Primo Piano

Di Matteo: Legnini e’ l’unico uomo degno di rappresentare il centrosinistra

"Legnini e' l'unico uomo degno di rappresentare il centrosinistra in questa regione. Con lui se non ci saranno uomini pronti ad affondarlo perche' figli del male della politica che ha generato un Governo Regionale che ha fatto un vero disatro sul territorio". Cosi' Donato Di Matteo a capo della lista civica Abruzzo Insieme, facendo il punto su tutte le vicende che lo hanno visto coinvolto nei giorni scorsi a partire dalla sconfitta del centrosinistra alla Provincia di Pescara "di cui non sono responsabile- ha detto- Avrebbero perso comunque perche' hanno deluso le aspettative dei territori, ma non sono capaci di fare autocritica". L'ex presidente del Csm Giovanni Legnini e' il candidato del centrosinistra che Di Matteo vuole sostenere ma solo "se ci sara' un vero progetto di discontinuita'". Non risponde sul se, in alternativa, Abruzzo Insieme potrebbe sostenere il centrodestra con un candidato capace di rappresentare quella discontinuita' che sta cercando Di Matteo, ma sottolinea "di non essere piu' un uomo del Pd da anni, ma il rappresentante di una lista civica indipendente dalle logiche politiche e pronta a lavorare per un progetto politico che in questi anni non ha avuto ne' Ragione, ne' Provincia, ne' Comune di Pescara". 

 "Il fallimento delle provinciali va attribuito a chi ha determinato questo disastro. Gli amministratori hanno votato contro perché hanno ritenuto che non è stata un'amministrazione adeguata. Io non ho trovato le condizioni di coalizione con il centrosinistra per cui ho fatto una lista mia, che ha partecipato". Così l'ex assessore regionale Donato Di Matteo, cui fa capo il movimento civico Abruzzo Insieme, a proposito del risultato delle elezioni provinciali a Pescara. Il suo movimento si era presentato autonomamente con il sindaco di Picciano, Vincenzo Catani, mentre il candidato di centrosinistra era il primo cittadino di Spoltore, Luciano Di Lorito. La competizione è stata vinta dal centrodestra, con il sindaco di Collecorvino, Antonio Zaffiri, in quota Lega. "Guardando i dati - aggiunge - sono certo che se non mi fossi candidato il centrodestra avrebbe vinto con tanti voti in più rispetto ai risultati ottenuti, perché avrebbe catalizzato tutti quelli che volevano la discontinuità, che sono molti di più". 

 

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Maltempo dimezza la produzione di olio extravergine secondo Coldiretti

Con una produzione praticamente dimezzata per il crollo vicino al 40% dei raccolti, è l'olio extravergine di oliva Made in Italy a subire quest'anno gli effetti più pesanti del cambiamento climatico con l'ultima ondata di maltempo che, con il vento, non solo ha spazzato via le olive dagli alberi ma ha sradicato e spaccato migliaia di ulivi anche secolari. E' quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti che ha convocato la task force sull'emergenza maltempo in occasione dell'Assemblea elettiva della maggiore organizzazione degli agricoltori in Europa. Particolarmente grave - sottolinea la Coldiretti - la situazione in Puglia con una violenta tromba d'aria che ha colpito la provincia di Brindisi, ma segnalazioni dagli olivicoltori arrivano da tutte le regioni, dalla Calabria al Lazio fino alla Liguria dove ad essere colpita è stata la pregiata varietà Taggiasca. Una strage che - precisa la Coldiretti - colpisce il settore dopo le gelate invernali di Burian dello scorso febbraio che hanno compromesso 25 milioni di ulivi in zone particolarmente vocate lungo tutta la Penisola. Il risultato è il crollo dei raccolti a meno di 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici per la pianta simbolo della dieta mediterranea pesantemente colpita dalla tropicalizzazione del clima. La Puglia - continua la Coldiretti - si conferma essere la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47 milioni di chili e una riduzione del 34%, e sul gradino più basso del podio c'è la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 15 milioni di chili in Toscana (+20%) come nel nord dove complessivamente - precisa Coldiretti -si registra un aumento del 30%. I danni agli ulivi comporteranno conseguenze pesanti anche nel lungo periodo, fermo restando il disastroso impatto a livello ambientale. In queste condizioni un piano olivicolo nazionale 2.0 deve diventare per il governo un'assoluta priorità, sostiene Coldiretti che insieme a Unaprol e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) per calmierare gli effetti sul mercato ha sottoscritto con Federolio il più grande contratto di filiera per l'olio Made in Italy di sempre, per un quantitativo di 10 milioni di chili con l'obiettivo di assicurare la sicurezza e la diffusione dell'olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita con un prezzo minimo garantito e programmazione pluriennale. Il rischio per i consumatori - denuncia la Coldiretti - è che nelle bottiglie di olio, magari vendute sotto marchi italiani ceduti all'estero o con l'etichetta delle grande distribuzione - sottolinea Coldiretti - si trovi prodotto straniero (tunisino, spagnolo o greco), peraltro favorito da etichette dove l'indicazione della provenienza è spesso illeggibile. Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono tra l'altro quasi triplicati (+170%) e potrebbero crescere ulteriormente - aggiunge Coldiretti - se l'Unione Europea rinnoverà l'accordo per l'ingresso di contingenti d'esportazione di olio d'oliva a dazio zero verso l'Ue per 35mila tonnellate all'anno scaduto il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998). Sulle confezioni - continua la Coldiretti - è praticamente impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte "miscele di oli di oliva comunitari", "miscele di oli di oliva non comunitari" o "miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari" obbligatorie per legge nelle etichette dell'olio di oliva dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario N.182 del 6 marzo 2009. In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l'olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive

