Primo Piano

Tetti di spesa alle cliniche, Chiodi e Venturoni rinunciano alla prescrizione

Hanno rinunciato alla prescrizione l'ex presidente della giunta regionale Gianni Chiodi e l'ex assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni, questa mattina davanti al tribunale collegiale di Pescara, nell'ambito del processo sui tetti di spesa alle cliniche private, della Regione Abruzzo, relativi all'anno 2010. Il processo dunque va avanti, anche per gli altri imputati, che invece beneficeranno dell'intervenuta prescrizione, che però sarà dichiarata soltanto al momento della sentenza. Nel processo, oltre a Chiodi e Venturoni, sono imputati l'ex sub commissario alla sanità Giovanna Baraldi e due tecnici dell'agenzia per i servizi regionali, Francesco Nicotra e Lorenzo Venturini. Le accuse, a vario titolo, sono di falso, violenza privata e abuso d'ufficio. Al centro della vicenda sono finiti i contratti delle case di cura che, secondo l'accusa, sarebbero stati estorti agli imprenditori della sanità privata con la minaccia del disaccreditamento. Il procedimento ha preso il via da un esposto di Luigi Pierangeli, imprenditore della sanità privata a capo del gruppo Synergo. Nella prossima udienza, in programma il 16 gennaio, saranno ascoltati i primi testimoni dell'accusa: Luigi Pierangeli, Antonella Gigante e Concetta Petruzzi. Il 31 gennaio sarà la volta degli altri testimoni citati dal pm Papalia. 

 "Non deve rimanere neanche un'ombra sull'opera di normalizzazione che abbiamo fatto, in termini anche etici, di quello che era il sistema perverso riguardante il rapporto tra sanità privata e amministrazione pubblica". Così l'ex presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi, questa mattina in tribunale a Pescara al termine dell'udienza nel corso della quale, insieme all'ex assessore regionale Lanfranco Venturoni, ha rinunciato alla prescrizione nell'ambito del processo sui tetti di spesa alle cliniche private, della Regione Abruzzo, relativi all'anno 2010. "So quello che è accaduto e so che in Abruzzo non si firmavano i contratti con le cliniche private - prosegue Chiodi -. Io nel 2010 pretesi che quei contratti si facessero e da lì si è scatenato il finimondo". L'ex presidente della giunta regionale sottolinea che "l'azione svolta negli anni in cui sono stato presidente e commissario alla Sanità, per la normalizzazione in termini moralizzatrici del sistema della sanità privata, non poteva concludersi con un dubbio e se io avessi fatto ricorso alla prescrizione avrei potuto lasciare adito, a coloro che invece erano stati moralizzati, di poter dire che invece questa moralizzazione non era stata corretta". In conclusione Chiodi afferma di avere "fiducia nella giustizia e nella magistratura giudicante" e rimarca che, "poiché so di non avere fatto nulla che non fosse nell'interesse generale di un necessario risanamento economico, finanziario, giuridico e anche morale del sistema della sanità privata in Abruzzo, sono convinto che questa sia anche l'occasione per parlarne e per spiegare bene quali erano i vulnus e i problemi, che hanno originato certe scelte, poi convalidate dal Consiglio di Stato, e anche per sottolineare il giudizio incomprensibile della conclusione delle indagini preliminari, che hanno motivato la richiesta di rinvio a giudizio sulla base di varie sentenze che erano già state cassate, senza che se ne facesse menzione".

 "Credo possa essere l'occasione per consentire, sia ai magistrati che all'opinione pubblica, di conoscere quale è stata la storia della Sanità in Abruzzo, soprattutto nei rapporti tra sanità privata e pubblica amministrazione, che hanno portato la Regione al disastro economico". Lo ha detto l'ex assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni al termine dell'udienza nel corso della quale, insieme all'ex presidente della giunta regionale Gianni Chiodi, ha rinunciato alla prescrizione nell'ambito del processo sui tetti di spesa alle cliniche private, della Regione Abruzzo, relativi all'anno 2010. "Una persona che è sicura della propria innocenza e di non avere fatto nulla, non può che accettare il processo in maniera chiara, limpida e senza paura di dire come stanno le cose - ha aggiunto Venturoni - e anzi può essere l'occasione per chiarire meglio i rapporti tra le cliniche private e la Regione Abruzzo, a partire dal 1995, ovvero da quando ho iniziato il mio lavoro con una Commissione d'inchiesta sui rapporti tra case di cura private e Regione".

