Primo Piano

Grasso: Non so se sono uscito io dal Pd oppure e’ il Pd che non c’e’ piu’

"Non so se sono uscito io dal Pd o se quel Pd non c'è più. Forse adesso, alla mia età potrebbe essere il momento di esprimere me stesso". Lo ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso, a Pescara al Fla, festival di libri e altre cose, nel corso di un'intervista con Luca Sofri, direttore de Il Post. E su un suo futuro in politica: "Nel 2012 pensavo al mio futuro che non era in magistratura quando per caso incrociai al Quirinale Bersani. Lo andai a trovare al Nazareno e posi come condizione di ritirarmi dalla magistratura. E quando mi iscrissi al Pd presentai un progetto contro la criminalità, e poi feci subito il presidente del Senato. Una carica istituzionale. Non ho avuto modo di fare politica. Se ci sono le condizioni forse ho voglia di fare politica. Per ora ascolto"

"La ricerca della verita' e' sempre stato l'obiettivo principale della mia vita, la priorita' , come magistrato. Nel momento in cui mi sono spostato in politica non ho perso di vista i miei obiettivi di legalita' e giustizia". Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, nel corso della presentazione a Pescara del libro "Storie di sangue, amici e fantasmi", nell'ambito del Fla - Festival di Libri e Altrecose. "Nel mio primo discorso da presidente del Senato - ha aggiunto - dissi che avrei voluto che si facesse una Commissione su tutte le stragi e le mafie che potesse collegare tutto. Il mio appello non fu accolto, si fece la solita Commissione antimafia. E' una cosa che farei ancora oggi". "La verita' - ha proseguito - e' qualcosa che dobbiamo alle vittime, e anche al futuro da costruire. Non si costruisce un futuro se non si conosce la verita' del passato". "Come mi chiamo? So che nelle redazioni dei giornali spesso si fa confusione: Pietro o Piero? Beh, il motivo di questa confusione e' dovuto al fato che mio nonno si chiamava Pietro e al sud si sa tutti i primi figli maschi prendono il nome del nonno. Ma siccome eravamo sei cugini alla fine per distinguerci c'era chi si chiamava Pieruccio, Pierino, Pietrino. A me dettero il nome di Pietro quindi anche se all'anagrafe sono Pietro anche voi chiamatemi Piero"

"Falcone e Borsellino non erano eroi, ma persone da prendere ad esempio perche' vanno considerati anche sotto il lato umano: erano persone con alto senso del dovere e delle istituzioni ed e' questo il motivo per cui devono essere presi ad esempio", ha detto ancora Grasso.

 

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Migranti, 205 mila persone in strutture di accoglienza nel 2017 

