Leggi Tutto »Alla luce di quanto affermato nell’intervista di seguito postata, fatta da Azione Politica ad Antonio Baldassarre - presidente emerito della Corte Costituzionale e già docente di diritto costituzionale in blasonati atenei italiani - sulla condizione di incompatibilità del presidente/senatore della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, il coordinatore regionale di Azione Politica, Gianluca Zelli, esprime le sue considerazioni:
“Le dichiarazioni del professor Baldassarre, avallano, in maniera chiara e inequivocabile, quanto già più volte sottolineato. Parafrasando, siamo ostaggio di Luciano D’Alfonso e dei suoi personali intendimenti, molto interessati, e assai distanti dall’idea di un’amministrazione sana, equa, a misura delle esigenze dei cittadini, proiettata alla crescita. Per D’Alfonso, l’Abruzzo è una proprietà privata, un escamotage per la perpetuazione del proprio potere.
Credendo poco nella redenzione dei consiglieri di maggioranza, Azione Politica fa appello a tutti quelli di opposizione affinché, con responsabilità verso il popolo abruzzese, chiedano la nullità di atti e nomine formalizzati da D’Alfonso, dal momento della sua proclamazione a senatore della Repubblica italiana”.
Di seguito l’intervista:
Professore, è a conoscenza della condizione di incompatibilità del presidente della Regione Abruzzo, D’Alfonso?
Sì, l’ho appreso dalla stampa.
Ritiene che questa incompatibilità sia discutibile o è assodata?
L’incompatibilità è evidente ed è dichiarata dalla Costituzione. C’è un sostanziale conflitto di interessi, infatti, tra la carica di consigliere regionale e quella di rappresentante del popolo alla Camera o al Senato. Si tratta di due ruoli in antitesi: è intuibile quanto una decisione presa con un “abito”, nell’interesse di un ente, possa essere, parallelamente e contemporaneamente, in contrasto con quelle assunte indossando altre vesti. Non è detto, infatti, che le scelte di una Regione non possano trovarsi in contrapposizione rispetto a un interesse nazionale e viceversa. È un rischio reale. Ed è talmente reale, ed elevato, tanto che i nostri padri costituenti si guardarono bene da intendere le cariche sovrapponibili. La Costituzione non lascia alla legge ordinaria dello Stato la disciplina dell’argomento, ma lo regola espressamente in maniera chiara e perentoria. La coesistenza dei ruoli, infatti, darebbe luogo a una gravissima commistione.
È a conoscenza che sia la Giunta per le elezioni sia il Consiglio regionale hanno approvato una delibera sulla compatibilità del presidente D’Alfonso?
Non ne ero a conoscenza. Mi pare che al fatto già grave dell’indiscussa incompatibilità, si aggiunga quello della pretesa di legiferare e, addirittura, superare i dettami della Costituzione perché si intende stabilire un principio con essa palesemente contrastante. Confinerei tale atto nell’illegalità: dimostra di non avere senso di moralità pubblica perché la Costituzione è al di sopra di tutto. Ecco un chiaro esempio di malcostume politico: si ha l'ardire, con una delibera di Consiglio regionale, di superare la norma fondamentale dello Stato.
Se, come lei sostiene, l’incompatibilità è oggettiva, a quando si deve far risalire?
L’incompatibilità è un dato oggettivo. La legge poi stabilisce che entro un certo termine si deve esercitare l’opzione per l’uno o l’altro ruolo. Chi si trova in questa situazione non solo “può”, “deve” optare. Fino a quando esiste, tuttavia, il conflitto di interessi che sta a base dell’incompatibilità, tutti gli atti compiuti nel frattempo sono viziati.
Quindi da quando D’Alfonso è stato proclamato senatore?
Sì.
Come devono considerarsi, allora, tutti gli atti votati, firmati, e le nomine, da quel momento in poi?
Tutti gli atti fatti nell’esercizio della carica a cui si rinuncia sono illegittimi per il conflitto di interessi che li inficia e dunque potrebbero essere impugnati. Generalmente, il soggetto in posizione di incompatibilità, ha già maturato una decisione e, dunque, in attesa di optare si deve astenere.
