L’Osservatorio

Natale e Capodanno 2017, record storico di brindisi Made in Italy

Con un balzo dell'11% nelle bottiglie spedite all'estero lo spumante italiano conquista le tavole nel mondo dove per Natale e Capodanno 2017 ci sara' il record storico di brindisi Made in Italy. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che a fine anno per il 2017 sara' raggiunto per la prima volta il record storico dell'esportazioni all'estero per un valore superiore a 1,3 miliardi, sulla base delle spedizioni registrate dall' Istat nei primi otto mesi. "Se in Italia lo spumante si classifica al primo posto negli acquisti irrinunciabili nello shopping delle feste, all'estero - sottolinea la Coldiretti - non sono mai state richieste cosi tante bollicine italiane che in quantita' dominano nettamente nei brindisi sul mercato mondiale davanti allo champagne. Fuori dai confini nazionali - continua la Coldiretti - i consumatori piu' appassionati sono gli inglesi che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2017 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con le bottiglie esportate che fanno registrare un aumento del 13% di gran lunga davanti agli Stati Uniti dove comunque si rileva un +16%, mentre in posizione piu' defilata sul podio si trova la Germania dove si registra una crescita del 14% delle bottiglie vendute". Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo ci sono tra gli altri il Prosecco, l'Asti il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. A pesare e' il fatto che con il successo - sottolinea la Coldiretti - crescono le imitazioni in tutti i continenti a partire dall'Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. All'estero - conclude la Coldiretti - finisce la maggioranza della produzione nazionale di bollicine per la quale si stima un potenziale produttivo superiore ai 600 milioni di bottiglie.

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Cgia Mestre, sulle Pmi in arrivo nuovo balzello da mezzo miliardo

Con l'approvazione della legge delega su "La riforma della disciplina della crisi di impresa e dell'insolvenza", saranno circa 133.000 le società a responsabilità limitata (Srl) presenti in Italia che dovranno dotarsi di un organo di controllo collegiale o, in alternativa, di un revisore legale dei conti. Questo nuovo adempimento, secondo una stima realizzata dalla CGIA, costerà a queste piccole imprese almeno mezzo miliardo di euro l'anno. Denuncia il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo: "Dopo aver deciso di rinviare di un anno sia l'entrata in vigore dell'Iri, vale a dire la nuova imposta che avrebbe consentito alle società in nome collettivo di beneficiare di un'aliquota sui redditi del 24 per cento, sia l'abolizione degli studi di settore, arriva a sorpresa questo nuovo balzello che, mediamente, costerà a ciascuna impresa interessata almeno 3.500 euro circa ogni anno. Se, come pare, in questa legge di Bilancio non assisteremo nemmeno all' estensione della cedolare secca agli immobili ad uso strumentale, non verrà completata l'attuazione del regime per cassa e non si procederà a confermare l'ecobonus al 65 per cento, ci apprestiamo a registrare l'ennesimo disinteresse dell'esecutivo e della maggioranza di governo nei confronti delle istanze sollevate dal mondo delle piccole e micro imprese". In altre parole, invece di migliorare i bilanci delle piccole imprese attraverso la diminuzione delle tasse, della burocrazia inutile e dannosa o facilitando il ricorso al credito, il legislatore, viceversa, ha deciso di farlo "affiancando" alle Pmi un tutor che, di certo, appesantirà i costi aziendali per oltre 3.500 euro l'anno.

