Primo Piano

Saldi, Confcommercio-Federazione Moda Italia, spesa media sarà 98 euro a persona

Per i saldi estivi ogni persona spenderà in media 98 euro per l'acquisto di articoli di abbigliamento e calzature. E' la stima dell'Ufficio studi di Confcommercio, secondo cui saranno 26 milioni le famiglie interessate, ma anche numerosi turisti che raggiungono l'Italia per le vacanze che approfitteranno degli sconti per fare shopping tra i negozi, soprattutto delle vie della moda del lusso. "C'è molta aspettativa tra gli addetti ai lavori che si lasciano alle spalle una stagione primavera/estate deludente e come tutti gli anni puntano molto sui saldi che occupano i due mesi centrali estivi terminando un po' ovunque oltre metà agosto", spiegano Confcommercio e Federazione Moda Italia in una nota.

Camicie, bermuda, t-shirt e costumi, insieme a sandali e sneaker, "saranno da subito al centro delle attenzioni degli amanti del saldo con colori allegri e vivaci che spaziano dall'azzurro al rosa tenue, dal rosso lampone al fragola, dal fucsia al verde e turchese. Durante i saldi, è in aumento il numero di consumatori che indirizza le proprie scelte d'acquisto nei negozi 'sotto casa' dove relazione, fiducia, vendita assistita e personal shopping danno vita a un'esperienza di acquisto unica anche a prezzo ribassato", sottolineano le associazioni. "Lo sconto medio sarà - proseguono - anche per questi saldi estivi del 30% fino ad arrivare a punte del 50% alla fine della stagione. I consumatori italiani, comunque, secondo un recente sondaggio Format attribuiscono sempre maggior importanza alla qualità che al prezzo".

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D’Alfonso elenca i suoi numeri da Governatore

 Sedici ore di lavoro al giorno, per un totale, in cinque anni, di circa 19mila ore; 278 sedute di Giunta e 3.562 delibere adottate; 789 riunioni con verbale; 497 incontri istituzionali a Roma; 18 missioni all'estero; 3.139 contenziosi; 241 comuni abruzzesi visitati; circa 436mila chilometri percorsi e 79mila euro di carburante spesi; 21 lettere anonime ricevute; 5.313 euro di spese di telefonia per le utenze assegnate al presidente. Sono alcuni dei numeri contenuti nel volume '1.500 giorni di Giunta D'Alfonso', aggiornato al 31 marzo 2018, realizzato dal presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso. Il volume, che ripercorre tutte le tappe del Governo D'Alfonso - risorse attratte e investite, eventi, iniziative, provvedimenti - è stato anticipato oggi a margine di una conferenza stampa a Pescara e verrà presentato nel corso di un evento il prossimo 7 settembre, proprio con l'obiettivo di illustrare i risultati dell'Esecutivo regionale. "Un evento pubblico in cui racconterò le risorse portate sul territorio, i problemi risolti, le difficoltà affrontate e ancora da affrontare - ha detto D'Alfonso - Metterò il voto a questa amministrazione". Ricordando "tutto quello che ho fatto è ricostruibile al centimetro", il governatore ha sottolineato che "la rendicontazione è una infrastruttura della moralizzazione in politica". 

 "Sto rimanendo a fare le due attività, con una fatica fisica che non mi spaventa, perché voglio rendere irrevocabili le risorse. Voglio rendere i dossier amministrativi capaci di portare alla cantierizzazione. Sto facendo in modo che nulla possa essere revocato della notevole massa finanziaria che abbiamo attratto all'Abruzzo: circa tre miliardi di euro in 52 mesi", ha spiegato D'Alfonso.

