Primo Piano

Cgia, nelle micro imprese 8 milioni di occupati, 56%industria privata

Le imprese con meno di 20 addetti sono oltre 4 milioni (il 98,2% del totale) e danno lavoro a 8 mln tra operai e impiegati, pari al 56,4% di tutti gli addetti del settore privato in Italia. Lo rileva la Cgia per la quale nessun altro Paese dell'Eurozona può contare su una platea di micro aziende così fondamentale per l'occupazione. Nelle realtà italiane con meno di 20 addetti lavora il 56,4% degli occupati del settore privato; la media Ue, invece, è al 39,9%, il 16,5% in meno rispetto all'Italia. Altrettanto significativi sono i risultati riportati dalla Francia e dalla Germania: nella prima l'incidenza è del 34,7%, nella seconda scende addirittura al 30,5%. Secondo gli ultimi dati riferiti al 2015, le aziende italiane con meno di 20 addetti hanno generato 1.071 mld di fatturato che incidono per il 35,9% sul totale nazionale. Per quanto riguarda il valore aggiunto, ovvero la ricchezza prodotta nel Paese, queste piccolissime attività hanno realizzato 286 miliardi di euro, pari al 9,9% del totale nazionale.La Cgia ha stimato anche l'andamento degli occupati e dei disoccupati previsto nel secondo semestre 2018. In base ai dati elaborati sulle previsioni della Commissione europea e Prometeia, negli ultimi 6 mesi dell'anno dovremmo registrare, rispetto allo stesso periodo del 2017, 36 mila occupati in più (+0,2%) e 25 mila disoccupati in meno (-0,9%) che porteranno la platea degli occupati a 23.174.000 unità, superando il punto massimo di 23.112.000 unità raggiunto nel 2008 mentre le persone in cerca di lavoro scenderanno a quota 2.800.000, comunque 1.300.000 persone in più rispetto al milione e mezzo di senza lavoro che contavamo nel 2007, ovvero l'anno ante crisi.

 

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Incidenti stradali con investimento del pedone in calo in Abruzzo

 Tra il 2015 al 2016 in Italia gli incidenti stradali con investimento del pedone sono aumentati del 3,6%, mentre sempre nello stesso periodo gli incidenti stradali in generale sono cresciuti dello 0,7%. Questi dati derivano da un'elaborazione del Centro Studi Continental su dati Istat, elaborazione che mette in evidenza che in Italia nel 2015 vi sono stati 174.539 incidenti stradali, di cui 18.759 (e cioè il 10,7%) con investimento di pedone. Nel 2016, invece, gli incidenti stradali sono stati 175.791, mentre quelli con investimento di pedone sono stati 19.440, e cioè l'11,1% del totale. L'incidenza percentuale degli incidenti con investimento di pedone sul totale degli incidenti stradali tra il 2015 e il 2016 è quindi passata dal 10,7% all'11,1% con una crescita di 0,4 punti percentuali. 

 Il Centro Studi Continental aveva già elaborato e diffuso negli anni scorsi i dati sugli incidenti con investimento dipedone, sottolinenando che tali dati erano pericolosamente in crescita e che era in crescita anche l'incidenza percentuale di questo tipo di eventi sul totale degli incidenti stradali che avvengono nel nostro Paese. I dati elaborati per il 2015 e 2016 confermano questa situazione. I pedoni sono gli utenti più deboli presenti sulla strada e per questo devono essere tutelati efficacemente sia con provvedimenti legislativi ad hoc sia con l'utilizzo sempre più diffuso delle più recenti tecnologie di cui i veicoli possono essere dotati. L'elaborazione del Centro Studi Continental fornisce anche un prospetto regionale dei dati. Ne risulta che tra il 2015 ed il 2016 la regione in cui vi è stato il maggior aumento del numero di incidenti con investimento di pedoni è la Toscana (+18,2%), seguita da Campania (+14,6%) e Basilicata (+13,9%). Così come è giusto evidenziare i dati negativi, però, è altrettanto importante rendere note le esperienze positive. A questo proposito è da sottolineare che vi sono alcune regioni in Italia in cui il numero di incidenti che coinvolgono i pedoni fra il 2015 e il 2016 è diminuito. In particolare sono da citare Molise (-11,5%), Marche (-8,9%), Abruzzo (-6%), Liguria (-5,5%), Sicilia (-4,9%), Puglia (-1,8%), Lazio (-1,7%) e Trentino Alto Adige (-0,9%)

