Primo Piano

Fisco, ultima chiamata per la rottamazione bis

Ultima opportunità per regolarizzare i pagamenti delle rate scadute della rottamazione bis e poter accedere così all'ulteriore versione della misura, la rottamazione ter attualmente all'esame della Camera. Sono infatti 345 mila i contribuenti chiamati alla cassa entro domani, venerdì 7 dicembre, per pagare le rate scadute della cosiddetta rottamazione-bis delle cartelle e non perdere i benefici concessi dalla legge. Sarà così possibile non perdere la nuova opportunità prevista dal decreto legge n. 119/2018, il cosiddetto decreto fiscale già approvato in Senato. Chi non è riuscito a pagare, in tutto o in parte, una o più rate della "rottamazione bis" scadute nei mesi di luglio, settembre e ottobre scorsi, può regolarizzare la propria situazione effettuando i pagamenti entro il 7 dicembre e usufruire direttamente dei benefici previsti dalla rottamazione-ter. Una nuova chance che consente ai contribuenti "ritardatari" di mettersi al riparo da eventuali procedure di riscossione coattive e inoltre dà la possibilità di spalmare in 5 anni, anziché entro febbraio 2019, le ultime due rate delle cartelle precedentemente rottamate. In generale, per i contribuenti che hanno aderito alla definizione agevolata, la legge prevede il vantaggio di pagare il solo importo residuo delle somme dovute senza corrispondere le sanzioni e gli interessi di mora. Per le multe stradali, invece, non si pagano gli interessi di mora e le maggiorazioni previste dalla legge. Hanno aderito alla "rottamazione bis" (decreto legge 148/2017) circa 840 mila contribuenti, di questi 345 mila (il 41% del totale) sono interessati dalla scadenza di domani per mettersi in regola. Nella classifica delle città metropolitane, Roma è in testa con 41.540 contribuenti chiamati alla cassa, seguita da Napoli (23.007), Milano (18.995), Bari (12.144), Torino (9.743), Firenze (6.074), Cagliari (5.339), Bologna (5.284), Reggio Calabria (5.058), Genova (4.961) e infine Venezia con 3.230 contribuenti interessati dalla nuova opportunità prevista dalla legge. A livello regionale al primo posto si posiziona il Lazio, con 57.725 contribuenti, seguito da Campania (45.347), Lombardia (39.956), Puglia (33.212), Toscana (26.059), Emilia Romagna (20.611), Veneto (20.096), Calabria (18.369), Piemonte (17.825), Sardegna (13.502), Liguria (9.576), Marche (9.559), Abruzzo (9.394), Umbria (6.349), Friuli Venezia Giulia (5.779), Basilicata (5.517), Trentino Alto Adige (2.833), Molise (2.685) e infine la Valle d'Aosta chiude la classifica con 698 contribuenti.

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Rapporto Openpolis, nelle citta’ italiane c’è in media il 2,7% di verde urbano

Nelle principali citta' italiane il verde urbano occupa in media il 2,7% della superficie comunale. Raggiungono livelli piu' elevati la citta' di Napoli con 11,1, Cagliari con il 9,6 e Reggio Calabria, Firenze e Bologna con l'8%. E' quanto emerge nel dossier elaborato da Open Polis in collaborazione 'Con i bambini'. L'analisi cambia se si conta tutto il verde pubblico (verde urbano piu' aree naturali protette). Conteggiando tutto, a Roma ad esempio oltre un terzo del territorio (35,3%) e' occupato da aree verdi(contro una media nazionale del 18,7%). Se pero' si isola solo il verde urbano, la Capitale e' poco al di sopra della media degli altri capoluoghi italiani (3,3% contro 2,7%). La citta' italiana - in base ai dati del dossier - con la maggior superficie di verde pubblico e' Messina (72,1%), seguita da Venezia (65%) e Cagliari (60,7%). Inoltre, in media le aree attrezzate sono circa il 13% del verde urbano. Nelle quattro maggiori citta' italiane quest'ultimo e' in gran parte costituito dal verde storico vincolato e dai grandi parchi urbani. Nel primo caso si tratta di ville, parchi e giardini tutelati dal codice dei beni culturali per il loro interesse storico o artistico. Nel secondo caso, invece, stiamo parlando di parchi non vincolati, ma comunque riconosciuti dai piani urbanistici di valore naturalistico, storico o architettonico. Queste due categorie insieme costituiscono oltre la meta' del verde urbano a Roma e Torino, e piu' del 40% a Milano e Napoli. Mentre la presenza del verde attrezzato e' molto variabile, costituisce il 3% del verde urbano di Napoli, il 10% a Palermo e Torino, e poco meno del 30% delle aree verdi a Milano e Roma. Ovviamente questa quota va rapportata alla presenza di verde urbano nelle citta', che a Roma come abbiamo visto e' il 3,3% della superficie comunale, mentre a Napoli e' circa l'11%. 

