"Questo e' l'ennesimo regalo che il peggior ministro dell'Ambiente di tutti i tempi della Repubblica Italiana fa all'Abruzzo. In realta' il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare il Piano Rifiuti, ma non lo ha ancora fatto e ha dato mandato all'Avvocatura dello Stato per procedere. Lo ha fatto perche' evidentemente con la relazione del nostro Piano di gestione Rifiuti, abbiamo dimostrato come i dati riportati nel Decreto Inceneritori del ministro erano completamente sballati, ed evidentemente lo stesso ministro si sara' sentito un po' toccato nel proprio orgoglio". Lo ha detto il sottosegretario della Giunta Regionale d'Abruzzo, con delega all'ambiente Mario Mazzocca, dopo l'impugnazione, da parte del Governo, del Piano Rifiuti della Regione Abruzzo. In base alle valutazioni sviluppate dal Piano regionale, divenuto legge a fine gennaio, il complessivo ulteriore fabbisogno teorico di incenerimento risulta pari a 58 mila tonnellate, ovvero meno della meta' del valore stimato dal ministero. Di conseguenza, venne evidenziato il giorno della presentazione della legge regionale, si conferma la "totale insussistenza di condizioni oggettive per prevedere un impianto di incenerimento in Abruzzo", in quanto non sostenibile ne' tecnicamente ne' economicamente. Il piano non prevede nuove discariche. In particolare il piano rifiuti della Regione Abruzzo, ora impugnato dal Governo, prevede programmi straordinari per lo sviluppo delle raccolte differenziate, di recupero e di riciclo, un programma straordinario per la prevenzione e riduzione dei rifiuti, il completamento del sistema impiantistico di trattamento e compostaggio e la definitiva bonifica e messa in sicurezza delle discariche dismesse. Ma per il Governo nazionale il provvedimento regionale "non ha fornito adeguati elementi in ordine alle azioni di riduzione della produzione che potrebbe ragionevolmente considerarsi sovrastimata".
Leggi Tutto »Dati Confartigianato, un abruzzese su tre ha fatto acquisti on line nel 2017
In Abruzzo, nel 2017, il 30% della popolazione tra 16 e 74 anni ha ordinato beni o servizi online per uso privato. Il dato colloca la regione in 17esima posizione nella classifica nazionale. Emerge da un approfondimento di Confartigianato Abruzzo su dati di un'indagine del Centro studi della Confederazione nazionale. Il 15,1% degli abruzzesi (18,8% in Italia) nel 2017 ha usato appositi siti web o app per smartphone per trovare un alloggio contattando direttamente un privato. In valore assoluto sono 104mila gli abruzzesi che hanno usato servizi del genere. La percentuale scende al 3,6% (stessa media nazionale) per l'uso di siti web ed app per un servizio di trasporto contattando direttamente un privato. Per truffe, frodi e delitti informatici, in Abruzzo i reati denunciati nel 2016 sono 255 (268 in Italia)."Se il suggerimento agli utenti e' di prestare attenzione, usando solo servizi e piattaforme affidabili, alle imprese rinnoviamo l'invito a percorrere la strada dell'innovazione" dice Confartigianato.
