Primo Piano

In Italia ci sono 250mila smart worker

In Italia lo smart working è già stato sdoganato da molte aziende quali Microsoft Italia, ma anche Enel, Vodafone, Ferrovie dello Stato e Unicredit, solo per citarne alcune. Guardando ai risultati dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, attualmente gli smart worker in Italia sono circa 250mila: tanti sono infatti i lavoratori dipendenti che possono decidere sostanzialmente in autonomia i propri orari, i propri strumenti e le proprie postazioni di lavoro. A conti fatti, dunque, sono già in tutto e per tutto 'lavoratori 'agili' circa il 7% dei dipendenti tra dirigenti, quadri ed impiegati, segnando così un clamoroso aumento del 40% rispetto al 2013, anno in cui in Italia il concetto di smart working era poco più che un sussurro nei soli corridoi delle multinazionali. Ancora oggi, del resto, la prestazioni smart sono caratteristica peculiare delle grandi aziende, mentre nell'universo delle Pmi questa nuova modalità deve ancora prendere slancio: qui, infatti, solo il 5% dei business ha realizzato dei progetti di questo tipo durante il 2016. Ora ci si interroga su cosa cambierà con l'applicazione delle nuove regole. I dati relativi al 2016 dicono infatti che il dipendente 'agile' in Italia è nel 69% dei casi di sesso maschile, ha mediamente 41 anni ed è occupato perlopiù del settentrione (tra gli impiegati smart individuati in Italia il 52% vive infatti al Nord, il 38% al Centro e il 10% al Sud).

"Con questa nuova regolamentazione dello smart working i numeri potrebbero però cambiare - ha spiegato Carola Adami, ceo di Adami & Associati - in quanto tra il Ddl sembra confezionato appositamente per aiutare quelle donne che ad oggi rinunciano ad un'occupazione stabile per evitare di allontanarsi ogni giorno dalla propria abitazione e dai propri figli". I casi da cui prendere esempio per esportare la modalità di smart working anche nella propria azienda, come anticipato, non mancano di certo. Basti guardare ad Enel: dopo una partenza sperimentale con 500 dipendenti che hanno avuto la possibilità di lavorare lontano dai propri uffici per un giorno alla settimana, si è passati alla fase vera e propria dell'iniziativa, che ha visto entrare in modalità smart working ben 7.000 dipendenti in tutta Italia. Quando si parla di digitalizzazione del mondo del lavoro e di Industria 4.0, del resto, si parla in fin dei conti anche di questo: la tecnologia deve e può essere al servizio sia dei lavoratori che delle imprese, per un miglioramento reciproco.

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La spesa sanitaria pubblica si riduce

 

Sale a 35,2 miliardi di euro la spesa di tasca propria per la sanita' (+4,2% nel periodo 2013-2016). E l'area della ''sanita' negata'' continua ad espandersi: nell'ultimo anno 12,2 milioni di italiani hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie (1,2 milioni in piu' rispetto all'anno precedente). E' quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute presentata oggi al ''Welfare Day 2017''. Non si ferma il boom della spesa sanitaria privata. La conseguenza sociale e' un gorgo di difficolta' e disuguaglianze crescenti che risucchiano milioni di persone. Sono 13 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno sperimentato difficolta' economiche e una riduzione del tenore di vita per far fronte a spese sanitarie di tasca propria, 7,8 milioni hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi o indebitarsi con parenti, amici o con le banche, e 1,8 milioni sono entrati nell'area della poverta'. Nel pubblico poi le liste di attesa sempre piu' lunghe e sarebbe proprio questo secondo il Censis la ragione principale per cui tanti italiani vanno nel privato e pagano a tariffa intera. Per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in piu' rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l'attesa arriva a 142 giorni. Per una colonscopia l'attesa media e' di 93 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), ma al Centro di giorni ce ne vogliono 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), ma al Sud sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l'attesa media e' di 67 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma l'attesa sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (+18 giorni rispetto al 2014), con un picco di 77 giorni al Sud. Le distanze tra le sanita' regionali infine si ampliano, almeno per quello che riguarda quanto viene recepito dai cittadini. Il 64,5% degli italiani e' soddisfatto del Servizio sanitario, mentre il 35,5% e' insoddisfatto. Al Sud pero' i soddisfatti sono solo il 47,3%, mentre sono il 60,4% al Centro, salgono al 76,4% al Nord-Ovest e arrivano all'80,9% al Nord-Est. Il 31,8% degli italiani e' convinto che nell'ultimo anno il Servizio sanitario sia peggiorato, solo il 12,5% pensa che sia migliorato e il 55,7% ritiene che sia rimasto stabile. Al Sud il 38,9% dei cittadini pensa che la sanita' della propria regione sia peggiorata, il 13,3% che sia migliorata e il 47,9% che sia rimasta uguale. Al Centro il 34,2% ritiene che sia peggiorata, l'11,4% migliorata e il 54,3% rimasta uguale. Al Nord-Ovest il 25,2% la giudica peggiorata, l'11,8% migliorata, il 63% rimasta uguale. Al Nord-Est per il 26,1% e' peggiorata, per il 13,1% e' migliorata e per il 60,8% e' rimasta uguale. 

