Le storie

Un italiano su 4 si mette a dieta per la prova costume

Un italiano su quattro (25,6%) si è messo a dieta per prepararsi alla prima prova costume dell'anno, ritardata da un mese di maggio insolitamente freddo e piovoso. E' quanto emerge da un sondaggio on line sul sito della Coldiretti in occasione del primo weekend di giugno con temperature fino a 30 gradi al centro nord. Dopo una lunga attesa milioni di italiani hanno deciso di trascorrere il proprio tempo libero in costume in piscina, nei laghi o al mare dove hanno riaperto tutti gli stabilimenti balneari per godersi il primo caldo prima dell'estate. La prima occasione per verificare i risultati di un duro "lavoro" fatto da molti a tavola e nelle palestre particolarmente affollate prima dell'estate. Un confronto con la realtà che - sottolinea la Coldiretti - trova pero' molti italiani insoddisfatti della propria forma fisica: piu' di un terzo della popolazione maggiorenne (35%) - precisa la Coldiretti - e' in sovrappeso, mentre poco piu' di una persona su dieci e' addirittura obesa (11%), per un totale di 46% dei soggetti fuori forma, secondo Osservasalute. Se - continua la Coldiretti - è scontro tra le diverse proposte dei dietologi per affrontare il sovrappeso, sono invece unanimemente riconosciuti i benefici della dieta mediterranea. Con l'arrivo del caldo si assiste in particolare ad un aumento del consumo di frutta e verdura favorito anche dalla disponibilità di tecnologie casalinghe low cost, dalle centrifughe agli essiccatori che aiutano a far apprezzare cibi salutari anche ai più piccoli. Un vero boom per smoothies, frullati e centrifugati a casa, al bar e in spiaggia. Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani - conclude la Coldiretti - di conquistare fino ad ora il record della longevità con una vita media di 80,8 anni per gli uomini e di 85,2 per le donne, tra le più elevate al mondo. 

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Trieste, Napoli, Roma leader per densita’ e rilevanza del patrimonio museale

Nel 2017 l'indicatore di densita' e rilevanza del patrimonio museale, che considera sia la densita' territoriale delle strutture che il numero annuo di visitatori, e' pari a 1,6 per il complesso dell'Italia. Lo ha rilevato l'Istat nel suo ultimo aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle citta' metropolitane italiane. La distribuzione provinciale del patrimonio museale ha confermato il primato assoluto di Trieste, 37,8, seguita da Napoli, 31,2, Roma, 22,0, Firenze, 13,8, Milano, 12,3, Venezia, 8,2, e Pisa, 6,5. Nelle posizioni piu' arretrate si trovano invece gran parte delle province del Mezzogiorno, in particolare quelle delle Isole. L'ultima in assoluto e' Caltanissetta, 0,03, mentre Caserta, Trapani e Siracusa emergono in positivo collocandosi nel gruppo di testa, su valori vicini alla media Italia, 1,7. L'indicatore e' stabile a livello nazionale rispetto al 2015, in apprezzabile crescita nelle province di Trieste, +5,3 punti, Roma, +3,2, e Napoli, +2,7, e in deciso calo a Firenze, -5,2 punti. Nelle province marchigiane colpite dal sisma del centro-Italia del 2016-2017 i valori, gia' modesti nel 2015, si riducono tra il 50 e il 70%. L'esito delle diverse dinamiche territoriali si riflette in un aumento della distanza tra la prima e l'ultima provincia. Il range era di 32,4 punti nel 2015 e sale a 37,7 punti nel 2017. Le differenze tra le aree geografiche e nelle aree geografiche restano marcate. Prosegue la diffusione sul territorio nazionale delle aziende agrituristiche, nel 2017 sono 7,7 ogni 100 kmq, con un incremento del 3% rispetto al 2016. La presenza di agriturismi si conferma in assoluto piu' elevata nella provincia di Bolzano, 43 ogni 100 kmq, ma l'area a maggiore e piu' diffusa vocazione e' il Centro

