Le storie

I bisnonni di Mike Pompeo, nuovo segretario di Stato USA, erano di Caramanico Terme

Grande soddisfazione a Caramanico Terme per Mike Pompeo, nominato segretario di Stato dal presidente Usa Donald Trump. I suoi bisnonni, infatti, nacquero nel piccolo paese della provincia di Pescara. Il sindaco, Simone Angelucci, che gia' aveva inviato una lettera di saluto istituzionale e di congratulazioni a Pompeo in occasione della nomina a capo della Cia, rinnova "gli auguri e umilmente rinnovo l'invito a ritrovare la sua terra natia pur consapevole che sara' certo molto impegnato oggi per concedersi un viaggio in Italia". La nonna del neo segretario di Stato, Fay, era figlia di Giuseppe Brandolini e Carmela Sanelli entrambi di Caramanico. Giuseppe nacque nel 1870 da Liborio e Anna Felice Carestia, Carmela nel 1886 da Camillo e Felicia Carestia. Giuseppe e Carmela si sposarono il 20 dicembre del 1906 e l'anno successivo decisero di emigrare per gli Stati Uniti. Giunsero ad "Ellis Island" nel 1907 dopo aver attraversato l'oceano sulla nave "Germania", tra i 1.400 passeggeri di terza classe. Poi i due arrivarono a Dawson (Colfax) nel New Mexico. In questa zona mineraria, dove il nonno lavoro', nacquero i loro nove figli. Tra questi c'era Fay, nata il 4 agosto 1910, nonna materna di Mike Pompeo. 

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Parte il crowdfunding Poopooless

Poopooless® è l’idea che un imprenditore pescarese, Ugo Miscia, titolare della MediaWellness, ha messo a punto e che mira a conquistare l’Italia e l’Europa anche tramite una raccolta fondi (crowdfunding) via internet.

Si tratta di una semplice, ma geniale, invenzione che promette di aiutare chi ha un cane (in Italia ce ne sono circa 7 milioni) nella gestione della pupù (o poopoo, all’inglese): una sorta di toilette portatile. Un manico telescopico (adattabile a ogni altezza sia del proprietario che dell’animale, che evita, quindi di doversi chinare a raccogliere il “ricordino” dell’animale) e un sacchetto di plastica biodegradabile e il gioco, anzi il Poopooless® è fatto.

Non è un problema su cui riderci sopra, e chiunque gestisce un animale sa di cosa si tratta. Inoltre:

  • sempre più spesso i Comuni – giustamente – comminano multe a chi lascia i bisogni dei propri animali per strada (con ammende che vanno da 50 a 1.000 euro);

  • è un’idea che risolve ovvie necessità igieniche;

  • è un’idea che permette di conservare e migliorare immagine e decoro delle nostre città (basti pensare ai marciapiedi ormai diventati un terreno “minato”).

“L’idea mi è venuta durante una viaggio di lavoro alle isole Canarie”, spiega Ugo Miscia, “Vedevo le persone che portavano a spasso il cane con la busta per la raccolta delle deiezioni e una bottiglia di acqua. Ho scoperto che, dopo aver raccolto le deiezioni, i proprietari dell’animale buttavano l’acqua per pulire il suolo. Da qui l’idea di una toilette portatile. Tornato in Italia ho sviluppato il progetto in una forma artigianale, per il mio cane. In questo modo non solo contribuivo a lasciare marciapiedi, aiuole e prati puliti, ma evitavo anche di piegarmi”.

Dopo la registrazione del brevetto, del logo, dei domini internet e delle pagine sui social, Miscia è arrivato alla produzione che adesso punta ai grandi numeri con un crowdfunding (tramite il sito Eppela.com) con il quale prenotare il Poopooless® che – a breve – sarà disponibile anche su Amazon.

I prezzi

  • la proposta per chi aderisce al crowdfunding attraverso Ulule è di 20 euro (compreso 360 bustine di plastica biodegrabile, per un anno)

  • su Amazon il Poopooless® sarà disponibile a 24,90 euro (comprensivo di 100 buste)

 

 

