Primo Piano

Un’impresa femminile su dieci è straniera

Un'impresa femminile su dieci è "straniera". Sono aumentate in un anno del +3,7% le attivita' di business guidate da donne immigrate che portano a quota 143mila il numero di queste imprese registrate a giugno 2018. La gran parte di queste iniziative ha meno di dieci anni di vita, dal 2010 in poi sono nate oltre 98mila aziende quasi il 70% del totale. Si tratta di una realta' imprenditoriale giovane anche per la maggiore presenza di under 35 che sono al comando del 19,4% delle imprese femminili straniere (contro l'11,9% delle imprese totali guidate da donne). A essere piu' intraprendenti sono soprattutto le cinesi, le rumene e le marocchine che insieme pesano il 41% sul tessuto imprenditoriale femminile straniero. E' quanto emerge dalla fotografia scattata a giugno 2018 dall'Osservatorio per l'imprenditorialita' femminile di Unioncamere e InfoCamere, secondo cui la componente straniera guidata da donne rappresenta il 10,7% delle quasi 1 milione 335mila imprese rosa in Italia. Sanita' e assistenza sociale (62,6%), servizi alla persona (57,3%), istruzione (50,9%) sono le attivita' dove le capitane d'impresa immigrate incidono maggiormente nel tessuto imprenditoriale straniero. Ma in termini assoluti il commercio resta di gran lunga il settore con la presenza piu' consistente di imprese femminili straniere (33,6%), seguito da servizi di alloggio e ristorazione (12,4%) e manifatturiero (11%). Lombardia, Lazio e Toscana sono le regioni con il numero piu' elevato di iniziative femminili straniere in Italia, oltre 57.000 imprese ovvero il 40% di quelle complessivamente fondate da imprenditrici immigrate. Guardando, invece, all'incidenza delle iniziative straniere femminili sul totale delle imprese straniere la classifica regionale vede in testa il Molise 35,8%, seguita dalla Basilicata 35,2% e dall'Abruzzo 31,5% con una distribuzione geografica che ricalca quella femminile complessiva.

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Elezioni regionali, Di Maio: si deve votare il prima possibile

Luigi Di Maio ha parlato a Pescara della incompatibilità del presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso eletto a marzo al Senato che deve optare tra le due cariche in questi giorni: "Se non capiamo quando si va a votare, le regionarie sono premature - ha detto prima di salire sul palco della manifestazione M5S pescarese - Però è chiaro che spero che la Giunta per le autorizzazioni del Senato si muova in modo tale che capiamo quando si va a votare in Abruzzo. Non si facciano giochini del tipo aspettiamo e mettiamo la pratica in fondo per arrivare alla primavera. Per me si deve votare il prima possibile perché un presidente di Regione che fa anche il senatore è difficile che riesca a fare bene tutte e due le cose".

 

Immigrazione

''In questo paese non c'è razzismo, gli italiani non sono razzisti. Il problema è un altro: abbiamo un'opposizione che può parlare solo di razzismo perché se si inizia a parlare di lavoro deve dirvi che ve l'ha distrutto col Jobs Act, se inizia a parlare di imprese deve dire che te la distrugge con Equitalia e allora possono parlare solo di razzismo e ci fanno figure pessime perché tutti abbiamo scoperto che quell'uovo razzista è stato lanciato invece dal figlio di uno del PD e come per magia, e mi dispiace per quella nostra atleta che si è fatta strumentalizzare, dall'oggi al domani può di nuovo andare agli Europei''. Così Luigi Di Maio durante il suo intervento dal palco di piazza salotto a Pescara, dove si sono dati appuntamento gli attivisti del M5S. Di Maio ha proseguito negando che ci sia una emergenza razzismo: ''non c'è nessun problema, tanto che quei tre che erano degli aggressori razzisti la stampa può titolare che erano dei bravi ragazzi: basta solo che sei figlio di uno del PD e vieni sempre o scarcerato o prosciolto da qualsiasi accusa in questo Paese a causa di questo sistema mediatico che è vergognoso''. ''Il numero di atti di intolleranza in Italia è lo stesso dell'anno scorso. Solo che adesso fa notizia e fa notizia perché non hanno nessun altro argomento per attaccarci'', ha concluso sul tema.

