Le storie

Dopo i 105 anni d’età, il rischio mortalità si ferma

Fino all'eta' di 80 anni circa il rischio di mortalita' aumenta, ma poi decelera fino a raggiungere un livello costante dopo i 105 anni. Il rischio di mortalita' diminuisce nel tempo anche a queste eta' estreme. Quindi, se esiste un limite alla longevita', questo non e' stato ancora raggiunto. Sono le conclusioni di uno studio condotto da ricercatori delle universita' La Sapienza, Roma Tre, Berkeley e Southern Denmark e dell'Istat. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. Lo studio e' un tentativo di rispondere a domande come "C'e' un limite biologico alla longevita' umana? Come cambia il rischio di morire con l'avanzare dell'eta'?". Per riuscirci e' necessario stimare con esattezza il rischio di mortalita' degli ultracentenari. La mancanza di dati affidabili su questi "pionieri della longevita'" ha alimentato un controverso dibattito tra gli scienziati di tutto il mondo. La comunita' scientifica e' oggi divisa tra chi sostiene che la curva dei rischi di mortalita' continui ad aumentare esponenzialmente con l'eta' e chi invece argomenta che essa deceleri e raggiunga un livello costante (plateau) alle eta' piu' elevate, mimando il comportamento di altre specie animali. Nello studio i ricercatori hanno studiato dati accuratamente documentati sui semi-supercentenari italiani (coloro che superano l'eta' di 105 anni). I ricercatori hanno stimato per la prima volta la mortalita' alle eta' avanzate con una accuratezza e precisione che non era stata finora possibile. E hanno individuato l'eta' di 105 anni come soglia oltre la quale il rischio di mortalita' rimane costante. Questa scoperta, secondo i ricercatori, e' cruciale per la comprensione dei meccanismi alla base della senescenza e della longevita' umana. Essa costituisce una prima cruciale conferma del ruolo giocato dalla sopravvivenza selettiva e fornisce la necessaria chiarezza empirica per il progresso degli studi che riguardano le teorie evolutive sulla senescenza. 

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Svimez, un universitario su 4 emigra al centro nord

Nel corso degli ultimi quindici anni si e' manifestato, con intensita' crescente, un flusso migratorio dalle regioni meridionali verso il Centro-Nord e/o l'estero. La cronica debolezza della domanda di lavoro meridionale e' all'origine di questo fenomeno. Lo sottolinea il rapporto Svimez che sara' presentato lunedi' prossimo in Senato. All'interno di questo trend, che, come sottolineato dalla Svimez nei suoi Rapporti sin dal 2010, si caratterizza per una rilevante crescita della cosiddetta migrazione intellettuale, se ne e' affiancato un altro consistente nel trasferimento di un numero crescente di giovani meridionali che vanno a studiare in universita' localizzate nelle regioni centrosettentrionali. Si tratta in sostanza della decisione di anticipare la decisione migratoria gia' al momento della scelta universitaria, con l'obiettivo di avvicinarsi a mercati del lavoro che vengono ritenuti maggiormente in grado di assorbire capitale umano ad alta formazione. "E' evidente che la perdita di una quota cosi' rilevante di giovani ha, gia' di per se', un effetto sfavorevole sull'offerta formativa delle universita' meridionali - rileva il Direttore SVIMEZ, Luca Bianchi -. Ben piu' gravi, tuttavia, sono le conseguenze sfavorevoli che derivano dalla circostanza che, alla fine del periodo di studio, la parte prevalente degli studenti emigrati non ritorna nelle regioni di origine, indebolendo le potenzialita' di sviluppo dell'area attraverso il depauperamento del cosiddetto capitale umano, uno degli asset piu' importanti nell'attuale contesto"

