Primo Piano

Istat, in calo le nascite di bimbi stranieri

In Italia si riduce il contributo alla natalita' dato fino a questo momento dai cittadini stranieri. Negli ultimi 6 anni - secondo il rapporto Istat su natalita' e fecondita' del 2018 - sono diminuiti (quasi 11 mila in meno) i nati con almeno un genitore straniero che, con 96.578 unita', costituiscono il 22% del totale dei nati e registrano una riduzione di oltre 2.600 unita' solo nell'ultimo anno. Questo calo e' imputabile quasi esclusivamente ai nati da genitori entrambi stranieri: scesi per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016 (69.379), sono 65.444 nel 2018 (14,9% sul totale dei nati), quasi 2.500 in meno rispetto al 2017. L'Istat rileva che le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i 'vuoti' di popolazione femminile ravvisabili nella struttura per eta' delle donne italiane, stanno a loro volta 'invecchiando': la quota di 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in eta' feconda passa dal 42,7% del primo gennaio 2008 al 52,7% del primo gennaio 2019. Questa trasformazione e' conseguenza delle dinamiche migratorie nell'ultimo decennio. Al primo gennaio 2018 risiedono in Italia circa 1 milione 345 mila stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Le donne sono quasi 757 mila (56,3% del totale) e oltre la meta' (circa 389 mila) ha un'eta' compresa tra 15 e 49 anni. Le donne di origine marocchina sono 84 mila, quelle di origine albanese oltre 82 mila e quelle di origine rumena quasi 53 mila. Nel complesso queste collettivita' rappresentano il 29% del totale delle acquisizioni di cittadine straniere, con quote in eta' feconda rispettivamente pari a 54,7%, 63,0% e 65,3%.

Al primo posto tra i nati stranieri iscritti in anagrafe si confermano i bambini rumeni (13.530 nati nel 2018), seguiti da marocchini (9.193), albanesi (6.944) e cinesi (3.362). Queste quattro comunita' rappresentano la meta' del totale dei nati stranieri. L'incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati e' notoriamente molto piu' elevata nelle Regioni del Nord (20,7% nel Nord-est e 21,0% nel Nord-ovest) dove la presenza e' piu' stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (17,5%). Nel Mezzogiorno l'incidenza e' molto inferiore rispetto al resto d'Italia (6,0% al Sud e 5,6% nelle Isole). Nel 2018 e' di cittadinanza straniera circa un nato su quattro in Emilia-Romagna (24,3%), quasi il 22% in Lombardia, circa un nato su cinque in Veneto, Liguria, Toscana e Piemonte. La percentuale di nati stranieri e' decisamente piu' contenuta in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con l'eccezione dell'Abruzzo (10,5%). L'impatto dei comportamenti procreativi dei cittadini stranieri e' piu' evidente se si estende l'analisi al complesso dei nati con almeno un genitore straniero, ottenuti sommando ai nati stranieri le nascite di bambini italiani nell'ambito di coppie miste. La geografia e' analoga a quella delle nascite da genitori entrambi stranieri ma con intensita' piu' elevate: in media nel 2018 ha almeno un genitore straniero oltre il 30% dei nati al Nord e il 25,4% al Centro; al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,5% e 8,9%. Le regioni del Centro-nord in cui la percentuale di nati da almeno un genitore straniero e' piu' elevata sono Emilia-Romagna (35,0%), Lombardia (30,9%), Liguria (30,1%), Veneto (29,7%) e Toscana (29,1%). Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto si confermano i nati da donne rumene (17.668 nati nel 2018), seguono quelli da donne marocchine (11.774) e albanesi (8.791). Queste cittadinanze coprono il 43,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) e' alta nelle comunita' asiatiche e africane. All'opposto, le donne polacche, russe e brasiliane hanno piu' frequentemente figli con partner italiani che con connazionali

La media di eta' in cui le donne italiane diventano mamme nel 2018 e' di 31,2 anni. Lo rileva l'ultimo rapporto dell'Istat su natalita' e fecondita' della popolazione italiana. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell'esperienza riproduttiva verso eta' sempre piu' avanzate. Rispetto al 1995, l'eta' media al parto aumenta di oltre due anni, arrivando a 32 anni, in misura ancora piu' marcata cresce anche l'eta' media alla nascita del primo figlio, che si attesta a 31,2 anni nel 2018 (tre anni in piu' rispetto al 1995). Le Regioni del Centro sono quelle che presentano il calendario piu' posticipato (32,3 anni). Le madri residenti del Lazio, infatti, insieme a quelle della Basilicata e della Sardegna, hanno un'eta' media al parto pari a 32,5 anni. Confrontando i tassi di fecondita' per eta' del 1995, del 2010 (solo italiane) e del 2018 (italiane e totale residenti) si osserva uno spostamento della fecondita' verso eta' sempre piu' mature. Rispetto al 1995, i tassi di fecondita' sono cresciuti nelle eta' superiori a 30 anni, mentre continuano a diminuire tra le donne piu' giovani. Questo fenomeno e' ancora piu' accentuato considerando le sole cittadine italiane per le quali, confrontando la fecondita' del 2018 con quella del 2010, il recupero della posticipazione si osserva solo a partire dai 40 anni. 