Lavoro

"Questo decreto dà diritti ai lavoratori senza ledere quelli degli imprenditori, toglie i giovani dal precariato e che comincia a ridargli un po' di dignità"ha detto il ministro del lavoro Di Maio che ha poi proseguito dicendo che "è assurdo che chi si oppone a questo Decreto Dignità siano proprio i sindacati e la sinistra: quella sinistra e quei sindacati che dovevano difendere i diritti di chi lavorava e invece si oppongono al mio decreto portando avanti il disegno di chi vuole sfruttare i nostri ragazzi. Io non ci sto al ricatto o ce li fate sfruttare o ce ne andiamo all'estero. I nostri giovani devono lavorare in Italia con dignità e da ministro del lavoro porterò avanti questo obbiettivo". Parlando dei provvedimenti presi nel Decreto Dignità il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha affermato che ''in Italia si è fatto il Jobs Act per far venire le grandi big Company internazionali a sfruttare la nostra gente, ed è per questo che si stanno ribellando contro il decreto dignità: non per fare gli interessi dei piccoli e medi imprenditori, ma per fare gli interessi dei soliti, i grandi, quelli che vengono dall'estero, che gli hanno dato qualche tangente in passato per avere lo sblocco di un autorizzazione edilizia e poi sfruttare i nostri ragazzi. Non ho nessun problema a dire queste cose qua'', ha concluso il ministro del lavoro.

''Non ho nessun problema a dire che io non sono d'accordo sulla liberalizzazione dei voucher'',  ha detto il ministro del Lavoro Luigi Di Maio durante il suo intervento a Pescaranel corso della manifestazione del M5S. ''Quanta gente è passata per i voucher negli ultimi 5-6 anni? - si è chiesto Di Maio - I voucher, se si dovevano fare, li abbiamo fatti con criterio, si dovevano fare per poche ore a settimana e per alcune categorie, solo per alcuni settori. Noi l'abbiamo fatto per le strutture alberghiere, per l'agricoltura, massimo un tot di dipendenti, massimo di ore, perché ci possono essere dei picchi di produzione, hai bisogno di più dipendenti per 2-3 giorni, ma se ne hai bisogno per 2-3 settimane ci sono altri tipi di contratti che garantiscono le persone; non ci sono solo i voucher, soprattutto se il voucher te lo danno la mattina e te lo metti in tasca e poi ti pagano in nero e tu glielo ridai quando vai via dal lavoro. Queste cose le conosciamo e metteremo al lavoro l'ispettorato del lavoro''

Vaccini

"Sui vaccini stiamo portando avanti quello che abbiamo sempre detto in campagna elettorale", ha detto Di Maio. "Abbiamo sempre detto che i bambini si devono vaccinare, che le famiglie che non vaccinano devono essere sensibilizzate a farlo ma allo stesso tempo non si può pensare di utilizzare la scuola come obbligo, perché questo meccanismo rischia non solo di continuare a non far vaccinare ma anche di escluderli da scuola".

Tav

 ''La Tav? E' nel contratto di governo. Ma sono anche contento che il ministro dell'economia francese che ho incontrato questa settimana abbia detto che capisce i miei dubbi sulla Tav Torino-Lione'', ha detto Di Maio

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D’Alfonso: In Abruzzo si voterà a novembre o dicembre

"Avevo già deciso a marzo. Quando si voterà in Abruzzo? A novembre o a dicembre". E' quanto ha dichiarato in una intervista al quotidiano 'La Repubblica' il presidente della Giunta abruzzese Luciano D'Alfonso, eletto senatore lo scorso marzo. La questione della incompatibilità tra presidente di regione e senatore per D'Alfonso ha tenuto banco per mesi fino alla delibera della Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato che la scorsa settimana ha invitato D'Alfonso a optare entro tre giorni tra le due cariche. "Opto per il Senato dove, ora, si lavora a ritmo sostenuto Il 7 settembre farò un grande evento a Pescara per spiegare agli abruzzesi tutto quello che ho fatto durante la mia presidenza". Alla domanda perchè abbia aspettato 5 mesi per optare, consentendo alla regione di votare subito, D'Alfonso ha risposto che al Senato "da marzo a giugno, non c'è stata nessuna seduta e, anzi, c'era il rischio concreto di tornare alle urne. E poi ho sempre detto che avrei aspettato la convalida della giunta delle elezioni. Infatti adesso la giunta si è riunita". "Adesso riceverò la notifica sulla richiesta di opzione e a quel punto avrà tre giorni per decidere. Ma io avevo già deciso a marzo". Dicono che lei abbia atteso per far slittare il voto regionale al 2019, nel tentativo di sottrarlo alla sicura vittoria delle destre: "Ne dicono tante. Ma è una bugia. In Abruzzo si voterà a novembre o dicembre". Sul perchè abbia atteso così a lungo la risposta è stata: "c'erano tutta una serie di questioni amministrative da completare"