 Accanto a questo effetto, "di piu' lungo periodo" e di difficile quantificazione, ve ne e' un altro, piu' immediato, probabilmente di minore impatto, ma non per questo trascurabile. "Precisamente - sottolinea Bianchi - la perdita di una quota cosi' rilevante di giovani ha due implicazioni: una minore spesa per consumi privati espressa dai residenti (in diminuzione) all'interno dell'area; una minore spesa per consumi collettivi afferenti al capitolo istruzione. In altre parole, la perdita di questo stock di giovani implica che nel Sud vi sia una minore spesa privata per consumi e un'altrettanta inferiore spesa per istruzione universitaria da parte della P.A. (che in Contabilita' nazionale va sotto la voce consumi collettivi)". Nell'anno accademico 2016/2017, i meridionali iscritti all'Universita', secondo quanto rende noto Svimez, sono complessivamente 685 mila circa, di questi il 25,6%, pari a 175 mila unita', studia in un Ateneo del Centro-Nord. La quota, invece, di giovani residenti nelle regioni del Centro-Nord che frequenta un'Universita' del Mezzogiorno e' appena dell'1,9%, pari a 18 mila studenti. Ne deriva, quindi, un saldo migratorio netto universitario pari a circa 157.000 unita'. Per offrire un ulteriore termine di paragone, nello stesso A.A. in tutte le universita' del Sud risultavano iscritti 509.000 studenti. Il movimento "migratorio" per fini di studio ha interessato, quindi, circa il 30% dell'intera popolazione rimasta a studiare in atenei meridionali. Gli studenti "emigrati" per motivi di studio rappresentano, inoltre, circa lo 0,7% della popolazione residente meridionale.

 Le regioni meridionali che si caratterizzano per i maggiori flussi in uscita in termini assoluti sono la Sicilia e la Puglia, con oltre 40 mila giovani che studiano al nord, mentre in termini di percentuale su totale degli iscritti, i tassi migratori universitari piu' elevati riguardano le regioni piu' piccole del Sud, Basilicata e Molise con oltre il 40%, la Puglia e la Calabria con il 32% circa e la Sicilia con il 27%. "Si e' poi proceduto a stimare l'impatto economico del trasferimento di 157 mila studenti meridionali al Nord in termini impatto negativo derivante dai minori costi sostenuti dagli atenei del sud, a causa dall'emigrazione studentesca - incalza il Direttore SVIMEZ - Lo spostamento degli studenti causa una riduzione dei costi sostenuti dagli atenei per i diversi corsi di studio (costi docenti, costi servizi didattici, costi delle infrastrutture). Per quantificare queste risorse e' stato preso in considerazione il parametro del costo standard, alla base dei criteri utilizzati dal MIUR per finanziare le istituzioni universitarie. La cifra stimata e' di circa un miliardo annuo di minore spesa della PA nel Mezzogiorno dovuta alla iscrizione fuori circoscrizione di 153 mila studenti meridionali". E' stata, infine valutata, la spesa per consumi privati attivata dagli studenti meridionali che studiano al Centro-Nord per gli alloggi e per le principali voci del costo della vita (prodotti alimentari, fornitura di acqua, energia e gas, spese sanitari, trasporti e comunicazioni) distinte, in base alle tabelle ISTAT, per citta' di residenza. Si fa presente che tale costo medio annua e' profondamente differenziato e va dal valore massimo di 4.700 euro di chi studia a Milano ai 1.700 euro di Cassino e Vercelli. Il valore complessivo dei consumi privati che, per effetto della migrazione universitaria, viene trasferito dal Sud al Nord e' di circa 2 miliardi.

 L'emigrazione studentesca causa, dunque, in termini di impatto finanziario una perdita complessiva annua di consumi pubblici e privati di circa 3 miliardi di euro. A partire da queste cifre, si puo' fare un ulteriore passo avanti. "Con il modello econometrico bi-regionale della SVIMEZ si puo' valutare l'impatto che questa minore spesa in consumi (privati e collettivi) ha sul livello del Pil meridionale - conclude Luca Bianchi - considerando oltre agli effetti diretti anche gli effetti indiretti e indotti da questa minore spesa sull'occupazione locale e quindi sui redditi. Nel 2017, il reddito aggregato meridionale e' risultato inferiore di circa 0,4 punti percentuali a quello che si sarebbe avuto trattenendo sul territorio i 153 mila studenti emigrati"

Nella tabella che segue si riporta il numero di studenti universitari delle regioni del sud iscritti nel 2016-2017, la quota di emigrati al centro-nord in termini assoluti e in percentuale.

