliardi di euro all'anno, 1,4 miliardi a giugno 2018, in crescita del 13,4%. Milano con 171 milioni di euro in sei mesi (+6,8%), guida la classifica italiana degli esportatori e rappresenta un ottavo del totale nazionale. È seguita da Forlì-Cesena, Modena e Treviso. Sesta Bergamo. Le maggiori destinazioni dell'export nazionale sono Francia, Stati Uniti e Germania. In forte crescita Polonia (+66,1%), Spagna e Svizzera (+28%). Tra le prime 15 anche Giappone, Cina e Hong Kong. Ma per sapere dove va e da dove parte l'export, quali sono i maggiori mercati di sbocco e i prodotti più apprezzati arriva la mappa: "Cultura e tempo libero: i prodotti italiani nel mondo", realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. 

Cultura e tempo libero italiani nel mondo: le principali destinazioni per prodotto: oltre alla Francia, prima per prodotti editoriali, fotografia e articoli sportivi, si distinguono: gli Stati Uniti primi per prodotti delle attività creative e di intrattenimento (+24%), delle biblioteche e degli archivi (+62,6%) e per strumenti musicali (+37,9%), la Repubblica Ceca per attività cinematografiche, video e televisive, la Bulgaria per giochi per computer e software, la Serbia per editoria musicale. Emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat a giugno 2018 e 2017. I prodotti culturali e del tempo libero "made in Italy" più esportati sono libri, periodici e prodotti editoriali per 584 milioni di euro (+21,3%), articoli sportivi per 483 milioni di euro (+4,7%), attività creative per 169 milioni (+27,8%), strumenti musicali per 67 milioni (+8%). 

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