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Regione Abruzzo, approvato in Giunta il piano d’investimento per l’acquisto di treni

La giunta regionale, presieduta dal Presidente Marco Marsilio, si è riunita oggi a Palazzo Silone, a L'Aquila. Approvato, su proposta del Presidente, il piano d'investimento per l'acquisto di treni destinati al trasporto ferroviario regionale. Con fondi per lo sviluppo e la coesione sono assegnati alla Regione Abruzzo circa 30 milioni di euro cui vanno sommati, a titolo di co-finanziamento, nella misura del 40% a carico delle aziende di trasporto, altri 20 milioni per un importo complessivo pari a 51 milioni. Ciò assicurerà non solo il finanziamento di 2 elettrotreni ad alta e media capacità, ma sarà oggetto di ulteriore provvedimento della giunta, per disporre di un' ulteriore somma di oltre 34 milioni di euro. Un secondo Piano di investimento approvato riguarda l'acquisto di treni destinati al trasporto ferroviario regionale per un importo complessivo pari a circa 12milioni di euro assegnati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla Regione Abruzzo. A questa somma, va aggiunto il cofinanziamento del 40% a carico di Trenitalia Spa e della società Tua, per circa 8 milioni per 4 convogli ferroviari ripartiti tra le società Trenitalia e Tua. Un terzo piano d'investimento per l'acquisto di autobus destinati al trasporto pubblico locale su gomma riguarda invece l'acquisto di autobus destinati al trasporto su gomma regionale. Da Fondi per lo Sviluppo e la Coesione, è stata assegnata la complessiva somma, di 12milioni e 800mila euro per il finanziamento di 61 autobus di cui 38 in favore della società TUA (per il 62% della disponibilità dei detti mezzi) e 23 per altre aziende del trasporto pubblico locale. In tema di servizi di trasporto pubblico locale è stato anche prorogato di un anno, fino al 31.12.2020, il termine previsto per le autorizzazioni dei servizi di linea commerciale, servite da linee automobilistiche inserite nell'elenco "Definizione dei Bacini di Mobilità determinazione dei servizi minimi e loro attribuzione territoriale", già approvato dal consiglio regionale nel 2018. Su proposta dell'assessore Emanuele Imprudente è stato autorizzato il piano di abbattimento degli uccelli "Corvidi", per motivi sanitari nelle Province di Teramo e Chieti. La Legge 157/1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", prevede che le Regioni, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, ecc, provvedano al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo viene praticato con metodi ecologici su parere dell'ISPRA (ex INFS, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica). Qualora l'Istituto verifichi l'inefficacia di questi metodi, le Regioni possono autorizzare piani di abbattimento. Tali piani devono essere attuati dalle guardie venatorie delle amministrazioni provinciali. Su proposta dell'assessore Guido Quintino Liris sono stati individuati gli interventi e assegnate le risorse relativamente a quanto previsto dalla Legge Regionale n. 23/2019 con lo stanziamento di € 300mila per interventi di manutenzione straordinaria sull'edilizia residenziale pubblica per far fronte ai danni generati dalla grandinata del mese di luglio 2019 in favore del Comune di Pescara. Approvato lo schema di protocollo d'intesa tra la Regione Abruzzo e la Federazione delle Associazioni delle Capitali e delle Città Europee dello Sport (ACES-EUROPE) di Bruxelles per la promozione dello sport. Autorizzato il Comune di Controguerra (TE) a riservare una quota degli alloggi ERP (Edilizia residenziale pubblica), per far fronte a situazioni di emergenza abitativa. Su proposta dell’assessore Piero Fioretti, la giunta ha individuato azioni necessarie per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne: istituzione di una rete regionale tra tutti i soggetti coinvolti nel contrasto a tali violenze, per promuovere attività di prevenzione e garantire accoglienza e sostegno alle vittime; istituzione di un tavolo regionale composto dai rappresentanti della rete regionale; istituzione di un albo dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio, ai fini di costruire un sistema di servizi regionali antiviolenza. Si stabiliscono, inoltre, le procedure per l'istruttoria e la gestione delle istanze di contributo finalizzate al sostegno di questi centri. Risulta disponibile lo stanziamento statale di circa 500mila euro mentre le risorse regionali sono pari a 150mila euro. Definita la programmazione delle attività a valere sul Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili per l'anno 2019, recependo l'intesa tra Governo, Regioni ed enti locali. Si tratta di interventi che promuovono la partecipazione inclusiva dei giovani alla vita sociale e politica dei territori. La programmazione regionale sarà attuata attraverso l'approvazione di un avviso pubblico da emanare per la presentazione di progetti da parte degli enti di Ambito distrettuale sociale della Regione Abruzzo. Il Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili destina per tale iniziativa complessivamente oltre 230mila euro ed è inoltre prevista una quota di cofinanziamento da parte dei soggetti attuatori pari al 20%, per circa 60mila euro da valorizzare come disponibilità di risorse umane, beni e servizi. La regione interverrà con un’analoga quota di cofinanziamento, in via sostitutiva, nella stessa misura del 20%, unicamente attraverso la valorizzazione di risorse umane, beni e servizi per il caso in cui il soggetto attuatore non adempia nei termini. La giunta ha poi preso atto del Progetto presentato dal Coni Abruzzo, relativo all’iniziativa progettuale "scuole in movimento" rivisitato per l’anno scolastico 2019/20, con relativo piano finanziario. Ha quindi approvato lo schema di convenzione tra Regione Abruzzo, Coni, Ufficio scolastico regionale e le università’ dell’Aquila e di Chieti-Pescara, circa gli impegni operativi ed economici per consentire l'attività di collaborazione interistituzionale, ai fini della realizzazione del progetto per un importo complessivo pari a 959mila euro. Approvato, su proposta dell'assessore Nicoletta Verì, il piano dei conti del Servizio Sanitario Regionale (Aziende Sanitarie e Gestione Sanitaria Accentrata), in base a nuovi modelli variati a seguito dell'evoluzione normativa tesa ad assicurare una più organica ed omogenea attività di rilevazione dei dati relativi ai ricavi e ai costi degli Enti del servizio sanitario regionale. Approvati, inoltre, il Documento tecnico "Aggiornamento della Rete regionale delle Malattie Rare", il documento tecnico "Rete e Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per la gestione del paziente con Sindrome delle Apnee Ostruttive nel sonno" e il Documento tecnico relativo al "Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) della Fibrillazione Atriale e terapia Anticoagulante", la cui attuazione è a carico delle Aziende sanitarie locali nel rispetto della vigente programmazione sanitaria, con il monitoraggio dell'Agenzia sanitaria Abruzzo. Approvato anche un nuovo Documento tecnico sui DSA (Disturbi specifici di apprendimento) ad integrale sostituzione del precedente che stabilisce linee guida di diagnosi e di gestione dei DSA, specificando i requisiti di autorizzazione e di accreditamento delle strutture e dei professionisti, esplicitando la composizione ed i compiti della commissione tecnica . E' stato recepito il Piano Nazionale integrato di sorveglianza e risposta al Virus WND e al Virus USUV-Anno 2019, e contestualmente approva il Piano operativo della Regione Abruzzo per la sorveglianza dei medesimi virus per l'anno 2019. Il virus West Nile (WNV) è stato segnalato in Europa a partire dal 1958 ed è il virus appartenente al genere Flavivirus più diffuso al mondo. Persone ed equidi posso essere portatori sani e l'infezione decorre in maniera asintomatica nella maggior parte dei casi. In alcuni casi però (età avanzata, soggetti immunocompromessi) l'infezione può essere molto grave. Altro virus meno noto ma ugualmente pericoloso è il virus Usutu (USUV). La giunta, su proposta dell'assessore Mauro Febbo, ha dettato infine nuove disposizioni attuative per l'attuazione della L.R.n. 23/2018 - Disciplina del sistema fieristico regionale" con un documento che stabilisce criteri requisiti e modalità ai fini del riconoscimento degli Enti fieristici destinati allo svolgimento delle manifestazioni fieristiche