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Autostrade A24 e A25, Mit: stato di degrado non verificato con visite ispettive

"La drastica riduzione di personale di quest'Ufficio non ha consentito negli ultimi anni di effettuare visite ispettive adeguate per verificare lo stato di degrado delle infrastrutture assentite in concessione". Con queste parole, tramite una nota, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha risposto all'esposto del 22 agosto, con il quale le associazioni Forum H2o, Nuovo Senso Civico Onlus e Stazione Ornitologica Abruzzese, descrivendo il degrado delle pile dei viadotti lungo le autostrade A24 e A25, tra Roma, L'Aquila, Teramo e Pescara, chiedevano di conoscere lo stato di sicurezza dell'infrastruttura, attualmente in concessione alla società Strade dei Parchi del gruppo Toto. In un passaggio successivo la Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali del Mit afferma di "condividere la manifestata preoccupazione resa dal Nuovo Senso Civico Onlus sulla base delle poche visite eseguite da quest'Ufficio negli anni passati, circa la necessità di interventi urgenti di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltreché per la messa in sicurezza ai fini sismici delle opere d'arte". Nella nota, inoltre, viene spiegato che "le uniche attività che quest'Ufficio ha potuto espletare con le residue risorse rese disponibili sono state limitate all'effettuazione delle visite Pam e alle verifiche dei lavori dell'antiscalinamento. Conseguentemente - si legge nel testo - non è possibile, allo stato attuale, dare un riscontro sui contenuti tecnici citati nella missiva". 

"Siamo alla resa dello Stato, che attesta l'inadeguatezza dei controlli e la mancanza di risposte sulla sicurezza. Si ammettono il degrado e la necessità di urgenti lavori di manutenzione, anche ordinaria". Così Augusto De Sanctis, del Forum H2O. 

 "Il Ministero dei Trasporti risponde alle associazioni ambientaliste abruzzesi e ne condivide le preoccupazioni esposte nelle osservazioni sulla A24 e A25. Siamo davanti ad una presa d'atto della situazione critica ereditata dai governi passati e ad una novità assoluta sul fronte della trasparenza e della cooperazione con le associazioni del territorio, che per anni si sono lamentate per le mancate risposte e la negazione nella visione dei documenti". A sottolinearlo è il sottosegretario ai Beni Culturali, Gianluca Vacca (M5S).

"La lettera dell'ing. Migliorino è grave due volte. In primo luogo, perché segnala una scarsità di risorse di uno degli uffici nevralgici del Ministero delle Infrastrutture; poi, perché sottolinea come - a volte - la parsimonia di bilancio non vada d'accordo con la sicurezza". E' quanto sostiene Strada dei Parchi, concessionaria della gestione delle autostrade A24 e A25, in una nota. "Vale la pena di ricordare - continua la nota - come Strada dei Parchi abbia più volte sottolineato la necessità di garantire le necessarie risorse per la manutenzione straordinaria dell'infrastruttura, soprattutto alla luce della sismicità del territorio su cui grava. L'ing. Migliorino fa riferimento alle verifiche per le operazioni antiscalinamento. Occorre ricordare che tali interventi sono stati avviati per volere espresso della società, e che lo sblocco dei finanziamenti da parte del precedente governo è intervenuto solo dopo un intervento del Tar del Lazio". "Per la manutenzione ordinaria dell'autostrada, la società Strada dei Parchi ha investito fino ad oggi più di 700 milioni, tutti questi interventi sono stati autorizzati e verificati nel tempo dagli uffici del Ministero. Ma è la manutenzione straordinaria, imposta dal rischio sismico, che è stata 'dimenticata' dal governo. Ancora oggi, la società è in attesa dei finanziamenti necessari per completare la 'messa in sicurezza' del tracciato. Finanziamenti - è opportuno ribadirlo - previsti dalla legge". "Piloni, viadotti e gallerie sono sicuri - si sottolinea nella nota - contrariamente ai reiterati segnali di allarmismo diffusi sul territorio. Inoltre, a seguito delle ispezioni e dei controlli eseguiti da Strada dei Parchi, sono stati già redatti tutti i progetti riguardanti gli interventi più urgenti, comprese le sistemazioni delle pile dei viadotti più deteriorati; progetti già approvati dal CTA del competente provveditorato fin dal 24 maggio 2018 e da tale data fermi al Ministero in attesa del finanziamento stanziato con la legge 213/2017. Qualora venissero approvati, tenendo conto del finanziamento di cui sopra, Strada dei Parchi potrebbe svolgere tutte le attività propedeutiche all'avvio dei lavori in attesa dei fondi necessari, ottenuti i quali i lavori potrebbero iniziare immediatamente"

