Primo Piano

Vendemmia 2018, cauto ottimismo per l’Abruzzo

 Anche l'Abruzzo si prepara secondo tradizione ad affrontare la campagna vinicola 2018 e già ci si interroga sui risultati che potranno arrivare. Non ha dubbi Domenico Pasetti, presidente della Coldiretti Abruzzo: ''C'è un cauto ottimismo soprattutto dopo i risultati della vendemmia del 2017 che va considerata anomala per la nostra regione per una serie di ragioni metereologiche (gelate, piogge,maltempo) con la vite, anche per le temperature elevate, in continua sofferenza''. E per quest'anno? ''Abbiamo avuto anche quest'anno - prosegue Pasetti- forti piogge ma che non hanno influito negativamente e in questi giorni di fine agosto il forte caldo non puo' che aiutare la produzione. In termini qualitativi, è il caso del Pecorino una delle produzioni simbolo abruzzesi, le condizioni delle uve come verifichiamo in questi giorni sono ottime. Per i "rossi'' ogni valutazione va spostata al prossimo mese di ottobre. Anche se il processo di maturazione è in fase avanzata è lecito aspettarsi una produzione migliore rispetto allo scorso anno''

Nella regione la vendemmia inizia nel mese di agosto con le uve pinot e chardonnay in un percorso che proseguirà a settembre con la raccolta del Pecorino e della Passerina, continuerà con la Cococciola, il Merlot, il Sangiovese e il Trebbiano fino ai primi di ottobre e si concluderà ad ottobre con il distacco delle grandi uve rosse autoctone Montepulciano. La produzione media in Abruzzo è di circa 4.500.000 quintali di uva e 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine per un totale di circa 18mila aziende vitivinicole attive (e sempre a più alta specializzazione) su una superficie agricola complessiva di oltre 32mila ettari. I vitigni più conosciuti e diffusi sono Montepulciano d'Abruzzo e Trebbiano, anche se negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre maggiore interesse il Pecorino, la Passerina, il Moscato, la Cocciola e il Montonico.

 La vitivinicoltura abruzzese è oggi una realtà importante tanto che l'Abruzzo può considerarsi oggi tra le regioni in cui il vino - con particolare riferimento al Montepulciano - ha saputo imporsi fino a diventarne l'immagine di riferimento, con una filiera che costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell'intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi. Una realtà sempre più fiorente anche per i numerosi apprezzamenti che arrivano dall'estero, che si traducono con una crescita delle esportazioni che hanno registrato nel 2017 un aumento di circa il 13,4% a conferma della fama che il vino regionale sui mercati esteri si è guadagnato negli anni.

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Gioco on line, la classifica delle province abruzzesi

L'Aquila e' una delle province italiane in cui e' piu' alto e problematico il rapporto tra disoccupazione e spesa pro-capite in gioco d'azzardo. E' quanto emerge dai numeri, relativi al primo semestre dello scorso anno, che sono stati resi noti alcuni giorni fa dal quotidiano economico 'Il Sole 24 Ore' a partire dai dati forniti dall'agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dall'Istat. Cifre sulle quali Infodata ha elaborato, su base provinciale, il valore della raccolta pro capite - cioe' tutti quei soldi che sono stati puntati in tutte le tipologie di gioco, dalle macchinette al superenalotto - tra i disoccupati. Nel computo - si legge sul quotidiano 'Il Centro' - rientrano anche i soldi vinti e puntati nuovamente dai giocatori, ad esempio l'euro guadagnato al gratta e vinci e subito speso per acquistare un nuovo tagliando. Ne e' venuta fuori una mappa con diverse gradazioni di colore. Le aree critiche sono quelle in cui c'e' una disoccupazione piu' alta della media - pari, nel 2017, all'11,21% - e una raccolta dal gioco d'azzardo superiore a quella nazionale, che nel primo semestre del 2017 ha raggiunto i 614,39 euro pro capite. Lazio, Campania e Abruzzo sono le regioni in cui questo fenomeno appare essere piu' frequente.