"Lo sviluppo dell'economia digitale - rileva Confartigianato Abruzzo - sta portando alla crescita di forme di economia collaborativa, la cosiddetta sharing economy, riferite a modelli imprenditoriali sviluppati attraverso piattaforme di collaborazione che creano un mercato aperto per l'uso temporaneo di beni o servizi spesso forniti da privati. Se da un lato la sharing economy puo' fornire vantaggi ai consumatori (accesso a nuovi servizi, ampliamento della gamma di scelta di prodotti e servizi a prezzi piu' bassi, utilizzo piu' efficiente delle risorse contribuendo alla transizione verso l'economia circolare), dall'altro puo' rappresentare una minaccia per le imprese". "
Leggi Tutto »Le Banche cooperative sostengono Resto al sud
Favorire l'imprendoria giovanile nel Mezzogiorno: e' l'obiettivo di "Resto al Sud" l'incentivo che sostiene la nascita di nuove attivita' avviate da giovani promosso da Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa di proprieta' del Ministero dell'Economia. Su un totale di 33 intermediari finanziari, sono 26 le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (oltre 200 sportelli ) che ad oggi hanno sottoscritto con Invitalia la convenzione (la Bcc di Capaccio - Paestum, in provincia di Salerno, e' stata la prima). "Un impegno - spiega Federcasse - che rientra a pieno titolo nell'azione insostituibile di sostegno alle comunita' di cui sono, attraverso i soci, una espressione diretta. Le Bcc, in quanto 'banche cooperative di comunita'' sono difatti particolarmente vicine a famiglie e micro/piccole imprese con l'obiettivo di favorire, nello specifico, una sana autoimprenditorialita' e con essa forme concrete di sviluppo locale. Contrastando anche il progressivo depauperamento (sociale, economico, culturale) di territori sempre piu' ampi". Della specifica misura agevolativa "Resto al Sud" e sulle nuove Disposizioni operative del Fondo centrale di garanzia per le PMI si e' discusso a Roma in un workshop organizzato da Federcasse (l'Associazione Nazionale delle BCC e Casse Rurali). All'incontro hanno partecipato esponenti del Ministero della Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, di Invitalia (gestore tecnico del progetto), del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI e di Confcooperative.
"Il lavoro regolare e di qualita' - ha detto in particolare il Presidente di Federcasse Augusto dell'Erba - costituisce l'obiettivo strategico per qualsiasi sviluppo durevole, inclusivo e sostenibile. Credito, incentivi e garanzie sono le tre leve sulle quali da sempre lavorano le BCC per favorire la nascita e lo sviluppo di una autoimprenditorialita' sostenibile". Come funziona il programma "Resto al Sud". I giovani tra i 18 e i 35 anni di Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna hanno la possibilita' di ottenere un contributo di massimo 50 mila euro per avviare una attivita' di impresa (che salgono a 200 mila in caso di progetto di presentato da piu' soggetti). Le agevolazioni prevedono un contributo a fondo perduto pari al 35% delle spese, erogato da Invitalia; il restante 65% e' invece coperto da un finanziamento di una delle banche convenzionate, garantito dal Fondo centrale di garanzia per le PMI). I dati. InEuropa (fonte Eurostat) sono trentadue le zone dove il tasso di disoccupazione e' di almeno il 17,2% (oltre il doppio della media continentale). Di queste, cinque coincidono con altrettante regioni del nostro Mezzogiorno, laddove sono i giovani ad essere maggiormente coinvolti. Negli ultimi dieci anni, difatti, oltre 700 mila "under 35" sono "emigrati" dal Sud al Centro-Nord del Paese. Solo nel 2016, questo vero e proprio esodo ha coinvolto 124 mila persone (per circa il 40% si e' trattato di giovani di eta' compresa tra 18 e 35 anni). Eccol'elenco delle Banche convenzionate.
Leggi Tutto »Export, il farmaceutico traina l’Abruzz
Export, non è l'automotive a trainare la ripresa, ma il polo farmaceutico teramano, protagonista di risultati lusinghieri. Il 2017, spiega così uno studio realizzato per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci su dati Istat, si è chiuso suscitando aspettative rosee, come dice l'incremento di 837 milioni rispetto al 2016, pari al 10,2% in più sull'anno precedente: molto meglio della media nazionale, ferma a quota 7,4%, tanto da valere all'Abruzzo un onorevole settimo posto della graduatoria nazionale. Ma le sorprese positive non si fermano qui, e ad illustrarle è lo stesso curatore dell'indagine: "Nel 2017, mentre l'export dei mezzi di trasporto ha ottenuto un non brillante incremento di 131 milioni di euro (+3,3%), e quello degli 'altri prodotti' un altrettanto non straordinario aumento di 99 milioni, il comparto farmaceutico, all'opposto, ha segnato un notevolissimo aumento di 607 milioni. Il tutto -spiega- con una crescita percentuale da capogiro, addirittura del 206,7%, cioè tredici volte di più di quello italiano del settore, pari al 16%". La notevole impennata del 'made in Abruzzo' ha avuto per la verità, nel 2017, un andamento stagionale tutt'altro che omogeneo e uniforme. Perché, se nei primi tre trimestri la crescita è stato piuttosto lenta e flebile, con incrementi di 21, 56 e 64 milioni, il periodo tra ottobre e dicembre ha fatto letteralmente saltare il banco, con una esplosione di 696 milioni di euro in più, gran parte dei quali (599) procurati proprio dalla strepitosa impennata del settore farmaceutico dell'area teramana.
