Primo Piano

Commissione Territorio in apertura del Consiglio Regionale

La settimana politica inizia oggi lunedì 30 luglio alle ore 12 con la seduta della Commissione Territorio che si apre con l’audizione del Presidente della Giunta Regionale e del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, in merito all’art. 202 del D.L. n. 50/2016 recante “Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese”. A seguire l’esame dei seguenti progetti di legge: “Norme in materia di Governo,la Tutela e l’Uso del Territorio”  e “Legge Regionale sul Governo, la tutela e l’uso del territorio”.  In coda l’esame del provvedimento amministrativo sul “Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Marina di Vasto  - Adozione definitiva” con le audizioni del Sindaco e del Vicesindaco di Vasto.  Martedì 31 luglio alle ore 10 si riunisce la Commissione Politiche europee per esaminare il progetto di legge “Disposizioni in favore del Consorzio Interno Bacino Aterno e Sagittario e del Consorzio Bonifica Nord bacino del Tronto – Tordino e Vomano” , e i provvedimenti europei “Notifiche IMI 40535 dell’Ungheria”, “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il programma Diritti e valori”. Sempre martedì alle ore 12.30 si riunisce la Conferenza dei Capigruppo nella sala Ignazio Silone dell’Emiciclo per discutere dell’ordine del giorno della prossima seduta consiliare. Giovedì 2 agosto alle ore 14.30 si riunisce la Commissione Bilancio che esamina i seguenti progetti di legge: “Disposizioni per l’istituzione del Comune di Nuova Pescara” , “Abruzzo 2019 - Una legge per l'Aquila Capoluogo; “Riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti dalla sentenza del Tribunale di L’Aquila n. 209/2016 del 3 marzo 2016”;  “Partecipazione del Consiglio regionale alla costituzione dell’associazione denominata “L’Abruzzo in Europa”; “Modifiche alla L.R.9 luglio 2016, n.20 Disposizioni in materia di Comunità e aree montane”; “Riconoscimento debiti fuori bilancio da sentenze – numero 1/2018”; “Riconoscimento debiti fuori bilancio derivanti da sentenze – numero 3/2018”

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Enit, turismo di ritorno dall’America vale 650 milioni

Il bacino potenziale teorico del cosiddetto turismo "di ritorno" o "delle origini", ovvero quello generato dagli italiani residenti all'estero o dai loro discendenti, e' pari a circa 80 milioni di persone. Il giro d'affari attualmente relativo a questo segmento turistico dal solo continente Americano si aggira intorno ai 650 milioni di euro per un totale di 670.000 arrivi/anno in Italia. I dati sono stati elaborati da Enit - Agenzia Nazionale del Turismo, secondo cui il turismo "di ritorno", e' "una nicchia" destinata a crescere esponenzialmente nel breve periodo. I principali mercati di questa tipologia di turismo sono costituiti da Brasile, dove risiedono 25 milioni di persone di origine italiana, Argentina (20 milioni) e Usa (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia. Nel biennio 2007/2008, causa la crisi globale, si e' assistito ad un ulteriore flusso migratorio dall'Italia verso Germania, Uk e Belgio e nello stesso tempo diretto verso gli Stati Uniti, Canada e Australia. In particolare, le spese a motivo di visite alla famiglia d'origine da parte dei discendenti italiani di seconda/terza generazione, sono dagli Usa 434 milioni (9,7% sul totale di flussi economici generati dal turismo in entrata dagli Usa), Canada 86 milioni (6,9% sul totale spesa in entrata del turismo canadese), Brasile 49 milioni (6,8% totale turismo brasiliano in ingresso), Argentina 75 milioni (16,4% totale spesa). Nel 2017 le presenze provenienti dagli Usa in Italia sono state 12.659.011 (+10,3% rispetto al 2016), Canada 2.126.326 (+6,6%), Brasile 2.322.949 (+23,1%), Argentina 1.762.200 (+ 12,3%). Dal punto di vista della spesa degli stranieri in Italia proveniente dai Paesi che vedono la maggiore presenza di discendenti di emigrati emergono i seguenti dati: USA 4,5 miliardi (-1,7% rispetto al 2016), Canada 1,2 miliardi ( +18,5%), Brasile 721 milioni (+12,5%), Argentina 458 milioni (+25,5%).

