L'Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo, e si vive anche meglio, ma resta un divario tra Nord e Sud: lo rivela il 14esimo Rapporto di C.R.E.A. Sanità - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", che sarà presentato la prossima settimana. L'Italia ha un'aspettativa di vita alla nascita di 85,6 anni per le donne e 81 per gli uomini, risultando così "uno dei Paesi più longevi al mondo"; anche la speranza di vita residua a 65 anni (19,4 anni per gli uomini e 22,9 per le donne) è, per entrambi i generi, più elevata di un anno rispetto alla media dell'Unione europea. "Se si vive di più che negli altri Paesi, si vive anche meglio", evidenzia il Rapporto: la speranza di vita in buona salute alla nascita in Italia si attesta a 67,6 anni per gli uomini e 67,2 anni per le donne, e quella a 65 anni è pari a 10,4 anni per gli uomini e 10,1 per le donne, contro una media Ue inferiore, e pari rispettivamente a 9,8 e 10,1 anni. In Italia, sempre a 65 anni, la speranza di vita senza limitazioni nelle attività quotidiane è di 9,8 anni nel 2016 e in aumento rispetto al 2010 di quasi un anno, "dimostrando che è in atto una compensazione almeno parziale degli effetti attesi dell'invecchiamento"
Ma "rimane il divario tra Settentrione e Meridione, con oltre un anno di svantaggio in termini di aspettativa di vita nelle Regioni del Mezzogiorno, che diventano 3 per quella a 65 anni". Tuttavia "le aspettative di vita nelle Regioni Meridionali sono incomparabilmente migliori di quanto ci si potrebbe aspettare sulla base del loro livello di sviluppo economico": Grecia e Portogallo, ad esempio, pur con un pil pro-capite paragonabile a quello del nostro meridione, "performano" peggio di tutte le Regioni italiane, Campania esclusa; e quest'ultima, comunque, performa molto meglio di tutti i Paesi dell'Ue orientale. "Questo - sottolinea il Rapporto - è il risultato del meccanismo redistributivo alla base del Servizio sanitario nazionale, il quale permette alle Regioni più povere di avere risorse comunque sufficienti per la Sanità. E "tutto questo ad un costo largamente inferiore a quello sostenuto negli altri Paesi (vedi la scheda spesa e finanziamento)", anche se - conclude il rapporto - "questo non basta a 'promuovere' completamente il Ssn"
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