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Contratti a tempo determinato, la mappa regione per regione della Cgia di Mestre

L’incidenza percentuale più elevata dei contratti a termine sul totale dei lavoratori dipendenti occupati nel Paese si registra al Sud; i settori più interessati dalla presenza di questa tipologia contrattuale sono l’agricoltura, il turismo e il commercio; la fascia anagrafica maggiormente investita è quella giovanile (15-34 anni), anche se la nostra quota di lavoratori temporanei è inferiore al dato medio dell’Area euro. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha costruito l’identikit degli oltre 3 milioni  di lavoratori presenti in Italia che prestano servizio con un contratto a termine. “La crescita di questi contratti flessibili registrata negli ultimi 10 anni  – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – è correlata all’andamento dell’economia. Quando il Pil si abbassa il numero scende, quando l’economia torna a salire i precari aumentano. A nostro parere va segnalato che il notevole ricorso a questi contratti non è legato all’elevato numero degli stessi, ma a seguito di una crescita che è stata e che continua a risultare troppo modesta. Con variazioni del Pil molto contenute, infatti, non possiamo che ottenere una cattiva occupazione che abbassa la produttività complessiva del lavoro e conseguentemente anche i salari pro capite”.

Dalla CGIA ricordano che da quest’anno gli occupati presenti in Italia sono tornati stabilmente sopra i 23 milioni. Gli stessi che avevamo 10 anni fa, ma nel frattempo, a causa di una crescita asfittica, il monte ore lavorato è diminuito del 6 per cento (in termini assoluti pari a -2,7 miliardi di ore). Ciò vuol dire che la platea occupazionale è tornata ad essere la stessa, ma si lavora meno perché è aumentato il numero dei precari. “Per aumentare il numero dei lavoratori a tempo indeterminato – afferma il segretario della CGIA Renato Mason - bisogna tornare a crescere a livelli superiori al 2 per cento. E visto l’andamento generale dell’economia fortemente condizionato anche da un clima di sfiducia che continua ad attanagliare molti imprenditori, è necessario che il Governo abbassi le tasse sulle famiglie e sul lavoro e rilanci gli investimenti pubblici che sono scesi a livelli inaccettabili. Solo così possiamo creare le condizioni per rilanciare stabilmente il nostro Paese, anche dal punto di vista occupazionale”.

I dati provvisori relativi alla media del primo semestre di quest’anno indicano una crescita del peso degli occupati a tempo determinato che ha raggiunto il 16,6 per cento sul totale degli occupati dipendenti. In termini assoluti la media di questo primo semestre è stata pari a 2.964.000 unità. Al contrario, gli occupati a tempo indeterminato sono in flessione. L’aumento degli occupati a termine ha contribuito ad allargare la base occupazionale totale dei dipendenti che nei primi 6 mesi del 2018 è cresciuta, secondo i primi dati provvisori, del 2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Situazione critica, invece, per gli occupati indipendenti (autonomi) che nei primi 6 mesi del 2018 sono scesi dell’1,8 per cento. Nel complesso, nei primi 6 mesi del 2018 l’occupazione totale italiana (dipendente più indipendente) è comunque cresciuta dell’1,1 per cento.

Nel 2017, invece, la media degli occupati con un contratto a termine è stata pari a 2 milioni e 772 mila unità. Se in Italia l’incidenza percentuale di questi ultimi sul totale dei dipendenti occupati nel Paese è stata del 15,4 per cento, al Sud questa quota ha raggiunto il 19,3 per cento, contro il 14,8 per cento del Centro e il 13,7 per cento del Nord. A livello regionale la soglia più significativa la rileviamo in Calabria (21,8 per cento), in Sicilia (21,3 per cento) e in Puglia (20,7 per cento). Il Piemonte (12,8 per cento) e la Lombardia (11,3 per cento) sono i territori meno interessati da questa problematica. In termini assoluti, invece, la regione con il maggior numero di lavoratori con un contratto a termine è la Lombardia (394.200). I settori dove si registrano le quote più elevate di precari sul totale occupati sono quelli dove è maggiore la stagionalità. In agricoltura, ad esempio, la percentuale è pari al 60,5 per cento e nel commercio e negli alberghi/ristoranti è al 22,5 per cento. Significativa anche l’incidenza nel settore delle costruzioni (16,6 per cento) e nei servizi alla persona/imprese (12,3 per cento). Chiude il comparto dell’industria/artigianato dove la quota è all’11,8 per cento. In termini assoluti, invece, il macro-settore più coinvolto è quello dei servizi (1.130.800 unità) 

