L’Osservatorio

Reddito di Cittadinanza, sono 895.220 le domande accolte

Sono 895.220 le domande per il reddito  di cittadinanza che sono state accolte: costituiscono il 64% delle 1.401.225  richieste presentate al 15 luglio. Lo ha reso noto l'Inps in un aggiornamento nel quale si rileva come il record assoluto di  domande accettate si registri a Napoli che supera quota 100 mila  (100.416 domande accettate su 142.764 presentate).
Più distamte Roma che è la seconda provincia di questa  classifica, che registra 54.202 domande di reddito accettate. 
Seguono due province siciliane, Palermo (46.502) e Catania (35.027), e un'altra campana, Caserta (30.247), che superano le due metropoli del  nord, Torino (30.136) e Milano (29.565). In fondo alla classifica  Bolzano, con appena 341 domande si Reddito di Cittadinanza accettate.

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Turismo, a luglio e agosto 22 milioni di italiani in viaggio

Anche dal sondaggio condotto da Swg per Assoturismo Confesercenti arriva la conferma che il meteo incerto ha rallentato l'avvio delle vacanze ma non lo ha fermato. Tra la fine di questo mese ed agosto saranno 21,5 milioni gli italiani che si concederanno un viaggio con Sicilia e Puglia tra le mete preferite. Una vacanza un po' piu' lunga del solito - in media 12 giorni - ma sempre con un occhio alle spese: il budget medio previsto si assesta infatti sui 786 euro a persona, piu' o meno il livello rilevato lo scorso anno (783 euro). La quota di chi si concedera' un viaggio - il 64% - e' infatti la stessa del 2014, primo anno di ripresa: gli italiani secondo Assoturismo non si sentono dunque ancora in grado di avere dei comportamenti di spesa piu' rilassati rispetto a 5 anni fa. Anche quest'anno, quasi uno su tre (il 30%) tentera' di tenere il budget sotto i 500 euro a persona.

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Aumenta il consumo dei farmaci a brevetto scaduto

Si conferma in Italia il trend in crescita sia della spesa sia dei consumi dei farmaci a brevetto scaduto. Crescono anche i consumi e la spesa dei farmaci equivalenti. Ben quattro principi attivi appartenenti alla categoria degli inibitori di pompa (pantoprazolo, lansoprazolo, omeprazolo ed esomeprazolo) compaiono nella lista dei primi 20 principi attivi a brevetto scaduto, con una spesa rispettivamente di 272,3, 164,1, 151,5 e 142,2 milioni di euro. Si evince dal rapporto sull'uso dei medicinali in Italia 2018 dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), presentato oggi a Roma. Nel 2018 i farmaci a brevetto scaduto hanno rappresentato l'82,7% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 65,9% della spesa convenzionata. La spesa dei farmaci a brevetto scaduto è maggiormente concentrata nella categoria dei farmaci cardiovascolari e antimicrobici, con un'incidenza rispettivamente dell'84,5% e dell'84% sulla spesa convenzionata della categoria. I dati del 2018 confermano l'incremento dell'utilizzo dei biosimilari disponibili in commercio già da diversi anni, come ad esempio della follitropina (+55,2%), delle epoetine (+24,4%), della somatropina (+22,3%) e dei fattori della crescita (+12,7%). Si evidenzia il trend positivo relativo all'impiego dei biosimilari di più recente commercializzazione: dell'infliximab, dell'etanercept, dell'insulina glargine e del rituximab. Nel 2018, inoltre, sono stati commercializzati per la prima volta i farmaci biosimilari dell'adalimumab, dell'eparina a basso peso molecolare, del trastuzumab e dell'insulina lispro. Sussiste un'ampia variabilità regionale nell'impiego dei farmaci biosimilari. 

Le Regioni con la più elevata incidenza del consumo di farmaci a brevetto scaduto sono l'Umbria (84,3%), l'Emilia Romagna (84,2%) e la Provincia Autonoma di Trento (54%), mentre la Toscana (81,1%), l'Abruzzo (81,6%), la Valle D'Aosta e la Basilicata (81,8%) sono quelle nelle quali è stato registrato il consumo più basso. L'Emilia Romagna è la regione con la maggiore incidenza della spesa per farmaci a brevetto scaduto sulla spesa farmaceutica convenzionata regionale (70,7%), seguita dall'Umbria (69,6%) e dalla P.A. di Trento (69,2%), mentre la Lombardia (60,7%), la Valle d'Aosta (64,4%) e la Sardegna (64,5%) sono quelle in cui si è registrato il livello di spesa più basso. Calabria, Basilicata e Campania mostrano le più alte percentuali di spesa per i farmaci che hanno goduto della copertura brevettuale (rispettivamente 82,2%, 81,3% e 81,1%), mentre la P.A. di Trento, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia registrano la più alta incidenza di spesa per i farmaci equivalenti (rispettivamente 42,6%, 40,6% e 36,4%).