Guardando alle statistiche sui flussi turistici verso l'Italia da parte di quei Paesi di lungo raggio che sono stati storicamente meta di emigrati italiani, l'Italia e' al primo posto tra i Paesi appartenenti all'area Schengen per pernottamenti - in generale quindi provenienti dall'extra-Europa - e, in particolare, da tutta l'area Centro e Sud America (5,6 milioni), dal Canada, dagli Stati Uniti e dal Brasile. Da questi Paesi il turismo organizzato verso l'Italia per l'estate in corso e' all'insegna della crescita. Negli Usa, la totalita' dei tour operator sentiti da Enit nel periodico monitoraggio dei flussi turistici provenienti dall'estero (140 operatori contattati in 22 mercati) rilevano vendite in aumento, quantificabili tra l'8% e il 20% rispetto alla medesima stagione del 2017. In Brasile l'85,7% dei Tour Operator rileva incrementi che oscillano tra il 5% e il 32% rispetto al periodo estivo dell'anno scorso. Diversa la situazione in Canada, dove il 33% dei tour operator intercettati indica aumenti del 10% sull'estate dell'anno precedente e il 67%, dichiara stabilita' nelle vendite della destinazione Italia per l'estate in corso. In Argentina la maggior parte degli operatori (60%) contattati rileva incrementi che oscillano tra il 10 e il 15%

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Vertice del centrodestra, coalizione unita per le elezioni regionali in Abruzzo

Il centrodestra correrà unito alle prossime elezioni regionali abruzzesi. L'annuncio è giunto al termine di lungo summit dei vertici regionali di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia che si è svolto a Pescara. L'intesa ha fatto rientrare le polemiche e le accuse tra i dirigenti azzurri e della Lega che sono divampate dopo le elezioni politiche del 4 marzo scorso, sul candidato alla presidenza. Gli azzurri hanno rivendicato la scelta in virtù del fatto che, in controtendenza nazionale, in Abruzzo alle politiche sono stati il primo partito della coalizione, i salviniani hanno chiesto il presidente leghista per via dei sondaggi che li proiettano al 30 per cento. Lo scontro ha portato la Lega ad ipotizzare persino una clamorosa alleanza con il Movimento Cinque Stelle mutuando in Abruzzo quanto sta accadendo con il governo nazionale. Secondo quanto si è appreso, il braccio di ferro è stato superato nell'incontro al quale tra gli altri hanno partecipato Il coordinatore regionale e senatore forzista, Nazario Pagano, il deputato Antonio Martino, segretario organizzativo, e i due deputati leghisti, Giuseppe Bellachioma, segretario abruzzese, e Luigi D'Eramo, che è anche assessore comunale all'Aquila. Nei prossimi incontri, si parlerà di programma, del metodo per individuare il candidato e della strategia per aprire alle liste civiche "ripercorrendo il modello vincente del Molise"

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Cgia, il peso effettivo tasse e’ al 48,3% 

Sui contribuenti italiani fedeli al fisco pesa una pressione fiscale "reale" che si attesta al 48,3%: 6,1 punti in piu' rispetto a quella ufficiale. E sebbene sia in calo dal 2014, la soglia raggiunta quest'anno rimane ancora ingiustificatamente elevata. A dirlo e' l'Ufficio studi della Cgia. "Se alle troppe tasse - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - aggiungiamo il peso oppressivo della burocrazia, l'inefficienza di una parte della nostra Pubblica amministrazione e il gap infrastrutturale che ci separa dai nostri principali competitori economici, non c'e' da stupirsi, come e' emerso in questi giorni, che serpeggi un certo malessere soprattutto tra gli imprenditori del Nordest. Tra le altre cose, a causa di tutte queste criticita' - prosegue l'esperto - continuiamo a rimanere il fanalino di coda in Ue per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri". Secondo l'Ocse, prosegue Zabeo, "lo stock di investimenti diretti esteri in Italia in rapporto al Pil era, nel 2017, al 21,4%. Nessun altro paese europeo ha registrato un risultato inferiore al nostro. In altre parole continuiamo a non essere attrattivi".