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Fondi per le autostrade, è ancora scontro tra Ministero e Regione Abruzzo

 "Sul tema della messa in sicurezza dell'autostrada A24-A25, prima di parlare di 'scippo' e stracciarsi le vesti, in Regione Abruzzo dovrebbero rileggersi la loro delibera di appena tre mesi fa in cui si consentiva al Mit di avvalersi, per la messa in sicurezza antisismica delle autostrade A24-A25, in via anticipata, di fondi FSC 'assegnati - recita letteralmente l'atto - e non trasferiti in favore della Regione Abruzzo e che non possono essere oggetto di copertura di SAL entro il 31.12.2018, perché non riferibili a procedure contrattuali esecutive o in esercizio'. Dunque, questo ministero ha rispettato in pieno l'indirizzo di quella delibera regionale e con pragmatico senso di urgenza ha inteso avviare subito gli interventi ormai improcrastinabili di messa in sicurezza delle arterie autostradali a rischio tellurico". Lo spiega il Mit in una nota.

"Questo dicastero aveva già responsabilmente precisato - si prosegue nella nota - come richiesto dalla stessa delibera regionale, che i fondi sarebbero stati reintegrati entro i termini temporali dell'esercizio di bilancio 2018. La norma contenuta nel dl Genova, con una copertura dell'intervento fissata dal Mef, ha provveduto a utilizzare momentaneamente le risorse laddove c'è cassa, ossia i Patti territoriali, e ha stabilito di rimodulare, attraverso il Cipe, il Piano operativo FSC 2014-2020, che ha molti fondi in termini di competenza, in modo da rifinanziare con somma analoga il Masterplan Abruzzo. Tuttavia, per dare maggiore chiarezza al dispositivo, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministro per il Sud sono d'accordo nel presentare una modifica in modo da specificare che la copertura sarà individuata sul FSC 2014-2020 tra le risorse che verranno reperite a valere sulle quote non vincolate del medesimo Fondo".

"Ribadiamo quindi - si conclude nella nota - che il nostro intento è sempre stato quello di agire con risolutezza per affrontare un'emergenza lasciata senza risposte, negli ultimi anni, per colpa di incuria e incompetenza a tutti i livelli di governo. Prese di posizione e toni allarmistici di questi giorni, dunque, non possono che suonare come incoerenti rispetto agli stessi atti adottati e soprattutto figli di una strumentalizzazione di chiara impronta elettoralistica".

La nota della Regione Abruzzo

"Dopo la gaffe sul Brennero, un'altra brutta figura del ministro Toninelli". Così il presidente vicario della Regione Abrizzo, Giovanni Lolli, rispondendo all'intervento del ministro per le Infrasrutture e Trasporti Danilo Toninelli di oggi in Commissione Trasporti alla Camera, che ha sostenuto che sia stata la Regione Abruzzo a chiedere con una sua delibera di destinare nel decreto Genova le risorse del proprio Masterplan alla messa in sicurezza delle autostrada A24 e A25. "Se invece di sventolare la delibera il ministro l'avesse letta, o se la fosse fatta spiegare, avrebbe evitato di dire una cosa falsa e per lui imbarazzante - prosegue Lolli -. La delibera non ha autorizzato l'utilizzo dei fondi del 'Patto per lo sviluppo-Masterplan' della Regione Abruzzo. Infatti fa espresso riferimento a 'fondi assegnati, non trasferiti e non riferibili a procedure contrattuali esecutive o in esercizio'. Lolli nella nota sottolinea che Toninelli è stato smentito anche dal proprio capo di gabinetto, Scaccia. Per il deputato aquilano del Pd Stefania Pezzopane, "lascia veramente sconcertati che il testo contiene, nel pacchetto dedicato alle infrastrutture, lo scippo di 200 milioni degli abruzzesi ora destinati ad Autostrade per le opere antisismiche delle A24 e A25". Secondo l'assessore regionale al Bilancio, Silvio Paolucci, "il MIT per la seconda volta cambia le carte in tavola e ammette nuovamente il proprio errore e lo scippo perpetrato alla Regione Abruzzo. Con la ulteriore nota di quest'oggi volutamente mistifica una delibera della Giunta Regionale, che si rendeva disponibile ad anticipare le risorse per gli interventi di messa in sicurezza sulle autostrade A24 e A25 su somme non ancora vincolate e non su quelle relative ai 753 milioni per i quali esistono 355 progetti vincolati e che per colpa del decreto legge vengono stoppati per due anni"