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Istat, ordini +2,5% a maggio

A maggio si stima che il fatturato dell'industria aumenti in termini congiunturali dell'1,6%. Nella media degli ultimi tre mesi l'indice complessivo è cresciuto dell'1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. E' quanto rileva l'Istat. Anche gli ordinativi registrano a maggio incrementi congiunturali sia su base mensile (+2,5%) che, in misura molto più contenuta, su base trimestrale (+0,2%). La dinamica congiunturale del fatturato è trainata da incrementi sia del mercato interno (+1,4%) sia di quello estero (+1,9%). Per gli ordinativi l'incremento congiunturale deriva da aumenti di pari entità (+2,5%) delle commesse provenienti da entrambi i mercati. Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a maggio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale diffuso, più ampio per i beni strumentali (+3,4%) e più contenuto per i beni intermedi (+1,3%) e per l'energia (+1,2%), mentre i beni di consumo rimangono invariati. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a maggio 2018), il fatturato totale cresce in termini tendenziali dello 0,3% sintesi di un incremento dell'1,1% sul mercato interno e di una riduzione dell'1,3% su quello estero. Con riferimento al comparto manufatturiero, i computer e prodotti di elettronica registrano la crescita tendenziale più rilevante (+19,1%), mentre l'industria farmaceutica mostra il calo maggiore (-8,5%). In termini tendenziali l'indice grezzo degli ordinativi diminuisce del 2,5%, con una flessione dello 0,8% sul mercato interno e una marcata contrazione del 5,0% su quello estero. La maggiore crescita tendenziale si registra nel settore delle apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+8,9%), mentre il peggior risultato si rileva nell'industria farmaceutica (-7,1%).

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Volano le esportazioni dell’alimentare nazionale

 Volano le esportazioni dell'alimentare nazionale che fanno registrare il record storico con un balzo del 9,4% che, per dimensione del settore, traina l'intero Made in Italy. E' quanto emerge da una analisi dellaColdiretti sulla base dei dati sul commercio estero dell'Istat a maggio. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - del consolidamento del successo dell'alimentare nazionale nel mondo che nei primi cinque mesi dell'anno fa registrare un aumento record dell'8,3%, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente per un totale di 15 miliardi di euro. A spingere la domanda estera del cibo Made in Italy è il boom fatto registrare per le esportazioni in Usa dove si registra un aumento del 13,7% nonostante il clima di incertezza legato ai dazi minacciati dal presidente Trump contro una serie di prodotti europei. Buoni risultati anche in Europa con aumenti del 13,3% in Francia e del 4,2% in Germania, mentre rallenta l'andamento in Gran Bretagna con un -8,2% sotto la pressione della Brexit. Un trend che evidenzia - sottolinea Coldiretti - la capacità del settore alimentare tricolore di intercettare la nuova domanda globale di alta qualità e tipicità ma anche i rischi determinati dalla tensioni internazionali che gravano sul comparto. A preoccupare è anche la minaccia di dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha stilato un black list che comprende quasi la metà dei prodotti agroalimentari italiani esportati in Usa, dal Prosecco al Parmigiano Reggiano, dal Pecorino Romano all'olio di oliva e molto altro. Gli Usa si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna

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Istruzione, Italia sotto ai livelli medi europei