"Voglio un solo riconoscimento dagli abruzzesi e dalla politica, dagli organi di rigore e di controllo: che tutto il tempo che io avevo l'ho dedicato alla funzione. Nessuno mi può rimproverare che non ho avuto fiducia, coraggio, determinazione. Nessuno mi può rimproverare che non mi sono buttato a capofitto utilizzando tutte le risorse". Lo ha affermato, a margine di una conferenza stampa, il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, tracciando un bilancio degli anni da governatore. "Non ho scelto la strada del 'per evitare problemi non faccio nulla' come il 59% degli amministratori assicura a sé stesso", ha osservato, affermando che "nessuno mi può rimproverare che non ho avuto ragione dei tanti contenziosi vissuti e penso che anche altre vicende conosceranno la stessa conclusione, perché tutto quello che ho fatto è ricostruibile al centimetro". Rispondendo ai cronisti che gli chiedevano come veda la Regione senza di lui al timone, D'Alfonso ha parlato di "una Regione capace sia di procedere con lento pede, sia per sussulti rivoluzionari" ed ha auspicato "di aver collaborato a introdurre una tradizione amministrativa".

"E' importante - ha detto - anche la revisione dell'età anagrafica media. Partiranno i concorsi nelle prossime settimane, che consentiranno un po' di progressione di carriera alle figure interne. Stiamo introducendo anche tecnologia e spero che si riesca anche a razionalizzare i palazzi di lavoro della pubblica amministrazione. Quando sono arrivato avevo capito che c'era una regia da 'triangolo delle Bermuda' che faceva in modo che tante sedi di lavoro organizzassero il non controllo del lavoro. Ho provato a razionalizzare su questo fronte, noi abbiamo bisogno della concentrazione univoca delle sedi di lavoro. Sono riconoscente ai dirigenti, ai capi dipartimento al personale, che hanno lavorato tanto". Il governatore, poi, ha citato gli enti strumentali, parlando positivamente, ad esempio, di Tua e Saga, ed ha detto che "c'è molto da fare anche per quanto riguarda la struttura amministrativa". Poi ha parlato dell'esperienza "di Lolli, di Paolucci e di altri assessori" e della "bravura sopravvenuta in capo ad alcuni assessori regionali". Un plauso anche alla "pacificazione all'interno del Consiglio regionale che sta facendo superare la logica amico-nemico". "Mi aspetto che possa continuare questo grande lavoro", ha spiegato Luciano D'Alfonso.

 

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Sanità, studi Crea e Gimbe sulla qualità dell’assistenza

Due studi sulla sanità, delle Fondazioni Gimbe e Crea, hanno cercato di fare il punto sull’andamento dei servizi sanitari nel nostro Paese, entrambi evidenziano le differenze tra Nord e Sud.
Nel rapporto 'Una misura di Performance dei Servizi Sanitari Regionali' del Centro Studi Crea Sanità dell'Università di Roma Tor Vergata, si rileva che le Province autonome di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto hanno un servizio sanitario regionale che funziona di più rispetto alle prestazioni di Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sardegna.
Nel rapporto sui Servizi Sanitari Regionali (Ssr) hanno una posizione intermedia le regioni Valle d'Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio e Abruzzo.
I "livelli maggiori di tutela della Salute si riscontrano nelle Regioni del Nord-Est del Paese", dove si sostiene sono più sviluppate politiche di integrazione fra Sanità e Sociale.
Nella valutazione condotta dal Crea (Consorzio Per La Ricerca Economica Applicata In Sanità), avanzano rispetto allo scorso anno Trento e Bolzano (dall'area di performance 'intermedia' a quella di 'eccellenze') e avanza il Friuli (da area critica a area intermedia). Retrocede invece la Sardegna.
Mentre un monitoraggio sulle liste di attesa è stato fornito dalla Fondazione Gimbe.
Sono 5 le amministrazioni regionali che rendono pubblici i loro dati: Basilicata, Emilia Romagna e Lazio seguite da Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano.
La Provincia autonoma di Bolzano riporta per le 58 prestazioni i tempi di attesa nelle aziende sanitarie riferiti ad un preciso giorno di riferimento del mese precedente (30 maggio 2018); la Valle d''Aosta riporta i tempi di attesa nelle aziende sanitarie per oltre 100 prestazioni riferite al mese precedente (giugno 2018); l'Emilia-Romagna, tramite un portale ad hoc, permette di conoscere per 50 prestazioni il numero e la percentuale di prenotazioni erogate dalle aziende sanitarie entro i tempi massimi previsti. I report sono elaborati a cadenza settimanale dal gennaio 2016 e sono disponibili anche report storici dal gennaio 2015. Il sistema permette anche di confrontare le performance per singola prestazione tra differenti aziende sanitarie.
Inoltre il portale della Regione Lazio offre per 44 prestazioni le stesse modalità di rendicontazione dell'Emilia Romagna, ma non permette di confrontare le performance per singola prestazione tra differenti aziende sanitarie. I dati sono elaborati a cadenza settimanale a partire dal 21 maggio 2018, ma non è disponibile alcun archivio storico; la Basilicata, tramite un portale ad hoc, permette di conoscere in tempo reale i tempi di attesa per le prestazioni erogate da ciascuna azienda sanitaria e di consultare l''archivio storico 2014-2018 dei tempi medi di attesa per tutte le prestazioni in tutte le strutture sanitarie. Non consente, invece, di confrontare in tempo reale i tempi di attesa per singola prestazione tra differenti strutture.