Farmaceutico, dunque, con un primato che si riverbera anche sui risultati conseguiti nelle quattro province abruzzesi. Perché se a Pescara l'aumento è di 11 milioni di euro, all'Aquila di 52 e a Chieti di 67, nel Teramano 'esplode', proprio grazie al polo farmaceutico, fino a quota 707 milioni. Un'occhiata, ancora, alle aree di destinazione delle nostre esportazioni. Quelle verso i Paesi dell'Unione europea sono aumentate di 38 milioni, ma quelle destinate a Paesi extra Ue sono cresciute di ben 799: per intendersi, il solo export verso gli Stati Uniti dei prodotti farmaceutici del Teramano ha contribuito per 602 milioni (75%) all'incremento dell'export abruzzese verso queste aree del pianeta. Inevitabilmente, le percentuali finiscono per fotografare questo grande balzo: l'aumento delle esportazioni verso i Paesi al di fuori dell'Unione europea è stato addirittura del 41,5%, cinque volte tanto quello italiano (8,2), piazzando l'Abruzzo al primo posto della graduatoria nazionale. Agroalimentare, infine: l'export passa da 563 milioni del 2016 a 571 del 2017, ottenendo un incremento di 8 milioni di euro. In valore percentuale, si registra un incremento dell'1,5%, pari a meno di un quarto del dato nazionale (6,8%).
Leggi Tutto »Giorgio D’Ignazio resta all’opposizione in Consiglio Regionale
Il consigliere regionale Giorgio D'Ignazio smentisce le voci che parlavano di un suo imminente passaggio in maggioranza. In un'intervista rilasciata all'ufficio stampa del Consiglio regionale, ribadisce di voler rimanere in minoranza ma "vicino all'Abruzzo, al fianco delle istanze utili per la Regione e per la provincia di Teramo che rappresento e non essere organico alla maggioranza. Non sono merce di ricatto. La maggioranza deve trovare al suo interno i numeri per governare".
Leggi Tutto »Masterplan, 36 milioni di euro per le opere strategiche
Trentasei milioni di euro, di cui 20,2 per gli interventi di valorizzazione delle stazione sciistica Passolanciano-Maielletta e altri 15,8 mln per altri 9 progetti strategici, tutti previsti nel Masterplan. Le convenzioni sono state siglate nella sede della Regione Abruzzo, a Pescara. "Sono risorse straordinarie, all'interno del Masterplan, che oggi entrano nella contabilita' pubblica degli enti incaricati di appaltare - ha spiegato il presidente dell'Esecutivo regionale Luciano D'Alfonso -. Parliamo di 20 milioni di euro per Passolanciano-Maielletta, risorse attese da 25 anni, e risorse assegnate ad Arap, affinche' appalti velocemente, dopo l'idonea progettazione gia' curata, cosi' come gli altri 9 interventi che riguardano i beni culturali. Tutte queste attivita' finanziate - ha aggiunto - porteranno cantieri e poi opere pubbliche idonee a rendere piu' attrattivo e funzionante l'Abruzzo. Ci abbiamo lavorato 46 mesi prima per attrarre le risorse a noi Regione Abruzzo e poi per procedimentalizzare. Oggi finalmente trasferiamo le risorse finanziarie e per le quali si pone in essere anche una grande tranquillita' degli uffici tecnici"
Leggi Tutto »D’Alfonso: no al passo di lato, inizia un semestre bianco
Di fronte al risultato delle elezioni la "soluzione non e' di sicuro il passo laterale ma aumentare il lavoro e fare in modo che aumenti la cultura del governo e ritrovare anche una struttura valoriale". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso a margine di una conferenza stampa sui fondi antidissesto idrogeologico rispondendo ai cronisti sulla lettera di due assessori della sua giunta, Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, che hanno rimesso il loro mandato e hanno parlato di una perdita di 180 mila consensi nell'ambito del centrosinistra in Abruzzo.
