L’Osservatorio

Istat,in Italia 2,3 di famiglie hanno vivono con persone con limitazioni gravi

In Italia sono circa due milioni e trecentomila le famiglie nelle quali vive almeno una persona con limitazioni gravi. E' quanto emerge dal rapporto Istat "Conoscere la disabilita'". Per assistere il familiare con disabilita' il 32,4% delle famiglie riceve sostegno da reti informali; si tratta - sottolinea l'Istat - di una percentuale quasi doppia rispetto al totale delle famiglie che e' del 16,8%. La rete informale di aiuti alle famiglie non consente di fare a meno dei servizi a pagamento. Sono, infatti, comparativamente molto di piu' le famiglie con disabili che vi fanno ricorso: il 24,4% contro il 10,1% del resto delle famiglie. Le famiglie in cui vivono persone con disabilita' faticano a conciliare la carriera lavorativa e l'attivita' di cura: solo il 24,5% ha almeno un componente della famiglia in una posizione apicale o intermedia nella propria attivita' lavorativa (nel resto delle famiglie e' il 30%). Le condizioni economiche complessive sono peggiori rispetto a quello del resto delle famiglie: il loro reddito annuo equivalente medio e' di 17.476 mila euro inferiore del 7,8% di quello nazionale.

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Sondaggio, la Lega di Matteo Salvini torna a crescere

 La Lega di Matteo Salvini torna a crescere dopo una battuta di arresto della scorsa settimana e si attesta al 33,8 dal 33,1%. Scendono tutti i partiti di governo: il Pd cala al 17,7 dal 18,1, Movimento Cinque Stelle scende al 15,5 dal 16,5 e Iv cala al 4,9 dal 5,5. Sono i dati che emergono da un sondaggio Swg in merito alle intenzioni di voto. Nel Centrodestra, Fratelli d'Italia resta sopra il tetto del 10. Fi scende invece al 5,1 dal 6. Per la prima volta viene rilevato il partito di Calenda, Azione, che e' al 3,3 come la Sinistra. Nota informativa: valori espressi in%. Date di esecuzione:27 novembre-2 dicembre 2019.Metodo di rilevazione: sondaggio CATI-CAMI-CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 1.500soggetti maggiorenni

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Rottamazione-ter e saldo e stralcio, ultima chiamata per 1,8 milioni di contribuenti

Lunedi' 2 dicembre  scade il termine per il pagamento della rata per chi ha aderito alla "rottamazione-ter" e al "saldo e stralcio" delle cartelle (ci sono comunque 5 giorni di 'tolleranza'). Si tratta dell'ultima chiamata per 1,8 milioni di contribuenti che dovrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 1,2 miliardi di euro che si aggiungeranno agli 1,6 miliardi gia' incassati a luglio in occasione della prima rata della rottamazione-ter, per un gettito complessivo nel 2019 di 2,8 miliardi atteso dai due provvedimenti di definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo. L'obiettivo di incasso per l'anno in corso e' contenuto nell'atto aggiuntivo tra Mef e Agenzia delle entrate-Riscossione illustrato il mese scorso dal presidente dell'Ente Antonino Maggiore durante l'audizione allla Camera. In quella occasione e' emerso che la prima rata della rottamazione-ter, scaduta il 31 luglio, ha registrato pagamenti superiori alle attese e pertanto a fine anno il risultato complessivo potrebbe anche essere piu' alto del previsto. In effetti la platea dei contribuenti interessati e' molto ampia. La scadenza del 2 dicembre (il termine fissato al 30 novembre cade di sabato ed e' posticipato al lunedi' successivo) riguarda il pagamento della prima rata di circa 385 mila contribuenti che hanno aderito al "saldo e stralcio" e di circa 267 mila "ritardatari" della "rottamazione-ter", cioe' chi ha usufruito della riapertura dei termini fino al 31 luglio 2019 per presentare la domanda (la scadenza iniziale era fissata al 30 aprile 2019). A questa platea si aggiungono circa 1 milione 170 mila contribuenti che hanno aderito alla "rottamazione-ter" entro il 30 aprile, compresi coloro che hanno mancato l'appuntamento della prima rata fissato allo scorso 31 luglio. Per questi ultimi, infatti, e' prevista la possibilita' di rientrare nei benefici della "rottamazione" saldando prima e seconda rata entro il 2 dicembre. Alla stessa data e' fissato il termine per il pagamento della seconda rata della "rottamazione-ter" per i contribuenti che hanno versato la prima entro lo scorso 31 luglio. Il mancato, insufficiente o tardivo pagamento anche di una sola rata, oltre la tolleranza di cinque giorni prevista per legge (sono validi i pagamenti effettuati entro il 9 dicembre 2019), determina l'inefficacia della definizione agevolata, il debito non potra' essere piu' rateizzato e l'Agente della riscossione dovra' riprendere le azioni di recupero