La nota di Strada dei Parchi

Passi in avanti definiti "importanti" sul rinnovo del Piano economico finanziario (Pef) relativo alla concessione delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25 che prevede come azione principale la messa in sicurezza sismica complessiva con un mega progetto da realizzare in 8-10 anni per un investimento di circa 3 miliardi e 100 milioni di euro. Lo rende noto il vice presidente di Strada dei Parchi Spa, Mauro Fabris, al termine dell'incontro con i vertici del Dipartimento per la programmazione economica presso la presidenza del consiglio dei ministri che si è concluso a Roma nel pomeriggio. "Il passaggio di oggi è stato per noi molto importante, direi fondamentale, perché c'è l'intesa su una questione sul tappeto da anni, un progetto che metterà definitivamente in sicurezza due autostrade strategiche in caso di calamità naturali - spiega Fabris -. Abbiamo aderito alla ipotesi di nuovo Pef che ci sono state avanzate dal Dipartimento che dipende dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giorgetti, segretario del CIPE. Attendiamo ora l'approvazione nelle prossime sedute del CIPE per poi passare all'avvio dei lavori". 

"Purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto che i vertici tecnici del Ministero ancora non ritengono che ci siano le condizioni per firmare i decreti attuativi che autorizzerebbero i lavori di messa in sicurezza dei viadotti, perché a loro dire non c'è la copertura; un fatto incomprensibile se si considera che il ministro Toninelli ha assunto, pubblicamente, l'impegno dello sblocco dei fondi". Così Mauro Fabris, vice presidente di Strada dei Parchi Spa, concessionaria delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e A25, sui circa 200 milioni di euro necessari per la messa in sicurezza di piloni e viadotti, sui quali, in particolare dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, è tornata la preoccupazione tra utenti. E' stato il direttore della vigilanza concessioni autostradali del Ministero per le infrastrutture e trasporti, Vincenzo Cinelli, a prendere posizione in tal senso nel corso della riunione tra Sdp e vertici del Dipartimento della programmazione economica presso la Presidenza del consiglio dei ministri che nel pomeriggio a Roma ha esaminato il nuovo piano economico finanziario relativo alle due autostrade. Sui fondi è scoppiata nei giorni scorsi la polemica con la mobilitazione della Regione Abruzzo a guida centrosinistra, dopo che la somma era stata inserita nel decreto Genova in seguito al taglio nel MasterPlan Abruzzo: successivamente, il Governo gialloverde ha annunciato il ripristino, oggi si è registrato un nuovo scontro politico dopo che il Ministero per le Infrastrutture e Trasporti ha reso noto che l'ente regionale abruzzese aveva avallato il "prestito". "I fondi sono importanti per completare la messa in sicurezza proprio di quei viadotti che sono stati oggetto di attenzione in famosi programmi televisivi su scala nazionale che hanno generato allarme nell'utenza. Sono convinto che il ministro possa risolvere la questione in breve tempo - conclude il vice presidente di Sdp. 

