Primo Piano

L’Italia è nella top ten delle mete più ambite per il turismo attivo

Il 43% degli italiani indica la natura come il luogo fondamentale del benessere, un concetto che i turisti associano a "rigenerarsi", "tornare in forma","fare attività fisica". Inoltre, secondo uno studio condotto dall' A.T.T.A. (Adventure Travel Trade Association), il network internazionale che raggruppa le imprese e gli organismi istituzionali che si occupano di turismo attivo nel mondo (la Regione Abruzzo è l'unica regione italiana a farne parte), l'Italia è sorprendentemente nella top ten mondiale delle mete più ambite per il turismo attivo, collocandosi al quinto posto nella graduatoria dei turisti adventure occasionali, dopo colossi del settore come Stati Uniti, Messico, Canada e Regno Unito e nel 2016 è risultata al primo posto per prenotazioni dopo Stati Uniti e Spagna. Tendenze che - rafforzate dall'andamento del turismo nei parchi (102 milioni di presenze nel 2016) - spingono in modo sempre più convinto a pensare che le aree protette possono diventare luoghi privilegiati dove praticare attività e prendersi cura del proprio spirito e del proprio corpo, ritrovando equilibri ormai quasi scomparsi altrove. Immense palestre a cielo aperto che sempre più incrociano il tema del benessere e dell'attività fisica legata al salutismo. Partendo da questi presupposti è nato, nel cuore del Parco della Majella, il Festival del Benessere, un evento che fino al 4 giugno animerà il piccolo comune di Caramanico Terme, nella settimana dell'Abruzzo open day. Una full immersion a tutto tondo nel benessere e nella bellezza, possibile grazie all'unicità del territorio della Majella: un'area dell'Abruzzo ancora integra e lontana dai flussi turistici di massa, dominata dai quasi tremila metri della Montagna Madre, ricchissima di fauna selvatica tra cui lupi, orsi e camosci, impreziosita dalle potenti sorgenti termali di Caramanico (le seconde in Europa per presenza di idrogeno solforato), in un territorio che offre infinite possibilità per praticare sport all'aria aperta e costellato dalla presenza di molti eremi e abbazie. "I nostri Parchi", spiega Simone Angelucci, Sindaco di Caramanico Terme, "stanno diventando famosi non tanto per quello che contengono o che vietano, quanto per quello che in essi si può fare. Gli ultimi dati ci dicono che il 47% dei turisti sceglie la vacanza natura per le attività sportive e nella Majella, tra escursionismo, nordic walking, canyoning, ippoturismo, sci alpinismo, possiamo soddisfare le esigenze di tutti i gusti. Se poi aggiungiamo che il numero di lupi, in proporzione al territorio, è ben superiore, a quello del famoso Parco di Yellowstone, e che abbiamo acque termali portentose per la cura delle malattie dell'apparato respiratorio e che hanno salvato dalla sordità numerosi bambini, il mix di offerte del nostro parco ci colloca ai primi posti come land of wellness". Nei quattro giorni del Festival del Benessere, si potranno provare una serie di esperienze, molte delle quali gratuite, per sperimentare cosa vuol dire cercare il benessere, fisico e psichico, nella natura di un parco. Dalle escursioni notturne per osservare gli animali selvatici, ai trattamenti relax alle Terme di Caramanico, dai trekking e le passeggiate nei luoghi più suggestivi del Parco, ai concerti nelle vie del Borgo, alle degustazioni di prodotti tipici del territorio

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Intesa Cina-Ue per reciproca difesa dei prodotti, c’è il Montepulciano d’Abruzzo

Ue e Cina hanno raggiunto un'intesa per pubblicare una lista di duecento indicazioni geografiche, 100 europee e 100 cinesi, che saranno considerate da proteggere, attraverso un accordo bilaterale da concludere nel 2017. L'Italia ha il numero maggiore di specialita' inserite nella lista, 26, che vanno dall'aceto balsamico di Modena alla mozzarella di bufala e a grandi vini come Chianti e Franciacorta. L'accordo e' stato siglato durante il summit economico Ue-Cina

L'Italia si vede riconosciuta una specialita' in piu' rispetto alla Francia. La pubblicazione della lista, spiegano dalla Commissione europea, apre il processo per proteggere i prodotti elencati da imitazioni e contraffazioni. Una buona notizia per i produttori europei, dato che il mercato dell'agrifood cinese e' uno dei piu' grandi al mondo, con un gusto crescente della classe media per i prodotti alimentari europei. La lista, accanto a eccellenze europee come ad esempio lo champagne francese e il feta greco, comprende i seguenti prodotti italiani: Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino Superiore, Barolo, Brachetto d'Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene-Prosecco, Dolcetto d'Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana Padano, Grappa, Montepulciano d'Abruzzo, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Prosciutto S. Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Nobile di Montepulciano.

