L’Osservatorio

Fondo Centrale di Garanzia per il credito a Pmi e professionisti

E' in vigore da oggi la riforma del Fondo Centrale di Garanzia, lo strumento del ministero dello Sviluppo economico che garantisce il credito a pmi e professionisti. Nella nuova versione, avviata da un decreto del 2017, attivato con un provvedimento del 2018, si prevede tra l'altro un ampliamento delle platea dei beneficiari ed una percentuale garantita maggiore per le aziende a rischio. L'intervento e' concesso, fino ad un massimo dell'80% del finanziamento, su tutti i tipi di operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, tanto per liquidita' che per investimenti. Il Fondo garantisce a ciascuna impresa o professionista un importo massimo di 2,5 milioni di euro, un plafond che puo' essere utilizzato attraverso una o piu' operazioni, fino a concorrenza del tetto stabilito, senza un limite al numero di operazioni effettuabili. LO scorso anno il Fondo ha erogato 19,3 miliardi di finanziamenti a piu' di 129 mila imprese.

La riforma del Fondo Centrale di Garanzia, operativa da oggi, potrebbe 'liberare' circa 7 miliardi di euro prestiti in piu' ogni anno per le imprese. A stimare gli effetti della riforma e' l'Ufficio Credito Confesercenti.

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Coldiretti: Rischio dazi Regno Unito su Grana e Parmigiano

Dazi di 24,9 euro al quintale sono pronti a scattare il 29 marzo per le importazioni di tutti i tipi di formaggi grattugiati che colpiscono in particolare le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in busta e barattolo. Lo rende noto la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione da parte del governo britannico del nuovo regime tariffario all'importazione in caso di mancato accordo entro il 29 marzo. Se non si raggiunge prima l'intesa con l'Unione europea, scatta dunque una misura che - sottolinea la Coldiretti - rischia di frenare un segmento particolarmente dinamico delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Gran Bretagna dove le spedizioni hanno raggiunto il valore di 85 milioni di euro nel 2018. Tra i settori ai quali Londra intende garantire tutele particolari in caso di Brexit figurano infatti, oltre alle auto, i prodotti agricoli come - precisa la Coldiretti - carne di manzo, agnello, maiale, pollame e lattiero caseari per sostenere allevatori e agricoltori locali. 

A beneficiare delle nuove misure che resterebbero in vigore per 12 mesi sarebbero - continua la Coldiretti - solo i Paesi non membri dell'Ue la cui quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe infatti dall'attuale 56 al 92%, mentre per i beni in arrivo dall'Unione europea, che attualmente sono tutti esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbero liberamente in Gran Bretagna solo nell'82% dei prodotti. Senza accordo - continua la Coldiretti - un problema riguarda anche la tutela giuridica dei marchi con le esportazioni italiane di prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) come il Grana e il Parmigiano Reggiano, che incidono per circa il 30% sul totale dell'export agroalimentare made in Italy, e che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari. 

Il regime tariffario più vantaggioso previsto per alcuni prodotti di questi Paesi, sottolinea ancora la Coldiretti, rischia peraltro di avere effetti negativi sull'export di prodotti made in Italy, che nell'agroalimentare hanno raggiunto il record storico di 3,4 miliardi di euro nel 2018, con un incremento del 2% rispetto all'anno precedente. Dopo il vino, che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c'è - conclude la Coldiretti - l'ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell'olio d'oliva

 

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I vini più venduti nei supermercati, buone performance del Montepulciano d’Abruzzo