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Legnini: disposto a candidarmi con progetto nuovo e plurale

"Sono disponibile a candidarmi solo per un progetto nuovo e plurale". A scriverlo, in una lettera inviata e pubblicata dall'edizione abruzzese de 'Il Messaggero', è l'ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che interviene nel dibattito politico sulle candidature delle elezioni regionali in Abruzzo, in programma il prossimo 10 febbraio, ribadendo di non essere disponibile a candidarsi come "capo della coalizione uscente di centrosinistra". "Eserciterò tale opzione - spiega Legnini in un passaggio della missiva riferendosi all'eventualità di una sua candidatura a presidente della Regione - solo se sarà possibile realizzare un progetto aperto e plurale, un'alleanza tra progressisti e liberali, capace di coltivare i valori del lavoro e dell'innovazione, della solidarietà e della legalità. Solo se arriveranno tante risposte da altre personalità abruzzesi, donne e giovani, rappresentanti del mondo del lavoro, dell'impresa, delle professioni e della cultura, mi deciderò a fare un passo che non era nei miei propositi e progetti di vita". "So che il tempo delle decisioni stringe - conclude nella lettera - ma adesso è la società abruzzese che deve farsi sentire per far comprendere verso quale direzione intende muoversi. Se le volontà che emergeranno saranno quelle espressive di un desiderio di riscatto civile e di una prova di orgoglio collettivo, allora farò la mia parte".

 

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Istat, produttivita’ in aumento del 2,1% nel 2017

L'Istat ha diffuso le stime sulle misure di produttivita' per il periodo 1995-2017. Nel 2017 il valore aggiunto dell'intera economia ha registrato una crescita in volume del 2,1% rispetto al 2016. La produttivita' del lavoro - calcolata come valore aggiunto per ora lavorata - e' aumentata dello 0,8%, quella del capitale - misurata dal rapporto tra il valore aggiunto e l'input di capitale - dell'1,2%.

Nello stesso anno, la produttivita' totale dei fattori, che misura la dinamica del valore aggiunto attribuibile al progresso tecnico e ai miglioramenti nella conoscenza e nell'efficienza dei processi produttivi, e' cresciuta dell'1%, con un rafforzamento della tendenza positiva in atto dal 2012, stimolata anche dall'aumento della propensione innovativa delle imprese, soprattutto industriali

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Federico: La politica si svegli e metta al centro i programmi

