L’Osservatorio

In Italia 4 italiani su 5 sono proprietari della casa nella quale vivono

In Italia 4 italiani su 5 sono proprietari della casa nella quale vivono: una percentuale piu' alta della media europea dove sono in media il 70% e ancora meno in alcuni paesi come Germania (52%), Gran Bretagna (64,6), Francia (64,3%). A fotografare la situazione (dati 2016) il centro di ricerca Ref per il Rapporto Coop 2017. Prime le regioni del Sud: in testa il Molise con il 93,1% di proprietari, seguito da Abruzzo (88,1%), Basilicata (87,3%), Sardegna (87,6%). Ultimi in classifica valdostani (72,2%) e campani (70,3%) con percentuali comunque piu' alte della media Ue. 

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Al via un piano per reclutare 2.200 ricercatori

Parte il Piano straordinario da oltre 200 milioni per l'assunzione di 2.200 ricercatori previsto dalla legge di bilancio per il 2018. Il piano prevede 1.305 posti per ricercatori di tipo B (con contratto a tempo determinato per tre anni non rinnovabile) destinati alle universita' e di altri 308 posti a tempo indeterminato per gli enti per la ricerca vigilati dal Ministero per l'Istruzione, l'Universita' e la Ricerca. I relativi decreti attuativi sono stati firmati oggi dal ministro Valeria Fedeli. Sempre oggi e' stato pubblicato il bando del Programma Operativo Nazionale (Pon), per altri 600 posti di ricercatore di tipo A (con contratto a tempo determinato di tre anni, rinnovabile per altri due) per gli atenei meridionali.

Il decreto prevede lo stanziamento di 12 milioni per il 2018 e di altri 76,5 per il 2019 per il reclutamento di ricercatori di tipo B e per il loro consolidamento alla fine del contratto triennale, una volta ottenuta l'abilitazione scientifica nazionale nella posizione di professore di seconda fascia, per un totale di 1.305 posti. Il decreto per gli enti prevede invece 2 milioni per il 2018 e 13,5 dal 2019. Si potranno assumere ricercatori e tecnologi a tempo indeterminato. Il bando Pon infine, mette a disposizione 110 milioni per interventi tesi a mobilita' e attrazione di giovani ricercatori in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. 

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Amazon, per le aziende italiane vendite superiori a 350 milioni di euro

 Le aziende italiane che vendono su Amazon Marketplace hanno raggiunto la cifra record nelle vendite all'estero di oltre 350 milioni di euro nel 2017. Oltre 10 mila imprese italiane vendono su Amazon Marketplace e oltre un terzo esportano i loro prodotti soprattutto in Europa e alcune anche in tutto il mondo. E' quanto si legge in una nota di Amazon. Per aiutare le piccole e medie imprese a esportare i loro prodotti, Amazon ha creato una serie di strumenti di supporto e di servizi come la spedizione e la distribuzione a livello globale e la gestione del 'customer service' nella lingua locale. Ogni anno Amazon traduce anche centinaia di milioni di schede prodotto, consentendo loro di vendere a livello internazionale con un minimo sforzo. Di conseguenza, nel 2017 le aziende italiane presenti su Amazon Marketplace hanno totalizzato vendite all'estero, in tutto il mondo, per oltre 350 milioni di euro attraverso gli undici siti web di Amazon, in sette lingue diverse, che consentono di raggiungere milioni di potenziali nuovi clienti. La metà di tutte le vendite sui siti Amazon nel mondo è effettuata da aziende indipendenti presenti su Amazon Marketplace; le pmi esportano prodotti verso clienti in Europa, Nord America, Giappone, China e India. 

 L'analisi ha rilevato che le aziende indipendenti italiane che vendono su Amazon hanno generato più di 10.000 posti di lavoro per supportare la propria crescita sul Marketplace. La distribuzione dei posti di lavoro nella penisola è Nord-Ovest, oltre 3.000 posti di lavoro; nord-Est, oltre 1.000 posti di lavoro; centro, oltre 2.000 posti di lavoro; sud, oltre 3.000 posti di lavoro; isole: oltre 900 posti di lavoro. "Siti Web come Amazon facilitano le piccole e medie imprese italiane a raggiungere i paesi esteri e questo è il motivo per cui continuiamo nella nostra missione di aiutare le pmi a far crescere le loro attività online", rileva Sara Caleffi, Marketplace Director di Amazon.it.