La fascia di età dove la presenza di questi lavoratori flessibili è maggiore è quella giovanile (15-34 anni). La quota sul totale degli occupati presenti in questa coorte è pari al 34,1 per cento. In quella tra i 35-64 anni è il 9,6 per cento e tra gli over 65 è il 7,8 per cento. In termini assoluti, ovviamente, è la fascia anagrafica tra i 35 e i 64 a registrarne il maggior numero: 1.272.200 unità

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Elezioni regionali, Bellachioma (Lega) non esclude alleanza con M5S

"Ribadisco che non era prevedibile un Governo Lega-Cinque Stelle, è successo, e questo vuol dire che in politica tutto può accadere. Questa sera a Pescara ci sarà Di Maio, e io dico quello che ha già detto il nostro segretario nazionale federale, Matteo Salvini, e cioè che con i Cinque Stelle non ci troviamo poi così male". Così il coordinatore regionale della Lega Abruzzo, Giuseppe Bellachioma in merito ai malumori nazionali con Forza Italia e su una possibile alleanza in Abruzzo con il M5s, alle prossime elezioni regionali, come al Governo Nazionale.

"Dobbiamo essere coerenti. L'ho detto e lo ripeto. Per quattro anni la Lega in Abruzzo, consapevole dei propri mezzi, ha sempre comunque appoggiato, in ogni situazione, in ogni condizione, anche a Teramo, il centrodestra. Se però poi il centrodestra, intendendo per centrodestra Forza Italia, applica la politica dei due forni, cioè in Abruzzo cercando una sponda e una colazione con la Lega, ma poi al Governo dalla mattina alla sera ci contrasta, e fa ostruzionismo e al tempo stesso cerca di fare resistenza, forse per loro anche legittimamente, credo che stiano sbagliando perché oggi in Parlamento rappresentano qualcosa. Il consiglio che posso dare perciò è che se continuano su questa strada, potrebbero anche diventare il nulla", ha detto ancora Bellachioma

'Le dimissioni di D'Alfonso dovrebbero arrivare lunedì. Se il presidente della Regione è coerente. La Giunta per le Elezioni ha dato una accelerata e questo anche per merito della Lega. La cosa che mi ha lasciato un po' perplesso è che questa notifica sia stata mandata attraverso una raccomandata e non una pec e non vorrei che qualcuno si renda irreperibile e aspetti la maturazione dei trenta giorni, per ricevere la raccomandata, perché poi i tre giorni scattano dalla notifica ufficiale", ha spiegato Bellachioma in merito alla dichiarazione di incompatibilità approvata a maggioranza dalla Giunta per le elezioni del Senato sul doppio incarico di Luciano D'Alfonso, governatore dell'Abruzzo e senatore eletto alle politiche lo scorso 4 marzo, chiamato a scegliere in 3 giorni. "Oggi - ha proseguito Bellachioma - presentiamo un nuovo step di adesioni alla Lega di nuovi amministratori locali, qualche indicazione in vista delle elezioni regionali, sperando che la Giunta per le Elezioni sia veramente efficace dell'ormai ex governatore D'Alfonso". 

Sulla polemica tra Lega da una parte e Forza Italia e anche Pd dall'altra, sulle recenti nomine all'Agir, l'Autorità regionale dei rifiuti che ha insediato i nuovi organismi, il deputato della Lega, Luigi D'Eramo, ha voluto chiarire la posizione del partito: "Noi abbiamo sempre detto che possiamo costruire una coalizione per vincere le elezioni regionali, con tutti quei soggetti politici e civici che non hanno nulla a che vedere con il Partito Democratico. La Lega non fa accordi con il Pd. La Lega non fa accordi con chi ha governato con il Partito Democratico e quindi sulla questione dell'Agir abbiamo semplicemente mantenuto un atteggiamento di estrema coerenza. Abbiamo chiesto di poter, attraverso una lista che fosse riconducibile al centro destra, esprimerci all'interno dell'assemblea, Forza Italia ha deciso invece di sposare l'offerta che gli era stata fatta da Luciano D'Alfonso, e noi in maniera coerente abbiamo detto no e abbiamo abbandonato l'assemblea. Non si possono - ha concluso Luigi D'Eramo - prendere in giro né gli elettori, né i cittadini. Noi vogliamo essere l'alternativa al malgoverno e al malsistema del Partito Democratico e lo faremo fino in fondo". 