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Facebook compie 14 anni

Compie 14 anni Facebook, il popolare social network che conta oltre due miliardi di utenti e nell'ultimo anno e' stato alle prese col problema delle fake news. Il social fu lanciato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg e dai suoi compagni di universita' Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes. Originariamente progettato solo per gli studenti dell'Universita' di Harvard, fu presto aperto alle altre scuole della zona per poi avere la diffusione mondiale che conosciamo. Il sito, aperto con soli mille dollari d'investimento, ha visto crescere negli anni il suo valore in maniera esponenziale. Solo pochi giorni fa, nella trimestrale la societa' di Menlo Park ha riportato risultati sopra le attese con un utile operativo in aumento del 61% a 7,35 miliardi di dollari. Ma i conti sopra le attese non bastano: le recenti modifiche apportate all'algoritmo hanno ridotto di 50 milioni di ore al giorno il tempo trascorso sulla piattaforma dai suoi amici, che sono 1,4 miliardi giornalieri. "Il 2017 e' stato un buon anno ma anche uno difficile - ha detto Mark Zuckerberg forse riferendosi al problema fake news scoppiato durante le presidenziali Usa -. Nel 2018 siamo concentrati ad assicurarci che Facebook non sia solo divertente ma anche positivo per la società". Qualche giorno fa il social, in vista delle elezioni politiche italiane ha lanciato nel nostro paese nuovi strumenti di verifica e segnalazione delle notizie false. 

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Il collirio di Rita Levi Montalcini sarà prodotto a L’Aquila

Il collirio del premio Nobel, Rita Levi Montalcini arriva ai pazienti italiani: curera' una malattia rara che puo' portare a cecita'. Entra in commercio il medicinale biotecnologico nato dalla ricerca voluta da Rita Levi Montalcini, che per la scoperta vinse il premio Nobel, ed e' prodotto a L'Aquila. L'Oxervate, nome commerciale del cenenegermin (il principio attivo), e' prodotto nello stabilimento Dompe' dell'Aquila e da un paio di settimane e' gia' in vendita in Germania e da oggi la sua commercializzazione e' stata autorizzata anche in Italia dall'Aifa. Guarisce la cheratite neurotrofica moderata o grave, una malattia rara e invalidante dell'occhio che fino a ieri era priva di qualsiasi cura: nei casi piu' gravi veniva risolta chiudendo con una sutura le palpebre dell'occhio malato. La stima del costo del medicinale e' di un paio di miliardi di euro mentre il costo per ciclo si aggira attorno ai 15 mila euro.

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Stazione di Pescara Centrale: Potete solo aspettare

Dovete avere pazienza, posso dirvi solo questo”. È la risposta di un addetto delle ferrovie ad una folla di 30 viaggiatori che attendono un treno diretto a Milano con duecentoquaranta minuti di ritardo. Fin qui niente di nuovo, ma a quanto pare a Pescara app e alta velocità non sono ancora à la page e le smart city non riscuotono successo. Sono le ore 01.30 e le temperature rigide della notte mettono in risalto la trafila di clochard imbacuccati che riposa sui marciapiedi adiacenti la stazione ferroviaria.
Presidia l’entrata una guardia giurata che permette l’ingresso solo dopo aver visionato i biglietti, d’altronde non potrebbe fare altro essendo uno dei capri espiatori di una situazione troppo grande e complessa. Tutti immediatamente indirizzano lo sguardo verso i tabelloni per sapere quale sia il binario e l’orario esatto dei treni. I passeggeri, sempre se lo dovessero diventare, si girano intorno nella speranza di trovare un ufficio dove poter richiedere un rimborso o informazioni riguardo una corsa sostitutiva, ma neanche l’ombra di un ferroviere. Ci si rivolge subito alla povera guardia giurata che giustamente, oltre alle mansioni di sua competenza non sa come offrire il suo aiuto e consiglia di rivolgersi al posto di polizia ferroviaria. La luce è accesa ma la porta è chiusa e non v’è traccia di un’uniforme. Il disappunto e il nervosismo crescono mentre la voce annuncia l’aumentare del ritardo e i toni si fanno sempre più aspri. Ci si chiede cosa fare. Qualcuno chiama i Carabinieri per comprendere se c’è possibilità di denunciare la compagnia ferroviaria che ha comportato un danno sia fisico che morale, ma i militari rimandano la responsabilità alla Polizia di Stato che a sua volta si rifiuta di inviare una pattuglia per assicurare l’incolumità dei cittadini. Ci sono diversi anziani con problemi di deambulazione, i quali oltre a soffrire il freddo hanno bisogno dei servizi igienici.