L'Ufficio studi della Cgia, che da anni fa un monitoraggio attento sull'andamento della pressione fiscale "reale", e' giunta a questo livello (48,3%) ricordando che il nostro Pil nazionale include anche l'economia non osservata riconducibile alle attivita' irregolari che, non essendo conosciute al fisco, almeno in linea teorica non versano ne' tasse, ne' imposte e ne' contributi. Secondo l'Istat, infatti, nel 2015 l'economia non osservata ammontava a 207,5 miliardi di euro (pari al 12,6% del Pil); di questi, quasi 190,5 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 17 alle attivita' illegali. In questa metodologia di calcolo, comunque, non viene inclusa tutta l'economia criminale, ma solo quelle attivita' che si consumano attraverso uno scambio volontario tra soggetti economici (come il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette). Per gli anni 2016, 2017 e 2018 l'Ufficio studi della Cgia ha ipotizzato che il sommerso economico e le attivita' illegali incidano sul Pil nella stessa misura del 2015 (ultimo anno in cui il dato e' disponibile). Ricordando che la pressione fiscale ufficiale e' data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive e il Pil prodotto in un anno, nel 2018 al lordo del bonus Renzi questa e' destinata a scendere al 42,2%. Tuttavia, se "togliamo" dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico e alle attivita' illegali che, almeno in linea teorica, non producono nessun gettito per l'erario, il Pil diminuisce (quindi si riduce il denominatore), facendo aumentare il risultato che emerge dal rapporto. Pertanto, la pressione fiscale "reale" che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che pagano correttamente le tasse e' superiore a quella ufficiale di 6,1 punti: per l'anno in corso e' destinata ad attestarsi al 48,3%. Anche se in calo rispetto agli anni precedenti, il peso complessivo del fisco rimane comunque ad un livello insopportabile.

La Cgia tiene inoltre a precisare che la pressione fiscale ufficiale calcolata dall'Istat (nel 2018 prevista al 42,2 per cento) rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall'Eurostat. Per il 2019, infine, la pressione fiscale potrebbe tornare ad aumentare sia perche' la crescita del Pil e' data in frenata da tutti gli organismi internazionali sia a seguito di un possibile aumento del prelievo fiscale. Nel caso, infatti, non si dovessero trovare 12,4 miliardi di euro, dal 1 gennaio 2019 l'aliquota Iva, attualmente al 10%, salirebbe all'11,5 per cento; altresi', quella attuale del 22% schizzerebbe addirittura al 24,2. Per quanto concerne le richieste avanzate da Bruxelles, e' molto probabile che per il 2019 dovremo metter mano ai nostri conti pubblici per quasi 10 miliardi, dopodiche', bisognera' trovare circa 2 miliardi di euro per il rinnovo del contratto di lavoro degli statali, ulteriori 500 milioni di spese "indifferibili" e altri 140 milioni per evitare l'aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1 gennaio 2019. Viste le difficolta' incontrate con il decreto dignita' - concludono dalla Cgia - non e' da escludere che almeno una parte di questi 25 miliardi di euro possa essere finanziata attraverso un incremento del prelievo fiscale. Un'ipotesi che l'esecutivo ha scartato da tempo, ma che potrebbe essere costretto a ricorrere in mancanza di alternative

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Aumentano a giugno i prezzi della produzione industriale

A giugno 2018 i prezzi alla produzione dell'industria continuano la fase di espansione, in termini sia congiunturali (+0,3%) sia tendenziali (+2,9%). "Il tasso di crescita tendenziale è il più alto da maggio 2017". Lo comunica l'Istat spiegando che "la crescita è diffusa a livello settoriale e per principali mercati, risultando tuttavia meno intensa al netto dei prodotti energetici". Sul mercato interno, i prezzi alla produzione aumentano dello 0,3% su maggio e del 3,2% su base annua. Sul mercato estero, la crescita congiunturale, di intensità analoga a quella registrata sul mercato interno, è sintesi di andamenti simili per entrambe le aree. Su base annua l'aumento è del 2,3% (+2% area euro, +2,4% area non euro). Nel secondo trimestre, l'Istat stima un incremento dei prezzi alla produzione dello 0,5% sul trimestre precedente con una dinamica più sostenuta sul mercato estero (+0,7%) rispetto a quello interno (+0,3%). Per quanto riguarda l'indice dei prezzi alla produzione delle costruzioni per gli edifici residenziali, a giugno 2018 aumenta dello 0,1% su maggio e dello 0,9% su base annua.