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Sette aree costiere a rischio inondazione in Italia: ci sono Pescara, Martinsicuro e Fossacesia

Sette nuove aree costiere italiane a rischio inondazione per l'innalzamento del mar Mediterraneo: dall'Abruzzo alla Puglia, dalla Sicilia alla Sardegna e alla Toscana. E' questa la stima dell'Enea, grazie a nuove misure, sulla perdita di decine di chilometri quadrati di territorio dell'Italia entro fine secolo. Salgono così a una ventina in totale le aree costiere in pericolo a causa dei cambiamenti climatici e delle caratteristiche geologiche del nostro Paese.

Secondo l'Enea - che ha presentato oggi a Roma, in un convegno dedicato a cambiamenti climatici e innalzamento del mar Mediterraneo, le nuove mappe del rischio allagamento - le nuove sette aree sono quelle di Pescara, Martinsicuro (Teramo e la foce del Tronto), Fossacesia (Chieti), Lesina (Foggia), Granelli (Siracusa), Valledoria (Sassari) e Marina di Campo sull'Isola d'Elba. Le altre aree già individuate riguardano quella compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, il golfo di Taranto, Oristano e Cagliari; ma anche la Versilia in Toscana, Fiumicino e Fondi nel Lazio e la zona dell'Agro pontino, mentre in Campania il rischio ricade sulla piana del Sele e sul Volturno, in Sicilia sull'area di Catania e alle Isole Eolie. Alla giornata di lavoro sul clima, organizzato dall'Enea, prendono parte esperti italiani e internazionali tra cui il ministero dell'Ambiente, il Mit di Boston, il Cnr, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), il Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici); al convegno è stato presentato un nuovo modello climatico su cui Enea sta lavorando in collaborazione col Mit, e che integra grazie a un supercalcolatore dati oceanografici, geologici e geofisici per ottenere previsioni sull'innalzamento del mar Mediterraneo più dettagliate e a breve termine.

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Accise carburanti, in 10 anni gettito aumentato del 26,6 per cento