 Al 15 luglio 2017 i migranti in strutture di accoglienza sono 205 mila, contro i circa 188.000 di fine 2016. I Centri di accoglienza straordinaria (Cas) rimangono i piu' utilizzati, con 158.607 stranieri accolti e assistiti. Seguono il sistema Sprar con 31.313 presenze e i Centri di prima accoglienza con 15 mila persone. E' quanto emerge dal Rapporto sulla Protezione internazionale in Italia 2017, presentato oggi a Roma da Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Servizio centrale Sprar, in collaborazione con Unhcr. Dal 2014 al 2016, osserva il Rapporto, la presenza di richiedenti protezione nei Cas e' aumentata del 286,5%, mentre lo Sprar ha registrato un incremento di circa il 50%. Nel primo semestre 2017, le Regioni piu' coinvolte nell'accoglienza sono Lombardia (13,2%), Campania (9,3%), Lazio (8,7%), Piemonte e Veneto (entrambe 7,3%), Puglia (7,0%). Il sistema di accoglienza comprende il 40,5% dei Comuni italiani (3.231), mille in piu' rispetto a un anno fa e un terzo dei quali situato tra Lombardia (20,3%) e Piemonte (10,8%). L'incidenza piu' elevata tra Comuni coinvolti nell'accoglienza e totale dei Comuni riguarda tuttavia Toscana (l'83% accoglie richiedenti asilo) ed Emilia Romagna (78,1%) mentre i valori piu' bassi si registrano in Sardegna (17,8%), Abruzzo (19,3%) e Valle d'Aosta (20,3%). A febbraio 2017 139 diocesi (63,2% del totale) danno accoglienza a 23.365 persone. L'anno scorso i progetti Sprar finanziati dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo sono stati 652, di cui 508 destinati all'accoglienza degli ordinari, 99 ai minori non accompagnati e 45 a persone con disagio mentale e disabilita' fisica; 26.012 i posti disponibili, che nel 2016 hanno permesso di accogliere 34.528 persone (quintuplicati rispetto al 2012 quanto erano 7.823) e che a fine anno, e' stato spiegato, potrebbero arrivare a 35 mila. Gli enti locali titolari di progetto sono 555, di cui 491 Comuni. Del totale degli accolti Sprar, nel 2016, il 47,3% e' richiedente protezione internazionale, il 28,3% e' titolare di protezione umanitaria, il 14,8% di protezione sussidiaria mentre il 9,6% e' rifugiato. Tra i beneficiari accolti, le nazionalita' piu' rappresentate sono Nigeria, Gambia, Pakistan e Mali. Complessivamente sono stati accolti 2.898 minori non accompagnati e tra le strutture utilizzate prevalgono gli appartamenti (83,3%). Nel 2016 sono uscite dall'accoglienza 12.171 persone, di cui il 41,3% per inserimento socio-economico mentre il 29,5% ha abbandonato volontariamente l'accoglienza prima della scadenza dei termini. Tra i servizi erogati prevale l'assistenza sanitaria (20,9%) e la mediazione culturale (17%). 

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Per i turisti stranieri i ristoranti italiani valgono il viaggio 

"L'enogastronomia e' una motivazione di viaggio fondamentale per i turisti che scelgono l'Italia come destinazione per le loro vacanze: nel 2018 celebreremo l'anno del cibo italiano nel mondo, con l'obiettivo di promuovere la cucina e il turismo grazie al collegamento fra prodotti tipici e loro territori di origine". Lo ha detto Fabio Maria Lazzerini, Consigliere Enit - Agenzia Nazionale del Turismo, in occasione della conferenza stampa tenutasi al WTM - World Travel Market di Londra. Secondo la ricerca "Be-Italy", condotta da Ipsos per l'Enot con l'obiettivo di indagare il brand Italia in 18 Paesi del mondo, la cucina e' il primo aspetto che viene associato all'Italia (e' citato dal 23% degli intervistati), mentre chi ha soggiornato nel nostro Paese da' un giudizio molto positivo ai ristoranti italiani. Proprio i ristoranti sono stati al centro della nuova indagine "Ristoranti d'Italia" di Travel Appeal voluta da ENIT e ONT in vista dell'anno del cibo italiano nel mondo. La ricerca ha analizzato oltre 2 milioni di recensioni e piu' di 14 milioni di opinioni pubblicate online sui principali portali (Google, Yelp, Tripadvisor, The Fork) dai turisti stranieri e relative a quasi 100.000 fra ristoranti, trattorie e osterie sparsi su tutto il territorio nazionale. Secondo la ricerca i turisti inglesi sono i "recensori" piu' attivi (hanno scritto il 42% delle recensioni analizzate; seguono americani e tedeschi rispettivamente con il 15 e il 13%), mentre quelli americani hanno dato il giudizio piu' positivo sui ristoranti italiani: il loro grado di soddisfazione e' infatti pari all'84,9%, davanti a canadesi (84,7%) e francesi (84,6%). A livello territoriale, e' la Basilicata la regione che fa registrare il piu' alto livello di soddisfazione (88%), seguita da Trentino-Alto Adige (87,2%), Umbria (87,1%), Valle d'Aosta (86,8%) e Abruzzo (85,4%). Bruschette e crostoni sono il piatto piu' recensito in assoluto (ne parla il 25% delle recensioni analizzate), seguito da fritto e spaghetti, mentre le pappardelle sono il piatto con il grado di soddisfazione piu' elevato (92,3%), seguito da due grandi classici del Nord Italia: canederli e pizzoccheri. L'Ambasciatore d'Italia nel Regno Unito S.E. Pasquale Terracciano e di Nicola Lener, Vicedirettore Generale Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri, hanno presentato la "Settimana della Cucina Italiana", un'iniziativa ideata, lanciata e prodotta dal Ministero degli Affari Esteri in programma in oltre 100 Paesi del mondo dal 20 al 26 novembre.