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Il nuovo ospedale di Sulmona sarà inaugurato entro ottobre 

Entro fine ottobre si inaugurerà il nuovo ospedale di Sulmona. E' quanto è stato assicurato oggi durante un incontro con il sindaco Annamaria Casini, dall'assessore regionale Silvio Paolucci e dal direttore generale della Asl1 Rinaldo Tordera. "Abbiamo discusso dello stato dell'arte del nuovo presidio ospedaliero che, come hanno garantito, sarà riconsegnato a fine ottobre prossimo", afferma il sindaco. "Successivamente, la Asl completerà l'iter procedurale per consentire, nei tempi più stretti possibili, l'apertura al pubblico. Il Comune sosterrà tutte le azioni necessarie per coordinare al meglio e favorire tutti gli atti di propria competenza, come è stato fatto finora, ed agevolare la fruibilità al più presto del nuovo ospedale per l'utenza. L'occasione" conclude il sindaco "è stata utile per discutere anche dell'ulteriore finanziamento ministeriale di 10 milioni di euro destinati a Sulmona". Al riguardo, l'assessore regionale Silvio Paolucci ha dichiarato che "la ricostituzione del nucleo di valutazione degli investimenti da parte del Ministero dalla Salute, attesa per fine agosto, consentirà nel mese di settembre la sottoscrizione dell'accordo di programma e l'avvio delle procedure di spesa per completare gli interventi come l'abbattimento dell'ala vecchia del nosocomio, lo spostamento della centrale elettrica, la realizzazione dell'area di elisoccorso e la riqualificazione funzionale dell'attuale ala nuova dell'ospedale"

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Pescara, inchiesta sull’ inquinamento del fiume

Inchiesta della Procura di Pescara sull'inquinamento del fiume Pescara e degli affluenti del suo tratto finale. Coinvolte nell'inchiesta anche due società. In corso il sequestro dello scolmatore al porto canale.

Quattordici in totale gli indagati, nell'ambito di una maxi inchiesta della Procura di Pescara sulla qualità delle acque del fiume e degli affluenti nel tratto finale, per reati che vanno dall'inquinamento ambientale alla gestione illecita e deposito incontrollato di rifiuti, dall'inadempimento e frode in pubbliche forniture alle lesioni come conseguenza di altro delitto, dai plurimi sversamenti fino alla responsabilità amministrativa di persone giuridiche a seguito di reato. L'indagine, coordinata dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, è giunta a conclusione, e questa mattina, in esecuzione del provvedimento emesso dal Gip Gianluca Sarandrea, sono iniziate le attività, ancora in corso di svolgimento, per procedere al sequestro di 26 impianti scolmatori di piena dell'impianto fognario di Pescara e dell' impianto di depurazione e scarico del mattatoio della città adriatica. Le operazioni, condotte da Guardia Costiera, Nucleo Investigativo dei Carabinieri forestali e Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, si aggiungono ai sequestri di 4 depuratori e 8 fosse imhoff già compiuti nel passato. In queste ore sono ancora in corso le notifiche degli avvisi di garanzia agli indagati. L'inchiesta - come è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa convocata dal procuratore capo Serpi - riunisce diverse indagini avviate negli anni scorsi sulla qualità delle acque nella città di Pescara.