Peccato che le sale d’aspetto siano ben incatenate e i bagni chiusi per impedire che qualche senzatetto possa trovarvi rifugio. Nel parcheggio della Stazione intanto, senza alcun pudore, si aggirano strani soggetti che osservano le vetture e scrutano l’orizzonte pronti a fuggire alla vista di un lampeggiante. Intorno alle 2.15 compare come un miraggio un poliziotto, che subito assalito dai commenti contrariati della folla sostiene che il loro disagio non sia di sua competenza: “Non sono un dipendente delle Ferrovie dello Stato” e indirizza i malcapitati verso il citofono degli uffici ferroviari. La voce metallica che risponde rassegna tutti quanti: “Potete avere solo pazienza, altrimenti c’è sempre la corsa successiva”. A quel punto si decide di salire sulle banchine. Il macchinista di un treno merci di passaggio indica al gruppo di sventurati la sala comandi centrale. I computer sono accesi e due figure sono impegnate nel seguire il passaggio dei mezzi ed effettuare gli scambi. Sulla porta c’è il divieto d’ingresso che viene ignorato. Dopo qualche istante viene aperta la porta, ma subito ribadito che i non addetti ai lavori non possono oltrepassare la soglia. Nonostante questo, viene gentilmente offerta ospitalità ai più anziani per potersi riscaldare durante l’attesa. Si fa a gara nell’ esporre tutte le mancanze, le anomalie e i disagi vissuti negli ultimi quaranta minuti. A causa del ritardo sono saltati appuntamenti di lavoro, visite mediche prenotate un anno prima e una conferenza di un ricercatore presso il politecnico di Milano.

Parlando con il Capostazione ci si accorge di come non sia in grado di soddisfare le richieste avanzate. Non essendo di fatto responsabile di queste problematiche, gestisce in solitudine un grade snodo come quello di Pescara senza alcuna garanzia di sicurezza. Infatti, dei malviventi potrebbero tranquillamente girovagare tra i binari, sabotare i treni e la struttura o infastidire chi tranquillamente attende la partenza. “È ovvio che un ritardo possa essere tollerato, ma le condizioni essenziali per l’accoglienza dei passeggeri non sono assolutamente garantite. È inaccettabile che il principale crocevia ferroviario della regione gravi in un penoso stato di abbandono durante le ore notturne, come se in tarda notte non si avesse diritto ai bagni, ad una sala d’attesa e ad essere salvaguardato dalle forze dell’ordine”. Questo è l’appello di uno dei viaggiatori.

di Eduardo Grumelli

 

  



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Un programma traduce le parole in immagini interattive

Favole in 3D grazie all'interfaccia Muse (Machine Understanding for interactive StorytElling) realizzata dai ricercatori dell'università di Lovanio, nell'ambito del progetto europeo Fet (Future and Emerging Technologies).

Le parole per raccontarle vengono infatti 'trasformate e tradotte' in immagini e ambienti tridimensionali in modo da far immergere completamente chi le ascolta nel loro ambiente. Il funzionamento è simile a un traduttore per le immagini. Partendo da un input, che può essere il linguaggio di una favola per bambini o i materiali di divulgazione medica per i malati, Musa elabora le parole, le traduce in conoscenza che rappresenta in azioni, persone, storie e ambiente, per poi metterle in scena in mondi tridimensionali, che permettono ai bambini o, per esempio, a chi deve entrare in ospedale, di esplorare il nuovo ambientegrazie ricostruzioni e gioco guidato.

Questo è possibile grazie agli algoritmi che imparano ad associare il linguaggio naturale delle persone, anche con le sue ripetizioni, e i dati visivi in modo da creare in tempo reale una sorta di dizionario visivo. Le applicazioni e i contesti in cui può essere usata questa tecnica sono numerosi: per esempio per comunicare ai cittadini informazioni complesse e difficili da intendere, o per spiegare terapie mediche, o ancora  per far esplorare a persone con mobilità limitata posti e scenari in cui non potrebbero mai andare.