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Scatta il giorno di liberazione fiscale

"Oggi e' l'ultimo giorno dell'anno che lavoriamo per il fisco; da domani, infatti, scatta il tanto sospirato giorno di liberazione fiscale". A dare la buona notizia e' la Cgia, che ha calcolato anche per il 2017 la data in cui iniziamo a lavorare per noi stessi: il 3 giugno. "Incluse le festivita' - dice il coordinatore dell'Ufficio Studi Cgia, Paolo Zabeo - nel 2017 sono stati necessari 153 giorni per scrollarci di dosso la morsa del fisco; ben 38 giorni in piu' rispetto al dato registrato nel 1980". "Lavorare 5 mesi su 12 per lo Stato - dice Zabeo - da' l'idea di quanto eccessivo sia il nostro fisco. Al netto del peso dell'economia sommersa, sui contribuenti fedeli al fisco grava una pressione fiscale reale che sfiora il 50%, un carico che non ha eguali in Europa". "Per ridurre strutturalmente le tasse dobbiamo in misura corrispondente tagliare la spesa pubblica improduttiva - segnala Renato Mason, segretario Cgia - e nonostante gli effetti della spending review siano stati relativamente modesti, il carico fiscale complessivo ha iniziato a scendere. Se avessimo abbracciato la strada del federalismo fiscale, molto probabilmente la contrazione sarebbe stata maggiore". Con l'introduzione in particolar modo del cosiddetto bonus Renzi (maggio 2014), l'eliminazione dell'Irap dal costo del lavoro (2015) e la cancellazione della Tasi (2016), la pressione fiscale ha cominciato a scendere. Oltre a questa misura, nel 2017 hanno concorso alla contrazione del peso fiscale e contributivo la riduzione dell'Ires dal 27,5 al 24%; i super-ammortamenti (al 140%); l'aumento delle deduzioni Irap; l'innalzamento delle soglie per accedere al regime dei minimi e la proroga del parziale esonero contributivo a carico delle imprese che hanno assunto personale a tempo indeterminato. Se dal 2011 c'e' stato un costante aumento del prelievo, dal 2014 si e' invertita la tendenza anche se la maggioranza dei benefici introdotti dal governo Renzi non ha interessato il popolo delle partite Iva. "Ancora una volta - conclude Mason - l'insensibilita' della classe politica di questo Paese ha prevalso sugli interessi dei piccoli produttori".

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Pil in aumento all’1,2 per cento

L'Istat rivede in deciso rialzo la crescita del primo trimestre del 2017, con il Pil che balza allo 0,4% sul trimestre precedente e all'1,2% su base annua. Le prime indicazioni dell'Istituto, diffuse a meta' maggio, davano il Prodotto interno lordo a +0,2% a livello congiunturale e a +0,8% in termini tendenziali. La revisione, a sorpresa, e' dovuta, spiegano dall'Istat, all'integrazione nei dati della buona performance dei servizi.

Il livello del Pil in euro nel primo trimestre del 2017 si riporta cosi' ai valori del secondo trimestre del 2012, recuperando circa cinque anni. L'Istat infatti registra, precisamente, per i primi tre mesi dell'anno un valore del Prodotto interno lordo pari a 395 miliardi e 783 milioni di euro (valori concatenati). L'Istat ricorda che i dati sono stati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (il primo trimestre ha avuto due giornate lavorative in piu' sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al primo trimestre del 2016). Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda nazionale hanno registrato una crescita dello 0,5% dei consumi finali nazionali e un calo dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono aumentate dell'1,6% e le esportazioni dello 0,7%. Nel dettaglio, la domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,3 punti percentuali alla crescita. Anche la variazione delle scorte ha spinto il Pil (0,4 punti percentuali), mentre l'apporto della domanda estera netta e' stato negativo per 0,2 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di agricoltura (+4,2%), che in questo modo recupera quanto aveva perso, e servizi (+0,6%), mentre quello dell'industria risulta negativo (-0,3%). Su base annua invece l'agricoltura va sostanzialmente in pareggio (+0,1%), l'industria e' in positivo (+0,6%), grazie alle costruzioni (+1,0%) e i servizi ottengono il rialzo maggiore (+1,2%), con andamenti positivi su tutti i fronti, dal commercio al credito.