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Studio Cgia, le imprese generano il 38% di Pil in piccoli Comuni

Le fabbriche, gli uffici, i negozi e le botteghe presenti nei piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti producono il 38 per cento del Pil generato da tutto il comparto economico privato presente nel Paese (industria e servizi); un'incidenza superiore a quella ascrivibile alle attivita' situate nelle grandi citta' (35 per cento del Pil), ovvero quelle con piu' di 100 mila abitanti. E' questo il principale risultato emerso da una elaborazione realizzata dall'Ufficio studi della Cgia per conto di Asmel, l'Associazione per la Sussidiarieta' e la Modernizzazione degli Enti Locali, che rappresenta oltre 2.800 Comuni in tutt'Italia. "A differenza delle grandi citta' - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - i piccoli Comuni hanno pochi mezzi a disposizione e tanti problemi di dimensione sovracomunale da affrontare. La forte concentrazione delle attivita' produttive nelle realta' territoriali minori impone a questi Sindaci risposte importanti su temi come la tutela dell'ambiente, la sicurezza stradale, la mobilita', l'adeguatezza delle infrastrutture viarie e la necessita' di avere un trasporto pubblico locale efficiente. Sono criticita' che richiedono un approccio pianificatorio su larga scala che, spesso, non si puo' attivare a causa delle poche risorse umane e finanziarie a disposizione". Dei 750 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto da tutte le aziende private presenti nel Paese (pari a poco meno della meta' del Pil nazionale), 286,6 miliardi sono generati nelle piccole Amministrazioni comunali e 261,2 miliardi nelle grandi. Nei medi Comuni (quelli tra i 20 e i 100 mila abitanti), il valore aggiunto ammonta a 202,2 miliardi (il 27 per cento del totale del Pil in capo al settore industriale).

