Primo Piano

Istat, produzione nelle costruzioni +0,1% a luglio

L'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è aumentato a luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente quando era diminuito dell'1,6%. Lo rende noto l'Istat. Nella media del trimestre maggio-luglio l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è diminuito dell'1,0% rispetto al trimestre precedente mentre su base annua, si registra una diminuzione dello 0,4% sia per l'indice della produzione nelle costruzioni corretto per gli effetti di calendario che per quello grezzo (i giorni lavorativi sono stati 21 come a luglio 2016). Una flessione si rileva per entrambi questi indici anche a giugno (-0,7%). A luglio gli indici di costo del settore aumentano dello 0,1% per il fabbricato residenziale, dello 0,4% per il tronco stradale con tratto in galleria. A giugno erano entrambi stazionari. Per il tronco stradale senza tratto in galleria si rileva un incremento dello 0,6% (-0,1% a giugno). Su base annua, gli indici del costo di costruzione aumentano dello 0,6% a luglio 2017 (+0,5% a giugno) per il fabbricato residenziale, dello 0,2% per il tronco stradale con tratto in galleria e dello 0,4% per quello senza tratto in galleria (rispettivamente +0,1% e -0,1% a giugno). Il contributo maggiore all'aumento tendenziale del costo di costruzione del fabbricato residenziale è da attribuire all'incremento dei costi dei materiali (+0,8 punti percentuali). Il contributo maggiore all'incremento tendenziale degli indici del costo di costruzione dei tronchi stradali deriva dall'aumento dei costi dei materiali sia per quello con tratto in galleria (+0,3 punti percentuali) sia per quello senza tratto in galleria (+0,5 punti percentuali). 

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Meno negozi tradizionali, piu’ attivita’ legate al food

 Meno negozi tradizionali, piu' attivita' legate al food: dopo dieci anni di crisi economica le citta' abruzzesi cambiano volto. A scattare la fotografia e' Confesercenti Abruzzo, che ha curato un'indagine su dati Movimprese, presentata a Pescara. In dieci anni le attivita' 'food' sono cresciute del 12,3%, passando da 9.635 a 10.826 unita', dato leggermente al di sotto della media nazionale (+16,8%). Scendono invece i negozi tradizionali: -16,58%, pari a meno 3.838 unita'. Stabile (-1,4%) il numero dei commercianti ambulanti, mentre cresce quello delle attivita' ricettive (+5%). Variegato il quadro che emerge analizzando la situazione nelle singole province. Pescara infatti si posiziona al terzo posto in Italia per incremento percentuale del settore turistico: +29,75% grazie alle 602 nuove attivita' aperte fra alberghi, b&b e ristorazione. Il boom della ristorazione - caso quasi unico in Italia - consente anche di arginare il calo del commercio, con i negozi tradizionali che crescono dello 0,34%. Boom della ristorazione anche in provincia di Teramo, dove il turismo ha conosciuto un aumento del 14,9%, mentre il retail scende del 10,8%. Situazione drammatica, invece, nell'Abruzzo Interno: all'Aquila il numero di negozi e' sceso del 42,2%, record in Italia, con un calo considerevole anche nel settore turistico (-7,49%). A Chieti i negozi tradizionali sono scesi del 13,5% a fronte di un incremento del 17,4% del settore turistico. La ristorazione fuori casa assume un ruolo sempre piu' rilevante anche nelle scelte delle famiglie. A fronte di una capacita' di spesa scesa in dieci anni del 6,5%, rispetto al 2006 gli abruzzesi spendono di piu' per ristorazione e ricettivita' (+1,7%), per le bevande alcoliche e i tabacchi (+0,9%), ma le voci cresciute di piu' durante la crisi in Abruzzo sono l'istruzione dei figli (+31,1%), le spese per l'abitazione (+3%), i servizi sanitari (+0,5%), a fronte di risparmi consistenti negli acquisti in abbigliamento (-26%), comunicazione (-23,7%), mobili e articoli per la casa (-17%). Nel complesso, le famiglie abruzzesi nel 2007 potevano spendere 27.708 euro, contro i 25.908 del 2016: -6,5%, nonostante vi siano regioni con segno positivo. 