Con la vecchia normativa, in una Srl la nomina dell'organo collegiale di controllo o del revisore dei conti non era sempre obbligatoria. Lo diventava quando era prevista dallo statuto, oppure se si verificavano alcune condizioni. Il vincolo di nomina, ad esempio, scattava nel caso si fossero superati per 2 esercizi consecutivi almeno 2 dei seguenti limiti: quando il totale dell'attivo patrimoniale saliva sopra i 4,4 milioni di euro; allorché i ricavi delle vendite e delle prestazioni superavano gli 8,8 milioni di euro e quando la Srl aveva un numero di dipendenti superiore alle 50 unità. Ora, con la nuova legge delega, si è stabilito che basta il superamento per 2 esercizi di una sola delle 3 soglie; quelle di natura finanziaria, inoltre, sono state abbassate entrambe a 2 milioni di euro e le Srl interessate, invece, saranno tutte quelle con più di 10 addetti. "Lombardia e Veneto - conclude Zabeo - saranno le regioni più colpite, visto che in queste aree risiede quasi il 33 per centro del totale delle piccole imprese interessate da questa nuova stangata. Pertanto, invitiamo i Governatori Maroni e Zaia a sollevare anche questa questione nella trattativa per l'autonomia che è stata avviata in queste settimane con il Governo centrale". Per il segretario della CGIA, Renato Mason, è altresì necessario fare un'ulteriore riflessione: "Oltre a ridurre il peso delle tasse è indispensabile, in particolar modo per le micro imprese, diminuire anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, continua ad aumentare e costituisce un grosso problema per moltissime attività. Non dobbiamo dimenticare che i più penalizzati da questa situazione, così come avviene per le tasse, sono le piccole e piccolissime imprese che, a differenza delle realtà più grandi, non dispongono di una struttura amministrativa in grado di farsi carico autonomamente di tutte queste incombenze". In generale, ricordano dalla CGIA, il carico fiscale sulle imprese italiane non ha eguali nel resto d'Europa quando misuriamo l'incidenza percentuale delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale. Se da noi la percentuale è del 14,9, in Irlanda è del 14,8, in Belgio del 12,9, nei Paesi Bassi del 12,7, in Spagna dell'11,8, in Germania e in Austria dell'11,6. La media dell'Unione europea è pari all'11,5 per cento. Oltre a ciò gli artigiani mestrini sono convinti che vadano incentivate alcune particolari misure economiche.

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Regali di Natale, la top ten

L'Unione Nazionale Consumatori ha condotto uno studio sulle spese di Natale 2017, stimando la top ten delle vendite natalizie 2017, non in base a sondaggi, ma elaborando i dati Istat sulle vendite al dettaglio degli anni passati. Al primo posto per il prossimo Natale i giocattoli (Giochi, giocattoli e articoli sportivi), come tradizione vuole, al secondo gioielli ed orologi (Altri prodotti) e, al terzo, i profumi (Prodotti di profumeria e per la cura della persona). Seguono, in quarta posizione, i libri (Prodotti di cartoleria, libri, giornali e riviste), smartphone e computer (Dotazioni per l'informatica, la telefonia e le telecomunicazioni), l'abbigliamento, al 7° posto i generi casalinghi, poi le calzature (Calzature, articoli in pelle e da viaggio), Foto-ottica, pellicole, compact-disc, cassette audio-video e strumenti musicali e, in decima ed ultima posizione, Elettrodomestici, radio, televisori e registratori. Lo studio analizza per ogni voce l'aumento congiunturale delle vendite che si registra a dicembre rispetto a novembre, stilando la classifica dei prodotti che segnano il maggior incremento di spesa, non in euro, in valore assoluto, ma in termini relativi rispetto alle vendite che si registrano normalmente negli altri mesi. 

 I giochi, vincitori della classifica, a dicembre registrano un rialzo delle vendite del 70,7% rispetto a quelle di novembre, gioielli ed orologi, che evidentemente in pochi acquistano durante l'anno, sotto Natale risalgono del 67,6% (la voce include anche fiori e piante), i PROFUMI del 63,3%. Gli alimentari sono solo in undicesima posizione, +28,7%, come nel 2016. La voce include sia l'incremento di spesa che si registra per il pranzo di Natale sia i regali a base di cibo, come i prodotti di pasticceria ed i vari dolciumi. Ovviamente va considerato che la voce alimentare è una spesa consistente per le famiglie durante tutto l'anno, a differenza di prodotti più specificatamente natalizi come i giocattoli, da qui il rialzo di spesa minore. Rispetto alle spese natalizie 2016, quest'anno si segnala la risalita delle calzature che passano dall'ultima posizione all'ottava, con un incremento record delle vendite dell'8%, mentre scendono in fondo alla classifica Elettrodomestici, radio, televisori e registratori, unica voce a segnare un ribasso, -5,5%. "La nostra non è la classifica dei regali più graditi ma di quelli che vengono normalmente fatti. Non sappiamo, cioè, se ricevere il classico profumo o dopobarba, piuttosto che un libro, inaspettatamente al quarto posto, sia poi apprezzato da chi lo riceve, anche se lo speriamo. Quello che è certo è che sono molto donati, forse anche perché sono regali facile da fare, che non richiedono grandi sforzi di immaginazione e hanno prezzi abbordabili per tutte le tasche" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. 

