Primo Piano

Turismo in Abruzzo, la provincia di Teramo leader negli arrivi

L'Abruzzo si avvia a concludere una stagione turistica estiva non facile, partita con il maltempo e che ha stentato a riprendersi del tutto anche per il ritorno della concorrenza delle mete balneari low cost straniere. Nell'estate 2018 l'Abruzzo aveva registrato un incremento di arrivi (+1,5%) e di presenze (+2,3%). Quest'anno il pienone di agosto potrebbe salvare la stagione con numeri in linea con quella precedente. La provincia di Teramo si e' confermata come la regina del turismo abruzzese, intercettando ben il 60 per cento dei flussi turistici regionali. A confermarlo e' il presidente di Federalberghi-Confcommercio Teramo Giammarco Giovannelli che sottolinea come i turisti scelgano il teramano per l'ottimo rapporto qualita'-prezzo e per l'integrazione dei servizi offerti all'utenza.

"Questo territorio - ha detto Giovannelli - continua infatti a offrire un ottimo rapporto qualita'-prezzo, che non vuol dire certamente svendere il prodotto ma intercettare le esigenze dei turisti, e ha strutture organizzate che hanno puntato molto sui servizi dedicati alla balneazione e all'integrazione tra i servizi in spiaggia, quelli dedicati ai bambini, quelli alberghieri". Sulla stessa lunghezza d'onda, Adriano Tocco, vice presidente di Federalberghi della Provincia di Pescara.

"La stagione e' partita sicuramente con un segno abbastanza preoccupante", ha detto Tocco, "ad esempio a giugno i valori sono stati al di sotto della media riscontrata lo scorso anno. Una stagione che ha ripreso bene a luglio ed ha avuto il picco in questo mese che si avvia a conclusione. Siamo sicuramente soddisfatti di come sono andate le cose - ha aggiunto - e di come stanno andando. Il prodotto Abruzzo ha mantenuto il mercato. Devo dire che anche lo scorso anno il bilancio e' stato buono, speriamo appunto di poter mantenere quei numeri perche' sarebbe gia' un ottimo risultato". Un risultato secondo Tocco non scontato e non facile da raggiungere visto che in generale in Italia c'e' stata una flessione generale dovuta alla ripresa di prodotti esteri. 

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Cgia, ogni 6 minuti furto in negozio o bottega

Un furto ogni sei minuti viene messo a segno nei negozi o nelle botteghe artigiane. Un ritmo incessante che arriva a 10 furti ogni ora e circa 246 al giorno. Un costo economico per gli operatori commerciali stimato attorno a 3,3 miliardi di euro all'anno. A denunciare una situazione allarmante sotto il profilo della sicurezza ed economico è la l'Ufficio studi della CGIA in base alle denunce effettuate complessivamente in Italia dai titolari di queste attività che hanno sfiorato le 90 mila unità nel corso del 2017 (ultimi dati disponibili). Il confronto con gli ultimi anni, tuttavia, è confortante. Rispetto al 2014, anno in cui si è toccato il picco di quasi 106.500 denunce, la contrazione a livello nazionale è stata del 15,6%, con punte di riduzione che oscillano tra il 23 e il 25% in Veneto, in Piemonte, in Calabria e in Sardegna. Tra tutte le regioni d'Italia, nel quadriennio 2014-2017 solo la Campania ha visto aumentare le denunce (+2,7%). "I settori maggiormente a rischio taccheggio sono le profumerie, i negozi di alimentari, di abbigliamento in particolar modo quello sportivo - e di apparecchiature elettriche ed elettroniche - dichiara il segretario della CGIA Renato Mason - nel mirino dei furti con destrezza, invece, finiscono prevalentemente i gioiellieri e gli orologiai, mentre gli autoriparatori e gli esercizi pubblici come i bar, i ristoranti e le sale giochi sono quasi sempre vittime di furti con scasso". 