Quattordici in totale gli indagati, comprese due società. La lista dei nomi comprende Pierluigi Caputi e Luciano Di Biase, entrambi in qualità di Commissario Unico Straordinario degli Enti d'Ambito della Regione Abruzzo, il primo in carica fino al 13 aprile 2016 e il secondo a partire dalla stessa data; Ezio Di Cristoforo e Vincenzo Di Baldassarre, entrambi in qualità di amministratori e legali responsabili dell'ente gestore Aca Spa, il primo dal dicembre 2008 al novembre 2013 e il secondo dal novembre 2013 al settembre 2016; Bartolomeo Di Giovanni e Lorenzo Livello, il primo in qualità di direttore generale e responsabile dei settori Progettazione e Depurazione dell'Aca Spa e il secondo in qualità di direttore tecnico dell'ente; Giovanni Di Vincenzo, quale legale rappresentante dell'Ati Di Vincenzo-Biofert Srl; Mario Adorante, in qualità di Responsabile tecnico della società Di Vincenzo Dino & C. Spa; Alessandro Antonacci, in qualità di Dirigente tecnico dell'Ato numero 4 Pescarese e di Responsabile Unico del Procedimento; Giuliano D'Alessio, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione e legale responsabile della società "Macellatori Teatini Società Cooperativa", che ha gestito il mattatoio pubblico di Pescarafino al marzo 2016; Mario D'Alessio e Francesca Gagliardi, il primo in qualità di direttore del mattatoio pubblico di Pescara, gestito dalla società "L'arte della macellazione D'Alessio & C. Srl" a partire dal marzo 2016, e Francesca Gagliardi, amministratore unico della stessa società. Indagate anche la società Aca e la società "L'arte della macellazione D'Alessio & C. Srl". Le accuse, a vario titolo, sono di inquinamento ambientale, gestione illecita e deposito incontrollato di rifiuti, inadempimento e frode in pubbliche forniture, lesioni e plurimi sversamenti, alle quali si aggiungono le varie responsabilità amministrative delle persone giuridiche.

Le parole del procuratore Massimiliano Serpi

"L'intervento della magistratura non discende da una situazione emergenziale verificatasi ora - ha proseguito Serpi - ma dalla conclusione di indagini durate più di due anni e dall'analisi degli elementi riscontrati nel corso delle stesse, che hanno imposto un intervento in un'ottica doverosa di prevenzione, adottando prescrizioni finalizzate al costante monitoraggio dei fattori accertati di rischio ambientale, non essendo possibile, per evidenti ragioni, disporre per atto giudiziario la fisica cessazione dei flussi delle acque reflue".

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Addio a Sergio Marchionne, il manager che cambiò Fiat

Addio a Sergio Marchionne. Il manager è morto a Zurigo, nella clinica dove era ricoverato da fine giugno. Accanto a lui la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler. "E' accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l'uomo e l'amico, se n'è andato", ha detto John Elkann, presidente di Exor, la holding della famiglia, annunciando la morte dell'ex amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne. "Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell'esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore".

 

Fca è piatta in Borsa dopo l'annuncio della morte dell'ex a.d Sergio Marchionne a Zurigo all'ospedale universitario. Il titolo del gruppo che oggi svela anche i conti, segna un -0,12% a 16,53 euro. Anche Exor è poco mossa (-0,04% a 55,56 euro). Ferrari perde l'1,66% a 112,45 euro. Cnh segna un +0,33% a 9 euro.

Nato a Chieti 66 anni fa, figlio di un maresciallo dei Carbinieri. Studi in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), domicilio in Svizzera, due figli, Marchionne, l'uomo dal maglioncino nero, ha vissuto gli ultimi anni tra Torino e Detroit, guidando la 'rivoluzione' che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari.

Un manager al centro anche delle relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump, che in Italia ha respinto l'invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l'ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.

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Confartigianato, Abruzzo agli ultimi posti nel credito erogato alle imprese artigiane