Disaggregando il valore aggiunto totale prodotto dalle imprese private nelle due branche che lo compongono, industria e servizi, emerge la grandissima vocazione manifatturiera dei Comuni con meno di 20 mila abitanti. In questi piccoli enti locali risultano insediate il 54 per cento delle unita' operanti nel settore dell'industria (pari a 533.410 imprese) il 56 per cento degli addetti (poco piu' di 2.944.200 lavoratori) e addirittura il 52 per cento del valore aggiunto (163,9 miliardi di euro). "Come era facilmente prevedibile - dichiara Daniele Nicolai ricercatore dell'Ufficio studi - il settore dei servizi e' concentrato in particolar modo nelle grandi realta' urbane: nelle citta' con piu' di 100 mila abitanti, infatti, scorgiamo il 32 per cento delle unita' locali di questo settore, il 37 per cento degli addetti e il 45 per cento del valore aggiunto". I piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti, tuttavia, si ritagliano anche nei servizi un ruolo per nulla marginale, rappresentando il 38 per cento delle imprese (1.370.462 unita'), il 33 per cento degli addetti (3.585.139 addetti) e il 28 per cento del valore aggiunto (122,7 miliardi di euro). Nel Triveneto vince l'alleanza piccoli Comuni e piccola impresa. Se non consideriamo la Valle d'Aosta, il Molise e la Basilicata - che sono le uniche regioni italiane che non hanno Amministrazioni comunali con piu' di 100 mila abitanti - e' il Triveneto l'area geografica del Paese dove nei piccoli Comuni si concentra il piu' alto numero di imprese, di addetti e anche di valore aggiunto. Nei Comuni con meno di 20 mila abitanti, il Trentino Alto Adige guida la graduatoria con una incidenza pari al 64 per cento del totale delle unita' locali dell'industria e dei servizi presenti nella regione. Seguono il Friuli Venezia Giulia con il 62 per cento, la Calabria con il 61 per cento e il Veneto con il 56 per cento. Per quanto concerne gli addetti, invece, sempre nelle piccole amministrazioni locali con meno di 20 mila abitanti svettano il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, entrambi con una incidenza del 63 per cento. Seguono il Veneto con il 57 per cento, e la Calabria con il 55 per cento. In merito al valore aggiunto, infine, e' ancora una volta il Friuli Venezia Giulia a registrare l'incidenza piu' alta nei territori caratterizzati dalla presenza dei piccoli Comuni (64 per cento). Tallonano la regione piu' nordestina del Paese il Trentino Alto Adige (58 per cento), il Veneto (57 per cento) e l'Abruzzo (51 per cento)

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Censis, in Italia le donne che lavorano sono il 42,1% degli occupati complessivi

Lontane dagli uomini e lontane dall'Europa, con un tasso di attivita' al lumicino. In cui faticano anche 1,3 milioni di donne che possono contare su un impiego a tempo pieno ma con tre o piu' figli minori a cui badare. E' quanto emerge da una fotografia scattata dal Censis sull'occupazione femminile in Italia, che evidenzia in realta' una situazione gia' tristemente nota. Intanto i numeri: lo studio del Censis, elaborato in massima parte su dati Istat e Eurostat relativi al 2018, ricorda che in Italia le donne che lavorano sono 9.768.000, il 42,1% degli occupati complessivi. Ebbene, con un tasso di attivita' femminile del 56,2% il nostro Paese e' all'ultimo posto in Europa. Le donne italiane sono molto lontane anche dal tasso di attivita' maschile, pari al 75,1%. E sono indietro anche nel tasso di occupazione, che nella fascia di eta' 15-64 anni e' del 49,5% per le donne e del 67,6% per gli uomini. Ancora rispetto all'Ue, ma nella fascia d'eta' 20-64 anni, emerge che il nostro tasso di occupazione in rosa e' pari al 53,1%, migliore solo di quello della Grecia. Tra le giovani di 15-24 anni il tasso di disoccupazione e' del 34,8%, mentre per i maschi della stessa eta' si ferma al 30,4%. Anche in questo caso e' abissale la distanza con l'Europa, dove il tasso medio di disoccupazione per le donne e' del 14,5%. In Germania scende al 5,1%, nel Regno Unito al 10,3%, in Francia e' pari al 20%. Noi siamo penultimi, seguiti anche in questo caso solo dalla Grecia (43,9%). La ricerca ribadisce poi che lo studio non e' sempre sufficiente per fare carriera. Le donne manager in Italia sono solo il 27% dei dirigenti: un valore molto al di sotto di quello medio europeo (33,9%). Poi ci sono le difficolta' a conciliare lavoro e famiglia. Quasi tutti gli italiani, afferma il Censis, pensano che per una donna avere un lavoro sia molto (79,3%) o abbastanza (18,8%) importante. L'86% ritiene che per una donna sia molto (51,%) o abbastanza (34,8%) importante anche avere figli. Eppure per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono ancora oggi due percorsi paralleli e spesso incompatibili. Per questo 1 donna occupata su 3 (il 32,4%, cioe' piu' di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time. Nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all'8,5%. Poi ci sono le donne, le cosiddette 'wonderwomen', che lavorano e hanno figli piccoli, un plotoncino piuttosto numeroso composto da quasi 6 milioni di donne. Tra quelle occupate con almeno 3 figli, quasi 1,3 milioni (il 63,5%) lavora a tempo pieno e 171.000 (l'8,5% del totale delle occupate) sono dirigenti, quadri o imprenditrici. Il gender pay gap nelle pensioni. Percorsi lavorativi piu' accidentati e carriere meno brillanti determinano anche una differenza nei redditi da pensione. Nel 2017 le donne che percepivano una pensione da lavoro erano piu' di 5 milioni, con un importo medio annuo di 17.560 euro. Per i quasi 6 milioni di pensionati uomini l'importo medio era di 23.975 euro

