L’Osservatorio

Aumentano i prezzi di frutta e verdura del 16 %

Il gelo, ma anche gli aumenti dei costi energetici per il trasporto dei beni, hanno determinato notevoli aumenti dei prezzi sui banchi di frutta e verdura in queste ultime settimane: complessivamente l'aumento medio registrato e' del +16%. Lo rileva l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori. "Molte produzioni di ortaggi e frutta sono state distrutte a causa del freddo eccezionale, - si legge in una nota - ne consegue che la minore offerta dia adito a maggiorazioni, talvolta spropositate". In termini annui, un aumento di questa portata, determinerebbe una ricaduta di +121 euro annui a famiglia (calcolo effettuato sulla base del paniere Istat), spiegano i consumatori. "E' urgente intervenire per monitorare e calmierare gli aumenti, anche perche' avvengono sempre in maniera rapidissima al rialzo, mentre per riadeguarsi al ribasso impiegano tempi biblici. Ci auspichiamo in tal senso qualche visita da parte della Guardia di Finanza nei mercati e nei banchi frutta e verdura. Inoltre e' fondamentale agire con tempestivita' per ripristinare le colture laddove vi siano dissesti e emergenze", concludono.

Leggi Tutto »

Cgia, boom scadenze, fino a 89 per ogni PMI

La burocrazia fiscale non accenna ad allentarsi. Nel 2017 il numero di scadenze per le piccole imprese e' destinato ad aumentare fino ad arrivare, in alcuni casi ad 89 nel corso dell'anno. Nel 2017, infatti, spiega la Cgia, il numero degli adempimenti a carico delle micro e piccole imprese crescera' mediamente di 4 unita'. Pertanto, una impresa artigiana, senza dipendenti, lungo i 12 mesi dell'anno dovra' pagare o inviare la propria documentazione 30 volte per onorare altrettante scadenze fiscali, un negozio commerciale con 5 dipendenti 78 e una piccola impresa industriale con 50 dipendenti ben 89 volte. Dal 2017, infatti, arriva l'Iri (Imposta sui redditi) per le ditte individuali e le societa' di persone in contabilita' ordinaria, il regime di cassa per tutte le imprese in contabilita' semplificata e la fatturazione elettronica inizia a fare capolino anche nei rapporti tra imprese private, prevedendo tutta una serie di semplificazioni. "Incomunicabilita', mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra le imprese private che non sara' facile rimuovere", afferma il segretario della Cgia Renato Mason ed il coordinatore dell'Ufficio studi della confederazione, Paolo Zabeo, ricorda che secondo "i dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri,la burocrazia che grava sulle pmi costa quasi 31 miliardi di euro ogni anno". "Per ciascuna di queste realta' si stima che il peso economico medio sia di circa 7.000 euro". Senza, sottolinea, si libererebbero risorse per 750 mila posti di lavoro

Leggi Tutto »

Lavori pubblici, pagamenti in 172 giorni

Restano ancora stabilmente oltre i 60 giorni di legge i tempi medi di pagamento delle imprese da parte delle amministrazioni pubbliche, nei lavori pubblici. La direttiva europea 2011/7/Ue ha fissato per la prima volta un termine, di 60 giorni, per i pagamenti delle Pa, ma il Monitoraggio che l'Ance svolge periodicamente con sondaggi a campione presso le imprese segnala che nel settore lavori pubblici i tempi medi sono ancora ben oltre, quasi tre volte superiori: 172 giorni nel secondo semestre 2016, 112 giorni di ritardo medio, e per la prima volta in peggioramento (da 108 a 112 giorni) rispetto al trend di graduale riduzione dei ritardi in corso dal 2013 a oggi.