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Il Servizio Sanitario Nazionale compie 40 anni, il rapporto di Cittadinanzattiva

Il Servizio Sanitario Nazionale compie 40 anni, ma restano molto le differenze fra regioni nelle prestazioni offerte ai cittadini, come mostra un rapporto di Cittadinanzattiva. Per l'arrivo dei mezzi di soccorso si attende da un minimo di 13 minuti in Liguria a un massimo di 27 in Basilicata. I centri diurni per la salute mentale variano dai 3 del Molise ai 69 della Toscana, quelli per l'autismo dai 6 di Puglia ed Umbria ai 309 del Veneto, i centri per l'Alzheimer da 1 del Molise a 109 del Veneto. E questi sono solo alcuni dei dati sulle disuguaglianze sanitarie che emergono dagli ultimi Rapporti annuali di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. 

Questi dati sono stati presentati a Roma in occasione della campagna di riforma costituzionale 'La salute è uguale per tutti' promossa da Cittadinanzattiva. In questa Italia a macchia di leopardo, dove a fare la differenza per i cittadini con problemi di salute troppo spesso è il codice di avviamento postale, troviamo 789 Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) in Veneto, 605 in Piemonte, 319 in Toscana, circa 32 nelle altre Regioni. Le strutture di oncologia medica sono pari a 19,15 per milione di abitanti in Molise, 4,65 in Puglia; i servizi di radioterapia sono pari a 7,79 per mln di abitanti in Valle D'Aosta e 1,71 in Campania e Puglia. Spicca ancora il divario Nord-Sud: il 100% dei cittadini del Nord riesce ad accedere entro un mese alla radio e chemioterapia, contro l'86% dei pazienti al Sud e l'84% di quelli che risiedono al Centro. Anche i costi sono differenti. Per un emocromo si paga un ticket di 3,17 euro in Liguria e di 5,30 euro in Friuli Venezia Giulia. 

 

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Cgia: Oltre 35mila delocalizzazioni, in 6 anni +12,7%

 Il numero delle partecipazioni all'estero delle aziende italiane e' aumentato del 12,7% secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2009-2015, analizzati dalla Cgia di Mestre. La ricerca evidenzia che alla fine del decennio scorso i casi ammontavano a 31.672 mentre nel 2015 sono saliti fino a raggiungere quota 35.684. Seppur parziali - secondo la Cgia -, questi dati consentono di misurare la dimensione economica di un evento che rappresenta una forma di delocalizzazione. "Purtroppo - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - non ci sono statistiche complete in grado di fotografare con precisione il fenomeno della delocalizzazione produttiva. Infatti, non conosciamo, ad esempio, il numero di imprese che ha chiuso l'attivita' in Italia per trasferirsi all'estero. Tuttavia, siamo in grado di misurare con gradualita' diverse gli investimenti delle aziende italiane nel capitale di imprese straniere ubicate all'estero"

Dall'elaborazione effettuata dall'Ufficio studi della Cgia su Banca dati Reprint del Politecnico di Milano e dell'Ice, unico report presente in Italia in grado di monitorare questo fenomeno, si evince, inoltre, che nel periodo preso in esame il numero di occupati all'estero alle dipendenze di imprese a partecipazione italiana e' diminuito del 2,9% (una contrazione di poco piu' di 50.000 unita'). Il fatturato, invece, e' aumentato dell'8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti del giro di affari di oltre 40 miliardi di euro. Sempre nel 2015, i ricavi delle imprese straniere controllate dalle italiane hanno toccato i 520,8 miliardi di euro. Dei 35.684 casi registrati nel 2015, oltre 14.400 (pari al 40,5% del totale) - secondo la Cgia - sono riconducibili ad aziende del settore del commercio, per lo piu' costituite da filiali e joint venture commerciali di imprese manifatturiere. L'altro settore piu' interessato alle partecipazioni all'estero e' quello manifatturiero che ha coinvolto oltre 8.200 attivita' (pari al 23,1% del totale). In particolar modo quelle produttrici di macchinari, apparecchiature meccaniche, metallurgiche e prodotti in metallo. Il principale paese di destinazione di questi investimenti sono gli Stati Uniti, nel 2015 le partecipazioni italiane nelle aziende statunitensi sono state superiori a 3.300. Di seguito la Francia (2.551 casi), la Romania (2.353), la Spagna (2.251) la Germania (2.228), il Regno Unito (1.991) e la Cina (1.698). "Chi pensava che la meta preferita dei nostri investimenti all'estero fosse l'Europa dell'Est - rileva il Segretario della Cgia Renato Mason - rimarra' sorpreso. A eccezione della Romania, nelle primissime posizioni scorgiamo i paesi con i quali i rapporti commerciali sono da sempre fortissimi e con economie tra le piu' avanzate al mondo". Le regioni italiane piu' interessate agli investimenti all'estero sono la Lombardia (11.637 partecipazioni), il Veneto (5.070), l'Emilia Romagna (4.989) e il Piemonte (3.244). Quasi il 78% del totale delle partecipazioni sono riconducibili a imprese italiane ubicate nelle regioni del Nord Italia