In Italia i livelli di istruzione della popolazione sono in aumento, ma rimangono ancora sotto quelli medi in Europa. E a impattare è la bassa quota di laureati. E' la fotografia scattata dall'Istat nel report sui livelli di Istruzione e i ritorni occupazionali per il 2018."La quota di popolazione di 25-64 anni con almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore per valutare il livello di istruzione formale conseguito in un Paese. - si legge nel rapporto Istat - Il diploma è infatti considerato il livello minimo indispensabile per acquisire le competenze di base richieste nella società attuale e, ragionevolmente, anche nella futura".In Italia, la quota di 25-64enni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è stimata pari a 61,7% nel 2018 (+0,8 punti percentuali sul 2017), un valore molto inferiore a quello medio europeo, pari a 78,1% (+0,6 punti sul 2017). Su questa differenza incide la bassa quota di 25-64enni con un titolo di studio terziario, in sostanza la laurea: meno di due su dieci in Italia (19,3%, +0,6 punti rispetto all'anno precedente) contro oltre tre su dieci in Europa (32,3%, +0,8 punti rispetto all'anno precedente). Il trend degli ultimi anni è positivo; tuttavia, tra il 2014 e il 2018 la quota di popolazione con laurea ha avuto una crescita più contenuta di quella Ue (2,4 punti contro 3,0 punti).Tra i maggiori paesi europei, Italia e Spagna hanno in comune il marcato vantaggio delle donne nei livelli di istruzione. Nel nostro Paese, le donne almeno diplomate sono il 63,8% contro il 59,7% degli uomini mentre la differenza di genere nella media Ue è meno di un punto percentuale. Sul fronte del titolo di studio terziario, il vantaggio femminile - evidente anche nella media europea - è comunque più accentuato in Italia: 22,1% e 16,5% le quote femminili e maschili. I livelli di istruzione femminili sono peraltro aumentati più velocemente nel tempo: in quattro anni si registrano +2,8 punti per le donne almeno diplomate (contro +2,1 punti per gli uomini) e +3,2 punti per le laureate (contro +1,6 punti). Sul territorio nazionale il più basso livello di istruzione si riscontra nel Mezzogiorno, dove poco più di un adulto su due ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore; al Centro si stima invece il valore più alto, oltre due adulti su tre. Situazione analoga si rileva per il livello di istruzione terziario, ancora una volta minimo nel Mezzogiorno (15,3%) e massimo al Centro (23,3%). Le differenze territoriali permangono indipendentemente dal genere, ma sono più marcate per la componente femminile. Tra il 2014 e il 2018 le quote di adulti almeno diplomati e laureati sono aumentate di più al Nord mentre nel Mezzogiorno l'incremento dei laureati è risultato piuttosto esiguo.Inoltre, con un valore stimato al 40,7%, l'Unione europea ha complessivamente raggiunto nel 2018 l'obiettivo strategico di un innalzamento al 40% della quota di 30-34enni in possesso di una laurea previsto dalla strategia Europa2020. Nel rapporto l’Istat mette in rilievo che Francia, Spagna e Regno Unito lo hanno superato già da diversi anni mentre in Italia tale quota è al 27,8%.Malgrado il miglioramento dell'ultimo anno (+0,9 punti sul 2017) e una crescita superiore a quella media europea tra 2014 e 2018 (+3,9 punti contro +2,7 punti) il nostro Paese si posiziona al penultimo posto nell'Ue.Il differenziale di genere a favore delle donne è molto forte in Italia. E' laureata oltre una giovane su tre a fronte di un giovane su cinque, un vantaggio superiore a quello medio europeo, anche se nell'ultimo anno il miglioramento ha riguardato solo i ragazzi (+1,9 punti percentuali) dopo anni di incrementi più sostenuti per le ragazze."La bassa quota di giovani in possesso di un titolo di studio terziario risente anche della mancanza di una efficace alternativa ai corsi di laurea. I corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti, non sono molti diffusi in Italia, al contrario di quanto accade, ad esempio, in Spagna e Francia dove circa un terzo dei titoli terziari posseduti dai 30-34enni ha queste caratteristiche", evidenzia l'Istat.Per i giovani stranieri il divario con la media europea è ancora più marcato. Nel 2018, solo il 12,9% dei 30-34enni stranieri ha un titolo terziario a fronte del 31% dei coetanei italiani e del 37,5% della media Ue, a conferma del fatto che l'Italia attrae stranieri poco istruiti. Il gap di cittadinanza è inferiore ai 4 punti nella media Ue, intorno agli 8 punti in Francia, praticamente assente in Germania e a favore degli stranieri nel Regno Unito.La Spagna, pur avendo un differenziale piuttosto elevato (15,8 punti), ha comunque una quota di giovani stranieri con titolo terziario molto più consistente rispetto a quella registrata in Italia.

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Nel 2018 sono diminuite le vittime di incidenti stradali

Nel 2018 sono diminuite le vittime di incidenti stradali rispetto all'anno precedente e le regioni del Sud risultano essere le piu' 'virtuose'. Nel giorno in cui si registra l'ennesima strage sulle strade, con 12 vittime accertate, un triste bilancio di un nuovo week end di paura, gli ultimi dati ufficiali sugli incidenti stradali, forniti dall'Istat e dal ministero dei Trasporti e relativi al 2018, rilevano che quelli con conseguenze mortali fanno registrare una diminuzione del 4,2 per cento rispetto al 2017. La Polizia stradale, lo scorso anno, ha garantito la vigilanza sulle strade con 453.473 pattuglie accertando quasi due milioni di infrazioni al codice della strada e ritirando 42.662 patenti. Dai dati forniti sia da Polizia di Stato che dai Carabinieri, si evidenzia un lieve incremento degli incidenti stradali pero' con un minor numero di feriti. Diminuisce, in particolare, il numero delle vittime per incidenti stradali, dell'1,2 per cento.