 

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Imprese artigiane, segnali positivi dopo cinque anni

Torna a crescere, dopo cinque anni passati tutti a fare il conto delle perdite, il numero delle imprese artigiane abruzzesi. A sottolinearlo in una nota è la Cna Abruzzo che ha diffuso uno studio realizzato da Aldo Ronci su dati di Movimprese, relativo al secondo trimestre del 2018, tra aprile e giugno di quest’anno «le imprese artigiane hanno segnato un incremento di 39 unità, con un aumento percentuale dello 0,13%, valore molto molto vicino alla media nazionale dello 0,18%».

Il buon risultato centrato tra marzo e giugno, tuttavia, contrasta con le tendenze di più lungo periodo, ovvero quelle dei primi sei mesi dell’anno. A mettere sull’avviso è il presidente regionale della confederazione artigiana abruzzese, Savino Saraceni: «Se è vero che il secondo trimestre ha gettato uno squarcio di sereno sul mondo della micro-impresa, è vero anche che un’analisi sui primi sei mesi del 2018 mostra invece ancora gravi elementi di criticità, con un segno fortemente negativo per il nostro comparto, ovvero la perdita di ben 333 imprese».

In attesa che il futuro chiarisca se davvero si tratta di ripresa, non resta che guardare più in profondità i numeri del secondo trimestre 2018. Il risultato realizzato – dice lo studio di Ronci - si “spalma” sul territorio regionale in modo disomogeneo: così, alle buone performance del Teramano (+20), dell’Aquilano (+12) e del Pescarese (+10) fa da contraltare il risultato negativo del Chietino (-3). E quanto ai comparti produttivi, a guidare la piccola ripresa dell’artigianato - almeno per quel che riguarda gli aspetti quantitativi – sono stati settori quali i servizi alle persone (+25, con una forte impennata dalla provincia teramana), le attività manifatturiere (+15), i servizi alle imprese (+12). Mentre si conferma il decremento nei trasporti (-11) e quello ormai endemico delle costruzioni (-11), dove pure la provincia di Pescara si muove in controtendenza rispetto al resto del territorio (+8).

Nel manifatturiero, il secondo trimestre del 2018 ha messo in risalto i buoni risultati delle imprese alimentari (+13, dieci delle quali però a Teramo), della riparazione ed installazione di macchine (+11), dell’abbigliamento (+6). Decrescono, invece, quelle legate alla produzione di mobili (-5), di articoli in pelle (-4) e della riproduzione dei supporti registrati (-4). Dall’artigianato e la micro impresa al totale delle imprese: tra aprile e giugno l’Abruzzo ha segnato un incremento di 942 unità, mantenendo il ritmo di crescita degli ultimi cinque anni.

 

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Crif-Mister Credit, oltre 26mila casi di frode creditizia

Nel 2017 sono stati rilevati più di 26.600 casi di frode creditizia per un importo medio pari a oltre 5.700 euro e una perdita economica complessivamente pari a circa 153 milioni. E' quanto emerge dalle rilevazioni della 26esima edizione dell'Osservatorio Crif-Mister Credit sui furti di identità e le frodi creditizie. La maggioranza delle vittime (il 57,8%) è uomo, ma rispetto all'anno precedente si registra un cospicuo aumento delle vittime di sesso femminile (+18,1%). se la classe in cui si concentra il maggior numero di casi rimane quella compresa tra i 41 e i 50 anni (con il 25,0% del totale), quella nella quale si rileva il maggior incremento rispetto alla precedente rilevazione è quella dei 18-30enni (+9,3%), che dimostrano di essere particolarmente esposti forse anche a causa della scarsa consapevolezza e di una eccessiva disinvoltura nell’utilizzo dei canali digitali con la relativa disseminazione di informazioni personali sovente utilizzate dai criminali per ricostruire identità false per portare a compimento le frodi. In crescita anche il peso degli over 60 anni, che vedono un incremento del +7,1%