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L’export abruzzese tiene la testa alta

"Keep Calm & Made in Italy", l'ultimo Rapporto Export a cura del Polo SACE SIMEST delinea, nonostante la presenza di diverse complessita', un quadro positivo per l'export italiano e delle sue regioni. L'export abruzzese tiene la testa alta, rinsaldando il trend positivo del 2016 grazie a un incremento del 10,2% e ai 9 miliardi di euro di beni venduti all'estero nel corso del 2017. Questo risultato, che rende l'Abruzzo la terza regione esportatrice del Mezzogiorno, e' il frutto di una crescita stabile nel corso degli ultimi due anni, segno che l'export regionale sta raggiungendo una buona maturita'. Sono sempre piu' numerose le aziende abruzzesi presenti con continuita' sui mercati esteri; di queste, nel solo 2017 oltre 400 imprese sono state supportate da SACE SIMEST, che nella regione ha mobilitato piu' di 160 milioni. Forte di questi risultati positivi, l'export abruzzese potra' continuare a crescere anche negli anni a venire e a cogliere le opportunita' offerte dai mercati esteri, sia avanzati sia emergenti, confermandosi come una realta' di riferimento del Made in Italy nel mondo.

Lo sviluppo dell'export regionale negli ultimi anni ha reso l' Abruzzo la terza regione esportatrice del Mezzogiorno, trainata da settori tradizionali quali tessile e abbigliamento (+14%) e altra manifattura (+11,2%, in particolare arredamento e forniture mediche e dentistiche). Risultati importanti anche per il settore chimico (+11%) e farmaceutico, che nel 2017 ha triplicato il valore dei beni venduti all'estero. Il settore dei mezzi di trasporto - composto per l'89% dal comparto dell'automotive, settore di punta delle esportazioni abruzzesi - ha fatto registrare un +3,3% nel 2017, grazie alla forte crescita dell'export verso Francia, Germania e Spagna. Nel 2017, l'export abruzzese e' cresciuto in modo uniforme verso tutte le aree geografiche. Si sono ulteriormente consolidate le partnership commerciali con le principali geografie di destinazione, ovvero Germania (+4,8%), Francia (+7,7%), Stati Uniti (piu' che raddoppiato l'export verso il Paese nordamericano) e Spagna (+15,2%). Questi Paesi rappresentano le prime 4 destinazioni per l'export dell'Abruzzo, coprendo piu' della meta' dei beni esportati dalla regione. Il trend positivo e' proseguito anche nel primo trimestre del 2018, grazie a un +7% delle esportazioni regionali rispetto ai primi tre mesi dell'anno precedente. Si sono riconfermati i settori che hanno performato meglio nel 2017, specialmente tessile e abbigliamento (+20,9%) e chimica (+18%). Ottimi risultati anche per prodotti in metallo (+12,2%), gomma e plastica (+9,1%) e alimentari e bevande (+7,3%)

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Lavoro in crescita dell’1,2 per cento dal 2016 al 2017

 Dal 2016 al 2017 il numero degli occupati in Italia è passato da 22.757.838 a 23.022.959, con un aumento del +1,2% (265.121 unità) che non appare però distribuito in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione di dati Istat. La ricerca ha preso in considerazione un totale di 99 province italiane (i dati di quelle create dopo il 2007 sono stati aggregati per rendere omogenei e confrontabili i valori: Barletta-Andria-Trani con Bari e Foggia; Fermo con Ascoli Piceno; Milano con Monza e Brianza; tutte le province della Sardegna). Dall'analisi dei dati emerge che, rispetto all'anno precedente, nel 2017 l'occupazione è aumentata in 57 province mentre è diminuita in altre 42. In cima alla graduatoria delle province con il migliore saldo positivo si segnalano al Nord quelle di Milano con Monza e Brianza (+38.277), Brescia (+19.857), Venezia (19.449) e Padova (+16.036). Nel Mezzogiorno si distinguono quelle di Caserta (+18.857) e Napoli (+17.801) mentre nel Centro la provincia di Roma registra il maggior aumento dell'occupazione (+36.224), davanti a quelle di Firenze (+14.988) e Latina (+10.279). Tra le province maggiori vanno segnalate anche le buone performance di Treviso (+11.181), Torino (+10.382), Trento (+5.361), Cosenza (+5.287), Verona (+3.818) e Catania (3.306). 

