L’Osservatorio

Cultura e tempo libero, valgono 3 miliardi di euro all’anno

Cultura e tempo libero rappresentano un comparto dell'export che vale circa 3 miliardi di euro all'anno, 1,4 miliardi a giugno 2018, in crescita del 13,4%. Milano con 171 milioni di euro in sei mesi (+6,8%), guida la classifica italiana degli esportatori e rappresenta un ottavo del totale nazionale. È seguita da Forlì-Cesena, Modena e Treviso. Sesta Bergamo. Le maggiori destinazioni dell'export nazionale sono Francia, Stati Uniti e Germania. In forte crescita Polonia (+66,1%), Spagna e Svizzera (+28%). Tra le prime 15 anche Giappone, Cina e Hong Kong. Ma per sapere dove va e da dove parte l'export, quali sono i maggiori mercati di sbocco e i prodotti più apprezzati arriva la mappa: "Cultura e tempo libero: i prodotti italiani nel mondo", realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. 

Cultura e tempo libero italiani nel mondo: le principali destinazioni per prodotto: oltre alla Francia, prima per prodotti editoriali, fotografia e articoli sportivi, si distinguono: gli Stati Uniti primi per prodotti delle attività creative e di intrattenimento (+24%), delle biblioteche e degli archivi (+62,6%) e per strumenti musicali (+37,9%), la Repubblica Ceca per attività cinematografiche, video e televisive, la Bulgaria per giochi per computer e software, la Serbia per editoria musicale. Emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat a giugno 2018 e 2017. I prodotti culturali e del tempo libero "made in Italy" più esportati sono libri, periodici e prodotti editoriali per 584 milioni di euro (+21,3%), articoli sportivi per 483 milioni di euro (+4,7%), attività creative per 169 milioni (+27,8%), strumenti musicali per 67 milioni (+8%). 

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Coldiretti/Ixè: 5,7 milioni di persone in vacanza nel ponte nonostante il maltempo

Sono 5,7 milioni gli italiani che hanno deciso di concedersi qualche giorno di vacanza in occasione della festività di Ognissanti, nonostante il maltempo. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ sul ponte del 1° novembre dalla quale si evidenzia peraltro che ben 1,2 milioni hanno scelto di recarsi all’estero anche alla ricerca del caldo e del sole. Sono molti dunque a sfidare le incertezze del tempo pur di concedersi qualche giorno di relax approfittando della combinazione abbastanza favorevole della festività. Una situazione che – continua la Coldiretti - ha favorito scelte last minute con sempre piu’ italiani che si affidano alle prenotazioni su internet anche approfittando di offerte piu’ convenienti. Tra le mete preferite all’estero ci sono le capitali straniere e il mare, mentre in Italia – sottolinea la Coldiretti - assieme alle città d'arte le località più gettonate sono la montagna, i laghi e la campagna. Sono in molti – conclude la Coldiretti – ad approfittare del ponte per dedicarsi a un turismo legato all’enogastronomia con le specialità tipiche della tradizione contadina negli agriturismi ma anche di approfittare delle numerose sagre di stagione che in questo periodo si organizzano su tutto il territorio nazionale, dai tartufi ai funghi.

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Aumenta l’indice del clima di fiducia dei consumatori da 116,1 a 116,6

A ottobre 2018 si stima un aumento dell'indice del clima di fiducia dei consumatori da 116,1 a 116,6; l'indice composito del clima di fiducia delle imprese subisce invece un'ulteriore flessione, la terza consecutiva, passando da 103,6 a 102,6. Lo ha comunicato l'Istat. Segnali eterogenei provengono dalle componenti del clima di fiducia dei consumatori: si rileva un aumento solo per il clima futuro (da 120,3 a 121,5), mentre quello corrente diminuisce da 114,1 a 112,5, la componente economica resta sostanzialmente stabile (da 137,8 a 137,7) e il clima personale torna a diminuire da 109,3 a 108,7. "A ottobre 2018, il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori - è il commento dell'Istituto - deriva in particolare da una valutazione positiva della situazione familiare e da prospettive favorevoli sia sulla famiglia sia sulla disoccupazione, mentre peggiorano il giudizio e, in misura più contenuta, le attese sulla situazione economica del Paese. Per le imprese, l'indice di fiducia conferma una tendenza negativa e uno scenario di incertezza".