"I numeri raccolti dalla nostra ricerca - afferma il presidente regionale della Confesercenti, Daniele Erasmi - dimostrano che l'Abruzzo non e' immune dai fenomeni globali che stanno interessando il commercio in tutto il mondo, che gli addetti ai lavori definiscono Apocalypse Retail. Le nostre citta' vedranno senza dubbio meno negozi e piu' attivita' legate al tempo libero. Ma il commercio non scomparira': i consumatori chiedono negozi specializzati, originali, integrati con altre forme di shopping, e per rilanciarsi i negozianti devono cambiare, consorziarsi, specializzarsi, integrarsi con il web". "L'alta specializzazione - aggiunge - e' il cuore della svolta nel commercio, e in questa sfida i negozi indipendenti hanno molte piu' chance dei centri commerciali o delle catene internazionali il cui prodotto e' facilmente reperibile online. Bisogna lanciare un programma strutturale di innovazione del commercio, una sorta di piano 'Commercio 4.0'". "Il radicale cambio dei nostri centri urbani - gli fa eco il direttore regionale dell'associazione, Lido Legnini - richiede una elevata attenzione da parte delle istituzioni chiamate a prevenire i conflitti fra le funzioni residenziali e il diritto al lavoro. La vocazione delle citta' sta mutando, e oggi viene richiesto sempre di piu' un tessuto economico orientato all'accoglienza, alla ricettivita', con servizi avanzati in questo campo. L'incremento delle strutture dedite all'ospitalita' e' un primo segnale di radicamento di questi cambiamenti: siamo invece preoccupati per la difficolta' di recupero del potere d'acquisto delle famiglie abruzzesi"

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Pubblicato il bando per il sostegno alla biodiversita’ 

E' stato pubblicato l'avviso relativo alla Misura 10 del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 denominato "Tutela degli habitat seminaturali per la conservazione della biodiversita'". Lo ha reso noto l'assessore alle Politiche agricole della Regione Abruzzo, Dino Pepe. "L'attivazione della misura incoraggia la diffusione di processi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale che favoriscono la tutela delle risorse naturali, suolo e acqua, della biodiversita' e in particolare dell'agrobiodiversita'. Negli appezzamenti impegnati in questi processi produttivi - ha spiegato Pepe - si dovranno seminare essenze vegetali che garantiscano il massimo prolungamento della vegetazione e della fioritura, al fine di favorire la funzione di rifugio della fauna e avifauna selvatica e l'attivita' dell'entomofauna utile alla fecondazione gamica delle specie vegetali. E' un intervento che favorisce anche il settore apistico". L'aiuto verra' corrisposto annualmente sulla base degli ettari oggetti a impegno e ammonta a 250 /ha. L'intervento e' abbinabile a livello aziendale, con l'intervento 10.1.1 "Produzione integrata" e la Mis. 11-Agricoltura biologica. La dotazione finanziaria da assegnare complessivamente all'intervento 10.1.5 "Tutela degli habitat seminaturali per la conservazione della biodiversita'" ammonta a 500.000 euro. L'avviso pubblicato ora permettere agli agricoltori di predisporre per tempo le colture e rispettare gli impegni previsti dal bando. Le domande di adesione si faranno nel 2018 con scadenza 15 maggio. 

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I liguri sono i più tartassati dalle tasse comunali 2018

Sono gli abitanti della Liguria i più tartassati dalle tasse comunali 2018. Il prossimo anno dovranno affrontare una spesa media di 703 euro, mentre i contribuenti che vivono in Calabria se la caveranno con meno della metà (298 euro). I primi della classifica dovranno versare alle casse delle loro città più del doppio rispetto agli ultimi (+135,9%). I dati, elaborati dall'Adnkronos, sono contenuti nelle tabelle diffuse dal dipartimento delle Finanze, in occasione di un'audizione parlamentare sulla capacità fiscale degli enti locali per il prossimo anno, ed. Il dossier presentato dal Mef aggiorna le stime delle entrate locali delle regioni a statuto ordinario, che vengono calcolate su aliquote standard, per le regioni a statuto ordinario. Secondo le elaborazioni del ministero i cittadini distribuiti lungo lo stivale pagheranno in media 489 euro di tasse comunali ma con rilevanti differenze a seconda del luogo in cui vivono. A dover pagare i tributi locali più elevati, dopo i liguri, saranno quelli che vivono nel Lazio (596 euro) e in Toscana (581 euro). Mentre i più fortunati saranno, dopo i calabresi, i lucani (310 euro) ed i molisani (354 euro). Sopra la media nazionale si posizionano: Emilia Romagna (570 euro); Piemonte (500 euro); Lombardia (498 euro). Sotto la media gli altri: Veneto (479 euro); Umbria (464 euro); Abruzzo (451 euro); Marche (429 euro); Puglia (389 euro); Campania (377 euro).