"La politica si svegli e metta al centro i programmi a partire da quelli per le aree con più difficoltà". Questo l'appello lanciato dal sindaco di Navelli Paolo Federico, e rivolto, specifica in una nota il sindaco "anche al centrodestra abruzzese". "Il continuo dibattito sui candidati da mettere in campo per le prossime elezioni Regionali sta divorando persino il vero scopo della politica ossia: la programmazione, la realizzazione di proposte di mandato e il confronto con i cittadini e le altre istituzioni per superare e vincere le sfide che il futuro ci impone", afferma Federico. "Mi rivolgo a tutti i vari attori politici che si stanno dando da fare in questo periodo preelettorale affinché si fermino un attimo a riflettere. In particolare dovrebbero farlo su gravi problemi che la nostra regione ha nelle cosiddette aree interne. Senza fare contrapposizioni, le zone interne hanno bisogno di un esponente che sappia leggerne i bisogni e sia in grado di programmare precise strategie di rilancio a partire dalla pianificazione sanitaria, sociale, della mobilità, valorizzazione dell'ambiente, occupazione, turismo e pronto ad accettare le sfide del futuro come l'aumento della digitalizzazione, ricerca, competitività e sviluppo. Passaggi che devono essere fatti in accordo con le necessità della costa per contribuire all'aumento del benessere di tutta la popolazione abruzzese". "Sono convinto - continua Paolo Federico - che la volontà dei sindaci dell'area deve essere protagonista nella scelta del candidato perché non si devono vanificare gli ottimi risultati delle amministrative del 2017. Elezioni, ricordo, che hanno portato il centrodestra al governo delle due città più popolose dell'interno, L'Aquila ed Avezzano"

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Legambiente, il clima sta cambiando e l’Italia è ancora impreparata

"Il clima sta cambiano e l'Italia è ancora impreparata": avverte Legambiente commentando l'emergenza maltempo che ha colpito la penisola, da Nord al sud, dalla devastazione delle montagne in Veneto, alle vittime della tromba d'aria di Terracina, ai 12 morti in Sicilia. "L'Italia è sempre più fragile e insicura anche a causa dei cambiamenti climatici", sottolinea Legambiente, ricordando che "7,5 milioni i cittadini che vivono o lavorano in aree a rischio frane o alluvioni". "Ora - chiede l'associazione - il governo approvi un piano nazionale di adattamento al clima e una normativa per fermare il consumo di suolo". Perché "dal Veneto alla Sicilia, dalla Liguria al Lazio, compresa l'isola di Ischia, sono tanti i territori colpiti in questi giorni e in queste ore dal maltempo con frane, esondazioni, trombe d'aria e tutto ciò che ne è conseguito. Da ultimo la strage di alberi nei boschi del Trentino, dell'Alto Adige, Veneto e Friuli e il maltempo che si è abbattuto sulla provincia di Palermo dove si contano al momento dodici morti", ricorda Legambiente, avvertendo: "Il clima sta cambiando, ormai è un dato di fatto, eppure l'Italia continua ad essere impreparata". A fronte di questo scenario l'associazione ambientalista ribadisce "l'urgenza di un piano nazionale di adattamento al clima e una normativa che fermi il consumo di suolo, insieme ad un'intensa attività di prevenzione". Perché "le città non possono essere lasciate da sole a fronteggiare impatti di questa dimensione dovuti in primis ai cambiamenti climatici, che amplificano gli effetti di frane e alluvioni e che stanno causando danni al territorio e alle città mettendo in pericolo la vita e la salute dei cittadini". Legambiente ricorda che tra il 1944 ed il 2012 sono 61,5 i miliardi di euro spesi solo per i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano e l'Italia è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto con circa 3.5 miliardi all'anno. Ancora oggi, inoltre, "continua soprattutto in ambiente urbano la sottrazione di suolo libero per processi di crescita edilizia. Anche a causa della mancanza di una normativa nazionale che intervenga in questo settore". Ma "un altro dato è ancora più allarmante e va evidenziato soprattutto alla luce del dibattito sull'ennesimo condono edilizio contenuto nel decreto Genova in discussione in Parlamento in queste settimane", sottolinea Legambiente, avvertendo: "Il consumo di suolo e le nuove edificazioni continuano a riguardare anche le aree considerate a rischio idrogeologico, nonostante i vincoli esistenti". 