Se D'Alfonso ha deliberato, firmato, nominato, evidentemente vuole rimanere presidente della Giunta.
Ricorda simili casi nella sua esperienza?
Accade, sì. Ma perché oggi i politici hanno la presunzione di poter fare qualsiasi cosa. Ciò è tanto più grave perché dimostra che la legalità è diventata una opzione variabile da soggetto a soggetto e rafforza l'idea che i nostri governanti hanno perso senso delle istituzioni e contatto con il popolo.
La battaglia del solstizio. Centesimo anniversario.
Ricorrono in questi giorni i cento anni dall’inizio della battaglia del solstizio d’estate. Tutto era cominciato il 24 ottobre del 1917 quando le truppe austro tedesche ruppero il fronte della II° Armata nella zona di Caporetto sul fiume Isonzo. Si disse che era stato un attacco di sorpresa, ma non era affatto così. Sin dall’inizio di settembre il Servizio Informazioni dell’esercito sapeva che qualcosa di grosso si sarebbe scatenato sul fronte italiano Era infatti noto che la VII Armata tedesca al comando del generale Von Bulow era in fase di trasferimento dal fronte francese a quello italiano. Nei giorni seguenti le informazioni si arricchirono. Ci sarebbe stato un attacco in trentino, ma si trattava di una mossa atta ad attirare in quel punto le riserve italiane. Una serie di disertori ungheresi e croati rivelarono fin nei minimi particolari il piano ideato dal generale Kraft von Demelsingen. L’attacco sul fronte dell’Isonzo sarebbe iniziato alle ore 3 del 24 ottobre con un bombardamento di artiglieria anche a gas e presto nella mattina ancora oscura e nebbiosa si sarebbe scatenato l’attacco austro-tedesco. E allora perché ci un crollo della II Armata? Il suo comandante, il generale Capello riteneva di poter facilmente bloccare l’attacco e partire al contrattacco con la sua armata forte di 900.000 uomini. Era convinto di aprirsi la strada per Lubiana e di vincere da solo la guerra. Mantenne perciò i suoi uomini schierati in posizione di attacco, non approntò linee di difesa ben organizzate e mantenne le artiglierie avanzate con l’ordine di non rispondere al fuoco ma iniziare a sparare solo sulle truppa avanzanti. Il Maresciallo Cadorna aveva invitato i comandanti ad assumere una posizione difensiva ma non aveva fatto nulla per correggere gli errori di schieramento dei suoi comandanti.
Il crollo di Caporetto
In poche ore le prime linee furono sbaragliate; le artiglierie troppo avanzate subito neutralizzate. Molte unità rimasero isolate per la distruzione delle linee telefoniche. Un giovane tenente, Erwin Rommel che sarebbe diventato famoso nella Seconda Guerra Mondiale portò i suoi soldati ad avanzare rapidamente nelle valli trascurando i capisaldi in quota che restarono isolati e dovettero arrendersi. Nei primi giorni il caos fu indescrivibile. Interi battaglioni si arresero senza sparare un colpo e si consegnarono agli austriaci al grido di viva l’Austria. Dopo oltre due anni e mezzo di vita di trincea, dopo dieci battaglie in cui per conquistare pochi chilometri di territorio si verificavano predite giornaliere anche di 30.000 uomini non ce la facevano più e pensavano, dandosi prigionieri, di salvare la vita. Non immaginavano la durezza delle prigioni austriache dove tantissimi di loro morirono per fame e per malattie. 350.000 uomini furono presi prigionieri; molti altri fuggivano gettando le armi. Cadorna fece un comunicato dando la colpa alla viltà e al tradimento dei soldati, cosa che era falsa, perché tranne qualche rara eccezione, le unità abbandonate, senza ordini e circondate non erano in grado di difendersi. Ci furono fucilazioni e decimazioni. Il Comando Generale sembrava aver perso la testa. Cadorna si rivolse al Maresciallo Foch comandante generale degli eserciti alleati per chiedere qualche divisione in aiuto. Si sentì rispondere che uomini e artiglierie non ci sarebbero state date perché la situazione era troppo pericolosa. Le truppe sarebbero arrivate quando il fronte si fosse stabilizzato, ciò è quando non sarebbero state più necessarie, Consigliarono anche di ritirarsi fino all’Adda o addirittura al Mincio, abbandonando all’invasione tutto il Veneto ed anche una parte della pianura padana. Chi non perse la testa fu il Governo e fu il Re che esortarono i soldati a riprendersi e a tenere duro. Cadorna che aveva commesso molti errori ma era un buon comandante recuperò il suo sangue freddo e la rotta si trasformò in una ritirata organizzata. Fu necessario far arretrare anche la invitta II armata comandata da S.A.R. il Duca d’Aosta.