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Cresce il numero di parrucchieri ed estetisti

Sono oltre 141 mila e crescono dell'1,2% tra 2017 e 2018. Si tratta soprattutto di parrucchieri (circa 103 mila) e istituti di bellezza (35 mila) ma ci sono anche quasi 2mila imprese di manicure e pedicure. Il 63,7% delle imprese e' a guida femminile (+1,7%), il 14% ha proprietari under 35 mentre nel 7,5% dei casi sono nati all'estero (+7,4%). Roma e' prima con 9.865 imprese, +3,6% in un anno, vengono poi Milano con 7.102 imprese (+0,8%), Napoli e Torino con quasi 6 mila imprese e rispettivamente +2,7% e +0,5%. E' quanto emerge dall'elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro imprese al primo trimestre 2018 e 2017. La maggior concentrazione di imprese femminili sul totale si trova ad Aosta, 83%, e Biella, 82%, il primato per le imprese giovani a Crotone, in Calabria (25%) e Isernia (23%), in Molise, quello per le imprese straniere a Milano (15%) e Teramo (14%). 

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Le over 100 anni sono donne in 8 casi su 10

Solo lo 0,03% della popolazione Italiana riesce a festeggiare il traguardo dei 100 anni. Negli ultimi sette anni, all'interno della platea di persone che sono diventate 'secolari', più di otto su dieci fanno parte del gentil sesso. Il primo gennaio di quest'anno risultano essere l'83,7% degli over 100, stesso risultato raggiunto nel 2012 e solo di un decimale di punto sotto il record del 2015. Mentre negli altri anni le donne non sono mai scese al di sotto dell'83,2% degli ultra centenari. I dati sono contenuti nelle tabelle dell'Istat ed elaborati dall'Adnkronos. I numeri assoluti mostrano che nel periodo rilevato dall'Istituto di statistica all'inizio di quest'anno risultavano iscritti all'anagrafe 15.647 persone di 100 anno e più. Confrontando il dato con gli anni precedenti si osserva che a partire dal 2015, anno in cui è stato raggiunto il record di 19.095 persone over 100, è iniziato un calo che ha portato la situazione quasi ai livelli del 2012 (15.029 centenari). Nel dossier dell'Istat sulla 'Popolazione residente e stato civile' si spiega che la flessione è dovuta alla prima guerra mondiale, che in Italia è iniziata nel 1915. A partire dal 2015 compiono quindi 100 anni le persone nate durante il conflitto; un periodo, spiega l'Istat, ''caratterizzato da un forte calo delle nascite dovuto al periodo bellico e dunque meno numerose in partenza di quelle che le hanno precedute e seguite''. 

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Fondi autostrade, Lolli: pronti a mobilitare l’Abruzzo

"Se il Governo nazionale non cancellerà questa decisione in sede di conversione del Decreto, chiameremo l'Abruzzo a scendere in campo per far sentire forte la nostra voce contro questo scippo". Lo ha detto, questa mattina a Pescara, il presidente vicario Giovanni Lolli, nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sul provvedimento del Governo - inserito nel Decreto Genova - in cui è previsto che i 250 milioni di euro necessari alla messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25 siano anticipati dalle Regioni Abruzzo e Lazio (rispettivamente per 200 e 50 milioni). Fondi che, nel caso dell'Abruzzo, verrebbero attinti dalle disponibilità di cassa necessarie a far fronte agli impegni assunti nella programmazione del Masterplan, che vedrebbero dunque un azzeramento dei trasferimenti agli enti attuatori sia per il 2018, che per il 2019.

Lolli ha ripercorso la vicenda insieme al presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio e al direttore generale della Regione Vincenzo Rivera. "In questa storia - ha sottolineato Lolli - ci sono una serie di evidenti anomalie: la prima riguarda la natura dell'intervento di messa in sicurezza delle autostrade, che è di competenza statale, in quanto è lo Stato che incassa il canone di 56 milioni di euro l'anno dal concessionario, non certo la Regione. Stabilito questo, va anche precisato che siamo perfettamente consapevoli dell'urgenza degli interventi e proprio per questo, già prima del crollo del ponte Morandi a Genova, avevamo discusso con il Governo delle iniziative da intraprendere. Con il precedente esecutivo eravamo riusciti a ottenere lo stanziamento dei 250 milioni (in rate da 50 milioni l'anno a partire dal 2021), una parte dei quali è già nelle casse del concessionario, a cui è stata data la possibilità di trattenere l'ammontare dei canoni relativi agli ultimi 2 anni, pari a circa 110 milioni di euro, destinandoli ai progetti per la messa in sicurezza dell'infrastruttura. Oggi, invece, scopriamo che anche questa somma non è stata tenuta in considerazione nei conteggi fatti dal Governo".

