Redazione Notizie D'Abruzzo

Le origini della Rivoluzione francese secondo Jonathan Israel

 Le origini della Rivoluzione francese secondo Jonathan Israel

 

 

 

Recensione del libro:
Jonathan Israel, La Rivoluzione francese. Una storia intellettuale dai Diritti dell’uomo a Robespierre.
Einaudi, Torino 2015 (ed. orig. 2014, traduzione dall’inglese di Palma di Nunno e Marco Nanni) 

 

Jonathan Israel, raffinato ed erudito professore di storia moderna all’Università di Princeton, è lo storico più discusso del momento. Le sue ambiziose e innovative ricerche sull’Illuminismo sono da alcuni anni al centro di un intenso dibattito, che si è riacceso dopo l’uscita nel 2014 del suo ultimo volume sulle origini intellettuali della Grande Rivoluzione. Revolutionary Ideas: An Intellectual History of the French Revolution from «The Rights of Man» to Robespierre, prontamente tradotto in Italia da Einaudi con un titolo parzialmente diverso (La Rivoluzione francese. Una storia intellettuale dai Diritti dell’uomo a Robespierre, 2015), è il caso editoriale storiografico più importante degli ultimi anni.

Il libro di Israel ha fatto scalpore, come non accadeva da tempo ad un saggio di storia. Ne hanno scritto su importanti riviste, quotidiani e inseriti culturali alcuni tra i più grandi specialisti mondiali dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese. Il volume è stato accolto dalla critica con giudizi sferzanti, spesso al limite dell’insulto accademico, a cui l’autore ha replicato colpo su colpo, con crescente insofferenza e ostinata determinazione.

Israel è accusato dai suoi colleghi di aver commesso una serie di errori macroscopici, imperdonabili per uno storico del suo prestigio e della sua esperienza. Vincenzo Ferrone, insigne studioso dell’Illuminismo, ha scritto senza giri di parola che si tratta di un libro «inaccettabile» (Il Sole 24 Ore, Domenica, 7 febbraio 2016). Lynn Hunt, tra le più autorevoli esperte di storia rivoluzionaria, ha dato a Israel dell’arrogante e lo ha accusato di essere incappato innumerevoli volte nel peccato mortale dell’anacronismo (New Republic, 28 giugno 2014). Per David Bell, rinomato specialista di storia francese e collega di Israel a Princeton, il libro, a tratti perfino «noioso», è un goffo tentativo di dimostrare con enorme sfoggio di erudizione una «tesi incredibilmente semplice», oltre che sbagliata (The New York Review of Books, 9 ottobre 2014). Francesco Benigno, autore di importanti studi sulle rivoluzioni di età moderna, ha paragonato il racconto di Israel ad un «rassicurante film western d’antan in cui tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall’altra» (Alias, 24 gennaio 2016). Jeremy Popkin, altro grande specialista di studi rivoluzionari, ha definito «ingannevole» il mastodontico apparato di note e rinvii alle fonti primarie allestito da Israel per sostenere la sua improbabile tesi (H-France Review, maggio 2015, n. 66).

A questo punto il lettore si starà chiedendo: cosa mai avrà fatto lo storico di Princeton per meritarsi un simile trattamento?

Israel ha dapprima dichiarato solennemente che la Rivoluzione francese ha avuto una ed una sola causa, la filosofia illuminista, e poi ha applicato agli eventi rivoluzionari la sua interpretazione stilizzata dell’Illuminismo. A suo avviso è a partire dalle principali ramificazioni dei Lumi che sarebbero derivati

non solo i diversi gruppi politici che si sono contrapposti durante l’esperienza rivoluzionaria ma anche i successi, gli insuccessi (non ultimo il Terrore) e perfino la conseguenza più remota del fallimento della Rivoluzione: non il comunismo come di solito si intende, ma addirittura il fascismo.