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Oltre 18 milioni di italiani a rischio povertà

 Sono oltre 18 milioni (esattamente 18.136.663) gli italiani a rischio poverta' o esclusione sociale. A questa cifra cifra corrisponde infatti la percentuale del 30% cui fa riferimento l'Istat nel report 'Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie', riferito al 2016. Sul fronte europeo, scrive l'Istat, "nel 2016 sono ancora lontani gli obiettivi prefissati" dalla Strategia Europea 2020: "la popolazione italiana esposta a rischio di poverta' o esclusione sociale e' infatti superiore di 5.255.000 unita' rispetto al target previsto". 

In Italia la quota di popolazione a rischio di poverta' o esclusione sociale e' passata da 28,7% a 30,0% tra il 2015 e il 2016. L'Istat rileva segnali di peggioramento per le persone che vivono da sole (la stima passa dal 31,6% al 34,9%) e, in particolare, per le persone sole con meno di 65 anni (dal 33,1% al 37,0%). Tale peggioramento e' associato "a un incremento di tutti gli indicatori - spiega l'istituto - rischio di poverta' (+0,7 punti percentuali), grave deprivazione materiale (+0,6 punti percentuali) e bassa intensita' lavorativa (+1,1)". Il peggioramento del rischio di poverta' o esclusione sociale interessa soprattutto i residenti del Nord-ovest (da 18,5% a 21,0%) per i quali cresce l'indicatore di bassa intensita' lavorativa e, in misura minore, le persone che risiedono al Sud e nelle Isole (dal 46,4% al 46,9%), dove tale rischio rimane comunque molto piu' elevato e prossimo a coinvolgere il 50% delle persone residenti. Si aggrava il rischio di poverta' o esclusione sociale anche per coloro che vivono prevalentemente di reddito da lavoro autonomo o di reddito da pensioni e/o trasferimenti pubblici (+2,9 punti percentuali per entrambe le tipologie di reddito), in concomitanza all'incremento della bassa intensita' lavorativa per la seconda tipologia. Al contrario, diminuiscono l'esposizione al rischio di poverta' o esclusione sociale (da 23,5% a 22,1%) e l'indicatore di bassa intensita' lavorativa (da 4,9% a 4,4%) tra coloro il cui reddito principale familiare e' costituito da lavoro dipendente.

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Circa il 7-8% della popolazione italiana soffre di dolore neuropatico

 "Circa il 7-8% della popolazione italiana soffre di dolore neuropatico e almeno un paziente su tre necessita di trattamento riabilitativo, per non dire forse il 50%". A dipingere il quadro dell'incidenza delle neuropatie nel nostro Paese è Raoul Saggini, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina fisica e riabilitativa dell'Università D'Annunzio di Chieti, che aggiunge: "Questi numeri ci portano a capire quanto il dolore neuropatico debba essere affrontato in maniera assolutamente attenta e consapevole".

Sono sempre di più, infatti, gli italiani interessati da lombosciatalgia, mal di schiena, sciatica e radicolopatie. Si tratta di sensazioni dolorose che compaiono a seguito di un deterioramento o un malfunzionamento del sistema nervoso periferico, o delle strutture del sistema nervoso centrale.