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D’Alfonso: al via i bandi per l’innovazione digitale

La Regione Abruzzo ha avviato il processo di digitalizzazione della macchina amministrativa regionale per semplificare i processi tecnico-amministrativi che coinvolgono cittadini, imprese e liberi professionisti, con strumenti informatici di ultima generazione. Già programmati i primi cinque interventi informatici dell'Azione 2.2.2 del Por Fesr Abruzzo 2014-2020 per un costo stimato di circa 1,2Ml di euro. Si tratta di iniziative previste dall'Agenda Digitale della Regione Abruzzo che interessano il potenziamento della rete geodetica regionale, l'aggiornamento del data base territoriale, il potenziamento dei sistemi di monitoraggio dei progetti comunitari, l'evoluzione del sistema informativo open data e la completa digitalizzazione dei processi amministrativi. Il servizio Sistema informativo regionale ha pubblicato i relativi bandi di gara sul Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (Mepa). "Gli interventi programmati - ha dichiarato. Il Presidente Luciano D'Alfonso - sono rivolti principalmente ai professionisti che si occupano di analisi e studio del territorio, cittadini, pubbliche amministrazioni ed imprese. Il potenziamento della rete geodetica regionale oltre ad incrementare la qualità del dato, consentirà anche una ricostruzione più fedele dei movimenti tellurici e franosi. L'evoluzione del sistema open data regionale, invece, ha l'obiettivo di diffondere ai cittadini ed alle imprese il maggior numero di informazioni pubbliche e garantire i più alti livelli di trasparenza amministrativa". Con l'intervento sul data base territoriale regionale saranno prodotti gli aggiornamenti sulla viabilità, e della rete dei sottoservizi

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Competitività, Hong Kong e Svizzera in testa, Italia 44esima

Hong Kong, Svizzera e Singapore sono i paesi dove maggiore e' il tasso di competitivita'. Sotto il podio gli Stati Uniti che si piazzano quarti, solo 44esima l'Italia. E' la fotografia scattata dal rapporto IMD da cui emerge come, rispetto al 2016, al primo e al secondo posto della classifica si confermano Hong Kong e Svizzera mentre Singapore scavalca gli Stati Uniti che ottengono il peggior risultato degli ultimi cinque anni. Dietro gli Usa, da notare il balzo dell'Olanda che sale dall'ottavo posto dell'anno scorso al quinto. La classifica della competitivita' realizzata da IMD dal 1989 prende in considerazione 260 indicatori tra cui l'efficienza dei governi, quella delle imprese e la produttivita'. Ma il sondaggio si basa anche sulla percezione delle imprese su questioni basilari come corruzione, ambiente e qualita' della vita. Quest'anno sono stati giudicati 63 paesi con Cipro e Arabia Saudita al debutto. Non si piazza bene l'Italia, 44esima, dietro a Spagna, Portogallo, Cile e Filippine. Tra i Paesi europei solo Bulgaria, Romania, Slovacchia, Grecia e Croazia fanno peggio di noi. Da considerare inoltre che l'Italia, rispetto all'anno scorso, ha perso ben nove posizioni (era 35esima). Chiude la graduatoria il Venezuela preceduto da Mongolia e Brasile. Per la prima volta, quest'anno, e' stata stilata anche la classifica riguardante la competititivita' digitale. Il nuovo ranking prende in considerazione l'abilita' di adottare tecnologie digitali che migliorino l'azione stessa dei governi, i modelli di business delle imprese e la societa' in generale. In testa c'e' Singapore, seguita da Svezia, Stati Uniti, Finlandia e Danimarca. Anche nel digitale l'Italia non brilla piazzandosi al 39esimo posto, sopravanzata da tutti i paesi europei ad eccezione della Grecia (50esima). Ultima posizione, ancora una volta, per il Venezuela, preceduto da Peru' e Mongolia

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Oltre il 77% delle famiglie ha casa proprieta’, 8,8% le affitta