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Cna: il peso del fisco sulle piccole imprese è 61,2%

Il peso complessivo del fisco non dà tregua alle piccole imprese. Dopo il sensibile calo della pressione fiscale registrato nel 2015, il 2016 ha visto il Total tax rate (Ttr) delle piccole imprese italiane fermo al 60,9% e per quest'anno si prevede che sulle piccole imprese salirà dello 0,3%, toccando il 61,2%. E' quanto si legge nel rapporto 2017 dell'Osservatorio permanente Cna, "Comune che vai, fisco che trovi", sull'andamento della tassazione sulle piccole imprese in 135 città italiane. Qualche leggero sollievo potranno registrarlo le aziende che opteranno per il nuovo regime previsto dall'Iri (l'Imposta sul reddito delle imprese, che alleggerisce la tassazione del reddito lasciato in azienda) nel qual caso scenderà al 58,1%. A differenza di altri organismi, l'Osservatorio Cna precisa di basare la sua analisi sull'impresa tipo italiana, con un laboratorio e un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai di personale, 50mila euro di reddito. L'andamento del Ttr si ripercuote anche sull'arrivo del Tfd, il giorno in cui l'imprenditore si libera del peso fiscale: dal seguente può finalmente cominciare a lavorare per sé e per la sua famiglia. L'anno scorso la liberazione fiscale delle piccole imprese in Italia è stata festeggiata il 10 agosto, quest'anno dovrebbe rimanere stabile, arretrando al 30 luglio per le piccole imprese che abbiano optato per l'Iri. Passando alle città radiografate dall'Osservatorio, però, le sorprese non mancano. Nel 2016 Reggio Calabria si conferma il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 73,2%, un po' meno peggio del 2015 (74,9%) ma ben più del 62,4% segnato nel 2011. Immutate anche le posizioni alle spalle della maglia nera.

Seconda per incidenza del Ttr sulle piccole imprese è stata Bologna con il 71,9%(-1%), terza Roma (69,1%/-2,6%), quindi Firenze (69%), Catania (68,5%), Bari (68,1%), Napoli (67,8%), Cremona e Salerno (66,8%), Foggia (66,3%), Sassari (66,1%). Agli antipodi di Reggio Calabria si è piazzata Trento, dove il Ttr ha inciso soltanto per il 53,9%. Nell'ordine l'hanno seguita Gorizia (54,4%), Cuneo, Imola e Belluno (54,5%), Sondrio (54,8%), Udine (55,2%), Carbonia (55,3%), Arezzo e Mantova (55,7%). Le graduatorie sono rimaste pressoché inalterate per il Tfd. A Reggio Calabria gli imprenditori hanno dovuto attendere il 24 settembre per cominciare a pensare a se stessi e alla propria famiglia. Per fare un confronto, nel 2011 la maglia nera era stata Napoli, dove però avevano festeggiato la liberazione fiscale il 2 settembre, ventidue giorni prima dell'anno scorso. Il Tfd è caduto il 19 settembre a Bologna, il 9 a Roma e a Firenze, il 7 a Catania, il 5 a Bari, il 4 a Napoli, il 31 agosto a Cremona e Salerno, il 30 a Foggia, il 29 a Sassari. All'opposto, i piccoli imprenditori di Trento si sono liberati dell'ingombrante "socio" fisco il 15 luglio, il 17 è stata la volta di Gorizia e Cuneo, il 18 di Imola, Belluno e Sondrio, il 20 di Udine e Carbonia, il 22 di Arezzo e Mantova. E per quest'anno che cosa prevede l'Osservatorio? In classifica le scosse dovrebbero essere poche. Reggio Calabria dovrebbe continuare a primeggiare nella poco invidiabile classifica di città con il più elevato Ttr italiano (con il 73,4%) e a festeggiare per ultima il Tfd (il 24 settembre). Così come Trento sembra destinata a rimanere la città più "benevola" con il 54,1% di Ttr e il 16 luglio di liberazione fiscale.