"Il dolore può essere acuto, improvviso, oppure cronico, che perdura per molto tempo, e che il paziente normalmente cerca di contrastare in maniera assolutamente inadeguata con dei rimedi spesso 'della nonna' - continua Saggini - Questi soggetti a un certo punto si rivolgono ad esperti per sottoporsi a un'indagine più approfondita e costruire finalmente un percorso riabilitativo individuale che possa portare a una risoluzione del quadro". 

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Fotovoltaico, l’Abruzzo regione col maggior decremento

In aumento, nei primi dieci mesi del 2017, le nuove installazioni di fotovoltaico, eolico e idroelettrico, che hanno raggiunto nel complesso circa 726 MW (+20% rispetto allo stesso periodo del 2016). E' quanto emerge dai risultati dell'Osservatorio Fer (fonti di energia rinnovabile) di Anie Rinnovabili (l'associazione delle imprese di settore, aderente a Confindustria). Si conferma il trend mensile del fotovoltaico, che con i 29 MW connessi a ottobre raggiunge quota 352 MW complessivi (+12% rispetto allo stesso periodo del 2016). In leggero calo invece il numero di unita' di produzione connesse (-1%). Gli impianti di tipo residenziale costituiscono il 49% della nuova potenza installata nel 2017. Si registra un calo nel trend mensile delle installazioni eoliche, che nel mese di ottobre 2017 si attestano solo a 1,9 MW. Comunque, nel complesso si raggiunge quota 315 MW (+35% rispetto ai primi dieci mesi del 2016). Notevole l'aumento (+141%) delle unita' di produzione, grazie alle attivazioni di impianti mini-eolici di taglia compresa tra 20 e 60 kW. Ottobre 2017 e' stato un mese positivo per l'idroelettrico (+6,9 MW), che con 6,9 MW raggiunge i 56 MW complessivi (+4% per la nuova potenza installata rispetto ai valori registrati nei primi dieci mesi del 2016). In aumento anche le unita' di produzione (+15%)

Per il fotovoltaico le regioni che hanno registrato il maggior incremento in termini di potenza sono Basilicata, Lazio, Lombardia Piemonte, Toscana, Valle d'Aosta e Veneto, mentre quelle con il maggior decremento sono Abruzzo, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Le regioni che hanno registrato il maggior incremento in termini di unita' di produzione sono Basilicata, Molise, Piemonte, Valle d'Aosta e Veneto, mentre quelle con il maggior decremento sono Abruzzo, Liguria, Marche, Sardegna, Trentino Alto Adige e Umbria. Per l'eolico "notevole l'aumento (+141%) delle unita' di produzione, grazie alle attivazioni di impianti mini-eolici di taglia compresa tra 20 e 60 kW", osserva l'Anie Rinnovabili. La maggior parte della potenza connessa (92%) e' localizzata nelle regioni del Sud Italia. Le richieste di connessione di impianti di taglia inferiore ai 60 kW sono il 28% del totale installato fino a ottobre 2017, mentre gli impianti superiori ai 200 kW costituiscono il 71% del totale. Per l'idroelettrico, le regioni che hanno registrato il maggior incremento di potenza nei primi dieci mesi del 2017 rispetto all'anno precedente sono Abruzzo, Marche, Molise, Sicilia e Veneto. I nuovi impianti idroelettrici di taglia inferiore a 1 MW connessi fino a ottobre 2017 costituiscono il 54% del totale. Anie Rinnovabili segnala l'attivazione di un impianto da 3,2 MW in Lombardia, in provincia di Brescia.