 Viceversa, in fondo alla graduatoria spiccano due province del Nord con saldo fortemente negativo: Vicenza (-3.419) e Como (-3.005). Male anche Sondrio (-2.489), Mantova (-2.291), Imperia (-2.104), Rovigo (-2.007) e Genova (-1.865). Nel Meridione la performance peggiore è quella della provincia di Lecce (-5.178) mentre arretrano sensibilmente anche quele di Caltanissetta (-2.934), Potenza (-2.596), Benevento (-2.576) e Taranto (-1.752). Al Centro, infine, la graduatoria è chiusa dalla provincia di Ancona (-10.174), che registra dati peggiori a quelle di Lucca (-6.489), Frosinone (-4.027) e Grosseto (-2.981). La ricerca di ImpresaLavoro analizza anche il saldo occupazionale dal 2007 al 2017. Solo in 40 province su 99 il livello occupazionale è tornato ai livelli pre-crisi del 2007. Negli altri 59 casi il dato del 2017 risulta invece ancora inferiore - a volte in modo sensibile - rispetto a quello di 10 anni prima. La performance migliore è quella della provincia di Roma (con un saldo positivo di 225.746 unità rispetto al 2007), molto davanti a Milano con Monza e Brianza (+99.953), Firenze (+32.813), Venezia (+27.237) e Brescia (+26.962). Al Nord bene anche Bologna (+26.160), Bolzano (+25.248), Bergamo (+17.443), Trento (+14.752) e Verona (+11.515). Al Centro emergono i risultati delle province di Latina (+16.965), Pisa (+16.410) e Livorno (+7.891). Tra le province del Sud le uniche ad avere un saldo positivo rispetto al 2007 sono invece quelle di Caserta (+4.721), Pescara (+2.989), Matera (+1.055), Crotone (+702), Brindisi (+74) e Avellino (+24)

Nel Mezzogiorno abbondano semmai le province con un saldo occupazionale negativo rispetto agli anni pre-crisi. Particolarmente significativi i dati delle province di Palermo (-39.526), Barletta-Andria-Trani più Bari e Foggia (-38.607), Messina (-32.350), Cosenza (-26.849), Lecce (-25.891) e Napoli (-25.693). Appare molto negativa anche la performance delle province sarde aggregate, che perdono 43.734 posti di lavoro rispetto al 2007. E mentre al Nord le province con il peggiore saldo occupazionale sono quelle di Genova (-14.069), Udine (-11.627), Imperia (-10.705) e Rovigo (-10.018), al Centro spiccano invece in senso negativo quelle di Ancona (-14.089), Pesaro e Urbino (-10.718) e Frosinone (-9.495). 

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Infrastrutture, dal Cipe arrivano 41 milioni di euro

Finanziate dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, con delibera 28 febbraio 2018 del "Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020", senza oneri per gli enti locali, interventi per 41,3 milioni di euro. La delibera è stata illustrata questa mattina dal senatore Luciano D'Alfonso e da alcuni sindaci dei centri interessati dalle opere. Questi gli interventi finanziati: 2 milioni di euro per il completamento dell'accesso pescarese al versante occidentale della Maiella-Strada Provinciale Sp 64; 4 mln per il miglioramento dell'accessibilità stradale agli impianti di Prati di Tivo; 16 mln per il completamento dei nuovi moli guardiani del Porto di Pescara ; 1 mln per il completamento del pontile di Roseto degli Abruzzi; 1 mln per il completamento dell'approdo turistico di Francavilla al Mare; 6 mln per il completamento dei bacini sciistici di Ovindoli Monte Magnola, Rocca di Mezzo con Campo Felice; 10 mln per il completamento della tratta ferroviaria regionale TUA SPA Quadri-Castel di Sangro (L'Aquila); 1,35 mln per la sicurezza funzionale e sismica della diga di Penne 