La pressione fiscale in Italia è troppo elevata, qualunque dato si prenda, sottolinea la Cna. Ma il "problema vero" risiede piuttosto nella "iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale secondo la natura del reddito e svantaggia le imprese, in particolare le piccole imprese personali". Per l'associazione è quindi "arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato" per raggiungere tre obiettivi di utilità generale: "ridurre la pressione fiscale garantendo, nel contempo, maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro; invertire sensibilmente la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli; usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna". Per raggiungere "in tempi rapidi e senza oneri aggiuntivi" questi tre obiettivi, prosegue la Cna, occorre: "ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, utilizzano le risorse provenienti dalla spending review e dalla lotta all'evasione; rendere l'Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d'impresa; rivedere la tassazione Irpef delle imprese personali e degli autonomi, prevedendo delle riduzioni automatiche all'aumentare del reddito dichiarato rispetto al reddito ideale suggerito attraverso i nuovi Indicatori sintetici di affidabilità; trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d'imposta cedibili agli intermediari finanziari". E ancora: "definire il concetto di insussistenza di autonoma organizzazione per non assoggettare i soggetti all'Irap e aumentare la franchigia Irap ad almeno 30mila euro; rivedere al più presto i criteri per l'attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli periodicamente ai valori di mercato a invarianza di gettito; agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni di azienda, al pari di quanto è previsto in caso di conferimenti" ed "evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del reverse change previsti attualmente, lo split payment, la ritenuta dell'8% sui bonifici relativi a spese per le quali sono riconosciute detrazioni fiscali".

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Millennials senza pensione

Millennials senza pensione, a meno che i 20enni di oggi non inizino da subito a mettere da parte qualcosa per la vecchiaia: hanno 40 anni di tempo. Un articolo contenuto sul F&D Magazine on Millennial and Work del Fondo monetario internazionale, fa il punto sul rischioso futuro previdenziale di una generazione (quella dei nati tra gli anni 80 e i primi del Duemila) etichettata con più di una definizione: Millennials, appunto, perché nati a cavallo del Millennio, generazione Y, generazione digitale. "Le pensioni pubbliche hanno svolto un ruolo cruciale negli ultimi decenni per assicurare un reddito dopo il ritiro dal lavoro", si legge nell'articolo firmato da Mauricio Soto economista esperto del Dipartimento Affari fiscali del Fmi. M per la generazione dei Millennials che entra nell'età lavorativa "la prospettiva è che le pensioni non provvederanno alla loro sicurezza economica nella stessa misura in cui è stato per le generazioni precedenti". Dunque i Millennials dovrebbero subito pensare a forme di previdenza complementare. Le pensioni sono state una forma importante di reddito, coprendo oltre il 60% del reddito nei paesi Ocse. Inoltre le pensioni hanno ridotto la povertà: senza gli assegni pensionistici infatti il tasso di indigenza per over 65 nelle economie avanzate sarebbe ben più alto. 

Ma la spesa pensionistica costa: la spesa pubblica per le pensioni nelle economie avanzate è cresciuta da una media del 4% del pil negli anni Settanta al 9% nel 2015 (in Italia secondo l'Istat è stata al 15% nel 2015), riflettendo l'ivecchiamento della popolazione, con l'aspettativa di vita media che è aumentata di circa un anno ogni decennio. "Per affrontare i costi dell'invecchiamento, molti paesi hanno avviato riforme pensionistiche significative, mirando in gran parte a contenere la crescita del numero di pensionati - tipicamente aumentando le età di ritiro o riducendo le regole di ammissibilità e riducendo l'entità delle pensioni con degli incentivi", afferma Soto. Tuttavia le proiezioni mostrano come il gap generazionale sia destinato ad acuirsi: tabelle alla mano, nel 1980 le spese per la pensione in percentuale al reddito pro capite (il cosiddetto tasso di sostituzione economica) è stato pari a circa 35%, ma questa percentuale di sostituzione è destinata a scendere al 20% entro il 2060. "Questo significa che le generazioni più giovani dovranno lavorare più a lungo e risparmiare di più per andare in pensione e ottenere tassi di sostituzione simili a quelli dei pensionati di oggi. La buona notizia per questi giovanissimi è che hanno 40 anni per correre ai ripari, pianificando lunghe carriere e iniziando a mettere i soldi da parte. Ma - conclude Soto - devono cominciare ora"