Secondo il governatore dell'Abruzzo "ci vuole una grande riflessione che duri sei-otto mesi ma su strutture di fondo dell'offerta politica e dell'offerta culturale". "Il Pd - ha proseguito D'Alfonso - ha perso 70 mila voti. Gli altri partiti ne hanno persi tanti nel centrodestra e nel centrosinistra. Adesso dobbiamo capire come rimediare davanti a una vicenda che ha dimensioni nazionali ed europee".
D'Alfonso ha quindi ribadito, come gia' dichiarato in altre occasioni, "che e' stata una violenta battuta d'arresto per quanto riguarda il centrosinistra con numeri che ci sono stati tolti perche' quello dei cittadini e' stato un giudizio di non conferma di un lavoro nazionale, e come ho gia' dichiarato, mi prendo tutta la responsabilita' a livello regionale. Ma la soluzione a questo - ha evidenziato ancora - non e' di sicuro il passo laterale".
"Per me questo e' un 'semestre bianco' che puo' durare anche piu' di un semestre, che puo' diventare un trimestre o anche meno. Dipende dalla condotta dei singoli". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, eletto senatore della Repubblica con il Pd alle ultime elezioni del 4 marzo, rispondendo ai cronisti sui tempi della Giunta regionale. Il governatore ha tenuto a dire, in una conferenza stampa sui fondi contro il dissesto idrogeologico, che ha indossato il vestito del Senato, per fare intendere il suo nuovo impegno.
"Da lunedi' - ha detto - lavorero' molto al Senato. Due giorni fa sono stato a parlare con il vice segretario generale e da lunedi' comincia un lavoro intenso che riguardera' l'Abruzzo dal Senato e dai ministeri. Aumentera' il mio impegno a Roma e crescera' l'impegno del vicepresidente della Giunta regionale Lolli". "Personalmente - ha aggiunto D'Alfonso - mi sono rimesso a studiare facendo in modo che l'incarico di Senatore io lo possa usare al piu' alto livello possibile a favore dell'Abruzzo e dei cittadini".