La provincia dell'Aquila - con un tasso di disoccupazione al 12,32% e una raccolta pro-capite di 721 euro - e' in assoluto una delle peggiori d'Italia, insieme a Napoli, Caserta, Salerno, Frosinone e Pescara. C'e' anche un altro triste primato per il capoluogo abruzzese, che occupa il primo posto nella classifica che misura il numero di slot machine in rapporto alla popolazione e il decimo in quella che tiene conto della spesa pro-capite annuale per gratta e vinci, lotterie e giochi on line. Nella mappa su disoccupazione e gioco d'azzardo, Pescara detiene addirittura il record negativo assoluto a livello nazionale per spesa pro-capite (749 euro), a fronte di un tasso di disoccupazione del 12,27%. Male anche Chieti, che ha una raccolta pro-capite di 642 euro e un tasso di disoccupazione dell'11,98%. Il focus puo' anche essere piu' mirato e prendere in esame la disoccupazione giovanile, che riguarda la fascia di eta' compresa tra i 15 e i 24 anni.

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Elezioni regionali, il centrodestra unito chiede di fissare la data della consultazione

"Il voto per la Regione Abruzzo è un’esigenza irrinunciabile e non rinviabile di tutta la comunità abruzzese che non merita di subire questo stillicidio di immobilismo dovuto alla sfrenata ambizione di personaggi abili nei giochi di prestigio e nelle tecniche dilatorie. La fissazione della data del ritorno alle urne deve compenetrare il rispetto delle leggi, umiliate da quanto accaduto dopo il 23 marzo, nonché l’esigenza di fornire in tempi brevi alla Regione una guida autorevole legittimata dal consenso democratico degli elettori. Il centrodestra unito fa voti affinché venga sciolta al più presto ogni riserva sulla data delle elezioni, nel pieno e assoluto rispetto delle istituzioni e delle procedure". Lo scrivono i segretari dei partiti di centrodestra Nazario Pagano (Forza Italia), Giuseppe Bellachioma (Lega), Etel Sigismondi con Giandonato Morra (Fratelli d'Italia) ed Enrico Di Giuseppantonio (Udc). 

 

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Undici milioni in ferie a settembre

Sono 11,6 milioni gli italiani che hanno scelto di trascorrere almeno parte delle vacanze nel mese di settembre che, con un aumento del 5% rispetto allo scorso anno, fa registrare una positiva tendenza all’allungamento della stagione turistica, rispetto al passato, spinto dalle previsioni di sereno per l’inizio di settembre lungo tutta la Penisola, dopo il passaggio del maltempo al centro nord. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti Ixe’ divulgata in occasione dell’ultimo grande controesodo. Il week end segna la fine delle vacanze estive per 7 italiani su 10 che sono costretti al rientro in città ma - sottolinea la Coldiretti - anche un evidente turnover nei luoghi di villeggiatura

Per molti si tratta in realtà di un bis della vacanza con il mese di settembre - sottolinea la Coldiretti - è particolarmente apprezzato da quanti cercano il relax e la tranquillità ma vogliono anche approfittare dei risparmi possibili con l’arrivo della bassa stagione. Si verifica infatti una riduzione dei listini che - precisa Coldiretti - puo’ superare il 30 per cento per i viaggi, i soggiorni ed anche gli svaghi e che risulta particolarmente appetibile in un momento di difficoltà economica. La ricerca del risparmio - continua Coldiretti - non è pero’ la sola ragione poiché ad apprezzare il mese di settembre sono soprattutto coloro che vogliono cogliere l’ultimo scampolo dell’estate per riposarsi e tornare in forma alla routine quotidiana. Anche se il mare resta protagonista si registra infatti un aumento in percentuale - precisa la Coldiretti - del turismo legato alla natura in montagna, nei parchi e nelle campagne con la possibilità di assistere alle tradizionali attività di settembre come il rito della vendemmia o avventurarsi nei boschi alla ricerca dei porcini, finferli e trombette.. Per settembre si stimano secondo Coldiretti oltre un milione di presenze in agriturismo. Una vacanza a contatto con la natura che è l’ideale per tanti turisti e buongustai che possono oltretutto anche approfittare delle numerose sagre che proprio in questo mese abbondano. Esperienze per scoprire tradizioni gastronomiche locali attraverso piatti tipici e specialità prima di arrendersi ai classici sandwich consumati in fretta nelle città durante la pausa pranzo, una volta tornati al lavoro. 