Tra le imprese di costruzione intervistate nel monitoraggio Ance il 69% segnala ritardi nei pagamenti della Pa. Il dato e' in miglioramento, perche' solo nel primo semestre 2016 era pari al 79%, e quasi sempre negli anni scorsi era intorno all'80%. Tuttavia l'Ance segnala che il peso medio dei lavori pubblici sul totale del fatturato risulta pari a circa il 22% per le imprese che non segnalano ritardi contro una media del 62% per quelle che segnalano ritardi. Il tempo medio di pagamento alle imprese dalla Pa nel settore lavori pubblici e' stato nel sondaggio Ance di ottobre 2016 pari a 172 giorni, contro i 60 di legge, in leggero peggioramento rispetto ai 166 giorni nel secondo semestre 2015 e a 168 giorni nel primo semestre 2016. Ragionando in termini di ritardi, cioe' di quanti giorni oltre i 60 di legge, si e' trattato di 112 giorni nel secondo semestre 2016, contro i 106 del 2? semestre 2015 e 108 del 1° semestre 2016.

Nel 2016 si quindi e' fermata la tendenza a un progressivo miglioramento dei tempi medi di pagamento registrata nel triennio 2013-2015, quando numerose misure furono approvate dal Governo per contrastare il fenomeno dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione. In particolare, l'Ance ricorda le misure del biennio 2013-2014 per lo smaltimento dei debiti pregressi (che ha consentito di ridurre di circa un terzo i ritardi medi per i lavori pubblici); dal 2016 il superamento del Patto di stabilita' interno ('che rappresentava una delle principali cause dei ritardi', sottolinea l'Ance), e la messa a regime dell'anticipazione del prezzo con il nuovo Codice pubblici (dlgs 50/2016). Queste misure hanno determinato una riduzione complessiva di circa un terzo dei ritardi medi di pagamento alle imprese: tra inizio 2013 e fine 2015, si e' passati da 160 a 108 giorni di ritardo, con una diminuzione pari a 48 giorni dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Il dato risale ora a 112 giorni medi, e resta comunque consistente: quasi sei mesi medi per pagare, contro i due al massimo fissati dalla legge.

Leggi Tutto »

Opportunità di lavoro con Ferrovie dello Stato

Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha avviato, a gennaio 2017, una campagna di recruiting che riguardera' molti giovani, da inserire in diversi settori, su tutto il territorio nazionale. Al momento risultano aperte le selezioni per operatori specializzati 'Manutenzione Infrastruttura' e operatori 'Manutenzione Rotabili'. L'annuncio, per il primo profilo, si rivolge a giovani diplomati, da inserire nelle unita' di manutenzione operative di 5 Regioni: Abruzzo, Marche, Umbria, Piemonte e Liguria. Le risorse si occuperanno di attivita' inerenti l'installazione, la riparazione, la manutenzione e la verifica delle infrastrutture ferroviarie

Leggi Tutto »

Alibaba si allea con 20 grandi marchi, big data contro i falsi

Il colosso dell'e-commerce cinese, Alibaba, si allea con venti grandi marchi per combattere le contraffazioni attraverso l'uso dei big data. Lo ha annunciato lo stesso gruppo diretto da Jack Ma che punta a rendere piu' forte e trasparente la lotta contro la contraffazione. "La contraffazione e' in crescita sui mercati globali", ha affermato Jessie Zheng, a capo della governance delle piattaforme on line gestite dal gigante cinese dell'e-commerce, ed e' "sempre piu' difficile smascherare merci fasulle usando i tradizionali metodi offline". Assieme ad Alibaba partecipano all'alleanza nella lotta contro i falsi anche marchi internazionalmente noti come Samsung, Louis Vuitton, Swarovski, Sony e Huawei. In base all'accordo, ci sara' uno scambio di expertise, di dati e di supporto tecnico nel campo della lotta alla contraffazione tra il gigante dell'e-commerce e i grandi marchi coinvolti nell'operazione. Tra settembre 2015 e agosto 2016, secondo i dati della stessa Alibaba, il gigante dell'e-commerce cinese ha chiuso per contraffazione 180mila negozi on line sulla piattaforma Taobao, una mossa che non ha pero' impedito al gruppo di Jack Ma di tornare il mese scorso, dopo quattro anni di assenza, nella lista nera dei falsi stilata dallo Us Office of Trade Representative. L'impegno cinese contro la contraffazione e' stato confermato anche dal governo cinese. Ieri, il vice primo ministro di Pechino, Wang Yang, ha sottolineato l'importanza per la Cina di fare passi avanti nella lotta per la difesa della proprieta' intellettuale e contro i falsi. La lotta alla contraffazione, ha dichiarato Wang "puo' sostenere la riforma strutturale dal lato dell'offerta e aiutare a creare un ambiente piu' competitivo per attrarre gli investitori". Nel 2016, secondo le stime del governo centrale cinese, sono stati perseguiti piu' 170mila casi riguardanti le violazioni della proprieta' intellettuale o la produzione di falsi e sono finiti in manette circa ventimila sospetti. 