Il testo di Israel è una riscrittura dell’intera Rivoluzione come l’opera in positivo degli adepti dell’Illuminismo radicale (ammiratori di Diderot, D’Holbach e Helvétius) e in negativo dei loro avversari di turno, siano essi i moderati seguaci di Voltaire e Montesquieu o i discepoli populisti di Rousseau e Mably. Il racconto è ben congeniato per non lasciare dubbi al lettore. La narrazione degli eventi è sistematicamente inframmezzata da affermazioni perentorie che ricostruiscono, per l’intera durata dell’evento e al di là delle specificità dei diversi gruppi e attori politici, la sostanziale continuità di questa battaglia tra il bene e il male.

Nonostante la sicurezza con cui Israel presenta al lettore la sua storia della Rivoluzione, agli occhi degli specialisti non sono poche le affermazioni dello storico di Princeton che vacillano alla prova delle fonti.

Nell’Introduzione, ad esempio, Israel sostiene in modo categorico che la minoranza repubblicana, democratica, egualitaria, materialista, atea e femminista che ha fatto la Rivoluzione avrebbe sacrificato «tutti i precedenti e i modelli esistenti» sull’altare della filosofia, unica guida possibile per agire nel presente. In realtà, la Rivoluzione francese non è stata, come crede l’autore, l’esperienza narcisistica di un gruppo esiguo di filosofi ispirati da idee astratte. Il rapporto tra i rivoluzionari e il passato è stato molto più complesso, articolato e dubbioso. Per capirlo, è sufficiente considerare la centralità che i precedenti storici, ed in particolare la prima rivoluzione inglese, hanno avuto nei discorsi e negli scritti dei protagonisti della Rivoluzione. Si potrebbero fare altri esempi, ma forse è più interessante spostare l’attenzione dagli errori puntuali commessi da Israel a ciò che li ha resi possibili o, siamo tentati di dire, necessari.

È la volontà di riconoscere e far rivivere le speranze (realizzate e mancate) della Rivoluzione a rappresentare insieme la forza e la debolezza del libro. Merito di Israel è aver reso di nuovo attuale la Rivoluzione, raccontando con competenza, chiarezza, passione ed entusiasmo, come non capitava dai tempi delle grandi storie della Rivoluzione scritte nei secoli passati, la genesi di alcuni tra i valori e le pratiche fondamentali della nostra cultura politica. Può suonare strano, ma in un tempo come il nostro in cui il passato, compresa la Rivoluzione, viene scandagliato alla ricerca delle più svariate genealogie della violenza contemporanea, il libro di Israel risulta piuttosto inattuale. Eppure, non lo è del tutto, poiché l’autore ha diviso la Rivoluzione francese in due parti ben distinte: l’una, fondatrice della democrazia rappresentativa, impersonata da Brissot e dai suoi eredi superstiti del Terrore; l’altra, fautrice di un populismo violento, incarnata da Robespierre e dai suoi epigoni sopravvissuti al Termidoro. Di questo passo Israel si lancia in affermazioni alquanto discutibili e a volte palesemente contraddittorie. Non si capisce, ad esempio, come si possa dire che la Rivoluzione è stata l’opera di una minoranza di illuministi radicali mentre a governare la Francia rivoluzionaria c’era quasi sempre una maggioranza a loro avversa. Capita così di leggere nella pagine di Israel che la Costituzione del 1793 è tutto sommato un modello ideale e che l’abolizione della schiavitù (1794) è un vanto della Rivoluzione,

salvo poi scoprire che ad approvare questi due provvedimenti non sono stati gli uomini di Brissot ma Robespierre ed i Montagnardi. Questa annotazione non vuole certo nascondere le nefandezze perpetrate dall’Incorruttibile e dai suoi seguaci, né tantomeno mettere in dubbio il valore intellettuale dei suoi avversari, uomini come Condorcet che sostennero importanti riflessioni e provvedimenti in materia di rappresentanza politica, democrazia, eguaglianza, libertà di stampa e laicità. Non è tuttavia possibile affermare che il rivoluzionamento della società francese sia avvenuto senza il contributo di altri importanti e forse più influenti rivoluzionari.