Lo scorso luglio c'era stata una riunione, con i tecnici della Regione Lazio e dei ministeri della Coesione e dei Trasporti, in cui era emersa la difficoltà del concessionario a farsi anticipare dalle banche il finanziamento statale, stanziato e non ancora erogato. "In quella sede - ha continuato il presidente vicario - le Regioni avevano dato la disponibilità a rinviare alcuni progetti: nel caso dell'Abruzzo si era parlato del prolungamento dell'asse attrezzato di Pescara e dell'acquisto di nuovo materiale rotabile, destinando le relative risorse ai lavori sulle autostrade. Nel Decreto Genova, però, di tutto questo non c'è traccia e si parla solo di anticipazioni di cassa quasi interamente a carico della nostra Regione".

Rivera ha specificato che nel Decreto non è comunque previsto il definanziamento dei progetti contenuti nel Masterplan, ma bensì il rallentamento dei flussi di cassa, che verrebbero ripristinati successivamente, prolungando la scadenza del programma al 2025, invece del 2023 come previsto ora. "Il punto - ha rimarcato il direttore generale - è che dei 753 milioni di euro di fondi Fsc assegnati all'Abruzzo per il Masterplan, la Regione ha firmato convenzioni con i soggetti attuatori pari a 700 milioni di euro. All'interno di questa cifra, progetti per un ammontare di ben 536 milioni sono già stati caricati sulle piattaforme ministeriali, e contemporaneamente gli assegnatari hanno caricato i finanziamenti nei loro bilanci, ricevendo in alcuni casi anche degli anticipi. E' chiaro, quindi, che se la norma del Decreto non dovesse essere modificata in Parlamento, si verificherebbe una situazione di caos indicibile, con un altissimo rischio di contenziosi".

Mercoledì al ministero per la Coesione è stata convocata una nuova riunione, in cui Lolli e Rivera chiederanno ufficialmente la modifica del provvedimento, che metterebbe a rischio progetti rilevanti per il territorio, a partire dalla manutenzione delle strade provinciali. "Se non dovessimo ottenere risultati - conclude il presidente Lolli - siamo però pronti a una grande mobilitazione, in cui coinvolgeremo cittadini, associazioni, sindacati e organizzazioni di categoria, oltre a tutti i parlamentari eletti in Abruzzo, che dovranno impegnarsi, al di là delle proprie appartenenze politiche, per bloccare una follia che ci auguriamo sia frutto solo di disattenzione e non della volontà di penalizzare un territorio già alle prese con numerose emergenze".

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Calo del 20 per cento della produzione olivicola in Abruzzo

Crolla del 38% quest’anno la produzione di olio di oliva Made in Italy che scende ad appena 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici colpendo anche l’Abruzzo e la sua forte vocazione olivicola. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare le previsioni divulgate dall’Ismea per l’Italia alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma, che ha dato inizio alla spremitura delle olive in Italia con migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per difendere nella Capitale il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea.

Secondo Coldiretti a pesare sulla campagna olivicola appena iniziata saranno sicuramente il gelo invernale di Burian e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato pesantemente i raccolti anche se le previsioni classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2018/19. La Puglia si conferma essere la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47 milioni di chili e una riduzione del 34%, e sul gradino più basso del podio c’è la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 17,8 milioni di chili in Toscana (+15%) come nel nord dove complessivamente – precisa Coldiretti –si registra un aumento del 30%.

L’ondata di maltempo del 2018 ha provocato almeno 25 milioni di piante di ulivo danneggiate dalla Puglia all’Umbria passando per l’Abruzzo (in cui lo scorso anno si era avuta una importante perdita quantitativa dovuta alla neve) e il Lazio con danni fino al 60% in alcune zone particolarmente vocate.