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Shopping natalizio, sale del 56 per cento l’interesse per gli acquisti on line

L'immancabile corsa ai regali di Natale quest'anno è già iniziata: il successo dell'ultimo Black Friday ha mostrato come la tendenza all'acquisto 'last minute' si sia ridotta e come il periodo dello shopping in vista delle festività inizi ormai a metà novembre. "Con la complicità delle grandi giornate di sconto da parte dei colossi dell'e-commerce, anche l'acquisto in previsione del Natale ha la tendenza ad essere online. Per questo motivo ci riferiamo a questo intenso periodo di spese chiamandolo ormai Natale digitale" commenta all'Adnkronos Fabio Plebani, Country Manager per l'Italia di idealo, la piattaforma internazionale di comparazione dei prezzi che ha messo a disposizione i suoi dati e analizzato varie ricerche per inquadrare il fenomeno. L'interesse manifestato dai consumatori attraverso le intenzioni di acquisto online è cresciuto del 56% rispetto allo scorso anno e anche Deloitte, l'azienda di consulenza e revisione, in una survey a tema e-commerce e Natale ha riferito dati incoraggianti: si parla di una crescita del 16% degli acquisti online in Italia rispetto al 2016 - più del doppio della media europea -; secondo il sondaggio il nostro sarà il terzo mercato di spesa più alto in Europa (con previsione di 528 euro), dietro a Spagna (632 euro) e UK (614 euro). "L'attenzione allo shopping si sta spostando online e iniziano ad esserci anche delle differenze, in positivo, nel profilo del consumatore medio" sottolinea Plebani, raggiunto telefonicamente a Berlino nel quartier generale dell'azienda tedesca. "Pur restando al secondo posto rispetto agli utenti maschi, che da soli raggiungono il 56,3% dei click -l'identikit standard dell'e-consumer natalizio è quello di un uomo tra i 35 e i 44 anni-, cresce prima di Natale la percentuale di donne che si rivolgono al web per lo shopping"

 

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Rapporto Censis, boom di persone in poverta’ assoluta

 Sono oltre 1,6 milioni le famiglie che nel 2016 sono in condizioni di poverta' assoluta, con un boom del +96,7% rispetto al periodo pre-crisi. Gli individui in poverta' assoluta sono 4,7 milioni, con un incremento del 165% rispetto al 2007. Tali dinamiche incrementali hanno coinvolto tutte le aree geografiche, con un'intensita' maggiore al Centro (+126%) e al Sud (+100%). Lo rileva il Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese

- Il boom della poverta' assoluta, osserva l'istituto di ricerca, rinvia a una molteplicita' di ragioni ma in primo luogo alle difficolta' occupazionali, visto che tra le persone in cerca di lavoro coloro che sono in poverta' assoluta sono pari al 23,2%. Il fenomeno ha una relazione inversa con l'eta': nel 2016 si passa dal 12,5% tra i minori (+2,6% negli ultimi tre anni) al 10% tra i millennial (+1,3%), al 7,3% tra i baby boomer, al 3,8% tra gli anziani (-1,3%). La poverta' assoluta ha l'incidenza piu' elevata tra le famiglie con tre o piu' figli minori (il 26,8%, +8,5%). I dati mostrano "un altro trend - aggiunge il Censis - il cui potenziale sviluppo puo' avere gravi implicazioni nel futuro: l'etnicizzazione della poverta' assoluta". Nel 2016 il 25,7% delle famiglie straniere e' in condizioni di poverta' assoluta contro il 4,4% delle famiglie italiane, mentre nel 2013 erano rispettivamente il 23,8% e il 5,1%

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Mobilità sostenibile, Parma città ‘regina’, Catanzaro maglia nera

