Primo Piano

Giorgio D’Ignazio entra nella giunta regionale

Giorgio D'Ignazio è un nuovo assessore della Giunta regionale d'Abruzzo. Lo ha annunciato il vicepresidente della Regione Lolli in conferenza stampa, presenti il presidente del Consiglio regionale Di Pangrazio e il sottosegretario alla Giustizia Chiavaroli. D'Ignazio, eletto in Consiglio con il centrodestra, alle politiche del 4 marzo si è presentato con Civica Popolare. "D'Ignazio non è una sostituzione, ma un allargamento e arricchimento della maggioranza" ha precisato Lolli, ricordando che con i due assessori dimissionari, Gerosolimo e Di Matteo, "la discussione è in corso. Pongono questioni di funzionamento della Giunta e programmatiche. Siccome ritengo ragionevoli e fondate le argomentazioni - ha detto Lolli - abbiamo deciso di dar vita a un tavolo di approfondimento su sanità, lavoro e politiche sociali".

Su D'Ignazio: "Questa scelta avviene in un momento difficile per il centrosinistra. Non stanno saltando sul carro del vincitore. Siamo noi che abbiamo chiesto a D'Ignazio di entrare in Giunta".

Non è un passaggio per una poltrona ma per una scelta. Scelta politica che non è nata con l'ingresso in Giunta ma viene da prima". Così il neo assessore in Giunta regionale, Giorgio D'Ignazio, che ha annunciato le "immediate dimissioni dall'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale" sottolineando che a convincerlo è stato "il gioco di squadra".

Uno "sbocco naturale di un percorso iniziato a livello nazionale". Così il sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, in qualità di esponente di Civica Popolare, in merito all'entrata in Giunta regionale di Giorgio D'Ignazio come assessore.
 "Quando il vicepresidente Lolli ci ha chiesto un impegno più grande noi abbiamo chiesto di dare un contributo sui temi", ha spiegato Chiavaroli sottolineando che la decisione è maturata grazie alle "garanzie ricevute sul metodo, quello del lavoro di squadra" su temi come la sanità ("ci interessa che i nuovi ospedali vengano costruiti non se un ospedale deve essere aperto o chiuso"); il lavoro ("attenzione al microcredito"); la ricostruzione ("meno inciampi burocratici"). Il Turismo poi in primo piano. E, su tutto, "la necessità di dare una mano all'Abruzzo in un momento difficile" ma anche "ufficializzare il contributo che da noi non è mai mancato" supportando un programma di fine mandato. "L'antipolitica - ha aggiunto Chiavaroli - si combatte con la buona politica". E poi: "La decisione è stata presa da Paolo Tancredi, da Lucrezio Paolini, da me e da D'Ignazio".

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Trapianti, il report del Ministero della Salute

Il ministero della Salute ha reso noti i dati relativi alle attività di trapianto e donazione nel nostro Paese al 31 dicembre 2017.
Sono in testa in questa speciale classifica per numero di donazioni le regioni Lombardia, Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte/Valle d’Aosta.
E’ in evidenza, tra le eccellenze del Sistema Regionale Trapianti del Veneto, il Centro Trapianti di Padova sul “podio” con Torino e Milano e le donazioni effettuate nel 2017 che pongono i veneti al terzo posto con 196 donatori (furono 146 nel 2016) dopo la Lombardia (287 donatori) e la Toscana (229).
“Un trapianto – dice il governatore del Veneto, Luca Zaia – è l’esito virtuoso di una tragedia, il più delle volte occasionale, ma le volontà di donazione espresse dai veneti sono il segno tangibile di una generosità evidenziata dai numeri. A fine dicembre 2017 – rivela Zaia – le volontà di donazione espresse formalmente erano quasi 300 mila, delle quali 52.345 fatte nei Comuni, 22.309 nelle Ullss e 215.610 attraverso l’Aido. Il totale esatto ammonta a 290.264. Io dico 290.264 volte grazie”.

