L’Osservatorio

Def: +133 miliardi di spesa nel triennio 2019-2021

L'impatto finanziario, per il triennio 2019 - 2021, derivante dagli interventi nel campo del Lavoro e delle pensioni e' di circa 133 miliardi. E'quanto si legge nel Documento di economia e finanza. In particolare, "si segnalano gli oneri per l'introduzione del 'Reddito di cittadinanza' e 'Quota 100', i due principali interventi a sostegno dell'occupazione, lotta alla poverta ed esclusione sociale" e "le misure a favore del rilancio degli investimenti pubblici e il Fondo investimenti per gli Enti territoriali".

Più investimenti pubblici, più attenzione alla natalità e alla genitorialità, in modo da invertire il trend demografico negativo e spingere su sviluppo e crescita, cui contribuiranno anche reddito di cittadinanza (+0,2%) e quota 100 (+0,1%). E' quanto si legge nel Documento di economica e finanza, rimasto per giorni al centro del dibattito all'interno nel Governo, ed ora pubblicato nero su bianco dal ministero dell'Economia. Ecco una sintesi con i punti più importanti.

Il testo parte dall'assunto che "le previsioni ufficiali sono e devono essere di natura prudenziale", anche se "il Governo punta a conseguire risultati ben più significativi in materia di crescita economica. In questo quadro prudente, l'esecutivo ritiene che "nel 2020 la nostra economia dovrebbe ridurre il divario di crescita rispetto alla media dei paesi dell'area Euro e alle grandi economie europee come Francia e Germania".

Inoltre, "va sottolineato che la previsione di crescita del Pil per il 2019 è soggetta a rischi al ribasso, legati in particolare all'incertezza riguardante il commercio internazionale, alla minaccia del protezionismo, a fattori geopolitici e a cambiamenti di paradigma in industrie chiave quali l'auto e la componentistica".

Come richiesto dalla Lega, e accordato dal M5S, il documento spiega che "si intende inoltre continuare, nel disegno di Legge di Bilancio per il prossimo anno, il processo di riforma delle imposte sui redditi ('flat tax') e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l'imposizione a carico dei ceti medi". Si sottolinea, comunque, che tale processo avverrà "nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti in questo documento".

Nell'accordo di fine anno con la Commissione Europea, il Governo aveva indicato una previsione di indebitamento netto per il 2019 pari al 2 per cento del Pil. La Legge di Bilancio contiene una clausola che, in caso di deviazione dall'obiettivo di indebitamento netto, prevede il blocco di due miliardi di spesa pubblica. Sulla base delle nuove previsioni pubblicate in questo documento, "tale scenario appare ora probabile", scrive il Governo, che "attuerà pertanto tale riduzione di spesa". 

Secondo il documento, il Reddito di cittadinanza dovrebbe innalzare la crescita del Pil reale di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 che nel 2020. Le modifiche al sistema previdenziale, con Quota 100, avrebbero un effetto neutrale quest'anno e aumenterebbero invece la crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020. Nel triennio 2019-2021, nell’area ‘Lavoro e Pensioni’, risultano maggiori spese complessive per circa 133 miliardi.

Proprio per l'attivazione riduzione di spesa prevista dalla legislazione vigente, dalla legge di Bilancio (e, quindi, non costituisce una 'manovra' aggiuntiva, sottolinea il Mef), il deficit di quest'anno è stimato al 2,4 per cento del Pil. In termini strutturali, ovvero al netto dell'andamento ciclico e delle misure temporanee, questo risultato darebbe luogo a una variazione dell'indebitamento di solo -0,1 punti percentuali. Tenendo conto della flessibilità concordata con la Commissione europea in relazione a spese straordinarie per il contrasto dei rischi idrogeologici e interventi straordinari sulle infrastrutture, nonché del livello negativo dell'output gap, il risultato di quest'anno rientrerebbe nei limiti del Patto di Stabilità e Crescita (Psc).

