Redazione Notizie D'Abruzzo

Trovato morto in casa il parroco di Villa Sant’Angelo

E' stato trovato morto in casa dalla nipote che era andata a bussare alla porta perche' non rispondeva al telefono: l'82enne don Luigi Marcozzi, parroco del comune di Villa Sant'Angelo, ad una trentina di chilometri dall'Aquila, e' deceduto per morte naturale e non per coronavirus. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di San Demetrio e il medico di famiglia. A dare notizia e' stato l'arcivescovo dell'Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi: "don Luigi Marcocci Parroco di Villa Sant'Angelo e Amministratore Parrocchiale di Tussillo e Stiffe improvvisamente e' tornato alla Casa del Padre". Marcozzi dall'87 era parrocco di Villa Sant'Angelo, uno dei comuni piu' colpiti dal terremoto dell'Aquila del 2009. "E' stata una persona presente nella mia crescita visto che e' parrocco da quando ero adolescente - spiega il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, originario del centro aquilano dove e' stato primo cittadino -. La sua presenza e' stata costante, ricordiamo la sua simpatia fuori dal suo ruolo nelle conviviali con anziani e in occasione delle cerimonie" 

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Brusco crollo del fatturato delle cantine abruzzesi

Brusco crollo del fatturato delle cantine abruzzesi. A sostenerlo in una nota è Coldiretti Abruzzo che lancia l’allarme liquidità per il futuro del prodotto simbolo dell’economia agricola e oltre 18mila aziende specializzate dalle quali nascono opportunità di occupazione per moltissimi giovani. Coldiretti Abruzzo ha avviato la mappatura dei danni sul settore enologico per verificare, attraverso uno specifico questionario inviato alle cantine socie, le conseguenze del coronavirus su una produzione regionale annuale di circa 4.500.000 quintali di uva e oltre 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine su una superficie agricola complessiva di circa 30mila ettari. Coldiretti Abruzzo chiede misure di compensazione delle perdite sui crediti che devono riconoscere almeno il recupero dei costi diretti di produzione.

“A pesare sulla mancata vendita dei vini di qualità – dice Coldiretti Abruzzo - è stata la chiusura forzata di alberghi, agriturismi, bar, e ristoranti avvenuto in Italia e all’estero con un forte calo delle esportazioni, aggravato anche dalle difficoltà logistiche e della disinformazione in un settore in cui le spedizioni fuori dal confine nazionale nel 2019 avevano registrato una crescita del 2,2 per cento rispetto al 2018 per un valore di oltre 187milioni di euro. Abbiamo avviato un confronto con la base associativa in modo da evidenziare le diverse realtà e le diverse problematiche -  dice Coldiretti Abruzzo – l’obiettivo è avere una mappa precisa del danno e dello scenario che si apre ora per le aziende. Allo stato attuale risultano cancellazioni degli ordini anche pari al 100% e, per quanto riguarda l’export, i mercati su cui ci sono maggiori problemi sono Usa, Cina e in Europa Germania e Paesi del Nord"

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Coronavirus, Fina e il Pd: in Abruzzo carenza gestionale tra le peggiori in Italia

“E’ sempre più tangibile la totale confusione con cui la Regione sta affrontando la gestione dell’emergenza COVID-19.  Approssimazione apparsa già tragicamente quando, a sole poche decine di contagiati, erano già 10 gli ospedali abruzzesi compromessi a causa di focolai in atto”, così Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese, Silvio Paolucci, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale e i segretari provinciali del Pd di Pescara e dell’Aquila, Nicola Maiale e Francesco Piacente e i segretari delle unioni comunali di Pescara e L’Aquila Moreno Di Pietrantonio ed Emanuela Di Giovambattista.

Dal Pd si fa riferimento anche alla polemica "innescata dalla decisione di innalzare l’emergenza a livello 4 abbia determinato un non meglio precisato accordo con le cliniche private, proprio mentre si avviava, con modalità davvero singolari, la gara per la realizzazione dell’ospedale COVID a Pescara, 11 milioni di euro (di cui 7 milioni, è bene precisarlo, dalla Protezione civile su autorizzazione firmata dal commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri)".  