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Reddito di inclusione, in Campania, Sicilia e Calabria il maggior numero di domande

Le Regioni con più beneficiari del Reddito di inclusione (Rei), la misura di contrasto alla povertà partita a gennaio, sono quelle dove il tasso di disoccupazione è più elevato, si tratta di Campania, Sicilia e Calabria. E’ questa una delle conclusioni a cui è giunto Openpolis, osservatorio civico della politica italiana che si occupa di accesso ai dati pubblici. “Queste tre Regioni sono infatti le uniche ad aver registrato nel 2017 un tasso di disoccupazione superiore al 20%. Nei primi 3 mesi del 2018 ha raggiunto 317mila persone, per oltre il 70% famiglie meridionali. Questo dato, scrive l'associazione  ha riaperto la questione delle condizioni sociali del Mezzogiorno.
La relazione tasso di disoccupazione-Rei riguarda tutte le regioni italiane, con l'eccezione apparente della Puglia: quarta per disoccupazione (18,8%) e solo nona per quota di beneficiari (33,7 ogni 10.000 abitanti). Ma si tratta appunto di un'apparenza: i dati sul Rei per adesso non integrano i beneficiari di altri sussidi regionali, come il reddito di dignità pugliese.
Il Rei, sottolinea Openpolis, è l'assegno anti-povertà che varia in base al numero del nucleo familiare: si va dai 187,50 euro al mese per un solo componente ai circa 540 euro per le famiglie con almeno 5 persone. Viene erogato attraverso una carta prepagata e possono riceverlo i nuclei familiari sotto i 6.000 euro di Isee. A regime è previsto uno stanziamento pari a circa 2 miliardi di euro annui, capaci di raggiungere 2,5 milioni di persone. Un passo avanti ma ancora non in grado di corrispondere all'intera platea dei poveri assoluti in Italia, quantificata da Istat in 4,7 milioni di individui. Un numero che nel corso dell'ultimo decennio è cresciuto in conseguenza della crisi economica.

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Istat, cresce la stima degli occupati dello 0,1%

A febbraio 2018 la stima degli occupati cresce dello 0,1% (pari a +19 mila rispetto a gennaio). Il tasso di occupazione rimane stabile al 58,0%.

Rispetto a gennaio, si stima un significativo incremento congiunturale dei dipendenti a tempo indeterminato (+54 mila) e una lieve crescita di quelli a termine (+4 mila); continuano invece a diminuire gli indipendenti (-39 mila). La crescita del complesso degli occupati è determinata dalla componente femminile, mentre resta invariato il numero di uomini occupati. Con riferimento all'età, si registra un aumento tra le persone di 35 anni o più (+37 mila), a fronte di un calo tra i 15 e i 34 anni (-18 mila).

Nell'arco del trimestre dicembre-febbraio l'occupazione diminuisce dello 0,1% (-32 mila) rispetto al trimestre precedente. Il calo si concentra tra gli uomini. Segnali positivi si registrano tra i giovani di 15-24 anni (+23 mila) e gli over 50 (+41 mila), a fronte di un calo nelle classi comprese tra 25 e 49 anni (-96 mila). Crescono nel trimestre i dipendenti a termine (+55 mila), mentre calano i permanenti (-33 mila) e gli indipendenti (-53 mila).

Dopo l'aumento del mese scorso, a febbraio la stima delle persone in cerca di occupazione diminuisce dell'1,7% (-49 mila). Il calo della disoccupazione si concentra tra le donne e nelle classi di età centrali tra 25 e 49 anni. Il tasso di disoccupazione scende al 10,9% (-0,2 punti percentuali rispetto a gennaio), mentre quello giovanile sale al 32,8% (+0,3 punti).

A febbraio la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% (+28 mila). L'aumento interessa prevalentemente le donne e i 25-34enni. Il tasso di inattività sale al 34,7% (+0,1 punti percentuali).

Nel trimestre dicembre-febbraio, rispetto ai tre mesi precedenti, al calo degli occupati si accompagna una diminuzione dei disoccupati (-1,1%, -32 mila) e un aumento degli inattivi (+0,4%, +52 mila).