Non si nasconde, comunque, che la prossima legge di Bilancio "richiederà l'individuazione di coperture di notevole entità", che per il momento non vengono individuate con chiarezza. Ci si limita a sottolineare che "la legislazione vigente in materia fiscale viene per ora confermata", che prevede tra l'altro l'aumento dell'Iva per 23 miliardi. Ci si impegna a "definire le misure alternative di copertura e di riforma fiscale nel corso dei prossimi mesi.

Si prevedono "aumenti aggiuntivi delle entrate nel 2021 e nel 2022, che deriverebbero principalmente da misure volte a rafforzare il contrasto all'evasione fiscale". Inoltre, verrà "attuato un programma di revisione organica della spesa pubblica". Si prevede poi un aumento degli investimenti pubblici nel prossimo triennio, che dal 2,1 per cento del Pil registrato nel 2018 si porterebbero al 2,6 per cento del Pil nel 2022. 

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Gradimento Governatori, ‘vince’ Zaia

E' il presidente del Veneto Luca Zaia il vincitore del Governance Poll 2019, cioe' la classifica sul gradimento degli amministratori stilata dall'Istituto demoscopico Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore e pubblicata oggi dal quotidiano economico. Zaia realizza il 62%, con un incremento dell'11,9% rispetto al giorno delle elezioni e raggiunge livelli inaccessibili per gli altri presidenti di regione. Al secondo e terzo posto altri due governatori della Lega: il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga medaglia d'argento con il 51,1%, e medaglia di bronzo al lombardo Attilio Fontana (49,2%). Per Zaia non e' la prima volta che e' incoronato dal Governance Poll come il Presidente con il maggiore consenso. Fuori dal podio ancora altri due esponenti del centrodestra neo eletti nel corso dell'ultimo mese. Si tratta di Marsilio (48%) presidente della regione Abruzzo e Solinas, (47,8%) della Sardegna. Il primo presidente di centrosinistra e' Stefano Bonaccini, della Emilia-Romagna, con il 44,2%, anche se cala del 4,8% rispetto alla sua elezione; segue Enrico Rossi della Toscana che si stabilizza al 42,6% (-5,4%). Il presidente della Liguria Toti si piazza ottavo, subito dopo con il 39,2% (+4,8%), seguito immediatamente dal governatore del Lazio Zingaretti che conquista il 38,8% ma con un incremento del 5,9%. Sono solo tre i Presidenti che aumentano consenso: Zaia, Toti e Zingaretti. Il sondaggio e' stato effettuato su 16 Regioni durante il mese di marzo 2019, quindi ad esclusione del Trentino e Valle d'Aosta in quanto non c'e' l'elezione diretta, della Basilicata che ha votato solo 15 giorni addietro e del Piemonte che e' chiamato alle urne il prossimo 26 Maggio. 

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Istat: debolezza economia meno intensa, possibile un cambiamento

L'economia italiana e' "in fase di debolezza" ma non e' detta l'ultima parola. L'Istat, nella Nota mensile sull'andamento dell'economia italiana, osserva infatti che e' "possibile un cambiamento", ossia un'inversione di tendenza. Questo perche' tale debolezza sembra a febbraio che sia meno intensa.

L'Istat spiega che "a marzo, e' proseguito il deterioramento della fiducia dei consumatori che ha interessato tutte le componenti". Non solo, ma "il clima economico e le prospettive future hanno registrato il calo piu' marcato mentre le attese sulla disoccupazione sono in peggioramento dopo il segnale positivo del mese precedente". Cio' detto, nello stesso mese, la fiducia delle imprese nel complesso e' tornata a migliorare anche se nel settore manifatturiero permangono incertezze. Gli esperti dell'istituto di via Balbo segnalano che "l'indicatore anticipatore ha segnato una flessione di intensita' ridotta rispetto a febbraio, suggerendo un possibile cambiamento rispetto alla fase di contrazione dei livelli di attivita' economica manifestatasi negli scorsi mesi".