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Cgil, 4 milioni 833 mila di persone in disagio occupazionale

L'area del disagio occupazionale, costituita da lavoratori temporanei non volontari e da part-time involontari, nel primo semestre 2018, raggiunge la quota record di 4 milioni 883 mila persone, pari al 21,7% del totale degli occupati e del 25,1% dei lavoratori dipendenti. E' quanto emerge dal rapporto 'Disuguaglianze e disagio nel lavoro' elaborato dalla Fondazione Di Vittorio in base ai dati della Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro dell'Istat. Nella ricerca si evidenzia come il part-time involontario ha coinvolto, nel primo semestre 2018, 2 milioni 772 mila persone (+1 milione 611 mila rispetto al primo semestre 2007, pari a +138,8%), quasi due terzi (63,9%) del totale dei lavoratori a tempo parziale. Nel primo semestre 2018, i lavoratori temporanei non volontari sono 3 milioni e 61 mila, il numero piu' alto mai registrato dalle statistiche Istat. Il peso sull'occupazione totale e' passato dal 10,3% del primo semestre 2007 al 13,2% del primo semestre 2018. Se si considera solo il lavoro dipendente, il peso dei dipendenti temporanei involontari sul totale dei dipendenti e' pari a 16,1%, facendo registrare nel corso degli ultimi due anni un vero e proprio boom, con un incremento complessivo stimato in +553 mila persone (+22%). Nel dettaglio, si legge nella ricerca che il tasso di disagio calcolato per regione, settore di attivita' e profilo anagrafico registra significativi scostamenti: il disagio e' maggiore nelle regioni meridionali rispetto al nord, con Calabria in testa (27,8%) e la Lombardia in coda (17,8%); e' piu' frequente nel settore alberghiero della ristorazione, nei servizi personali e in agricoltura (sopra il 37%); e' maggiore per le donne (28,9% contro il 16,3% degli uomini); e' piu' alto nella fascia di eta' 15-34 anni (39,9%) e per i cittadini stranieri (33,9% contro il 20,2% degli italiani). Infine, piu' contenute le differenze per titolo di studio, con un tasso di disagio decrescente passando dalla licenza media al titolo universitario.

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Vino, primo bilancio di fine vendemmia: 7 bottiglie su 10 sono doc

Si e' praticamente conclusa la vendemmia 2018 in Italia con una produzione di circa 50 milioni di ettolitri, in aumento del 16% rispetto alla scorsa annata che per la grave siccita' e' stata tra le piu' scarse dal dopoguerra. E' quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti con la raccolta delle uve che e' stata accelerata per evitare l'arrivo del maltempo ed ha ormai superato il 90% del totale lungo la Penisola. Si tratta di un risultato praticamente in linea con la media dell'ultimo decennio che - sottolinea la Coldiretti- garantisce all'Italia il primato mondiale davanti alla Francia, dove la produzione dovrebbe aggirarsi sui 46 milioni di ettolitri e alla Spagna che sale al secondo posto con 47 milioni di ettolitri. 