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Cgia, nelle micro imprese 8 milioni di occupati, 56%industria privata

Le imprese con meno di 20 addetti sono oltre 4 milioni (il 98,2% del totale) e danno lavoro a 8 mln tra operai e impiegati, pari al 56,4% di tutti gli addetti del settore privato in Italia. Lo rileva la Cgia per la quale nessun altro Paese dell'Eurozona può contare su una platea di micro aziende così fondamentale per l'occupazione. Nelle realtà italiane con meno di 20 addetti lavora il 56,4% degli occupati del settore privato; la media Ue, invece, è al 39,9%, il 16,5% in meno rispetto all'Italia. Altrettanto significativi sono i risultati riportati dalla Francia e dalla Germania: nella prima l'incidenza è del 34,7%, nella seconda scende addirittura al 30,5%. Secondo gli ultimi dati riferiti al 2015, le aziende italiane con meno di 20 addetti hanno generato 1.071 mld di fatturato che incidono per il 35,9% sul totale nazionale. Per quanto riguarda il valore aggiunto, ovvero la ricchezza prodotta nel Paese, queste piccolissime attività hanno realizzato 286 miliardi di euro, pari al 9,9% del totale nazionale.La Cgia ha stimato anche l'andamento degli occupati e dei disoccupati previsto nel secondo semestre 2018. In base ai dati elaborati sulle previsioni della Commissione europea e Prometeia, negli ultimi 6 mesi dell'anno dovremmo registrare, rispetto allo stesso periodo del 2017, 36 mila occupati in più (+0,2%) e 25 mila disoccupati in meno (-0,9%) che porteranno la platea degli occupati a 23.174.000 unità, superando il punto massimo di 23.112.000 unità raggiunto nel 2008 mentre le persone in cerca di lavoro scenderanno a quota 2.800.000, comunque 1.300.000 persone in più rispetto al milione e mezzo di senza lavoro che contavamo nel 2007, ovvero l'anno ante crisi.

 

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Incidenti stradali con investimento del pedone in calo in Abruzzo

 Tra il 2015 al 2016 in Italia gli incidenti stradali con investimento del pedone sono aumentati del 3,6%, mentre sempre nello stesso periodo gli incidenti stradali in generale sono cresciuti dello 0,7%. Questi dati derivano da un'elaborazione del Centro Studi Continental su dati Istat, elaborazione che mette in evidenza che in Italia nel 2015 vi sono stati 174.539 incidenti stradali, di cui 18.759 (e cioè il 10,7%) con investimento di pedone. Nel 2016, invece, gli incidenti stradali sono stati 175.791, mentre quelli con investimento di pedone sono stati 19.440, e cioè l'11,1% del totale. L'incidenza percentuale degli incidenti con investimento di pedone sul totale degli incidenti stradali tra il 2015 e il 2016 è quindi passata dal 10,7% all'11,1% con una crescita di 0,4 punti percentuali. 

 Il Centro Studi Continental aveva già elaborato e diffuso negli anni scorsi i dati sugli incidenti con investimento dipedone, sottolinenando che tali dati erano pericolosamente in crescita e che era in crescita anche l'incidenza percentuale di questo tipo di eventi sul totale degli incidenti stradali che avvengono nel nostro Paese. I dati elaborati per il 2015 e 2016 confermano questa situazione. I pedoni sono gli utenti più deboli presenti sulla strada e per questo devono essere tutelati efficacemente sia con provvedimenti legislativi ad hoc sia con l'utilizzo sempre più diffuso delle più recenti tecnologie di cui i veicoli possono essere dotati. L'elaborazione del Centro Studi Continental fornisce anche un prospetto regionale dei dati. Ne risulta che tra il 2015 ed il 2016 la regione in cui vi è stato il maggior aumento del numero di incidenti con investimento di pedoni è la Toscana (+18,2%), seguita da Campania (+14,6%) e Basilicata (+13,9%). Così come è giusto evidenziare i dati negativi, però, è altrettanto importante rendere note le esperienze positive. A questo proposito è da sottolineare che vi sono alcune regioni in Italia in cui il numero di incidenti che coinvolgono i pedoni fra il 2015 e il 2016 è diminuito. In particolare sono da citare Molise (-11,5%), Marche (-8,9%), Abruzzo (-6%), Liguria (-5,5%), Sicilia (-4,9%), Puglia (-1,8%), Lazio (-1,7%) e Trentino Alto Adige (-0,9%)

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Autostrade A24 e A25, Mit: stato di degrado non verificato con visite ispettive