Quello di Israel è un ragionamento semplicistico, poiché non considera la differenza che c’è tra una cultura politica fatta di idee, scritti e discorsi e la sua applicazione e interazione con le strutture e gli eventi politici. Alla prova dei fatti, poi, accade che anche i portatori dell’ideologia illuminista radicale assumano decisioni politiche apertamente contrarie agli ideali proclamati o, peggio ancora, nefaste proprio perché derivate dall’applicazione ostinata di tali ideali. Solo per fare due esempi, possiamo ricordare che la propaganda bellicista di Brissot è all’origine di quella che è stata recentemente ribattezzata «the first total war» e che l’alfiere principale di questo conflitto, Napoleone Bonaparte, ha messo fine al sogno rivoluzionario proprio grazie all’appoggio di quelli che Israel considera gli ultimi tedofori dell’Illuminismo radicale.

Leggendo il libro di Israel si ha l’impressione che il passato assomigli troppo al futuro e al punto di vista ideologico dello scrittore. Si annulla così quel salutare effetto di straniamento che ogni buon libro di storia dovrebbe provocare nel lettore. Se fino a qualche tempo fa gli storici erano accusati di scrivere libri incomprensibili e inutili, oggi esempi come quello di Israel mostrano che è in atto un salutare cambio di rotta. Non sono pochi, infatti, i saggi di storia che ormai si leggono piacevolmente, quasi come un romanzo. Viene da chiedersi, però, se il prezzo da pagare per ottenere questo risultato non sia a volte troppo oneroso. Se semplifica troppo il suo ragionamento, lo studioso finisce per perdere autorevolezza e può perfino capitare al lettore, anche a quello più avvertito, la strana esperienza di rivivere la piacevole sensazione della scoperta non tra le pagine di un libro accademico come quello scritto dallo storico di Princeton, ma leggendo un romanzo storico sulla Rivoluzione di enorme successo come quello firmato dalla scrittrice inglese Hilary Mantel (A Place of Greater Safety, di recente tradotto in italiano in tre volumi da Fazi), che in alcuni passi meglio di Israel sa restituire gli uomini al loro tempo, gli umori, gli odori, la storia quotidiana di persone che pensavano, parlavano, scrivevano e agivano in un modo e in un mondo più complesso, ma non meno affascinante.

Estratto da: L'Indice dei libri del maggio 2015

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Bcc Adriatico Teramano entra nella Dmc Hadriatica

La Banca di Credito Cooperativo dell'Adriatico Teramano entra con un suo rappresentante nel consiglio di amministrazione della DMC Hadriatica, ex Costa dei Parchi d'Abruzzo, Societa' Consortile a Responsabilita' Limitata senza scopo di lucro costituita per lo sviluppo turistico del territorio nel rispetto di quanto stabilito all'art. 6 dell'Avviso Pubblico della Regione Abruzzo denominato "Selezione e concessione di aiuti alle Destination Management Company". "Siamo una banca del territorio ed il territorio e' il nostro principale riferimento - spiega il presidente della Bcc dell'Adriatico Teramano, Antonino Macera -. Sappiamo che il turismo, fra gli altri, e' un comparto trainante per l'economia locale ed e' anche a questi operatori che vogliamo dare sostegno ma non solo come esterni bensi' come componenti della Dmc". "Insieme all'organismo abbiamo creato dei prodotti ad hoc - spiega il direttore della Bcc dell'Adriatico Teramano, Tiberio Censoni. Abbiamo studiato finanziamenti a tassi ridottissimi. Un tasso con spread massimo di 5,5 p.p. sull'euribor a 3 mesi (attualmente negativo e pari a -0,33). E stiamo gia' avendo adesioni. Si tratta di finanziamenti mirati al recupero della parte immobiliare turistica (albergo o stabilimento balneare) e all'innovazione o ammodernamento della stessa. Il piano di rientro del mutuo (per un massimo di 150mila euro) e' annuale, con il pagamento delle rate previsto nel periodo estivo. Un secondo prodotto ha durata di 36 mesi dalla sottoscrizione del mutuo. Infine abbiamo tirato fuori dei prodotti di conto corrente per piccola e media impresa particolarmente vantaggiosi". 