Regione.............totale iscritti.......al centro-nord.....percentuale

Abruzzo...............44.601..................16.223.............36,4%

Basilicata.............21.758....................9.501.............43,7%

Calabria...............72.171..................22.959.............31,8%

Campania...........206.341.................29.333..............14,2%

Molise .................11.422...................4.815..............42,2%

Puglia................126.272..................40.331..............31,9%

Sardegna.............47.229...................9.528...............20,2%

Sicilia.................155.271.................42.403...............27,3%

Mezzogiorno.......685.065...............175.093...............25,6%

Centro-Nord.......925.072...............942.779...............98,1% 

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La battaglia del solstizio. Centesimo anniversario.

Ricorrono in questi giorni i cento anni dall’inizio della battaglia del solstizio d’estate. Tutto era cominciato il 24 ottobre del 1917 quando le truppe austro tedesche ruppero il fronte della II° Armata nella zona di Caporetto sul fiume Isonzo. Si disse che era stato un attacco di sorpresa, ma non era affatto così. Sin dall’inizio di settembre il Servizio Informazioni dell’esercito sapeva che qualcosa di grosso si sarebbe scatenato sul fronte italiano Era infatti noto che la VII Armata tedesca al comando del generale Von Bulow era in fase di trasferimento dal fronte francese a quello italiano. Nei giorni seguenti le informazioni si arricchirono. Ci sarebbe stato un attacco in trentino, ma si trattava di una mossa atta ad attirare in quel punto le riserve italiane. Una serie di disertori ungheresi e croati rivelarono fin nei minimi particolari il piano ideato dal generale Kraft von Demelsingen. L’attacco sul fronte dell’Isonzo sarebbe iniziato alle ore 3 del 24 ottobre con un bombardamento di artiglieria anche a gas e presto nella mattina ancora oscura e nebbiosa si sarebbe scatenato l’attacco austro-tedesco. E allora perché ci un crollo della II Armata? Il suo comandante, il generale Capello riteneva di poter facilmente bloccare l’attacco e partire al contrattacco con la sua armata forte di 900.000 uomini. Era convinto di aprirsi la strada per Lubiana e di vincere da solo la guerra. Mantenne perciò i suoi uomini schierati in posizione di attacco, non approntò linee di difesa ben organizzate e mantenne le artiglierie avanzate con l’ordine di non rispondere al fuoco ma iniziare a sparare solo sulle truppa avanzanti. Il Maresciallo Cadorna aveva invitato i comandanti ad assumere una posizione difensiva ma non aveva fatto nulla per correggere gli errori di schieramento dei suoi comandanti.

 

Il crollo di Caporetto

In poche ore le prime linee furono sbaragliate; le artiglierie troppo avanzate subito neutralizzate. Molte unità rimasero isolate per la distruzione delle linee telefoniche. Un giovane tenente, Erwin Rommel che sarebbe diventato famoso nella Seconda Guerra Mondiale portò i suoi soldati ad avanzare rapidamente nelle valli trascurando i capisaldi in quota che restarono isolati e dovettero arrendersi. Nei primi giorni il caos fu indescrivibile. Interi battaglioni si arresero senza sparare un colpo e si consegnarono agli austriaci al grido di viva l’Austria. Dopo oltre due anni e mezzo di vita di trincea, dopo dieci battaglie in cui per conquistare pochi chilometri di territorio si verificavano predite giornaliere anche di 30.000 uomini non ce la facevano più e pensavano, dandosi prigionieri, di salvare la vita. Non immaginavano la durezza delle prigioni austriache dove tantissimi di loro morirono per fame e per malattie. 350.000 uomini furono presi prigionieri; molti altri fuggivano gettando le armi. Cadorna fece un comunicato dando la colpa alla viltà e al tradimento dei soldati, cosa che era falsa, perché tranne qualche rara eccezione, le unità abbandonate, senza ordini e circondate non erano in grado di difendersi. Ci furono fucilazioni e decimazioni. Il Comando Generale sembrava aver perso la testa. Cadorna si rivolse al Maresciallo Foch comandante generale degli eserciti alleati per chiedere qualche divisione in aiuto. Si sentì rispondere che uomini e artiglierie non ci sarebbero state date perché la situazione era troppo pericolosa. Le truppe sarebbero arrivate quando il fronte si fosse stabilizzato, ciò è quando non sarebbero state più necessarie, Consigliarono anche di ritirarsi fino all’Adda o addirittura al Mincio, abbandonando all’invasione tutto il Veneto ed anche una parte della pianura padana. Chi non perse la testa fu il Governo e fu il Re che esortarono i soldati a riprendersi e a tenere duro. Cadorna che aveva commesso molti errori ma era un buon comandante recuperò il suo sangue freddo e la rotta si trasformò in una ritirata organizzata. Fu necessario far arretrare anche la invitta II armata comandata da S.A.R. il Duca d’Aosta.