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Sondaggio Index, scende ancora la Lega e sale il M5S

"Per la seconda settimana continua a scendere la Lega e c’è una ripresa del Movimento Cinque Stelle". E’ il sondaggio settimanale di Index Research per Piazza Pulita, di Formigli, su La7. "La Lega - sottolinea l’istituto diretto da Natascia Turato- registra, dal 28 marzo al 4 Aprile, un -0,9% passando dal 34,5 al 33,6. Un dato sempre rassicurante rispetto al 17,4 delle politiche 2018. Per i grillini, questa settimana, un +0,5%. Il Movimento passa, dunque, dal 20,6% al 21,1%, alle politiche il 32,7%"

"Si arresta, invece, la rimonta del Pd. Dal 21,1%, del 28 marzo, al 20,8% del 4 Aprile. E’ lieve l’aumento per Forza Italia e Fratelli d’Italia. Gli azzurri passano dal 9,1% del 28 marzo al 9,3% del 4 aprile alle elezioni politiche era il 14%; mentre il partito della Meloni passa, nelle intenzioni di voto, da 4,5 al 4,6% - prosegue Index - Per Per più Europa, questa settimana, si registra invece un + 0,1%, il movimento si attesta dunque al 2,8%, a sinistra per Potere al Popolo un - 0,2% che tiene il movimento comunista all’1,5%. Per Mdp, Sinistra Italiana ed altri un +0,3% che fa raggiungere ai partiti il 3,2%. Alle politiche, insieme, avevano il 3,4%". 

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Primo accordo di Coldiretti per la Via della Seta

Primo accordo firmato alla vigilia del Vinitaly dalla Coldiretti nella propria sede di Palazzo Rospigliosi a Roma con le autorità della popolosa provincia di Guizhou (40 milioni di abitanti) nell'ambito della Via della Seta, una partnership fra Cina e Italia avviata a Roma durante la visita del presidente cinese Xi Jinping. L'intesa riguarda la promozione del Made in Italy nell'ambito dell'expo internazionale sulle bevande alcoliche che si svolge a settembre nel Guizhou, con l'impegno a una collaborazione bilaterale legata al vino e ai liquori. Lo segnala l'organizzazione agricola dando conto che le esportazioni di vino made in Italy in Cina sono aumentate del 548% negli ultimi dieci anni. "La Cina rappresenta un mercato di grande potenzialità per il settore agroalimentare e i prodotti e la qualità italiane hanno importanti possibilità di sviluppo. Costruiamo insieme al nuova Via della Seta" ha spiegato il vice governatore della provincia Lu Yongzheng a una rappresentanza di imprese vitivinicole arrivate da ogni parte d'Italia: dalla Lombardia alla Sicilia, dalla Campania alla Puglia, dalla Toscana all'Umbria, dal Veneto al Piemonte, dalle Marche all'Abruzzo. 

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Torna a crescere nei campi la presenza degli italiani

Dopo diversi anni torna a crescere nei campi la presenza degli italiani. Nel 2017, infatti i lavoratori stranieri calano del 5%, arrivando a quota 275mila. E' una delle fotografie che emerge dal Rapporto dell'Osservatorio Eban-Nomisma sul lavoro agricolo nel 2017 presentato oggi a Roma. Uno studio che mette in evidenza la crescita complessiva dell'occupazione in agricoltura, registrando un aumento del 4% di operai impiegati, poco piu' di 1 milione e del 6% delle giornate lavorate con 110 milioni; dati che pongono il settore secondo solamente al turismo. Quanto alle aziende che assumono manodopera in Italia sono 188 mila, una tendenza positiva che si conferma anche nelle previsioni 2018. Dal Rapporto emerge un settore con una sempre piu' forte presenza di manodopera stagionale: gli operai a tempo determinato rappresentano il 90% del totale, in aumento del 6% tra il 2012 e il 2017, mentre i contratti a tempo indeterminato sono calati dell'8%. Quanto alla mappa della crescita dell'occupazione in agricoltura non e' omogenea: mentre al Nord e al Centro gli operai impiegati fanno segnare nel periodo 2012-2017 incrementi rispettivamente del 13% e del 6%, al Sud calano dell'1%. Stesso trend per le giornate lavorate con +11% al Centro-Nord, mentre al Sud la crescita e' di appena del 2%. Quanto alla presenza di manodopera straniera, il Rapporto indica il 26% degli operai agricoli e' di provenienza estera; fra questi ultimi il 49% e' comunitario (75% rumeni) e il 51% extra-comunitario (42% africani).