 Il tributo più rilevante risulta essere l'Imu che costa 197 euro in media, con punte massime in Liguria, dove arriva a 362 euro, e minime in Basilicata, dove si ferma a 108 euro. Tra le città dove l'imposta raggiunge i livelli più elevati e quelle dove si ferma ai livelli minimi si trovano le altre: Toscana (236 euro); Emilia Romagna (234 euro); Lazio (232 euro); Piemonte (212 euro); Lombardia (200 euro); Veneto (196 euro); Abruzzo (181 euro); Marche (170 euro); Umbria (168 euro); Molise (159 euro); Puglia (158 euro); Campania (131 euro); Calabria (115 euro). Dai rifiuti arrivano, altri 122 euro, con i toscani che spenderanno la cifra più elevata (161 euro); seguono il Lazio (154 euro); la Campania (142 euro), l'Emilia Romagna (139 euro), l'Abruzzo (135 euro), l'Umbria (136 euro), la Liguria (134 euro). Sotto la media nazionale si posizionano: Puglia (119 euro); Marche (109 euro); Piemonte (105 euro); Veneto (102 euro); Basilicata (97 euro); Calabria (96 euro); Lombardia (95 euro). I più fortunati saranno invece i molisani che dovranno pagare solo 83 euro. 

L'addizionale comunale Irpef contribuisce per altri 50 euro, con il prelievo più alto che colpirà gli abitanti delle città lombarde (62 euro), seguiti dagli abitanti delle città che si trovano in: Emilia Romagna (59 euro); Liguria (58 euro); Piemonte (57 euro); Veneto (55 euro); Toscana (54 euro); Lazio (53 euro). Sotto la media nazionale si posizionano le città che si trovano nelle seguenti regioni: Umbria (48 euro); Marche (48 euro); Abruzzo (41 euro); Molise (36 euro); Basilicata (36 euro); Puglia (34 euro); Campania (31 euro). A chiudere la classifica gli abitanti degli enti locali che si trovano in Calabria, che pagheranno meno di tutti (30 euro). Tra gli altri tributi che pesano sul totale non va dimenticata la tasi, che pesa in media per 35 euro, con la gabella più pesante per gli abitanti delle città che si trovano in Liguria (56 euro). Sopra la media nazionale si posizionano anche: Emilia Romagna (43 euro); Toscana (40 euro); Lombardia (39 euro); Lazio (39 euro); Piemonte (38 euro); Veneto (36 euro). Le città in cui si pagherà meno del dato medio si trovano in: Umbria (31 euro); Abruzzo (31 euro); Marche (29 euro); Molise (28 euro); Puglia (25 euro); Campania (21 euro); Basilicata (19 euro). Ancora una volta a pagare il tributo più basso saranno gli abitanti delle città che si trovano in Calabria.

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D’Alessandro: i problemi del lavoro non sono risolti