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Corso di studi sulla dieta mediterranea

Partira' dagli aspetti connessi alla salute e al benessere per arrivare a quelli gastronomici il percorso di studi e di approfondimento dedicato alla Dieta Mediterranea frutto di partnership con accreditate universita' italiane che saranno avviate a Napoli, all'Accademia MedEATerranea, presieduta da Massimiliano Quintiliani, la cui sede e' all'interno della Mostra d'Oltremare. La direzione scientifica e' affidata al professore Antonio Giordano, luminare dell'oncologia e direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia. La novita' consiste soprattutto nell'abbinare i corsi di cucina riservati sia ai professionisti del settore che ai lovers ad un sapere accademico. Si partira' dalla domanda: cosa c'e' nel piatto? Non solo e non gia', dunque, dal punto di vista gastronomico e del sapore e del gusto dell'abbinamento degli ingredienti ma dal punto di vista nutrizionale e, soprattutto, della salute. Quindi, ogni volta, si rispondera' al quesito che sempre piu' persone si pongono sul perche' l'abbinamento di certi ingredienti faccia bene alla salute o prevenga malattie. Il sapere scientifico sul modello alimentare della Dieta Mediterranea nel suo insieme, con tutti i suoi effetti benefici per la salute umana, per la prima volta sara' al centro di corsi teorico-pratici di cucina. I primi due protocolli d'intesa sono firmati dall'Accademia MedEATerranea con il Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia dell'Universita' di Siena e con il Dipartimento di Medicina clinica, Sanita' pubblica, Scienze della Vita e dell'Ambiente dell'Universita' dell'Aquila. Protocolli che, di fatto, rendono la Campania un modello per gli studi di gastronomia e fanno tornare nella regione cara al biologo e fisiologo statunitense Ancel Keys quegli approfondimenti sulla Dieta Mediterranea, di cui e' ritenuto "inventore". A siglare le intese che danno avvio alla divulgazione del sapere scientifico, insieme al presidente dell'Accademia, Massimiliano Quintiliani, sono a professoressa Annamaria Cimini per l'Universita' dell'Aquila e il professor Giuseppe Campiani per l'Universita' degli Studi di Siena. La prima interviene su progetti di sicurezza alimentare, in particolare, su nutraceutici ad attivita' antiossidante e malattia di Alzheimer, il secondo su progetti nel settore dell'agri-food e di agricoltura sostenibile, in qualita' di referente della cooperazione internazionale. Altro importante accordo e' stato siglato con il Dipartimento di Economia, Management ed Istituzioni dell'Universita' Federico II di Napoli per il Master in Food Retail Management che partira' a fine gennaio con docenti dell'Ateneo partenopeo. A fine convention, lo show cooking dello chef stellato Peppe Guida. 

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Bill Gates punta alla cura per l’Alzheimer

 La ricerca di una cura per l'Alzheimer ha registrato finora, speranze e clamorosi fallimenti. Ma ora nella corsa in atto nei laboratori di tutto il mondo per mettere un freno al 'tarlo dei ricordi' si inserisce un miliardario: Bill Gates, convinto di poter cambiare le cose. Il co-fondatore di Microsoft, filantropo da anni impegnato nella lotta a malattie come la malaria e l'Aids, ha infatti annunciato un investimento da 50 milioni di dollari nel Dementia Discovery Fund, un fondo che riunisce compagnie private e organizzazioni governative impegnate nella ricerca di una cura per l'Alzheimer. Un investimento personale - non a nome della Bill & Melinda Gates Foundation - cui seguiranno altri 50 milioni di dollari in start-up che lavorano sempre nella ricerca sull'Alzheimer. "Credo che ci sia una soluzione", ha detto Gates alla Cnn. "Ogni tipo di trattamento sarebbe un grande passo avanti rispetto al punto in cui siamo ora. Ma l'obiettivo a lungo termine è" trovare "una cura". Al momento, infatti, non ci sono farmaci in grado di rallentare il cammino della malattia. Con la sua donazione il miliardario spera di sostenere la ricerca di nuovi approcci contro questa forma di demenza, ad esempio investigando il ruolo del sistema immunitario. Gates si è detto ottimista. "Ha senso che questo sia il decennio in cui faremo molti progressi". La sua idea è che persone capaci di pensare fuori dagli schemi, abbinate alle conoscenze e alle tecnologie attuali, possano portare a delle terapie potenziali in un futuro prossimo. Nel frattempo, a livello personale il miliardario è concentrato sulla prevenzione, esercitando la mente e tenendosi impegnato a livello intellettivo. "Il mio lavoro è perfetto - racconta - perché cerco sempre di imparare nuove cose e incontro persone che me le spiegano. In effetti, faccio il lavoro più divertente del mondo

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Il vocabolario Zingarelli compie 100 anni