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Sostegno alle PMI colpite dal sisma, 150 domande presentate

Sono già 150 le domande pervenute al bando promosso dal Consiglio regionale dell'Abruzzo per il sostegno alle piccole imprese che operano in Abruzzo interessati dagli eventi sismici del 2016 e 2017. La norma, promossa dall'Ufficio di Presidenza, fu approvata all'unanimità nella seduta dell'11 agosto scorso ed è divenuta legge con la pubblicazione sul Bura dell'8 settembre. La legge prevede che la Regione sostenga, attraverso la concessione di un contributo economico, le piccole imprese operanti nei comuni abruzzesi interessate dagli eventi sismici dei mesi di agosto ed ottobre 2016 e del mese di gennaio 2017. I contributi prevedono il rimborso dei costi di gestione, ovvero il finanziamento delle spese di investimento per l'acquisto di macchinari e attrezzature o per la realizzazione di impianti funzionali al ciclo produttivo o all'erogazione dei servizi. Le istanze pervenute sono istruite dagli uffici del Consiglio regionale secondo intervalli temporali di trenta giorni, in riferimento alla data di inoltro delle stesse, fino ad esaurimento delle risorse stanziate nel capitolo del bilancio del Consiglio regionale, di 300 mila euro. Attualmente l'avviso pubblico fissa tre finestre temporali per la presentazione: 30 ottobre, 30 novembre, 31 dicembre 2017. Si ricorda che possono presentare domanda le imprese ricadenti nei comuni di Campotosto, Capitignano, Montereale, Rocca Santa Maria, Valle Castellana,Cortino, Crognaleto, Montorio al Vomano, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Torricella, Tossicia, Teramo, Barete, Cagnano, Pizzoli, Farindola, Castel Castagna, Colledara, Isola, Pietracamela, Fano Adriano

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Rapporto Svimez, Paolucci soddisfatto ma l’opposizione attacca

"Il rapporto Svimez 2017, presentato questa mattina a Roma e riferito all'anno 2016, offre diversi spunti positivi per quanto riguarda il nostro territorio. L'Abruzzo si conferma dunque terra cerniera tra Nord e Sud, con dati che la pongono nettamente al di sopra dei valori registrati nel resto del Mezzogiorno e che guardano al centro Italia". Lo afferma l'assessore regionale al Bilancio, Silvio Paolucci, a proposito dei dati contenuti nel Rapporto Svimez 2017, presentato oggi alla Camera. "Per quanto riguarda l'occupazione - afferma Paolucci - la variazione tra 2016 e 2015 segna un +0,5% (da 521.600 a 524.200 unita') mentre diminuisce del 3,2% il tasso di persone in cerca di occupazione (da 69.100 a 66.900). Allo stesso modo cresce (+1,2%) il tasso di occupazione, passando dal 54,5% al 55,7%, e si riduce (-0,5%) il tasso di disoccupazione, che passa dal 12,6% al 12,1%. Numeri che distanziano di gran lunga il dato medio del Mezzogiorno, che vede il tasso di occupazione al 43,4% e quello di disoccupazione al 19,6%. In merito al prodotto pro capite, l'Abruzzo fa registrare 22.853,30 euro per abitante (+0,1%), una cifra che pone la regione molto al di sopra rispetto al dato medio del Sud (17.146,00) e in avvicinamento verso la media nazionale (25.890,50)". "Quanto al dato del prodotto interno lordo, un dato 'vecchio' in quanto noto sin dal luglio scorso - aggiunge - e' vero che nel 2016 si e' registrata una flessione dello 0,2, ma si tratta di una caratteristica comune alle regioni colpite dal sisma verificatosi nei mesi di agosto e ottobre, con Umbria (-1,1) e Marche (-0,2) piu' penalizzate rispetto al Lazio (+0,1) che fa marcare un aumento contenuto. Altri dati economici fanno segnare un forte aumento delle esportazioni (+9,7%) e un buon accrescimento dei depositi bancari (+2,4%)". "Il rapporto Svimez termina con una serie di proposte: una di queste, quella sulla logistica, prevede l'istituzione di nuovi corridoi trasversali al bacino del Mediterraneo e al suo interno (punto 2) auspica la creazione di un asse centro-settentrionale che vada dalla Spagna (Barcellona) all'Est europeo passando per Civitavecchia, Ortona/Pescara e la Croazia. Un suggerimento che va verso lo schema al quale la Giunta D'Alfonso sta lavorando sin dal suo insediamento", conclude l'assessore. 