Secondo Coldiretti Abruzzo la perdita di produzione, pur non incidendo sulla qualità del prodotto finale, avrà ripercussioni in termini economici suun comparto che, in regione, conta circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane).

 

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Evasione fiscale, solo il 5 per cento dei Comuni collabora per contrastarla

Tra i 7.978 Comuni presenti l’anno scorso in Italia, solo 435 (pari al 5,4 per cento del totale) si sono attivati per contrastare l’evasione, segnalando all’Amministrazione finanziaria o alla Guardia di Finanza situazioni di presunta violazione delle normative fiscali e previdenziali compiute dai propri concittadini che, successivamente, hanno dato luogo a un effettivo recupero di imposta. In termini di gettito, invece, nel 2016 (ultimo dato disponibile) i Sindaci hanno potuto incassare poco più di 13 milioni di euro. Praticamente nulla. La denuncia è sollevata dalla CGIA. Afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: “Il 70 per cento dei Comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti, per cui è comprensibile che non abbia le risorse economiche e le professionalità sufficienti per attivare queste misure di contrasto all’evasione. Difficile, invece, trovare una giustificazione per i Sindaci delle grandi aree urbane, in particolar modo del Sud, che, ad eccezione del primo cittadino di Reggio Calabria, l’anno scorso hanno recuperato, quando è andata bene, solo poche migliaia di euro. Con tanti abusivi e un livello di lavoro nero allarmante come è possibile, ad esempio, che il Comune di Napoli abbia contribuito a incassare solo 150 euro ?”

In termini assoluti, i dati per comune capoluogo di provincia riferiti al 2017 ci dicono che Milano è stata l’amministrazione più “virtuosa”. Sebbene l’importo recuperato sia comunque contenuto, dalle segnalazioni effettuate agli 007 del fisco il capoluogo lombardo ha recuperato 1,3 milioni di euro. Segue Genova con 967.577 euro, Prato con 751.620 euro, Torino con 517.952 euro, Bergamo con 505.448 euro e Reggio Emilia con 447.390 euro. Tra le grandi aree urbane del Sud, invece, Reggio Calabria ha incassato 250.566 euro, mentre tutte le altre hanno riscosso cifre risicatissime: Messina 16.095 euro, Palermo 6.646 euro, Siracusa 3.763 euro, Catania 3.447 euro, Benevento 2.478 euro, Cagliari 350 euro e Napoli 150 euro. Se, invece, si rapporta la quota recuperata sul numero di contribuenti Irpef, Bergamo è l’Amministrazione comunale che si colloca al primo posto con 5,85 euro: seguono Prato con 5,14 e Reggio Emilia con 3,71.

Anche osservando i risultati riferiti al numero di accertamenti raggruppati per regione, emerge la scarsa sensibilità al problema da parte di tutti: anche se al Sud questa evidenza appare più marcata che altrove. Le costruzioni, ricordano dalla CGIA, è il settore dove i Comuni hanno le maggiori opportunità di intervento.

Nel 2017, sottolinea la CGIA, gli accertamenti dei tributi erariali realizzati grazie all’ “imbeccata” dei Sindaci sono stati complessivamente 1.172; in leggero aumento rispetto all’anno precedente, quando si era raggiunta la soglia di 1.156, anche se in deciso calo se la comparazione viene effettuata con il risultato ottenuto nel 2012, quando si era toccata la punta massima di 3.455 segnalazioni

Va ricordato che dal 2005 si sono susseguiti diversi provvedimenti di legge rivolti a migliorare la collaborazione dei Comuni negli accertamenti dei tributi erariali (Irpef, Irap, Iva, contributi previdenziali, etc.). Attraverso il coinvolgimento degli uffici preposti, queste amministrazioni possono dar luogo ad un’azione di contrasto all’evasione fiscale trasmettendo all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia Finanza delle “segnalazioni qualificate” nei confronti di soggetti per i quali sono stati riscontrati comportamenti evasivi e/o elusivi. Il conseguente recupero di imposta accertato dagli uomini del fisco viene poi trasferito ai Comuni che hanno dato inizio all’operazione. Dal 2012 la quota riconosciuta ai Sindaci sulle maggiori entrate tributarie recuperate dall’attività di accertamento è pari al 100 per cento.