La presenza di aziende agrituristiche e' uniformemente distribuita in gran parte delle province toscane, umbre e marchigiane, tra le quali emerge Siena, oltre 30 aziende per 100 kmq. Si discostano dalle tendenze regionali Prato, 7, Massa Carrara, 8, Macerata, 9,6, e Ancona, 10,1. Nel Nord, dopo Bolzano, seguono Trieste, 25,9, e Gorizia, 26,3, Imperia, 18,7, e La Spezia, 14,7, Asti, 14,8, Verona, 13,3, e Treviso, 11,9, Como, 11,8. Per contro, tutte le altre province settentrionali presentano valori inferiori alla media-Italia. Sebbene nel Mezzogiorno la ricettivita' rurale sia inferiore alla media nazionale, sono presenti diverse province a maggiore vocazione, quali Teramo, 12,4, Pescara, 8, Napoli, 8,6, e Benevento, 7,3. Da segnalare la provincia di Siracusa, 8,9, unica provincia siciliana vicina alla media nazionale, e Lecce, 11,2, dove la diffusione delle attivita' agrituristiche si discosta in maniera marcata dalle altre province pugliesi, ed esprime un trend di crescita molto accentuato, +170% rispetto al 2010. 

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Scanno, per la Cnn è un ‘paradiso rurale incastonato tra le montagne dell’Appennino’

"Un paradiso rurale incastonato tra le montagne dell'Appennino". Cosi' la Cnn definisce Scanno, in provincia de L'Aquila, inserito dalla nota rete statunitense tra i 20 borghi piu' belli d'Italia che si e' anche aggiudicato il prestigioso premio britannico "London Honey Award". "Due notizie che ci rendono orgogliosi - afferma il presidente della Regione Marco Marsilio - Una conferma delle grandi potenzialita' dell'Abruzzo. Faccio i miei complimenti e ringraziamenti - aggiunge - alla citta' di Scanno e a Luca Finocchio, il produttore di miele che ha trionfato a Londra. Siamo nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo in uno dei borghi piu' apprezzati dai turisti di tutto il mondo che da sempre amatissimo da fotografi di fama internazionale. Ad averla immortalata anche il fotografo surrealista Henri Cartier Bresson e la fotografa tedesca Hilde Lotz Baure. Famosa per le sue "donne" e i loro abiti tipici, valse a Mario Giacomelli, l'esposizione al MoMa di New York per la foto de "il bambino di Scanno". 

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Ricerca promuove lo ‘sdijuno’, il pranzo abruzzese di metà mattino

Lo "sdijuno", il pranzo abbondante delle 11 del mattino, tipico della tradizione rurale abruzzese, e' uno dei segreti di lunga vita. A dirlo sono i ricercatori dell'Universita' di Teramo, che hanno concluso lo studio "Centenari", sulle abitudini alimentari e sulle caratteristiche metaboliche della popolazione abruzzese tra i novanta e i cento anni. In totale sono 150 i Comuni della Regione con un tasso di longevita' paragonabile o superiore a quello del Comune sardo di Villagrande (che conta un alto numero di centenari). I Comuni piu' longevi sono localizzati principalmente nelle aree interne, in quattro aree contigue ai Parchi del Gran Sasso e della Majella e alla Marsica. "Lo sdijuno, una tradizione che rimane ancora tra gli anziani, e' il primo pasto abbondante della giornata - spiega Mauro Serafini, docente di Alimentazione e nutrizione umana della Facolta' di Bioscienze dell'Universita' di Teramo -. Seguiva al pasto frugale del tramonto, che si faceva intorno alle 18, e a una colazione minima delle 6. Lo sdijuno delle 11 del mattino garantiva all'organismo un periodo di digiuno di circa 14/16 ore, se non si tiene presente il piccolo pasto all'alba". "Questa abitudine alimentare abruzzese - prosegue Serafini - e' perfettamente in linea con le piu' recenti evidenze scientifiche, che hanno evidenziato l'importanza di concentrare i pasti della giornata, ma soprattutto di limitare l'apporto calorico la sera, quando il metabolismo, seguendo i ritmi circadiani, rallenta". "Sulla base di queste premesse - conclude l'esperto -, lo 'sdijuno' abruzzese si propone come modello alimentare peculiare e ante litteram rispetto alle recenti diete del digiuno, in grado di spiegare, insieme a fattori ambientali, nutrizionali e genetici, la longevita' abruzzese". 