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Nessun problema per la siccità in Abruzzo

Se fino a dicembre la siccita' aveva caratterizzato anche l'Abruzzo, con le abbondanti piogge e nevicate iniziate nel mese di gennaio la regione si presenta alla stagione estiva non facendo registrare nessun problema di approvvigionamento idrico. Insomma il 'secco' autunnale e' un lontano ricordo.I diversi bacini imbriferi hanno raccolto l'acqua necessaria soprattutto per far fronte ai bisogni dell'agricoltura. Che la situazione non rappresentasse un problema lo aveva sostenuto anche il sottosegretario con delega all'Ambiente, Mario Mazzocca: "stiamo monitorando - aveva detto agli inizi di febbraio - ma non c'e' nessuna emergenza. Vedremo tra un mese cosa accadra'". E' comunque innegabile che prima delle tanto attese precipitazioni - una manna anche per gli operatori turistici montani che attendevano la neve - la crisi idrica sia stata un incubo anche per questa regione. Anche gli esperti erano in allarme. Una cosa del genere - affermo' il meteorologo abruzzese Giovanni De Palma - e' certa: da almeno un decennio non cadeva cosi' poca acqua. Da non sottovalutare che il terremoto del 18 gennaio scorso e gli altri eventi sismici che avevano comportato anche lo svasamento della diga di Campotosto, nel Teramano, pregiudicando non solo l'irrigazione ma anche la produzione di energia elettrica. Anche secondo Appennino Ecosistema, dicembre e' stato il mese piu' siccitoso degli ultimi 10 anni, visto che e' piovuto il 10 per cento di quanto piove mediamente sull'Appennino centrale. Emergenza, comunque, rientrata, e anche le produzioni ortofrutticole della piana del Fucino, nella Marsica, sono salve. 

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L’Italia è nella top ten delle mete più ambite per il turismo attivo

Il 43% degli italiani indica la natura come il luogo fondamentale del benessere, un concetto che i turisti associano a "rigenerarsi", "tornare in forma","fare attività fisica". Inoltre, secondo uno studio condotto dall' A.T.T.A. (Adventure Travel Trade Association), il network internazionale che raggruppa le imprese e gli organismi istituzionali che si occupano di turismo attivo nel mondo (la Regione Abruzzo è l'unica regione italiana a farne parte), l'Italia è sorprendentemente nella top ten mondiale delle mete più ambite per il turismo attivo, collocandosi al quinto posto nella graduatoria dei turisti adventure occasionali, dopo colossi del settore come Stati Uniti, Messico, Canada e Regno Unito e nel 2016 è risultata al primo posto per prenotazioni dopo Stati Uniti e Spagna. Tendenze che - rafforzate dall'andamento del turismo nei parchi (102 milioni di presenze nel 2016) - spingono in modo sempre più convinto a pensare che le aree protette possono diventare luoghi privilegiati dove praticare attività e prendersi cura del proprio spirito e del proprio corpo, ritrovando equilibri ormai quasi scomparsi altrove. Immense palestre a cielo aperto che sempre più incrociano il tema del benessere e dell'attività fisica legata al salutismo. Partendo da questi presupposti è nato, nel cuore del Parco della Majella, il Festival del Benessere, un evento che fino al 4 giugno animerà il piccolo comune di Caramanico Terme, nella settimana dell'Abruzzo open day. Una full immersion a tutto tondo nel benessere e nella bellezza, possibile grazie all'unicità del territorio della Majella: un'area dell'Abruzzo ancora integra e lontana dai flussi turistici di massa, dominata dai quasi tremila metri della Montagna Madre, ricchissima di fauna selvatica tra cui lupi, orsi e camosci, impreziosita dalle potenti sorgenti termali di Caramanico (le seconde in Europa per presenza di idrogeno solforato), in un territorio che offre infinite possibilità per praticare sport all'aria aperta e costellato dalla presenza di molti eremi e abbazie. "I nostri Parchi", spiega Simone Angelucci, Sindaco di Caramanico Terme, "stanno diventando famosi non tanto per quello che contengono o che vietano, quanto per quello che in essi si può fare. Gli ultimi dati ci dicono che il 47% dei turisti sceglie la vacanza natura per le attività sportive e nella Majella, tra escursionismo, nordic walking, canyoning, ippoturismo, sci alpinismo, possiamo soddisfare le esigenze di tutti i gusti. Se poi aggiungiamo che il numero di lupi, in proporzione al territorio, è ben superiore, a quello del famoso Parco di Yellowstone, e che abbiamo acque termali portentose per la cura delle malattie dell'apparato respiratorio e che hanno salvato dalla sordità numerosi bambini, il mix di offerte del nostro parco ci colloca ai primi posti come land of wellness". Nei quattro giorni del Festival del Benessere, si potranno provare una serie di esperienze, molte delle quali gratuite, per sperimentare cosa vuol dire cercare il benessere, fisico e psichico, nella natura di un parco. Dalle escursioni notturne per osservare gli animali selvatici, ai trattamenti relax alle Terme di Caramanico, dai trekking e le passeggiate nei luoghi più suggestivi del Parco, ai concerti nelle vie del Borgo, alle degustazioni di prodotti tipici del territorio