"In particolare su quest’ultima decisione le preoccupazioni da parte dei cittadini si sono concentrate su modalità, procedure e volume delle risorse economiche impegnate: il campanile, subito chiamato in causa dalla maggioranza di centrodestra per sviare i veri temi sull’argomento, non c’entra nulla. La decisione legittima assunta dalla Giunta regionale, di localizzare a Pescara l’ospedale COVID - scelta tra l’altro sostenuta dal nostro gruppo consiliare in Comune a Pescara e che non sarà mai, per noi, il terreno di scontro tra campanilismi territoriali - trova altrettanto legittima l’esigenza avanzata da più parti di ridefinire anche il ruolo delle altre strutture pubbliche dell’intero territorio regionale, da Atri a Tagliacozzo, da Sulmona a Popoli, da Pescina a Castel Di Sangro, dall’Aquila a Vasto", si legge ancora in una nota, "può essere anche una scelta condivisibile, ma manca totalmente la programmazione e dunque non si conosce quale idea, quali indirizzi, quale disegno si ha della gestione covid, soprattuto nella seconda fase visto. Nulla è noto sulla fase 2 in cui stiamo per entrare. Né v’è traccia e notizia del Programma Operativo dell'intera Regione richiesto dal "Cura Italia " e su cui il Governo ha trasferito alla Regione 31 milioni di euro per programmare gli interventi sul covid 19. Per questo oggi chiediamo chiarezza, per evitare che si ripeta il caos della fase uno: tra ritardi su tamponi e DPI ancora attesi in molti luoghi, diffide a macchia di leopardo ai sindaci per i test rapidi, contagi nelle strutture ospedaliere, stato di abbandono degli operatori sanitari, vicenda Liris, aumento degli stipendi dei dirigenti. Una carenza gestionale tra le peggiori in Italia, a cui si aggiunge il dramma che si consuma nelle diverse strutture residenziali colpite, a partire proprio dalla Provincia di Pescara. Una cattiva gestione i cui costi che pagheranno gli abruzzesi e in nome dei quali chiederemo a Marsilio conto di tutto quello che la Regione ha fatto o non ha fatto in queste settimane”, conclude la nota.

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Quaresimale: a breve fondi per le partite IVA

 “È partita la fase attuativa di tutta quella serie di norme che la maggioranza di governo ha predisposto per far fronte all’emergenza Covid-19. Avviato il bando per l’erogazione del ‘bonus famiglie’, passeremo a breve alle iniziative in favore di imprese e partite Iva”. Lo annuncia il consigliere regionale e capogruppo Lega, Pietro Quaresimale, che approfondisce il tema. “Le famiglie abruzzesi che si trovano in condizione di particolare disagio potranno fare richiesta di un contributo fino a 1000 euro per l’acquisto di beni di prima necessità. Ricordo che le domande possono essere inviate tramite il sito di Regione Abruzzo fino alle 23.59 di giovedì 23 aprile. L’intervento è disciplinato dalla legge 9 del 6 aprile 2020”. “A giorni – continua Quaresimale – daremo seguito a un ulteriore previsione della legge 9/2020, dedicata al rilancio dell’economia regionale. La Regione impiegherà 6 milioni di euro per sostenere le spese di investimento di micro e piccole imprese e lavoratori autonomi in regime forfettario che operano in Abruzzo da almeno tre anni. Il bando, che sarà pubblicato a giorni, prevede un contributo, a titolo di rimborso, pari al 40 per cento della spesa sostenuta al netto dell’IVA, fino al limite di 5000 euro”. “Si tratta – dichiara in conclusione il capogruppo Lega – di misure significative e concrete che intendono alleviare in parte la sofferenza economica che attanaglia centinaia di piccoli imprenditori abruzzesi, commercianti e partite iva. Sono proprio quelle piccole e piccolissime realtà economiche che sono la chiave della filiera del turismo rurale, culturale ed enogastronomico che avranno un ruolo importante nella ripartenza dell’Abruzzo”.

