Cronaca

Casa d’appuntamento nella Marsica, in tre ai domiciliari

Avevano trasformato un affittacamere nella zona ovest di Avezzano in una casa d'appuntamenti. Per questo motivo ieri mattina i poliziotti della squadra Mobile della questura aquilana hanno arrestato due italiani e una donna straniera che avevano organizzato la fiorente attivita'. Alla luce di quanto riscontrato, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L'Aquila, accogliendo le richieste avanzate dal sostituto procuratore Stefano Gallo, titolare del procedimento, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelate agli arresti domiciliari nei confronti di A.D.C., 69 anni, e di G.C., 70. La posizione della cittadina straniera, di nazionalita' dominicana, e' stata stralciata e inviata per competenza territoriale alla procura della Repubblica di Avezzano. Secondo quanto accertato, c'era anche una "dépendance": quando le stanze erano tutte occupate, gli indagati dirottavano i clienti in una casa d'appuntamento del centro citta'.

Il sistema per attirare clienti era semplice ed efficace: siti Internet specializzati, annunci su quotidiani abbinati a numeri di telefono da contattare che cambiavano con l'avvicendamento delle ragazze e dei transessuali, che concordavano con toni molto sensuali gli appuntamenti, fornendo dettagli sulle prestazione fornite e sul "regalino" per ognuna di esse, che variava da 50 a 100 euro. Nel corso dell'attivita' di indagine, durata circa 8 mesi e condotta con l'ausilio di intercettazioni telefoniche, sono stati effettuati pedinamenti e appostamenti e, in alcune circostanze, sono stati fermati, fuori dall'edificio, alcuni clienti subito dopo che avevano consumato un rapporto sessuale. Inoltre, sono state identificate piu' di 20 persone dedite all'attivita' di prostituzione. 

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Hotel Rigopiano, i parenti delle vittime tornano sul luogo della tragedia

I parenti delle vittime dell'Hotel Rigopiano per la prima volta sul luogo della tragedia del 18 gennaio scorso. Il magistrato ha infatti autorizzato il dissequestro e il prelievo di undici dei 18 veicoli presenti e i familiari dei proprietari delle auto hanno raggiunto il sito per portare via i mezzi. Un passaggio tecnico che, pero', ha consentito loro di vedere dal vivo, per la prima volta, il luogo in cui hanno perso la vita i propri cari. C'e' chi si e' fermato a pregare sui resti dell'hotel e chi ha deposto un mazzo di fiori. I presenti hanno poi osservato un minuto di silenzio. Oltre ai parenti di alcune delle 29 vittime, e' andato a recuperare l'automobile anche Giampiero Parete, uno degli undici superstiti, quello che e' riuscito a sopravvivere alla valanga e che per primo ha lanciato l'allarme, facendo mettere in moto i soccorsi. Gli undici mezzi sono stati portati via con dei carroattrezzi.

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Omicidio di Vasto, parla l’avvocato Cerella: Di Lello voleva uccidersi

"Il giudizio abbreviato richiesto e' condizionato a una perizia psichiatrica per affermare le necessita' della seminfermita' mentale di Fabio Di Lello e l'esclusione della premeditazione" ha spiegato all'uscita dal Tribunale di Lanciano uno dei legali di Fabio Di Lello, l'avvocato Giovanni Cerella.

"Di Lello la pistola l'ha acquistata sei mesi prima dell'omicidio per usarla contro se stesso. L'acquisto non era finalizzato ad uccidere D'Elisa, ma ad eliminare se stesso. Questa sua sensibilita' ha toccato anche la difesa. Di Lello andava al cimitero quotidianamente, fino a sera. Pensava sempre alla moglie Roberta Smargiassi. Per questo ha preso la pistola, per eliminare se stesso e per questo motivo dovrebbe essere tolta la premeditazione. Non e' stata vendetta lucida per l'investimento mortale della moglie Roberta".

"Il processo e' iniziato e lo facciamo in aula dando la parola ai tecnici e agli schieramenti, e' chiara la nostra linea difensiva - ha aggiunto il secondo legale dell'imputato, Pierpaolo Andreoni. "Di Lello, lo avete visto oggi, e' ragazzo provato, sofferente. E' ingrassato 30 chili. Un percorso di grave sofferenza psicologica il suo. Non sempre ha momenti di contatto con realta' e vive nella sua immaginazione, nel suo mondo. Noi lo dobbiamo difendere"

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Mercato di farmaci illegali nei sexy shop di tutta Italia scoperto dalla Finanza

Un traffico clandestino di medicinali, in 28 sexy shop di diverse regioni italiane, è stato bloccato oggi dalla guardia di finanza di Ravenna, che ha arrestato 11 persone e fermato un altro indiziato. Le indagini hanno portato alla scoperta di migliaia di confezioni di sostanze medicinali contraffatte: pillole e capsule contenenti miscele dei principi attivi di farmaci come Viagra e Cialis, ma anche spray contenenti il principio attivo della lidocaina, normalmente utilizzata negli anestetici.