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Pil acquisito per il 2019 a +0,2%

La variazione acquisita del Pil per il 2019 e' pari allo 0,2%. Lo rileva l'Istat dando conto della crescita che si avrebbe a fine anno se l'ultimo trimestre presentasse un Pil fermo in termini congiunturali.

 In Italia prosegue "la fase di quasi ristagno dell'attivita' economica che dura ormai da poco meno di due anni". Lo scrive l'Istat commentando i dati sul Pil del terzo trimestre del 2019. Dall'inizio del 2018, infatti, il Prodotto interno lordo oscilla intorno allo zero virgola, collezionando aumenti consecutivi di un decimo di punto, interrotti solo dalla recessione tecnica tra il secondo e il terzo trimestre dello scorso anno.

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Boom per il turismo in Italia nel 2018

Boom per il turismo in Italia nel 2018.Roma è ancora regina della classifica delle città più visitate, mentre Venezia acquista sempre più interesse e affianca Milano sul podio. E poi, fra chi arriva nel nostro Paese, i tedeschi rappresentano la fetta più importante (27,1%). Ecco alcuni dei principali resi noti dall'Istat in un report sul tema.Nel corso dell'anno scorso, "gli esercizi ricettivi italiani, con circa 428,8 milioni di presenze e 128,1 milioni di arrivi, hanno raggiunto un nuovo massimo storico, superando il picco già raggiunto nel 2017. Con una quota del 13,6% sul totale della Ue28 - riferisce l'Istituto di statistica - l'Italia è il terzo Paese in Europa per numero di presenze negli esercizi ricettivi, dopo Spagna e Francia". Intanto, continua la dinamica positiva della domanda interna di turismo, con un aumento sia degli arrivi (+3,6%) sia delle presenze (+1,1%) di clienti residenti in Italia. L'incremento della clientela residente - segnala ancora l'Istituto nazionale di statistica - ha interessato soprattutto le presenze nelle strutture extra-alberghiere (+1,7% rispetto al 2017).Nel 2018, ancora, si stima che le vacanze rappresentino circa l'85% dei viaggi effettuati dai residenti pernottando negli esercizi ricettivi italiani (91,0% delle notti), in aumento del 13,9% rispetto all'anno precedente (+8,3% in termini di notti), consolidando il trend positivo registrato a partire dal 2016. E non solo. I residenti che pernottano in alberghi, b&b, agriturismi e altre strutture ricettive in Italia spendono in media 365 euro per viaggio e 83 euro per notte, in diminuzione rispetto al 2017 (rispettivamente -9,7% e -4,6%) attestandosi ai livelli del 2016.Andando nel dettaglio, Roma si conferma la principale destinazione con circa 29 milioni di presenze (6,8% del totale nazionale; 4,1% della clientela nazionale e 9,4% di quella estera). Venezia guadagna un posto in graduatoria e affianca al secondo posto Milano (entrambe con 12,1 milioni di presenze circa, pari al 2,8% di quote). Rispetto al 2017, la Capitale rileva un +7,6% di presenze, in vantaggio sulla Serenissima (+3,7%) e sul capoluogo lombardo (+1,7%).Ma c'è di più. La Germania è storicamente il principale Paese di provenienza dei turisti stranieri ospiti in Italia. L'anno scorso, i cittadini tedeschi hanno fatto registrare quasi 59 milioni di notti trascorse, con una quota sul totale delle presenze di turisti non residenti pari al 27,1%. Seguono, con percentuali molto più basse, coloro che provengono da Stati Uniti, Francia, Regno Unito (tutte intorno ai 6,5 punti percentuali) e quelli in arrivo da Paesi Bassi, Svizzera, Liechtenstein e Austria (circa 5%). 