Su base annua si conferma l'aumento degli occupati (+0,5%, +109 mila), prevalentemente tra le donne. La crescita si concentra esclusivamente tra i lavoratori a termine (+363 mila) mentre i permanenti rimangono stabili e calano gli indipendenti (-255 mila). Aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+292 mila) ma anche i 15-24enni (+36 mila), mentre calano i 25-49enni (-219 mila). Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-4,8%, -143 mila) mentre gli inattivi restano sostanzialmente stabili.

Al netto dell'effetto della componente demografica, l'incidenza degli occupati sulla popolazione cresce su base annua in tutte le classi di età.

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Commissione Agricoltura in apertura della settimana del Consiglio regionale

La settimana politica all’Emiciclo si apre con la seduta della Commissione Agricoltura in programma mercoledì 4 aprile, alle ore 12, per esaminare il Piano Strategico del Turismo Abruzzo 2017 -2019 con le audizioni del Direttore del Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio Francesco Di Filippo e di Claudio Ucci (DMC), Marcello Squicciarini (PMC), Gianmarco Giovannelli (Presidente Federalberghi Abruzzo), dei Presidenti di Confesercenti e Confcommercio, Lido Legnini (Direttore Confesercenti Abruzzo). Il secondo punto all’ordine del giorno è il Testo unico in materia di commercio, per il quale sono stati convocati il Direttore del Dipartimento Sviluppo Economico, Piergiorgio Tittarelli, i Presidenti di Confesercenti e Confcommercio e Lido Legnini. La Commissione Politiche Europee si riunirà in seduta straordinaria giovedì 5 aprile alle ore 11 per esaminare il provvedimento che riguarda l’adeguamento dell’ordinamento regionale agli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea in materia di procedure d’infrazione e aiuti di stato

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Approvata la graduatoria per i progetti dell’area di crisi Vibrata – Tronto

È stata approvata la graduatoria relativa al POR FESR Abruzzo 2014-2020 - Azione 3.2.1: "Interventi a sostegno delle aree territoriali colpite da crisi diffusa  delle attività produttive, finalizzati alla mitigazione degli effetti delle transizioni industriali sugli individui e sulle imprese. Area di crisi complessa Vibrata-Tronto-Piceno riconosciuta dal MISE con Decreto del 10 febbraio 2016.

"Era importante - affermano il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli e l'assessore Dino Pepe - dare le prime concrete risposte alle imprese che avevano dimostrato tanto interesse agli investimenti in questa area". Sono 70 le istanze che, in base alla graduatoria provvisoria, sono risultate idonee e finanziabili.  "Siamo soddisfatti – dichiarano congiuntamente Lolli e Pepe  - innanzitutto per  essere giunti alla conclusione dell’iter amministrativo in tempi ragionevoli ed in questo senso ci teniamo ad esprimere un sentito ringraziamento agli Uffici regionali che hanno permesso questo risultato. Era forte l'esigenza di dare le prime concrete risposte alle tante imprese che hanno creduto nel rilancio di questa area, rispondendo alle opportunità dell’avviso pubblico regionale con proposte progettuali serie e concrete".

Il dato che emerge  va oltre ogni rosea aspettativa considerando che  le imprese risultate idonee svilupperanno investimenti pari ad Euro 18.000.000,00, 11 milioni in più rispetto ai fondi, pur cospicui, messi a disposizione dalla Regione Abruzzo e con una previsione di incremento occupazione di circa 200 unità lavorative.

Questa rappresenta la prima fase dell'intero impianto di rilancio che prevede , oltre agli strumenti regionali di sostegno dei progetti di investimento per innovazioni di processo o di prodotto (Por Fesr 2014/20) e di sostegno al capitale umano (Por Fse 2014/20) anche gli strumenti agevolativi  nazionali, in particolare quelli messi in campo dal Ministero dello Sviluppo Economico  e da Invitalia (Euro 15 milioni) con la  Legge 181/89 e che sono in fase di istruzione.