Negli ultimi 10 anni il gettito per accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi è aumentato di 5,4 miliardi, passando dai 20,3 miliardi nel 2008 ai 25,7 miliardi nel 2017 (+26,6%). Lo rileva una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati del Def e della Commissione europea, nella quale si evidenzia come il prezzo della benzina in Italia sia oggi quarto più caro d’Europa. Con 1,623 euro al litro, il costo del nostro carburante è infatti dell’11,2% più alto di quello della media europea: il pieno in Italia costa il 5,2% in più rispetto alla Francia, il 10,1% in più rispetto alla Germania e addirittura il 26,3% in più rispetto all'Austria. Peggio, in Europa, fanno soltanto Olanda (1,688 euro al litro), Danimarca (1,671 euro) e Grecia (1,624 euro).Il prezzo pagato dai consumatori finali, segnala ImpresaLavoro, risente fortemente della componente relativa a tasse e accise: in Italia prelievo statale rappresenta infatti addirittura il 62,9% del prezzo finale contro il 59,9% della media europea, il 52,3% della Spagna, il 60,4% della Germania e il 61,5% della Francia. Un discorso analogo vale per il diesel. Con un prezzo di 1,501 euro al litro, è il secondo più caro d'Europa. Ci precede solo la Svezia con 1,548 euro al litro. In Italia un pieno costa quindi il 10,7% più della media europea, il 16,1% più della Germania e il 21,7% in più rispetto all’Austria. Anche in questo caso le tasse rappresentano una quota cospicua del prezzo finale: il 59,2% contro il 54,2% della media europea. Attualmente incidono sul prezzo del carburante ben 17 diverse accise, deliberate dal 1935 ad oggi.(Segue) ECO Milano, 3 lug. (LaPresse) - Negli ultimi 10 anni il gettito per accise su prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi è aumentato di 5,4 miliardi, passando dai 20,3 miliardi nel 2008 ai 25,7 miliardi nel 2017 (+26,6%). Lo rileva una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati del Def e della Commissione europea, nella quale si evidenzia come il prezzo della benzina in Italia sia oggi quarto più caro d’Europa. Con 1,623 euro al litro, il costo del nostro carburante è infatti dell’11,2% più alto di quello della media europea: il pieno in Italia costa il 5,2% in più rispetto alla Francia, il 10,1% in più rispetto alla Germania e addirittura il 26,3% in più rispetto all'Austria. Peggio, in Europa, fanno soltanto Olanda (1,688 euro al litro), Danimarca (1,671 euro) e Grecia (1,624 euro).Il prezzo pagato dai consumatori finali, segnala ImpresaLavoro, risente fortemente della componente relativa a tasse e accise: in Italia prelievo statale rappresenta infatti addirittura il 62,9% del prezzo finale contro il 59,9% della media europea, il 52,3% della Spagna, il 60,4% della Germania e il 61,5% della Francia. Un discorso analogo vale per il diesel. Con un prezzo di 1,501 euro al litro, è il secondo più caro d'Europa. Ci precede solo la Svezia con 1,548 euro al litro. In Italia un pieno costa quindi il 10,7% più della media europea, il 16,1% più della Germania e il 21,7% in più rispetto all’Austria. Anche in questo caso le tasse rappresentano una quota cospicua del prezzo finale: il 59,2% contro il 54,2% della media europea. Attualmente incidono sul prezzo del carburante ben 17 diverse accise, deliberate dal 1935 ad oggi.

 

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Sono 7000 ogni anno i decessi per infezioni ospedaliere

Decontaminazione non corretta e utilizzo eccessivo di antibiotici alla basa delle infezioni ospedaliere che mietono più morti di quanto ne provochino gli incidenti stradali. Sono 7000 ogni anno i decessi per infezioni ospedaliere contro i 3500 avvenuti sulle strade. E' l'allarme lanciato dagli esperti del settore nel corso del forum nazionale promosso dal Centro Studi Mediterranea Europa a Napoli. "Il fenomeno è estremamente preoccupante", ha sottolineato Massimo Clementi, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università San Raffaele di Milano, che ha svolto una "Lectio Magistralis".