Dal punto di vista qualitativo la produzione tricolore secondo la Coldiretti sara' destinata per oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola. Sul territorio nazionale - spiega la Coldiretti - ci sono 504 varieta' iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversita' su cui puo' contare l'Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilita' di offrire vini locali di altissima qualita' grazie ad una tradizione millenaria. Con l'ultimarsi delle operazioni vendemmiali l'Italia festeggia anche il record storico delle esportazioni di vino Made in Italy che nei primi sette mesi del 2018 fanno registrare un aumento del 4% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale circa 6 miliardi di euro, la prima voce dell'export agroalimentare nazionale, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. Lo spumante e' stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all'estero con le esportazioni che, con un aumento del 13% rispetto all'anno precedente. Nella classifica delle bollicine italiane piu' consumate nel mondo ci sono nell'ordine il Prosecco, l'Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Positiva anche la dinamica dei consumi interni con gli acquisti che sono aumentati in valore del 4,5% per vini e spumanti nel primo semestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. In questo contesto - sostiene la Coldiretti - sono del tutte ingiustificate le riduzioni delle quotazioni dei vini all'origine anche tenendo conto delle giacenze e dell'aumento della domanda interna ed estera. La vendemmia in Italia ha impegnato 310 mila aziende agricole e quasi 46 mila aziende vinificatrici su una superficie a vite di 652 mila ettari. Si tratta di una attivita' che - continua la Coldiretti - attiva un motore economico che genera oltre 10,6 miliardi di fatturato dalla vendita del vino, realizzato piu' all'estero che in Italia, che offre opportunita' di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone tra quelle impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale e quelle presenti in attivita' connesse e di servizio

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Inail, nei primi nove mesi +8,5% di infortuni mortali

Tra gennaio e settembre sono state presentate all'Inail469.008 denunce di infortunio sul lavoro (-0,5% rispetto allo stesso periodo del 2017), 834 delle quali con esito mortale (+8,5%), mentre le patologie di origine professionale denunciate sono state 44.083 (+1,8%). E' quanto emerge dagli 'Open data' aggiornati oggi sul portale dell'Istituto, secondo cui a livello nazionale, una diminuzione dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 401.474 a 398.759 (-0,7%), mentre quelli in itinere, avvenuti cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il posto di lavoro, hanno fatto registrare un incremento pari allo 0,3%, da 70.044 a 70.249. In particolare sono diminuiti gli infortuni nella gestione Industria e servizi (dai 375.499 del 2017 ai 373.670 casi del 2018), del 2,4% in Agricoltura (da 25.219 a 24.610) e del -0,1% nel Conto Stato (da 70.800 a 70.728). "Il decremento rilevato nel confronto tra i primi nove mesi del 2017 e del 2018 - rileva una nota dell'Inail - è legato quasi esclusivamente alla componente femminile, che registra un calo pari all'1,5% (da 167.631 a 165.145), rispetto al -0,01% di quella maschile (da 303.887 a 303.863)".

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Istituto nei primi nove mesi di quest'anno sono state 834, 65 in più rispetto alle 769 denunciate nel 2017 tra gennaio e settembre (+8,5%). "L'aumento - rileva l'Inail - è dovuto soprattutto all'elevato numero di decessi avvenuti lo scorso mese di agosto rispetto all'agosto 2017 (109 contro 65), alcuni dei quali causati da incidenti 'plurimi', ovvero quelli che causano contemporaneamente la morte di due o più lavoratori.L'analisi territoriale fatta dall'Inail evidenzia una sostanziale stabilità delle denunce di infortunio sul lavoro nel Nord-Ovest (-0,01%), una diminuzione al Centro (-2,0%), al Sud (-0,5%) e nelle Isole (-3,1%), e un lieve aumento nel Nord-Est (+0,4%). Tra le regioni con i maggiori decrementi percentuali si segnalano la Provincia autonoma di Trento (-9,2%), la Valle d'Aosta (-5,0%) e l'Abruzzo (-4,1%), mentre gli incrementi maggiori sono quelli rilevati in Friuli Venezia Giulia (+4,1%), nella Provincia autonoma di Bolzano (+4,0%) e in Molise (+2,4%). La diminuzione generale dello 0,4% delle denunce registrata nei primi nove mesi del 2018, legata principalmente alla componente femminile, ha interessato sia lavoratori italiani che comunitari mentre per quelli extracomunitari si è registrato un aumento dell'8%. Per quanto riguarda infine le denunce di patologie professionali, l'Inail rileva che "dopo la diminuzione registrata nel corso di tutto il 2017, in controtendenza rispetto al costante aumento degli anni precedenti, nei primi nove mesi di quest'anno le denunce di malattia professionale sono tornate ad aumentare, anche se a un ritmo sempre più decrescente nelle diverse rilevazioni mensili". L'incremento ha interessato in particolare l'Agricoltura (+5,2%) e l'Industria e servizi (+1,0%), mentre nel 'Conto Stato' c'è stata una diminuzione del 2,8%. A livello territoriale, l'incremento maggiore c'è stato al Centro (+809 casi) e al Sud (+385 casi), mentre sono diminuiti i casi al Nord-Est (-233) e nelle Isole (-310).