"Il problema della disoccupazione in Abruzzo non e' assolutamente risolto ma i dati, dall'avvio dell'esperienza del governo D'Alfonso ad oggi, indicano che le politiche attivate per lavoro, occupazione, sviluppo sono coerenti con una regione che ha tra le migliori performance dell'Italia, sicuramente del centro-sud Italia". Cosi' il consigliere Camillo D'Alessandro in una conferenza stampa a Pescara sui dati Istat riguardanti l'occupazione in regione, affiancato dal docente di economia Pino Mauro. "A fine giugno 2014 avevamo 459 mila occupati; a fine giugno scorso erano aumentati di 26 mila. Nello stesso periodo - ha detto - gli inattivi sono diminuiti di 44 mila unita', il tasso di occupazione femminile e' cresciuto dell'1,4% mentre quello di disoccupazione giovanile (15-24 anni) dal 48,1% del 2015 e' passato al 38,8% del 2016. I 'neet' poi da 54 mila del 2015 sono passati a 49 mila nel 2016, diminuendo in un anno di cinquemila unita'". Quindi il dato del Cresa su un +5 di ripresa della produzione industriale in Regione. "Nostro dovere di fronte l'opinione pubblica e' chiarire le dinamiche vere e rispondere delle azioni e delle politiche del Governo regionale. Oggi c'e' la ripresa a livello europeo e nazionale pero' dentro c'e' la performance dell'Abruzzo e un dato su tutti: l'aumento di fiducia delle imprese abruzzesi a fare investimenti e questo - ha concluso D'Alessandro - e' merito anche del governo regionale".

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L’economista Pino Mauro: in Abruzzo ci sono più velocità

Il terziario "ci indica che in Abruzzo c'e' una situazione di incertezza"; artigiani e commercianti hanno una "velocita' ridotta", a differenza dell'industria che, piu' in generale, indica la "ripresa della fiducia delle imprese a tornare a investire": il docente di economia Giuseppe Mauro - in una conferenza stampa a Pescara con il consigliere Camillo D'Alessandro - si dice convinto che sotto il profilo occupazione "le ondate di ottimismo e pessimismo non servono, indipendente dal trimestre in esame". Insomma, per l'economista Mauro il confronto fra trimestri e' limitativo.

"In Abruzzo - ha spiegato - ci sono tre situazioni interessanti. La prima e' che la negativita' del primo trimestre 2017 e' stata superata nel secondo trimestre con una crescita dei posti di lavoro. La seconda e' che i confronti devono essere omogenei, si deve cogliere la tendenza che in Abruzzo e' ancora di difficolta'. Lo sforzo deve essere quello di vedere dove le unita' di lavoro si smarriscono. La terza situazione - ha concluso - e' data dal fatto che la caduta del pil Abruzzo nel 2016 probabilmente non ha nulla a che fare con il Governo regionale. Gran parte della situazione ha avuto cause oggettive, problemi ambientali, come il sisma".

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Cna, burocrazia costa 22 miliardi ogni anno

Ventidue miliardi l'anno. E' il "mostruoso costo" che la burocrazia italiana scarica sulle imprese artigiane, micro, piccole e medie secondo un'indagine del Centro studi Cna dedicata a 'Piccole imprese e Pubblica amministrazione: un rapporto (im)possibile'. Per semplificare, mediamente si tratta di 5mila euro l'anno a impresa, 16 euro al giorno, due euro all'ora. L'indagine e' stata condotta su un campione, rappresentativo del settore, di 1035 imprese associate alla Confederazione (quattro su cinque con meno di dieci addetti) sul modello di un'analoga iniziativa svolta tre anni fa. 

SPRECO DI TEMPO E DI RISORSE Per compiere tutti gli adempimenti richiesti dalla Pubblica amministrazione, nel 41,3% delle imprese coinvolte si bruciano fino a tre giorni lavorativi al mese, nel 32,2% fino a cinque, nel 9,1% fino a dieci e nel 6,8% oltre dieci, mentre nel 10,7% s'impiega meno di una giornata lavorativa. La consulenza di soggetti esterni e' molto diffusa: il 46,5% delle imprese se ne avvale sempre (erano il 61,1% tre anni fa) e il 36,6% spesso (contro il precedente 32,2%). Questo dispendio di tempo, risorse ed energie zavorra il sistema Paese: quasi nove imprese su dieci (l'89,7%) ritengono che la cattiva burocrazia costituisca un ostacolo serio alla competitivita'. - LEGGI COMPLESSE & RICHIESTE RIPETUTE Ma quali sono gli elementi che pesano di piu'? La complessita' delle norme rimane di gran lunga il principale problema sofferto: il 67,8% delle imprese boccia la qualita' legislativa italiana sia per la scarsa chiarezza sia per la stratificazione, nel tempo, di provvedimenti spesso motivati dall'urgenza. A livello settoriale sono le imprese edili (74,3%) e i fornitori di servizi alle imprese (71,4%) a patire maggiormente la complessita' delle norme. Tra i problemi piu' acuti, a grande distanza, la quantita' elevata di informazioni (43,8%) chieste dall'amministrazione pubblica e la lentezza della macchina burocratica (27,5%). Una valutazione disomogenea a livello territoriale: i ritardi della Pubblica amministrazione nel fornire risposte sono sentiti come grave problema nel Mezzogiorno (48,2% delle imprese) ben piu' che nelle regioni settentrionali (24%).