"La drastica riduzione di personale di quest'Ufficio non ha consentito negli ultimi anni di effettuare visite ispettive adeguate per verificare lo stato di degrado delle infrastrutture assentite in concessione". Con queste parole, tramite una nota, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha risposto all'esposto del 22 agosto, con il quale le associazioni Forum H2o, Nuovo Senso Civico Onlus e Stazione Ornitologica Abruzzese, descrivendo il degrado delle pile dei viadotti lungo le autostrade A24 e A25, tra Roma, L'Aquila, Teramo e Pescara, chiedevano di conoscere lo stato di sicurezza dell'infrastruttura, attualmente in concessione alla società Strade dei Parchi del gruppo Toto. In un passaggio successivo la Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali del Mit afferma di "condividere la manifestata preoccupazione resa dal Nuovo Senso Civico Onlus sulla base delle poche visite eseguite da quest'Ufficio negli anni passati, circa la necessità di interventi urgenti di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltreché per la messa in sicurezza ai fini sismici delle opere d'arte". Nella nota, inoltre, viene spiegato che "le uniche attività che quest'Ufficio ha potuto espletare con le residue risorse rese disponibili sono state limitate all'effettuazione delle visite Pam e alle verifiche dei lavori dell'antiscalinamento. Conseguentemente - si legge nel testo - non è possibile, allo stato attuale, dare un riscontro sui contenuti tecnici citati nella missiva". 

"Siamo alla resa dello Stato, che attesta l'inadeguatezza dei controlli e la mancanza di risposte sulla sicurezza. Si ammettono il degrado e la necessità di urgenti lavori di manutenzione, anche ordinaria". Così Augusto De Sanctis, del Forum H2O. 

 "Il Ministero dei Trasporti risponde alle associazioni ambientaliste abruzzesi e ne condivide le preoccupazioni esposte nelle osservazioni sulla A24 e A25. Siamo davanti ad una presa d'atto della situazione critica ereditata dai governi passati e ad una novità assoluta sul fronte della trasparenza e della cooperazione con le associazioni del territorio, che per anni si sono lamentate per le mancate risposte e la negazione nella visione dei documenti". A sottolinearlo è il sottosegretario ai Beni Culturali, Gianluca Vacca (M5S).

"La lettera dell'ing. Migliorino è grave due volte. In primo luogo, perché segnala una scarsità di risorse di uno degli uffici nevralgici del Ministero delle Infrastrutture; poi, perché sottolinea come - a volte - la parsimonia di bilancio non vada d'accordo con la sicurezza". E' quanto sostiene Strada dei Parchi, concessionaria della gestione delle autostrade A24 e A25, in una nota. "Vale la pena di ricordare - continua la nota - come Strada dei Parchi abbia più volte sottolineato la necessità di garantire le necessarie risorse per la manutenzione straordinaria dell'infrastruttura, soprattutto alla luce della sismicità del territorio su cui grava. L'ing. Migliorino fa riferimento alle verifiche per le operazioni antiscalinamento. Occorre ricordare che tali interventi sono stati avviati per volere espresso della società, e che lo sblocco dei finanziamenti da parte del precedente governo è intervenuto solo dopo un intervento del Tar del Lazio". "Per la manutenzione ordinaria dell'autostrada, la società Strada dei Parchi ha investito fino ad oggi più di 700 milioni, tutti questi interventi sono stati autorizzati e verificati nel tempo dagli uffici del Ministero. Ma è la manutenzione straordinaria, imposta dal rischio sismico, che è stata 'dimenticata' dal governo. Ancora oggi, la società è in attesa dei finanziamenti necessari per completare la 'messa in sicurezza' del tracciato. Finanziamenti - è opportuno ribadirlo - previsti dalla legge". "Piloni, viadotti e gallerie sono sicuri - si sottolinea nella nota - contrariamente ai reiterati segnali di allarmismo diffusi sul territorio. Inoltre, a seguito delle ispezioni e dei controlli eseguiti da Strada dei Parchi, sono stati già redatti tutti i progetti riguardanti gli interventi più urgenti, comprese le sistemazioni delle pile dei viadotti più deteriorati; progetti già approvati dal CTA del competente provveditorato fin dal 24 maggio 2018 e da tale data fermi al Ministero in attesa del finanziamento stanziato con la legge 213/2017. Qualora venissero approvati, tenendo conto del finanziamento di cui sopra, Strada dei Parchi potrebbe svolgere tutte le attività propedeutiche all'avvio dei lavori in attesa dei fondi necessari, ottenuti i quali i lavori potrebbero iniziare immediatamente"

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L’export abruzzese tiene la testa alta