 

immagine di repertorio

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Ocse,sul digitale in Italia c’è carenza di competenze basilari

"La popolazione italiana manca delle competenze basilari per prosperare nel mondo digitale". Lacune che si notano "sia come individui che come lavoratori". Lo afferma il rapporto "Skills Outlook 2019 - Thriving in a digital world" dell'Ocse. L'Italia fa parte, assieme a Cile, Grecia, Lituania, Slovacchia e Turchia, del gruppo che accusa il ritardo digitale piu' consistente. E' lontano "il piccolo gruppo" di Stati che guidano la digitalizzazione: Belgio, Danimarca, Finlandia, Olanda, Norvegia e Svezia. L'Italia e' al di sotto della media Ocse in tutti i parametri presi in considerazione: dalla competenze tecniche a quelle necessarie per adattarsi a un mondo in evoluzione, dalla scarsa formazione dei lavoratori (specie tra gli insegnanti) alla capacita' di sfruttare le potenzialita' di Internet. Solo il 36% degli italiani tra i 16 e i 64 anni, afferma il rapporto, e' in grado di usare la Rete in modo "vario e complesso". E' la percentuale piu' bassa tra tutti i Paesi analizzati, la cui media supera il 58%.
"Vario e complesso" non vuol dire saper programmare, ma andare oltre la semplice navigazione. Ad esempio usando applicazioni finanziarie o creando un blog. In Olanda, Norvegia e Svezia, l'80% dei cittadini e' in grado di farlo. Mentre solo Grecia e Polonia avvicinano i risultati italiani.

"L'intensita'" con cui i lavoratori italiani utilizzano l'Ict e' minore rispetto alla maggior parte dei Paesi Ocse. In un punteggio che va da zero a uno, l'Italia e' ferma a 0,2. La media e' allo 0,5 e il vertice (l'Olanda) allo 0,7. Una mancanza che si aggrava nella scuola. Mentre "in diversi Paesi gli insegnanti usano informatica e strumenti digitali con la stessa intensita' di altri lavoratori con istruzione terziaria", in Italia c'e' una forte mancanza di competenze: tre insegnanti su quattro (contro una media Ocse del 58%) avrebbero bisogno di "formazione Ict". E' un punto, questo, su cui il rapporto si sofferma. Perche' "nelle scuola l'uso della tecnologia puo' aiutare gli studenti a sviluppare competenze per un futuro digitale, promuovere metodi innovativi di insegnamento e mitigare l'abbandono scolastico".

Ormai i pc nelle scuole non sono una novita', ma "il semplice accesso ai computer non e' sufficiente per migliorare le prestazioni degli studenti". Dipende da come e quanto il digitale "e' integrato con l'insegnamento". Ecco perche' "le competenze digitali degli insegnanti sono essenziali per sfruttare al meglio le nuove tecnologie". Molti Paesi dovrebbero quindi "rivedere il modo in cui sono integrate nell'insegnamento". Le pecche della formazione non si fermano tra i banchi. "La formazione dei lavoratori e' inferiore agli standard internazionali". Inoltre, "i piu' esposti ai rischi dell'automazione" (cioe' chi compie mansioni poco qualificate sostituibili dalle macchine) ha "meno probabilita'" di partecipare a percorsi che aggiornino le loro competenze per prepararli ai "cambiamenti sociali e lavorativi". Per mitigare i rischi, afferma l'Ocse, il 13,8% dei lavoratori italiani piu' esposti avrebbe bisogno di un periodo di formazione fino a un anno (contro una media del 10,9%), cui si aggiunge un 4,2% che avrebbe bisogno di un percorso fino a tre anni. Questa necessita' di formazione non trova riscontro nella realta': solo il 30% degli adulti italiani, infatti, ha affrontato un percorso di formazione negli ultimi 12 mesi, contro una media Ocse del 42%. Manca, in sostanza, la formazioni continua lungo la propria carriera, soprattutto tra i lavoratori che ne avrebbero piu' bisogno