Lo Zingarelli, il vocabolario della lingua italiana più diffuso, compie 100 anni. Uscito a fascicoli nel 1917 per conto degli editori Bietti e Reggiani, nel 1922 venne pubblicata la seconda edizione in volume unico. Nel 1941 il dizionario ideato dal linguista Nicola Zingarelli fu acquistato dalla casa editrice Zanichelli, che continua a pubblicarlo. Per celebrare l'evento, Zanichelli ha previsto diverse iniziative. Lo Zingarelli andrà nei luoghi in cui la lingua si impara: le scuole. Quindici appuntamenti in altrettanti istituti scolastici di 13 città d'Italia. Per spiegare come e quando entrano le parole nel vocabolario. Ma anche raccontare la lingua italiana tra passato, presente e il suo futuro. Ecco le tappe: Cerignola - città nativa di Nicola Zingarelli - Bari, Cagliari, Roma, Napoli, Torino, Milano, Padova, Trieste, Firenze, Palermo, Catania per chiudere a Bologna, sede dell'editore Zanichelli. Parteciperanno: il curatore del vocabolario Mario Cannella; il linguista e scrittore Massimo Arcangeli; la sociolinguista dell'Accademia della Crusca Vera Gheno Un'altra delle idee celebrative è "100 parole del secolo". Sulla pagina Facebook di Zanichelli, l'hashtag #Zingarelli100: anno per anno la storia di questo secolo attraverso le parole più significative tratte dal vocabolario, postate ogni giorno. Si comincia con "rivoluzione" del 1917. 

Il presente della lingua italiana è contenuto nello Zingarelli 2018. Da ""brexit" a "flaggare", da "dronista" a "sviluppismo" fino a "post-verità" sono tra le nuove voci dell'ultima edizione del vocabolario che contiene 145mila voci e oltre 380mila significati. "Nuove parole dell'Italia di oggi, perché una lingua è anche quella che incontriamo tutti i giorni per la via - spiega il linguista Massimo Arcangeli - È compito ineludibile di un dizionario saper cogliere democraticamente, con le innovazioni lessicali al loro sorgere e al loro primo significativo diffondersi, l'evoluzione della società da cui sono scaturite, per mettersi al suo servizio e rispondere alle necessità dei suoi cittadini. Nessun altro dizionario può competere, su questo piano, con lo Zingarelli". Come un notaio lo Zingarelli nel corso degli anni ha riportato le trasformazioni del linguaggio, i neologismi e i nuovi significati, di parole già esistenti, che nascono dai cambiamenti di costume, culturali e dalle innovazioni tecnologiche. Si pensi al 'mangianastri' di una volta, poi venne il 'lettore cd' e ora a sua volta in crisi dall'avvento degli 'mp3'. Ma nello Zingarelli continuano a essere tutti presenti.

"Non sindachiamo cosa sia giusto o sbagliato. Lo Zingarelli è un'agenzia autorevole che fissa lo stato della lingua in un dato momento storico. Il nostro compito è traghettare il patrimonio dell'italiano nei secoli a venire", spiega Mario Cannella, lessicografo che cura gli aggiornamenti del vocabolario dal 1993, anno in cui sono diventati annualizzati. Perché l'evoluzione della lingua è sempre più rapida. Fino a pochi anni fa c'era l''autoscatto', oggi i 'selfie'. In poco più di 20 anni il nostro idioma si è arricchito di parole come "tangentopoli", "buonismo", "inciucio", "girotondino", "grillino", "rottamatore". Voci che rappresentano la nostra storia. Oppure "coming out", "velinismo", "smartphone", "viagra": segni del tempo e del costume. Come entrano le parole nel vocabolario? "Ogni giorno i media inventano neologismi di tutti i tipi ma nel vocabolario entrano solo quelli che si radicano nella nostra lingua. Una voce viene monitorata a lungo prima di essere accolta nello Zingarelli - spiega sempre Mario Cannella - I criteri dei curatori sono la durata (da quanti tempo è presente una parola?), la frequenza (si intende la diffusione e l'uso accertato di una parola), la qualità (il peso culturale di una parola)"

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Elio e le Storie Tese, dopo 37 anni si scioglie la band