La casa resta sempre un asset fondamentale per gli italiani: quasi 20 milioni di famiglie, ovvero il 77,4% del totale, sono infatti proprietarie dell'abitazione in cui abitano. E tra le diverse parti del Paese, il maggior numero di proprietari risiede al Sud e nelle Isole (82,9% delle famiglie), mentre quello piu' basso e' al Centro (73,9%); al Nord invece le famiglie proprietarie di casa sono il 75,3%. Le case valgono in media circa 170 mila euro (1.450 euro al metro quadro, in calo del 2,4%), con valori pero' nettamente superiori nelle grandi citta', Roma in primis (in media circa 354 mila euro al metro). E' questa la fotografia del patrimonio immobiliare italiano al 31 dicembre 2014 scattata dall'Agenzia delle Entrate e dal Mef nel rapporto 'Gli immobili in Italia', nel quale si sottolinea come solo l'8,8% dello stock abitativo sia dato in locazione. Possedere una casa, comunque, via via negli ultimi anni e' diventato meno oneroso. A confermarlo e' stata anche Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle Entrate, secondo cui nel 2016 c'e' stato un "calo significativo" del peso delle tasse sugli immobili, con una riduzione di 4,4 miliardi di euro (di cui 3,6 miliardi grazie all'abolizione della Tasi) traducibili in risparmio medio pro capite di 175 euro annui. Ma per Fabrizia Lapecorella, direttore delle Finanze del Mef, il prelievo sulla casa "non potra' scendere di molto" anche se "esistono spazi per migliorare l'equita'". Gli italiani proprietari di un appartamento, secondo il rapporto, sono oltre 25,7 milioni (dipendenti e pensionati nell'81,7% dei casi), mentre i locatari sono 4,7 milioni. La superficie media di un'abitazione e' pari a 117 metri quadri, mentre per quello che riguarda le agevolazioni fiscali, nel 2014 ne sono state erogate per quasi 3,7 milioni per interventi di ristrutturazione, riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli edifici. 

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Toto Holding: chiediamo vengano rispettate le sentenze della Magistratura

 Strada dei Parchi esprime "sconcerto sul testo approvato dalla commissione Bilancio della Camera sulla Manovra-bis per la parte che interessa i lavori di messa in sicurezza urgente di A24 e A25" che "per come formulato rischia di far ricadere i costi dell'intervento di messa in sicurezza, sulle spalle degli utenti Lazio e Abruzzo. Visto che assegna risorse prodotte dalla gestione di A24 e A25 all'Anas per sostenerne il bilancio. Dal 2011 con la trasformazione in societa' di diritto privato, l'Anas non ha nessuna competenza su A24 e A25, neanche di controllo o ispettivo. Sdp vuole essere chiara nel ribadire quale sia la posta in gioco in questa vicenda". Questo quanto afferma la concessionaria delle due arterie in una nota in merito al provvedimento che ha avuto oggi il via libera in Commissione alla Camera. "Il sub emendamento Catalano - afferma Strada dei Parchi - contraddice quello che gia' il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha deciso. In data 14 aprile infatti il Mit, con la direzione per la vigilanza delle concessionarie autostradali, ha gia' approvato il progetto esecutivo della messa in sicurezza urgente dell'A24 e A25" per la prevenzione della scalinatura degli impalcati. Inoltre, riferisce ancora la concessionaria, "con una nota del 3 maggio lo stesso Mit ha sollecitato Sdp ad avviare immediatamente i lavori. Fissando anche l'ammontare dell'investimento in circa 200 milioni di euro". "La societa' Concessionaria Sdp, dando seguito al Decreto - si legge ancora nella nota - ha gia' consegnato e dato il via a questi lavori di messa in sicurezza urgente. Quindi, non si capisce a questo punto, nel caso in cui il testo venga approvato definitivamente dal Parlamento, quale piano debba presentare entro 20 giorni la Concessionaria, visto che ha gia' avviato le attivita' individuate dal ministero con il proprio decreto. E sopratutto - si chiede Strada dei Parchi - qual e' l'importo". Strada dei Parchi fa anche presente che ci sono due sentenze del Tribunale civile di Roma in cui si ribadisce che le rate spettavano al Mit.

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"Nessun regalo e nessun abbuono a Strada dei Parchi. Chiediamo solo che vengano rispettate le leggi e le sentenze della magistratura". E' quanto si legge in una nota di Toto Holding a proposito degli emendamenti presentati alla manovra in corso di approvazione in commissione Bilancio alla Camera, in merito alle autostrade A24 e A25 che collegano Lazio e Abruzzo. "Con il Decreto Legge n.98 del 2011, poi convertito nella legge n.101/2011, come successivamente modificato, e' stato stabilito che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti subentra ad Anas come concedente in tutte le concessioni autostradali ed assume le situazioni creditorie e debitorie relative alle funzioni di concedente gia' spettanti ad Anas nonche' il relativo contenzioso sorti a far data dal 1 ottobre 2012". "Per effetto di tale norma - prosegue Toto Holding - le rate del corrispettivo di concessione dovute precedentemente dalla concessionaria Strada dei Parchi (Sdp) ad Anas in forza della convenzione unica stipulata il 18 novembre 2009 sono attualmente dovuti al Mit". 

