Cronaca

Parte nel Chietino ‘Mille occhi sulla citta”

I sindaci di Chieti, Vasto, Francavilla al Mare, Ortona, San Salvo, San Giovanni Teatino, Atessa, Guardiagrele, e il prefetto di Chieti Antonio Corona hanno firmato oggi a Chieti''Mille occhi sulla citta''', il protocollo d'intesa il cui obiettivo e' la promozione sul territorio di un piano di collaborazione fra le forze di polizia, i corpi di polizia municipale e gli istituti di vigilanza privati per il monitoraggio delle situazioni di interesse per la sicurezza pubblica e la sicurezza urbana. Gli ambiti di intervento riguardano, fra l'altro, la presenza di mezzi e persone sospette, l'eventuale fuga di persone e mezzi dal luogo di un delitto, l'allontanamento dagli ospedali di persone anziane, la segnalazione di auto e moto rubate e di situazioni particolarmente significative di degrado urbano e disagio sociale, la segnalazione di ogni altra situazione che faccia ritenere imminente la commissione di reati. Gli istituti di vigilanza che hanno aderito al protocollo sono Aquila, Coopservice, Federalpol, Italpol e Ivri.

''La prima novita' di questo protocollo e' che abbiano aderito pressoche' tutti i Comuni sopra i diecimila abitanti - ha detto il Prefetto Corona. Per quanto riguarda il protocollo in particolare, sappiamo che una delle attivita' preminenti che svolgiamo e' quella di controllo del territorio e poterci avvalere in questa attivita' anche dell'ausilio, dell'aiuto e della collaborazione degli istituti di vigilanza da' quel qualcosa in piu' di cui tutti abbiamo bisogno. Ai sindaci consiglio di prestare la massima collaborazione agli istituti di vigilanza perche' la logica del protocollo e' una logica di cooperazione tra istituzioni e soggetti privati: quindi lavorare sulla cooperazione, anche facilitando quella che e' l'attivita' degli istituti di vigilanza, consentendo il passaggio nelle ztl senza particolari oneri''.

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Rapina da 200 mila euro in un centro commerciale di Rocca San Giovanni

Rapina da 200 mila euro nel punto vendita Sarni Oro all'interno del centro commerciale Thema Polycenter di Rocca San Giovanni. Due uomini con passamontagna sono entrati impugnando un piede di porco e un martello con cui hanno divelto una ventina di cassetti contenenti oggetti in oro e preziosi, mentre le due commesse fuggivano nei negozi vicini. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato di Lanciano che hanno sequestrato le immagini riprese dalle telecamere interne. I due sono fuggiti a bordo di una Giulietta Alfa Romeo rubata poco prima dal parcheggio della Sevel di Atessa

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Bimbo morto giocando a calcio, a processo il medico del 118

E' morto giocando a calcio il piccolo Marco Calabretta, 9 anni, di Pineto il 25 settembre del 2015 mentre stava  con i compagni sul campo sportivo 'Pavone' di Pineto. Una morte causata, come stabili' l'autopsia, da una fibrillazione ventricolare alla cui base c'era una malformazione congenita e per la quale il pm Stefano Giovagnoni, cosi' come disposto poco meno di un mese fa dal Gip Giovanni De Rensis, ha firmato l'imputazione coatta per omicidio colposo per il medico del 118 che soccorse il ragazzino. Medico che adesso rischia il processo per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore presente sull'ambulanza. Nel corso delle indagini la Procura aveva iscritto nel registro degli indagati sia il medico che aveva rilasciato il certificato di idoneita' sportiva che il medico del 118, per i quali successivamente aveva chiesto l'archiviazione. Secondo la perizia affidata all'epoca dal pm la patologia di cui soffriva Calabretta sarebbe stata infatti diagnosticata, solo con un ecocardiogramma, esame non previsto in caso di rilascio di certificato di idoneita' sportiva per attivita' non agonistica, come nel caso del bimbo di Pineto. Da qui la richiesta di archiviazione, accolta dal gip, per il medico che aveva rilasciato il certificato e che aveva correttamente eseguito gli esami stabiliti dalle norme.