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Solidale e biologica, le sagge e “sante” regole dei produttori di Zafferano di Navelli

Una famiglia che è una comunità storica, una cooperativa che ha tra i suoi iscritti discendenti di agricoltori che da secoli coltivano e producono zafferano. "Furono gli spagnoli nel 1400 con la regina Giovanna a dare alla piana di Navelli  l'opportunità si produrre un farmaco, lo zafferano, l'oro rosso che aveva ed ha qualità farmacologiche tali che dalla notte dei tempi è utilizzato per mitigare i problemi gastro intestinali, le allergie agli occhi, le disfunzioni cardio circolatorie, fino ad essere una spezia di altissima qualità per dare sapori unici alle vivande". Gina Sarra è una delle discendenti della famiglia Sarra,  una istituzione nel mondo dello Zafferano, dopo la morte del fratello Silvio, è lei il punto di riferimento della cooperativa che produce lo Zafferano dop dell'Aquila. Una specialità che viene richiesta da tutto il mondo.


Signora Gina iniziamo dal raccolto, come si annuncia quello del 2017?

"Stiamo, tuttavia, cercando di recuperare i danni subiti negli anni passati, sia per il vento, neve e quando un branco di cinghiali ha devastato in una sola notte tre ettari di campi dove lo zafferano era pronto per il raccolto. La nostra cooperativa è una comunità e i soci che hanno subito danni, sono aiutati dagli altri soci. In questo senso da secoli abbiamo una agricoltura biologica e solidale. Un modello produttivo che viene studiato anche dall'estero"

Come è iniziata la produzione sull'altipiano di Navelli?

"I documenti risalgono al 1400 quando lo zafferano era venduto in tutta Europa come farmaco, la produzione era nelle mani di comunità ebraiche presenti sulla piana e nei paesi del circondario di  Navelli. Ora la commercializzazione è legata al mondo della cucina. Ci sono chef da tutto il mondo che ci chiedono di poterlo acquistare. Ma sta tornando anche lo zafferano come farmaco"

Chi ne fa richiesta?

"Quei medici che hanno fatto studi approfonditi di omeopatia, che conoscono bene le sue proprietà. Il nostro prodotto è purissimo, venduto a circa 22 euro al grammo. Produciamo con tecniche che sono rimaste nei secoli le stesse".

Come funziona la vostra cooperativa?

"È un modello solidale, aperto ai giovani che apprendono le regole da soci anziani, in alcuni casi centenari. C'è un mutuo rapporto di aiuto, questo lembo di terra è benedetto. E sarà conservato così ancora per secoli" 

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Degustazione-evento il 30 marzo a Pescara

Venticinque cantine per un solo grande vino, il Colline Teramane. Un'occasione unica per degustare le declinazioni territoriali del teramano della prima ed unica denominazione di origine controllata e garantita dell'Abruzzo.
 
Sono tanti i soci del Consorzio di Tutela Colline Teramane Docg presenti ai banchi d'assaggio nella degustazione-evento di giovedì 30 marzo, alle ore 18 nella bella cornice dell'Enoteca Bollicine, in pieno centro a Pescara, meta di riguardo per gli appassionati di vino diretta da Luca Panunzio, curatore per l'Abruzzo della guida Vitae dell'Associazione Italiana Sommelier e vicepresidente regionale della stessa AIS.
 
Un momento di riunione e condivisione per i produttori teramani che, tra un assaggio e l'altro, racconteranno al pubblico il loro vino, la loro azienda, la peculiarità territoriale della porzione di Colline Teramane in cui si dedicano con passione alla vitivinicoltura, ciascuno con la propria espressione enologica ma tutti legati dal comune denominatore di qualità, tipicità e unicità della Docg teramana.
 