E' Parma a conquistare la prima posizione e quindi il titolo di citta' piu' 'eco-mobile' d'Italia. Vince non solo perche' fa della pianificazione lo strumento di governo della mobilita' - e' una delle prime citta' italiane ad aver approvato il Piano Urbano della Mobilita' Sostenibile - ma anche per una buona dotazione di aree pedonali e ZTL, per i servizi di trasporto pubblico offerti ai cittadini e per un parco circolante ricco di veicoli a basso impatto; ma vince anche per la consolidata presenza di un mobility manager di citta' e di servizi di sharing mobility. Sul podio anche quest'anno tutte citta' del nord, con il secondo posto a Milano e il terzo a Torino; poco sotto Venezia al quarto posto e Padova al quinto. In fondo alla classifica, L'Aquila, Siracusa e Catanzaro. E' la fotografia scattata dall'undicesimo Rapporto 'Mobilita' sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 citta'', elaborato da Euromobility con il patrocinio del ministero dell'Ambiente. Nella top ten figurano poi Bologna al sesto posto e Brescia al settimo, mentre Roma conferma soltanto il quindicesimo posto. Chiudono la top ten Modena all'ottavo posto, Prato al nono e Reggio Emilia al decimo. Sono due citta' del sud, Cagliari e Bari, quelle che scalano piu' posti in classifica. Il rapporto segnala che continua ad aumentare (+0,5%) il tasso di motorizzazione nelle principali 50 citta' italiane (si attesta a 58,5% in linea con il dato nazionale, che fa registrare un incremento ancora superiore, +0,9%) anche se aumenta il numero di veicoli a basso impatto, soprattutto Gpl e metano, che raggiungono complessivamente l'8,78% del parco nazionale circolante, e quelli ibridi ed elettrici che aumentano del 39%. Si inverte il trend per la qualita' dell'aria che, dopo il peggioramento del 2015 causato dalle avverse condizioni meteorologiche, torna a far registrare un miglioramento netto: ben 23 citta' rispettano tutti i limiti di normativa. Vietato pero' abbassare la guardia. A 'targhe alterne', infine, la sharing mobility: bene il car sharing a flusso libero, meno quello convenzionale e alcuni servizi di bike sharing. 

"Questo undicesimo rapporto - sottolinea Lorenzo Bertuccio, presidente di Euromobility - segnala un miglioramento della qualita' dell'aria nelle nostre citta', da attribuire pero' in massima parte alle condizioni meteorologiche decisamente piu' favorevoli di quelle che nel 2015 avevano portato il ministero dell'Ambiente a emanare un piano di contenimento e stanziare risorse dedicate". Non abbassare la guardia "significa pero' soprattutto uscire dalla logica emergenziale e affidarsi alla pianificazione, seguendo l'esempio di citta' come Bari, Foggia, Forli', Parma Pescara, Prato, Reggio Calabria, Milano e Torino, che hanno gia' approvato o quanto meno adottato in giunta il proprio Piano Urbano della Mobilita' Sostenibile (Pums). L'auspicio - continua - e' che nei prossimi anni sempre piu' citta' ne seguano l'esempio anche grazie al Decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di qualche settimana fa che, con apposite linee guida, ha indicato non solo le procedure per la redazione e approvazione dei Pums, ma anche quelle per la verifica che gli obiettivi fissati vengano realmente raggiunti. Nei prossimi mesi, inoltre, ci si attende che nella maggioranza delle citta' riprendano vigore le attivita' di mobility management, grazie ai fondi del programma sperimentale nazionale di mobilita' sostenibile casa-scuola e casa-lavoro gestito dal ministero dell'Ambiente". "Siamo contenti e soddisfatti per il riconoscimento - dichiara l'assessore Tiziana Benassi di Parma - Parma sta dimostrando di essere un vero modello di smart city, esempio per molte altre realta' italiane. Il premio, infatti, arriva esattamente nel periodo in cui in sinergia tra pubblico, societa' civile e privati stiamo presentando il progetto europeo 'Parma Futuro Smart', e a distanza di pochi giorni dal finanziamento di quasi un milione di euro da parte del Ministero dell'Ambiente al progetto 'Parma, mobilita' in azione!'. Per noi, che continueremo su questa strada fatta di risultati concreti - osserva ancora - il futuro di Parma sara' definito da tre parole: sostenibile, innovativo e all'avanguardia. Ci guadagna la citta' in termini di servizi e qualita', ci guadagna il territorio agli occhi delle altre realta' internazionali". "Fa sempre piacere ricevere un riconoscimento di prestigio - le fa eco il sindaco Federico Pizzarotti - perche' e' testimonianza del buon lavoro svolto in questi anni in termini di qualita', sostenibilita' e innovazione. Questo riconoscimento e' un punto d'arrivo? Per noi no, semmai di partenza: Parma e' una citta' che puo' e vuole dare ancora tanto. In particolare sulla mobilita' avvieremo nuovi progetti ecosostenibili e smart al pari delle piu' progredite citta' europee. Parma e' una citta' che ha fame di progresso: vuole migliorare dove c'e' da migliorarsi, e accrescere i risultati positivi la' dove siamo gia' tra le prime in Italia. Questo - conclude - e' il nostro obiettivo".