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I fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi in 10 anni

Negli ultimi 10 anni i fondi pubblici per la ricerca italiana si sono ridotti di 1,2 miliardi, pari al 20%. E' quanto emerge dal documento promosso dalla Commissione Europea, la cui pubblicazione e' prevista in marzo.

I dati sono ripresi anche dalla rivista Nature sul suo sito, che rileva come la ricerca scientifica sia completamente esclusa dal dibattito elettorale e che i ricercatori temono ulteriori tagli di budget, qualunque possa essere l'esito delle consultazioni. Sempre negli ultimi 10 anni, si legge nel documento, il budget delle universita' italiane e' calato di circa un quinto, con una perdita pari a un milione di euro. Si sono ridotti inoltre sia il numero dei docenti nelle universita' (-20%) sia il finanziamento degli enti pubblici di ricerca (-9% in termini reali). La spesa pubblica per il settore dell'istruzione universitaria e' ferma allo 0,4% del Pil, al di sotto della media europea, che e' dello 0,7%. L'Italia in questi ultimi 10 anni di crisi ha perso gravemente attivita' economiche, industriali e di ricerca, ed e' andata indietro nell'innovazione e nella ricerca pubblica, in particolare con i tagli ai finanziamenti e al personale universitari. Un piccolo rimbalzo si è verificato con gli incentivi all'industria 4.0, ai macchinari e ai soggetti di ricerca. Il rapporto in effetti valuta, sebbene manchino stime ufficiali, che siano circa 50 mila i ricercatori italiani gia' occupati all'estero. Per invertire la tendenza e attirare studiosi dall'estero, il Programma nazionale per la ricerca del quinquennio 2015-2020 prevede tre finanziamenti di circa 520 milioni di euro nel periodo 2017-2020. Sempre Nature nei giorni scorsi ha pubblicato la petizione di un gruppo di 69 scienziati italiani che invita i candidati alle elezioni a portare i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. La petizione ha raggiunto le 200.000 firme.

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Bankitalia: mutui piu’ semplici

Ottenere mutui per comprare casa sembra diventato piu' semplice. Secondo i risultati dell'indagine congiunturale sul mercato delle abitazioni condotta a gennaio da Bankitalia tra oltre 1.500 agenzie immobiliari, le indicazioni degli agenti sulle difficolta' per i compratori di ottenere un mutuo sono scese al minimo dall'avvio del Sondaggio nel 2009. La percentuale degli agenti che ascrive alla difficolta' di ottenere un mutuo la causa della decadenza degli incarichi e' scesa infatti nel quarto trimestre 2017 al 15,4 per cento, dal 22,3 del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, inoltre, la quota di operatori che segnalano pressioni al ribasso sulle quotazioni degli immobili e' tornata ad aumentare. Nel confronto con la precedente rilevazione, tuttavia, segnala Via Nazionale, si sono rafforzati i segnali di miglioramento della domanda: il numero di agenzie che hanno intermediato almeno un immobile e' aumentato e le giacenze degli incarichi a vendere sono diminuite

I giudizi degli agenti immobiliari sulle condizioni del proprio mercato di riferimento nel trimestre in corso, misurati dal saldo fra la quota di quelli favorevoli e quelli sfavorevoli, sono rimasti nettamente positivi, in misura ampiamente superiore alla rilevazione di un anno fa (19,5 punti percentuali contro 7,5), ma inferiore nel confronto con quella precedente (24,5). Anche il saldo relativo al numero atteso di nuovi incarichi a vendere nel primo trimestre del 2018 si conferma largamente positivo e superiore a quello rilevato all'inizio del 2017 (17,2 punti percentuali contro 4,0), sebbene inferiore al valore rilevato in ottobre (28,4 punti). La quota di operatori che indica una flessione dei prezzi nel trimestre in corso e' nuovamente calata (19,6 per cento, da 20,9) mentre e' aumentata la quota che ne prefigura un aumento (7,0 per cento, da 6,4). Le aspettative circa l'evoluzione a breve del mercato immobiliare nazionale restano positive, su livelli analoghi rispetto al sondaggio di ottobre, con un saldo tra giudizi favorevoli e sfavorevoli pari a 22,2 punti percentuali (era 22,5 nella rilevazione precedente). In un orizzonte di medio termine, ovvero di due anni, le attese restano nettamente improntate all'ottimismo: il saldo fra attese di miglioramento e peggioramento si e' attestato a 44,5 punti percentuali (48,9 nel sondaggio di ottobre).