"Parliamo della valorizzazione di opere strategiche per 41 milioni di euro senza oneri per la Regione e gli enti locali. Le risorse Cipe - ha detto il senatore ed ex presidente della Regione Luciano D'Alfonso - c'erano davvero dal febbraio scorso, sono state deliberate dal Cipe e il tempo tecnico per la pubblicazione ha richiesto praticamente 180 giorni anche per la verifica della Corte dei Conti. Vanno appaltate subito perché io temo il rischio di un impazzimento della finanza pubblica da ottobre a dicembre per il mantenimento dei calzini delle promesse elettorali. Noi vogliamo che queste opere, che rispondono ai bisogni reali dell'economia abruzzese, dei suoi territori, vadano subito in porto. Parliamo di 41,3 milioni di euro che sono pronta cassa nella pancia del bilancio di province ed enti locali e che dovranno essere, ribadisco, subito appaltati". L'assessore regionale al Bilancio Silvio Paolucci: "Quando arrivammo in Regione non trovammo nessuna opera o lavoro in eredità. Poi con il Masterplan oggi lasciamo tanto alla comunità regionale, e dobbiamo salvaguardare queste risorse, considerando la nuova manovra di Bilancio di settembre e i numeri che riguardano la crescita del nostro Paese"

 

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Indagine Istituto Cattaneo, gli italiani sovrastimano l’immigrazione

I cittadini europei non hanno una corretta percezione della presenza di stranieri nei loro Paesi, e tra tutti sono gli italiani quelli che la sovrastimano di più. Di fronte al 7,2% di immigrati non-Ue presenti realmente negli Stati europei, infatti, gli intervistati ne stimano il 16,7% mentre gli intervistati italiani mostrano un maggior distacco tra la percentuale di immigrati realmente presenti, il 7%, e quella stimata, o percepita, pari al 25%, che diventa del 32,4% tra chi si definisce di destra o di centrodestra. Sono i dati forniti da una ricerca dell'Istituto Cattaneo. Il primo dato che emerge dall'analisi è che, nell'intero contesto europeo, all'incirca un terzo dei rispondenti (31,5%) non sa fornire una risposta sulla percentuale di immigrati che vivono nei loro Paesi. In alcuni casi (Bulgaria, Portogallo, Malta e Spagna) la percentuale di chi non sa rispondere supera abbondantemente il 50%, mentre l'Italia si attesta al di sotto della media europea. Infatti, gli italiani che non sanno rispondere sono il 27% del campione. 

Lo scarto tra la percentuale di immigrati presenti in Italia e quella percepita, rileva l'Istituto Cattaneo, varia anche in base agli orientamenti politici. Tra chi si definisce di centrodestra o di destra è del 32,4%, superiore di oltre sette punti rispetto alla media nazionale. All'opposto, tra chi si definisce di sinistra, centrosinistra o di centro la differenza tra il dato reale e quello stimato si riduce notevolmente. Ad esempio, per gli intervistati di sinistra gli immigrati presenti in Italia sono solo il 18,5%. Ma oltre a questo fattore in grado di spiegare, almeno in parte, la distanza tra realtà e percezione, va tenuto conto anche del livello di informazioni posseduto dai cittadini. Da questo punto di vista, si può ipotizzare che gli intervistati con un maggiore grado di istruzione siano anche quelli più informati sulla società e sulla politica, e quindi capaci di fornire un'indicazione più precisa sul fenomeno dell'immigrazione. Infatti, per chi non è andato oltre la scuola dell'obbligo nel suo percorso di istruzione, l'immigrazione percepita in Italia supera il 28%, mentre tra i laureati la stima si riduce di oltre 10 punti percentuali, attestandosi al 17,9%. L'istruzione e, tramite essa, la predisposizione a una maggiore informazione politica sembrano dunque in grado di limitare l'errore percettivo dei cittadini italiani sulla questione dell'immigrazione.