La ripartizione percentuale delle frodi per regione di residenza dichiarata al momento della richiesta del finanziamento, prosegue lo studio, vede al primo posto del ranking la Sicilia, con il 16,0% del totale, seguita a ruota dalla Campania, con il 15,9%, e più distanziate Lombardia, Puglia e Lazio. Nella sostanza si tratta delle stesse regioni che occupavano i primi posti di questa poco invidiabile classifica anche nell'anno precedente ma con la novità della Sicilia che sorpassa la Campania in virtù di una significativa crescita dei casi rilevati. Rapportando il numero di casi rispetto ai contratti di finanziamento alle famiglie erogati in regione, invece, la Calabria scala la classifica passando dalla ottava posizione alla terza. Nel complesso, ancora una volta la Sicilia e la Campania si confermano le regioni caratterizzate dalla maggiore incidenza del fenomeno anche se alcune regioni più piccole, come il Molise e l’Abruzzo, spiccano nella classifica per una incidenza particolarmente elevata rispetto ai volumi di credito. Nello specifico, il 23,4% dei casi di frode creditizia si caratterizza per un importo superiore ai 10.000 euro, evidenziando una dinamica che già negli anni scorsi aveva visto aumentare gli importi. Il 16,8% dei casi riguarda frodi di importo compreso tra i 1.500 e 3.000 euro, confermando il trend di costante ridimensionamento di quelle al di sotto dei 1.500 euro (-23,1%). Il prestito finalizzato, come già osservato anche negli anni scorsi, risulta ancora una volta essere la tipologia di finanziamento maggiormente esposta alle frodi, con una quota pari al 55,8% dei casi, seppur in calo rispetto all'anno precedente. Al contempo si registra un significativo incremento delle frodi perpretate sulle carte di credito, che arrivano a spiegare il 27,7% dei casi totali a fronte di una crescita che nel 2017 è stata pari addirittura al +49% rispetto all'anno precedente.

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Incompatibilità, tre giorni per la scelta di D’Alfonso

La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ha approvato, a maggioranza, la proposta formulata dalla vicepresidente, Grazia D'Angelo, a dichiarare l'incompatibilità della carica rivestita dal senatore Luciano D'Alfonso, presidente della regione Abruzzo, "fissando un termine di tre giorni per l'esercizio del diritto di opzione da parte del senatore interessato". Lo si legge in una nota stampa diramata dalla Giunta. La vicepresidente D'Angelo ha illustrato la proposta in qualità di coordinatrice del Comitato per l'esame delle cariche rivestite dai senatori. Nel comunicato si parla di un "articolato dibattito, nel corso del quale sono intervenuti i senatori Grasso, Bonifazi, Cucca, Crucioli, Ginetti, Urraro, Pillon, Giarrusso, Rossomando, Tesei, Gallicchio, De Falco, Evangelista e, infine, il Presidente Gasparri". 

I commenti

"Oggi la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato ha esaminato il caso D'Alfonso rilevando l'incompatibilità tra la carica di Presidente della Regione Abruzzo e quella di senatore. In seguito alle decisioni della Giunta ho inviato al senatore D'Alfonso una comunicazione con la quale lo si invita ad optare per una delle due cariche". Lo dichiara il senatore Maurizio Gasparri Presidente della Giunta.
 
"Il Pd in spregio alla Costituzione si è astenuto sull'incompatibilità di Luciano D'Alfonso, senatore e presidente della Regione Abruzzo. Noi e tutti gli altri gruppi abbiamo votato a favore". Lo affermano in una nota i senatori del M5S membri della Giunta per le Elezioni. "Se si fosse raggiunta l'unanimità sarebbe scattata una procedura accelerata da concludere in pochi giorni. In caso di dimissioni immediate da presidente della Regione, l'Abruzzo potrebbe tornare al voto entro l'anno. Gli abruzzesi hanno bisogno di una giunta operativa su tutte le emergenze e le priorità del territorio, non di un presidente assente", conclude la nota
 
"Democratici solo a parole: al momento di votare per la procedura d'urgenza relativa all'incompatibilita' di Luciano d'Alfonso, al tempo stesso senatore del Pd e presidente della Regione Abruzzo, gli esponenti del Partito Democratico all'interno della Giunta delle elezioni e delle immunita' parlamentari si sono rimangiati quanto dichiarato in precedenza e si sono astenuti. Una clamorosa marcia indietro rispetto a quanto da loro stessi annunciato, un pessimo segnale che evidenzia il terrore del Pd di tornare alle urne e di prendere un'ulteriore sonora sconfitta. Ancora una volta, antepongono gli interessi del partito e i calcoli politici alle istituzioni e alle aspettative dei cittadini in materia di democrazia e correttezza". Lo dichiarano, con una nota congiunta, i senatori della Lega Luigi Augussori, Emanuele Pellegrini, Simone Pillon e Donatella Tesei, componenti della Giunta delle elezioni e delle immunita' parlamentari.