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Verona, i vincitori della 16ª edizione di Sol d’Oro

Alla Fiera di Verona record di campioni in gara da 9 nazioni per la 16ª edizione di Sol d’Oro, nella sua edizione dedicata agli oli dell’emisfero boreale. L’annuncio dei vincitori ieri sera a conclusione della prima giornata degli EVOO Days. Oggi degustazione en primeur degli oli vincitori a chiusura del forum di formazione e networking di Sol&Agrifood A Sol d’Oro Emisfero Nord è un trionfo azzurro tra i 360 oli in gara da Italia, Spagna, Grecia, Slovenia, Libano, Marocco, Portogallo, Giappone e Cile, che hanno infranto il record di 300 campioni dello scorso anno. Dalla Fiera di Verona, l’Italia conferma la sua leadership indiscussa nella produzione di oli extravergine di qualità, vincendo 12 medaglie su 15 nelle cinque categorie previste, mentre la Spagna si aggiudica le tre restanti. Il concorso internazionale Sol d’Oro Emisfero Nord 2018, ha visto l’Italia aggiudicarsi quattro ori su cinque, nelle categorie fruttato leggero, medio, intenso e monovarietale, tre medaglie d’argento e cinque di bronzo. Tre medaglie, una d’oro nella categoria biologico e due d’argento, invece, per la Spagna. I 13 giudici internazionali provenienti da Italia, Grecia, Turchia, Giappone e Slovenia, sono stati impegnati sei giorni per valutare gli oli con la modalità della “degustazione alla cieca”.  Alta la qualità, che ha portato la giuria ad assaggiare più volte numerosi campioni selezionati, prima di stilare la classifica definitiva. Ieri pomeriggio la proclamazione in diretta Facebook dei vincitori nel corso della prima giornata degli EVOO Days, l’iniziativa organizzata da Veronafiere-Sol&Agrifood per la formazione e il networking della filiera oleicola, con il patrocinio del Coi – Consiglio Oleicolo Internazionale, dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio.

Come attestato di qualità riconosciuto a livello internazionale, le bottiglie delle partite degli oli vincitori possono ora fregiarsi del premio ricevuto (Sol d’Oro, Sol d’Argento, Sol di Bronzo) e per la prima volta da quest’anno anche gli insigniti di Gran Menzione avranno un loro bollino di riconoscimento. Si tratta di uno strumento di marketing riconosciuto e molto apprezzato sui mercati internazionali. Agli oli premiati, Sol&Agrifood, la Rassegna dell’agroalimentare di qualità in programma dal 15 al 18 aprile 2018, dedica ormai da anni una serie di iniziative: dalla Guida “Le stelle del Sol d’Oro”, distribuita ai buyer internazionali e ai delegati di Veronafiere nel mondo, alle degustazioni guidate degli oli vincitori dedicate agli operatori in arrivo da tutto il mondo, oltre ai cooking show con protagonisti gli oli con Gran Menzione, per insegnare come valorizzare i diversi oli extravergine in cucina. Elenco dei vincitori Sol d’Oro Emisfero Nord – edizione 2018  (L'elenco completo delle Gran Menzioni del Concorso Sol d’Oro 2018 sul sito www.solagrifood.com) Categoria oli fruttato leggero: Sol d’Oro  - Intini Srl, Alberobello (Bari)- Puglia Sol d’Argento -  Aceites Hacienda el Palo SL, Jaen - Spagna Sol di Bronzo - Azienda agricola biologica Alessandro Scanavini, Sabaudia (Latina) - Lazio Categoria oli fruttato medio: Sol d’Oro - Marsicani Nicolangelo, Morigerati (Salerno) - Campania Sol d’Argento - Malvetani Società Agricola S.S., Stroncone (Terni) - Umbria Sol di Bronzo - Azienda agricola Tommaso Masciantonio, Casoli (Chieti) - Abruzzo Categoria oli fruttato intenso: Sol d’Oro - Franci Giorgio, Montenero (Grosseto) - Toscana Sol d’Argento - Torres Morente s.a.u. – Maeva, Granada - Spagna Sol di Bronzo - Agricola Il Colle, Bagno a Ripoli (Firenze) - Toscana Categoria oli biologici: Sol d’Oro - Almazaras de la Subbetica, Carcabuey - Spagna Sol d’Argento - Franci Giorgio, Montenero (Grosseto) - Toscana Sol di Bronzo - Intini Srl, Alberobello (Bari)- Puglia Categoria oli monovarietali: Sol d’Oro - Azienda Agricola Cassini Paolo, Isolabona (Imperia) - Liguria Sol d’Argento -  Agricola Biologica Quattrociocchi Americo, Alatri (Frosinone) - Lazio Sol di Bronzo -  Azienda Agricola Donato Conserva, Modugno (Bari) - Puglia