La replica del centrodestra e del Movimento 5 Stelle

Movimento 5 Stelle e Forza Italia criticano l'operato della Regione Abruzzo, guidata dal presidente Luciano D'Alfonso, alla luce dei dati contenuti nel Rapporto Svimez 2017, presentato oggi alla Camera. Se il deputato Fabrizio Di Stefano (F) parla di "una bocciatura severa e senza sconti del Governo D'Alfonso", il M5s parla di "effetti della totale mancanza di visione strategica per l'Abruzzo che centrosinistra e centrodestra hanno prodotto negli ultimi 10 anni". "L'Abruzzo - dice Di Stefano - e' l'unica Regione del Mezzogiorno ad avere un dato di crescita del Pil con il meno davanti. Non solo quindi perdiamo punti importanti rispetto allo scorso anno, ma addirittura arriviamo ad essere in decremento, a dispetto dei parametri di tutte le altre Regioni del Sud che invece sono in crescita. Possiamo interpretare tutti gli altri numeri come vogliamo ma una cosa e' certa: a fronte di una promessa sbandierata agli abruzzesi quattro anni fa in campagna elettorale, quella per cui i parametri dell'Abruzzo avrebbero agganciato quelli delle virtuose Regioni del Nord Italia, stiamo invece retrocedendo verso i parametri del centro Sud e questo, assolutamente, non depone bene per la nostra economia". "Tutte le regioni del mezzogiorno crescono, tranne l'Abruzzo che arretra dello 0,2% - osserva la consigliera regionale Sara Marcozzi (M5s). Oramai questi sono dati consolidati dei quali siamo costretti a prendere atto ogni anno. La politica degli annunci del presidente D'Alfonso sta dando i suoi frutti: distruzione delle piccole imprese, indebolimento dei grandi insediamenti, poverta' in continuo aumento e consumi fermi al palo. Abbiamo urgente bisogno di mandare a casa questa classe politica e avviare un efficace piano di rilancio per la regione che passi attraverso il turismo, il sostegno al credito alle Pmi, l'istituzione del reddito di cittadinanza, l'implementazione della rete dei trasporti e un piano di investimenti su piccole infrastrutture che mettano in sicurezza il territorio". 