Il Colline Teramane - la denominazione d'eccellenza del Montepulciano d'Abruzzo - un vino legato indissolubilmente al proprio territorio di produzione (è l'unico disciplinare ad imporre l'imbottigliamento nella zona di produzione per un Montepulciano d’Abruzzo) sarà presentato anche nella tipologia Riserva.

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Montesilvano, appuntamento col pattinaggio

Prende il via la grande stagione sportiva che vedrà Montesilvano teatro di numerose manifestazioni di caratura nazionale per tutta la primavera/estate.

Domenica 2 aprile si terrà la prima delle gare in programma. Si tratta del campionato regionale di pattinaggio corsa su strada, organizzato dal Centro sportivo pattinaggio di Pescara. La gara ha valore di qualifica ai campionati italiani della Federazione italiana Hockey e Pattinaggio.

Via D’Alberto D’Andrea si trasformerà in un circuito che vedrà gareggiare gli atleti dai 12 anni in su, delle categorie ragazzi, allievi, junior, senior femminile, master.

Tra una competizione e l’altra verranno, inoltre, effettuate delle gare dimostrative per i cuccioli. «Domenica mattina -  annuncia l’assessore allo sport Ottavio De Martinis – avrà luogo una bella festa che riporterà nella nostra città, dopo tantissimi anni, questa tipologia di sport. È il primo anno infatti che Montesilvano ospita una gara di pattinaggio su strada, disciplina che in Abruzzo conta diversi atleti che fanno parte della Nazionale. La mattinata sarà anche un’occasione per i più piccoli di avvicinarsi a questa disciplina. Questa è solo la prima delle tantissime competizioni che porteranno atleti professionisti e amatoriali nella nostra città fino al mese di luglio, e che vedono, in concomitanza con alcune gare, gli alberghi di Montesilvano già al completo».

La gara si svolgerà dalle 9 alle 13 circa, interesserà via D’Andrea in entrambe le corsie, nel tratto tra via Lussemburgo e via Aldo Moro e i tratti delle due strade che intersecano via D’Andrea. Le vie che ospiteranno il circuito resteranno chiuse al traffico dalle 7:30 alle 14.  

 

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Frane, al via gli interventi a Colle Portone

Prenderanno il via nel corso di questa settimana i lavori di contenimento del movimento franoso che ha interessato strada comunale Colle Portone.

«Le fortissime ondate di maltempo che hanno colpito Montesilvano nei mesi scorsi -  ricorda l’assessore ai Lavori Pubblici Valter Cozzi -  hanno generato una serie di movimenti franosi sul nostro fragile territorio. Abbiamo provveduto a contenere immediatamente gli smottamenti che si sono verificati e li abbiamo analizzati, con il supporto di un geologo, redigendo le schede di rilevazione e segnalazione danni che abbiamo provveduto ad inoltrare alla Regione. Nel frattempo abbiamo monitorato costantemente i fronti franosi che si sono aperti. A tal proposito abbiamo quindi promosso un intervento per fermare la frana che ha colpito strada Comunale Colle Portone».

I primissimi interventi, che verranno realizzati per un importo di circa 39.000 euro, riguarderanno la realizzazione di gabbionate di contenimento del versante franoso. Successivamente verranno eseguiti il completamento della carreggiata e la realizzazione di una barriera di Protezione Civile.

«Ieri mattina -  dice ancora Cozzi -  è stato eseguito anche un sopralluogo da parte dei tecnici comunali e del geologo al fine di rassicurare i residenti circa gli interventi che andremo ad eseguire nei prossimi giorni. Nel frattempo auspichiamo che anche la Regione supporti noi Comuni al fine di ripristinare le situazioni che si sono sviluppate a causa del rischio idrogeologico che caratterizza il territorio, garantendo in questo modo la sicurezza di tutti i cittadini».