Nella Grande distribuzione si sono venduti nel 2018 più di 619 milioni di litri di vino italiano per un valore di 1 miliardo e 902 milioni di euro. Tra i vini più venduti ai primi posti della classifica nazionale si trovano Lambrusco e Chianti, con buone performance di Montepulciano d’Abruzzo, Muller Thurgau, Gutturnio e Primitivo. Nella speciale classifica dei vini “emergenti”, cioè a maggior tasso di crescita, va sottolineato l’exploit del Lugana, un bianco doc prodotto soprattutto nelle provincie di Brescia e Verona, che conquista il primo posto con un aumento a volume del 22,1% nel 2018 (e a valore del 24,2%). Crescono in modo rilevante Passerina e Ribolla ed entrano tra i top 15 Grignolino, Cerasuolo, Refosco e Aglianico (vedi tabelle allegate). Aumentano le vendite degli spumanti che crescono del 2,1% a volume, mentre i vini Doc e Docg chiudono a - 0,7%, con un prezzo medio di 4,74 euro al litro. I vini Igt perdono il 2,4% ed i vini generici l’8,9% (a volume, bottiglia 0,75).Il dato complessivo del vino confezionato (che comprende il brik, il bag in box e altro) vede una flessione del 4,4% a volume, ma un aumento a valore del 2,9%. Aumentano sensibilmente vini e spumanti biologici, rispettivamente del 18% e dell’11,8%, ma le vendite nei supermercati sono ancora limitate a circa 5 milioni di litri l’anno. Per quanto riguarda i formati, cala ancora il brik col - 5,6%, mentre continua a crescere il bag in box col +10,3% (a volume). Oltre agli effetti della scarsa vendemmia del 2017 che hanno fatto lievitare i prezzi del vino nel canale di vendita della Gdo, IRI ha individuato una concausa nel processo di aumento del valore del vino, in corso da anni, che porta ad un aumento dei prezzi ed ad una diminuzione delle promozioni.

La ricerca completa dell’IRI verrà presentata a Vinitaly lunedì 8 aprile nel corso della tradizionale tavola rotonda organizzata da Veronafiere, con la partecipazione di cantine e catene distributive. “L’analisi dei dati che ogni anno proponiamo attraverso la collaborazione con IRI, rivolta a sondare il mercato del vino nello specifico segmento della grande distribuzione organizzata, è uno degli strumenti di lettura delle tendenze in atto che offriamo agli operatori del settore e ai nostri espositori in particolare”, sottolinea Gianni Bruno, Exhibition Manager Wine&Food di Veronafiere. 

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Torna FareTurismo con opportunità di lavoro per i giovani

Torna FareTurismo, ideato e organizzato dalla Leader srl e giunto alla 21ma edizione (all'attivo 11 a Salerno, 8 a Roma e 1 a Milano con il patrocinio di Expo): una preziosa opportunità per i giovani che progettano il proprio futuro professionale nel mondo del turismo e per gli addetti ai lavori che desiderano aggiornarsi e confrontarsi. Il ricco programma dell'edizione 2019, presso l'Università europea di Roma, da mercoledì 13 a venerdì 15 marzo, prevede: colloqui di orientamento universitario a cura degli psicologi di UEROrienta; incontri domanda-offerta lavoro attraverso colloqui di selezione con i responsabili delle risorse umane di 24 aziende turistiche; orientamento sulla formazione post diploma (corsi Its, lauree triennali e magistrali) e post laurea (master di 1° e 2° livello) con la partecipazione di Its e Università. E ancora: presentazione delle competenze emergenti e delle figure professionali con la partecipazione di manager dell'industria turistica; seminari di aggiornamento a cura delle organizzazioni di categoria e delle associazioni professionali; incontri dei presidenti dei corsi di laurea in Turismo (Sistur) e dei dirigenti scolastici degli Istituti alberghieri (Renaia) e degli Istituti tecnici per il turismo (Renatur). Nel Salone Espositivo, la Regione Lazio, Roma Capitale, l'Ebit-Ente bilaterale industria turistica, le organizzazioni nazionali di categoria, le associazioni professionali, le agenzie per il lavoro e di web recruiting forniranno informazioni sulle opportunità occupazionali e sui percorsi da intraprendere per formarsi e lavorare nel turismo. 

Le tematiche di interesse dei seminari vanno dai consigli su come si scrive e aggiorna un cv alla formazione di perfezionamento negli hotel, dal Revenue Management nel mondo del food&beverage agli approfondimenti sulle professioni di concierge, guida turistica e ristoratore. Nell'edizione del 2018 sono stati 6.000 i visitatori, 34 gli espositori, 1.000 i colloqui di selezione per 200 profili ricercati in Italia e all'estero da 28 aziende turistiche; 15 tra conferenze e seminari di aggiornamento professionale; 3 giorni di colloqui di orientamento al lavoro con i centri per l'impiego, il Servizio Eures, Porta Futuro Lazio; 3 giorni di colloqui psico-attitudinali con l'Università europea di Roma; oltre 50 tra Istituti professionali dei servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, Tecnici del turismo e Commerciali con indirizzo turistico con 2.500 studenti e 200 docenti provenienti da 9 regioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Veneto)