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Ocse, cala la pressione fiscale in Italia e si ferma al 42,4%

In Italia la pressione fiscale scende leggermente ma restiamo comunque in sesta posizione, tra i Paesi che pagano piu' tasse al mondo. E siamo anche ben oltre la media Ocse che e' del 34,2%. E' quanto emerge dal rapporto dell'Ocse sui trend fiscali 1965-2017, che vede la tassazione complessiva dell'Italia scendere nel 2017 al 42,4% del Pil dal 42,6% del 2016, dietro a quella della Francia (46,2%), della Danimarca (46%), del Belgio (44,6%), della Svezia (44%) e della Finlandia (43,3%) e davanti all'Austria (41,8%). I 35 Paesi Ocse registrano una tassazione media in aumento al 34,2%, contro il 34% del 2016, non lontana dal 33,8% del 2000.

 L'Italia resta tra i sette Paesi Ocse con una pressione fiscale sopra il 40%, ma registra una flessione rispetto al 2016, mentre sale rispetto alla media del 2000, che era del 40,6%. I Paesi con la tassazione complessiva piu' bassa sono il Messico (16,2%), il Cile (20,4%), l'Irlanda (22,8%), la Turchia (24,9%) e gli Stati Uniti (27,1%). La struttura fiscale dell'Italia, nota l'Ocse, e' caratterizzata da un alto livello di tasse sul reddito, pari al 25,8% sul totale delle entrate nel 2016, contro il 23,8% della media Osce. Anche il peso dei contributi sociali e' in Italia molto alto (30,1% contro il 26,2% della media Ocse), mentre e' basso il peso delle tasse sul reddito delle societa', che e' al 5%, contro il 9% della media Ocse. Le tasse sulle proprieta' immobiliari in Italia pesano il 6,6%, contro il 5,7% della media Ocse, mentre le imposte indirette, che l'Ocse calcola come tasse sul valore aggiunto e altre imposte sui consumi, pesano in Italia rispettivamente il 14,4% e il 13,8%, contro il 20,2% e il 12,5% della media Ocse.

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Bellachioma (Lega): nessun veto sui candidati di Fratelli d’Italia

''Contrariamente a quanto riportato sugli organi di stampa, nel rispetto degli accordi presi sul tavolo nazionale e in attesa di conoscere il nome del candidato governatore del centrodestra che spetta a Fratelli D'Italia, il sottoscritto e la Lega Abruzzo non pongono nessun veto politico o personale né sul senatore Marco Marsilio, qualora confermato, né su altri candidati qualora la decisione finale legittimasse altro designato''. Lo precisa il coordinatore regionale della Lega Abruzzo, Giuseppe Bellachioma. 

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Elezioni regionali, verso il sì di Giovanni Legnini

Giovanni Legnini in una lunga intervista al Centro traccia il quadro della situazione legato alla sua possibile candidatura, annunciando la conclusione della sua riflessione e l'avvio della condivisione delle sue decisioni. « Mi candido solo con un progetto radicale di cambiamento degli indirizzi e dei metodi di governo capace di mettere l'istituzione e la comunità regionale nelle condizioni di avviare una nuova stagione di crescita economica e civile dell'Abruzzo. Mi candido se ci sarà una coalizione ampia, plurale, oltre le appartenenze partitiche» dichiara Legnini a Lorenzo Colantonio.