LA (LIEVE) INVERSIONE DI TENDENZA La foresta pietrificata, pero', sta lentamente, molto lentamente, tornando alla vita. I cambiamenti introdotti nella legislazione da due anni a questa parte (Delega fiscale, Jobs Act, Riforma della Pubblica amministrazione) sono giudicati in maniera positiva da quasi un'impresa su tre (29,5%) piu' di quante esprimono un parere negativo (22,4%), con una fetta di poco inferiore alla meta' degli intervistati che non percepisce cambiamenti evidenti. Nel campione di imprese che ha partecipato all'indagine la conoscenza delle semplificazioni introdotte e' diversificata, anche perche' alcune novita' interessano solo settori specifici. Il tema fisco rimane il piu' caldo e anche il piu' noto: l'89,1% delle imprese che hanno partecipato all'indagine si dichiara a conoscenza delle novita'. Seguono le nuove norme sul lavoro (61,4%), la riforma della Pubblica amministrazione (41,5%), le nuove disposizioni in tema di appalti (27,9%), che pero' interessano prevalentemente il settore costruzioni, e di ambiente (25,6%). La conoscenza delle semplificazioni non e' sinonimo di apprezzamento: piu' di due terzi delle imprese ritengono che le procedure, in realta', non siano state semplificate. Con il picco negativo del 72,8% per le norme ambientali, seguito dal 72,3% di bocciature per la riforma della Pubblica amministrazione, dal 71,3% per il nuovo Codice degli appalti, dal 62,4% per le novita' nel mercato del lavoro, dal 60,7% per le modifiche introdotte in materia fiscale. - IL DURC ONLINE MODELLO DI SUCCESSO Utilizzati in maniera diffusa e molto apprezzati sono alcuni strumenti di semplificazione. Il 66,9% delle imprese che hanno partecipato al sondaggio ha usato il Durc online, il 34,9% lo sportello unico di interlocuzione tra impresa e Pubblica amministrazione, il 34,8% la Scia (Segnalazione certificata di inizio attivita'), il 19% il "silenzio-assenso", il 9,7% la Conferenza dei servizi. A riscuotere i maggiori consensi tra le imprese e' proprio la semplificazione auto-applicativa per eccellenza: il Durc online e' giudicato "efficace" dal 76,4% degli intervistati (con il 52,3% di entusiasti che lo definiscono "molto efficace"). A seguire nella graduatoria di soddisfazione sono la Scia, promossa dal 54,2% delle imprese, e il "silenzio assenso", uno strumento valutato efficace dalla meta' esatta delle imprese che lo hanno utilizzato. Il consenso ottenuto dal Durc online dimostra che la semplificazione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e imprese passa ormai, significativamente, per il sistema telematico, che garantisce un'interazione tempestiva e semplice tra soggetti pubblici e privati.

IMPRESE SEMPRE PIU' TELEMATICHE Ormai un'impresa su tre (33,4%) riesce a sbrigare piu' della meta' delle pratiche burocratiche online, contro il 28,7% di tre anni fa. Il 95% degli intervistati usa abitualmente i siti della Pubblica amministrazione. Ma l'83,7% ritiene che le informazioni siano accessibili solo dopo una lunga ricerca (con il 5,7% che lamenta l'assoluta irreperibilita' delle notizie utili). Il 62,2% delle imprese non ritiene adeguato il livello di informatizzazione del settore pubblico. Una maggiore e migliore informatizzazione porterebbe a risposte piu' chiare e tempestive da parte del 41% delle imprese, a una riduzione dei costi per il 34% e a una maggiore certezza nei tempo di conclusione dei procedimenti amministrativi per il 25%. Le macchine, pero', non possono risolvere tutti i problemi. Non a caso, osserva la Cna, tra le priorita' delle imprese che hanno partecipato alle indagini svetta la maggiore qualificazione del personale pubblico (61,3%), seguita dall'adozione di modulistica standard sull'intero territorio nazionale (49,2%), dalla facilita' di ottenere informazioni sullo stato di avanzamento delle procedure gia' avviate (34,7%) e dalla possibilita' di pagare online tutti gli oneri connessi a servizi e/o adempimenti chiesti dall'amministrazione pubblica alle imprese (22,5%).