La linea del Grappa e del Piave
La nostra ritirata si arrestò su una linea ben fortificata, quella del Montello, del Monte Grappa e del Piave che con la piena di quei giorni aiutò le nostre truppe. Gli austro tedeschi tentarono di forzare questa linea, ma la loro spinta offensiva si era esaurita e dovettero arrestarsi. Durante l’inverno e la primavera l’esercito venne ristrutturato e rafforzato con nuove unità e nuove artiglierie. Enorme fu lo sforzo umano ed industriale di tutta la Nazione. I giovani della classe 1999, appena diciottenni furono chiamati alle armi e si presentarono come volontari molti diciassettenni.
La battaglia del solstizio
Gli eserciti degli Imperi Centrali erano esausti; non avrebbero sopportato un ulteriore anno di guerra. Doveva decidersi tutto con una battaglia finale. I tedeschi erano tornati sul fronte occidentale e gli austriaci decisero di compiere il massimo sforzo con una grande battaglia scatenata a metà giugno. Sul Piave i nostri ragazzi resistevano mentre E.A: Mario componeva la famosa canzone “La leggenda del Piave” Sui ruderi di alcuni casolari diroccati ignote mani scrissero “Meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora “ e “ o tutti eroi o tutti accoppati” Gli austriaci riuscirono a passare in qualche punto il Piave ma furono fermati e dovettero riattraversare il fiume. Analoga resistenza sul Montello e sul Grappa che fece nascere la canzone “Monte Grappa tu sei la mia Patria” Il mio nonno paterno, capitano di artiglieria non commise l’errore del precedente ottobre. Quando gli austriaci iniziarono il tiro di preparazione, ordinò il fuoco di contro batteria. Molti pezzi austriaci furono distrutti. I grossi calibri opportunamente arretrati iniziarono il tiro a lunga gittata sulle zone di raccolta delle truppe nemiche, scompaginandone le formazioni. Fu in questi giorni che cadde Francesco Baracca, colpito da un colpo di fucile mentre mitragliava a bassa quota. Sono necessari 5 abbattimenti di aerei avversari per essere dichiarato asso; Baracca ottenne 34 vittorie, record ancora insuperato nell’aeronautica italiana. La aeronautica allora non c’era; l’aviazione faceva parte dell’esercito e Baracca essendo ufficiale del secondo squadrone di cavalleria mise sul suo aereo il simbolo del suo squadrone, il cavallino rampante che poi nel 1923 la madre del pilota concesse in uso ad Enzo Ferrari.
Alla fine di giugno l’attacco austriaco era definitivamente fallito. Il 24 ottobre 1918, nell’anniversario della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano passava all’offensiva dando inizio alla battaglia di Vittorio Veneto; il tre novembre le truppe italiane entravano a Trento e a Trieste. La mattina del quattro novembre una gran folla si radunò in piazza del Quirinale, c’era anche mio nonno. I Re si affacciò al balcone ed annunciò la vittoria. Con il sacrificio di 650.000 morti e di 1.500.000 feriti e mutilati si era conclusa la nostra ultima guerra di indipendenza.
di Achille Lucio Gaspari
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Governo 5S-Lega, troppi giudizi trancianti serve più equilibrio
L’affondo di Repubblica
Giorgio Merlo è un ottimo giornalista, cosa pensare quindi leggendo il suo articolo edito su la Repubblica in cui ha come obiettivo Matteo Salvini? Il Ministro dell’Interno è accusato di utilizzare il suo ruolo di Ministro della Repubblica per scatenare addirittura la guerra civile! Lo si descrive come uno squadrista armato di manganello in azione per spianare a terra tutti i suoi avversari. Quando gli esponenti e i simpatizzanti della sinistra non hanno argomenti si ergono a depositari della verità assoluta e attaccano coloro che la pensano diversamente con il grido di –dai al fascista! - Poi magari può finire come a Macerata dove le sfilate anti fasciste fanno perdere proprio gli organizzatori della manifestazione. Merlo di solito scrive in modo equilibrato; è sorprendente il suo articolo.