I conducenti controllati sono stati 34.362, il 6,5 per cento dei quali e' risultato positivo all'alcol con un tasso superiore a 0,5 g/l, mentre l'1,6 per cento e' risultato positivo ad una o piu' sostanze stupefacenti nel corso dei test su strada. Inoltre, nel corso del 2018, in accordo con il ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca, sono stati attivati controlli d'iniziativa o su segnalazione degli istituti scolastici per il controllo degli autobus destinati al trasporto di scolaresche per gite o viaggi d'istruzione. Nei primi 11 mesi dell'anno sono stati controllati 16.668 autobus, dei quali 2.261 hanno evidenziato almeno una irregolarita', per un totale di 3.471 infrazioni. Sono state ritirate 35 patenti di guida e 54 carte di circolazione. Dall'avvio dell'iniziativa, nel 2016, sono stati 43.061 gli autobus controllati di cui 31.023 su richiesta delle scuole. Quelli che presentavano una o piu' irregolarita' sono stati 6.511. 

Quanto ai dati suddivisi per regione, i guidatori del Sud Italia fanno meno incidenti di quelli del Nord. E' quanto emerge dai dati Istat relativi all'anno 2017, secondo i quali, se rapportati al parco veicoli circolanti, le province piu' virtuose sono quelle del Mezzogiorno. La cartina, infatti, e' quasi tutta colorata di verde (laddove il rapporto tra incidenti e veicoli e' minore), dall'Abruzzo alla Sicilia, con poche eccezioni. Il contrario invece nelle regioni del Centro-Nord, fatte salve le province dell'arco alpino. A Genova si registra il record negativo, con 7,6 incidenti ogni 1.000 veicoli circolanti (a due o quattro ruote), seguita da Milano, Savona, Rimini e Prato. In fondo alla classifica si trova Aosta con solo 1,07 incidenti e preceduta da Agrigento, Avellino, Vibo Valentia e Benevento. Nel 2017 sono stati 174.933 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, in leggero calo rispetto al 2016, con 3.378 vittime (morti entro 30 giorni dall'evento) e 246.750 feriti. Stando ai dati Istat relativi al 2017, e resi noti anche durante l'audizione in commissione a febbraio del 2019, in occasione dell'esame della riforma del codice della strada, nel 2017 il numero dei morti era tornato a crescere rispetto al 2016 (+95 unita', pari a +2,9%), dopo la riduzione registrata nell'anno precedente. Tra le vittime sono risultati in aumento i pedoni (600, +5,3%) e soprattutto i motociclisti (735, +11,9%), mentre risultano pressoche' stabili gli automobilisti deceduti (1.464, -0,4%); in calo ciclomotoristi (92, -20,7%) e ciclisti (254, -7,6%). Nel 2017, rispetto all'anno precedente, gli incidenti e i feriti registrano una lieve diminuzione (-0,5% e -1,0%). Stabile il numero dei feriti gravi: sulla base dei dati di dimissione ospedaliera nel 2017 sono stati 17.309, valore pressoche' analogo a quello del 2016 (-0,1%). Il rapporto tra feriti gravi e deceduti e' sceso a 5,1 da 5,3 dell'anno precedente. Il tasso di lesivita' grave sulla popolazione residente e' di 28,6 feriti gravi per 100 mila abitanti (40,1 per gli uomini e 17,7 per le donne). Sull'aumento del numero di morti in Italia incide soprattutto quello registrato su autostrade (comprensive di tangenziali e raccordi autostradali) e strade extraurbane (296 e 1.615 morti; +8,0% e +4,5% sull'anno precedente). Un aumento piu' contenuto si registra, invece, sulle strade urbane (1.467 morti; +0,3%). Nei grandi Comuni si rileva una tendenza opposta, con una diminuzione del 5,8% del numero di vittime nell'abitato. Tra i comportamenti errati piu' frequenti vi sono la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocita' troppo elevata (nel complesso il 40,8% dei casi). Le violazioni al Codice della Strada piu' sanzionate risultano l'eccesso di velocita', il mancato utilizzo di dispositivi di sicurezza e l'uso di telefono cellulare alla guida.