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La popolazione residente nei comuni capoluogo di provincia ammonta a quasi 8,5 milioni

 La popolazione residente nei comuni capoluogo di provincia ammonta a quasi 8,5 milioni, mentre sono oltre 30 milioni gli abitanti residenti negli altri comuni delle corone provinciali. E’ uno degli aspetti messi in luce dal dossier realizzato da Anci e Ifel e diffuso in concomitanza con la prima Conferenza annuale dei Sindaci delle Città medie in corso di svolgimento a Parma. Secondo lo studio, invece, nelle città metropolitane la situazione è capovolta: la popolazione è maggiormente concentrata nei comuni capoluogo (9,5 milioni di persone) piuttosto che nei capoluoghi (12,3 milioni gli abitanti nei comuni delle corone).I comuni capoluogo di provincia hanno un’estensione territoriale di quasi 16mila chilometri quadrati; solo il 16% di questo territorio risulta urbanizzato, con forti differenze tra nord, centro e sud Italia. Nei capoluoghi del nord l’urbanizzato raggiunge talvolta anche punte superiori al 60% (Biella, Como, Bergamo, Monza, Brescia, Udine e Padova); l’unico capoluogo del sud ad avere una percentuale altrettanto alta è Pescara con il 77%.

In generale, vive nelle 93 province italiane il 64% della popolazione italiana. L’invecchiamento della popolazione italiana è un fenomeno più evidente nei capoluoghi (di provincia e di città metropolitana) piuttosto che nei comuni esterni. Sono soprattutto i capoluoghi del nord a registrare il più alto tasso di invecchiamento della popolazione (25,1% nei capoluoghi di provincia, 25,2 nei capoluoghi di città metropolitane).I comuni capoluogo di provincia accolgono quasi 1,2 milioni di laureati, pari a quasi il 20% dei laureati italiani. In misura percentuale nei comuni capoluogo di provincia ha un titolo universitario il 15,1% della popolazione da sei anni in su. Le città capoluogo - sia di provincia che di città metropolitane - accolgono la stragrande maggioranza dei corsi di laurea. Infine quasi la metà dei corsi di laurea è presente nei capoluoghi di provincia, equamente distribuiti tra nord, centro e sud del Paese.

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Istat: vendite al dettaglio in ripresa a gennaio +0,5%

A gennaio 2019 si stima, per le vendite al dettaglio, un aumento congiunturale dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume. La crescita complessiva è dovuta soprattutto all'andamento dei beni alimentari (+1,0% in valore e +1,1% in volume), mentre si registra una dinamica più moderata per quelli non alimentari (+0,1% in valore, +0,2% in volume). Lo comunica l'Istat. Nel trimestre novembre 2018-gennaio 2019 le vendite al dettaglio registrano un contenuto aumento, rispetto ai tre mesi precedenti, dello 0,1% in valore e dello 0,2% in volume. Le vendite di beni alimentari crescono dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume, mentre quelle di beni non alimentari sono stazionarie in valore e aumentano dello 0,3% in volume. Su base annua, le vendite al dettaglio aumentano dell'1,3% in valore e dell'1,5% in volume. Risultano in crescita sia i beni alimentari (+2,3% in valore e +1,9% in volume) sia, in misura minore, quelli non alimentari (+0,5% in valore e +1,2% in volume).

Per quanto riguarda le vendite di beni non alimentari, gli aumenti tendenziali maggiori riguardano Calzature e articoli in cuoio e da viaggio (+2,3%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (+2,2%). Le flessioni più marcate si registrano per Cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,6%) e Prodotti farmaceutici ( 1,2%). Sempre a livello tendenziale, il valore delle vendite al dettaglio registra un aumento per la grande distribuzione (+2,8%) e una flessione per le imprese operanti su piccole superfici (-0,8%). In forte crescita il commercio elettronico (+13,3%). 

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Fondazione Agnelli, allarme per la allarme per la dispersione scolastica in Italia

Campanello di allarme per quanto riguarda la dispersione scolastica in Italia. "Negli ultimi due anni - segnala la Fondazione Agnelli - e' tornata a crescere: dal 13,8% del 2016 al 14,5% del 2018". Ed "il peggioramento e' dovuto alla crescita della dispersione fra le ragazze". "Eurostat - si osserva - ha recentemente aggiornato un indicatore cruciale sulla salute dei sistemi di istruzione e formazione: quello relativo alla quota di 18-24enni che hanno terminato gli studi privi di un diploma o di una qualifica ("early leavers from education and training"). Si tratta della misura ufficialmente adottata in sede europea per quantificare il fenomeno dell'abbandono scolastico e formativo, e seguirne l'evoluzione nel tempo".