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Inail: infortuni sul lavoro +0,7% in 10 mesi

Aumentano le morti sul lavoro nei primi 10 mesi dell'anno. E' quanto emerge dai dai elaborati da Inail relativi ai primi 10 mesi dell'anno. Tra gennaio e ottobre sono state presentate all'Istituto circa 534mila denunce di infortuni sul lavoro (+0,7%), 864 dei quali con esito mortale (+1,6%). Prosegue invece il trend in diminuzione delle malattie professionali (-3,0%). Le denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale presentate all'Istituto nei primi dieci mesi di quest'anno sono state 864, con un incremento di 14 casi rispetto agli 850 dell'analogo periodo del 2016 (+1,6%) e una diminuzione di 124 casi rispetto ai 988 decessi denunciati tra gennaio e ottobre del 2015 (-12,6%). Nonostante un numero di denunce mortali presentate nel solo mese di ottobre superiore a quello dello stesso mese del 2016 (56 casi contro 43), l'incremento è attenuato se confrontato con quello registrato nei primi nove mesi (+2,1%). A fare la differenza nel saldo finale dei primi 10 mesi di quest'anno continua a essere soprattutto il mese di gennaio, con 31 denunce mortali in più rispetto al primo mese del 2016, oltre la metà delle quali registrate in Abruzzo, nelle due tragedie di Rigopiano e Campo Felice. I dati rilevati al 31 ottobre del 2016 e del 2017 evidenziano un aumento di 30 casi (da 695 a 725) nella gestione Industria e servizi (+4,3%), una diminuzione di due casi (da 117 a 115) in Agricoltura (-1,7%) e un calo di 14 casi (da 38 a 24) nel Conto Stato (-36,8%). Nei primi 10 mesi del 2017 si sono registrati degli incrementi solo per i casi occorsi in itinere (+12,4%), mentre per quelli avvenuti in occasione di lavoro si è registrata una diminuzione (-2,1%). Nei primi nove mesi, invece, entrambe le tipologie di infortunio avevano fatto registrare un incremento pari, rispettivamente, al +0,4% e +6,9%. L'analisi territoriale evidenzia un aumento di 37 denunce di infortuni con esito mortale nel Nord-Ovest (Lombardia +20, Liguria +14, Piemonte +2, Valle d'Aosta +1), di 15 casi al Sud (Abruzzo +22, Puglia +3, Calabria +2, Campania -11, Basilicata -1) e di cinque casi nelle Isole (Sicilia +7, Sardegna -2). Le denunce mortali sono in diminuzione, invece, nel Nord-Est (-33 casi), dove ai cali rilevati in Veneto (-24), Emilia Romagna (-7), province autonome di Trento (-4) e Bolzano (-2) si contrappone l'incremento del Friuli Venezia Giulia (+4 casi). In diminuzione anche il dato del Centro (-10 decessi), sintesi della riduzione rilevata in Umbria (-8 ), nelle Marche (-3) e in Toscana (-1) e dell'aumento di due casi mortali nel Lazio. L'incremento rilevato nel confronto tra i primi 10 mesi del 2016 e del 2017 è legato esclusivamente alla componente maschile, i cui casi mortali sono aumentati di 15 unità, da 767 a 782 (+2,0%), mentre quella femminile ha fatto registrare una diminuzione di un solo caso, da 83 a 82 decessi (-1,2%). Aumentano, inoltre, le denunce che riguardano lavoratori italiani (+14 casi) e stranieri dell'Unione Europea (+1), mentre diminuiscono quelle dei lavoratori extracomunitari (-1).

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