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L’Abruzzo si prepara all’Expo 2020 di Dubai

Regione Abruzzo operativa per la partecipazione il Padiglione Italia dell'Expo Universale di Dubai 2020. Oggi a Pescara, in Regione, l'assessore allo Sviluppo economico, Mauro Febbo, affiancato dal direttore del Dipartimento Germano De Santis, e dal dirigente Francesco Di Filippo, ha presieduto un incontro organizzativo al quale hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti di enti locali, le organizzazioni camerali, i referenti delle principali associazioni di categoria e dei Poli di innovazione. Febbo, ricordando l'avvenuta formalizzazione della partecipazione della Regione all' Expo, ha anche ribadito il relativo impegno economico che ammonta a circa 500mila euro, di cui un terzo già anticipato per l'adesione. "Si tratta di un mercato diverso da quello presente all'edizione di Milano - ha esordito Febbo - un mercato molto difficile rispetto al quale la Regione e le realtà imprenditoriali e di categoria che la affiancheranno in questa avventura dovranno fare massa critica per aumentare l'attrattività dell'offerta". A Dubai è prevista la partecipazione di 25 milioni di visitatori di cui il 75% provenienti da Paesi emergenti come Cina, india e Indonesia dove c'è un PIL a due cifre. La Regione Abruzzo ha già partecipato all'incontro con il Commissario generale di sezione per l'Italia Paolo Glisenti e del Curatore artistico del Padiglione Italia, Davide Rampello, sullo stato di avanzamento del Progetto per EXPO 2020 DUBAI e sulle modalità di partecipazione delle Regioni, presso la Conferenza Delle Regioni e Delle Province Autonome. In queste settimane, invece, è stato avviato un percorso di coinvolgimento degli stakeholder potenzialmente interessati

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Crisi dei consumi causata anche dalla mancanza di innovazione

La crisi della classe media e dell'occupazione giovanile non lasciano prevedere sostanziali e stabili incrementi dei redditi, soprattutto per le fasce più basse. Questo comporterà probabilmente una crescente finanziarizzazione del consumo da parte di operatori bancari e non. La crisi del consumo sarebbe anche legata alla crisi dell'offerta che risente di un deficit di innovazione reale nelle offerte di beni e servizi di consumo e delle formule distributive e commerciali. A dirlo l'Osservatorio Cibi, produzioni, territorio (Cpt) Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum che ha raccolto dati, approfondito fenomeni legati al mercato del mondo alimentare, e osservato come cambiano le abitudini dei consumatori nel position paper 'I consumi alimentari: conoscere per agire'. Fatto 100 il numero dei codici-prodotto nuovi lanciati lo scorso anno nel comparto dei beni di largo consumo, quelli realmente nuovi sono appena il 21,4% del totale. Per il resto, chiamiamo nuovi prodotti quelli che, in realtà, sono estensioni di marca (54,5%) e imitazioni (24,1%). A fronte di un quadro complessivamente statico della spesa per consumi, si ravvisano, tuttavia, notevoli incrementi della spesa per alcune categorie di consumo, che raccontano di un consumatore cambiato. 

Crescono i seguenti tipi di consumo. - Consumi politicamente scorretti (fumo, gioco, alcol, droga, prostituzione) ma, al contempo, quelli politicamente corretti (alimenti salubri, prodotti equi e solidali, biologici, sostenibili). - Consumi di integrazione (parafarmaci, super cibi) e, insieme, quelli di sottrazione (gluten free, sfusi). - I Consumi di protezione (antifurti, assicurazioni, istruzione privata, spese sanitarie all'estero) e, insieme, di esposizione (viaggi, sport estremi). - I Consumi fai da te (cucina, bricolage, distillazione domestica) e, al contempo, quelli del già fatto (cibi pronti, home delivery). In particolare, ad esempio, i prodotti gluten-free valgono oltre 148 mln di euro; gli integrali oltre 343 mln; i sostitutivi del latte crescono di oltre 15 mln di euro a fronte di un calo di oltre 32 mln delle vendite di latte fresco; lo zucchero di canna cresce del 16% a fronte di un calo del 9% di quello da barbabietola. I Consumi italiani sono sostanzialmente stabili nelle quantità, ma vitali nella qualità. Il tratto più evidente appare l'incoerenza

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Inapp, in Italia 21% occupati coinvolto nella green economy