 

La linea del Grappa e del Piave

La nostra ritirata si arrestò su una linea ben fortificata, quella del Montello, del Monte Grappa e del Piave che con la piena di quei giorni aiutò le nostre truppe. Gli austro tedeschi tentarono di forzare questa linea, ma la loro spinta offensiva si era esaurita e dovettero arrestarsi. Durante l’inverno e la primavera l’esercito venne ristrutturato e rafforzato con nuove unità e nuove artiglierie. Enorme fu lo sforzo umano ed industriale di tutta la Nazione. I giovani della classe 1999, appena diciottenni furono chiamati alle armi e si presentarono come volontari molti diciassettenni.

 

La battaglia del solstizio

Gli eserciti degli Imperi Centrali erano esausti; non avrebbero sopportato un ulteriore anno di guerra. Doveva decidersi tutto con una battaglia finale. I tedeschi erano tornati sul fronte occidentale e gli austriaci decisero di compiere il massimo sforzo con una grande battaglia scatenata a metà giugno. Sul Piave i nostri ragazzi resistevano mentre E.A: Mario componeva la famosa canzone “La leggenda del Piave” Sui ruderi di alcuni casolari diroccati ignote mani scrissero “Meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora “ e “ o tutti eroi o tutti accoppati” Gli austriaci riuscirono a passare in qualche punto il Piave ma furono fermati e dovettero riattraversare il fiume. Analoga resistenza sul Montello e sul Grappa che fece nascere la canzone “Monte Grappa tu sei la mia Patria” Il mio nonno paterno, capitano di artiglieria non commise l’errore del precedente ottobre. Quando gli austriaci iniziarono il tiro di preparazione, ordinò il fuoco di contro batteria. Molti pezzi austriaci furono distrutti. I grossi calibri opportunamente arretrati iniziarono il tiro a lunga gittata sulle zone di raccolta delle truppe nemiche, scompaginandone le formazioni. Fu in questi giorni che cadde Francesco Baracca, colpito da un colpo di fucile mentre mitragliava a bassa quota. Sono necessari 5 abbattimenti di aerei avversari per essere dichiarato asso; Baracca ottenne 34 vittorie, record ancora insuperato nell’aeronautica italiana. La aeronautica allora non c’era; l’aviazione faceva parte dell’esercito e Baracca essendo ufficiale del secondo squadrone di cavalleria mise sul suo aereo il simbolo del suo squadrone, il cavallino rampante che poi nel 1923 la madre del pilota concesse in uso ad Enzo Ferrari.

Alla fine di giugno l’attacco austriaco era definitivamente fallito. Il 24 ottobre 1918, nell’anniversario della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano passava all’offensiva dando inizio alla battaglia di Vittorio Veneto; il tre novembre le truppe italiane entravano a Trento e a Trieste. La mattina del quattro novembre una gran folla si radunò in piazza del Quirinale, c’era anche mio nonno. I Re si affacciò al balcone ed annunciò la vittoria. Con il sacrificio di 650.000 morti e di 1.500.000 feriti e mutilati si era conclusa la nostra ultima guerra di indipendenza.

di Achille Lucio Gaspari

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La giornata mondiale del rifugiato.

 

La giornata mondiale del rifugiato. 

 