Leggi Tutto »Un italiano su 4 a rischio povertà
L'economia italiana migliora ma resta alto il rischio povertà. Nel 2016, infatti, per quanto il reddito medio equivalente sia tornato ad aumentare, il rischio poverta' e' salito al 23% (19,6% nel 2006), il massimo storico mai toccato prima. Non solo, anche la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e' aumentata e come in passato un'esigua elite di 'Paperoni' da sola continua a detenere una grossa fetta del patrimonio complessivo. E' un'indagine condotta dalla Banca d'Italia su oltre 7.000 nuclei familiari a delineare la panoramica sui bilanci delle famiglie italiane nel 2016. Il reddito medio rilevato dall'indagine sul 2016, a prezzi costanti e corretto per confrontare tra loro nuclei familiari di diversa composizione, e' cresciuto del 3,5% rispetto a quello dell'indagine precedente del 2014, dopo essere pressoche' ininterrottamente caduto dal 2006. E' rimasto tuttavia ancora inferiore dell'11% rispetto al picco raggiunto in quell'anno. La crescita e' stata sostenuta dall'aumento sia dei redditi unitari da lavoro dipendente sia del numero di percettori. In tutte le principali classi di reddito, e' cresciuta la quota di famiglie che nel corso del 2016 sono riusciti a risparmiare e il reddito avrebbe continuato a crescere anche nel corso del 2017. Al tempo stesso pero' e' aumentata la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, tornata ai livelli di fine anni '90 del secolo scorso. Ed e' aumentata anche la quota di individui a rischio di poverta', definiti come coloro che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano (soglia fissata a 830 euro al mese circa nel 2016). L'incidenza di questa condizione interessa soprattutto le famiglie giovani, del Mezzogiorno, o degli immigrati: nel caso di questi ultimi, ad esempio, sono a rischio poverta' ben il 55% degli individui (contro il 33,9% nel 2006). Ma una crescita consistente si verifica anche al Nord del paese, con il rischio poverta' passato dall'8,3% al 15% degli individui. Negli ultimi 10 anni fino al 2016 tale rischio e' diminuito solo tra le famiglie con capofamiglia pensionato o con oltre 65 anni. Le disuguaglianze spiccano anche per la ricchezza. A fine 2016 le famiglie italiane disponevano in media di una ricchezza netta di 206.000 euro (218.000 nel 2014), ma il valore mediano che separa la meta' piu' povera delle famiglie da quella piu' ricca, era di gran lunga inferiore, pari a 126.000 euro (dai 138.000 del 2014), come conseguenza della forte asimmetria della distribuzione. Il 30% piu' povero delle famiglie detiene appena l'1% della ricchezza nazionale, pari a circa 6.500 euro, mentre il 5% delle famiglie piu' ricche detiene il 30% della ricchezza complessiva, con un patrimonio netto pari a 1,3 milioni di euro. Tra il 2006 e il 2016 la ricchezza netta delle famiglie e' diminuita del 5%, quasi interamente per effetto del calo dei prezzi delle case, che costituiscono sempre il grosso del patrimonio degli italiani. A fine 2016, infatti, quasi il 70% delle famiglie italiane possedeva l'abitazione di residenza e circa un quarto di esse aveva anche altri immobili.
Leggi Tutto »Occupazione, Pescara tra le province col maggior incremento nel Mezzogiorno
I dati di media annua consentono di analizzare l’andamento degli indicatori del mercato del lavoro con un maggiore dettaglio territoriale. A dirlo è l’ISTAT. Nel complesso, il 2017 si caratterizza per un incremento dell’occupazione nelle tre ripartizioni. Il tasso di occupazione 15-64 anni aumenta nel Nord di 0,8 punti, nel Centro di 0,7 e nel Mezzogiorno di 0,6. Tuttavia, mentre nel Centro-nord il tasso di occupazione raggiunge livelli pressoché analoghi a quelli del 2008, arrivando al 66,7% nel Nord e 62,8% nel Centro, nel Mezzogiorno l’indicatore è ancora al di sotto del 2008 di 2,0 punti (44,0%). Nelle regioni del Nord è più sostenuto anche l’incremento del tasso di occupazione 15-34 anni (+0,8 punti) in confronto alle regioni del Centro e del Mezzogiorno (+0,6 e +0,5 punti, rispettivamente). Gli incrementi del tasso di occupazione sono più consistenti per le donne, eccetto nel Mezzogiorno in cui la quota di donne occupate (appena un terzo) è in aumento di 0,5 punti in confronto a +0,6 degli uomini. Nel 2017 anche il tasso di disoccupazione si riduce in tutte le ripartizioni ma i divari rimangono accentuati: nel Mezzogiorno (19,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,9%) e circa il doppio di quello del Centro (10,0%). In confronto al 2016, nel Nord il tasso di occupazione sale in tutte le regioni, con l’eccezione della Liguria (-0,4 punti percentuali). Gli incrementi più elevati si segnalano nella Provincia Autonoma di Trento, in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia (rispettivamente +1,5, +1,3 e +1,1 punti).