 

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Elezioni amministrative, si vota l’11 giugno

I residenti di 1021 Comuni, di cui 153 superiori ai 15.000 abitanti, saranno chiamati alle urne domenica 11 giugno per eleggere sindaci, consigli comunali e consigli circoscrizionali. La data e' stata fissata dal ministro dell'Interno Marco Minniti con proprio decreto, in cui si precisa che l'eventuale turno di ballottaggio per l' elezione diretta dei sindaci avra' luogo domenica 25 giugno. Al voto quattro capoluoghi di regione: Palermo, Genova, Catanzaro e L' Aquila. 

I Comuni interessati alla consultazione - si precisa in una nota del Viminale - sono 1021, di cui 796 nelle regioni a statuto ordinario e 225 nelle regioni a statuto speciale, dove lo svolgimento delle elezioni e' fissato autonomamente, anche in data diversa da quella prevista per le regioni a statuto ordinario. Nel dettaglio, 153 sono i comuni superiori ai 15000 abitanti, di cui 25 comuni capoluogo di provincia (tra questi 4 comuni capoluogo di regione: Palermo, Genova, Catanzaro e L'Aquila) e 858 comuni inferiori ai 15000 abitanti.

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Razzi (Fi) presenta un’ interrogazione sui risarcimenti del terremoto 2015

Il segretario della commissione Esteri del Senato, Antonio Razzi, ha presentato una interrogazione riguardo le emergenze registrate dalla Regione Abruzzo interessata da eccezionali eventi meteorologici nel febbraio e marzo 2015: i comuni di Civitella Casanova e Villa Celiera in provincia di Pescara sono stati interamente distrutti. Per la gravità della situazione, il Consiglio dei ministri del 29 aprile 2015 ha dichiarato lo stato di emergenza. In particolar modo, il senatore di Forza Italia, ha inteso porre all'attenzione Governo - - si legge in una nota - alcune plateali incongruenze e emerse nella successiva ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 372 del 2016.

La domanda posta è: se il Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di rendere le disposizioni legislative maggiormente coerenti con il quadro delle esigenze dei soggetti interessati, possa valutare una revisione o un atto integrativo alle disposizioni di cui all'ordinanza n. 372 del 2016, prescindendo dalla dimostrazione della quota a carico del 20 per cento per la prima casa e del 50 per cento per la seconda casa, estendendo la possibilità di ricostruire il proprio immobile nel territorio dell'intera provincia o dell'intera regione, considerando le demolizioni non a carico dei terremotati e prevedendo anche la possibilità per questi ultimi di essere indennizzati solo economicamente senza l'obbligo di ricostruire.

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Viaggiatori da incubo

Viaggiatori che vogliono fare i furbetti a tutti i costi, poco educati, tirchi o sempre alla ricerca di un'avventura. Il motore di ricerca di hotel e voli Jetcost ha selezionato con un sondaggio i comportamenti più curiosi dei clienti degli alberghi che infastidiscono di più addetti alla reception e personale, e li ha classificati nelle dieci tipologie più odiate. Ai primi posti gli ospiti "furbetti", quelli che assicurano di aver prenotato con molto anticipo, e a un ottimo prezzo, ma non hanno la ricevuta e sono molto esigenti nelle richieste. Ospiti difficili da gestire, soprattutto se non parlano una delle lingue in cui si esprime il personale. C'è poi il tipo "tontolone", il cliente educato e obbediente, ma che a volte fa fatica a comprendere, e riempie gli addetti alla reception di domande incomprensibili. Nella black list, ci sono anche gli "ingordi", quelli che passano ore davanti ai buffet e si riempiono il piatto fino a scoppiare, salvo poi lasciare tutto. Si preparano anche panini e spuntini da portar via. I "maniaci del pulito", incuranti dell'ambiente, quelli che usano tre o quattro asciugamani ogni volta che si fanno una doccia e ne prentendono subito la sostituzione. E i "burloni", a caccia dello scherzo a tutti i costi, quelli che infastidiscono amici e altri ospiti, bussando alle porte e facendo arrivare servizio in camera non richiesto a orari impossibili. Inoltre, gli "astemi", o quelli che si professano tali, ma che con qualche trucchetto consumano le bottigliette del minibar e le richiudono. I clienti "sordi", che alzano volume di stereo e tv al massimo e parlano a voce altissima nei corridoi; il cliente "risparmiatore", che ordina o si porta da mangiare in camera, ma dall'esterno, non dal ristorante dell'hotel da cui però pretende posate e tovaglia. E il cliente "sporco", quello che usa oggetti della camera per fare altre cose, ad esempio la coperta per pulirsi le scarpe... . Infine, ma non più gradito, l'ospite "seduttore" sempre a caccia di un flirt, che tenta di conquistare il personale dell'albergo in tutti i modi, con comportamenti spesso fastidiosi e poco consoni.