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Studio Cna, costruzioni e manifatturiero spingono giù i dati dell’Abruzzo

Costruzioni e manifatturiero peggiorano le cifre dell'artigianato abruzzese, e proprio per questo ad essere più colpita da una crisi che non accenna a diminuire sono la provincia più industrializzata della regione, Chieti, e quella più segnata negli ultimi anni dalle calamità naturali, L'Aquila. E' quanto emerge dal rapporto sull'andamento delle imprese artigiane in Abruzzo nei primi nove mesi dell'anno messo a punto da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo. "La flessione -illustra il ricercatore- è stata di 468 unità, un valore che negli ultimi anni tende molto debolmente a diminuire ma che è comunque lontano dagli incrementi che avevano preceduto la crisi. E in valore percentuale, ecco un'altra conferma, il decremento dell'1,49% delle imprese artigiane abruzzesi è molto più alto di quello medio italiano che si è attestato invece a quota -0.98%, con L'Aquila e Chieti quasi al doppio". La caduta, insomma, colpisce i diversi territori in modo disomogeneo (pur restando l'intero Abruzzo al di sotto delle medie nazionali), ma sono il Chietino e l'Aquilano le aree più segnate, con una perdita rispettivamente di 160 e 141 unità; peggio di quanto accaduto a Pescara (-109) e ancor più lievemente a Teramo (-58). Singolare l'andamento del comparto edilizio, che spinge verso il basso i risultati dei due territori: 88 imprese in meno per ciascuna delle due province, su un totale regionale di -265 imprese, dicono quanto sia vasta e pervasiva la crisi in queste due aree.

Soffre anche il comparto manifatturiero (rispettivamente 41 e 39 imprese in meno nelle due province, su un totale regionale di 133 perse) e si riflette anche nell'esclusione dei due territori dalle sole performance positive dei nove mesi tra gennaio e settembre: sono infatti registrate a Pescara(+16) e a Teramo (+13) le uniche performance positive del periodo, rispettivamente nei settori dei servizi alle imprese e alla persona. In questa condizione, si accentua il pressing delle associazioni d'impresa nei confronti della Regione, per ottenere misure da mettere in campo contro la crisi dell'artigianato. Buone notizie, così, arrivano dal confronto con il vicepresidente della giunta con delega alle Attività produttive, Giovanni Lolli. "Entro l'anno -assicura il direttore della confederazione artigiana abruzzese, Graziano Di Costanzo- saranno finalmente a disposizione 30 milioni di finanziamenti destinati ai confidi, relativi alla vecchia programmazione 2007-2013: risorse preziose, da tempo invocate, perché finalizzate al credito, mai come in questi anni avaro nei confronti della micro-impresa. E altri 11 milioni ci sono stati assicurati per il 2018, finalizzati non solo agli aiuti riservati alle nuove imprese e alle start-up, ma anche a quelle già esistenti, spesso tagliate fuori da agevolazioni specifiche. Una richiesta, questa, su cui noi e le altre sigle del mondo dell'impresa abbiamo fortemente posto l'accento". 

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Fisco, Cgia avverte: per le piccole imprese taglio delle tasse slitta al 2018

Per le piccole imprese non sembrano arrivare buone notizie almeno per quanto riguarda il carico fiscale. L'allarme arriva dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che sottolinea come se il taglio dell'Ires (Imposta sui redditi delle societa' di capitali) consente alle società di risparmiare 3,9 miliardi di euro di tasse all'anno, alle piccole e micro imprese, invece, lo slittamento dell'introduzione dell'Iri (Imposta sui redditi) non consentirà di risparmiare almeno 1,2 miliardi di euro di tasse all'anno. Per il taglio dell'imposta sui redditi hanno beneficiato poco meno di 630mila aziende, che costituiscono appena il 13 per cento del totale. Andando nel dettaglio infatti, per le piccole e micro imprese (persone fisiche, società di persone, società in nome collettivo, etc.), l'introduzione dell'Iri, prevista nel 2017 con un'aliquota del 24 per cento, slitta, secondo la legge di Stabilità in discussione in Senato in questi giorni, al 2018.

La causa di questo rinvio, secondo la Cgia, sarebbe la mancanza di copertura finanziaria. In altre parole il Governo non ha trovato 1,2 miliardi di euro per alleggerire il carico fiscale alle micro imprese. A fronte della contrazione dell'Ires, alle società di capitali e' stata ridimensionata l'Ace (Aiuto alla crescita economica); una misura, quest'ultima, nata qualche anno fa per premiare le imprese che si capitalizzavano.