 Oltre al grab and run (prendi e scappa), i metodi più utilizzati dai malintenzionati per sottrarre la merce esposta negli scaffali sono la rottura di etichette/placche antitaccheggio e l'uso di borse schermate. Molti operatori, inoltre, sottolineano che sempre più spesso sono vittime di micro-bande, composte da 2-3 persone, spesso specializzate e ben attrezzate, con strumenti per staccare le etichette antitaccheggio, jammer (ovvero disturbatori di frequenze) e magazzini dove conservare la refurtiva. Se rapportiamo il numero di furti denunciati dagli operatori commerciali e artigianali ogni 100 mila abitanti, emerge che nel 2017 la regione più "colpita" è stata l'Emilia Romagna (233,8). Seguono la Toscana (215,4), la Liguria (207), la Lombardia (201,6) e il Piemonte (166,2). In coda a questa particolare graduatoria scorgiamo il Molise (70,3), la Calabria (57) e la Basilicata (36,3). Il dato medio nazionale è stato pari a 148,6. Il numero di botteghe e negozi svaligiati in rapporto agli abitanti è concentrato al Centro-Nord, la situazione si capovolge quando analizziamo la percentuale di furti in cui i responsabili non vengono consegnati all'Autorità giudiziaria. Nel 2017, infatti, è stata la Campania la regione dove la quota di delitti di cui non si è scoperto l'autore nel corso dell'anno è risultata superiore a tutte le altre (86,2%). Seguono la Puglia (81,3%) e la Calabria (80,6%). Le aree più ''virtuose'', invece, sono state la Sardegna (67,7%), la Valle d'Aosta (67,2%) e il Trentino Alto Adige (66,2%). La media nazionale si è attestata al 76%

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Spesa delle famiglie al palo, pesa calo dell’abbigliamento e libri

 Resta al palo la spesa delle famiglie nel II trimestre: si acquistano meno vestiti, scarpe, libri e anche meno auto, mobili ed elettrodomestici. Si comprano invece piu' detersivi per la casa e medicine. E' quanto emerge dai dati Istat. In particolare, la spesa delle famiglie ha registrato una variazione nulla in termini congiunturali. In particolare gli acquisti di beni durevoli (che includono le autovetture, gli articoli di arredamento, gli elettrodomestici) sono diminuiti dello 0,8% e quelli dei beni semidurevoli (comprendono i capi di abbigliamento, le calzature, i libri) del 2,7%. Invece, i consumi di beni non durevoli (tra cui i detergenti per la pulizia della casa, i prodotti per la cura della persona, i medicinali) sono aumentati dello 0,4% e quelli di servizi dello 0,3%

Nel secondo trimestre il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti ed è diminuito dello 0,1% nei confronti del secondo trimestre del 2018. E' quanto rileva l'Istat. La variazione congiunturale del Pil diffusa in occasione della stima preliminare del 31 luglio era risultata anch'essa pari a zero. In quell'occasione la variazione tendenziale risultava nulla. Il secondo trimestre ha avuto una giornata lavorativa in più sia rispetto al trimestre precedente sia rispetto al secondo trimestre del 2018. La variazione acquisita per il 2019 è pari a zero.

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Sace Simest, l’export abruzzese e’ in crescita