L'ex vice presidente del CSM parla anche dei tempi della sua decisione. «Il tempo della mia riflessione non è frutto di indecisione ma è la naturale conseguenza della necessità di definire un progetto forte con una squadra nuova. Per più di quattro anni sono stato rigorosamente fuori dalla politica ed è stato necessario ascoltare e dialogare con molti. Entro questa settimana attendo le risposte di altri, delle persone e dei gruppi con i quali ho dialogato. Agli inizi della prossima settimana, se il progetto che ho in mente si realizzerà, dirò sì. In caso contrario sarà un no».

Legnini ritiene la partita per la vittoria «apertissima» e cita l'ex rettore dell'Università di Teramo, Luciano D'Amico che ha collaborato con lui nella stesura del programma. 

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Lolli: la ricostruzione post sisma 2009 è uscita dalla priorità del governo

"È inutile nascondercelo: la ricostruzione post sisma 2009 è uscita dalla priorità del governo e noi abbiamo la grande esigenza di farci ascoltare e, se è necessario, di alzare un po' la voce perché è un problema di tutta la comunità che unitariamente, deve farsi sentire". Così il presidente della Regione, Giovanni Lolli, ha aperto questa mattina i lavori del tavolo della ricostruzione, da egli stesso convocato con l'intento di riaccendere i riflettori sulla ricostruzione dell'Aquila e dei comuni del cratere sismico dell'aprile del 2009. All'incontro, che si è tenuto a Palazzo Silone, hanno partecipato i parlamentari Stefania Pezzopane e Marco Marsilio, il coordinatore dei sindaci del cratere 2009, Francesco Di Paolo, rappresentanti degli ordini l'Ordine degli architetti, Edoardo Compagnone, degli ingegneri, Pierluigi De Amicis e Giustino Iovannitti, del Collegio dei geometri, Giampiero Sansone e Massimo Busilacchio, delle associazioni di categoria, Massimiliano Mari Fiamma (Apindustria e Confapiedil), Paolo Gargano (Confindustria l'Aquila), Adolfo Cicchetti, Pierluigi Frezza ed Emanuele Sannito (Ance L'Aquila), Ezio Rainaldi (Upi L'Aquila) e delle organizzazioni saldacali, Umberto Trasatti e Francesco Marrelli (Cgil L'Aquila), Roberto Bussolotti (Ugl L'Aquila), Paolo Sangermano (Cisl L'Aquila), il presidente dell'Associazione Presidenti Consorzi, Paolo Calvi Moscardi, l'assessore del comune di Montorio al Vomano, Nina Mori. Assente, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi perché impegnato in un incontro a Bruxelles, rappresentato da Daniele Placidi, funzionario Struttura.

Tutti gli interventi che hanno animato il tavolo, hanno posto l'accento sulla necessità di uscire dalla situazione di stallo in cui si dibattono i due uffici speciali per la ricostruzione, aggravata dalle scadenze contrattuali dei dipendenti che determinano ritardi nella gestione delle pratiche.

Altro argomento posto dai presenti e dallo stesso Lolli, quello della proroga al pagamento delle tasse sospese e delle nomine dei due responsabili degli uffici speciali: "le procedure sono iniziate" ha detto Lolli, "ma temo che ci vorrà ancora del tempo prima che i due uffici possano riprendere regolarmente a funzionare". 

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Legnini: Se mi candiderò lo faro per amore dell’Abruzzo

Lo ha anticipato durante la presentazione del libro di Paolo Gentiloni e lo ha ribadito intervenendo al seminario dei Liberal Pd di Enzo Bianco, a Pescara. Giovanni Legnini non ha sciolto tutti i nodi sulla sua candidatura ma il sì appare vicino.  "Sul mio futuro rimane ancora qualche incognita, vedremo nei prossimi giorni" ha detto Giovanni Legnini. Ieri invece l'ex vice presidente del Csm aveva affermato che "Se mi candiderò lo faro per amore di questa regione, perchè condivido le preoccupazioni di molti e perchè vorrei stimolare altri ad occuparsi del futuro dell'Abruzzo". Alla presentazione del libro di Paolo Gentiloni 'La sfida impopulista', rispondendo ad una domanda sulla sua intenzione di candidarsi alla presidenza della giunta regionale abruzzese, in vista delle elezioni del prossimo 10 febbraio.