"Pur riconoscendo che, rispetto a qualche decennio fa, tra le società di capitali troviamo anche le piccole imprese - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - e' indubbio che il taglio dell'Ires ha avvantaggiato soprattutto le grandi, in particolar modo quelle appartenenti al settore energetico e a quello minerario. E sebbene la riduzione dell'Ires sia stata in parte bilanciata dall'attenuazione degli effetti positivi dell'Ace, ancora una volta si e' prestata attenzione solo alle istanze sollevate dalle imprese di maggiore dimensione, mentre alla stragrande maggioranza delle attività che non pagano l'Ires non e' stato riservato alcun vantaggio fiscale".

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Ventitrè milioni per 4 progetti di sviluppo urbano sostenibile 

 

La Regione Abruzzo con il Por Fesr 2014-2020 (asse VII) ha destinato 23 milioni di euro alla realizzazione di 4 progetti di sviluppo urbano sostenibile. I progetti presentati mirano a migliorare la vivibilità e la qualità della mobilità nei 4 capoluoghi di provincia abruzzesi (Pescara, L'Aquila, Teramo e Chieti) con una Strategia urbana sostenibile (Sus). La ripartizione delle risorse - cui si sommerà una premialità di compartecipazione minima del 20% - prevede l'assegnazione di fondi ai Comuni di Pescara (6.900.000 euro), Chieti (6.210.000 euro), all'Aquila (5.290.000 euro) e Teramo (4.600.000 euro); la compartecipazione di ciascun Comune farà lievitare il totale dei fondi investiti a 29.772.651,01 euro. Con i fondi erogati saranno effettuati interventi a infrastrutture esistenti, per il rinnovo del materiale rotabile, riqualificazione dei poli di attrazione per attrarre visitatori e soprattutto l'acquisto di strutture per l'utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale. Con le risorse assegnate saranno acquistati 133 antenne wi-fi e sensori di rilevamento dell'inquinamento atmosferico, e 33 autobus elettrici per favorire la riduzione dell'emissione di carbonio; realizzati 60 km di percorsi TPL "intelligenti"; acquistate 60 colonnine per la ricarica di veicoli elettrici; realizzati interventi mirati alla tutela dei poli di attrazione culturali e ambientali (a Pescara sarà realizzata la pista ciclabile nella pineta dannunziana; all'Aquila è prevista la ristrutturazione dell'ex Zecca; a Chieti sarà recuperato l'ex mercato ittico; a Teramo sarà riqualificato l'ex mercato del centro storico). Il presidente D'Alfonso, poi, chiede collaborazioni ai Comuni: "Dovranno lavorare intensamente, senza perdere tempo, produrre rendicontazioni tempestive e imprimere velocità all'azione amministrativa per evitare di perdere i fondi per lo sviluppo del territorio". I Comuni riceveranno, infine, un contributo di 40mila euro per la redazione dei Piani urbani per la mobilità sostenibile. Alla conferenza stampa hanno partecipato il direttore del Dipartimento della Presidenza, Vincenzo Rivera, il dirigente Elena Sico e il capo della segreteria della presidenza, Enzo Del Vecchio. 

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Refezione scuole, ispezioni del Nas in Abruzzo con sequestri e denunce