Elio e le Storie Tese si sciolgono: il 19 dicembre al Forum di Assago. Rocco Tanica, gia' da qualche tempo, non seguiva piu' i suoi vecchi sodali in tour. Anche la band piu' irriverente e spiazzante degli ultimi decenni di musica italiana ha scelto di lasciare le scene con un addio piuttosto lungo: quest'anno e' uscito "Figgatta de blanc", il loro decimo album, venerdi' sara' pubblicato un nuovo singolo "Licantropo vegano". Prima c'erano stati Sanremo 2016 con Carlo Conti e anche un tour europeo. Per la verita' la band un concerto d'addio l'aveva fatto gia' nel 1988, quando ancora era ancora un gruppo praticamente sconosciuto, ma si trattava di uno scherzo. Elio e le Storie Tese (un nome ispirato alla frase di Freak Antoni "c'ho delle Storie pese" pronunciata in "Eptadone") e' il frutto di un'idea di Stefano Belisari (Elio), che nel 1980 comincia a suonare con un suo compagno del liceo Einstein di Milano. Ci vorranno anni prima che la line up diventi quella definitiva con Sergio Conforti-Rocco Tanica alle tastiere, Nicola Fasani-Faso al basso, Davide Civaschi-Cesareo alla chitarra, Christian Meyer alla batteria, Antonello Aguzzi-Jantoman alle tastiere, il compianto Paolo Panigada-Feiez sassofonista e polistrumentista e il responsabile delle coreografie Luca Mangoni. Attorno alla band ha sempre ruotato un universo di sodali, composto da musicisti e personaggi del teatro e del cabaret milanese, legati agli "Eli" da una naturale affinita'. Anzi e' stato proprio grazie a una serie di concerti allo Zelig di Milano che la band ha cominciato a farsi conoscere: quelle storiche esibizioni venivano registrate su cassette semi pirata che diventarono un cult assoluto tra il pubblico giovanile. I media scoprirono Elio e le Storie Tese nel 1990, a Sanremo, quando, partecipando al Controfestival, suonarono delle irresistibili parodie dei brani in gara. A quel punto la formula che ha sempre distinto la loro musica era stata messa a punto. Virtuosismo strumentale e dissacrante ironia nei testi. Gli anni '90 sono il decennio della consacrazione: "Il pippero" e "Servi della gleba" diventano delle hit trasmesse dai network radiofonici, mentre la loro frequentazione di programmi comici della tv, a cominciare da quelli della Gialappa's, confermano la loro unicita' nel panorama musicale. Il cambiamento di status coincide con il debutto al festival di Sanremo. Arrivano all'Ariston nel 1996 con "La terra dei cachi", un brano che arriva secondo (a vincere sono stati Ron e Tosca con "Vorrei incontrarti tra cent'anni"). Le voci che in realta' il primo posto gli era stato tolto grazie a una combine hanno fatto da cassa di risonanza a una partecipazione rimasta nella storia del festival, grazie alle trovate sceniche di presentarsi vestiti da alieni in stile Rockets o di inventare "la canzone in un minuto", suonando il brano in 55 secondi ma a tempo accelerato. Da quella sera gli Eli raggiungono il successo popolare, diventano, rimanendo sempre fedeli a se stessi, dei protagonisti della scena musicale, tra partecipazioni al concertone del Primo Maggio, collaborazioni che vanno dal Coro delle Voci Bulgare a Rocco Siffredi, da Mal all'Orchestra Casadei, come grandi della musica, apparizioni spiazzanti in tv, tour, incursioni in altri generi. Stabilito un legame con Sanremo, dopo una felice conduzione del Dopofestival nel 2008, tornano all'Ariston nel 2013 e lasciano il segno con un gioiellino musicale, "La canzone mononota", costruita su una sola nota, e comici travestimenti. Ora dopo dieci album e quasi quattro decenni la band si scioglie dopo aver lasciato un solco profondo nella musica italiana. Elio e i suoi compagni hanno dimostrato come la cultura musicale, l'abilita' tecnica (i loro centoni hanno fatto scuola, cosi' come la capacita' di mescolare i generi), l'intelligenza possano essere messe al servizio dell'ironia, spostando molto in avanti il concetto di "rock demenziale". Elio, che dopo aver fatto il giudice di "X Factor" ora e' uno dei volti di "Strafactor", e' gia' impegnato nella sua opera di divulgazione (e' una sua definizione) della musica classica, l'ambiente in cui si e' formato, studiando il flauto traverso al Conservatorio. Martedi' sara' nell'Aula Magna dell'Universita' La Sapienza di Roma come voce recitante e baritono del "Flauto Magico", dopo le esperienze con "Pierino e il lupo" e "Il barbiere di Siviglia". Non c'e' motivo di dubitare che gli ormai quasi ex suoi compagni si faranno sentire con nuovi progetti: ma non si puo' negare che lo scioglimento di Elio e le Storie Tese lascia un vuoto nella musica italiana. 

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