L'export abruzzese e' in crescita, grazie all'incremento del 3,9% registrato nel 2018, con quasi 9 miliardi di euro di beni venduti all'estero. Nei primi tre mesi del 2019 si assiste invece ad una lieve flessione, pari allo 0,7%, che in ogni caso non impedisce alla regione di attestarsi su un trend di crescita stabile che ha caratterizzato l'ultimo quinquennio. E' quanto emerge dall'ultimo Rapporto Export a cura di Sace Simest, il Polo dell'export e dell'internazionalizzazione di Cassa Depositi e Prestiti. La flessione delle esportazioni registrata nel primo trimestre del 2019 e' dovuta principalmente ai cali nei settori della gomma e plastica (-8,9% rispetto allo stesso periodo del 2018) e della meccanica strumentale (-13,2%), solo parzialmente bilanciati dalle ottime performance dei mezzi di trasporto (+3,8%), che incidono per il 50% sul totale, e di alimenti e bevande (+3,9%). Nel 2018 l'export abruzzese e' cresciuto in quasi tutte le aree geografiche, a partire da Polonia (+12,2% rispetto al 2017), Germania (+5,1%), Francia (+4,2%), Stati Uniti (+1,1%) e Spagna (+0,9%) e Polonia (+12,2%). Questi Paesi rappresentano le prime destinazioni per l'export abruzzese, al netto del Regno Unito, terza destinazione, ma in contrazione. Lo studio ha inoltre individuato, per ciascuno dei settori cardine dell'export regionale, alcuni mercati emergenti che offriranno nei prossimi anni ottime opportunita' di crescita alle imprese abruzzesi. In testa alle destinazioni europee alle quali guardare con attenzione, per il settore dei mezzi di trasporto ci sono la Polonia e l'Ungheria, mentre sul fronte dei prodotti chimici i mercati del Messico e della Cina rappresentano le nuove frontiere. Quanto al tessile e all'abbigliamento, evidenziano buone potenzialita' alcuni mercati in fase di sviluppo come quelli di Albania e Tunisia. Per il settore alimentari e bevande, infine, sara' utile rivolgere lo sguardo verso Russia e Brasile.

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Industria, a giugno calano fatturato e ordinativi

A giugno si stima che il fatturato dell'industria diminuisca in termini congiunturali dello 0,5%. Nel secondo trimestre l'indice complessivo è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Anche gli ordinativi registrano a giugno un calo congiunturale sia su base mensile (-0,9%) sia nel complesso del secondo trimestre (-0,4%). Lo ha reso noto l'Istat. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di giugno 2018), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dello 0,8%, riflettendo cali su entrambi i mercati (-1,0% il mercato interno e -0,1% quello estero). In termini tendenziali l'indice grezzo degli ordinativi cala del 4,8%, con diminuzioni su entrambi i mercati, ma di entità notevolmente diversa: -1,8% quello interno e -9,1% quello estero. "A giugno il fatturato dell'industria - è il commento dell'Istat - registra una flessione su base mensile, condizionata dalla contrazione delle vendite sul mercato interno, mentre rimane pressoché stabile su base trimestrale. Nel confronto con il mese precedente il calo è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie, risultando particolarmente marcato per il comparto dell'energia. Nel confronto trimestrale, invece, segnano variazioni congiunturali positive i beni strumentali e i beni di consumo. Anche al netto della componente di prezzo, il settore manifatturiero evidenzia una flessione congiunturale su base mensile, rimanendo stabile su base trimestrale".

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Bimbo di 5 anni muore nella piscina di un hotel

E' morto mentre stava facendo il bagno nella piscina dell'hotel con altri bambini ed e' stato visto annaspare e finire sott'acqua privo di sensi. Immediati i soccorsi prestati dal bagnino e dai presenti per il bimbo di 5 anni, residente nella provincia di Bergamo, in vacanza con la famiglia a Silvi Marina. 