In Italia circa il 21% degli occupati e' coinvolto in processi produttivi e professioni che hanno a che fare, attualmente o in prospettiva, con la 'green economy'. E di questo 21% il 9% e' costiutito da 'green jobs' in senso stretto: dal tecnico installatore di impianti fotovoltaici ai pianificatori, paesaggisti e specialisti del recupero e della conservazione del territorio fino agli ingegneri dei materiali, senza dimenticare i certificatori in grado di effettuare una diagnosi degli edifici e rilasciare l'attestato energetico. I 'nuovi mestieri' della green economy, un settore, anche nel nostro Paese, su cui puntano di piu' le aziende per creare nuova occupazione sono fotografati dall'Inapp (l'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche) nell'Atlante Lavoro, una mappa universale che serve a monitorare l'evoluzione dei settori, delle imprese e del lavoro per valutarne gli impatti sulle competenze e le professionalita'. Nel 2017 circa l'1% degli individui presenti nel dataset - che si basa su comunicazioni obbligatorie su tutte le attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro in Italia (escluse partite Iva e settore pubblico) - erano occupati in professioni native della green economy (full green), l'8% in professioni esistenti ma aggiornate nella green economy (ibride). In aggiunte a queste si identificano per circa il 12% professioni go-green, ovvero quei lavori che vanno verso l'economia verde come l'agricoltura o il tessile. Emerge inoltre che il fatto di essere occupato in una professione full o hybrid green si associa ad un incremento medio di circa 17 giornate lavorate nel corso dell'anno presso la stessa impresa.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica nei green jobs ci sono in testa le regioni Molise, Lombardia e Abruzzo, seguite da Piemonte e Campania. I settori dove si registra invece il maggiore numero di contratti green sono le public utilites e le costruzioni seguiti da servizi sociali e manifattura. Attraverso il sistema informativo dell'Atlante lavoro e' stato possibile identificare tutte quelle attivita' economiche che possono essere definite come core green, cioe' con processi di lavoro finalizzati alla produzione di beni e servizi direttamente connessi al tema ambientale e che non si configurano come alternativi alle produzioni tradizionali. Successivamente, in modo sempre piu' analitico, e' stato possibile isolare le professionalita' operanti nelle attivita' core green suddividendole in: 'full green' cioe' professioni nuove interamente dovute alla green economy (ingegneri energetici, pianificatori, paesaggisti e specialisti del recupero e della conservazione del territorio, tecnici del risparmio energetico e delle energie rinnovabili) e 'hybrid', cioe' professionalita' pre-esistenti alla green economy ma aggiornate (ingegneri dei materiali, tecnici del marketing, tecnici delle costruzioni civili). Accanto a queste ci sono le 'go green' ovvero professioni potenzialmente aggiornabili con competenze green (responsabili di aziende che operano nell'agricoltura, disegnatori di moda, agenti di viaggio) ma dove questo passo non e' stato ancora completato

L'Atlante Lavoro e delle Qualificazioni e' una mappa dettagliata che racconta il lavoro in termini di attivita', task, compiti, prodotti e servizi attesi. Il suo alto valore informativo sta nel riuscire a legare insieme le abilita' e le competenze acquisite in contesti di istruzione o formazione, formali e non, con le richieste del mondo del lavoro, facendo colloquiare due mondi finora caratterizzati da un rilevante scollamento. In particolare l'Atlante e' organizzato in tre sezioni, l'Atlante Lavoro, Atlante e Qualificazioni e Atlante e Professioni. Il primo, nato con lo scopo primario di mettere in trasparenza il repertorio nazionale delle qualificazioni, negli anni ha ampliato il suo campo di applicazione divenendo una mappa dettagliata che descrive i contenuti del lavoro in 24 settori economico professionali descrivendo dettagliatamente i processi di lavoro e le aree di attivita' specifiche. L'Atlante e professioni raccoglie le Professioni regolamentate, il Repertorio delle professioni dell'apprendistato costituito da tutti i profili presenti nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro relativi all'apprendistato professionalizzante, le Associazioni professionali. Infine, l'Atlante e qualificazioni contiene il Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle Qualificazioni professionali e che rappresenta il quadro di riferimento in Italia per la certificazione delle competenze. 

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Sanità, il piano della Regione Abruzzo illustrato dall’assessore Verì

Rete e integrazione, unite a sostenibilita' economica, innovazione e valorizzazione del territorio, per ridurre le liste d'attesa e garantire una sanita' vicina a tutti i cittadini. L'assessore alla Salute della Regione Abruzzo, Nicoletta Veri', immagina cosi' la sanita' abruzzese. Il progetto dell'Esecutivo di centrodestra e' contenuto nel "Programma operativo 2019-2021" che indica in sei mosse il piano della Regione. Il documento e' uno di quelli inviati a Roma dall'assessore, in vista del tavolo di monitoraggio del 27 novembre.

"L'idea - spiega Veri' - e' quella di creare un'integrazione funzionale tra ospedale e territorio, grazie a reti efficienti, ottimizzazione delle risorse, del personale e delle strutture. Il tutto, cosa fondamentale, eliminando i doppioni, pur rispettando gli standard di sicurezza, puntando molto sul territorio. Vogliamo ridurre le liste d'attesa, vogliamo ridurre gli ingressi inappropriati in pronto soccorso. Lo faremo portando la sanita' dal cittadino, ma la sanita', non l'ospedale. Vogliamo che sia chiaro questo concetto: il cittadino ha bisogno di sanita', non necessariamente di ospedale. Si deve capire che non per ogni cosa e' necessario andare in ospedale".