Il record di infezioni dopo un intervento chirurgico lo detiene la Valle d'Aosta, con 500 casi ogni 100mila dimessi. Seguono la Liguria con 454 e l'Emilia Romagna con 416. Distanziate di poco la Lombardia, il Veneto, l' Umbria e la città di Trento che ne contano sui 300, caso più caso meno. Nel Lazio si è toccato il tetto dei 211 mentre in tutto il Sud solo la Calabria supera quota 200. La più virtuosa è l'Abruzzo con sole 70 infezioni. Secondo il "Rapporto 2016 sulle resistenze all'antibiotico e sull'uso di antibiotici rilevati nelle strutture Ospedaliere della Campania", nei nosocomi si registrano circa 50mila casi di infezioni causate per il 22% dall'Escherichia Coli, per il 12,5% dallo Staphylococcus Aureus e per il 9% dal Klebsiella Pneumoniae. I reparti dove è più facile contagiarsi? Terapia Intensiva (20,60% dei casi), Medicina (15,33%) e Chirurgia (14,20%) condividono il triste primato delle infezioni. "Le Infezioni Correlate all'assistenza (ICA), rappresentano oggi uno dei più spinosi problemi in Sanità a livello Globale", ha detto l'infettivologo napoletano dell'Ospedale Cardarelli, Alessandro Perrella. "In Italia, ha proseguito Perrella, la maggior parte delle ICA sono dovute a specie batteriche che presentano resistenza agli antibiotici. Tuttavia, circa il 50 per cento delle ICA sono sostanzialmente prevedibili e pertanto evitabili, attraverso una serie di comportamenti professionali definiti come 'sicuri'. Il corretto controllo di tali fattori passa attraverso l'attuazione di tutti i correttivi necessari".

Nella sua relazione il professor Roberto Lombardi del Dipartimento Innovazioni Tecnologiche dell'Inail ha evidenziato, estrapolando i contenuti di uno studio del Ceis dell'Università di Tor Vergata, l'impatto dell'adozione di buone prassi, di ricerca mirata e di innovazione tecnologica in tema di decontaminazione e disinfezione sulla spesa pubblica, attuando la vigente normativa di settore. Secondo lo studio menzionato per ogni infezione ospedaliera vanno in fumo tra i 9mila e i 10mila euro. All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, Domenico Falco (presidente del Corecom Campania), Maria Galdo (Società Italiana Farmacisti Ospedalieri), Stefania D'Auria (Hcrm - Hospital & Clinical Risk Managers), Oreste Caporale (dirigente medico del dipartimento igiene e medicina del lavoro e prevenzione, Azienda Universitaria "Federico II" di Napoli), Maria Rosaria Esposito (Anipio, Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti nel Rischio Infettivo) Nicola Ammaccapane e Gennaro Carrino (vicepresidente e segretario generale del Centro Studi Mediterranea Europa)

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Valentinetti: Non si puo’ speculare politicamente sull’uomo

"Non si puo' speculare politicamente sull'uomo, qualunque uomo che continua a soffrire e morire in uno specchio di mare dove tutta l'Europa si bagna e tutta l'Europa si dovrebbe specchiare". Questo il monito lanciato da monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara, nell'omelia della messa trasmessa questa mattina in diretta da Rai Uno. "Gli immigrati - ha sottolineato il presule - sono vittime delle guerre che hanno generato distruzione e morte, solo l'umanita' nutrita dalla fede puo' essere la salvezza del genere umano".

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Lolli: nasce Osservatorio per gestire le politiche del credito

Un Osservatorio regionale in grado di regolare, programmare e coordinare l'attività di tutti gli attori principali del mondo bancario locale: dalle imprese agli istituti di credito, dalle istituzioni ai Confidi. La proposta è stata lanciata stamane dal vicepresidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, nel corso del convegno "L'evoluzione del credito in Abruzzo. Quali prospettive per le Pmi", che ha affrontato la nuova stagione delle politiche del credito che la Regione Abruzzo ha intenzione di portare avanti insieme con la Fira. E proprio il nuovo ruolo della finanziaria regionale, diventata da poco società in house della Regione Abruzzo, è stato al centro della proposta di Lolli.