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Istat, diminuisce il reddito delle famiglie

Il reddito delle famiglie diminuisce, stando agli ultimi dati Istat del 2018. Diminuisce, infatti, nel quarto trimestre 2018 il potere d'acquisto delle famiglie. Secondo l'Istat il calo è stato dello 0,5% rispetto al terzo trimestre.
Nello stesso periodo il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2%. Nonostante questo, i consumi hanno mantenuto una dinamica espansiva, a danno della propensione al risparmio che negli ultimi mesi dell'anno è stata pari al 7,6% (0,6 punti in meno rispetto ai tre mesi precedenti).
Nel quarto trimestre 2018 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 2,0% (1,9% nello stesso trimestre del 2017). Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,7% (1,9% nel quarto trimestre del 2017).
La pressione fiscale è stata pari al 48,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Rispetto al trimestre precedente il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% in termini nominali e dello 0,5% in termini reali.

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Istat, a febbraio occupati -14.000, tasso scende al 58,6%

Il tasso di disoccupazione a febbraio passa dal 10,5% al 10,7% con una crescita di 0,1 punti percentuali. Lo rileva l'Istat.  Su base annua l'occupazione cresce dello 0,5%, pari a +113 mila unita'. L'espansione interessa entrambe le componenti di genere, interessando i 25-34enni (+21 mila) e soprattutto gli ultracinquantenni (+316 mila). Al netto della componente demografica la variazione e' positiva per tutte le classi di eta' tranne i 35-49enni per i quali e' nulla. Crescono soprattutto i dipendenti a termine (+107 mila) e si registrano segnali positivi anche per gli indipendenti (+71 mila) mentre calano i dipendenti permanenti (-65 mila)

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Sondaggio Ecfr, italiani piu’ preoccupati da emigrazione che immigrazione

Gli italiani sono piu' preoccupati dall'emigrazione che dall'immigrazione e ritengono che la principale emergenza e' quella della disoccupazione. E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da YouGov in 14 Stati membri dell'Unione Europea per il think tank European Council on Foreign Relations (ECFR) in vista delle elezioni europee del 23-26 maggio. "Viktor Orban, Matteo Salvini e Steve Bannon hanno cercato di trasformare le elezioni europee in un referendum sull'immigrazione, mobilitando una coalizione sovranista per smantellare l'Ue da dentro", ha detto il direttore dell'ECFR in una nota: "I risultati di questo sondaggio dovrebbero rincuorare i pro-europei e dimostrare che ci sono ancora voti da conquistare su questioni maggiori come il cambiamento climatico, la sanita', la casa e gli standard di vita". Secondo il sondaggio, in Repubblica ceca, Italia, Polonia, Romania e Spagna gli elettori sono piu' preoccupati dai loro concittadini che lasciano il paese che dai migranti che arrivano. Nello specifico a livello nazionale, il 32% degli elettori italiani dicono di essere preoccupati per l'emigrazione contro il 24% per l'immigrazione. In Italia come in Spagna e' la disoccupazione, e non l'immigrazione, la questione che preoccupa di piu' gli elettori. I quattro paesi dove l'immigrazione e' la principale preoccupazione sono Austria, Danimarca, Germania e Svezia