Il 20 giugno si celebra la giornata mondiale del rifugiato; trovo opportuno ricordare che nel 429 a.c., si tenne ad Atene la prima rappresentazione del dramma di Euripide, gli Eraclidi. La trama è semplice; i figli e le figlie di Ercole fanciulli orfani di padre e di madre, accuditi solo dalla nonna Alcmena erano perseguitati dal re di Argo. Esuli, si rifugiano ad Atene presso il simulacro della dea. Per il re di Atene Demofonte, doveva essere una sorta di monarchia costituzionale, i supplici sono inviolabili. E non esita a sostenere una guerra contro gli Argivi avendo rifiutato ad essi l’estradizione dei rifugiati. E’ evidente che questo principio di accoglienza e di protezione è connaturato alla cultura occidentale ben prima che il cristianesimo si diffondesse in Europa. Su un punto però bisogna riflettere; il numero dei rifugiati era esiguo e quindi non esistevano difficoltà in ordine alla accoglienza e all’integrazione. Inoltre non esistevano all’epoca trafficanti di uomini che facevano del trasferimento di masse di persone una criminale industria clandestina. Sono poi venute ideologie come quella degli integralisti cristiani e dei marxisti ortodossi. Per gli uni Dio ha creato il mondo senza frontiere e chiunque ha diritto di spostarsi dove vuole, per qualsiasi motivo, senza dover richiedere alcun permesso. Per gli altri il proletariato e quindi i migranti economici costituiscono una classe sovra nazionale che dovrebbe godere degli stessi diritti attribuiti loro dai cristiani. E’ però evidente che queste sono utopie che si scontrano con la realtà dei fatti

 

L’effetto Salvini

Il numero dei clandestini che traversano il mare per approdare in Italia sono stati nel 2016 circa duecentomila con un costo annuo di assistenza di circa cinque miliardi di euro in una nazione che ha quattro milioni di cittadini in povertà assoluta e due milioni e settecentomila, di cui quattrocentocinquantamila bambini, che hanno dovuto procurarsi il cibo presso le mense degli istituti di assistenza. Se si considera che un viaggio dal centro Africa alle coste italiane viene a costare circa settemila euro si può calcolare che nel 2016 il ricavato dei trafficanti sia stato di circa un miliardo e quattrocentomila euro. Molti italiani pensano che ci sono idealisti favorevoli all’assistenza senza se e senza ma per tutti, ma ci sono anche quelli che, nascosti sotto la maschera del buon samaritano, puntano ad un guadagno facile e sicuro. Non è quindi la paura del diverso, ma l’affarismo che si fa sulla pelle del diverso che urta tante coscienze. È questo sentimento che spiega perché attualmente Salvini nei sondaggi ha trascinato la lega a superare i 5 stelle. MInniti era riuscito a ridurre gli sbarchi del 70%; non aveva però ottenuto nessuna solidarietà e collaborazione dall’Europa. E’ da vedere cosa otterrà l’attuale governo. Si apriranno i porti delle altre nazioni mediterranee? I confini di queste nazioni saranno considerati come i confini dell’Europa? Verrà modificato l’anacronistico trattato di Dublino? Diminuiranno ulteriormente gli sbarchi in Italia?. Su questi punti si giuoca il successo personale di Salvini e del suo partito. Salvini ha nel programma alcuni punti che non costano, come l’immigrazione clandestina e la riforma della legge sulla legittima difesa. Più costosa appare la modifica della legge Fornero e l’introduzione della flat tax. Il programma dei 5 stelle è molto più impegnativo. La legge sul reddito di cittadinanza, che tanti consensi a procurato al sud, deve avere una copertura economica per essere firmato dal Presidente della Repubblica.

 

Quali le strategie future?

Se a dicembre i sondaggi continueranno a premiare la Lega, Salvini sarà tentato di passare all’incasso. L’assorbimenti di Forza Italia è quasi completato e la Meloni non è che un piccolo satellite nel firmamento leghista. Per andare a elezioni anticipate sarà necessario che non sia possibile alcun altro governo. I 5 stelle si manterranno compatti; LEU aderirà sicuramente ad un governo di centro sinistra. Tutto quindi è nelle mani del PD. Per evitare nuove elezioni il Partito Democratico dovrà mantenersi compatto nel sostenere con un accordo di governo o attraverso un appoggio esterno un governo con i Grillini; qualsiasi consistente divisione porterà a nuove elezioni con Salvini a godere dei favori del pronostico.

 

di Achille Lucio Gaspari

 

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Niko Romito 36esimo nella Top 50 mondiale dei ristoranti

L'Osteria francescana di Massimo Bottura ha riconquistato il primo posto della classifica dei migliori ristoranti del mondo, piazzandosi davanti a El Celler de Can Roca di Girona, in Catalogna, e a Mirazur di Mauro Colagreco a Mentone, in Francia. Alla cerimonia di premiazione dei World's 50 Best Restaurants a Bilbao, nei Paesi Baschi, lo chef emiliano si e' ripreso lo scettro che lo scorso anno gli era stato tolto dall'Eleven Madison Park di Daniel Humm, ristorante di lusso di New York. Nella classifica dei 50 locali top votati da 1040 esperti divisi in 26 aree geografiche, ha perso una posizione rispetto al 2017 ed e' scivolato al 16mo posto Enrico Crippa con il suo Piazza Duomo (Alba). In crescita i fratelli Alajmo con Le Calandre a Rubano (Padova), 23esimi, e Niko Romito con il Reale a Castel di Sangro (L'Aquila), 36esimo. 