"La Fira in questo contesto è destinata a recitare un ruolo principale, quale motore dell'Osservatorio regionale facendo da collante tra i diversi attori del mondo bancario. Questo confronto continuo - ha aggiunto Lolli durante il convegno - si rende necessario per coinvolgere le banche in una rinnovata strategia regionale in materia di politica del credito. Una strategia in grado di venire incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese, che più di tutte hanno avvertito i segnali della crisi economica. In questi difficili anni le grandi imprese sono riuscite a mettere sul campo anticorpi giusti investendo in ricerca e innovazione e ora che il mercato è ripartito quegli investimenti daranno frutti. Per le Pmi invece - aggiunge Lolli - la nostra attenzione guarda alla capacità di credito bancario in modo da consolidare la ripresa economica.

L'Osservatorio servirà proprio a questo, nella certezza che solo il confronto diretto degli attori è in grado di trovar gli strumenti giusti per agevolare l'accesso al credito". Al centro del progetto voluto dalla Regione ci sarà, come detto, la Fira. "Saremo chiamati ad un nuovo compito - ha spiegato il presidente Alessandro Felizzi - La Fira torna al centro delle politiche finanziarie della Regione andando a gestire quell'Osservatorio che dovrebbe aprire nuovi scenari nella politica del credito. La nuova stagione parte da qui - ha concluso Felizzi - non come stampella della Regione ma come parte pro-attiva delle politiche di sviluppo e consolidamento del credito". 

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Cgia, in arrivo la scadenza delle imposte d’inizio estate da 19 miliardi

Lunedi' arriva "l'ingorgo fiscale" di inizio estate da 19 miliardi. Lo afferma l'ufficio studi della Cgia, ricordando che la scadenza, fissata per oggi, e' slittata essendo un giorno prefestivo: gli imprenditori avranno 2 giorni di tempo in piu' per recuperare la liquidita' necessaria per onorare le richieste del fisco. L'Ufficio studi della Cgia segnala che tra il versamento del saldo 2017 e il primo acconto di quest'anno, le imprese saranno chiamate a pagare l'Ires (Imposta sui redditi delle societa' di capitali), mentre i lavoratori autonomi e gli altri percettori di reddito dovranno versare l'Irpef e le addizionali regionali e comunali Irpef. Inoltre, tutti gli imprenditori saranno chiamati a versare il saldo dell'anno scorso e l'acconto di quest'anno dell'Irap (Imposta regionale sulle attivita' produttive) e l'iscrizione per l'anno 2018 alle Camere di Commercio. Pertanto, nelle casse pubbliche e' previsto un gettito complessivo pari a 19,2 miliardi di euro "Non sara' facile - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - superare indenni l'ingorgo fiscale di inizio estate. Quello di lunedi' sara' un vero e proprio stress test che mettera' a dura prova la tenuta finanziaria di tantissime piccole e micro imprese che tradizionalmente sono sottocapitalizzate e a corto di liquidita'. Speriamo che in tempi ragionevolmente brevi il nuovo governo provveda a tagliare drasticamente le imposte e decida di distribuire su tutto l'arco dell'anno le scadenze fiscali che, invece, continuano irragionevolmente ad essere concentrate in particolar modo a giugno e a novembre". Quest'anno la normativa fiscale consente comunque di pagare le imposte entro il 20 di agosto, con una maggiorazione dello 0,40 per cento a titolo di interesse corrispettivo. Un po' di tempo in piu' rispetto ai canonici 30 giorni aggiuntivi consentiti normalmente, in quanto la data cade ai primi di agosto e, automaticamente, slitta al giorno 20 dello stesso mese in osservanza di una norma che da qualche anno ha stabilito che tutti gli adempimenti fiscali che scadono tra il primo e il 20 agosto possono essere effettuati entro quest'ultima data. Nel 2018, pertanto, la possibilita' di ritardare il versamento puo' essere fatto pagando 4 euro in piu' ogni 1.000 dovuti al fisco. Una opzione che le imprese possono "beneficiare" fino al 20 agosto.