Superano i livelli del 2008 le Province Autonome di Bolzano e Trento, il Friuli-Venezia Giulia e la Lombardia. Il tasso di disoccupazione si riduce rispetto a un anno prima in tutte le regioni, in particolare nella Provincia Autonoma di Trento e in Lombardia (rispettivamente -1,1 e -1,0 punti). A livello provinciale, gli incrementi del tasso di occupazione sono maggiori nella città metropolitana di Venezia, a Piacenza, Biella, Varese, Padova e Brescia (con variazioni comprese tra +3,4 e +2,2 punti); riduzioni di un punto percentuale e oltre si segnalano invece a Imperia, Forlì-Cesena, Verbano Cusio Ossola, Rovigo, Como e Sondrio. Le riduzioni più elevate del tasso di disoccupazione si stimano a Brescia, Trieste e nella città metropolitana di Venezia (con cali compresi tra -2,4 e -2,1 punti), mentre l’indicatore cresce di un punto percentuale e oltre a Asti, Novara, Imperia e Como. Nei grandi comuni il maggiore incremento del tasso di occupazione si registra a Venezia (+5,8 punti), mentre Verona presenta una riduzione dell’indicatore (-0,6 punti percentuali). Il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutti i grandi comuni del Nord, a eccezione di Verona e Milano; le riduzioni più decise riguardano Genova e Torino (-2,0 e -1,6 punti). Nelle regioni del Centro il tasso di occupazione cresce soprattutto in Lazio e Toscana (+1,0 e +0,7 punti), dove l’indicatore supera anche il livello del 2008. In queste regioni si riduce anche il tasso di disoccupazione, che cresce invece in Umbria e rimane invariato nelle Marche. Tra le province, si registrano gli aumenti più elevati del tasso di occupazione a Pesaro Urbino e a Latina (+2,9 punti), mentre i cali più accentuati sono ad Ancona, Lucca, Fermo e Grosseto (con riduzioni tra -3,0 e -1,4 punti). Le province con i cali maggiori del tasso di disoccupazione sono Pistoia, Pesaro Urbino e Livorno (con riduzioni tra -4,2 e -3,4 punti) mentre gli incrementi sono più consistenti nelle province di Ancona e Terni (rispettivamente +3,0 e +2,0 punti). Nei due grandi comuni del Centro, Roma e Firenze, il tasso di occupazione cresce rispettivamente di +1,0 e +0,4 punti, mentre quello di disoccupazione rimane invariato. Nel Mezzogiorno la crescita del tasso di occupazione interessa tutte le regioni con l’eccezione di Basilicata (-0,8 punti) e Molise (-0,2 punti). Gli incrementi più rilevanti si segnalano in Calabria, Abruzzo e Campania (rispettivamente +1,2, +1,1 e +0,9 punti). Nessuna regione del Mezzogiorno raggiunge i livelli del tasso di occupazione del 2008, seppure Basilicata e Campania presentino scostamenti minimi (-0,1 e -0,3 punti). Rispetto al 2016 il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutte le regioni, specie in Calabria (-1,6 punti), con l’eccezione di Molise e Campania (nell’ordine +1,8 e +0,6 punti).
Tra le province del Mezzogiorno, si registrano incrementi pronunciati del tasso di occupazione – tra 2,3 e 4,8 punti – a Vibo Valentia, Caserta, Pescara e nella città metropolitana di Bari. La riduzione più marcata del tasso di occupazione contraddistingue la provincia di Foggia (-2,5 punti). Il tasso di disoccupazione si riduce con maggiore intensità (oltre 3 punti) nelle città metropolitane di Bari e Palermo, e nelle province di Vibo Valentia e Caltanissetta; la crescita è invece pronunciata a Foggia, Enna, Isernia e Trapani (tra 7,9 e 3,1 punti). Nei grandi comuni del Mezzogiorno il tasso di occupazione aumenta dappertutto fatta eccezione per Catania (-0,8 punti); la crescita dell’indicatore è inoltre più sostenuta nei comuni di Bari e Napoli (+2,3 e +1,7 punti). Il tasso di disoccupazione diminuisce nei grandi comuni di Palermo e Bari (-3,8 e -2,1 punti) mentre aumenta a Napoli, Messina e Catania (rispettivamente +3,9, +3,2 e +1,6 punti).