 

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Artigianato, 11000 piccole e medie imprese in meno nel 2017

Il 2017 si è chiuso per le piccole e medie imprese artigiane con un saldo negativo: 11.000 le imprese in meno rispetto al 2016. Ma i l dato (secondo i dati diffusi da Unioncamere e InfoCamere sull'imprenditoria artigiana a partire dal Registro delle Imprese delle Camere di commercio) è comunque il migliore da 5 anni, e sottolinea un'inversione di tendenza.
A soffrire sembrano in particolare i settori più tradizionali: edilizia (-1,4%) e manifattura (-1,5%) mentre crescono i servizi alle imprese (+3,6%).
Le cessazioni di impresa si attestano sul minimo del decennio (92.265 unità) e risulta in calo anche il numero di quanti decidono di intraprendere una attività artigiana (80.836). Dal 2012 quando l'anagrafe artigiana segnava un 1,4 milioni di imprese, ad oggi si registra una diminuzione dello stock di oltre 110mila unità, con una riduzione complessiva vicina all'8%, oltre 1 punto percentuale in media all'anno.
Tutte le macro-aree del Paese hanno fatto registrare una diminuzione dello stock delle imprese, in una forchetta compresa tra le -2.500 imprese del Nord-Est e le oltre 3.500 del Mezzogiorno, ma tutte in miglioramento rispetto ai dodici mesi precedenti.
Tra le regioni, il Trentino-Alto Adige è l'unica che presenta una modestissima crescita (+8 imprese, +0,03%). La graduatoria provinciale per tasso di crescita evidenzia una presenza ridotta di province caratterizzate da un segno positivo: Reggio Calabria (+0,85% pari a +83 imprese), Bolzano (+0,71% e +95 imprese), Milano (+0,65% per 455 imprese artigiane in più), Taranto (+0,17% e +13 imprese), Trieste (+0,11% e +5 unità) e Monza (+0,05% e +11 unità).
Tra i settori crescono il settore Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, in cui si è registrato un saldo di 1.807 imprese in più (pari ad una crescita del 3,6% rispetto al 2016). Performance positive caratterizzano il settore delle 'Altre attività di servizi' (in particolare grazie all'aumento delle attività legate ai servizi alla persona), e quello della comunicazione, con un saldo positivo rispettivamente di 1.224 e 244 imprese, con un tasso di crescita pari a +0,66% per il primo comparto e che ha sfiorato il 2% per il secondo.
Risultato negativo, come si è detto, per le costruzioni, che, nel 2017 perdono oltre 7mila unità (-1,4%), ma che fanno meglio dell'anno precedente dove avevano fatto registrare una contrazione di oltre 10mila aziende. Le cose non vanno meglio per le imprese che operano nel trasporto e magazzinaggio e per l'industria in senso stretto: nel 2017 il saldo delle imprese artigiane è diminuito di 1.764 imprese (-2,0%) per il primo comparto e addirittura, per il secondo, il calo è stato di 4.744 imprese (-1,5%).

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Febbo: Pasqua senza stipendio per migliaia di dipendenti delle partecipate

 “I lavoratori di Cotir, Ciapi, Tua, Abruzzo Engeneerig, Sviluppo Italia Abruzzo, oltre 2.000 dipendenti interessati nelle partecipate della Regione Abruzzo, senza dimenticare le Associazioni, le Cooperative che lavorano all'interno del sistema Socio Sanitario regionale,sono senza stipendio e trascorreranno anche queste feste di Pasqua nell’incertezza per il loro futuro e quello degli enti di riferimento. Questo è la situazione drammatica in cui versa l’Abruzzo dopo questi 4 anni di governo D'Alfonso e del centrosinistra”. E’ quanto afferma il Consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo