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Intesa Cina-Ue per reciproca difesa dei prodotti, c’è il Montepulciano d’Abruzzo

Ue e Cina hanno raggiunto un'intesa per pubblicare una lista di duecento indicazioni geografiche, 100 europee e 100 cinesi, che saranno considerate da proteggere, attraverso un accordo bilaterale da concludere nel 2017. L'Italia ha il numero maggiore di specialita' inserite nella lista, 26, che vanno dall'aceto balsamico di Modena alla mozzarella di bufala e a grandi vini come Chianti e Franciacorta. L'accordo e' stato siglato durante il summit economico Ue-Cina

L'Italia si vede riconosciuta una specialita' in piu' rispetto alla Francia. La pubblicazione della lista, spiegano dalla Commissione europea, apre il processo per proteggere i prodotti elencati da imitazioni e contraffazioni. Una buona notizia per i produttori europei, dato che il mercato dell'agrifood cinese e' uno dei piu' grandi al mondo, con un gusto crescente della classe media per i prodotti alimentari europei. La lista, accanto a eccellenze europee come ad esempio lo champagne francese e il feta greco, comprende i seguenti prodotti italiani: Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino Superiore, Barolo, Brachetto d'Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene-Prosecco, Dolcetto d'Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana Padano, Grappa, Montepulciano d'Abruzzo, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Prosciutto S. Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Nobile di Montepulciano.

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Scatta il giorno di liberazione fiscale

"Oggi e' l'ultimo giorno dell'anno che lavoriamo per il fisco; da domani, infatti, scatta il tanto sospirato giorno di liberazione fiscale". A dare la buona notizia e' la Cgia, che ha calcolato anche per il 2017 la data in cui iniziamo a lavorare per noi stessi: il 3 giugno. "Incluse le festivita' - dice il coordinatore dell'Ufficio Studi Cgia, Paolo Zabeo - nel 2017 sono stati necessari 153 giorni per scrollarci di dosso la morsa del fisco; ben 38 giorni in piu' rispetto al dato registrato nel 1980". "Lavorare 5 mesi su 12 per lo Stato - dice Zabeo - da' l'idea di quanto eccessivo sia il nostro fisco. Al netto del peso dell'economia sommersa, sui contribuenti fedeli al fisco grava una pressione fiscale reale che sfiora il 50%, un carico che non ha eguali in Europa". "Per ridurre strutturalmente le tasse dobbiamo in misura corrispondente tagliare la spesa pubblica improduttiva - segnala Renato Mason, segretario Cgia - e nonostante gli effetti della spending review siano stati relativamente modesti, il carico fiscale complessivo ha iniziato a scendere. Se avessimo abbracciato la strada del federalismo fiscale, molto probabilmente la contrazione sarebbe stata maggiore". Con l'introduzione in particolar modo del cosiddetto bonus Renzi (maggio 2014), l'eliminazione dell'Irap dal costo del lavoro (2015) e la cancellazione della Tasi (2016), la pressione fiscale ha cominciato a scendere. Oltre a questa misura, nel 2017 hanno concorso alla contrazione del peso fiscale e contributivo la riduzione dell'Ires dal 27,5 al 24%; i super-ammortamenti (al 140%); l'aumento delle deduzioni Irap; l'innalzamento delle soglie per accedere al regime dei minimi e la proroga del parziale esonero contributivo a carico delle imprese che hanno assunto personale a tempo indeterminato. Se dal 2011 c'e' stato un costante aumento del prelievo, dal 2014 si e' invertita la tendenza anche se la maggioranza dei benefici introdotti dal governo Renzi non ha interessato il popolo delle partite Iva. "Ancora una volta - conclude Mason - l'insensibilita' della classe politica di questo Paese ha prevalso sugli interessi dei piccoli produttori".