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“Non t’azzardà”: il nuovo progetto contro il gioco d’azzardo di Confcommercio Chieti

 Contrastare il gioco d'azzardo che vede l'Abruzzo primeggiare in Italia con puntate medie pro capite che toccano, addirittura, le mille e settecento euro a testa. Si chiama "Non t'azzardà" il nuovo progetto sposato da Confcommercio Chieti che è tra i soggetti capofila di un tavolo di lavoro contro le ludopatie a cui si siederanno anche i professionisti dei Servizi per le dipendenze (Ser.D) della Asl di Chieti-Lanciano-Vasto e gli esponenti dell'associazione no profit specializzata nel sovraindebitamento "Torna il sorriso" presieduta dal dottore commercialista Giuseppe Schiavo. Sarà il presidente di Confcommercio Chieti, Marisa Tiberio, a coordinare l'attività della lodevole iniziativa. "Slot machine, gratta e vinci, lotto, superenalotto, scommesse sportive e giochi a soldi in internet, sono considerati giochi d'azzardo. Malgrado talvolta si possa vincere- afferma Tiberio- alla lunga si perde pesantemente con un conseguente indebitamento che mette sul lastrico famiglie e imprenditori." "Il gioco d'azzardo patologico- sottolinea Schiavo, presidente dell'associazione "Torna il sorriso"- si pone tra le principali cause dell'indebitamento e dell'usura. Per questo motivo, insieme ad un gruppo di dottori commercialisti composto da Elena Colantonio, Giovanna Greco, Patricia Di Tullio, Fabio Fabrizio, Nicola Petta e Claudio De Nicolis, ci metteremo a disposizione dei cittadini, degli imprenditori oltre che delle famiglie alle prese con enormi perdite di denaro a causa del gioco d'azzardo." Paola Fasciani, direttore del Ser.D della Asl di Chieti, aggiunge: "Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che molte tra le persone che giocano d'azzardo sono particolarmente vulnerabili e spesso cadono in una dipendenza patologica che si manifesta soprattutto con comportamenti di gioco ripetuti e non controllabili - dice Fasciani- che comportano rischi per la salute della persona, per la sua socialità, conflitti in famiglia e perdite di somme di denaro ingenti." Diversi segnali preoccupanti in tema di gioco d'azzardo arrivano anche da soggetti giovanissimi ad ulteriore riprova di come le politiche fin qui adottate non abbiano sortito gli effetti sperati. "Non a caso - riprende Tiberio- tra gli obiettivi del progetto "non t'azzardà" ci sono l'adozione di regolamenti comunali contro il gioco d'azzardo e la sensibilizzazione della politica regionale e nazionale al fine di arginare le ludopatie tutelando, di conseguenza, le fasce più deboli rappresentate da giovani, anziani e imprenditori."

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Nasce in Abruzzo, a Manoppello, il Centro Studi Marcinelle

Nasce in Abruzzo, a Manoppello, il Centro Studi Marcinelle. Raccoglie oltre 4.000 documenti, acquisiti nel corso degli ultimi 10 anni, mettendo a disposizione del pubblico filmati, immagini e altro materiale documentale dell'epoca, relativi al disastro avvenuto l'8 agosto del 1956 in una miniera di carbone di Belgio. Una tragedia costata la vita a 262 persone, tra le quali 60 abruzzesi. La documentazione è stata catalogata sia in forma digitale sia cartacea. All'interno del Centro Studi sarà attiva una postazione multimediale, riservata a ricercatori e studiosi, e un'area dedicata alla proiezione dei filmati. L'inaugurazione venerdì 15 giugno.