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Cgia, per imprese italiane 57 miliardi di tasse a novembre

Gli imprenditori ed i lavoratori autonomi italiani saranno chiamati a corrispondere al fisco, nel mese di novembre, poco piu' di 57 miliardi di euro. A dirlo e' l'Ufficio studi della CGIA. "A causa dei mancati pagamenti, una buona parte delle 950 mila aziende che lavora per la Pubblica amministrazione deve pero' ancora incassare 57 miliardi di euro - ha spiegato il coordinatore dell'Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo - Con poca liquidita' a disposizione e il perdurare delle difficolta' di accesso al credito, per questi imprenditori non sara' facile recuperare i soldi per pagare le tasse". Secondo i risultati emersi dalle ultime indagini campionarie riportate dalla Banca d'Italia nella "Relazione annuale 2017", lo stock di debiti commerciali in capo all'Amministrazione pubblica italiana sarebbe sceso da 64 a 57 miliardi di euro. E in attesa che il ministero dell'Economia riesca a dimensionarli con esattezza, si ipotizza, al netto della quota riconducibile ai ritardi fisiologici (ovvero entro i 30/60 giorni come previsto dalla legge), che le imprese fornitrici vanterebbero 27 miliardi di crediti dalla PA. L'imposta piu' onerosa che le imprese e i lavoratori autonomi verseranno questo mese sara' l'Iva che comportera' un incasso per l'erario di 15 miliardi di euro. Seguira' l'acconto Ires in capo alle societa' di capitali (Spa, Srl, Societa' cooperative, etc.): queste ultime anticiperanno al fisco 14 miliardi di euro. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, "daranno" al fisco le ritenute per un importo pari a 11,5 miliardi di euro. L'acconto Irpef, invece, costera' alle aziende 7,4 miliardi di euro, mentre l'Irap implichera' un prelievo di 6,5 miliardi. Infine, le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l'addizionale regionale Irpef "pesera'" in entrambi i casi per poco piu' di 1 miliardo di euro. L'addizionale comunale Irpef e le ritenute bonifici detrazioni Irpef preleveranno dalle casse delle aziende rispettivamente 400 e 177 milioni di euro. 

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Sondaggio, il consenso ai partiti della maggioranza in calo

Il calo dei consensi per i partiti del governo gialloverde non si ferma. Secondo la Supermedia dei sondaggi di questa settimana, la Lega e' ancora il primo partito con il 30,1% deiconsensi, ma continua a perdere terreno, ormai per la quarta settimana di fila. Il partito guidato dal ministro dell'Interno Matteo Salvini cede mezzo punto nell'ultima settimana e quasi un punto rispetto a 15 giorni fa. Non va meglio al Movimento 5 stelle, che nelle ultime settimane cala dello 0,7% e fa registrare il dato peggiore (27,6%) dal 4 marzo a oggi. I due partiti che sostengono il governo Conte continuano a godere complessivamente di un sostegno molto alto (57,7%) ma gradualmente si stanno allontanando da quel 60% toccato nei mesi scorsi. In lieve ripresa appare il Partito democratico, che torna dopo un mese e mezzo a toccare quota 17% guadagnando lo 0,4%. Liberi e uguali risale dello 0,2% al 2,7% mentre Potere al popolo perde lo 0,2% e scende al 2,1%. Ma i consensi persi dalla Lega sono interamente recuperati dagli altri partiti di centrodestra (Forza Italia, FdI e Nci) che complessivamente in due settimane crescono dello 0,9%. Nel dettaglio, FI si posizione all'8,9%(+0,5%), Fratelli d'Italia al 3,6% (+0,3%). Quella del centrodestra continua a rimanere di gran lunga l'area politica piu' forte in questo momento: vale oltre il 43%, e con questi numeri potrebbe aggiudicarsi facilmente la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato, in caso di nuove elezioni. 