Quando si parla di competenze, sottolinea l'Ocse, non ci sono solo in ballo quelle strettamente tecniche. Servono anche quelle "cognitive" (dall'alfabetizzazione alle conoscenze scientifiche di base) e "socio-emotive" (come la capacita' di lavorare in modo "collaborativo e flessibile"). Cosa c'entrino con il digitale lo spiega l'Ocse: "Un buon livello" di competenze come queste "consente di sfruttare tutti i vantaggi dell'uso di Internet. In Italia, tuttavia, solo il 21% degli individui di eta' compresa tra 16 e 65 anni ha un buon livello di alfabetizzazione e calcolo ("literacy and numeracy skills"). E' la terza percentuale piu' bassa tra i Paesi analizzati. Solo Cile e Turchia fanno peggio. Sulle competenze "cognitive e digitali", fanno male sia gli under 30 (il 3,2% ha un punteggio PISA basso, contro il 2,3% Ocse) che i 55-65enni (punteggio basso per uno su tre, contro il 17% Ocse). Per evitare diseguaglianze geografiche, conclude l'Ocse con un appello rivolto a tutti i Paesi (e in prima battuta a quelli in ritardo), e' "cruciale" che la trasformazione digitale sia sostenuta "da un forte allineamento tra politiche in materia di istruzione, mercato del lavoro, fiscalita', edilizia, protezione sociale, sviluppo, ricerca e innovazione". In particolare, "le competenze devono costituire la pietra angolare di questo pacchetto di politiche in modo che la digitalizzazione accresca il benessere e la produttivita'".

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Caccia a medici e infermieri stranieri, 6.000 in un anno

Medici e infermieri stranieri residenti in Italia per fronteggiare le carenze di professionisti sanitari a causa dei pensionamenti: sono 6mila le richieste di camici bianchi, infermieri e fisioterapisti giunte in un anno all'Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) da parte di strutture sanitarie pubbliche e private. Le richieste per i soli medici sono state 3mila. A fare il punto è il presidente Amsi Foad Aodi, precisando che il maggior numero di richieste di medici e' arrivata dal Veneto (400), seguito da Piemonte e Lombardia (350)

Dal primo gennaio 2018, spiega Aodi, "sono giunte all'Amsi 1000 richieste da strutture sanitarie pubbliche e private e da studi medici e poliambulatori. Ogni richiesta avanzata comprende offerte di impiego per 1 fino a 35 professionisti della sanita' di origine straniera in Italia, tra medici, infermieri e fisioterapisti. In totale sono stati quindi richiesti all'Amsi i contatti per 6000 professionisti della sanita': in particolare, 3000 medici, 2.600 infermieri e 400 fisioterapisti". Per quanto riguarda i medici, la Regione che ha avanzato la richiesta maggiore e' il Veneto (400), seguita da Piemonte (350), Lombardia (350), Puglia (300), Lazio (250), Toscana (250), Campagna (200), Emilia Romagna (150), Sicilia (100), Molise (100), Abruzzo (75), Liguria (75), Trentino Alto Adige (50), Umbria (50), Marche (50), Calabria (50), Basilicata (50), Valle d'Aosta (50), Friuli Venezia Giulia (50) e Sardegna (50).

Le specializzazioni piu' richieste, afferma Aodi, "sono: Anestesia ,Ortopedia, Medicina d'urgenza, Radiologia, Chirurgia, Neonatologia, Ginecologia, Pediatria, Cardiologia, Neurochirurgia, Geriatria e Medici di famiglia". 