Situazione ancora negativa, in Abruzzo, per il credito all'artigianato: al 31 dicembre 2017 le erogazioni scendono, rispetto all'anno precedente, del 10,7%, pari a 98 milioni di euro in meno su un totale di 817 milioni erogati, dato che colloca la regione al 19/o posto della classifica nazionale. Lo rileva Confartigianato Imprese Chieti L'Aquila, che ha elaborato uno studio della Confederazione nazionale, evidenziando che "la provincia di Chieti è agli ultimi posti in Italia". I prestiti alle imprese artigiane nel Chietino sono scesi del 14,9% rispetto allo stesso mese dell'anno prima, dato che colloca il territorio provinciale al 99/o posto della classifica nazionale. Leggermente migliore, ma sempre negativa, la situazione della provincia dell'Aquila: -7% e 41esima posizione. Dall'analisi dei dati emerge che il trend congiunturale, in provincia di Chieti, è in peggioramento. Il dato di dicembre, infatti, è solo l'ultimo di una serie di cifre con segno meno: nel 2015 -6,2% a dicembre; nel 2016 -13,4% a marzo, -13,9% a giugno, -13,6% a settembre, -11,1% a dicembre; nel 2017 -5,9% a marzo, -5,7% a giugno, -12,7% a settembre e -14,9% a dicembre. In miglioramento, seppur con segno meno, il trend in provincia dell'Aquila: nel 2015 -0,8% a dicembre; nel 2016 -1,2% a marzo, -1,3% a giugno, -2,3% a settembre, -5,0% a dicembre; nel 2017 -5,0% a marzo, -7,4% a giugno, -8,9% a settembre e -7% a dicembre. Situazione analoga in Abruzzo: nel 2015 -4,5 a dicembre; nel 2016 -8,6% a marzo, -8% a giugno, -7,3% a settembre, -8,4% a dicembre; nel 2017 -5,9% a marzo, -7% a giugno, -11,2% a settembre e -10,7 a dicembre. A livello territoriale, quindi, Chieti è agli ultimi posti della classifica nazionale e ultima in Abruzzo. Prima ci sono Pescara (91/a posizione, -12,5%), Teramo (52/a posizione, -7,5%) e L'Aquila (41/a posizione). "Come auspicato più volte dalla nostra associazione - afferma il direttore di Confartigianato Chieti L'Aquila, Daniele Giangiulli - la Regione, attraverso la Fira, deve accelerare sulla pubblicazione dei bandi. Siamo ormai giunti alla fine della legislatura e non c'è più tempo: attendiamo almeno un segnale di attenzione per le piccole imprese. I Consorzi fidi del sistema Confartigianato - conclude - restano soggetti facilitatori nonché strumento prezioso per agevolare l'accesso al credito di micro e piccole imprese, ma negli ultimi anni sono stati abbandonati dalla politica e dalle istituzioni".

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Ispra, 91% Comuni a rischio per dissesto idrogeologico

Sono piu' di 9 su 10 (91%) i comuni italiani a rischio per il dissesto idrogeologico. Percentuale che sale drammaticamente al 100% in nove Regioni, mentre sono oltre 3 milioni (e circa 7 milioni di persone) le famiglie residenti in zone a rischio. Questi dati principali che emergono dalla seconda edizione del rapporto "Dissesto idrogeologico in Italia" in cui l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) aggiorna la mappa nazionale del rischio, presentato questa mattina in conferenza stampa alla Camera dei Deputati. Si aggiorna dunque lo scenario del dissesto idrogeologico in Italia: nel 2017 e' a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilita'. Aumenta la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (+4%); tali incrementi sono legati a un miglioramento del quadro conoscitivo effettuato dalle Autorita' di Bacino Distrettuali con studi di maggior dettaglio e mappatura di nuovi fenomeni franosi o di eventi alluvionali recenti. Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale e' mappato nelle classi a maggiore pericolosita' per frane e alluvioni (50 mila km2). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosita' da frana elevata e molto elevata e piu' del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio. Complessivamente, si legge nel rapporto Ispra, sono oltre 7 milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili: oltre 1 milione vive in aree a pericolosita' da frana elevata e molto elevata (Pai - Piani di Assetto Idrogeologico) e piu' di 6 in zone a pericolosita' idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni). I valori piu' elevati di popolazione a rischio si trovano in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. Le industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosita' da frana elevata e molto elevata sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti a rischio. Il numero maggiore di edifici a rischio si trova in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Al pericolo inondazione, sempre nello scenario medio, si trovano invece esposte ben 600 mila unita' locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti ai lavori, in particolare nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria dove il rischio e' maggiore. Minacciato anche il patrimonio culturale italiano. I dati dell'Ispra individuano nelle aree franabili quasi 38 mila beni culturali, dei quali oltre 11 mila ubicati in zone a pericolosita' da frana elevata e molto elevata, mentre sfiorano i 40 mila i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilita' di accadimento o relativo a eventi estremi; di questi piu' di 31 mila si trovano in zone potenzialmente allagabili anche nello scenario a media probabilita'. Per la salvaguardia dei Beni culturali, e' importante stimare il rischio anche per lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili. I comuni a rischio idrogeologico sono il 91% di quelli italianai, ma : in nove Regioni (Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) abbiamo il 100% dei Comuni e' a rischio. L'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di Comuni a rischio tra il 90% e il 100%. 

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