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Pil in aumento all’1,2 per cento

L'Istat rivede in deciso rialzo la crescita del primo trimestre del 2017, con il Pil che balza allo 0,4% sul trimestre precedente e all'1,2% su base annua. Le prime indicazioni dell'Istituto, diffuse a meta' maggio, davano il Prodotto interno lordo a +0,2% a livello congiunturale e a +0,8% in termini tendenziali. La revisione, a sorpresa, e' dovuta, spiegano dall'Istat, all'integrazione nei dati della buona performance dei servizi.

Il livello del Pil in euro nel primo trimestre del 2017 si riporta cosi' ai valori del secondo trimestre del 2012, recuperando circa cinque anni. L'Istat infatti registra, precisamente, per i primi tre mesi dell'anno un valore del Prodotto interno lordo pari a 395 miliardi e 783 milioni di euro (valori concatenati). L'Istat ricorda che i dati sono stati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (il primo trimestre ha avuto due giornate lavorative in piu' sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al primo trimestre del 2016). Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda nazionale hanno registrato una crescita dello 0,5% dei consumi finali nazionali e un calo dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono aumentate dell'1,6% e le esportazioni dello 0,7%. Nel dettaglio, la domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita. Anche la variazione delle scorte ha spinto il Pil (0,4 punti percentuali), mentre l'apporto della domanda estera netta e' stato negativo per 0,2 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di agricoltura (+4,2%), che in questo modo recupera quanto aveva perso, e servizi (+0,6%), mentre quello dell'industria risulta negativo (-0,3%). Su base annua invece l'agricoltura va sostanzialmente in pareggio (+0,1%), l'industria e' in positivo (+0,6%), grazie alle costruzioni (+1,0%) e i servizi ottengono il rialzo maggiore (+1,2%), con andamenti positivi su tutti i fronti, dal commercio al credito.

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D’Alfonso: al via i bandi per l’innovazione digitale

La Regione Abruzzo ha avviato il processo di digitalizzazione della macchina amministrativa regionale per semplificare i processi tecnico-amministrativi che coinvolgono cittadini, imprese e liberi professionisti, con strumenti informatici di ultima generazione. Già programmati i primi cinque interventi informatici dell'Azione 2.2.2 del Por Fesr Abruzzo 2014-2020 per un costo stimato di circa 1,2Ml di euro. Si tratta di iniziative previste dall'Agenda Digitale della Regione Abruzzo che interessano il potenziamento della rete geodetica regionale, l'aggiornamento del data base territoriale, il potenziamento dei sistemi di monitoraggio dei progetti comunitari, l'evoluzione del sistema informativo open data e la completa digitalizzazione dei processi amministrativi. Il servizio Sistema informativo regionale ha pubblicato i relativi bandi di gara sul Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (Mepa). "Gli interventi programmati - ha dichiarato. Il Presidente Luciano D'Alfonso - sono rivolti principalmente ai professionisti che si occupano di analisi e studio del territorio, cittadini, pubbliche amministrazioni ed imprese. Il potenziamento della rete geodetica regionale oltre ad incrementare la qualità del dato, consentirà anche una ricostruzione più fedele dei movimenti tellurici e franosi. L'evoluzione del sistema open data regionale, invece, ha l'obiettivo di diffondere ai cittadini ed alle imprese il maggior numero di informazioni pubbliche e garantire i più alti livelli di trasparenza amministrativa". Con l'intervento sul data base territoriale regionale saranno prodotti gli aggiornamenti sulla viabilità, e della rete dei sottoservizi

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