Commissione a Sileri
Con la costituzione delle Commissioni parlamentari il Governo e il Parlamento entrano nella piena funzionalità. Una di queste commissioni, che ritengo molto importante, è la Commissione Sanità del Senato. I problemi per il Servizio sanitario Nazionale sono numerosi. Esso ha un finanziamento pubblico di circa il 30% inferiore a quello della media dei paesi OCSE e la spesa sanitaria privata incide per oltre il 25% in un paese ove le difficoltà economiche non sono poche. La salute è un bene primario tutelato dalla Costituzione come la libertà di espressione. Sarebbe inaccettabile che questa libertà sia condizionata dalla regione di residenza; la qualità della tutela della salute invece lo è perché tra le varie regioni esiste una differenza di livello dell’assistenza che non è accettabile. Come problematiche più specifiche da affrontare ci sono la riorganizzazione delle reti ospedaliere e la valutazione degli esiti, la riduzione delle liste di attesa, la assistenza sul territorio, la prevenzione e la messa a punto di sistemi più efficienti per la riabilitazione, la lungo degenza e la non auto sufficienza. I problemi sono numerosi e difficili da risolvere
Io ho piena fiducia nel Presidente della Commissione. Conosco Pierpaolo Sileri da quando era studente. Si è laureato con me discutendo una interessantissima Tesi di Laurea elaborata a Pittsburgh con la collaborazione del dott. Enrico Nicolò, nostro concittadino di Ripa Teatina, che si è conquistato una notevole fama di chirurgo negli Stati Uniti. Sileri che è un ottimo professionista ha approfondite conoscenze dei sistemi sanitari italiano, statunitense e inglese e sono certo che farà bene. E’ alla prima legislatura, ma tutto il governo è composto da molti ministri e sottosegretari, ad iniziare dal Presidente del Consiglio, privi di esperienza. Ma questo stato di cose può essere un vantaggio, se ci si impegna con umiltà a studiare ed apprendere, perché libera la mente da consuetudini e sovrastrutture.
Amleto nel suo monologo ci dice che nessun viaggiatore è mai tornato dall’aldilà a dirci cosa ci sia dopo la morte. E’ una questione di fede e io ricordando che Sileri perse tanti anni fa il padre che era un giovane e brillante funzionario del Senato, credo che il padre sia molto felice ora nel vedere Presidente di una Commissione del Senato il figlio che un destino crudele lo costrinse a lasciare quando era ancora studente.
di Achille Lucio Gaspari
Leggi Tutto »Azienda abruzzese ammessa al bando Invitalia,agevolazioni per 2,3 milioni
Tra le aziende ammesse al bando Invitalia per il rilancio delle aree colpite da crisi industriali e di settore c'è anche la Ars Tech Srl, di Colonnella, che grazie alle agevolazioni ottenute, per un importo di 2,38 milioni di euro a valere sulla legge 181/81, potrà ampliare la propria capacità produttiva realizzando nuovi impianti altamente tecnologici per un totale di 3,48 milioni di euro e procedere a 100 nuove assunzioni nel nuovo stabilimento di Controguerra. Un nuovo riconoscimento per l'azienda di Colonnella, la stessa che realizzato i componenti in carbonio con cui l'Oreca è arrivata prima assoluta nella categoria Lmp2 e seconda - solo dietro alle Toyota - nella classifica generale Lmp1 dell'ultima 24 Ore di Le Mans, la famosa gara che si tiene annualmente in Francia, e che da oggi potrà crescere ulteriormente. La Ars Tech (arrivata prima nella graduatoria della Regione Abruzzo per l'area di crisi complessa Val Vibrata- Valle del Tronto-Piceno) si occupa infatti di progettazione, prototipazione e realizzazione di elementi di carrozzeria in fibra di carbonio per il settore automobilistico - sportivo. In particolare le agevolazioni a cui è stata ammessa consentiranno ad Ars Tech di sviluppare completamente l'idea del cliente: dalla progettazione fino alla realizzazione delle attrezzature, passando per l'ingegnerizzazione della fase prototipale fino ad arrivare alla pre-industrializzazione e, se necessario, all'industrializzazione in serie.
