La pressione fiscale è al 48,8%
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I Conti delle Amministrazioni pubbliche (AP), delle Famiglie e delle Società sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali.
Nel quarto trimestre del 2017 l'indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari all'1,6% (1,9% nello stesso trimestre del 2016). Nelle rilevazioni è stata inserita la contabilizzazione degli effetti della liquidazione di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.
Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 2,2% (2,1% nel quarto trimestre del 2016).
La pressione fiscale è stata pari al 48,8%, in riduzione di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,5%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all'8,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
A fronte di una variazione dello 0,4% del deflatore implicito dei consumi, il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,2%.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,5%, è diminuita di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento, pari al 22,0%, è aumentato di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Vola l’export italiano agroalimentare in Cina
Vola l'export italiano agroalimentare in Cina che nel 2017 segna un +15%, superando i 448 milioni di euro in valore. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti su dati Istat divulgata in occasione dell'entrata in vigore dei super dazi cinesi nei confronti di 128 beni importati dagli Stati Uniti, in risposta alla mossa protezionistica decisa dal presidente Donald Trump; un paniere composto anche da carne di maiale, vino e frutta, per un totale di 3 miliardi di dollari.
Il made in Italy, sostiene la Coldiretti, potrebbe avvantaggiarsi delle tensioni tra i due giganti dell'economia mondiale con l'export agroalimentare in Cina rappresentato oltre che dal vino, dall'olio d'oliva con 37 milioni di euro in crescita del 25%, dai formaggi che aumentano del 27% seppur con un valore ancora limitato di 16 milioni di euro e dalla pasta che sale del 14% sfiorando i 23 milioni di euro.
Per quanto riguarda specificatamente i prodotti Usa interessati dall'aumento dei dazi, la Coldiretti ricorda che in Cina è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane, mentre per quanto riguarda la frutta fresca l'Italia può esportare al momento solo kiwi e agrumi, anche se il lavoro sugli accordi bilaterali per pere e mele è ad uno stadio avanzato, il chè potrebbe aprire opportunità dopo lo stop alle forniture statunitensi.
Leggi Tutto »Per il pranzo di Pasqua gli italiani hanno speso 1,2 miliardi di euro
Gli italiani hanno speso oltre 1,2 miliardi per imbandire le tavole di Pasqua con il netto prevalere del pranzo casalingo, anche se non è mancato chi ha scelto ristorante o agriturismo. E' quanto emerge dall'analisi Coldiretti-Ixè 'La Pasqua 2018 degli italiani'; per il giorno di 'pasquetta' il 20% delle persone non rinuncerà alla tradizionale gita fuori porta in parchi e aree protette con il picnic nel verde, viste le previsioni di bel tempo. Sul podio dei prodotti più presenti in tavola la colomba, scelta dal 57% delle famiglie, e l'uovo di cioccolato acquistato dal 49%. Ma in quasi sei famiglie su dieci (58%) c'è chi ha preparato in casa i dolci pasquali nel rispetto delle tradizioni locali. Nella settimana Santa si è stimato un consumo di 400 milioni di uova. Tra i piatti più gettonati gnocchi filanti in Piemonte, la corallina, salame tipico accompagnato da pizza al formaggio mangiata a colazione nel Lazio, i passatelli in Romagna, l'insalata buona Pasqua con fagiolini, uova sode e pomodori in Molise.
Leggi Tutto »Bankitalia, resta elevato il divario di ricchezza tra uomini e donne
Resta elevato il divario di ricchezza tra uomini e donne in Italia secondo uno studio compiuto da Bankitalia. Si è comunque registrata una riduzione negli ultimi anni. Le informazioni sono contenute in un 'Occasional paper' della Banca d'Italia curato da Giovanni D'Alessio, secondo cui il cosiddetto sesso forte ha una ricchezza media netta maggiore di circa il 25% rispetto a quella delle donne. Un 'gap', sottolinea l'autore, piu' che doppio rispetto al 12% registrato in Francia nel 2010.
Nel dettaglio, la distanza nella ricchezza è molto più ampia per le attività finanziarie (35%) rispetto a quelle immobiliari (15%). Tra le coppie, sposate o di fatto, le differenze sono ancora più larghe e il gap arriva al 50% nella ricchezza netta e al 43% per il real estate. Il divario si riduce tra i giovani, mentre tende a crescere oltre i 40 anni. A pesare sono anche i trasferimenti ereditari, spesso maggiormente favorevoli agli uomini.