“Ogni giorno assistiamo a una conferenza stampa del Presidente D'Alfonso in cui si annunciano risorse per i territori, Masterplan, Cipe ma a conti fatti la realtà è ben diversa. Tra i lavoratori delle partecipate della Regione Abruzzo serpeggia il malcontento a causa di una precarietà senza precedenti; un esempio lampante è Abruzzo Engineering dove solo due giorni fa l'amministratore unico della società ha comunicato alle organizzazioni sindacali ed alle RSA aziendali che il pagamento delle 4 mensilità arretrate non potrà avvenire prima del periodo compreso tra il 20-29 Aprile, a causa dei ritardi nelle procedure amministrative. Stessa difficile situazione che vivono i lavoratori del Cotir di Vasto e del Ciapi di Chieti senza stipendio ormai da tre anni e adesso anche senza lavoro dopo la brusca chiusura sia del centro di ricerca sia della struttura di formazione”, conclude Febbo. 

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Confartigianato, allarme abusivismo e sommerso in Abruzzo

Allarme abusivismo e sommerso in Abruzzo: due artigiani su tre sono a rischio. Nel 2017, la concorrenza sleale nei settori con un tasso di lavoro irregolare superiore alla media, infatti, è subita da 19.697 attività, pari al 64% delle imprese artigiane, cioè i due terzi dell'artigianato regionale. E' quanto emerge da un approfondimento di Confartigianato Abruzzo, che ha elaborato i dati contenuti in un'elaborazione del Centro studi della Confederazione nazionale.

In Abruzzo il tasso di irregolarità dell'occupazione è pari al 16,7% (13,5% in Italia), dato che colloca la regione al quinto posto della graduatoria nazionale, dopo Calabria (23,2%), Campania (21%), Sicilia (20,6%) e Puglia (17,6%). L'indice di pressione della concorrenza sleale del lavoro non regolare sull'occupazione artigiana è pari a 1,6: il dato rivela il rapporto tra il volume del lavoro non regolare che genera concorrenza sleale all'artigianato - occupati non regolari calcolati come media del tasso di irregolarità settoriale ponderata con gli occupati presenti nell'artigianato – e gli addetti dell'artigianato desunti dal Registro Istat ufficiale.

"Il quadro che emerge dall'analisi dei dati – commenta il presidente regionale di Confartigianato, Luca Di Tecco – è piuttosto allarmante per una realtà come quella abruzzese, apparentemente tranquilla. La nostra associazione, da sempre sensibile sul tema della legalità, è da tempo impegnata nella lotta al sommerso e all'abusivismo e nella tutela di tutti quegli artigiani che operano in modo corretto e nel rispetto delle regole, portando avanti con onestà il proprio lavoro. Rinnoviamo il nostro impegno e ci mettiamo a disposizione di tutte quelle imprese che vogliano denunciare situazioni di concorrenza sleale al fine di segnalarle alle autorità competenti".

La situazione peggiore si registra in provincia dell'Aquila: le imprese artigiane esposte a concorrenza sleale del sommerso sono 4.687, cioè il 67,9% dell'artigianato. Seguono la provincia di Chieti (5.507, 64,5%), quella di Pescara (4.634, 63%) e quella di Teramo (4.869, 61,2%).

Le imprese artigiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale del sommerso sono quelle delle costruzioni: 10.727 unità sul totale di 19.697 esposte, cioè il 54,5%. Seguono quelle che si occupano di altri servizi alla persona (5.513, 28%), trasporti e magazzinaggio (1.565, 7,9%), servizi di alloggio e di ristorazione (1.104, 5,6%), servizi di informazione e comunicazione (358, 1,8%), agricoltura, silvicoltura e pesca (261, 1,3%).

A livello nazionale la concorrenza sleale nei settori con un tasso di lavoro irregolare superiore alla media è subita da 858.347 imprese artigiane, pari a quasi i due terzi (64,7%) dell'artigianato nazionale, che danno lavoro a 1.339.401 addetti (49,7% dell'occupazione dell'artigianato). L'Indice di pressione della concorrenza sleale nei confronti dell'artigianato presenta valori più elevati in Campania, Lazio, Calabria e Sicilia e nel Mezzogiorno è il doppio della media nazionale.