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Aumenta la spesa degli italiani per le vacanze

Il meteo non ferma le vacanze degli italiani. L'85% di quelli che consultano le previsioni prima di mettersi in viaggio per le vacanze estive non cambia la propria decisione di partire anche in caso di scenari sfavorevoli. Condizioni meteo invece determinanti in caso di gita 'fuori porta'. E' quanto emerge da un'indagine Coldiretti-Ixe' in occasione del weekend di grandi partenze sull'impatto delle condizioni climatiche sulle vacanze nell'estate 2019. "Piu' di 3 italiani su quattro (77%) - sottolinea Coldiretti - prima del viaggio cercano informazioni sulle condizioni del tempo in tv, radio, giornali e online, ma raramente sono disponibili a cambiare i comportamenti programmati. Il risultato e' che le giornate estive segnate dal bollino rosso - precisaColdiretti - sono influenzate dal maltempo o dalla grandine solo marginalmente. Un comportamento che dipende tra l'altro dalla lunghezza delle vacanze mentre il discorso cambia totalmente nel caso di spostamenti in giornata nei quali sole e caldo sono determinati nella decisione". La durata media della permanenza fuori casa dei 39 milioni di italiani in vacanza nell'estate 2019 e' stimata in 11,4 giorni con piu' di un italiano su cinque (21%) che - riferisce la Coldiretti - stara' fuori un periodo compreso tra 1 e 2 settimane, ma c'e' un 3% che rientrera' a casa dopo oltre un mese. Se e' il mare a fare la parte del leone per 7 italiani su 10 (70%), seguito dalla montagna, si assiste alla ricerca di alternative meno affollate come campagna e laghi. La spesa media destinata dagli italiani alle vacanze estive e' di 779 euro per persona in aumento del 5% rispetto allo scorso anno. 

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Sanità, Abruzzo fuori dalle regioni in area critica

Sono sei, e tutte del Sud, "le regioni in area critica" per quello che riguarda le performance dei servizi sanitari regionali: Puglia, Sicilia, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna. Mentre i cittadini che beneficiano dei migliori livelli di tutela della salute sono quelli che vivono a Trento, Toscana e Bolzano. Ma "la distanza tende a ridursi, proporzionalmente al progressivo superamento delle condizioni di ritardo delle regioni in Piano di rientro". Ad aggiornare la fotografia e' il nuovo rapporto Crea Sanita', dell'Universita' di Tor Vergata di Roma. Il rapporto "La misura della Performance dei SSR", spiega Federico Spandonaro, coordinatore del Crea Sanita', "si pone l'obiettivo di fornire una valutazione delle opportunita' di tutela della salute di cui i cittadini dispongono in funzione della loro residenza". Il divario Nord-Sud nel Servizio sanitario si rispecchia nella misurazione delle performance regionali, ovvero indicatori espressi in percentuali e costituiti da 5 aspetti: appropriatezza dell'assistenza, esiti delle cure, equita' di accesso, innovazione e situazione finanziaria. In particolare, si legge, "in area critica si trovano Puglia, Sicilia, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna, con valori di performance che arrivano fino al 31%". Trento, Toscana e Bolzano "offrono un livello di opportunita' significativamente superiore alle altre (performance tra 63% e 70%). Altre 6 regioni, ovvero Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Veneto e Piemonte, sono sempre parte dell'area dell'eccellenza e con una performance tra 57% e 61%. Infine,6 regioni, ovvero Liguria, Valle d'Aosta, Marche, Lazio,Abruzzo e Molise, "rimangono in una posizione intermedia con livelli abbastanza omogenei, compresi nel range 44-52%. Il rapporto, conclude Spandonaro,mostra che per superare il gap la chiave di volta e' puntare sull'innovazione organizzativa"

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Istat: A maggio vendite dettaglio grande distribuzione -0,4%

Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, a maggio il valore delle vendite al dettaglio registra una diminuzione sia per la grande distribuzione (-0,4%) sia, in misura più rilevante, per le imprese operanti su piccole superfici (-3,6%), mentre si presenta crescita il commercio elettronico (+10,6%). Lo rileva l'Istat, osservando che come si confermi l'ampliamento, già osservato in aprile del differenziale di crescita tra le imprese di piccola dimensione, sotto i 5 addetti, che vedono una flessione tendenziale del 4,8%, e quelle grandi, con oltre 50 addetti, che registrano un modesto incremento (+0,4%)

Una dinamica simile, seppure meno ampia, caratterizza i primi cinque mesi del 2019. Le vendite delle piccole imprese risultano infatti in calo (-1,4% rispetto allo stesso periodo del 2018), mentre le grandi imprese, nello stesso arco temporale, mostrano un incremento dell'1,4%.

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