Le recenti fibrillazioni interne alla maggioranza (nate intorno alla manovra economica, come quelle sul condono fiscale e quello edilizioper Ischia, ma anche quelle sul decreto sicurezza, o piu' recentemente sulla giunta Raggi e sulla riforma della prescrizione hanno esaltato le differenze di linea politica all'interno del Governo, e spinto alcuni a chiedersi chi avesse "l'ultima parola": se, in altre parole, contasse di piu' la Lega di Salvini o il M5S di Di Maio. In questo momento, secondo un sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere della sera, la percezione degli elettori e' che sia nettamente il primo a prevalere (44% contro il 9% che indica il M5S). La cosa interessante e' che anche secondo gli elettori pentastellati e' Salvini a "contare" di piu' (23% contro 21%). Di Maio puo' pero' consolarsi con gli indici di gradimento rilevati dallo stesso sondaggio. Tra gli esponenti del Movimento, il vicepremier di Pomigliano e' infatti quello che gode di gran lunga dei consensi piu' alti: il suo indice di gradimento e' pari al 51% contro il 42% di Fico, il 33% di Di Battista e il 21% di Beppe Grillo. E questa superiorita' di Di Maio si riscontri non solo tra gli elettori M5s ma anche tra quelli dell'alleata Lega. Secondo un sondaggio SWG, poi, quasi 3 elettori su 4 del M5s e circa 2 della Lega su 3 sono convinti che i media - e in particolare i programmi della Rai - abbiano un atteggiamento ostile verso il governo e la maggioranza. Se non sorprende affatto l'opinione di segno radicalmente opposto da parte degli elettori del Pd (il 91% pensa che il nuovo governo non sia nel mirino dell'informazione), colpisce invece come gli elettori di Forza Italia e FdI siano concordi con quelli gialloverdi. Cosi' com'e' a suo modo indicativo il dato degli indecisi, che in netta maggioranza (58%) sostengono che il governo non abbia di che lamentarsi dal trattamento ricevuto dalla stampa. I sondaggi anche indagato anche sulla corsa congressuale del Pd. Secondo un sondaggio di Antonio Noto per la trasmissione "Cartabianca", il governatore del Lazio Nicola Zingaretti sarebbe in testa nelle intenzioni di voto per le primarie con il 26%, seguito da Minniti (24%), Renzi (22%) e Martina (16%). In coda con il 5% Matteo Richetti. Sempre secondo il sondaggio di Noto, l'idea di una lista unica anti-sovranisti alle Europee 2019 piace alla maggioranza degli elettori del Pd (56%) mentre il 35% pensa che sia meglio che il PdD si presenti da solo con la sua lista

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Imprese artigiane, Abruzzo per la prima volta sotto quota 30mila

Continua a perdere colpi il sistema delle micro imprese abruzzesi, che per la prima volta dopo anni e anni finisce sotto quota 30mila. Nel terzo trimestre del 2018, secondo una indagine condotta da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo su dati Movimprese, «le aziende artigiane hanno segnato una flessione di 99 unità, peggior risultato degli ultimi quattro anni. La decrescita percentuale delle imprese artigiane è stato pari allo 0,33% valore quadruplo rispetto a quello medio italiano che si è attestato allo 0,08% e che pone la regione all’ultimo posto nella graduatoria nazionale». «Con il risultato – gli fa eco il direttore regionale della confederazione artigiana, Graziano Di Costanzo – che in una regione in cui si era arrivati a contarne oltre 36mila, si è scesi ora per la prima volta da anni sotto quota 30mila, per l’esattezza 29.988. Insomma, è stata abbattuta anche questa soglia “psicologica”».

Nelle province, sempre stando ai dati elaborati pubblicati da Movimprese, le variazioni sono state piuttosto disomogenee: Pescara (-33) riporta il decremento più consistente, seguita da Teramo (-28), Chieti (-21) e L’Aquila (-17). Volendo invece esaminare il fenomeno su un arco di tempo più lungo – ovvero i primi nove mesi – la flessione è stata di 432 unità: dato che, se da una parte migliora seppur di poco il dato rispetto agli ultimi quattro anni, conferma invece un andamento assai peggiore della media nazionale: 1,40%, valore doppio rispetto allo 0,72% italiano.

Tra i settori, il calo più consistente di aziende artigiane - seguendo ormai una tradizione consolidata - si registra nelle costruzioni (-51), meno nella ristorazione (-14), nelle attività manifatturiere (-13), nei servizi alle imprese (-10) e nel trasporto (-8). Mentre rimangono stabili servizi alle persone (+1) e riparazioni di auto e prodotti per la casa (+1).

Consolidata, pure, resta la notevole differenza tra l’andamento negativo dell’artigianato e quello positivo del totale delle imprese: tra gennaio e settembre, infatti, ha registrato un incremento di 754 unità, miglior risultato degli ultimi quattro anni, con un aumento dello 0,51% più alto della media nazionale (0,46%). Sul piano territoriale, peraltro, si rovesciano quasi specularmente i dati relativi al mondo della micro impresa: Pescara, infatti,  guida la graduatoria relativamente agli incrementi delle imprese considerate nel loro insieme (+127), seguita da Chieti (+98), L’Aquila (+67) e Teramo (+59).