"La riflessione non è ancora conclusa, ma ormai vicina alla conclusione - ha aggiunto Legnini - ma posso dire che se mi candiderò sarà per dare vita ad un progetto condiviso, di radicale cambiamento". Subito dopo Gentiloni ha preso la parola e dopo avere ricordato di conoscere Legnini da 20 anni ha affermato che "l'autorevolezza e l'esperienza di Legnini è qualcosa di fondamentale per l'Abruzzo. Una persona della sua levatura - ha concluso - può dare all'Abruzzo un contributo straordinario". 

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Studio Cgia, la manovra peserà per 6,2 miliardi sulle aziende

 Nel 2019 l’applicazione del disegno di legge di Bilancio comporterà alle aziende italiane un aggravio di gettito di 6,2 miliardi, di cui 4,5 miliardi circa in capo alle imprese non finanziarie e quasi 1,8 miliardi a carico di banche e assicurazioni. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia, che è giunto a questi risultati dopo aver misurato gli effetti fiscali sulle imprese di ogni singolo articolo presente nel disegno di legge di Bilancio.Ebbene, tra nuove misure che appesantiranno la tassazione, la rimozione/differimento di altre che avrebbero dovuto essere applicate e l’introduzione di novità che invece alleggeriranno il prelievo, nel 2019 le imprese italiane subiranno un incremento di gettito di 6,2 miliardi di euro. Le cose, invece, andranno meglio nel 2020, quando la crescita del prelievo si ridurrà a soli 374 milioni di euro, per cambiare completamente segno nel 2021, quando il sistema delle imprese, le banche e le assicurazioni beneficeranno di una diminuzione del prelievo fiscale per un importo di circa 1 miliardo di euro.

Va ricordato, sottolinea la Cgia, che con la manovra 2019 è stato sterilizzato l’aumento dell’Iva per un importo di 12,6 miliardi di euro. Se ciò non fosse avvenuto, l’incremento delle aliquote non avrebbe avuto effetti diretti sulle imprese, anche se, molto probabilmente, i consumi sarebbero diminuiti ulteriormente, condizionando negativamente i ricavi.Dall’analisi dei singoli articoli emerge che nel 2019 la misura più negativa per le imprese è l’abrogazione dell’Iri (nuova imposta sui redditi delle società di persone con aliquota al 24%) che, dopo una serie di slittamenti avvenuti nella scorsa legislatura, doveva entrare in vigore l’anno prossimo. La mancata introduzione di questa nuova imposta non consentirà a queste piccole imprese in contabilità ordinaria di ridurre il carico fiscale per un importo di quasi 2 miliardi di euro (art. 82). Le banche e le assicurazioni subiranno una forte stangata che rischia di “riversarsi” su correntisti e investitori. Il differimento dal 2018 al 2026 della deducibilità della quota di perdite su crediti e svalutazioni relative agli anni precedenti comporterà un aggravio di gettito di pari a 950 milioni (art. 83). Le assicurazioni, inoltre, vedranno aumentare la misura dell’acconto dell’imposta da versare all’erario per un costo di 832 milioni di euro (art. 84). Nel complesso, banche e assicurazioni potrebbero subire un incremento di gettito di 1,782 miliardi di euro

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Approvato il taglio dei vitalizi

Il Consiglio regionale abruzzese ha approvato all'unanimità un provvedimento che prevede il taglio dei vitalizi in essere e maturati che va dal 9 al 25 per cento, per gli assegni mensili superiori a 1.500 euro e fino a oltre 6.000 euro. Il provvedimento anticipa l'obbligo di riduzione dei vitalizi degli ex consiglieri regionali, annunciato dal Governo che inserirà nella legge di stabilità l'imposizione, pena il taglio dell'80 per cento dei trasferimenti statali. L'assemblea ha anche abolito il doppio vitalizio. Il consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco ha sottolineato che l'atto sarà impugnato perché licenziato da un consiglio sciolto lo scorso agosto, in regime di prorogatio per l'ordinaria amministrazione, fino alle elezioni del prossimo 10 febbraio.

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