La Regione vuole quindi "salvare e preservare i piccoli ospedali, che avranno una vocazione ben precisa e diventeranno punti di riferimento per un determinato settore o una determinata patologia, grazie all'arrivo di specialisti. Puo' sembrare che questo porti ad un aumento dell'impegno economico - dice Veri' - ma se tutto e' ben organizzato non e' cosi'". Secondo l'assessore "non e' un libro dei sogni, al contrario di quanto dice qualcuno: bisogna evitare i doppioni, facendo questo il sistema e' sostenibile. Il concetto di rete e integrazione - aggiunge - al ministero piace e in alcune regioni lo stanno attuando". Per quanto riguarda i Dea di secondo livello Veri' sottolinea che "al momento nessuno dei quattro ospedali ha i requisiti previsti dal Dm 70" e che "nelle more della riorganizzazione per arrivare ai Dea di secondo livello definiamo i quattro grandi ospedali come 'di alta complessita' assistenziale'". 

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Emergenza clima in città, i dati di Legambiente

E' emergenza clima in città: dal 2010 a inizio novembre 2019 sono stati registrato danni rilevanti in 350 Comuni dovuti al maltempo, 73 giorni di stop a metro e treni e 72 giorni di blackout elettrici. Roma, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria e Torino le più colpite. A scattare la fotografia è il rapporto 2019 dell'Osservatorio di Legambiente sull'impatto dei mutamenti climatici in Italia, un dossier dal titolo 'Il clima è già cambiato', come purtroppo dimostrano le inondazioni dei giorni scorsi a Venezia, Matera e Pisa e gli eventi meteorologici estremi che si sono abbattuti su molti territori e che colpiscono la penisola con sempre maggiore frequenza. L'Osservatorio di Legambiente Cittàclima, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, ha l'obiettivo di raccogliere e mappare le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici, di contribuire ad analisi e approfondimenti che riguardano le città e il territorio italiano, oltre a condividere analisi e studi internazionali e esperienze di piani e progetti di città, paesi, Regioni. Dal 2010 ad oggi, sono 563 gli eventi registrati sulla mappa del rischio climatico, con 350 Comuni in cui sono avvenuti impatti rilevanti. Nel 2018, il nostro paese è stato colpito da 148 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati, un bilancio di molto superiore alla media calcolata negli ultimi cinque anni. Dal 2014 al 2018 le sole inondazioni hanno provocato in Italia la morte di 68 persone. 

Nelle nostre città la temperatura media è in continua crescita e a ritmi maggiori rispetto al resto del Paese. Secondo le elaborazioni dell'Osservatorio meteorologico Milano Duomo, è un fenomeno generale e rilevante che riguarda tutte le città con picchi a Milano con +1,5 gradi, a Bari (+1) e Bologna (+0,9) a fronte di una media nazionale delle aree urbane di +0,8 gradi centigradi nel periodo 2001-2018 rispetto alla media del periodo 1971-2000. Aumentano gli impatti del caldo in città, in particolare sono le ondate di calore il principale fattore di rischio con rilevanti conseguenze sulla salute delle persone. Uno studio epidemiologico realizzato su 21 città italiane ha evidenziato l'incremento percentuale della mortalità giornaliera associata alle ondate di calore con 23.880 morti tra il 2005 e il 2016, e mettono in evidenza impatti più rilevanti nella popolazione anziana e una riduzione negli ultimi anni attribuibile agli interventi di allerta attivati. Secondo una ricerca del progetto Copernicus european health su 9 città europee, nel periodo 2021-2050 vi sarà un incremento medio dei giorni di ondate di calore tra il 370 e il 400%, con un ulteriore aumento nel periodo 2050-2080 fino al 1100%. Questo porterà, ad esempio, a Roma da 2 a 28 giorni di ondate di calore in media all'anno. La conseguenza sul numero di decessi legati alle ondate di calore sarà molto rilevante: da una media di 18 si passerebbe a 47-85 al 2050 e a 135-388 al 2080.

L'accesso all'acqua è un altro tema rilevante che, in una prospettiva di lunghi periodi di siccità, rischia di diventare sempre più difficile da garantire. La situazione nel nostro paese, già oggi, è complicata, in particolare al Sud, per quanto riguarda la qualità del servizio idrico e nel 2017, nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Arno e Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione media complessiva del 39,6% rispetto alla media del trentennio 1981-2010. Preoccupante per le città italiane anche l'innalzamento del livello dei mari. Secondo le elaborazioni di Enea, sono 40 le aree a maggior rischio in Italia. A rischio sono anche città come Venezia, Trieste, Ravenna, la foce del Pescara, il golfo di Taranto, La Spezia, Cagliari, Oristano, Trapani, Marsala, Gioia Tauro. D'altronde, secondo un'indagine di Climate Central pubblicata sulla rivista Nature, se i ghiacciai continueranno a sciogliersi al ritmo attuale, 300 milioni di persone che vivono in aree costiere saranno sommerse dall'oceano almeno una volta l'anno entro il 2050, anche se le barriere fisiche che erigono contro il mare saranno potenziate. Per questo Legambiente chiede al governo di approvare quanto prima il Piano di adattamento e di mettere le città al centro delle priorità di intervento. Sul fronte dei costi: l'Italia dal 1998 al 2018 ha speso, secondo dati Ispra, circa 5,6 miliardi di euro (300 milioni all'anno) in progettazione e realizzazione di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, a fronte di circa 20 miliardi di euro spesi per ''riparare'' i danni del dissesto secondo dati del Cnr e della Protezione civile (un miliardo all'anno in media, considerando che dal 1944 ad oggi sono stati spesi 75 miliardi di euro). Il rapporto tra prevenzione e riparazione è insomma di uno a quattro. 