«E’ certamente apprezzabile lo sviluppo del sistema delle imprese in generale, ma resta evidente questa difficoltà che ormai perdura da anni nel campo dell’artigianato. Un problema segnalato più volte e con drammaticità alle istituzioni regionali, che in materia hanno competenza esclusiva, senza tuttavia trovare risposte soddisfacenti. Un motivo che ci porta a richiedere, ancora una volta, alla Giunta regionale, arrivata ormai a termine della legislatura, di investire risorse consistenti in bilancio per finanziare la legge regionale vigente e attuare politiche di rilancio del settore».

 

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Elezioni provinciali, vincono Zaffiri, Pupillo e Di Bonaventura

A Chieti il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, del centrosinistra, vince su Umberto Di Primio: 17.595 a 13.685. A Teramo vince di nuovo il centrodestra con Diego Di Bonaventura. Antonio Zaffiri, neo presidente della Provincia di Pescara ha vinto con 39.986 voti, staccando Luciano Di Lorito di cinquemila voti: il sindaco di Spoltore si ferma a 34.962, Catani a 13144.

Pescara

"Sono profondamente soddisfatto del risultato e della convergenza sulla mia persona": queste le prime parole di Antonio Zaffiri, sindaco di Collecorvino e neoeletto alla presidenza della Provincia di Pescara. Zaffiri è sostenuto da una coalizione di centrodestra composta da Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Azione Politica. "Ringrazio i partiti che hanno voluto appoggiarmi in una competizione complessa che ha evidenziato serietà in corsa e, soprattutto, che l'unione e la condivisione nella direzione del bene comune, portano all'unanimità e al successo - ha proseguito Zaffiri - Ringrazio Vincenzo Catani per aver partecipato con lealtà alla sfida e mi sento di rassicurarlo: faremo bene per l'area Vestina".

Soddisfazione è stata espressa anche da Gianluca Zelli, coordinatore regionale di Azione Politica: "Per la prima volta, un movimento civico è stato in maniera significativa all'interno di un'alleanza già strutturata, apportando un contributo rilevante. Questo risultato ci dà forza e ci sprona a continuare sulla strada intrapresa, quella del dialogo costruttivo. Ne siamo orgogliosi e siamo pronti a fare sempre meglio per la provincia pescarese" ha concluso Zelli.

Chieti

Il presidente uscente, Mario Pupillo (Pd), sindaco di Lanciano ed eletto la prima volta nel 2014, ha sconfitto lo sfidante, Umberto Di Primio, sindaco di Chieti (Forza Italia): Pupillo nel calcolo del voto ponderato ha avuto 44.076 voti (55,5%) contro i 35.357 (45,5%) di Di Primio. Alle urne si sono recati in 793 su 1250 aventi diritto, pari al 63,44%. Di Primio si è affermato solo nella fascia dei Comuni fino a 5.000 abitanti, in tutte le altre ha vinto Pupillo, con uno scarto di oltre 5.000 voti, in particolare, nei Comuni con più di 30.000 abitanti. "Sono contento - ha detto Pupillo al termine dello scrutinio -E' stata una bella battaglia, leale e sincera. Ringrazio tutti i sindaci che mi hanno votato: sarò il presidente di tutti i sindaci". "E' un buon risultato dal quale ripartire - ha commentato Di Primio - per ricostruire un vero progetto di governo del territorio che ci veda finalmente protagonisti".

Teramo

Con il 53,87% (282 voti, voto ponderale 48011) il sindaco di Notaresco (Teramo), Di Bonaventura, candidato della compagine di centrodestra, è il nuovo presidente della Provincia di Teramo. Giuseppe D'Alonzo, candidato del centrosinistra, si è fermato al 46,13 % (232 voti, voto ponderale 41177). Di Bonaventura è stato proclamato ufficialmente Presidente al termine dello spoglio. Ha votato l'85% degli aventi diritto: 517 fra sindaci e consiglieri, voti validi 514, una scheda bianca nella fascia Verde (Comune di Teramo), una scheda bianca nella fascia Rossa, una scheda nulla nella fascia Blu. "Il primo pensiero va a Valter Catarra e alla sua famiglia perché sono entrato in Provincia e in politica per lui - ha dichiarato il neopresidente - Lui sarebbe felice per me, di solito gli uomini sono gelosi e invidiosi, lui, invece era un politico sempre felice dei successi degli altri. Il secondo pensiero è alla provincia, intesa come territorio, so che da questo momento dovrò cambiare il mio modo di pensare e di essere: non più Diego Di Bonaventura di Notaresco, ma da Notaresco e attento a tutto il territorio".

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