Il decreto del presidente della Regione Abruzzo (D.P.G.R. n. 34 dell'8 aprile 2016) con il quale D'Alfonso avoca a se' tutte le funzioni non espressamente conferite al vice-Presidente ed agli assessori, ivi compresa qualsiasi proposta e designazione riguardante ogni incarico dirigenziale della Giunta regionale, nonche' la proposta e la designazione dei rappresentanti degli organi amministrativi di vertice di enti, aziende, agenzie, societa', consorzi e organismi siano controllati, partecipati o vigilati dalla Regione , "e' illegittimo". E' quanto hanno dichiarato in una conferenza stampa all'Emiciclo i consiglieri regionali di Forza Italia, Paolo Gatti e Lorenzo Sospiri, che sulla legittimita' del decreto avevano chiesto specifico parere al Collegio regionale per le Garanzie Statutarie. La richiesta di parere (a firma dei consiglieri Chiodi, Di Dalmazio, D'Ignazio, Febbo, Gatti, Iampieri e Sospiri), poneva al Collegio una serie di domande sulla legittimita' del decreto di D'Alfonso ed il risultato , secondo Gatti e' che "il Collegio ha dato ragione al Centro-destra: D'Alfonso deve rispettare le regole e non puo' derogare alle leggi regionali vigenti nell'operare le nomine". Secondo Gatti il parere reso dal Collegio e' categorico e risponde nel merito alle domande poste da Forza Italia. Nel dettaglio secondo il Collegio "l'attuale cornice statutaria dell'Abruzzo non consente di riconoscere la legittimita' di un potere normativo atipico da esercitarsi con atto monocratico del vertice dell'esecutivo regionale", inoltre il decreto "deve rispettare il principio di legalita' e non gli e' riconosciuto rango normativo", e sulle nomine "il decreto e' suscettibile di contrastare con le leggi regionali in quanto avoca a se' competenze che sono della giunta regionale".
Per il vicepresidente del Consiglio regionale quindi D'Alfonso "non puo' aggirare con un decreto la legge regionale n.77/1999, e, nel caso volesse, il Collegio afferma che dovrebbe togliere la delega ai suoi assessori a cui spetta il potere di proposta. D'Alfonso deve quindi revocare il suo decreto e conseguentemente anche le nomine che ha effettuato in forza dello stesso a partire da quella del Commissario dell'Ater di Lanciano. Al momento - precisa Gatti - non abbiamo trovato altre nomine che potrebbero essere illegittime in forza del decreto di D'Alfonso, ma approfondiremo e vigileremo sul rispetto del parere del Collegio". Sulla vicenda e' intervenuto anche il capogruppo Lorenzo Sospiri, secondo cui "D'Alfonso non ha piu' una maggioranza politica e lo dimostra l'ultima seduta del Consiglio regionale dove senza le proposte e la presenza del centro-destra, la maggioranza non avrebbe avuto la forza ed i numeri di approvare importanti leggi. Questo decreto e' la dimostrazione delle difficolta' di D'Alfonso nel gestire la sua fragile maggioranza politica. Avoca a se' tutti i poteri per tenere sotto scacco gli assessori regionali".
La replica di Camillo d'Alessandro
"Non corrisponde a verità la lettura parziale e superficiale fatta dai consiglieri regionali Gatti e Sospiri del parere n. 2 emanato il 5 dicembre scorso dal Collegio delle Garanzie Statutarie. Se fossero stati più attenti, si sarebbero infatti resi conto che il Collegio ha rilevato un vizio di tipo procedimentale e non sostanziale nel DPGR N.34/2016, vizio facilmente sanabile, pur ribadendo le funzioni e le prerogative preminenti del Presidente della Regione come responsabile della direzione del governo regionale. Intanto il Collegio, dopo aver precisato la valenza di atto amministrativo generale di indirizzo politico del DPGR, ne ha escluso il contrasto con l'art. 121 della Costituzione e con la disciplina dettata dallo Statuto della Regione Abruzzo riguardo alle competenze del Presidente, degli assessori e del Consiglio regionale", scrive il consigliere Camillo D'Alessandro coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale.
"E' assolutamente fuorviante - aggiunge - ritenere che il parere voglia avvalorare l'ipotesi che il Presidente della Giunta debba revocare gli assessori per poter procedere alla designazione delle nomine dei vertici degli enti partecipati e strumentali della Regione, quando invece il Collegio ha più semplicemente confermato la possibilità per il Presidente (in quanto vertice monocratico della Regione che risponde direttamente al Consiglio) di riassumere su di sé il potere di proposta, affidando alla Giunta come organo collegiale la decisione finale, secondo quanto previsto dalla L.R. 77/99. Il DPGR sarebbe stato illegittimo se fosse stato un atto normativo regolamentare, cosa che non è, come lo stesso Collegio ha dimostrato, poiché invece è un atto di indirizzo amministrativo generale pienamente rientrante nelle prerogative del Presidente, fatti salvi i rilievi contenuti nelle motivazioni".
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