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Coronavirus, le proposte di imprese e sindacati per il rilancio dell’economia in Abruzzo

Rimodulazione dei fondi comunitari, massiccia iniezione di liquidita' in tutti i settori produttivi, investimenti per consentire alle aziende, agli imprenditori e ai loro dipendenti di riavviare al piu' presto l'attivita' garantendo gli standard di sicurezza richiesti e tutelando la salute: si spiega, cosi', in tre mosse, la richiesta che il mondo delle imprese e del lavoro rivolge alla Giunta regionale, per sostenere il momento di eccezionale difficolta' che tutto il mondo produttivo sta vivendo per colpa, e in conseguenza, dell'emergenza sanitaria determinata dall'epidemia di Coronavirus. Una manovra da circa 140 milioni di euro, per scommettere sulla ripartenza. Sono 14 le sigle espressione del mondo dell'agricoltura, dell'artigianato, del commercio, della cooperazione, della piccola industria e dei servizi (Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Legacoop), oltre ai sindacati dei lavoratori Cgil, Cisl, Ugl e Uil, che hanno inviato un documento al presidente Marsilio in cui, oltre a chiedere al piu' presto la convocazione della cosiddetta "cabina di regia" istituita dalla Regione per coordinare gli interventi con la collaborazione delle forze sociali (richiesta, questa, cui si sono unite anche Coldiretti e Confindustria, ndr), le diverse sigle entrano nel merito con proposte, cifre dettagliate, ipotesi di lavoro.
A Marsilio, si chiede di "avviare una discussione seria e di merito sul loro utilizzo massiccio, e la cui riprogrammazione e' stata autorizzata dall'Unione Europea e sottoposta al vaglio della Conferenza Stato-Regioni". Alla Regione, i firmatari del documento sottopongono una proposta articolata su piu' punti, a cominciare dalla necessita' che l'Ente guidato da Marsilio assuma un ruolo da protagonista nel rapporto con gli istituti di credito, che vanno coinvolti e stimolati, perche' "lo Stato ha messo a disposizione strumenti di garanzia poderosi, ma il ruolo di attori principali e' riservato sempre alle banche, che erogheranno i soldi che servono alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie per sopravvivere".
Alla Regione, pero', si chiede di attivare percorsi con proprie risorse e propri strumenti, "riattivando subito il microcredito gestito da Abruzzo Sviluppo, mettendo in campo senza bandi e lungaggini tutte le risorse disponibili, con un taglio massimo di 10 mila euro da restituire in 5 anni con 18 mesi di preammortamento a un interesse dell'1%; ristrutturando il prodotto 'Abruzzo Crea', che ha un residuo di circa 10 milioni di euro, integrandolo con altri 20 milioni, per erogare credito diretto aggiuntivo ai provvedimenti statali che limitano gli importi al 25% del fatturato; estendendo la percentuale massima di garanzia dal 90 al 100% con il sistema dei confidi abruzzesi; attivando, in una fase successiva, la 'Sezione Speciale' del Fondo Centrale di Garanzia per favorire l'accesso al credito delle imprese tramite i confidi per i finanziamenti legati al rilancio dell'economia regionale; aiutando le imprese di quei settori chiusi per decreto, che non rientrano nell'ambito del turismo ma che stanno subendo altrettante gravi penalizzazioni, come i servizi alla persona, a cui andrebbero assegnati 10 milioni di euro, da destinare principalmente a una integrazione di 250 euro del contributo statale di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio, per equipararli al trattamento della 'Cassa integrazione in deroga' di un dipendente, e un voucher affitto fino al 60% del costo mensile per le attivita' dei codici Ateco esclusi dal 'Cura Italia'".

Una parte è dedicata anche al turismo e a tutte le filiere connesse, comprese le attivita' artigianali, con la proposta prevede di destinare "almeno 50 milioni di euro, per una serie di iniziative specifiche tra cui un 'voucher vacanze Abruzzo'". Una volta che la macchina sara' ripartita, alla Regione i firmatari del documento chiedono di "mettere a disposizione 30 milioni di euro da destinare agli investimenti, con un importante contributo in conto capitale".

Imprese e sindacati chiedono di "impostare un percorso che preveda il riavvio garantendo la sicurezza di tutte le persone che lavorano in azienda, adeguando le strutture produttive a moderni ed efficaci sistemi di gestione della sicurezza in ambito lavorativo, riducendo i rischi del contagio di ritorno". Condizioni che vanno sostenute con aiuti: "Lo Stato ha previsto un credito d'imposta per i costi della sola sanificazione del 50%, fino a un massimo di 20mila euro annui, ma la Regione deve intervenire per aumentare il contributo fino al 75%, da corrispondere come credito d'imposta. O, meglio ancora, come erogazione diretta". Infine, "e' necessario concedere un voucher di 5mila euro per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale alle aziende che dimostrano di essere in regola con tutti gli adempimenti sulla sicurezza".