"Alcuni emendamenti al provvedimento oggi in discussione - spiega la nota di Toto Holding - prevedono invece di regolamentare l'attribuzione ad Anas dei canoni di concessione, con l'evidente scopo di modificare l'attuale normativa sopra citata, in presenza peraltro di una causa civile sulla questione che coinvolge un privato (Sdp) e una Societa' pubblica, e in aperto dispregio alla normativa europea". "A cio' si aggiunga che il Tribunale Civile di Roma ha chiaramente ribadito che il Concedente e' il ministero, e ad esso e' dovuto il pagamento dei canoni" sottolinea ancora la Toto Holding che aggiunge: "Nessuno abbuono e' stato fatto alla concessionaria, che ad oggi ha depositato in un conto bancario dedicato e vincolato le somme relative ai canoni 2015 e 2016 a disposizione del concedente. In precedenza, dal 2003 ad oggi, per la concessione dell'A24 e A25 Strada dei Parchi ha versato al Concedente, come da convenzione, 672 milioni di euro in rate annue da 56 milioni". Al centro la questione sicurezza post sisma.

"E' necessario ora avviare immediatamente i lavori per la messa in sicurezza urgente delle autostrade A24 e A25, i cui interventi e relativi costi il Mit ha gia' approvato per una prima tranche di circa 200 milioni su un totale di 240. Si tratta di investimenti resi necessari dai ripetuti terremoti degli ultimi anni e non previsti in concessione: Strada dei Parchi non puo' attivare i necessari nuovi investimenti perche' il piano economico finanziario che regola la concessione e' scaduto sin dal 2013, e mai rinnovato dal Mit nonostante i ripetuti solleciti di Sdp". "Per superare il problema, il ministero - conclude Toto Holding - prevede l'utilizzo di due rate del finanziamento per consentire l'avvio urgente dei lavori ma evidentemente insufficienti per il loro completamento per cui sono necessarie quattro annualita': chiaramente, non si tratta di un regalo, poiche' e' previsto l'obbligo di restituzione di tali somme". 

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Sanità privata, in Abruzzo si spendono 474 euro in media

La visita dal medico in tempi veloci, l'esame senza aspettare le file che durano mesi, la terapia dello specialista di fiducia. Alla fine dell'anno il conto della spesa sanitaria privata arriva a 574 euro a persona, con i valdostani che spendono il 162,6% in più rispetto ai campani (799 euro contro 304 euro). I dati contenuti nel rapporto della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica 2017, ed elaborati dall'Adnkronos, mostrano che gli abitanti delle regioni del nord nel 2015 hanno speso 19,7 miliardi di euro, pari al 56,5% del totale. Gli enti territoriali del centro arrivano a 6,8 miliardi (pari al 19,5%), a cui si aggiungono altri 8,4 miliardi del sud (24%), per un totale di 34,9 miliardi.

Rispetto alla spesa media procapite, di 574 euro, le regioni del settentrione si collocano al di sopra, con 724 euro al nord ovest (+26,1%) e 688 euro nelle regioni del nord est (+19,8%). Sotto i livelli nazionali, invece, si posiziona il resto della penisola, con il centro a 564 (-1,7%) e il mezzogiorno a 400 euro (-30,3%). Considerando le singole regioni la spesa procapite più alta si registra in Valle d'Aosta (799 euro), seguita dalla Lombardia (782 euro) e dal Trentino (764 euro). Gli abitanti della seconda classificata da soli arrivano alla somma di 7,8 miliardi, cioè il 22,4% del conto nazionale, mentre la prima arriva al totale di 102 milioni e la terza a 808 milioni. Segue l'Emilia Romagna, dove la spesa procapite arriva a 697 euro, e quella regionale a 3,1 miliardi; in Veneto le uscite per la sanità privata ammontano a 693 euro a persona e 3,4 miliardi totali, in Piemonte si fermano a 645 euro (e 2,8 mld). Bisogna arrivare al settimo posto per trovare una regione che non sia del nord, con la Toscana (597 euro e 6,8 mld), seguita dal Lazio (592 euro e 3,5 mld). Poi torna il settentrione, con la Liguria (569 e 901 mln), con il Friuli Venezia Giulia (567 euro e 676 mln). Sotto la media nazionale si collocano tutte le regioni del sud e qualcuna del centro: Puglia (513 euro e 2,1 mld), Abruzzo (474 euro e 631 mln), Marche (456 euro e 707 mln), Umbria (433 euro e 2,2 mld), Sicilia (422 euro e 2,1 mld), Basilicata (416 e 240 mln), Molise (394 euro e 123 mln), Calabria (377 euro e 745 mln), Sardegna (354 euro e 589 mln), Campania (304 euro e 1,8 mld).