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Istat, In grande distribuzione 76,1% lavora di domenica

"L’incidenza dei rapporti occupati da lavoratori che hanno lavorato almeno una domenica nell’anno è molto diversa per grande e piccola distribuzione: su 611.093 rapporti dipendenti attivi nella grande distribuzione, il 76,1% (464.787 rapporti) risulta aver lavorato almeno una domenica nell’anno, mentre sui 736.356 rapporti dipendenti attivi nella piccola distribuzione, tale percentuale è pari al 36,4% (268.352 rapporti)". Lo afferma l'Istat in un approfondimento per l'audizione alla Camera sulla Disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali. "Concentrando l’attenzione sui 733.139 rapporti di lavoro attivi nel 2016 i cui lavoratori sono stati impiegati almeno in una delle domeniche dell’anno - rileva l'Istat - quelli che hanno prestato lavoro almeno una domenica su due sono 282.475, pari al 38,5% di chi ha lavorato la domenica ed al 21% del complesso delle posizioni lavorative

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Inversione di tendenza positiva per le esportazioni dei distretti del Mezzogiorno

Nel secondo trimestre 2018 inversione di tendenza positiva per l'export dei distretti del Mezzogiorno che registra una crescita del 2,6%, in linea con l'andamento positivo seguito dal complesso dei distretti italiani (+3,1%). E' uno dei dati che emergono dalla rilevazione di Intesa Sanpaolo. La dinamica dell'area ha beneficiato in particolare delle buone le performance registrate sui mercati esteri dalle imprese della Puglia (+4,7%, pari a 33,2 milioni di euro aggiuntivi rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente), con la Meccatronica barese che fa da traino all'export della regione. Positivo anche l'esito dell'export della Campania (+3,4%),supportata dalle buone performance delle Conserve di Nocera (secondo distretto del Mezzogiorno per valore di export dopo la Meccatronica barese), e dal forte balzo dell'Alimentare di Avellino. "Da tempo sosteniamo le aziende meridionali nelle loro attività sui mercati internazionali e siamo particolarmente soddisfatti dei progressi registrati - afferma Francesco Guido, direttore regionale di Intesa Sanpaolo e direttore generale del Banco di Napoli - Le opportunità disponibili sono tuttavia ben più grandi così come resta ancora elevato il divario rispetto al Centro Nord. Per coglierle appeno è necessario utilizzare i mercati esteri come leva per l'ingrandimento dimensionale, a sua volta accompagnato da un forte investimento sul capitale umano. Il nostro progetto Impresa 2022, così come il nostro impegno sulle ZES di Campania e Puglia, vanno in questa direzione. Auspichiamo quindi che cresca la consapevolezza e il coraggio dei nostri imprenditori. Il loro successo, sempre più sostanziale, sarà esempio e stimolo per chi non ha ancora maturato una precisa convinzione" In calo, intanto, l'export di Abruzzo (-2,3%), Sardegna (-24,1% e Sicilia (-1,7%). L'Abruzzo è stato penalizzato dai cali subiti sul mercato statunitense (Pasta di Fara) e su alcuni mercati emergenti (Mobilio abruzzese). La Sicilia ha sofferto per gli arretramenti dell'Ortofrutta di Catania che perde terreno sul mercato tunisino. L'export della Sardegna risente del forte calo del Lattiero-caseario sassarese penalizzato sul mercato statunitense. Nel complesso si evidenzia una crescita diffusa dei distretti del Mezzogiorno in quasi tutti i principali mercati di sbocco europei (Germania, Francia e Regno Unito in primis, prime tre mete commerciali dei distretti dell'area seguite da Spagna e Svizzera) e in alcuni mercati emergenti (Cina, Polonia e Albania) che hanno controbilanciato i cali subiti negli Stati Uniti e in alcuni Paesi emergenti (tra cui Turchia, Tunisia e Federazione russa)