"Con questa iniziativa puntiamo ad aprire una riflessione sull'emigrazione italiana di ogni epoca - spiega Davide Castellucci, presidente e fondatore dell'associazione 'Marcinelle Per non dimenticare' - mettendola in relazione con l'immigrazione che oggi interessa il nostro Paese, e con l'obiettivo di informare e sensibilizzare soprattutto i nostri giovani". La cerimonia inaugurale avrà inizio con la deposizione di una corona in memoria dei caduti di Marcinelle. Subito dopo, nella Sala Valsimi, la presentazione del Centro Studi. A seguire la proiezione del documentario "Cuore amaro", realizzato con il materiale d'archivio dell'associazione.

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Gli italiani cercano sul web le informazioni sulla Pubblica Amministrazione

Per informarsi sulla pubblica amministrazione gli italiani restano affezionati alla tv, ma cresce il peso del web: le informazioni online del settore pubblico, infatti, hanno ormai quasi raggiunto la televisione per preferenza e affidabilità. Quasi un cittadino su due si aspetta di trovare le informazioni dalla Pa su siti web e social network, e nella fascia d'età 18-54 anni il dato è ancora più alto e raggiunge quasi il 60%. Più di quattro italiani su dieci si fidano delle informazioni che ricevono sul web dalle pubbliche amministrazioni e nella fascia 18-54 anni il dato supera il 50% e, in questo caso, il web è appaiato alla tv. Inoltre, sei italiani su dieci considerano i social un'importante occasione di lavoro, il 90% chiede alla Pa maggiore possibilità di partecipazione e informazioni in tempo reale. Sono i dati che emergono dall'indagine dell'Istituto Piepoli sul rapporto tra cittadini, pubblica amministrazione e nuovi strumenti di comunicazione (web, social network, chat) realizzata in occasione del Pa Social Day, il primo evento nazionale dedicato alla nuova comunicazione pubblica via web, social network, chat, intelligenza artificiale, servizi digitali in grado di mettere il cittadino sempre più al centro del processo comunicativo. L'evento, organizzato dall'associazione PA Social (www.pasocial.info), si terrà mercoledì prossimo in contemporanea (9,30-13,30) e in diretta web e social in 17 città (Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catania, Cosenza, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Perugia, Pescara, Roma, Torino e Trieste). Tanti i temi che saranno approfonditi nei territori: dai servizi pubblici e gestione delle emergenze alla cultura del digitale al marketing territoriale, dalla nuova organizzazione e profili professionali all'intelligenza artificiale e chatbot

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I teenager americani usano sempre meno Facebook

 I teenager americani usano sempre meno Facebook. Secondo un report del Pew Research Center, oggi usa il social il 51% degli adolescenti americani tra i 13 e i 17 anni, contro l'85% di chi usa YouTube, il 72% degli utenti di Instagram e il 69% di chi usa Snapchat. Lo stesso sondaggio, relativo al 2014-15, evidenziava una percentuale di adolescenti attivi sul social di Mark Zuckerberg del 95%, di cui il 45% aveva dichiarato di essere online "quasi constantemente". Facebook è ancora il più grande social network al mondo con circa due miliardi di utenti regolari, ma alcuni sondaggi e analisi suggeriscono che stia perdendo appeal tra gli utenti più giovani.

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Dati preoccupanti per la ludopatia in Abruzzo

Il triste primato del gioco d'azzardo spetta tra le prime Regioni all'Abruzzo. E' la denuncia del responsabile del Sert, Moreno Di Pietrantonio, psicologo – psicoterapeuta, che però dice: "Dalla ludopatia si può uscire". La ludopatia è un male sociale che non risparmia nessuno: uomini, donne, giovani, fasce d'età e classi sociali diverse. Ma uscire si può: rendendosi conto di avere una patologia, parlandone con i familiari e con i centri Asl del tutto gratuiti. A Pescara il centro Asl è all'interno dell'ospedale cittadino. Il numero di telefono da comporre è 085- 42 53 492. Di solito si inizia a giocare per una vincita, poi si prosegue, fino a quando si perde l'equilibrio e si entra in un vortice profondo che non risparmia nemmeno i familiari e il più delle volte si resta sul lastrico e sulla soglia del baratro. Ora, si aggiunge anche il gioco on line che è ancor più difficile da arginare. Ma si può guarire da questa che è una vera e propria patologia, dice Di Pietrantontio, grazie al supporto della famiglia e di professionisti del settore a cui rivolgersi senza vergogna ma con la forza di tornare a vivere. 

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