 

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Rapporto Cresa su Abruzzesi e qualità del lavoro

Sono nel complesso positive le indicazioni che provengono dal mercato del lavoro anche se l’Abruzzo riporta valori ancora inferiori a quelli medi nazionali e migliori soltanto di quelli del Mezzogiorno. Nonostante un consistente incremento dell’occupazione femminile, la situazione di genere resta sbilanciata a favore degli uomini.

Nel 2017 aumentano le forze di lavoro 15-64 anni (544 mila unità) per effetto di una crescita del numero degli occupati di pari età (479 mila), in particolar modo donne, e di una contrazione di quello dei disoccupati (65 mila dai 15 anni in su), principalmente uomini. Il tasso di attività è del 64,5%, inferiore a quello medio nazionale, con un valore per la componente maschile (75,7%; Italia: 75%) decisamente superiore a quello femminile (53,5%; Italia: 56,3%). Il tasso di occupazione aumenta di poco più di un punto percentuale rispetto all’anno precedente (uomini: 68,6%; donne: 45,1%), e resta per entrambi i generi al di sotto dei valori del Centro-Nord. Il tasso di disoccupazione (uomini: 9,2%; donne: 15,3%) diminuisce dello 0,6% e si allinea per gli uomini al valore del Centro, mentre per le donne si pone ampiamente al di sopra di esso.

La qualità del lavoro non risente positivamente delle buone dinamiche dell’occupazione. L’incidenza di lavoratori irregolari stimata per il 2014 è del 15,7% assai superiore al 13,3% medio nazionale e in aumento di più di due punti percentuali rispetto al 2004.

La percentuale di occupati che vede la stabilizzazione del rapporto di lavoro entro un anno è in regione in discesa libera rispetto al 2012 e nel 2014 è particolarmente bassa sia per gli uomini (10,3% contro una media nazionale del 22,4%) sia per le donne (6,3%; Italia: 18,7%).

I cosiddetti “precari permanenti” o “di lungo periodo” salgono dal 20,1% al 20,7%. L’analisi di genere consente di evidenziare che, in realtà, il dato relativo ai maschi mostra un lieve calo (da 19,1% a 17,7%, valori entrambi inferiori a quelli medi nazionali), al contrario crescono le precarie di lungo termine (da 20,8% a 23,9%) che a livello medio nazionale restano stabili sul 21,1%.

Il part time involontario è un fenomeno più marcatamente femminile e riguarda il 21,6% delle occupate e il 5,6% degli occupati, percentuali in forte aumento rispetto al 2004 e, per le donne, sensibilmente superiore alla media nazionale (uomini: 6,4%; donne: 19,4%).

I lavoratori sovraistruiti, vale a dire quelli che posseggono un titolo di studio superiore a quello necessario per svolgere le mansioni assegnate, sono nel 2015 quasi 3 su 10. L’aumento rispetto al 2004 è, almeno per gli uomini, assai più spinto (quasi 10 punti percentuali) e per le donne più contenuto di quello medio nazionale (+6% contro +8%).

Quanto alle retribuzioni, rispetto al 2008 nel 2015 la percentuale dei lavoratori con bassa paga[7] è scesa per gli uomini dal 7,3% al 6,1% del totale e per le donne è salita dal 13,8% al 15,3% delle occupate.

Migliora rispetto al 2013 la percezione della insicurezza dell’occupazione (Abruzzo: 10,9%; Italia: 8,6%), definibile come opinione dei lavoratori riguardo la probabilità di perdere il lavoro attuale e di non trovarne un altro simile nei successivi sei mesi.

Per quanto riguarda il grado di soddisfazione per il lavoro svolto, gli occupati regionali, sia uomini sia donne, si mostrano al pari delle maggior parte delle regioni italiane, discretamente soddisfatti (7,3 in una scala da 0 a 10), con valori per entrambi i generi simili e allineati alla media nazionale.

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