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Milano si conferma la città più smart d’Italia

Per il sesto anno consecutivo, Milano si conferma la città più smart d'Italia, in prima posizione per solidità economica e mobilità sostenibile, con ottimi risultati anche negli ambiti qualità sociale (2°) e trasformazione digitale (3°), anche se resta ancora fuori dalle prime dieci per capacità di governo (12°) e appare molto in ritardo nella tutela ambientale (54°). A differenza degli ultimi anni, però, nel 2019 si riduce nettamente il divario fra il capoluogo lombardo e il resto del Paese. Sono alcuni dei risultati di ICity Rank 2019, il rapporto annuale di FPA, società del gruppo Digital360, che fotografa la situazione delle città italiane nel percorso per diventare intelligenti e sostenibili, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili, capaci di introdurre innovazioni e promuovere sviluppo adattandosi ai cambiamenti in atto. FPA ha individuato e analizzato sei dimensioni urbane interessate da processi di innovazione (solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale, capacità di governo e trasformazione digitale), sintesi di oltre 100 indicatori (basati su più di 250 variabili) che, aggregati nell'indice finale ICity Rank, consentono di stilare la classifica finale dei 107 comuni capoluogo.

Firenze, seconda in classifica, è lontana solo due punti, grazie al primo posto nella qualità sociale e trasformazione digitale e al buon posizionamento nella capacità di governo (2°), tutela ambientale (5°) e mobilità sostenibile (3°). Anche Bologna, in terza posizione, diminuisce il distacco dalla vetta piazzandosi davanti a tutti per capacità di governo, seconda per trasformazione digitale e solidità economica, terza per tutela ambientale e qualità sociale. Bergamo, Torino, Trento, Venezia, Parma, Modena e Reggio Emilia completano la classifica delle prime dieci smart city italiane, con risultati paragonabili al terzetto di testa in molti degli indicatori analizzati. Trento è prima in tutela ambientale e terza per solidità economica; Venezia seconda per mobilità sostenibile, Modena quarta per trasformazione digitale. Roma, invece, nonostante le buone performance in alcune dimensioni, come quella della qualità sociale (7°), rimane stabile in 15° posizione, con risultati migliorabili soprattutto nella capacità di governo (29°) e nella solidità economica (30°). Resta ancora ampio il divario fra Nord e Sud del Paese. Le prime venti città in classifica appartengono alle aree centro-settentrionali, mentre sono al Nord le città che hanno guadagnato più posizioni rispetto al 2018 (Cuneo 23, Brescia e Rovigo 20, e Piacenza, 18). Bisogna scendere fino al 37° posto per trovare la prima città del Meridione e Isole in classifica, Cagliari, che guadagna sei posizioni rispetto al 2018, e soltanto Pescara, Bari e Lecce, fra le altre città del Sud, riescono ad allontanarsi dalla parte bassa della classifica. Tutti gli altri 34 capoluoghi del Mezzogiorno sono fermi nelle ultime 38 posizioni in classifica, con Crotone maglia nera, preceduta da Vibo Valentia, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, Foggia, Catanzaro, Reggio Calabria, Isernia e Brindisi

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Università, il 40% degli atenei nella top 1000 mondiale

Il sistema universitario italiano piazza il 40% dei suoi atenei nella top 1000 mondiale per reputazione. E' questo uno dei dati principali che emerge dalla ricerca "L'Italia e la sua reputazione: le Universita'", condotta da Domenico Asprone, Pietro Maffettone e Massimo Rubechi, realizzata da Intesa Sanpaolo con Italiadecide e presentata al centro congressi del colosso bancario a Milano, alla presenza del presidente Gian Maria Gros-Pietro, e di Luciano Violante, ex presidente della Camera e presidente onorario di Italiadecide. Un focus, quello sulle universita', che investe molto anche il mondo bancario: "Intesa Sanpaolo - ha detto Gros-Pietro - lavora oltre 100 universita' italiane e questa ricerca ha messo in evidenza che il 40% dei nostri atenei si colloca tra le prime mille. Se pensiamo che le universita' nel mondo sono stimate in 20mila, essere nella top 1000 significa essere nel primo 5%. Un risultato superiore a quanto accade con le universita' degli Stati Uniti (8%, ndr), francesi o cinesi".