Sul posto sono arrivati i sanitari del 118 ma si sono subito accorti che il piccolo era cianotico e in arresto cardiaco. Nonostante i lunghi tentativi di rianimazione sul bordo piscina il medico alla fine ha dovuto constatarne il decesso. Non e' escluso che il bambino sia stato colpito da una congestione. Il pubblico ministero della procura di Teramo Enrica Medori ha disposto l'autopsia e nelle prossime ore affidera' l'incarico all'anatomo patologo Giuseppe Sciarra. La salma e' stata intanto trasferita all'obitorio dell'ospedale Mazzini di Teramo dove l'esame verra' eseguito. La madre del piccolo ha accusato un malore ed e' stata assistita dal personale sanitario. La famiglia era in vacanza all'hotel Abruzzo Marina di Silvi da una settimana e avrebbe terminato il soggiorno nel week end. Il piccolo stava trascorrendo il pomeriggio in acqua assieme ad altri bambini, nella fascia per adulti che e' separata da quella per bimbi da una piccola struttura. Nell'area c'erano altre persone, molti adulti, oltre ai bambini e l'intervento dell'addetto al salvamento e' stato tempestivo: si e' tuffato in acqua per riprendere il bambino che aveva perso i sensi ed era finito sotto la superficie dell'acqua. La struttura acquatica - che e' stata posta sotto sequestro, e si sta valutando anche assieme al medico legale quale pasto ha consumato a pranzo il bambino prima di immergersi. L'ipotesi piu' accreditata per spiegare la tragedia e' quella di una congestione.

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Ad agosto cala la fiducia di consumatori e imprese

Ad agosto 2019 si stima una flessione dell'indice del clima di fiducia dei consumatori da 113,3 a 111,9; anche per l'indice composito del clima di fiducia delle imprese e' stato registrato un calo, da 101,2 a 98,9. Lo ha fatto sapere l'Istat nel suo ultimo report diffuso oggi dedicato alla fiducia dei consumatori e delle imprese ad agosto 2019. La diminuzione dell'indice di fiducia dei consumatori secondo l'istituto di statistica e' generalizzata ma presenta intensita' diverse tra le sue componenti: la componente economica e quella futura registrano le flessioni piu' marcate passando, rispettivamente, da 129,6 a 127,8 e da 117,4 a 115,4. E' stato rilevato un calo piu' contenuto per il clima personale, da 108,0 a 107,0, e per quello corrente, da 111,1 a 110,0. Con riferimento alle imprese, l'indice di fiducia e' diminuiti in tutti i comparti con l'unica eccezione rappresentata dal commercio al dettaglio dove e' rimasta sostanzialmente stabile, da 110,0 a 109,9. In particolare, il settore delle costruzioni e quello dei servizi hanno subito il calo piu' marcato, rispettivamente, da 142,8 a 140,4 e da 100,0 a 97,4, mentre il deterioramento e' stato piu' contenuto nella manifattura, da 100,1 a 99,7. 

Per quanto riguarda le componenti dei climi di fiducia delle imprese, secondo l'Istat nell'industria manifatturiera e' stato rilevato un peggioramento delle attese di produzione e dei giudizi sulle scorte; invece, i giudizi sugli ordini sono stati in lieve miglioramento. Nelle costruzioni la dinamica negativa dell'indice e' essenzialmente dovuta al marcato peggioramento dei giudizi sugli ordini; le attese sull'occupazione sono rimaste sostanzialmente stabili. Nel comparto dei servizi e' stato rilevato il deterioramento di tutte le variabili che compongono l'indice di fiducia. Nel commercio al dettaglio il recupero dei giudizi sulle vendite e sulle scorte si e' unito a un deciso calo delle attese sulle vendite future. E' stato evidenziato che tali dinamiche sono diffuse solo alla grande distribuzione, dove l'indice di fiducia ha registrato un aumento, mentre decisamente peggiore e' risultato il quadro relativo alla distribuzione tradizionale.