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Processo rarissimo osservato ai laboratori del Gran Sasso

Misurato il processo piu' raro dell'universo: avviene una volta ogni mille miliardi di vite del cosmo ed e' il processo di decadimento piu' raro mai osservato, quello dello xenon-124. Il risultato, che ha conquistato la copertina della rivista Nature, e' stato osservato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso (Lngs) dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Il raro processo osservato nei Laboratori del Gran Sasso si chiama doppia cattura elettronica. E' il fenomeno nel quale lo xenon-124 si trasforma in tellurio-124, hanno spiegato i ricercatori che lavorano all'esperimento Xenon1T coordinati da Elena Aprile, della Columbia University di New York. In pratica due protoni di un nucleo di xenon catturano due elettroni, trasformandosi in due neutroni con l'emissione di due neutrini e di energia pari a 64.000 elettronvolt, l'unita' di misura dell'energia delle particelle. Il risultato dimostra la grande sensibilita' di Xenon1T, che lavora in condizioni di purezza record, minimizzando la radioattivita' ambientale

L'esperimento che lo ha visto si chiama Xenon1T e il suo obiettivo e' dare la caccia della materia oscura, ma adesso apre la strada allo studio di altri processi rari che riguardano le particelle piu' sfuggenti e ancora misteriose, i neutrini. Un risultato che potra' fornire informazioni utili nello studio di altri processi ancora piu' rari, come il cosiddetto decadimento doppio-beta senza neutrini, che rivelera' se il neutrino si comporta come la sua antiparticella, come aveva previsto Majorana quasi un secolo fa.

 

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Opportunità di lavoro con facebook

Facebook e start2impact lanciano start2work, programma di formazione digitale e job placement che metterà a disposizione da subito 120 posti di lavoro presso startup ad alto impatto sociale. Start2work si rivolge soprattutto ai neolaureati, ma è aperto a tutte le persone alla ricerca di un impiego. Non solo formazione, dunque, ma anche posti di lavoro concreti per i giovani che dimostreranno di aver acquisito delle competenze nell'ambito della programmazione web, del marketing digitale e dell'UX/UI Design. Per poter prendere parte al programma sarà necessario accedere alla piattaforma di start2impact dopo essersi registrati al link: https://www.start2impact.it/start2work. Sulla piattaforma saranno presenti 18 corsi a scelta che permetteranno di sviluppare 40 hard e soft skill legate a uno dei seguenti ambiti: programmazione web, marketing digitale e UX/UI Design

Nella piattaforma è, inoltre, possibile visionare le offerte di lavoro associate alla categoria formativa scelta. Al momento del lancio, start2work mette a disposizione 120 offerte di lavoro, che raggiungeranno il numero di 150 entro poche settimane. Le posizioni lavorative attualmente aperte provengono da 74 startup ad alta crescita e impatto sociale tra cui 3bee, fra le 10 migliori idee al mondo per la sostenibilità secondo Fondazione Barilla, D-Heart, vincitrice del premio Red Dot come migliore prodotto biomedicale per design 2018, e MiMoto, startup che ha lanciato il primo scooter sharing elettrico di Milano e Torino.

 