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Chieti, in Giunta il progetto di fattibilità del nuovo ospedale

"Nella prossima seduta verrà portata in Giunta la fattibilità ovvero la partenza della gara del progetto del nuovo ospedale di Chieti. Una progettazione importante, ma soprattutto una istruttoria importante. Oggi presentiamo i lavori di 48 mesi di istruttoria, attorno ad un grande progetto che è stato ostacolato in ogni modo". Lo ha detto questa mattina in conferenza stampa l'assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci, presentando la proposta di project financing del nuovo ospedale di Chieti.

"Stiamo parlando di un progetto che come dicevo è stato ostacolato in ogni modo con due ricorsi all'Anac e con altri esposti, raccontando tante falsità sia sui numeri del piano economico finanziario del progetto, sia sullo stesso progetto che nel corso dei 48 mesi si è notevolmente modificato. Vorrei ricordare, su Chieti abbiamo riaperto la struttura del vecchio ospedale, riaperto il Cardiochirurgico e oggi mettiamo a gara europea un ospedale nuovo di 498 posti letto che ovviamente, risolve, una volta per tutte, le criticità che il Tribunale aveva sollevato con le sue perizie, ed evidentemente allo stesso tempo mette a gara una operazione che costa molto meno della prima bozza presentata, un' altra cosa che non è stata mai volutamente raccontata da chi si è opposto e ha ostacolato in ogni modo questa grande realizzazione perché - ha spiegato l'assessore Paolucci - i canoni complessivi passano da 61 milioni di euro della prima proposta a 21 milioni, con un ribasso di due terzi dei costi. Parliamo di un ospedale che rispetto alla prima proposta viene stravolto in senso positivo perché hanno lavorato attorno a questa progettazione più volte rivista tanti primari, operatori, parte della Asl e un gruppo di lavoro che ha migliorato e di molto il progetto iniziale di una grande opera, e permettetemi di parlare del grande tema di come vengono utilizzate le risorse, ed in questo senso è davvero vergognoso che si sia provato a porre come equivalenza le risorse che purtroppo noi paghiamo per le cartolarizzazioni, per i debiti del quinquennio 2000-2005, con risorse che invece mettiamo a garanzia e che probabilmente non spenderemo perché i 21 milioni di euro vanno persino a gara per cui conosceranno un ulteriore abbattimento a garanzia degli investimenti per la collettività. La sede del nuovo ospedale sarà a Colle dell'Ara e li ci sarà insieme alla palazzina M, cardiochirurgico, dove oggi esiste il parcheggio sottostante la zona dell'obitorio, nascerà la nuova struttura e allo stesso tempo, dove ci saranno le demolizioni di quello che oggi staticamente non regge, ci saranno nuovi parcheggi e nuovi servizi per il nuovo ospedale che - ha concluso Paolucci - dalla progettazione nascerà in 66 mesi e anche questo è un ulteriore abbattimento di tempi che abbiamo voluto perché l'iniziale progetto prevedeva 70 mesi e quindi parliamo di quasi 5 anni e mezzo . Il costo dell'ospedale sarà di 285 milioni di euro, rispetto agli iniziali 526 milioni. 

Febbo: pronto ad andare in Procura 

 "Appena verrà pubblicata la Delibera relativa al Project Financing del nuovo ospedale di Chieti annunciata dall'assessore Paolucci mi recherò in Procura della Repubblica". Lo ha detto il Consigliere regionale di Forza Italia e presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo, intervenuto dopo le parole di Paolucci che in conferenza stampa questa mattina aveva annunciato che "nella prossima seduta utile verrà portata in Giunta la fattibilità ovvero la partenza della gara del progetto del nuovo ospedale di Chieti". Febbo ha poi aggiunto: "Un intervento passato per urgente ma che ha avuto una tempistica di oltre 50 mesi; un project financing che doveva essere portato avanti da chi è titolato, ossia dalla Asl di Chieti che ha bocciato e rigettato la proposta, e non dagli uffici della Regione Abruzzo. Credo invece - ha detto l'esponente di Forza Italia - che dietro questa proposta si nasconda ben altro, tutto a danno della Città di Chieti e della sua Università, non permetterò mai che questo avvenga". 

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