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Chiesti tamponi per gli operatori penitenziari

"Non possiamo che apprezzare l'iniziativa assunta da alcune regioni, tra cui l'Emilia Romagna e l'Abruzzo, di sottoporre a screening sierologico o a tamponi gli operatori penitenziari. Intervento ancor piu' apprezzabile da parte nostra perche' da tempo chiediamo, inascoltati, all'amministrazione penitenziaria, nella sua responsabilita' di datore di lavoro, di garantire la sicurezza in tutte le carceri e al suo personale. Ora tali iniziative devono essere estese a tutto il territorio nazionale". Ad affermarlo e' la Fp Cgil Nazionale

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Confartigianato, chiesti ammortizzatori per 8.324 dipendenti in Abruzzo

Sono state presentate 2.528 domande, fino a questo momento in Abruzzo, dalle aziende del settore, con almeno un dipendente e costrette a sospendere o ridurre l'attivita' a causa dell'emergenza coronavirus, che chiedono di potere accedere agli ammortizzatori sociali tramite il Fondo di Solidarieta' Bilaterale dell'Artigianato. A renderlo noto, attraverso una nota, e' Confartigianato Abruzzo, che ha elaborato i dati forniti dal Settore Sistemi Informativi Ebna-Fsba. Le domande coinvolgono complessivamente 8.324 dipendenti, temporaneamente sospesi dal lavoro in Abruzzo, per i quali i datori di lavoro artigiani hanno chiesto l'attivazione di ammortizzatori sociali con causale "Covid-19". Il fondo, in linea con quanto previsto dal decreto Cura Italia, provvedera' ad erogare contributi pari all'80% della retribuzione di ogni dipendente, per un importo massimo mensile 1.193 euro lordi.

"Il comparto artigiano e' in grandissima sofferenza - dice il segretario regionale di Confartigianato Abruzzo, Daniele Di Marzio -. Gli ammortizzatori sociali consentono alle aziende del settore di iniziare a respirare, ma serviranno risorse e strumenti straordinari per uscire indenni da questa crisi". L'Abruzzo si piazza al 15esimo posto, su scala nazionale, per numero di domande presentate. Il maggior numero di richieste si concentra nella provincia di Chieti (671 domande, a favore di 2.191 dipendenti). A seguire la provincia di Teramo (662 domande, a favore di 2.353 dipendenti), la provincia di Pescara (524 domande, a favore di 1.827 dipendenti) e infine la provincia dell'Aquila (330 domande, a favore di 914 dipendenti). A queste si aggiungono 346 domande per le quali non sono stati forniti riferimenti territoriali.

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Sanità, Anaao Assomed chiede una rimodulazione dell’accordo con le cliniche private

 "L'accordo con le cliniche e' pieno di criticita' e va immediatamente rimodulato". A dichiararlo e' il segretario aziendale L'Aquila Anaao Abruzzo, Loreto Lombardi, secondo il quale l'ultima ordinanza della Regione sarebbe "un tentativo di deregulation a beneficio dei privati". "L'assessore alla Salute della Regione Abruzzo, dopo il tentativo di farci pagare gli extrabudget delle cliniche private - spiega Lombardi - torna alla carica e, in un periodo cosi' critico ed emergenziale per il Servizio Sanitario Nazionale, fa un accordo con queste ultime senza possibilita' di replica da parte delle Direzioni Aziendali che dovranno obbligatoriamente firmare. Eppure, esaminando accuratamente l'ordinanza numero 28 dell'8 aprile 2020 e gli allegati gia' preconfezionati, emergono numerose criticita'. "Tra le piu' importanti - aggiunge Lombardi - la causa giuridica - alla base di ogni accordo o contratto, che viene riportata nell'ordinanza: 'Non attivare forme di cassa integrazione che, oltre alle ripercussioni sociali, potrebbero mettere a rischio la propria capacita' produttiva' (all.2, pag. 2). Un'incongruenza che appare notevole, dato che a quanto ci risulta il Servizio Sanitario Regionale dovrebbe assicurare la salute pubblica e non salvare privati che vengono sovvenzionati con denaro pubblico come le case di cura convenzionate. Gli strumenti di questo salvataggio sono molteplici e molto fantasiosi, per non dire altro. Si va dal pagamento a giornata di degenza per pazienti Covid19 (da 250 a 1.100 euro se il paziente e' in terapia intensiva) all'abbattimento dei DRG per patologie non Covid del 15% se i nostri sanitari andranno a lavorare nelle cliniche. In parole povere e volendo esemplificare, nel conto economico di un ipotetico intervento effettuato da un chirurgo delle Asl abruzzesi in una casa di cura privata, il valore economico dell'intervento (cioe' l'elemento piu' importante) rappresentera' solo il 15% del totale". "Altra chicca - prosegue Lombardi - e' che, per garantire la liquidita' alle case di cura, le Aziende sanitarie locali dovranno anticipare l'80% del budget mensile anche senza prestazioni effettuate dalle stesse (pag. 3, all. 2). Le cliniche potranno ristorare questi anticipi aumentando i DRG nei rimanenti mesi dell'anno, dunque a questo punto ci domandiamo come sara' possibile con gli stessi posti letto, lo stesso numero di operatori e gli stessi standard di qualita'. Nello stesso schema, a pag. 5, si evidenzia che 'il coordinamento delle iniziative e del quadro organizzativo delle prestazioni sia riservato al Referente Sanitario Regionale (RSR) per le maxi emergenze' (dott. Albani) su richiesta del Direttore Sanitario di Azienda. In questo modo si esautora pero' di fatto la Direzione Generale poiche' la Asl dovra' solo curare gli adempimenti connessi all'attuazione ed al monitoraggio del contratto".