I prodotti, provenienti per lo più dall'India e dalla Cina, avevano nomi come 'Kamagra', 'Cobra', 'Super Dragon', 'P-Force', 'Cenforce', 'Stud 100', 'Silde', 'Extra Strong', e sono stati trovati in 28 sexy shop in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia. Le fiamme gialle nel corso dei sequestri hanno trovato oltre 10mila confezioni di medicinali non autorizzati, 40mila euro in contante, proiettili e marjiuana.

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Trovato con la pistola col colpo in canna a Pescara, arrestato da carabinieri

Fermato ieri sera dai carabinieri della Compagnia di Pescara in via Colle di Mezzo con addosso una pistola Beretta calibro 22 con matricola abrasa con un colpo in canna e cinque inseriti nel serbatoio del revolver, un coltello a serramanico e una dose di crack, oltre a 800 euro in contanti. Per F.M. e' cosi' scattato l'arresto per il reato di detenzione e porto di arma clandestina. Ha destato sorpresa anche il sequestro del crack, droga poco diffusa in Abruzzo.

I militari hanno poi rinvenuto e sottoposto a sequestro, in casa del 31enne un vero e proprio arsenale, ovvero 6 tra fucili e pistole (che erano legalmente detenuti per uso caccia), mentre altre 4 armi, dai primi accertamenti, non sono risultate in regola con la normativa vigente. Al giovane e' stata inoltre contestata la ricettazione dell'arma che aveva addosso, e che verra' inviata al Ris di Roma per gli accertamenti volti al ripristino della matricola e alle analisi balistiche, al fine di accertare se sia gia' stata utilizzata in passato. L'operazione di ieri segue di pochi giorni quella del 21 febbraio scorso quando i militari ritrovarono un'altra pistola, assieme ad un ingente quantitativo di cocaina. Recuperate inoltre, sempre dai carabinieri della Compagnia di Pescara, nel novembre scorso, altre armi, grazie a perquisizioni condotte al ferro di cavallo nel quartiere Rancitelli. A carico di F.M., al termine dell'udienza di convalida, questa mattina e' stata disposta la detenzione in carcere.

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Inchieste sulla Regione Abruzzo, indagato un architetto della soprintendenza

C'e' anche l'architetto Roberto Orsatti della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio (Sbaep) dell'Abruzzo tra gli indagati nell'ambito della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell'Aquila su una serie di appalti della Regione Abruzzo. Sono arrivati complessivamente a 32 gli indagati noti nei 9 fronti investigativi attualmente aperti.. Orsatti, 44 anni e' accusato di corruzione aggravata in concorso per un atto contrario ai doveri d'ufficio nel fronte di indagine riferito al contributo pubblico per una iniziativa immobiliare a Giulianova per il quale sono indagati per corruzione aggravata in concorso per un atto contrario ai doveri d'ufficio Giovanni Mosca, ingegnere, e Roberta Caralla, imprenditrice, proprietaria tra l'altro di un ristorante nel centro giuliese. In questo filone e' sotto inchiesta anche il capo della segreteria della presidenza ed ex consigliere del Pd Claudio Ruffini, per le ipotesi di reato in concorso con altri di corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri d'ufficio e istigazione alla corruzione. Secondo l'accusa, i due professionisti si sarebbero rivolti ai rappresentanti degli enti pubblici per velocizzare procedure propedeutiche all'erogazione del contributo pubblico. 

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Inchieste sulla Regione Abruzzo, le accuse al Governatore nel filone di Penne

Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, istigazione alla corruzione e abuso d'ufficio, in concorso con altri: sono queste le ipotesi di reato contestate al presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, nel filone di indagine legato alla cessione di un immobile di proprieta' del Comune di Penne nell'ambito della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell'Aquila su una serie di appalti della Regione Abruzzo. Il governatore, che ha ammesso con una nota nei giorni scorsi di essere coinvolto in questo fronte, e' indagato insieme all'ex sindaco pennese, Rocco D'Alfonso, che attualmente e' impiegato proprio nello staff del presidente a Pescara. Rocco D'Alfonso e' indagato in concorso con altri per corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e istigazione alla corruzione. La vicenda e' legata alla cessione di un immobile di proprieta' comunale, messo in vendita nel 2015 perche' il Comune di Penne aveva bisogno di fare cassa, essendo a rischio lo sforamento del patto di stabilita' interno. 