"Keep Calm & Made in Italy", l'ultimo Rapporto Export a cura del Polo SACE SIMEST delinea, nonostante la presenza di diverse complessita', un quadro positivo per l'export italiano e delle sue regioni. L'export abruzzese tiene la testa alta, rinsaldando il trend positivo del 2016 grazie a un incremento del 10,2% e ai 9 miliardi di euro di beni venduti all'estero nel corso del 2017. Questo risultato, che rende l'Abruzzo la terza regione esportatrice del Mezzogiorno, e' il frutto di una crescita stabile nel corso degli ultimi due anni, segno che l'export regionale sta raggiungendo una buona maturita'. Sono sempre piu' numerose le aziende abruzzesi presenti con continuita' sui mercati esteri; di queste, nel solo 2017 oltre 400 imprese sono state supportate da SACE SIMEST, che nella regione ha mobilitato piu' di 160 milioni. Forte di questi risultati positivi, l'export abruzzese potra' continuare a crescere anche negli anni a venire e a cogliere le opportunita' offerte dai mercati esteri, sia avanzati sia emergenti, confermandosi come una realta' di riferimento del Made in Italy nel mondo.

Lo sviluppo dell'export regionale negli ultimi anni ha reso l' Abruzzo la terza regione esportatrice del Mezzogiorno, trainata da settori tradizionali quali tessile e abbigliamento (+14%) e altra manifattura (+11,2%, in particolare arredamento e forniture mediche e dentistiche). Risultati importanti anche per il settore chimico (+11%) e farmaceutico, che nel 2017 ha triplicato il valore dei beni venduti all'estero. Il settore dei mezzi di trasporto - composto per l'89% dal comparto dell'automotive, settore di punta delle esportazioni abruzzesi - ha fatto registrare un +3,3% nel 2017, grazie alla forte crescita dell'export verso Francia, Germania e Spagna. Nel 2017, l'export abruzzese e' cresciuto in modo uniforme verso tutte le aree geografiche. Si sono ulteriormente consolidate le partnership commerciali con le principali geografie di destinazione, ovvero Germania (+4,8%), Francia (+7,7%), Stati Uniti (piu' che raddoppiato l'export verso il Paese nordamericano) e Spagna (+15,2%). Questi Paesi rappresentano le prime 4 destinazioni per l'export dell'Abruzzo, coprendo piu' della meta' dei beni esportati dalla regione. Il trend positivo e' proseguito anche nel primo trimestre del 2018, grazie a un +7% delle esportazioni regionali rispetto ai primi tre mesi dell'anno precedente. Si sono riconfermati i settori che hanno performato meglio nel 2017, specialmente tessile e abbigliamento (+20,9%) e chimica (+18%). Ottimi risultati anche per prodotti in metallo (+12,2%), gomma e plastica (+9,1%) e alimentari e bevande (+7,3%)

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Lavoro in crescita dell’1,2 per cento dal 2016 al 2017

 Dal 2016 al 2017 il numero degli occupati in Italia è passato da 22.757.838 a 23.022.959, con un aumento del +1,2% (265.121 unità) che non appare però distribuito in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione di dati Istat. La ricerca ha preso in considerazione un totale di 99 province italiane (i dati di quelle create dopo il 2007 sono stati aggregati per rendere omogenei e confrontabili i valori: Barletta-Andria-Trani con Bari e Foggia; Fermo con Ascoli Piceno; Milano con Monza e Brianza; tutte le province della Sardegna). Dall'analisi dei dati emerge che, rispetto all'anno precedente, nel 2017 l'occupazione è aumentata in 57 province mentre è diminuita in altre 42. In cima alla graduatoria delle province con il migliore saldo positivo si segnalano al Nord quelle di Milano con Monza e Brianza (+38.277), Brescia (+19.857), Venezia (19.449) e Padova (+16.036). Nel Mezzogiorno si distinguono quelle di Caserta (+18.857) e Napoli (+17.801) mentre nel Centro la provincia di Roma registra il maggior aumento dell'occupazione (+36.224), davanti a quelle di Firenze (+14.988) e Latina (+10.279). Tra le province maggiori vanno segnalate anche le buone performance di Treviso (+11.181), Torino (+10.382), Trento (+5.361), Cosenza (+5.287), Verona (+3.818) e Catania (3.306). 