Diversa la posizione del medico del 118, rispetto al quale era stata ipotizzata un'omissione per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore che pure era disponibile. Secondo la perizia, pero', essendo passati circa sette minuti dal momento in cui il ragazzino si era sentito male e l'arrivo dei soccorsi, ed essendo fondamentale il fattore tempo nella defibrillazione, nel caso in questione una condotta diversa del medico del 118 non avrebbe comunque scongiurato la morte di Calabretta. Da qui la richiesta di archiviazione anche per la sua posizione, che aveva visto l'opposizione della famiglia. Opposizione accolta dal gip, che aveva disposto l'imputazione coatta, adesso firmata dal pm.

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14enne morto dopo dimissioni dell’ospedale, chiesto il processo per due medici

Richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo per due medici dell'ospedale Val Vibrata di S.Omero avanzata dalla Procura di Teramo che indaganell'inchiesta sulla morte di Lorenzo Panichi, il quattordicenne morto ad aprile del 2015 all'ospedale di Giulianova dove era stato portato in condizioni disperate dopo essere stato dimesso dal presidio di S.Omero. Una morte per la quale adesso rischiano il processo sia il medico del pronto soccorso che visito' il ragazzino che il medico radiologo che si occupo' del relativo referto e che, secondo l'accusa, non eseguirono un corretto monitoraggio e un'adeguata valutazione del quadro clinico diagnosticandogli una polmonite mentre era in corso una dissezione aortica. Dopo la morte del quattordicenne la Procura apri' un'inchiesta iscrivendo tre medici (due di S.Omero e uno di Giulianova) nel registro degli indagati, affidando una perizia al professor Bruno Turinetto e alla dottoressa Donatella Fedeli per chiarire le cause del decesso. Perizia che aveva escluso ogni responsabilita' sia dell'equipe del 118 che dei medici del presidio ospedaliero di Giulianova, che avrebbero preso in carico il ragazzo quando ormai le sue condizioni erano irreversibili, delineando al contrario forti responsabilita' a carico dei medici di S.Omero. Secondo la perizia, infatti, in presenza di un corretto iter diagnostico la rottura dell'aorta cosi' come avvenuta non si sarebbe quasi certamente verificata e il ragazzo si sarebbe molto probabilmente salvato. Sempre secondo la relazione peritale il medico del pronto soccorso di S.Omero che prese in carico il ragazzo avrebbe sottovalutato sia la sintomatologia riferita sia le risultanze radiologiche, imputandoli a una presunta polmonite (che sempre secondo i periti sarebbe una patologia incompatibile con quegli aspetti clinici), senza valutare la possibile natura cardiovascolare e non rispettando cosi' le linee guida relative alla diagnosi differenziale. Per quanto riguarda invece la radiologa, sempre secondo la perizia, avrebbe male interpretato il radiogramma, formulando cosi' un referto incompleto. Aspetti che avevano portano i periti della Procura ad evidenziare la sussistenza del nesso di causalita' materiale tra il presunto errore diagnostico dei medici di S.Omero e la dissezione dell'aorta e che ha portato la Procura a firmare la richiesta di rinvio a giudizio per i due medici del nosocomio di S.Omero e la richiesta di archiviazione per il medico di Giulianova. 

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Scossa di magnitudo 4 a L’Aquila

Una scossa di terremoto di magnitudo 4 si e' prodotta la scorsa notte nella zona di L'Aquila. L'evento ha avuto luogo alle 4.13 ed e' stato avvertito in una vasta zona del centro Italia. L'epicentro del sisma, verificatosi a una profondita' di 11 chilometri, dunque piuttosto superficiale, e' stato localizzato dall'Istituto nazionale dei geofisica e vulcanologia in prossimita' del Comune di Montereale, a 20 chilometri da L'Aquila e a 40 da Teramo. Nell'area epicentrale ricadono anche i Comuni di Capitignano, Cagnano Amiterno, Barete, Pizzoli, Campotosto, Borbona, Posta, Amatrice, Scoppito, Cittareale, Antrodoco, Micigliano e Crognaleto.