Miur, 826mila studenti stranieri in Italia
Pensioni, oltre il 70 per cento è sotto i 1.000 euro
L'età media di uscita dal lavoro aumenta nel 2017 ma resta ampiamente al di sotto di quella di vecchiaia. L'anno scorso, secondo quanto risulta dalle tabelle pubblicate dall'Inps sulle pensioni liquidate nel 2017, l'età media di uscita è stata di 63 anni e mezzo (era 63,2 del 2016) a fronte dei 66,7 anni previsti per la vecchiaia degli uomini e dei 65,7 per le donne nel settore privato. Il dato risente dell'alto numero di pensioni anticipate.
Le pensioni erogate dall'Inps con esclusione del settore pubblico e di quello dello spettacolo erano a inizio 2018 nel complesso 17,88 milioni per una spesa di 200,5 miliardi di euro (+1,57% sul 2016). Oltre il 70% dei trattamenti è risultato inferiore ai 1.000 euro al mese con un picco per le donne (l'86% delle prestazioni è inferiore a questa cifra). Bisogna sottolineare però che si tratta di pensioni e non di pensionati e poiché molti possono contare su più trattamenti la percentuale delle persone che sono sotto questo importo considerando l'intero reddito da pensione è più bassa (era del 39,1% nel 2016). Nel 2016 i pensionati totali (compresi quelli del settore pubblico) erano 16,06 milioni per 22,5 milioni di pensioni. Le pensioni nel complesso inferiori a 750 euro sono oltre 11,1 milioni (il 62,2% del totale), quasi cinque milioni delle quali con titolari di prestazioni legate al reddito. Se si guarda solo alle pensioni delle donne (10,19 milioni in totale) gli assegni inferiori a 1.000 euro sono 8,7 milioni. Per le donne gli assegni fino a 500 euro sono 2,8 milioni (1,7 milioni per gli uomini. La pensione media (si parla sempre di trattamenti singoli e non di importo complessivo per pensionato) è di 866,72 euro. Al Nord la pensione media è di 992 euro mentre al Centro è di 891 euro e al Sud di 698 euro. Le pensioni pagate all'Estero hanno un importo medio mensile di 245 euro. Nel 2017 sono state liquidate 1.112.163 pensioni delle quali poco meno della metà (il 49,7%) di natura assistenziale). L'anno scorso si è registrato un boom delle pensioni anticipate rispetto all'età di vecchiaia dopo l'aumento nel 2016 di quattro mesi per i contributi necessari all'uscita. Le pensioni dei lavoratori privati usciti dal lavoro con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) nel 2017 sono state 160.142 con una crescita del 25,35% rispetto al 2016. In pratica le pensioni anticipate rispetto all'età di vecchiaia prevista per il 2017 (66 anni e sette mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi per le dipendenti private, 66 anni e un mese per le autonome) sono state più della metà (il 52,6%) di quelle complessive di vecchiaia, anticipate e prepensionamenti.
Leggi Tutto »Istat: in ripresa l’inflazione a marzo, prezzi +0,9% annuo
Secondo le stime preliminari dell'Istat, a marzo, l'inflazione aumenta dello 0,4% su base mensile e dello 0,9% su base annua (da +0,5% di febbraio).
Questa ripresa - spiega l'istituto - si deve a diverse componenti. La più rilevante è l’inversione di tendenza fatta registrare dai prezzi dei Beni alimentari, trainata dal rialzo degli Alimentari lavorati (+2,5%, da +1,3% di febbraio) e favorita dall’ampia riduzione della flessione degli Alimentari non lavorati (-0,4% da -3,2%). A contribuire all’accelerazione dell’inflazione sono anche i prezzi dei Tabacchi (+2,2% da +0,3%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+2,5% da +1,9%).
Inoltre, aggiunge l'Istat, rallenta l'andamento dei prezzi dei Beni energetici (+3,0% da +3,7%), soprattutto non regolamentati (+1,1% da +2,1%). Pertanto sia l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi sia quella al netto dei soli Beni energetici salgono rispetto al mese precedente e si attestano rispettivamente a +0,9% (da +0,6%) e a +0,7% (da +0,2%). Rispetto a febbraio l’aumento dell’indice generale è dovuto principalmente al rialzo dei prezzi degli Alimentari lavorati (+1,3%) e dei Tabacchi (+1,8%), cui si aggiunge quello dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,7%).
Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera (+1,0%, da +0,3% di febbraio) come pure quella dei servizi, sebbene in misura più contenuta (+0,9% da +0,8%). Come conseguenza, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo risultando pari a -0,1 punti percentuali (da +0,5). L’inflazione acquisita per il 2018 è pari a +0,7% per l’indice generale e +0,4% per la componente di fondo.