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Occupazione, scontro sui dati in Abruzzo

Secondo l'Assessore regionale al Bilancio, Silvio Paolucci, in Abruzzo "aumenta l'occupazione. Infatti,secondo i recenti dati Istat, nel secondo trimestre del 2017 vi sono stati 21mila occupati in più rispetto al primo (485mila contro 464mila), e la cifra è in crescita anche rispetto al dato del 31 dicembre scorso, quando gli occupati erano 482mila". Parimenti, diminuisce la disoccupazione: si passa dai 74mila del primo trimestre ai 64mila del secondo (-10.000 unità), e anche qui c'è un netto calo rispetto alla fine del 2016 (73mila disoccupati). In diminuzione anche gli inattivi, che passano dai 316mila del primo trimestre ai 307mila del secondo. Per l'assessore regionale al bilancio "questi dati testimoniano la bontà delle prassi intraprese dalla giunta regionale. Non appena il Masterplan comincerà a vedere l'apertura del grosso dei cantieri, ci sarà un ulteriore effetto positivo sull'occupazione regionale".

“Il confronto tra i dati del I° semestre 2017 e quelli dello stesso periodo del 2016 dimostrano come l’Abruzzo sia in controtendenza rispetto al trend nazionale”. Questo il commento dei consiglieri regionali di Forza Italia, Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri, alla comunicazione dei dati ISTAT in merito. “Mentre i dati nazionali fanno esultano Gentiloni e Renzi, in Abruzzo, purtroppo, i dati risultano drammaticamente all’opposto. Laddove non bastassero i dati ISTAT, arriva anche la certificazione del Prof. Pino Mauro”, aggiungono Febbo e Sospiri.

“I consiglieri regionali di Forza Italia Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri nel loro comunicato stampa sono incorsi in un errore: i dati pubblicati oggi dall’Istat sono relativi all’andamento dell’occupazione in Abruzzo nel secondo trimestre, e non nel primo come essi erroneamente scrivono”, replica il consigliere Alberto Balducci, PD.  “I dati sono positivi e premiano il lavoro della Giunta regionale: gli occupati sono 485mila con un aumento di 21mila rispetto al I trimestre 2017, in cui si era registrata una flessione dovuta agli eccezionali eventi atmosferici combinati con quelli sismici, e di 3mila occupati rispetto al IV trimestre 2016, in cui il totale degli occupati era stato di 482mila”, conclude

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Istat: Produzione +0,1% in luglio, su anno +4,4 per cento

La produzione industriale a luglio cresce dello 0,1% su giugno, segnando un incremento su base annua del 4,4%. Lo riferisce l'Istat, precisando che nei primi sette mesi del 2017 la produzione aumenta del 2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

 

Nella media del trimestre maggio-luglio la produzione è aumentata dell'1,4% nei confronti dei tre mesi precedenti.L'indice destagionalizzato mensile a luglio registra variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dei beni strumentali (+1,6%), dei beni di consumo (+0,5%) e dei beni intermedi (+0,3%); segna invece una variazione negativa il comparto dell'energia (-3,6%).In termini annui gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a luglio 2017 una crescita significativa per i beni strumentali (+5,9%); in misura rilevante aumentano anche i beni di consumo (+4,1%), i beni intermedi (+3,5%) e l'energia (+3,3%). Per quanto riguarda i settori di attività economica, a luglio i comparti che registrano la maggiore crescita su base annua sono quelli della attività estrattiva (+8,4%), della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (+8,0%), delle industrie alimentari, bevande e tabacco e della fabbricazione di mezzi di trasporto (entrambi +6,9%); diminuzioni si registrano invece nei settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche, della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (entrambi -0,6%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-0,5%).