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Lavoro, Istat: Disoccupazione sale al 10,9% a giugno

A giugno 2018, dopo tre mesi di crescita, la stima degli occupati registra un calo (-0,2% rispetto a maggio, pari a -49 mila). Il tasso di occupazione scende al 58,7% (-0,1 punti percentuali).

La diminuzione congiunturale dell’occupazione coinvolge soprattutto gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila). Nell’ultimo mese crescono i dipendenti a termine (+16 mila) mentre il calo si concentra tra i permanenti (-56 mila) e in misura più contenuta tra gli indipendenti (-9 mila).

La stima delle persone in cerca di occupazione a giugno registra un aumento (+2,1%, +60 mila). La crescita della disoccupazione riguarda entrambi i generi e tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione sale al 10,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile, cresce anche quello giovanile che si attesta al 32,6% (+0,5 punti).

A giugno prosegue il calo della stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,2%, -27 mila). La flessione riguarda principalmente le donne (-23 mila) e si distribuisce tra i 15-49enni. Il tasso di inattività cala al 33,9% (-0,1 punti percentuali).

Nonostante la flessione registrata a giugno, nel periodo aprile-giugno 2018 si stima una consistente crescita degli occupati (+0,8% rispetto al trimestre precedente, pari a +196 mila). L’aumento interessa entrambe le componenti di genere, coinvolge le persone di 25 anni o più e tra queste principalmente gli ultracinquantenni (+140 mila). Crescono nel trimestre i lavoratori a termine (+123 mila) e gli indipendenti (+75 mila) mentre restano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti.

Alla crescita degli occupati nel trimestre si accompagna il calo dei disoccupati (-0,7%, -21 mila) e quello più forte degli inattivi (-1,2%, -154 mila).

Su base annua, a giugno si conferma la crescita occupazionale (+1,4%, +330 mila). L’espansione interessa uomini e donne e si concentra tra i lavoratori a termine (+394 mila), in lieve ripresa anche gli indipendenti (+19 mila), mentre calano i dipendenti permanenti (-83 mila). Crescono soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+355 mila) e i 15-34enni (+119 mila) mentre calano gli occupati tra i 35 e i 49 anni (-145 mila). Al netto della componente demografica si registra un segno positivo per l’occupazione in tutte le classi di età. Nei dodici mesi, a fronte della crescita degli occupati si registra il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni
(-2,6%, -344 mila) e quello più lieve dei disoccupati (-0,3%, -8 mila).

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Svimez, i dati del Pil regionale

 L'Abruzzo rialza la testa, nel 2017, con un PIL che cresce dell'1,2%: aveva fatto registrate appena +0,3% nel 2015 e +0,2% nel 2016. La ripresa è dovuta soprattutto all'agricoltura (+9% nel triennio), e in parte anche all'industria in senso stretto (+3,8%). I servizi segnano un più modesto incremento del +2%, mentre le costruzioni, in controtendenza rispetto al resto del Sud, vanno male: la loro performance tra il 2015 e il 2017 è negativa, -14,5%. E' quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2018. La crescita dell'economia meridionale nel triennio 2015-2017 ha solo parzialmente recuperato il patrimonio economico e anche sociale disperso dalla crisi nel Sud. Ripresa trainata dagli investimenti privati, manca il contributo della spesa pubblica. Il triennio di ripresa 2015-2017 conferma che la recessione è ormai alle spalle per tutte le regioni italiane, e tuttavia gli andamenti sono alquanto differenziati. In base alle previsioni elaborate dalla Svimez, nel 2018, il PIL del Centro-Nord dovrebbe crescere dell'1,4%, in misura maggiore di quello delle regioni del Sud +1%. I consumi totali interni pesano sulla differente dinamica territoriale (+1,2% nel Centro- Nord e + 0,5% nel Sud), in particolare i consumi della P.A., che segnano +0,5% nel Centro-Nord e -0,3% nel Mezzogiorno. Ma è soprattutto nel 2019 che si rischia un forte rallentamento dell'economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud. In due anni, un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo. Il rallentamento "tendenziale" dell'economia meridionale nel 2019 è stimato dalla SVIMEZ, in un contesto di neutralità della policy, in attesa della Nota di aggiornamento al DEF e della Legge di Bilancio. In assenza di una politica adeguata, anche l'anno prossimo il livello degli investimenti pubblici al Sud dovrebbe essere inferiore di circa 4,5 miliardi se raffrontato al picco più recente (nel 2010). 