Quanto all'influenza della sfera professionale, sono i lavoratori manuali o a bassa qualifica quelli che considerano maggiormente a rischio la loro occupazione e che, quindi, possono avvertire come una minaccia la presenza o l'arrivo di persone straniere. Al contrario, i lavoratori che svolgono mansioni altamente qualificate non vedono necessariamente messo in pericolo il proprio posto di lavoro dagli immigrati. Pertanto l'occupazione degli intervistati ha un effetto sui loro orientamenti nei confronti dell'immigrazione: i lavoratori appartenenti alle classi medio-alte tendono a sottostimare di circa 5 punti percentuali, rispetto al valore medio nel campione italiano del 25%, la presenza di immigrati in Italia. Invece, tra chi ha una professione riconducibile alla classe operaia, specializzata e non-specializzata, la percentuale di immigrati tende a essere ulteriormente sovrastimata, superando il 28%. La ricerca dell'Istituto Cattaneo osserva poi la stima sulla presenza di immigrati in Italia in base alle zone geografiche di appartenenza degli intervistati, rilevando una differenza piuttosto netta tra i residenti al nord e quelli al centro-sud. Sia a est che a ovest, gli intervistati del nord Italia stimano un livello di immigrazione di circa il 20%, mentre nelle altre zone la percentuale di immigrati è indicata, in media, attorno al 26%, con uno scarto di 6 punti percentuali tra nord e sud. La percezione è infine maggiore nelle grandi città rispetto ai piccoli comuni o alle aree rurali: nelle prima la stima raggiunge quasi il 31%, mentre nei secondi si ferma al 21,9%. Questo dato, tra l'altro, sembra essere in linea con la realtà dell'immigrazione italiana, maggiormente concentrata nelle grandi metropoli e tendenzialmente più diluita nei piccoli paesi lontani dai centri urbani

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Lolli: supporto alle attività domestiche alimentari

 La Giunta regionale ha approvato la delibera n. 524/2018 che recepisce la legislazione europea sulle micro attività domestiche alimentari (MDA). Il provvedimento mira a normare il settore delle aziende che lavorano attraverso la conoscenza e la diffusione delle ricette tradizionali e dei prodotti tipici abruzzesi e istituisce il relativo Albo regionale, conferendo altresì maggiori tutele al consumatore.

Nel testo sono specificati gli elementi che definiscono le micro attività domestiche alimentari; i requisiti fiscali, di esercizio e quelli dell'immobile destinato ad ospitare le stesse; le caratteristiche delle materie prime e dei prodotti destinati alla somministrazione. Gli articoli 7 e 8 delineano rispettivamente la disciplina dei controlli e il funzionamento dell'Albo regionale. 

"Si tratta di una delibera - ha spiegato il presidente vicario Giovanni Lolli - che supporta le micro attività domestiche alimentari come libera espressione dell'iniziativa economica privata tesa a offrire nuove fonti di reddito all'imprenditore e nuove occasioni occupazionali. In Abruzzo si stima che vi siano 5.000 aziende operanti nel settore, e siamo tra le prime Regioni ad aver fatto un regolamento di questo tipo".

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Lolli: priorità alla spesa dei fondi europei e ordine nei conti

 Il presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli, ha incontrato  il personale della segreteria di presidenza nella sede di viale Bovio a Pescara. Lolli ha illustrato i criteri e le modalità con cui intende gestire le attività dell'ente e ha assegnato a ciascun componente un ruolo sulla base delle competenze personali e delle necessità relative alla preparazione dei prossimi bandi per i fondi europei. "Punteremo soprattutto su due aspetti: completare la messa in ordine dei conti della Regione e dare un'ulteriore accelerazione all'impiego delle risorse comunitarie - ha commentato il presidente al termine della riunione - inoltre cercheremo di essere presenti laddove vi siano situazioni problematiche o di disagio: penso alle tante crisi occupazionali e alla ricostruzione post sismica, ma anche alla sicurezza delle infrastrutture, al sociale e alle emergenze ambientali"

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Reddito, le province dell’Abruzzo sotto la media nazionale

Il reddito degli italiani non recupera i livelli degli anni pre-crisi. Il dato emerge da un articolo del Sole 24 ore nel quale emerge che in 91 capoluoghi su 108 i valori reali risultino ancora inferiori al 2008. L'elaborazione del Sole 24 Ore esamina il reddito 2016 (con le dichiarazioni presentate 2017) nei capoluoghi di provincia. Il valore medio dichiarato è di 25.170 euro. Lo scarto tra Milano, con 34mila euro in cima alla classifica e Barletta, (16mila euro) è di 18mila euro. 

A Pescara la media è di 22.930, in calo del 2,13%. A Chieti invece l'importo è di 21.249, con un calo dell'1,80 per cento. A L'Aquila invece il reddito è di 21.681 con un balzo in avanti del 5,64 per cento sul quale però influisce il post terremoto. Infine c'è Teramo con 20.962 euro e un calo dell'1,59%.

 

 

 

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