Leggi Tutto »

Ricerca Oxfam, i 7 paperoni d’Italia hanno come il 30% dei cittadini

La disuguaglianza cresce in Italia. I primi sette miliardari italiani indicati nella classifica di Forbes possiede quanto il 30% dei concittadini piu' poveri.

L'1% piu' ricco degli italiani possiede il 25% della ricchezza nazionale: si tratta di un valore 30 volte superiore a quello attribuibile al 30% piu' povero della popolazione.

Questa la ''fotografia'' della diseguaglianza in Italia scattata dall' Ong Oxfam che, in occasione dell'avvio del World Economic Forum di Davos ha diffuso il rapporto ''Un'economia per il 99%'',- il rapporto che sin dal 2015 vede l'1% della popolazione mondiale possedere la ricchezza netta equivalente al rimanente 99. Lo studio - basato sulle stime del Credit Swisse - contiene anche un capitolo dedicato al Belpaese. I molti dati descrivono un aumento della diseguaglianza in Italia: l'1% piu' ricco degli italiani, che nel 2015 possedeva il 23% della ricchezza nazionale, arriva nel 2016 al 25% del totale. Oxfam ha elaborato i dati dividendo la popolazione italiana in diversi gruppi e attribuendo loro i valori della ricchezza nazionale netta, che lo scorso anno, si e' attestata a 9.973 miliardi di dollari.

Il 20% della popolazione piu' ricca detiene da sola poco piu' del 69% di questo valore nazionale, il successivo 20% controlla il 17,6% della ricchezza. Rovesciando la piramide si scopre che il rimanente 60% dei concittadini possiede appena il 13,3% del totale. Le diverse elaborazioni consentono comunque di verificare che il divario e' fortissimo: basta pensare che il 10% dei piu' ricchi ha oltre 7 volte di piu' della meta' della popolazione.

"Nel 2016 la ricchezza detenuta dall'1% piu' ricco degli italiani e' stata 415 volte quella detenuta dal 20% piu' povero della popolazione italiana - ha affermato la direttrice di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti - Anche il divario nei livelli di reddito inoltre continua a crescere esponenzialmente, a spese di un ceto medio sempre piu' impoverito".

 

Leggi Tutto »

Il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.229,4 miliardi

A novembre il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.229,4 miliardi, in aumento di 5,6 miliardi rispetto al mese precedente. Lo indica il Supplemento ''Finanza pubblica, fabbisogno e debito'' della Banca d'Italia. L'incremento è dovuto al fabbisogno mensile delle Amministrazioni pubbliche (7,1 miliardi), parzialmente compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro; l'effetto complessivo degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del cambio dell'euro ha marginalmente aumentato il debito (0,1 miliardi), spiega Bankitalia. Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 5,7 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,1 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato, conclude la nota.

Leggi Tutto »

Ai partiti 11,7 mln dal 2 per mille. La metà al Pd

Sono stati pubblicati sul sito del Dipartimento delle Finanze i dati relativi alla scelta dei contribuenti sul 2 per mille dell'IRPEF ai partiti politici, riferiti alle dichiarazioni dei redditi del 2016 (anno di imposta 2015). Il Partito democratico è stato quello più "scelto" dai contribuenti: 491.570 scelte valide, pari al 50,57% sul totale delle scelte per una somma erogata di 6.401.481. Segue la Lega Nord, con 129.401 scelte valide, pari al 13,31% delle scelte per un totale erogato di 1.411.007 euro

Sul podio Sinistra Ecologia e Libertà, con 72.235 scelte valide, pari al 7,43% del totale per un ammontare di 838.155 euro. Al quarto posto Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale (51.068 scelte valide, 5,25% del totale, 569.865 euro), al quinto Forza Italia (46.695 scelte valide, 4,80% del totale, 615.761 euro). Nel complesso, hanno dato il 2 per mille dell'IRPEF ai partiti politici 971.983 contribuenti su un totale di 40.770.277 (pari al 2,38%), per 11.763.227 euro erogati