Al Sud, nonostante una pressione fiscale pari se non superiore per effetto delle addizionali locali, non eccellono servizi di vivibilita' dell'ambiente locale, di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneita' di servizi sanitari e di cura per la persona adulta e per l'infanzia. In particolare, nel comparto socio-assistenziale il ritardo delle regioni meridionali riguarda sia i servizi per l'infanzia che quelli per gli anziani e per i non autosufficienti. Piu' in generale, l'intero comparto sanitario presenta differenziali in termini di prestazioni che sono al di sotto dello standard minimo nazionale come dimostra la griglia dei Livelli Essenziali di Assistenza nelle regioni sottoposte a Piano di rientro: Molise, Puglia, Sicilia, Calabria e Campania, sia pur con un recupero negli ultimi anni, risultano ancora inadempienti su alcuni obiettivi fissati. Questo quanto si legge nelle anticipazioni del rapporto Svimez presentate questa mattina a Roma. I dati sulla mobilita' ospedaliera interregionale testimoniano le carenze del sistema sanitario meridionale, soprattutto in alcuni specifici campi di specializzazione, e la lunghezza dei tempi di attesa per i ricoveri. Le regioni che mostrano i maggiori flussi di emigrazione sono Calabria, Campania e Sicilia, mentre attraggono malati soprattutto la Lombardia e l'Emilia Romagna. I lunghi tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali sono anche alla base della crescita della spesa sostenuta dalle famiglie con il conseguente impatto sui redditi. Strettamente collegato e' il fenomeno della "poverta' sanitaria", secondo il quale sempre piu' frequentemente l'insorgere di patologie gravi costituisce una delle cause piu' importanti di impoverimento delle famiglie italiane, soprattutto nel Sud: nelle regioni meridionali sono il 3,8% in Campania, il 2,8% in Calabria, il 2,7% in Sicilia; all'estremo opposto troviamo la Lombardia con lo 0,2% e lo 0,3% della Toscana. I divari si confermano anche per quel che riguarda l'efficienza degli uffici pubblici in termini di tempi di attesa all'anagrafe, alle ASL e agli uffici postali. 

La Svimez ha costruito un indice sintetico della performance delle Pubbliche Amministrazioni nelle regioni sulla base della qualita' dei servizi pubblici forniti al cittadino nella vita quotidiana: fatto 100 il valore della regione piu' efficiente (Trentino-Alto Adige) emerge che quelle meridionali, ad eccezione della Campania che si attesta a 61, della Sardegna a 60 e dell'Abruzzo a 53, sono al di sotto della meta': Calabria 39, Sicilia 40, Basilicata 42, Puglia 43. 

Il triennio di ripresa 2015-2017 conferma che la recessione è ormai alle spalle per tutte le regioni italiane, e tuttavia gli andamenti sono alquanto differenziati. Il grado di disomogeneità, sul piano regionale e settoriale, è estremamente elevato nel Mezzogiorno. Nel 2017, Calabria, Sardegna e Campania sono le regioni meridionali che fanno registrare il più alto tasso di sviluppo, rispettivamente +2%, +1,9% e +1,8%. Si tratta di variazioni del PIL comunque più contenute rispetto alle regioni del Centro-Nord, se confrontate al +2,6% della Valle d'Aosta, al +2,5% del Trentino Alto Adige, al +2,2% della Lombardia. E' quanto emerge nelle anticipazioni al Rapporto sull'economia e la società del Mezzogiorno 2018 di Svimez. In Calabria, la regione che l'anno scorso ha fatto segnare la più significativa accelerazione della crescita, nel periodo 2015-2017 sono state soprattutto le costruzioni a trainare la ripresa (+12% nel triennio), grazie anche alle opere pubbliche realizzate con i fondi europei, seguite dall'agricoltura (+7,9%) e dall'industria in senso stretto (+6,9%). Molto più modesto nell'ultimo triennio l'andamento dei servizi (+2,9%).La Sicilia, invece, fa segnare un rallentamento della crescita, +0,4% nel 2017, dopo aver registrato un aumento del PIL dell'1% nel 2016 e dello 0,9% nel 2015. Nell'Isola l'industria in senso stretto fa segnare nel triennio di ripresa una performance importante (+14,1%), anche l'agricoltura fa registrare un andamento complessivamente positivo (+2%) e così i servizi (+1,6%). A frenare l'andamento dell'economia siciliana, così come in Abruzzo, è il settore delle costruzioni che fa segnare il -6,3% nel periodo 2015-2017. L'unica regione meridionale che nel 2017 ha fatto registrare un andamento negativo del PIL è il Molise, -0,1%, che, era cresciuto dell'1,3% nel 2015 e dell'1,1% nel 2016 

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