- Il sisma e' stato avvertito distintamente anche nelle Marche e nel Lazio, in particolare nelle zone di Amatrice, Accumoli, e Rieti citta'. Molte le persone che sono scese in strada, impaurite, nelle localita' piu' vicine all'epicentro. Al momento il terremoto non sembra aver provocato ulteriori danni nelle zone gia' martoriate dal sisma del 24 agosto, 26 e 30 ottobre e del 18 gennaio scorsi. Sono in corso nuove verifiche sugli edifici gia' lesionati dalle precedenti scosse

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Rapina per vendetta davanti al supermercato di Silvi, due ordinanze di custodia cautelare 

 Il 9 febbraio scorso avevano aggredito e rapinato una donna nel parcheggio di un supermercato di Silvi Marina. Le indagini successive hanno consentito alla Procura di emettere due ordinanze di custodia cautelare in carcere ed un obbligo di dimora per una terza persona. Le ordinanze, richieste dal pm Silvia Scamurra e firmate dal gip Domenico Canosa, sono state notificate ai tre indagati nella mattina di sabato ma la notizia si e' appresa solo oggi. Gli indagati devono rispondere di rapina pluriaggravata e adesso sono in attesa di comparire davanti al giudice per l'interrogatorio di garanzia. Da quanto emerso dagli accertamenti, la rapina sarebbe stata una sorta di vendetta per un prestito che la vittima avrebbe fatto ad uno dei suoi aggressori e poi richiesto indietro.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri gli aggressori avevano contattato la donna con la scusa di restituirle il prestito, ma una volta arrivati sul luogo dell'appuntamento due di loro l'avrebbero aggredita puntandole un coltello alla gola e minacciandola anche con un bastone, per poi sottrarle le chiavi dell'auto. Dopo l'aggressione la donna aveva trovato soccorso all'interno del supermercato, dal quale aveva chiamato Carabinieri che, anche grazie ai numerosi testimoni, erano riusciti ad identificare gli aggressori, senza riuscire a trovarli.

Aggressori che nei giorni successivi si erano comunque fatti vivi con la donna con richieste estorsive per ridarle l'auto. Sabato l'arresto di due degli aggressori e la notifica dell'obbligo di dimora per la terza persona coinvolta.

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Discarica di Bussi, l’elenco dei risarcimenti fissati dai giudici

Lungo l'elenco di risarcimenti a favore di enti pubblici abruzzesi a carico dei 10 imputati (dei 19) condannati a L'Aquila nel processo d'Appello sulla mega discarica di Bussi sul Tirino della Montedison. Il collegio giudicante, guidato da Luigi Catelli, ha disposto risarcimenti immediati come provvisionali e rimborso delle spese processuali alle parti civili per complessivi 3 milioni 716 mila euro, di cui circa 600mila per le parcelle legali dal primo grado di giudizio. Ma la quota dei risarcimenti del danno sara' di certo piu' ingente perche' saranno stabiliti in un giudizio separato, una maxi causa civile pero' destinata a durare molti anni nei vari gradi. Nel frattempo ci sono le provvisionali da liquidare subito; secondo qualche legale non sara' facile recuperare le somme, con il dibattito gia' aperto su come dovranno essere impiegati dagli enti, e idee che gia' circolano di impiegarli nella bonifica o nello studio delle discariche. Ecco gli enti che dovranno essere risarciti: Ambito territoriale ottimale (Ato) 4 Pescarese, 1,01 milioni di euro; Regione Abruzzo, 500 mila euro; commissario delegato per il bacino Aterno-Pescara, 500 mila; Provincia di Pescara, 200 mila euro; Comune di Pescara, 200 mila euro; famiglia Domenico Bucci, Katiuscia Setta, Antonio Bucci e Francesco Bucci, 200 mila euro; Comune di Bussi sul Tirino, 100 mila euro; Comune di Tocco da Casauria, 100 mila euro; Comune di Castiglione a Casauria, 100 mila euro; Comune di Chieti, 50 mila euro; Comune di Torre de' Passeri, 40 mila euro; Comune di Popoli, 30 mila euro; Comune di Alanno, 30 mila euro; Comune di Spoltore, 25 mila euro; Azienda comprensoriale acquedottistica (Aca), 25 mila euro; Wwf Italia, 10 mila euro; Legambiente, 10 mila euro; associazione Mila Donna Ambiente, 5 mila euro; associazione Ecoistituto Abruzzo, 5 mila euro; associazione Italia Nostra, 5 mila euro; associazione Marevivo, 5 mila euro; associazione Codici Abruzzo, 5 mila euro.