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Confcommercio Chieti chiede lo stop alle tasse locali dopo il crollo dei consumi

 La presidente provinciale di Confcommercio Chieti, Marisa Tiberio, i consiglieri provinciali dell'associazione di categoria, i rappresentanti territoriali delle sigle Federmoda, che riunisce i titolari di attivita' commerciali specializzate nel settore dell'abbigliamento, delle calzature, delle pelletterie e del tessile per la casa, Federalberghi, Fipe e gli ambulanti Fiva hanno scritto a tutti i 104 sindaci della provincia di Chieti, per chiedere l'immediato annullamento, sino alla fine di quest'anno, delle imposte locali a carico delle attivita' produttive che sono in palese difficolta' a causa delle conseguenze determinate dalla pandemia coronavirus. ''Bisogna con urgenza dare un nuovo calendario a tutto cio' che riguarda le tasse gravanti sulle attivita' produttive. In tal senso - dice Tiberio- chiediamo alle amministrazioni comunali di annullare tasse, tributi e utenze, comprese la tassazione locale Tosap, l'Imu, l'imposta di pubblicita', la Tari, e la tassa di soggiorno nei Comuni, fino al termine del 2020. E' chiaro che siamo chiamati ad affrontare una fase di contrazione straordinaria che non puo' lasciare nessuno indifferente. Per riaprire le attivita' di questa provincia- conclude Tiberio- e' necessaria una strategia complessiva da condividere''.

Nella lettera si evidenzia che nel mese di marzo si e' registrato un tonfo dei consumi pari al 31,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e che per molti comparti il fermo e' stato quasi totale con il turismo che ha toccato quota -95% degli ospiti nelle strutture ricettive, mentre le immatricolazioni di auto a privati si sono attestate ad -82%. Inoltre risultano azzerati gli introiti per l'abbigliamento e le calzature, anche in forma ambulante mentre il settore della ristorazione ha fatto registrare ''solo'' un calo di scontrini e fatture pari al -68% grazie alle consegna a domicilio. Nella missiva si chiede anche ai Comuni l'apertura immediata di un tavolo di confronto ''per evitare che il comparto produttivo locale muoia per sempre''. 

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La Sevel di Atessa restera’ ferma fino al 26 aprile

La Sevel di Atessa restera' ferma fino al 26 aprile, salvo nuovi decreti da parte del Governo sulla filiera dell'auto, in tal caso i lavoratori verranno tempestivamente informati della ripresa dell'attivita' lavorativa. Questo l'esito della riunione di oggi, in call conference, tra la Rsa e la direzione aziendale. "Riteniamo che per la Fase 2 - dice la Fim Cisl in una nota - bisogna inserire nuove misure sanitarie, come test sierologici e applicazioni per monitorare la sintomatologia. Altrimenti si correrebbe il rischio di dover chiudere nuovamente, con danni incalcolabili per le famiglie e per il sistema economico. Ci sono ancora troppe fabbriche, piccole e medie, che non hanno adottato nessuna precauzione anticontagio, ecco perche' riteniamo indispensabile rendere obbligatori in tutti i siti produttivi i protocolli di sicurezza"

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