Leggi Tutto »Eurostat, giovani poco disposti a spostarsi per cercare lavoro
Giovani e disoccupati, ma poco disposti a cercare lavoro lontano da casa. Questa la fotografia della maggioranza degli under 34 italiani scattata da Eurostat attraverso un'indagine «ad hoc», condotta partendo da dati del 2016, sull'attitudine alla mobilità dei giovani europei.
La scarsa propensione ad allontanarsi dai luoghi in cui si è cresciuti in realtà non è un fenomeno solo italiano, poichè in media solo un giovane europeo su due (il 50%), pur di trovare lavoro, è pronto a spostarsi all'interno del suo Paese (21%), in un altro stato membro dell'Ue (12%) o in un Paese extra-Ue (17%).
In Italia, a fronte di una disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli di guardia, è la maggior parte (il 60%) di chi ha tra i 20 e i 34 anni che, secondo Eurostat, risulta non essere disposta ad allontanarsi da casa o comunque dalla località di residenza.
A livello europeo si registra una situazione simile in Polonia e migliore solo a quelle riscontrate a Malta (73%), in Olanda (69%), a Cipro (68%), in Romania (63%) e in Danimarca (62%). Tra il 40% di giovani italiani disposto a partire, il 20% è invece pronto a traslocare ma sempre l'Italia, il 13% sceglierebbe un Paese extra-Ue e il 7% vorrebbe restare dentro i confini dell'Unione. Ad ogni modo, prendendo in considerazione l'intera popolazione europea under-34, Eurostat osserva che solo l'un per cento di chi già lavora lo fa in un altro Paese dell'Unione, mentre l'8% si è spostato all'interno dei confini nazionali. In generale, rileva ancora Eurostat, la propensione alla modalità è risultata più alta tra i giovani disoccupati con un livello di educazione scolastica maggiore: all'interno di questo gruppo il 23% è pronto a traslocare all'interno del suo Paese pur di lavorare e il 16% è pronto a spostarsi in un altro Paese dell'Unione.All'inizio del mese Eurostat aveva certificato che nella zona euro, a dicembre 2017, la disoccupazione generale era su livelli stabili all'8,7%, mentre quella giovanile era calata al 17,9%.
Leggi Tutto »Osservatorio sul precariato, aumentano le assunzioni nel settore privato
Sono stati pubblicati i dati dell’Osservatorio sul precariato di gennaio 2018. Le assunzioni riferite al settore privato sono risultate 655mila, in aumento del 22,1% rispetto a gennaio 2017. Tutte le tipologie contrattuali sono in crescita: tempo indeterminato +11,9%, apprendistato +29,6%, tempo determinato +18,3%, stagionali +18,5%, in somministrazione +26,8% e intermittenti (c.d. a chiamata) +83,6%. Risultano in forte aumento anche le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (51mila), +78,3% rispetto a gennaio 2017. In contrazione, invece, i rapporti di apprendistato confermati alla conclusione del periodo formativo (-21,1%).
Le cessazioni nel complesso sono state 454mila, in aumento rispetto all’anno precedente (+15,9%). A crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti, soprattutto tempo determinato e somministrazione. Fanno eccezione i rapporti a tempo indeterminato (-6,6%). L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato e delle trasformazioni dei rapporti a termine è presumibilmente riconducibile ai nuovi sgravi introdotti dalla legge di bilancio 2018 per le assunzioni di under 35 al primo contratto a tempo indeterminato.
Nel settore privato si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +201mila, superiore a quello di gennaio 2017 (+144mila). Dopo sette mesi torna a essere positiva la variazione netta dei contratti a tempo indeterminato: +70mila. Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi) a gennaio 2018 risulta positivo e pari a +522mila, in crescita rispetto a quello registrato lo scorso mese (+465mila). Questo saldo, pur nettamente migliorato, rimane ancora negativo per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (-108mila). Continua invece il rafforzamento per apprendistato (+63mila) e somministrato (+59mila) e rimane positivo, anche se in leggera decelerazione, l’andamento dei contratti a tempo determinato (+381mila) e per l’intermittente (+120mila).
L’articolo 54-bis decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 ha disciplinato le nuove prestazioni di lavoro occasionale: Contratto di Prestazione Occasionale (CPO) e Libretto Famiglia (LF). Per quanto riguarda i Contratti di Prestazione Occasionale, nell’ultimo trimestre il numero dei lavoratori impiegati si è attestato tra 15mila e 20mila, con un importo mensile lordo medio pari a circa 300 euro. I lavoratori impiegati, a gennaio 2018, con i titoli del Libretto Famigliasono stati più di 3mila, con un importo mensile lordo medio attorno a 200 euro.
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