Leggi Tutto »Tentò una rapina col machete, condannato a due anni e due mesi
Il giudice monocratico del Tribunale di Chieti Isabella Maria Allieri ha condannato a due anni, due mesi di reclusione ed 450 euro di multa oltre a 5.000 euro di risarcimento dei danni L.D.F., 63 anni di Chieti. L'uomo la notte del 27 giugno 2014 a Chieti Scalo tentò di rapinare, brandendo un machete con una lama di 40 centimetri, il titolare dell'attività commerciale 'Chieti Bet', al quale, secondo l'accusa, aveva chiesto soldi per continuare a giocare al 10 e lotto. L.D.F, che dopo la minaccia aveva desistito, era accusato anche della detenzione presso la propria abitazione, senza averne fatto denuncia all'autorità di pubblica sicurezza, di un pugnale con una lama di 14 centimetri.
Leggi Tutto »Chieti, il Comitato si mobilita per il rilancio della città
L'assemblea del Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti ha espresso preoccupazione per due questioni irrisolte che riguardano alcune strutture della città ovvero il recupero delle ex caserme 'Bucciante' e 'Berardi', vicende che il Comitato da anni segue con molta attenzione e con una costante azione di sollecitazione. La prima riguarda la presenza dell'università 'D'Annunzio' all'interno della Bucciante, l'altra riguarda il fermo dei lavori del cantiere dove si sta recuperando la vecchia biblioteca De Meis. Per quanto riguarda la presenza dell'ateneo all'interno di quella che sarà la cittadella della cultura ovvero l'ex caserma Bucciante, dove si prevede di collocare un corso accademico e varie altre strutture universitarie, i vertici dell'Ateneo, ritenendo troppo breve il periodo di comodato gratuito loro concesso dal Demanio, avrebbero raggiunto un'intesa per una concessione di 19 anni più 9 anni, rinnovabili, inserendovi la possibilità di una futura definitiva acquisizione. "Finora però le firme in calce all'accordo non sono state apposte - hanno detto i rappresentanti del Comitato nel corso di una conferenza stampa - e chiediamo che le parti tornino a incontrarsi per definire una volta per tutte la questione la cui positiva risoluzione è fondamentale nel processo di recupero della struttura e di rilancio del centro storico della città". L'altro nodo è legato al completamento dei lavori di messa in sicurezza e recupero funzionale della ex sede della 'De Meis' in piazza dei Templi romani. Il Comitato ha preso atto positivamente di altre due questioni: ovvero l'avvenuta pubblicazione, nei giorni scorsi, sia pure con un ritardo di sedici mesi rispetto agli impegni assunti, del bando di gara sulla Gazzetta europea e su quella italiana per l'individuazione dei professionisti cui affidare la redazione del progetto definitivo ed esecutivo e la cura della direzione dei lavori riguardanti la nuova sede della Biblioteca De Meis nell'ex caserma Bucciante. Per quanto riguarda, invece, l'ex caserma Berardi, entro il prossimo luglio ci sarà l'aggiudicazione dell'appalto per la nuova sede dell'Archivio di Stato, una struttura di circa 3.000 metri quadri suddivisi su tre piani, di cui uno interrato. Sarà l'unico edificio, nella Bucciante, a essere costruito ex novo.