 Una serie di controlli nelle mense scolastiche e negli stessi istituti dell'infanzia, primari e secondari, sia pubblici, che privati, sono stati condotti dai Carabinieri del NAS di Pescara. Undici le strutture ispezionate su tutto il territorio regionale. In Provincia di Pescara, i militari hanno segnalato all'Autorità Giudiziaria il responsabile e l'addetta alla refezione di una scuola per l'infanzia ove venivano impiegate, per la preparazione dei pasti, materie prime convenzionali, sebbene nei contratti stipulati con i genitori dei bambini, venisse vantato l'uso esclusivo di prodotti biologici. In un centro cottura cittadino, che forniva servizio di catering ad una scuola privata, invece, i militari, in collaborazione con personale della ASL, hanno documentato gravi carenze igienico sanitarie e gestionali. Immediato è scattato il provvedimento di sospensione dell'attività e il vincolo per oltre 50 kg di prodotti alimentari, di origine animale e vegetale, risultati carenti di informazioni utili alla loro rintracciabilità. In Provincia di Chieti, i Carabinieri hanno ispezionato un nido che, oltre ad essere mantenuto in condizioni strutturali carenti, è risultato privo di autorizzazione. A seguito dell'informativa dei NAS, il primo cittadino del comune interessato ha adottato il provvedimento di chiusura immediata. In una scuola primaria, sita sulla litoranea, i Carabinieri hanno rilevato inadeguatezze igienico sanitarie e strutturali sia nei locali destinati alla preparazione dei pasti, che in quelli ad uso didattico e nelle relative pertinenze. I responsabili sono stati segnalati alle Autorità Competenti che hanno disposto l'immediata rimozione delle non conformità.

In un altro istituto scolastico, che ospita gli alunni della scuola primaria e secondaria, i Carabinieri hanno proceduto al sequestro di alimenti vari, pronti per essere lavorati e somministrati ai discenti, privi di informazioni sulla loro rintracciabilità. In Provincia dell'Aquila, in un comune della Marsica, gli ispettori del NAS, unitamente a personale dell'ASL, nelle more di un'ispezione in un centro cottura pasti per le scuole pubbliche, hanno disposto il divieto di utilizzo di diverse decine di chilogrammi di alimenti che, acquistati congelati e surgelati, erano stati sottoposti a scongelamento con modalità improprie. Ai responsabili sono state contestate violazioni amministrative per l'omesso aggiornamento del piano di autocontrollo aziendale e per le carenze igieniche rilevate negli ambienti di lavorazione degli alimenti. 

 In tutti gli istituti ispezionati, i Carabinieri, oltre che nei locali deputati alla preparazione dei pasti, hanno svolto verifiche anche negli ambienti didattici. Le diverse carenze rilevate, quali infiltrazioni di acqua piovana, soluzioni di continuità nell'intonaco, malfunzionamento dei servizi igienici, carenze nella cartellonistica relativa all'indicazione delle vie di esodo in caso di emergenza, sono state prontamente segnalate agli Enti preposti. In una scuola dell'infanzia del pescarese i militari hanno documentato una massiva presenza di deiezioni di volatili, a ridosso degli infissi e nelle immediate pertinenze del plesso scolastico, oltre che ostacoli fissi a ridosso di un'uscita di emergenza. Ammontano a circa 15.000 euro le sanzioni amministrative contestate agli operatori del settore alimentare responsabili, a vario titolo, delle carenze igienico sanitarie e strutturali, dell'omesso aggiornamento dei piani di autocontrollo aziendale e della carenza nelle procedure di rintracciabilità degli alimenti.

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Jobpricing, nel primo semestre retribuzioni stazionarie

Nel primo semestre 2017, le retribuzioni (Ral - retribuzioni annue lorde) sono stazionarie, diminuiscono di uno 0,2% rispetto alla crescita del 2,1% che aveva contraddistinto il 2016. Ne risentono soprattutto gli impiegati, con un -0,5%, segno positivo (+0,4% e +0,6%) per operai e quadri. Lo stipendio medio nazionale di attesta sui 29.238 euro, che secondo i dati Ocse (dati 2016), ci colloca stabili al 9° posto tra i 15 Paesi della zona Euro. L'inflazione salita al 2,1% nel primo semestre coincide con un calo del potere d'acquisto per ogni inquadramento considerato. E' quanto emerge da 'Jp salary outlook', uno studio aggiornato dall'osservatorio JobPricing su base semestrale, con le evidenze del mercato retributivo italiano e dei cambiamenti in atto. I dirigenti hanno guadagnato in media 101.084 euro, i quadri 53.999, impiegati e operai (che insieme costituiscono il 95% della forza lavoro) rispettivamente 30.750 e 24.753. Rimane ancora molto forte il divario tra dirigenti e altri inquadramenti: un top manager porta a casa un netto 3 volte superiore a quello di un operaio. La parte variabile della retribuzione rimane sempre appannaggio principale delle qualifiche contrattuali più alte: il variabile medio dei dirigenti è di 13.666 euro, quello degli operai 1.219. Tuttavia, cresce ancora nel 1° semestre 2017: la quota percepita dai dirigenti e dai quadri è superiore rispetto allo scorso anno di 450 euro e 340 euro circa, quella di impiegati e operai è invece cresciuta in percentuale di oltre il 10%, computabili in un aumento di circa 130-150 euro. 