Sull'emigrazione, in Italia il 52% degli elettori vorrebbero che il governo imponesse delle misure per impedire la partenza dal paese per lunghi periodi di tempo, dice il sondaggio realizzato per conto dell'ECFR. Quanto all'immigrazione, i tre quarti degli italiani (75%) pensano che il governo dovrebbe dare piu' aiuti economici ai paesi in via di sviluppo e scoraggiare gli ingressi. Il 72% ritengono che i rifugiati dovrebbero essere ridistribuiti con piu' equita' nell'Ue e che le frontiere dell'Europa dovrebbero essere meglio protette. Il 49% pensa che l'immigrazione ha un impatto negativo sui posti di lavoro e i salari. Sulla sicurezza, il 79% degli italiani pensa che servano sentenze piu' dure per mantenere l'ordine pubbliche e il 70% vede la corruzione come una questione maggiore. Sull'economia, solo il 12% degli elettori italiani ritengono che stia andando bene, mentre il 63% sono convinti che le grandi imprese si avvantaggino del lavoro delle persone ordinarie. Il 52% sostengono che il governo dovrebbe meglio ridistribuire la ricchezza tra chi sta bene e chi sta peggio.

Il sondaggio YouGov e' stato realizzato in 14 Stati membri che coprono l'80% dei seggi all'Europarlamento. A livello europeo, sul fronte economico, i risultati indicano che gli elettori sono pessimisti sulla forza delle loro economie nazionali. Sulla lotta al cambiamento climatico, c'e' una maggioranza in 13 Stati membri su 14 a favore dell'introduzione di maggiori protezioni per l'ambiente, anche a costo di un impatto negativo sulla crescita. L'estremismo islamista e' identificata come la piu' grande minaccia per il futuro dell'Europa. A livello europeo, l'immigrazione e' una questione ricorrente ma non sempre e' tra i due temi dominanti per gli elettori. La sanita', la casa, la disoccupazione e il costo della vita sono questioni di primo piano in molti Stati membri, in particolare in Olanda, Austria, Ungheria, Polonia, Spagna, Francia, Italia, Danimarca, Svezia, Germania e Romania.

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Boom delle addizionali Irpef

Un boom delle addizionali Irpef registrato con un confronto tra le dichiarazioni dei redditi 2009 e quelle del 2018. L'addizionale regionale risulta lievitata di 140 euro, mentre l'addizionale comunale di 70 euro, per un totale di 210 euro medi a testa annui. L'imposta versata alle regioni nel 2009 ammontava a 270 euro, più altri 120 euro andavano ai comuni, per un totale di 390 euro. Meno di 10 anni dopo le regioni incassano 410 euro mentre i comuni ne ricevono altri 190 euro, per un totale di 600 euro procapite l'anno; l'incremento in termini percentuali è del 53,8%. I dati sono contenuti nelle tabelle del ministero dell'Economia (dichiarazioni 2018 e 2009 su anni d'imposta 2017 e 2008). A crescere di più in termini percentuali sono le entrate degli enti locali, che registrano un incremento del 60,9% per effetto di un prelievo che è passato da 3 miliardi a 4,8 miliardi (+1,8 miliardi). Mentre osservando i dati sul versante del gettito sono le regioni che hanno aumentato di più le entrate, che sono cresciute di 3,6 miliardi, passando da 8,3 miliardi a 11,9 miliardi (+43,7%). Mettendo insieme le due gabelle risulta che le addizionali sono passate da 11,3 miliardi a 16,7 miliardi, con un incremento di 5,4 miliardi (+47,8%).

Gli abitanti del Lazio gli ultimi anni sono stati i più penalizzati dall'aumento dei tributi locali, con le imposte regionali che sono aumentate di 250 euro e quelle comunali di altri 110 euro, per un totale di 360 euro (+72%), che portano le spese annuali a 860 euro. Segue a distanza il Piemonte, con una crescita dei tributi di 300 euro (+230 euro alle regioni e +70 euro ai comuni); dalle ultime dichiarazioni dei redditi risulta che sono stati versati in media 700 euro, con un incremento del 75% rispetto alle dichiarazioni del 2009. In termini percentuali, invece, sono gli abitanti di Trento che hanno dovuto fare i conti con gli incrementi più elevati: i tributi sono raddoppiati arrivando a 540 euro (+100%). La regione che in questi anni ha aumentato di meno i tributi degli enti locali e territoriali, sia in termini percentuali che assoluti, è la Valle d'Aosta: dal 2009 al 2018 ha registrato un incremento di 110 euro, arrivando a un totale di 400 euro (+34,5%).

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