 Viceversa, in fondo alla graduatoria spiccano due province del Nord con saldo fortemente negativo: Vicenza (-3.419) e Como (-3.005). Male anche Sondrio (-2.489), Mantova (-2.291), Imperia (-2.104), Rovigo (-2.007) e Genova (-1.865). Nel Meridione la performance peggiore è quella della provincia di Lecce (-5.178) mentre arretrano sensibilmente anche quele di Caltanissetta (-2.934), Potenza (-2.596), Benevento (-2.576) e Taranto (-1.752). Al Centro, infine, la graduatoria è chiusa dalla provincia di Ancona (-10.174), che registra dati peggiori a quelle di Lucca (-6.489), Frosinone (-4.027) e Grosseto (-2.981). La ricerca di ImpresaLavoro analizza anche il saldo occupazionale dal 2007 al 2017. Solo in 40 province su 99 il livello occupazionale è tornato ai livelli pre-crisi del 2007. Negli altri 59 casi il dato del 2017 risulta invece ancora inferiore - a volte in modo sensibile - rispetto a quello di 10 anni prima. La performance migliore è quella della provincia di Roma (con un saldo positivo di 225.746 unità rispetto al 2007), molto davanti a Milano con Monza e Brianza (+99.953), Firenze (+32.813), Venezia (+27.237) e Brescia (+26.962). Al Nord bene anche Bologna (+26.160), Bolzano (+25.248), Bergamo (+17.443), Trento (+14.752) e Verona (+11.515). Al Centro emergono i risultati delle province di Latina (+16.965), Pisa (+16.410) e Livorno (+7.891). Tra le province del Sud le uniche ad avere un saldo positivo rispetto al 2007 sono invece quelle di Caserta (+4.721), Pescara (+2.989), Matera (+1.055), Crotone (+702), Brindisi (+74) e Avellino (+24)

Nel Mezzogiorno abbondano semmai le province con un saldo occupazionale negativo rispetto agli anni pre-crisi. Particolarmente significativi i dati delle province di Palermo (-39.526), Barletta-Andria-Trani più Bari e Foggia (-38.607), Messina (-32.350), Cosenza (-26.849), Lecce (-25.891) e Napoli (-25.693). Appare molto negativa anche la performance delle province sarde aggregate, che perdono 43.734 posti di lavoro rispetto al 2007. E mentre al Nord le province con il peggiore saldo occupazionale sono quelle di Genova (-14.069), Udine (-11.627), Imperia (-10.705) e Rovigo (-10.018), al Centro spiccano invece in senso negativo quelle di Ancona (-14.089), Pesaro e Urbino (-10.718) e Frosinone (-9.495). 

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Infrastrutture, dal Cipe arrivano 41 milioni di euro

Finanziate dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, con delibera 28 febbraio 2018 del "Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020", senza oneri per gli enti locali, interventi per 41,3 milioni di euro. La delibera è stata illustrata questa mattina dal senatore Luciano D'Alfonso e da alcuni sindaci dei centri interessati dalle opere. Questi gli interventi finanziati: 2 milioni di euro per il completamento dell'accesso pescarese al versante occidentale della Maiella-Strada Provinciale Sp 64; 4 mln per il miglioramento dell'accessibilità stradale agli impianti di Prati di Tivo; 16 mln per il completamento dei nuovi moli guardiani del Porto di Pescara ; 1 mln per il completamento del pontile di Roseto degli Abruzzi; 1 mln per il completamento dell'approdo turistico di Francavilla al Mare; 6 mln per il completamento dei bacini sciistici di Ovindoli Monte Magnola, Rocca di Mezzo con Campo Felice; 10 mln per il completamento della tratta ferroviaria regionale TUA SPA Quadri-Castel di Sangro (L'Aquila); 1,35 mln per la sicurezza funzionale e sismica della diga di Penne 

"Parliamo della valorizzazione di opere strategiche per 41 milioni di euro senza oneri per la Regione e gli enti locali. Le risorse Cipe - ha detto il senatore ed ex presidente della Regione Luciano D'Alfonso - c'erano davvero dal febbraio scorso, sono state deliberate dal Cipe e il tempo tecnico per la pubblicazione ha richiesto praticamente 180 giorni anche per la verifica della Corte dei Conti. Vanno appaltate subito perché io temo il rischio di un impazzimento della finanza pubblica da ottobre a dicembre per il mantenimento dei calzini delle promesse elettorali. Noi vogliamo che queste opere, che rispondono ai bisogni reali dell'economia abruzzese, dei suoi territori, vadano subito in porto. Parliamo di 41,3 milioni di euro che sono pronta cassa nella pancia del bilancio di province ed enti locali e che dovranno essere, ribadisco, subito appaltati". L'assessore regionale al Bilancio Silvio Paolucci: "Quando arrivammo in Regione non trovammo nessuna opera o lavoro in eredità. Poi con il Masterplan oggi lasciamo tanto alla comunità regionale, e dobbiamo salvaguardare queste risorse, considerando la nuova manovra di Bilancio di settembre e i numeri che riguardano la crescita del nostro Paese"

 

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