I lavoratori occupati nel Nord guadagnano il 6,9% in più rispetto a quelli del Centro Italia (accorciando il divario dello 0,2% rispetto all'anno precedente) e il 17,4% in più rispetto a Sud e Isole (aumentandolo in questo caso invece di quasi un punto percentuale). Nel corso del primo semestre 2017 le regioni con il maggior trend positivo sono la Basilicata e la Calabria (+3,2% e +3,0%), seguite da Piemonte e Liguria (+1,6% e +1,4%); le retribuzioni medie più in calo si registrano in Trentino-Alto Adige (-1,5%), Abruzzo e Umbria (-0,9%). Il settore finanziario è quello con le buste paga più alte per i dirigenti, seguito dal settore dell'industria di processo. Il settore dei servizi è l'unico dove i top manager guadagnano meno di 100mila euro, ad esclusione del settore primario. La Ral media dei quadri varia da 55/57mila euro nei settori delle utilities (meglio retribuito), nell'industriale, nell'edilizia e nei servizi finanziari, ma crolla a 51mila euro nei settori agricolo e dei servizi. Impiegati e operai nell'industria e nelle utilities percepiscono retribuzioni decisamente superiori a quelle rilevate nel commercio e nei servizi. Gli operai meglio pagati lavorano nelle utilities (Ral media pari a 27.147 euro), gli impiegati nell'industria manifatturiera (34.003 euro). Il settore edilizio vanta la maggior crescita retributiva nel 1° semestre dell'anno (+1,2%). Rispetto al dato medio nazionale (-0,2%), si distinguono con un trend positivo anche i settori delle utilities e dell'industria manifatturiera (+0,3%). Tutti gli altri settori registrano una tendenza al calo delle retribuzioni, più significativo per il settore agricolo (-0,8%) e il commercio (-1,1%)

Lavorare in un'azienda con più di 1.000 dipendenti permette di guadagnare il 43,1% in più rispetto a realtà micro, anche se le differenze in busta paga si sentono già quando si passa a realtà con più di 50 o di 250 dipendenti e sono proprio le aziende più grandi a subire maggiormente il calo retributivo (-0,4%). La diversità di retribuzioni per genere nei primi 6 mesi dell'anno vede un gap dell'11,3% a favore degli uomini, che guadagnano in media 3.100 euro in più delle donne; tra i profili impiegatizi il delta è maggiore, mentre si assottiglia al 4,2% tra i quadri. Tuttavia i trend evidenziano una migliore tendenza per le donne rispetto agli uomini in tutti gli inquadramenti contrattuali. La Ral media di lavoratori all'ingresso della propria carriera lavorativa (fino a 24 anni di età) è pari a 22.038 euro, quella dei lavoratori alla fine del proprio percorso professionale (per i lavoratori con oltre 55 anni di età) cresce a 33.452 euro, il 51,8% in più rispetto al primo step. Infine, le retribuzioni per titolo di studio: fermo restando che livelli di istruzione più elevati danno maggior accesso a qualifiche contrattuali superiori e a retribuzioni più elevate, nel 1° semestre 2017 un laureato ha guadagnato il 42,6% in più di un lavoratore privo di titolo accademico e la laurea quinquennale ha pagato oltre 11mila euro in più di quella triennale nello stipendio. 

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