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Speranza di vita più alta al nordest

L'Italia risulta divisa geograficamente divisa in due quando si parla di aspettative di vita. E a far vivere più o meno a lungo non è solo il luogo di residenza ma anche il livello di istruzione. E' ciò che emerge dal rapporto dell’Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma, ideato dal professor Walter Ricciardi, e che ha redatto un focus dedicato alle disuguaglianze sanitarie in Italia. Una fotografia da cui risulta penalizzato il Sud, in particolare in Campania. Se infatti a Napoli la speranza di vita è 80,6 anni a Rimini e a Firenze si arriva a 84,1. Fra gli italiani più longevi ci sono inoltre quelli più istruiti, mentre godono di peggiori condizioni di salute coloro che non conseguono la laurea.A livello regionale in Campania nel 2017 gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; mentre nella Provincia Autonoma di Trento 81,6 gli uomini e 86,3 anni le donne. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne. Differenze che, sottolinea il focus, oltre che in Campania sono persistenti in Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d’Aosta e Piemonte che restano costantemente al di sotto della media nazionale. Campania, Calabria e Sicilia addirittura peggiorano la loro posizione nel corso degli anni. Di contro, quasi tutte le regioni del Nord, insieme ad Abruzzo e Puglia, sperimentano stabilmente una aspettativa di vita al di sopra della media nazionale. Il dato sulla sopravvivenza evidenzia il rilevante svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella media nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa che palesano uno svantaggio di sopravvivenza di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente.

Le Province più longeve sono Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguite da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio. I divari di salute sono particolarmente critici quando sono legati allo status sociale, perché i fattori economici e culturali influenzano direttamente gli stili di vita e condizionano la salute delle future generazioni.E' il caso dell'obesità, uno dei più importanti fattori di rischio per la salute futura, che interessa il 14,5% delle persone con titolo di studio basso e solo il 6% dei più istruiti. Anche considerando il livello di reddito gli squilibri emergono con chiarezza: l'obesità è una condizione che affligge il 12,5% del quinto più povero della popolazione e il 9% di quello più ricco.

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In 10 anni +535% microbirrifici in Italia 

Crescono i boccali di birra Made in Italy grazie anche a una rete di micro birrifici artigianali passati dai 113 del 2008 ai 718 del 2017 con un progresso di oltre il 535% nel decennio e una produzione stimata attualmente in 50 milioni di litri mentre e' crollato del 79% il consumo di birre inglesi in Italia nel 2017 e sono scese del 31% le importazioni anche dalla Germania (insieme rappresentano 1/3 della birra straniera consumata in Italia). A dirlo e' un'analisi della Coldiretti elaborata sui dati Istat sul commercio estero in occasione di "Beer Attraction" di Rimini, appuntamento dedicato a tutte le specialita' del settore. "Fra birre artigianali e industriali la filiera vale complessivamente circa 6 miliardi di euro" aggiunge la Confederazione nel ricordare che secondo l'Istat, la birra piace a quasi 1 italiano su 2 con un consumo pro capite medio di 31,5 litri all'anno. "Negli ultimi anni - spiega la Coldiretti - la produzione artigianale Made in Italy si e' molto diversificata con numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino. Ma c'e' anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso. Oltre a contribuire all'economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all'occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i piu' attivi nel settore con profonde innovazioni che - afferma la Coldiretti - vanno dalla certificazione dell'origine a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialita' altamente distintive o forme distributive innovative come i 'brewpub' o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica".

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