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Produzione di olio prevista in aumento dell’80% secondo Coldiretti

Al via la raccolta delle olive in Italia con la produzione di extravergine stimata nel 2019 in aumento dell'80% dopo il crollo storico registrato lo scorso anno. E' quanto emerge da un'analisi di Coldiretti su stime Unaprol/Ismea in occasione della prima spremitura della Penisola avvenuta con le prime olive anti Xylella in Salento a Gagliano del Capo, dove grazie al clima c'è stato un anticipo di maturazione. "Anche se bisognerà fare i conti con il clima e soprattutto con l'andamento delle piogge e delle temperature nei prossimi mesi, a livello nazionale si punta - sottolinea la Coldiretti - ad una produzione di oltre 315 milioni di chili, che resta comunque notevolmente inferiore alla media dell'ultimo decennio". I primi dati globali provvisori per i principali concorrenti dell'Italia su scala mondiale relativi alla stagione di raccolta dell'olio di oliva 2019/20 evidenziano che la Spagna dovrebbe produrre 1.35 milioni di tonnellate di olio d'oliva, un po' meno rispetto al 1.77 milioni di tonnellate dell'anno precedente mentre la Grecia raggiungerebbe le 300mila, in crescita rispetto alle 185.000 tonnellate dell'anno precedente. "Rispetto allo scorso anno - sottolinea Coldiretti - stavolta la produzione tornerà a crescere al Centro Sud dover si concentra gran parte del raccolto nazionale mentre è prevista in discesa al Nord"

"Bisogna recuperare il pesante deficit italiano potenziando una filiera che coinvolge oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia e che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. "Un tesoro su cui gravano le minacce sul lato delle esportazioni, dalle etichette a semaforo ai dazi annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. A livello internazionale si stanno diffondendo sistemi di etichettatura fuorviante, discriminatori ed incompleti, dal traffic light inglese al nutriscore francese, che - sottolinea la Coldiretti - finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta". "Si rischia - precisa la Coldiretti - di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l'olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea. Le tensioni internazionali commerciali rischiano poi di avere pesanti ripercussioni sull'export agroalimentare Made in Italy con l'amministrazione Trump che ha inserito l'olio extra vergine nella black list di prodotti europei sulla quale applicare un aumento delle tariffe all'importazioni fino al 100% del valore in caso di mancato accordo sul contenzioso con la Ue". "A preoccupare sul mercato - spiega la Coldiretti - sono anche le importazioni di olio dall'estero cresciute del 12% nei primi cinque mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso sfiorando i 234 milioni di chili di cui 3/4 dalla Spagna che fa registrare un balzo record di oltre il 68% di vendite in Italia. Mentre gli accordi commerciali siglati dall'Unione Europea non garantiscono che i prodotti importati in Europa rispettino le stesse condizioni di sostenibilità e salubrità che sono richieste ai prodotti fatti nell'UE". "Una situazione che aumenta il rischio di frodi e contraffazioni, con il prodotto straniero spacciato per Made in Italy che danneggia agricoltori e consumatori. Per non cadere nelle trappole del mercato e scegliere Made in Italy il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove - conclude la Coldiretti - è possibile assaggiare l'olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive

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Ricostruzione, più personale per l’Abruzzo

Un importante risultato e' stato ottenuto nel corso della riunione, che si e' svolta oggi pomeriggio a Roma, della Cabina di regia per la Ricostruzione, coordinata dal commissario Sisma 2016, Piero Farabollini. In una nota il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio spiega che ''Nella distribuzione delle 200 unita' di personale la Regione Abruzzo e' riuscita a ottenere un'attribuzione superiore al passato del 50%, ovvero il 15% del totale del personale previsto dal Decreto Sblocca Cantieri. Le 30 nuove unita' rappresentano dieci persone in piu' rispetto a quelle che sarebbero toccate all'Abruzzo seguendo le regole di attribuzione seguite in passato''. Il presidente Marsilio anche nel corso dell'incontro della settimana scorsa aveva lungamente sostenuto la necessita' di ottenere un'equa distribuzione del personale da inserire negli uffici della ricostruzione. "Si tratta di un'importante riconoscimento del fabbisogno che ha la Regione e del fatto che fino ad oggi fosse sottostimato il peso reale dei danni e delle reali necessita' per garantire la ricostruzione abruzzese rispetto a Lazio, Umbria e Marche. A queste 30 unita' se ne aggiungeranno anche altre 20, che verranno assunte grazie al recupero delle economie dei fondi non spesi negli anni passati. Anche qui siamo riusciti a recuperare, e non era scontato, risorse utili per garantire il funzionamento degli uffici. Entro 2/3 mesi, il tempo di fare le procedure di assunzione e di cominciare a formare il personale, l'Ufficio della Ricostruzione di Teramo vedra' di fatto piu' che raddoppiare il personale e la propria capacita' di lavoro", ha commentato il presidente Marsilio. (