  "E' la produzione agroalimentare a trainare la crescita dell'industria con un balzo record del 6,9% a luglio rispetto allo stesso mese dello scorso anno". E' quanto afferma Coldiretti in riferimento ai dati dell'Istat sulla produzione industriale nel mese di luglio in crescita del 4,4% su base annuale. "L'alimentare - sottolinea la Coldiretti - è uno speciale indicatore dello stato dell'economia nazionale poiché si tratta della principale voce del budget delle famiglie dopo l'abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi. Il risultato positivo è sostenuto dall'aumento della spesa alimentare degli italiani che nel primo semestre ha fatto registrare l'incremento più elevato del decennio con un balzo record del 2,5%. La ripresa del mercato interno accompagna peraltro il risultato record realizzato nelle esportazioni alimentari che fanno segnare il record storico con una crescita media del 10,9% nei primi sei mesi rispetto alla stesso periodo dell'anno precedente dopo che nell'intero anno 2016 era stato raggiunto il massimo di sempre a 38,4 miliardi". "Il cambiamento - conclude la Coldiretti - deve ora trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione".

 

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Inaf, inaugurato a Teramo l’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo col Ministro Fedeli

 "L'istituzione dell'Osservatorio Astronomico d'Abruzzo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica è un passo importante nella costruzione di un sistema che svolge un lavoro prezioso e prestigioso non solo di analisi e studio, ma anche di comunicazione e divulgazione scientifica. E lo fa con una forte vocazione internazionale ma rimanendo pervicacemente radicato nel territorio". A pronunciare queste parole è la Ministra per l'Istruzione l'Università e la Ricerca Valeria Fedeli durante l'inaugurazione a Teramo dell'Osservatorio Astronomico d'Abruzzo dell'Inaf, che unifica le due strutture dell'Istituto Nazionale di Astrofisica già presenti sul territorio abruzzese: l'Osservatorio di Teramo e la Stazione Osservativa di Campo Imperatore. "Mostrare alle nuove generazioni le straordinarie opportunità che la ricerca scientifica può offrire in termini di crescita e sviluppo al Paese e farle entrare in contatto con le eccellenze già presenti sul nostro territorio - ha aggiunto la ministra - è un importante investimento sul nostro futuro: formazione, sapere, scienza, innovazione sono fattori cruciali per affrontare in modo positivo le sfide che ci attendono in un mondo globalizzato e in rapida trasformazione, per governare i cambiamenti e addirittura orientarli e anticiparli". Si tratta di un passo decisivo per l'Abruzzo, - scrive l'Inaf - che conferma la sua vocazione di Regione che ospita importanti enti di ricerca come i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Infn e il Gran Sasso Science Institute. La nascita dell'Osservatorio Astronomico d'Abruzzo - sottolinea l'Inaf - è un segno di come l'Istituto Nazionale di Astrofisica, apillarmente diffuso con le sue strutture su tutto il territorio nazionale, sia attento alle esigenze delle sedi che lo compongono, che vanno di pari passo con quelle dei territori in cui tali strutture d'eccellenza si trovano. "Nonostante il suo forte impegno sul fronte internazionale, - ha detto il presidente dell'Inaf Nichi d'Amico - il nostro Istituto Nazionale di Astrofisica pone molta attenzione ai rapporti col territorio. Questo consente di ribaltare proprio sul territorio l'eccellenza internazionale che caratterizza l'Istituto. I due insediamenti dell'Inaf in questa Regione, che oggi si fondono nel nuovo Osservatorio d'Abruzzo, con una massa critica sufficiente a consolidare l'autorevolezza scientifica che è già emersa a livello internazionale presso la sede di Teramo, offrirà al territorio una realtà interdisciplinare forte, in grado di attivare trasferimento tecnologico, progetti formativi, percorsi di turismo scientifico e percorsi di scuola lavoro". Un osservatorio astronomico non è, infatti, solo un istituto nel quale si svolge attività di ricerca, ma è anche un punto di riferimento visibile per la diffusione della cultura scientifica e dell'alta formazione. Con la fusione delle due strutture si pone anche soluzione all'anomalia rappresentata dal fatto che il vecchio Osservatorio di Campo Imperatore, pur sorgendo in Abruzzo, era amministrativamente in capo alla Regione Lazio. 

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