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Vescovi di Abruzzo-Molise: la Chiesa vicina ai problemi della gente

 "Non solo cattedrali. La Chiesa di oggi ha bisogno di essere presenza e sostegno nella vita quotidiana della gente". Con queste parole il segretario della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana mons. Camillo Cibotti scandisce il nuovo imperativo dei credenti d'oggi. Si conclude con questa consapevolezza il convegno 'Sognate anche voi questa Chiesa' che ha visto insieme gli undici vescovi dell'Abruzzo e del Molise e 300 delegati provenienti da tutte le realta' del territorio. Scelte mirate e nuovi progetti caratterizzeranno l'azione della Chiesa del futuro. Un programma che si articola tenendo conto delle nuove esigenze sociali e culturali. Lo hanno ben evidenziato le relazioni conclusive di monsignor Bruno Forte, presidente della CEAM, e dei sociologi Attilio Danese e Paola Di Nicola. "Evangelizzare, accompagnare e integrare - ha spiegato mons. Forte, a chiusura dell'incontro - sono i tre verbi chiave da tener presente e tradurre in realta' per sostenere la famiglia oggi. In una societa' dove vige la cultura del provvisorio, occorre proporre in tutte le forme e occasioni il messaggio che la famiglia rappresenta una risorsa e non un problema. E' dunque necessario accompagnare i giovani che si preparano al matrimonio e nello stesso tempo accogliere le famiglie, anche quelle 'ferite'. Nelle due regioni analizzate, considerando anche gli immigrati, e' sotto la soglia di una condizione di vivibilita' un quarto delle famiglie, pari a piu' di 80 mila persone, mentre in alcune aree la disoccupazione giovanile, come abbiamo visto, ha quasi raggiunto il 60%. Le famiglie con figli sono sempre piu' a rischio poverta' ed esclusione sociale. Il tasso sale al 48,3% per le coppie con tre o piu' figli rispetto al 39,4% dell'anno scorso e raggiunge il 51,2% se si tratta di minorenni. In particolare per le persone che vivono in coppia con almeno tre figli l'impossibilita' di far fronte a una spesa imprevista di almeno 800 euro e' passata dal 48,1% al 52.8%, mentre la quota di chi e' in arretrato con mutui, prestiti o bollette passa dal 21,7% del 2014 al 30,4% del 2016". 

"Ascoltare, provocare e coinvolgersi - ha proseguito mons. Forte - sono invece i verbi che vanno messi in atto con i giovani che chiedono di essere ascoltati, senza pregiudizi e senza paure". "I giovani - ha sostenuto - non vogliono maestri che insegnino dall'alto di una cattedra, ma testimoni che li affianchino o li precedano in maniera convincente. I giovani, anche in Abruzzo e Molise, restano 'figli' sempre piu' a lungo: quattro giovani su dieci tra i 25 e 34 anni, vivono ancora nella famiglia d'origine; il 45% dichiara di restare in famiglia perche' non ha un lavoro e/o non puo' mantenersi autonomamente; la disoccupazione giovanile e il precariato risultano essere il dramma piu' grande che oramai vivono tutte le famiglie. La mancanza di lavoro e' un problema reale, anzi, e' 'il' problema in questo momento, che colpisce la maggior parte delle famiglie, sviluppando una nuova poverta'. C'e' una forte mobilita', un forte precariato, un lavoro nero o sottopagato, che genera un'instabilita' psicologica e relazionale delle persone, rendendo piu' difficile il pensare a prospettive per il futuro, come formare una famiglia. Il paradigma del lavoro come 'impiego' si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica che coinvolge fasce sempre piu' ampie della popolazione". "Conoscere, personalizzare, condividere - ha sottolineato - queste le scelte da fare riguardo ai poveri. Ci sono poverta' fisiche e poverta' spirituali, poverta' materiali e poverta' culturali. Ci sono poveri fra i giovani e gli adulti, fra i bambini e gli anziani. Occorre poi personalizzare, mettere al centro la persona, nella piena consapevolezza che il povero non e' un oggetto ne' tanto meno un sacco da riempire, ma una persona umana, da rispettare, promuovere, amare. Condividere perche' ogni intervento verso i poveri va inteso come una condivisione reciproca, uno scambio. Non c'e' nessuno cosi' povero che non abbia qualcosa da offrire all'altro".