Una percentuale ottenuta normalizzando i dati dei ranking sul totale di universita' presenti in ogni Paese. Infatti, guardando la graduatoria, l'Italia non presenta universita' tra le prime 100 sia nel ranking QS che in quello THE, i due principali ranking internazionali che sono stati presi come riferimento, ma posiziona un numero di universita' confrontabile con Francia, Germania e Cina gia' nelle prime 500 e ancor di piu' nelle prime 1000. Restano pero' poche le universita' per abitante rispetto ai principali Paesi europei, sottolinea lo studio. Ciononostante, il posizionamento degli atenei italiani sta rapidamente migliorando, risultato significativo in uno scenario che vede la forte crescita della domanda di istruzione terziaria dall'Africa, dal Medio Oriente e dall'Asia. I dati della ricerca riscontrano quindi le criticita' del nostro sistema universitario: dalle risorse economiche, nettamente inferiori rispetto agli altri Paesi di riferimento, al basso numero di giovani che scelgono l'universita' italiana, alla scarsita' di docenti e la loro eta' anagrafica, tra le piu' alte dell'area Ocse.

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Bankitalia: la fiducia degli investitori verso il Paese e’ ancora fragile

 I rischi per la stabilita' finanziaria in Italia "si sono leggermente attenuati negli ultimi mesi", grazie all'affievolirsi delle tensioni sul mercato dei titoli pubblici e del miglioramento delle condizioni del mercato obbligazionario privato. Ma la guardia deve restare alta: le fiammate registrate dallo spread ad agosto e nei giorni scorsi "indicano che la fiducia degli investitori verso il Paese e' ancora fragile". E' un bilancio in chiaroscuro quello delineato della Banca d'Italia che nel 'Financial Stability Report' autunnale. Sotto accusa ancora una volta "l'elevato debito pubblico", ma anche "il quadro macroeconomico" in deterioramento. A riguardo si evidenzia come per gli operatori professionali censiti in ottobre da Consensus Economics, il Pil dovrebbe ristagnare nell'anno in corso e crescere dello 0,4% nel 2020. Questi i due fattori di "vulnerabilità" che secondo via Nazionale espongono l'intera economia "ai rischi connessi con un riacutizzarsi delle tensioni sui mercati". E la situazione internazionale non aiuta, anzi. "Le controversie commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina e i rischi che le posizioni protezionistiche si inaspriscano anche in altre aree geografiche hanno - scrive palazzo Koch - ripercussioni negative". Se le variabili interne sono molto difficili da gestire qualcosa in piu' si potrebbe fare in casa propria, per esempio eliminando una volta per tutte il salvagente dei rialzi Iva. Gli obiettivi del Governo per i prossimi anni "poggiano ancora in misura rilevante sul gettito derivante" dalle clausole di salvaguardia, la cui attivazione e' stata rinviata di manovra in manovra, ricorda la Banca d'Italia. "Dissipare tempestivamente l'incertezza" connessa al possibile venire meno di quelle entrate rafforzerebbe la "fiducia", e' il suggerimento. Quanto alla politica dei tassi bassi, il rapporto pur rimarcandone i benefici scorge effetti poco desiderabili. Il pericolo, spiega, sta nello spingere gli investitori "a ricercare maggiori rendimenti in attivita' rischiose e incentivare l'accumulazione di livelli eccessivi di debito", Inoltre se la fase si prolunga si potrebbe andare a comprimere "la redditivita' delle banche e delle compagnie di assicurazione". Tornando pero' alla situazione di oggi in Italia le note positive non mancano. "Continua la riduzione della rischiosita' degli attivi delle banche italiane, attraverso la cessione dei crediti deteriorati e politiche di erogazione dei prestiti molto selettive", si evidenzia. E poi lo spread e' migliorato, a parte i balzi dovuti alla crisi del governo giallo verde in estate e alle bufera innescata sull'Ilva a novembre. Rispetto alla fine di aprile "si e' ridotto, passando da 240 a circa 160 punti base. Cio' non toglie che si tratti comunque di un valore ancora superiore a quello degli analoghi titoli spagnoli e portoghesi. Da fuori intanto apprezzano: "nei primi sei mesi del 2019 gli investitori esteri hanno effettuato ingenti acquisti netti di titoli pubblici italiani e la quota da loro detenuta e' aumentata di oltre due punti percentuali, al 24%".