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Tre miliardi in 3 anni per la ricostruzione dal Governo

Il governo imprime una brusca accelerazione per favorire il ritorno alla normalita' delle regioni del Centro Italia colpite dal terremoto, non senza avvertire che fara' di tutto per stanziare assai di piu' 1 miliardo l'anno per i prossimi tre anni, cifra che ha tenuto a ufficializzare in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo i tanti rumors degli ultimi giorni. L'occasione per l'annuncio e' stato un vertice a Palazzo Chigi con i presidenti delle Regioni coinvolte (Nicola Zingaretti, Lazio; Luca Ceriscioli, Marche; Luciano D'Alfonso, Abruzzo e Catiuscia Marini, Umbria), con il commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani e con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Due i provvedimenti chiave nell'agenda del governo: naturalmente il decreto terremoto, in sede di conversione e approdato da poco al Senato dopo il via libera dell'Aula di Montecitorio, e un dl correttivo arricchito da norme di peso per favorire la crescita. Il tutto, ha spiegato Gentiloni nella conferenza stampa del dopo incontro, con un cronoprogramma che partira' da meta' aprile. Si trattera' in particolare di "un fondo per il terremoto che non incidera' sull'indebitamento netto e fara' parte di un decreto che ho volutamente definito correttivo ma anche di sostegno alla crescita, il Dec, perche' sin dal primo momento - ha sottolineato il presidente del consiglio - il governo ha parlato di un'operazione non di depressione dei segnali di crescita ma di incoraggiamento". Ma Gentiloni nell'incontro con i giornalisti ha tenuto a osservare che il messaggio "fondamentale" da dare "e' che la situazione va accudita e curata continuamente". In questo quadro "stiamo mettendo la macchina della ricostruzione in campo e gradualmente stiamo uscendo dalla fase piu' acuta dell'emergenza e lo faremo anche dal punto di vista della maggiore responsabilizzazione delle realta' locali". Soddisfatto Vasco Errani: "e' partita una fase nuova, che aiuta anche la normalita' delle funzioni delle Regioni e delle autonomie locali. Oggi e' stata una giornata importante e ringrazio il presidente Gentiloni per gli impegni significativi che sono stati presi". Giudizio positivo anche dal governatore delle Marche Luca Ceriscioli. "Sono molto soddisfatto, abbiamo fatto il punto su tutte le questioni: casette, sfollati, sostegno alla ripresa delle attivita' produttive". Ceriscioli ha poi salutato con estremo favore l'impegno del governo per "le zone franche o comunque misure di fiscalita' agevolata per le imprese, e un intervento a compensazione delle minori entrate dei Comuni del cratere, che rischiano il dissesto". Valutazione positiva anche dal presidente dell'Abruzzo Luciano D'Alfonso, che in un messaggio postato su fb ha informato i suoi corregionali che lo stanziamento promesso dal governo sara' di "almeno 1 miliardo per 3 anni. Si trattera' di risorse destinate alle aree colpite dal terremoto e finalizzate alla ricostruzione; per il sostegno al reddito e alle attivita' produttive attraverso le zone franche e per la sicurezza degli edifici". 

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