Leggi Tutto »

Pil area euro +0,4% nel quarto trimestre 2016

Nel quarto trimestre del 2016 si prevede un aumento del Pil dell'Area Euro (+0,4%). La fase di crescita è attesa proseguire allo stesso ritmo nel corso del primo semestre del 2017. La domanda interna costituirà il principale motore della crescita. E' quanto stimano l'Istituto di studi e previsione economica tedesco Ifo, dall'Istituto francese Insee e dall'Istituto nazionale di statistica italiano Istat nell'Eurozone economic outlook. Il miglioramento dei consumi delle famiglie beneficerebbe delle condizioni favorevoli del mercato del lavoro e dell'aumento del potere di acquisto, solo parzialmente limitato dalla ripresa dell'inflazione. Gli investimenti sono attesi continuare a crescere ad un ritmo sostenuto, supportati dalle condizioni favorevoli sul mercato del credito. Sotto l'ipotesi che prezzo del petrolio Brent rimanga stabile a 56 dollari per barile e che il tasso di cambio euro/dollaro oscilli intorno 1,05 dollari per euro l'inflazione è prevista in accelerazione nel periodo di previsione (+0,7% in T4 2016 e +1,5% nei primi due trimestri del 2017). Ma l'incertezza politica "rimane elevata sia negli Stati Uniti sia in Europa dove alla fase di indeterminazione degli effetti della Brexit e del referendum italiano, si aggiungono le attese per i risultati delle prossime elezioni in Francia, Germania e Paesi Bassi". L'alto livello di incertezza potrebbe avere un effetto negativo sulle decisioni di investimento delle imprese condizionando l'intensità della ripresa del processo di accumulazione del capitale.

Leggi Tutto »

Istat, a novembre +19 mila occupati

Nel mese di novembre la stima degli occupati e' in lieve crescita rispetto a ottobre (+0,1%, pari a +19 mila unita'). L'aumento - spiega una nota dell'Istat - riguarda le donne e le persone ultracinquantenni. Aumentano, in questo mese, gli indipendenti e i dipendenti permanenti, calano i lavoratori a termine. Il tasso di occupazione e' pari al 57,3%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre. I dati mensili confermano un quadro di sostanziale stabilita' dei livelli complessivi che si protrae da alcuni mesi: nel periodo settembre-novembre si registra un lieve calo degli occupati rispetto al trimestre precedente (-0,1%, pari a -21 mila). Il calo interessa gli uomini, le persone tra 15 e 49 anni e i lavoratori dipendenti, mentre si rilevano segnali di crescita per le donne e gli over 50. La stima dei disoccupati a novembre e' in aumento (+1,9%, pari a +57 mila), dopo il calo dello 0,6% registrato nel mese precedente. L'aumento e' attribuibile a entrambe le componenti di genere e si distribuisce tra le diverse classi di eta' ad eccezione degli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione e' pari all'11,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile.

La maggiore partecipazione al mercato del lavoro a novembre, in termini sia di occupati sia di persone in cerca di lavoro - spiega ancora la nota dell'Istat - si associa al calo della stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -93 mila). Il calo interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di eta'. Il tasso di inattivita' scende al 34,8%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali. Nel periodo settembre-novembre al lieve calo degli occupati si accompagnala crescita dei disoccupati (+2,4%, pari a +72 mila) e il calo delle persone inattive (-0,6%, pari a -78 mila). Su base annua si conferma la tendenza all'aumento del numero di occupati (+0,9% su novembre 2015, pari a +201 mila). La crescita tendenziale e' attribuibile quasi esclusivamente ai lavoratori dipendenti (+193 mila, di cui +135 mila i permanenti) e si manifesta sia per le donne sia per gli uomini, concentrandosi esclusivamente tra gli over 50 (+453mila). Nello stesso periodo aumentano i disoccupati (+5,7%, pari a +165 mila) e calano gli inattivi (-3,4%, pari a -469 mila). Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioe' la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), e' pari al 39,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Leggi Tutto »