Ed a questo proposito "le notizie per l'Italia non sono buone e fanno suonare nuovamente il campanello d'allarme: il dato del 2018 (ancora provvisorio) indica una netta risalita della quota nazionale di "early leavers", dal 14 al 14,5%. Quella che nel 2017 poteva essere interpretata come una semplice pausa di riflessione (dal 13,8% al 14%) deve quindi leggersi come una preoccupante inversione di tendenza, dopo decenni di costante successo delle politiche di contrasto alla dispersione". In particolare, "il peggioramento e' interamente imputabile alla componente femminile (con una crescita dall'11,2% al 12,1%), mentre quella maschile rimane invariata al 16,6%".

"Per l'anno 2018 non sono ancora disponibili i dati disaggregati a livello regionale. Le rilevazioni degli anni precedenti permettono comunque - conclude la nota della Fondazione Agnelli - di delineare un quadro nazionale molto disomogeneo, con territori che dovrebbero aver gia' conseguito - in anticipo rispetto alla scadenza del 2020 - l'obiettivo europeo del 10% (Trento, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo), e le Isole dove invece la dispersione rimane superiore al 20%"

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Aumentano gli investimenti dell’industria nella protezione dell’ambiente

Aumentano gli investimenti dell'industria nella protezione dell'ambiente, grazie alla crescita nelle piccole e medie imprese, mentre fanno un passo indietro le aziende più grandi. Gli ultimi dati Istat, relativi al 2016, mostrano un incremento del 2,3% degli investimenti ambientali delle imprese industriali fino a 1.437,3 milioni di euro. "La crescita degli investimenti per l'ambiente è sostenuta per le imprese di piccola e media dimensione (+12,9%)", osserva l'Istat facendo riferimento alle aziende sotto i 250 dipendenti. Mentre le imprese maggiori, che realizzano il 78,1% degli investimenti ambientali complessivi, vedono un calo dello 0,4%. In generale, secondo l'Istituto, la crescita è "modesta ma sale il peso degli investimenti in tecnologie più avanzate". Gli investimenti integrati collegati a tecnologie più avanzate aumentano infatti del 12,9% fino a 481 milioni (il 33,5% del totale), anche se restano ancora prevalenti gli investimenti orientati a controllare e abbattere l'inquinamento dopo che questo è stato generato (end-of pipe). Gli investimenti di tipo end-of-pipe pesano per 956 milioni di euro (il 66,5% del totale) con un calo del 2,3% di rispetto all'anno precedente. Più di un terzo della spesa (39%) è destinato alle attività di protezione e recupero del suolo e delle acque di falda e superficiali, all'abbattimento del rumore, alla protezione del paesaggio e protezione dalle radiazioni e alle attività di ricerca e sviluppo finalizzate alla protezione dell'ambiente.

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Storico ritorno della cucina fatta in casa per 4 famiglie su 10

Storico ritorno della cucina fatta in casa per 4 famiglie su 10 (38%) che riscoprono le specialita' tradizionali soprattutto durante le feste. E' quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe' in occasione dell'ultimo fine settimana prima del martedi' grasso del Carnevale 2019 durante il quale al mercato degli agricoltori di Campagna Amica a Roma e' stata organizzata la prima sfilata d'Italia dei dolci di Carnevale con "il tutor delle frappe" ma iniziative sono state previste lungo tutta la Penisola. Nella settimana di Carnevale - stima la Coldiretti - vengono consumati circa 12 milioni di chili di dolci tipici per una spesa complessiva attorno ai 150 milioni di euro. Il costo varia infatti dai 5 euro al chilo per le preparazioni casalinghe contro una spesa dai 15 ai 30 euro, con picchi anche di 65 euro per le diverse specialita' in vendita nei forni e nelle pasticcerie. Prepararle in casa offre anche la possibilita' di assicurarsi la qualita' e la freschezza degli ingredienti, che fanno la differenza sul risultato finale, a partire dalle uova e dal miele che - continua la Coldiretti - possono essere acquistati anche nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica dove sono offerti a volte anche dolci della tradizione contadina i cui segreti sono stati trasmessi da generazioni

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