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Black friday, gli italiani spenderanno 116 euro a testa in media

eBay, in vista del Black Friday, fotografa le tendenze di quello che e' diventato l'appuntamento di shopping piu' importante dell'anno, sia per i consumatori che per le aziende italiane. eBay stima infatti che oltre 20,5 milioni di italiani faranno acquisti durante il prossimo Black Friday e saranno pronti a spendere oltre 2,38 miliardi, per una media di 116 euro a persona. Secondo un sondaggio tra i venditori professionali eBay in Italia, il 73% considera il Black Friday un'iniziativa positiva, con l'80% che riconosce come anche le aziende con sede nei centri piu' piccoli possono avere accesso a questa iniziativa. Non a caso, oltre il 50% dei venditori ritiene che il Black Friday abbia un impatto positivo per il proprio territorio, percentuale che arriva quasi al 60% tra chi ha un business in una piccola citta'. I dati interni di eBay confermano che questo appuntamento e' entrato a far parte della vita degli italiani, basti pensare che durante l'ultimo quadriennio (2014 - 2018) gli acquisti in queste 24 ore sono cresciuti del 60%. Anche per il 2019 il trend non sembra cambiare: il 56% degli italiani conferma la sua intenzione di effettuare acquisti durante queste giornate speciali 4.

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In calo le compravendite immobiliari

Nel II trimestre 2019 sono 216.483 le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unita' immobiliari. Depurate della componente stagionale, diminuiscono dell'1,7% rispetto al trimestre precedente (-1,7% il settore abitativo e -1,4% l'economico). Lo rileva l'Istat. Il comparto abitativo segna variazioni congiunturali negative in tutte le aree geografiche del Paese, seppure con intensita' notevolmente diverse (Centro -3,7%, Nord-est e Nord-ovest -1,5%, Isole -0,8% e Sud -0,2%). Per il settore economico la flessione riguarda il Centro (-7,4%) e il Nord-est (-4,4%), mentre risultano in crescita le Isole (+5,7%) e il Sud (+3,5%); sostanzialmente stabile il Nord-ovest (+0,3%). Il 94,5% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprieta' di immobili a uso abitativo (204.512), il 5,2% quelle a uso economico (11.272) e lo 0,3% le convenzioni a uso speciale e multiproprieta' (699). Rispetto al II trimestre 2018 le transazioni immobiliari aumentano complessivamente del 3,5%. L'espansione riguarda sia il settore abitativo (+3,6%) sia l'economico (+3,1%). L'incremento tendenziale interessa tutto il territorio nazionale per l'abitativo - Centro +4,5%, Nord-est +3,8%, Sud e Isole +3,3% e Nord-ovest +3,2% - e tutte le tipologie di comuni - piccoli centri +4,9% e citta' metropolitane +2,1%. L'economico registra variazioni tendenziali positive al Centro (+11,4%), nelle Isole (+10,7%), al Sud (+3,9%) e nel Nord-est (+0,7%), nelle citta' metropolitane (+4,8%) e nelle altre citta' (+1,9%); le variazioni sono negative nel Nord-ovest (-1,8%). Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (106.490) diminuiscono del 5,9% rispetto al trimestre precedente e del 6,4% su base annua. Tali convenzioni registrano un calo su tutto il territorio nazionale, sia su base congiunturale (Centro -8,8%, Isole -6,5, Sud -5,1%, Nord-ovest e Nord-est entrambe -4,9%) - sia su base annua (Sud -8,1%, Nord-ovest e Isole -6,7%, Centro -5,7% e Nord-est -5,4%). Rispetto alla tipologia dei comuni, la flessione riguarda sia le citta' metropolitane (-7,4%) che i piccoli centri (-5,6%)

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