Nella tabella che segue viene riportata la spesa media procapite regionale e la spesa complessiva dell'ente territoriale, la media procapite nazionale e il totale dell'Italia.

Regione..............spesa euro........spesa mld

Valle d'Aosta..............799...............0,1

Lombardia.................782................7,8

Trentino A.A..............764................0,8

Emilia R.....................697................3,1

Veneto......................693................3,4

Piemonte...................645...............2,8

Toscana....................597................2,2

Lazio.........................592................3,5

Liguria.......................569...............0,9

Friuli V.G...................567................0,7

Puglia........................513................2,1

Abruzzo.....................474................0,6

Marche......................456................0,7

Umbria......................433................0,4

Sicilia........................422.................2,1

Basilicata...................416................0,2

Molise.......................394.................0,1

Calabria.....................377................0,7

Sardegna...................354................0,6

Campania..................304................1,8

Italia.........................574...............34,8

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Cgia, in 18 anni dagli studi di settore più tasse per 19,6 miliardi

Negli anni gli studi di settore hanno garantito un grosso apporto di gettito alle casse del Stato: dal 1998, anno della loro introduzione, al 2015, a fronte di 49,2 miliardi di maggiori ricavi ottenuti attraverso l'adeguamento spontaneo in sede di dichiarazione dei redditi, questi si sono tradotti, secondo una stima elaborata dall'Ufficio studi della Cgia, in 19,6 miliardi di euro di tasse in più versate all'erario. "Certo - ha spiegato il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - è difficile stabilire quanti di questi soldi siano il frutto di una graduale emersione della base imponibile e quanti, invece, siano riconducibili a tasse aggiuntive che i contribuenti hanno pagato perché l'asticella dei ricavi imposta dagli studi di settore era troppo elevata. Molto probabilmente la verità sta nel mezzo. Per questo è necessario che i nuovi indicatori di affidabilità non ricalchino queste vecchie abitudini". Tra i 3,5 milioni di contribuenti soggetti agli studi di settore, a livello territoriale è Roma la provincia che ne conta di più: 244.000. Seguono le province di Milano (221.480), Napoli (133.237) e Torino (129.527). In coda alla classifica, invece, troviamo Carbonia-Iglesias (4.950), Isernia (4.775), Medio Campidano (3.949) e Ogliastra (2.926). 

Dopo 18 anni di vita, sono poco più di 3,5 milioni le partite Iva sottoposte ai 193 studi di settore attivati e - calcola la Cgia - oltre il 73% dei contribuenti (pari a 2,6 milioni di attività) è congruo, ovvero rispetta le richieste avanzate dall'amministrazione finanziaria in materia di ricavi. Questi contribuenti, tuttavia, rimangono ancora nel mirino del fisco visto che ogni anno rischiano di subire un accertamento fiscale, sebbene per gli studi di settore risultino soggetti fedeli al fisco. Nel 2016, infatti, sono stati poco meno di 368.500 gli accertamenti in materia di Iva, Irap e imposte dirette che hanno interessato le imprese potenzialmente soggette agli studi di settore. Secondo le disposizioni previste nel decreto che contiene la manovra correttiva attualmente in via di approvazione in Parlamento, la rottamazione degli studi di settore scatterà dal prossimo anno. "Per molti sarà la fine di un incubo - afferma Zabeo - anche se sarà necessario monitorare questo periodo di transizione con grande attenzione. I nuovi indicatori di affidabilità fiscale che sostituiranno gli studi di settore dovranno garantire una riduzione delle tasse e una maggiore semplificazione nei rapporti con il fisco. Altrimenti, questa novità servirà a poco".

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