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Tre ristoranti etnici chiusi dai Nas

Sporcizia diffusa, irregolarita', carenze strutturali e in materia di autocontrollo e rintracciabilita' degli alimenti. E' quanto hanno accertato i Carabinieri del Nas di Pescara nel corso di una serie di ispezioni in ristoranti asiatici e arabi. Il bilancio e' di tre esercizi sottoposti a sospensione immediata dell'attivita', due a Pescara e uno nella Marsica, oltre 50 chilogrammi di sushi avviati alla distruzione e sanzioni complessive per 10mila euro.

A Pescara, in un ristorante del centro, i militari del Nas hanno rilevato importanti carenze igienico sanitarie, strutturali e gestionali, sia in tema di autocontrollo sia in materia di procedure di rintracciabilita' degli alimenti. Unitamente al personale del Dipartimento di Prevenzione della Asl, e' stata immediatamente disposta la sospensione dell'attivita'. Analogo provvedimento e' stato adottato nei confronti di un bar tavola calda, nella zona della stazione centrale, all'interno del quale venivano preparate e somministrate pietanze asiatiche.

Il retro bancone, i vani tecnici e l'area per la preparazione degli alimenti erano in condizioni igienico sanitarie e strutturali tali da imporre subito la sospensione, da parte della Asl. In un altro ristorante a cucina orientale, nella Marsica, i carabinieri del Nas di Pescara e il personale della Asl dell'Aquila si sono imbattuti in locali per la preparazione e conservazione degli alimenti tenuti in gravi condizioni igienico sanitarie, con presenza di sporcizia diffusa, incrostazioni, muffe e unto.

I militari per la tutela della salute hanno inoltre rilevato che l'operatore effettuava lavorazioni per la preparazione e somministrazione di pesce destinato ad essere consumato crudo o praticamente crudo, in maniera difforme rispetto a quanto previsto nel piano di autocontrollo aziendale. Per questo motivo sono stati avviati alla distruzione oltre 50 kg di prodotti ittici e preparazioni gastronomiche, quali sushi e sashimi, non rintracciabili e potenzialmente pericolosi per la salute. L'attivita' ristorativa e' stata immediatamente sospesa e potra' riprendere solo dopo che il personale sanitario avra' verificato il ripristino delle condizioni igienico sanitarie. 

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Rapina in una gioielleria a Vasto

Rapina in viale Giulio Cesare a Vasto ai danni della gioielleria 'Arte Orafa': poco dopo le 11 due persone a volto scoperto, di cui una armata di pistola, sono entrate nel locale dove in quel momento c'era solo la titolare.

I malviventi si sono fatti consegnare diversi oggetti in oro per poi darsi alla fuga a bordo di una Fiat Sedici di colore blu in un'azione durata pochissimi minuti.

Al momento la donna, ancora sotto choc, non e' in grado di quantificare l'ammontare del danno subito. L'autovettura utilizzata per la rapina e' stata trovata in fiamme dagli agenti della Polizia Locale di San Salvo, accorsi nel piazzale della chiesa di Resurrezione Nostro Signore Gesu'. Il mezzo era stato rubato lo scorso mese di dicembre a Campomarino. Al vaglio degli investigatori le riprese delle telecamere esterne e interne della gioielleria. Per spegnere le fiamme sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Vasto.

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