Sulla base delle informazioni raccolte dall'Osservatorio Cittàclima di Legambiente è stato possibile mappare le città che nel corso degli ultimi dieci anni hanno subito il maggior numero di eventi estremi che hanno, in un modo o nell'altro, messo in ginocchio la città: Roma, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria e Torino. Occorre considerare che anche il non intervento per fermare gli impatti del clima è una scelta, le cui conseguenze oggi si iniziano a conoscere. Secondo alcune stime, in Italia, se l'Accordo di Parigi non sarà rispettato, i danni economici potrebbero far calare del 7% il Pil pro-capite. Mentre in Russia potrebbe scendere dell'8,93%, negli Stati Uniti del 10,52% e in Canada circa del 13%. A livello europeo, le conseguenze degli impatti climatici rischiano di essere drammatiche, con stime che parlano, in assenza di azioni di adattamento, di ondate di calore che potrebbero provocare entro la fine del secolo circa 200mila morti all'anno nella sola Europa, mentre i costi delle alluvioni fluviali potrebbero superare i 10 miliardi di euro all'anno. L'impatto sarà maggiore sulle fasce di popolazione più povere che non dispongono di sistemi di raffrescamento. In Italia il fenomeno della povertà energetica riguarda già oggi oltre 4 milioni di famiglie. Le elaborazioni su immagini satellitari realizzate da e-Geos per Legambiente relative alle città di Milano e di Roma hanno messo in evidenza come disponiamo di tutte le informazioni per capire i quartieri a maggior rischio durante le ondate di calore e incrociando i dati con analisi sullo stato di salute e le condizioni economiche delle famiglie, degli strumenti per prevenire e ridurre gli impatti sulle famiglie.

 

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Tassa sui rifiuti, in Abruzzo la media è di 326€ a famiglia

Ammonta a 300 euro in media nel 2019 la tassa dei rifiuti nel nostro Paese, con differenze territoriali molto marcate: la regione più economica è il Trentino Alto Adige, con 190 euro, la più costosa la Campania con 421 euro. E’ questo il quadro che emerge dalla rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, disponibile online, gratuitamente dietro registrazione, sul sito www.cittadinanzattiva.it. Catania il capoluogo di provincia più costoso (504 euro e un aumento del 15,9% rispetto al 2018), Potenza il più economico (121 euro e un decremento del 13,7% rispetto al 2018). Analizzando le tariffe dei 112 capoluoghi di provincia esaminati, sono state riscontrate variazioni in aumento in circa la metà, 51 capoluoghi; tariffe stabili in 27 capoluoghi e in diminuzione in 34. A Matera l’incremento più elevato (+19,1%), a Trapani la diminuzione più consistente (-16,8%). A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro), segue il Centro (299 euro), infine il Sud, più costoso (351 euro). In Abruzzo la media è di 326€ a famiglia (+1,8% rispetto al 2018), ma si passa dai 373 euro dell’Aquila ai 283 euro di Pescara, mentre a Chieti si registra un incremento del 13,4% rispetto al 2018. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, si va dal 61,4% di Teramo al 35,7% dell’Aquila. Più di due famiglie su tre (precisamente il 68,2%) ritengono di pagare troppo per la raccolta dei rifiuti: la percentuale sale all’83,4% in Sicilia, segue l’Umbria con l’80,2%, la Puglia con il 79,1%, la Campania con il 78,4%. Solo il 60% delle amministrazioni comunali o delle aziende che gestiscono il servizio ha elaborato e reso disponibile la Carta dei servizi. Solo due su tre indicano il tipo di raccolta effettuata, la metà esplicita la frequenza con cui è effettuata. E al cittadino è ancor meno dato a sapere con che frequenza vengono igienizzati i cassonetti (lo indica appena il 47% delle Carte), pulite le strade (37%) o svuotati i cestini per strada (25%).

L’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia prende come riferimento nel 2019 una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. Tutti i dati su tariffe, agevolazioni, qualità e tutela, per singolo capoluogo di provincia, sono disponibili sulla piattaforma interattiva INFORMAPal link www.cittadinanzattiva.it/informap.Da oggi online le informazioni sul servizio di gestione dei rifiuti, a seguire sugli altri servizi pubblici locali: trasporti, acqua

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