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In Italia ogni abitante dispone in città di appena 31 metri quadrati di verde urbano

A favorire lo smog nelle città è l'effetto combinato dei cambiamenti climatici e della ridotta disponibilità di spazi verdi che concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi, ma in Italia ogni abitante dispone in città di appena 31 metri quadrati di verde urbano, ma la situazione peggiora per le metropoli con valori che vanno dai 22 di Torino ai 17,9 di Milano fino ai 13,6 di Napoli. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base de dati Istat in occasione delle misure restrittive alla circolazione scattate a Milano per il superamento dei livelli consentiti di polveri sottili (PM10) nell'aria per quattro giorni consecutivi e dell'iniziativa #VIALIBERA che domenica a Roma dedicherà alcune strade del centro a pedoni e ciclisti. A pesare quest'anno - sottolinea la Coldiretti - è stato un autunno particolarmente secco con la caduta del 61% di precipitazioni in meno a settembre lungo la Penisola ma anche la carenza di verde visto che una pianta adulta è capace di catturare dall'aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

 La Coldiretti ha stilato la prima top ten delle piante mangia smog, dall'Acero riccio alla Betulla verrucosa, dal Ginkgo Biloba al Bagolaro, dal Frassino comune all'Ontano nero, dal Tiglio selvatico all'Olmo che anche nel proprio giardino sono capaci di ripulire l'aria da migliaia di chili di anidride carbonica e sostanze inquinanti come le polveri PM10 che ogni anno in Italia causano circa 80.000 morti premature secondo l'Agenzia europea dell'Ambiente. Al primo posto tra le piante mangia smog - spiega la Coldiretti - c'è l'Acero Riccio che raggiunge un'altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 cm con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l'appellativo di "riccio": ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent'anni e ha un'ottima capacità complessiva di mitigazione dell'inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani. A pari merito, con 3100 chili di CO2 aspirate dall'aria, ci sono poi la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e considerata albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche, e il Cerro che può arrivare fino a 35 metri di altezza. 

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Coldiretti, gravi i danni per l’agricoltura col maltempo

"E' calamità per l'agricoltura italiana con l'ondata di maltempo che ha colpito l'Italia da Nord a Sud, con perdite per milioni di euro per le coltivazioni e le infrastrutture nelle campagne". Emerge da un primo monitoraggio di Coldiretti sulle conseguenze delle tempeste di pioggia, vento e grandine che hanno colpito dalla Lombardia al Lazio, all'Emilia Romagna, dall'Abruzzo alla Sicilia con agrumi e ortaggi sommersi dall'acqua, muri di contenimento distrutti, alberi abbattuti e torrenti straripati. Nel Lazio - dice la Coldiretti - la violenta grandinata, che si è abbattuta anche sulla Capitale, ha danneggiato le serre di ortaggi nella fascia di Anzio, Nettuno, Pomezia e Ardea, mentre a Palombara e Nerola la tempesta di ghiaccio ha distrutto le ultime olive che erano sopravvissute alle gelate di primavera. In Sicilia le zone più colpite sono quelle comprese fra Catania e Siracusa e quella intorno a Palermo ed Enna, mentre in Emilia Romagna l'epicentro è a Bologna e in Romagna dove si trovano frutteti. In Abruzzo gli agricoltori sono con il fiato sospeso per le colture ancora in campo. La grandine - precisa Coldiretti - è l'evento più temuto dagli agricoltori in questo momento perché provoca danni irreversibili alle coltivazioni in prossimità della raccolta e fa perdere un intero anno di lavoro in pochi minuti. L'Italia - conclude la Coldiretti - si colloca tra i dieci Paesi più colpiti al mondo da alluvioni, siccità, tempeste, ondate di calore e terremoti.

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