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007, partono le selezioni

 I talenti nel cyber o in lingue particolari sono sempre ambiti dal sistema d'intelligence italiano a caccia di nuovi agenti. Ma ora anche chi eccelle in discipline umanistiche puo' avere la chance di diventare uno 007. E' la novita' del "reclutamento mirato" partito oggi sul sul sito dei servizi, www.sicurezzanazionale.gov.it, che si concludera' il prossimo 10 maggio. Le precedenti ricerche di personale del 2018 e del 2017 (circa 4mila candidature presentate in ciascun anno) erano limitate a competenze in settori particolari, come il cyber o le lingue rare. Questa volta il campo si allarga. L'intelligence cerca infatti "eccellenze" con una formazione specifica in alcuni settori: le discipline umanistiche, appunto, ma anche quelle economiche, giuridiche o internazionali. Si punta inoltre a "figure tecniche con elevate conoscenze linguistiche, che abbiano capacita' di analisi, o esperienze maturate in aree, organizzazioni e/o organismi esteri". E anche profili con qualificate competenze nei vari ambiti della cybersecurity, come ad esempio la ricerca, il monitoraggio, l'analisi ed il contrasto alla minaccia. E', si legge sul sito, di una nuova opportunita' "per i giovani interessati a far parte del personale del Comparto Intelligence che intendono dare un concreto contributo alla missione del Dis, dell'Aise e dell'Aisi a tutela degli interessi strategici nazionali in campo politico, militare, economico, scientifico e industriale". Ma non bastano le competenze tecniche e le conoscenze teoriche. Viene infatti richiesta agli aspiranti 007 "una sentita adesione ai valori che caratterizzano il Sistema di informazione della sicurezza della Repubblica, tra cui la lealta', la riservatezza, il coraggio, il segno di patriottismo, la proiezione verso il futuro". Il primo passo che dovranno fare i candidati, dunque, e' registrarsi sul sito www.sicurezzanazionale.gov.it e seguire le istruzioni che saranno inviate via mail. I curricula disponibili saranno quindi sottoposti alle previste procedure selettive, articolate in un preliminare screening delle candidature arrivate ed una seconda fase in cui vengono verificati i profili di "professionalita', affidabilita' e sicurezza" dei candidati. Solo poche decine arriveranno alla fase conclusiva, quella del colloquio selettivo dell'apposita Commissione. L'avviso di ricerca partito oggi non e' comunque l'unico dei canali di reclutamento consentiti dalla riforma del Comparto: per tutti gli altri profili, infatti, rimane attiva la possibilita' di presentare candidature spontanee attraverso la sezione del sito "lavora con noi". Cosi' come funziona lo scouting nelle universita' per neolaureati eccellenti.

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Un videogame dedicato alla fisica delle particelle e ambientato all’INFN

Un game educational dedicato alla fisica delle particelle e ambientato ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN. La sperimentazione nelle classi del "Gran Sasso Videogame", partirà dall'Abruzzo per poi successivamente coinvolgere studenti del Lazio e della Campania. Oltre 350 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni e 15 insegnanti delle province di L'Aquila, Teramo e Pescara - spiega una nota Infn - saranno i protagonisti della valutazione del videogioco. Grazie ai risultati raccolti sul campo il videogioco e i materiali didattici che lo accompagnano verranno finalizzati e rilasciati nella versione definitiva in italiano e in inglese sul sito www.gransassovideogame.it. Gran Sasso Videogame è il primo videogioco ambientato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ed è uno strumento nato per far conoscere la realtà dei Laboratori, avvicinare gli studenti alle frontiere della fisica e alle possibilità offerte dalle carriere scientifiche. Il progetto nasce dalla collaborazione tra i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN, l'agenzia di comunicazione scientifica formicablu srl e ha il contributo di INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) per la fase di sperimentazione nelle scuole. La realizzazione del videogioco è stata affidata alla casa di produzione IVproduction di Ivan Venturi, pioniere dell'industria videoludica italiana. Gran Sasso Videogame è il risultato del progetto PILA (Physics In Ludic Adventure) finanziato dal MIUR nell'ambito della legge 6/2000 per la diffusione della cultura scientifica. Prima ancora di aver raggiunto la sua versione definitiva Gran Sasso Videogame ha già ottenuto il titolo di progetto più significativo nella categoria: "Capitale Umano" al "Premio PA sostenibile 100 progetti per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030". La versione beta del videogioco è stata resa pubblica il 27 maggio 2018 e ad oggi è stato giocato da circa 6500 persone. A seguito di ulteriori aggiornamenti, a partire dal 26 marzo, il videogioco sarà proposto per la prima volta agli studenti delle scuole superiori: il percorso di valutazione si effettuerà in circa 15 classi appartenenti a 6 scuole delle provincie di L'Aquila, Teramo e Pescara che si sono rese disponibili a testare il videogioco. La versione definitiva del videogioco in italiano e in inglese verrà rilasciata entro maggio 2019. La fase di sperimentazione servirà a presentare agli studenti Gran Sasso Videogame, coinvolgerli in una sessione di gioco e presentare loro e ai loro insegnanti i materiali didattici che potrebbero essere utilizzati per integrarlo nella didattica. L'obiettivo è quello di finalizzare il videogioco tenendo conto delle osservazioni e delle esigenze degli studenti e insegnanti.

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