Per portare a termine l'operazione occorreva, pero', superare il vincolo dei Beni culturali. L'allora primo cittadino ha chiesto alla Soprintendenza che il vincolo decadesse e ha atteso il parere della relativa commissione per completare la vendita. La commissione, tuttavia, tardava a riunirsi e Rocco D'Alfonso, vista l'urgenza di chiudere il bilancio, ha chiesto l'intervento del presidente della Regione. Luciano D'Alfonso ha telefonato a un funzionario dei Beni culturali per sollecitare il parere.

Questa telefonata sarebbe stata letta dagli inquirenti come una "pressione indebita" sul funzionario per favorire la decadenza del vincolo e la vendita dell'immobile. Il quale e' stato comunque svincolato, secondo quanto si e' appreso dopo qualche mese. La maxi inchiesta e' coordinata dal procuratore Michele Renzo e dal sostituto Antonietta Picardi.

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Rame rubato al cimitero di Sulmona

Rame rubato nella notte al cimitero di Sulmona. Il colpo è avvenuto in cinque cappelle di una confraternita cittadina. A scoprirlo uno degli addetti, che ha allertato i carabinieri giunti per i rilievi del caso. Un bottino cospicuo ancora però da valutare. I malviventi hanno agito con maestria, ben organizzati, hanno infatti sottratto un buon quantitativo, si tratta di materiale ingombrante difficile da trasportare. Un colpo andato a segno senza intoppi che fa pensare a ladri ben esperti che sono riusciti ad evitare la sola telecamera di sorveglianza.

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Detenzione e spaccio,arrestato 23enne di San Benedetto Marsi

Con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, e' stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Avezzano N.C., 23 anni, di San Benedetto dei Marsi. Il giovane e' stato sorpreso, in piena notte, mentre passeggiava in localita' Marcuccio di San Benedetto. I carabinieri, insospettiti dall'orario, lo hanno fermato e perquisito trovandogli oltre 5 grammi di hashish. In seguito, hanno perquisito anche l'abitazione del ventitreenne rinvenendo ulteriori 18 grammi di hashish, 1 grammo e mezzo di cocaina, 8 grammi di marijuana, tutto suddiviso in dosi e 5 bilancini di precisione. Il giovane, su disposizione della Procura di Avezzano, e' stato associato ai domiciliari in attesa dell'udienza di convalida

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La Guardia di Finanza sequestra 165 immobili in tutta Italia

Il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza ha sequestrato 165 immobili in tutta Italia riconducibili a 25 soggetti gia' tutti rinviati a giudizio per bancarotta e a vario titolo collegate al gruppo societario dell'imprenditore Mario Di Raffaele, ex presidente del Pomezia Calcio e proprietario del polo alberghiero 'Hotel Selene'. Le indagini, secondo quanto sostiene la Gdf, hanno accertato che tre banche e una societa' di factoring, con la complicita' degli esponenti del Gruppo imprenditoriale, avrebbero sottratto illecitamente risorse destinate al pagamento dell'Iva per soddisfare crediti altrimenti difficilmente recuperabili. Il meccanismo escogitato era basato sulla previsione che il Gruppo sull'orlo del fallimento avrebbe conferito l'attivo (consistente in immobili e beni) in un fondo immobiliare di una societa' di gestione, per continuare a ricevere finanziamenti dalle banche, che in questo caso li avrebbero concessi in favore della nuova Sgr e non piu' al Gruppo noto ormai come 'cattivo debitore'. Ma l'Iva dovuta dalla Sgr, per oltre 31,6 milioni, invece di arrivare nelle casse dell'Erario, veniva dirottata verso le banche, perfettamente consapevoli dello stato in cui versava il gruppo, che cosi' hanno ripianato le esposizioni debitorie del gruppo. Alla luce di questo quadro investigativo, il Gup del tribunale di Roma ha emesso il sequestro conservativo dei beni rientranti nella disponibilita' degli imputati, a vario titolo ritenuti responsabili del dissesto finanziario fino alla concorrenza del danno patrimoniale, pari ad oltre 322 milioni, a fronte dell'ammontare del passivo fallimentare complessivamente quantificato in oltre 250 milioni. I sequestri di ville, appartamenti e locali commerciali sono scattati nelle province di Roma, Milano, Torino, Venezia, Verona, Isernia, Imperia, Livorno, Lucca, Perugia, Teramo, Reggio Emilia, Lecco, Modena, Rimini, Parma, Pescara, Massa Carrara, Lodi, Novara, Savona, Aosta e Pavia.

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