Leggi Tutto »Trattore si ribalta nel Chietino, grave un 57enne
Un uomo di 57 anni è rimasto gravemente ferito nel tardo pomeriggio a Casacanditella ed è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione del policlinico di Chieti. L'uomo era a bordo di un trattore, su terreno scosceso, quando il mezzo agricolo si è ribaltato schiacciandolo. Soccorso dai Vigili del Fuoco e dal 118 è stato portato con l'elisoccorso all'ospedale di Chieti dove gli è stato riscontrato un trauma addominale.
Leggi Tutto »Maltempo nel pescarese e nel teramano
Nubifragi sulla costa nel pomeriggio tra il pescarese e teramano. In pochi minuti caduti diversi millimetri di pioggia con allagamenti in diverse zone anche dell'interno anche con grandine, tuoni e bombe d'acqua. Repentino abbassamento della temperatura che in un'ora è passata da 29 a 23 gradi. Numerose le chiamate arrivate ai centralini delle forze dell'ordine. Diversi gli interventi in atto. Controllo sui sottopassi e sui corsi d'acqua. A Pescara allagate alcune strade. Piogge anche nelle zone interne. Nella giornata di sabato assisteremo ad una graduale attenuazione della nuvolosità e dei fenomeni con ampie schiarite su tutto il territorio regionale.
Leggi Tutto »Maltrattamenti nella casa di riposo, condannata a tre anni e mezzo
Per l'accusa di maltrattamenti e sevizie agli anziani nella Casa di Riposo Arcobaleno di Vasto la Corte di Assise di Lanciano ha condannato a tre anni e sei mesi di reclusione la titolare C.G., di 50 anni. L'imputata è stata invece assolta dal reato più grave dell'evento morte di un altro anziano ospite della casa di riposo. Il Pm Gabriella De Lucia aveva chiesto complessivamente 7 anni di reclusione. Sull'esito della sentenza si è detto soddisfatto il difensore Alessandra Cappa, la quale ha detto "fortemente ridimensionate le contestazioni alla mia assistita". La stessa Corte di Assise presieduta da Marina Valente, giudice a latere Andrea Belli più sei giudici popolari, ha inoltre riconosciuto il risarcimento danni per sole due parti su tre che si erano costituite parti civili, le quali avevano chiesto mezzo milione di euro ciascuno. I danni saranno ora quantificati in separata sede dinanzi al tribunale civile. L'inchiesta sulla casa Arcobaleno era scattata a primavera del 2015 e portò anche al sequestro temporaneo della struttura. I carabinieri di Vasto avevano arrestato oltre alla Guglielmo il suo compagno Lucio Ramundi, deceduto lo scorso anno e pertanto uscito dal processo per l'estinzione del reato.
Leggi Tutto »Furto alla gioielleria in centro commerciale a Chieti
I carabinieri della Compagnia di Chieti indagano per individuare i responsabili di un furto messo a segno questa notte intorno alle 2 ai danni della gioielleria Sarni che si trova all'interno del centro commerciale Megalò a Chieti Scalo. I ladri sarebbero almeno otto ed hanno agito con il volto coperto. I malviventi hanno dapprima tagliato all'esterno con tronchi e rami di alberi con i quali hanno bloccato le due strade di acceso al centro commerciale, quindi sono entrati nella galleria commerciale.
Le immagini dell'impianto di videosorveglianza che riprendono l'interno della gioielleria mostrano la saracinesca d'ingresso che viene forzata e, uno dopo l'altro, l'ingresso in rapida successione di cinque malviventi, mentre di un sesto si intravede un braccio: i ladri una volta entrati nel negozio, con tanto di borsoni nei quali sistemare la refurtiva, saltano il bancone ed iniziano a fare razzia degli oggetti preziosi che si trovano nei cassetti. Le immagini mostrano anche l'attivazione dell'impianto di antifurto nebbiogeno. A mettere in fuga i malviventi è stato l'arrivo sul posto, dopo pochi minuti, di due pattuglie dei carabinieri, e una della polizia che ha partecipato alle ricerche: verosimilmente ad avvertire dell'arrivo delle forze dell'ordine è stato il 'palo' della banda.
I ladri sono fuggiti facendo perdere le proprie tracce nelle campagne circostanti, ma non si può escludere che abbiano proseguito la fuga a bordo di auto lasciate nella zona in luoghi appartati.
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