 

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Il Pescara batte il Benevento e vola in testa alla classifica

Il Pescara di Bepi Pillon sale in vetta in classifica nella serie B dopo il successo col Benevento. Nel primo tempo il pallino del gioco e' tutto per il Pescara , con il vantaggio che arriva con un colpo di testa di Mancuso sugli sviluppi di un angolo calciato da Memushaj. Nella ripresa il Benevento prova a risalire la china e subito centra il pari con una punizione magistrale di Viola. La gioia dei campani dura poco piu' di un paio di minuti perche' la squadra di Pillon torna di nuovo in vantaggio e quest volta e' Machin a esaltare i tifosi biancazzurri. L'assist finale e' di Marras, abile ad andare sul fondo e pescare la mezz'ala scuola Roma. Nel finale il Pescara sciupa clamorosamente il gol del 3-1 con Brugman, mentre il Benevento, nonostante i quattro attaccanti non riesce a sfondare il muro alzato dal Pescara .

PESCARA (4-3-3): Fiorillo 6; Balzano 6, Gravillon 6.5, Campagnaro 6.5, Del Grosso 6.5; Memushaj 6, Brugman 6.5, Machin 7; Marras 6.5 (36'st Kanoute' sv), Monachello 6 (28'st Perrotta 6), Mancuso 7.5 (47'st Cocco sv). In panchina: Kastrati, Fornasier, Elizalde, Palazzi, Farelli, Crecco, Melegoni, Del Sole, Ciofani. Allenatore: Pillon 6.5 BENEVENTO (4-3-3): Puggioni 5.5; Maggio 5, Volta 5.5, Antei 5, Di Chiara 5.5; Nocerino 5.5, Viola 6 (24'st Coda 5.5), Tello 6; Ricci 5.5 (17'st Insigne 6), Asencio 5, Improta 5.5 (19'st Buonaiuto 5.5). In panchina: Montipo', Gori, Sperandeo, Letizia, Del Pinto, Billong, Gyamfi, Goddard, Volpicelli. Allenatore: Bucchi 5.5 ARBITRO: Baroni di Firenze 6 RETI: 37'pt Mancuso, 6'st Viola, 8'st Machin NOTE: Spettatori 8.074 di cui 1.100 ospiti per un incasso di 61.853. Ammoniti Di Chiara, Del Grosso, Nocerino, Memushaj, Volta, Fiorillo. Angoli 5-2 per il Pescara. Recupero: 4'pt, 5'st.

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Rossi: il problema non si risolve inducendo lo Stato a indebitarsi

''Un'economia che cresce poco per un periodo così lungo, dove i redditi familiari sono in termini pro capite sui livelli della fine degli anni Ottanta, è un'economia che offre poche opportunità ai suoi cittadini, soprattutto a quelli più giovani. Non sorprende che due terzi dei giovani tra i 18 e i 34 anni si attendano che chi oggi studia o inizia a lavorare occuperà in futuro una posizione sociale ed economica peggiore di quella della generazione che li ha preceduti. Le cause di questa situazione sono molteplici e non le discutiamo qui. Una cosa è certa: il problema non si risolve inducendo lo Stato a indebitarsi. Lo Stato può far molto in questo campo spendendo meglio e fissando norme che incentivino l'efficienza''. Lo afferma il direttore generale della Banca d'Italia e presidente dell'Ivass Salvatore Rossi, in occasione di una Lectio magistralis all'Università Ca' Foscari di Venezia. ''Se volessimo affrontare la questione dal lato dell'equità sociale (e sbaglieremmo a separare questa dall'efficienza produttiva: prima bisogna far crescere la torta e poi pensare a come tagliarla) ancora una volta non è con maggiori debiti che si risolve il problema, ma tutt'al più ripartendo diversamente le tasse fra chi ha di più e chi ha di meno e migliorando la capacità perequativa di molti trasferimenti pubblici'', conclude Rossi. 

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