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Servizio civile, bandi per 39.181 volontari

Il Dipartimento per le Politiche giovanili e il SCU ha pubblicato ieri sul suo sito l'elenco dei progetti che saranno inseriti nel prossimo Bando volontari in uscita ad inizio settembre. "La pubblicazione dell'elenco dei progetti finanziati prima dell'emanazione del Bando di selezione degli operatori volontari - spiega il Dipartimento -, nasce dall'esigenza di garantire agli enti il tempo necessario per preparare un'adeguata pubblicita' ai progetti e favorire quindi l'accessibilita' dei giovani ad informazioni corrette e dettagliate, cosi' da incentivare una partecipazione piu' ampia e consapevole al servizio civile". Complessivamente saranno finanziati 3.735 progetti di servizio civile universale, che potranno essere realizzati sul territorio nazionale ed estero, con l'impiego di 39.181 operatori volontari. Si tratta pero' di un passo indietro per il servizio civile, che nel 2018 vide finanziati 5.402 progetti per complessivi 53.363 posti, con una riduzione quindi quest'anno di oltre il 25% dei volontari. La causa di cio' e' direttamente riconducibile al minor finanziamento del fondo del servizio civile universale, passato dai 300 milioni dello scorso anno voluti dal Governo Gentiloni ai circa 230 milioni attuali stanziati dal Governo Conte. A questi andrebbero aggiunti circa 70 milioni voluti dal Sottosegretario con delega, Vincenzo Spadafora, tramite un Disegno di legge, attualmente pero' bloccato dalla crisi di governo in corso. Analizzando i dati regione per regione si nota come in alcuni casi la riduzione sia ancora piu' consistente rispetto alla media, come per la Sicilia, che perde rispetto al 2018 oltre il 60% dei posti disponibili, oppure per Calabria, Campania, Abruzzoe Molise che li dimezzano. Inoltre se mediamente, sia per gli enti dell'Albo nazionale che per quelli degli Albi regionali, saranno messi a Bando solo il 60% dei posti richiesti, la percentuale scende notevolmente intorno al 30% per gli enti di Sicilia e Calabria. Piu' indolore la riduzione per gli enti di regioni come Liguria, Piemonte, Toscana e Puglia, dove le percentuali dei posti che andranno a bando superano il 90% di quelli richiesti. Da notare anche come rispetto al 2018 sia aumentata la richiesta di posti degli enti dell'Albo nazionale, cui si sono aggiunti i primi accreditati a quello nuovo del Servizio Civile Universale, che hanno presentato complessivamente 2.614 progetti (+12,6%) per 35.098 posti (+18%). Allo stesso tempo e' leggermente diminuita la presentazione di progetti da parte degli enti degli Albi regionali (-11,1%) e quasi parallelamente la richiesta di posti (-6,6%). In dettaglio nel prossimo Bando i giovani potranno scegliere tra 4.478 progetti in Italia presentati dagli enti dell'Albo nazionale e da quelli degli Albi regionali per complessivi 36.388 posti, piu' 165 progetti per 2.188 posti che prevedono "misure aggiuntive", ossia un periodo di permanenza fino a tre mesi in un altro Paese UE o un periodo di tutoraggio ma anche strumenti per favorire la partecipazione di giovani con minori opportunita'. Sono a disposizione inoltre 92 progetti con 605 posti all'estero. 

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