Leggi Tutto »Di Matteo e Gerosolimo restituiscono le deleghe al presidente D’Alfonso
Gli assessori regionali Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo con una lettera hanno rimesso le deleghe al Presidente D'Alfonso chiedendo contestualmente al Governatore di azzerare la Giunta e avviare "una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti". La decisione e' stata presa dopo l'analisi del voto alle elezioni politiche in considerazione della perdita di "fiducia da parte di 180 mila abruzzesi
Il testo integrale della lettera:
Egregio Presidente,
all'indomani della consultazione elettorale per il rinnovo dei due rami del Parlamento Italiano, ci sentiamo in dovere di rappresentarti alcune considerazioni e di esprimere la nostra visione in merito agli scenari futuri.
Le elezioni rappresentano, certamente, il momento di massima espressione della democrazia in ossequio a quel principio di sovranità che appartiene solo ed esclusivamente al popolo.
Il 4 marzo ha rappresentato per l'Italia e per l'Abruzzo un passaggio fondamentale per le speranze e le aspettative della collettività e tutti noi abbiamo il dovere di ascoltare e di comprendere tutto quello che, attraverso il voto, il popolo ha voluto esprimere.
Ora più che mai torna attuale la riflessione morotea dell'annunciarsi di "tempi nuovi" che "avanzano in fretta come non mai". Tocca a noi cogliere questo particolare periodo storico per orientarci in una fase di profondi cambiamenti che non ci devono spaventare ma che, al contrario, ci devono dare lo stimolo per aprire nuovi confronti, nuove competizioni e nuovi modi di intendere ed affrontare l'amministrazione della cosa pubblica.
In tal senso abbiamo il dovere morale di riconoscere lo scollamento che si è creato tra noi e la gran parte dei cittadini abruzzesi. Siamo passati dall'altissimo gradimento, ricevuto in occasione delle elezioni regionale del 2014, al deludente risultato delle ultime elezioni politiche. Sappiamo bene che tanti sono i fattori di questa consistente flessione. Alcuni sono da ricercare nello scenario nazionale ed internazionale, ma il dato della nostra Regione è inequivocabile ed i suoi contorni ci appaiono per la loro disarmante crudezza. Bisogna prendere atto che abbiamo perso la fiducia di circa 180.000 abruzzesi.
Questi numeri implacabili non possono che imporci una seria e profonda riflessione su quella che e stata l'azione politica dell'attuale Giunta Regionale e della Maggioranza che la sostiene.
Pertanto, noi siamo pronti ad assumerci per priori le nostre responsabilità. rimettendo ciascuno nelle Tue mani il ruolo di assessore ed invitandoti, contestualmente, a procedere con l'azzeramento della Giunta e con il contestuale avvio di una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti e, in caso di risposta affermativa, con quali termini e modalità.
Certamente abbiamo fallito nell'affrontare temi importanti e strategici per la nostra Regione, L'azione intrapresa sulla sanità., sul riequilibrio dei territori, sull'utilizzo dei fondi strutturali, sulla riorganizzazione delle società partecipate e sulle tematiche ambientali, ad esempio, 6 sicuramente apparsa poco coraggiosa e poco rappresentativa delle istanze e dei sentimenti degli Abruzzesi.
Siamo certi che la tua profonda sensibilità di uomo e di politico Ti farà prendere atto delle nostre ragioni e Ti porterà a dare il via ad una azione chiaramente caratterizzata da discontinuità e da profondo amore per la nostra Regione.