Le storie

Il 3 novembre del 1706 il terremoto della Maiella

 

Il 3 novembre del 1706 un violento sisma sconvolse l'Abruzzo. Tra il 1702 ed il 1706 molti i terremoti che colpitrono l'Italia centrale, il sisma della Maiella fu uno dei piu' disastrosi raggiungendo un magnitudo 6.8 della scala Richter. L'epicentro è stato localizzato sul versante aquilano della Maiella, a circa 15 km ad est di Sulmona

Gravemente danneggiati la Valle Peligna ed il versante in provincia di Chieti della Maiella. I centri colpiti furono: Lama dei Peligni, Manoppello, Palena, Cansano, Sulmona, Prezza, Raiano, Vittorito, Roccacasale, Salle, Tocco da Casauria, Rivisondoli, Roccaraso, Palena, Lettopalena, Lama dei Peligni, Fara San Martino.

A Palena i morti furono 300 su una popolazione di 450 persone, a Sulmona, che perdette la maggiore parte degli edifici e buona parte del suo centro storico medievale, morirono 1150 persone. Alla prima scossa ne seguì una seconda la notte del 4 novembre portando ulteriore distruzione e morte. Le vittime accertate del sisma furono circa 2400.

Il sisma avvenne a soli 3 anni di distanza dalla crisi sismica del 1703 che aveva duramente colpito L'Aquila, praticamente rasa al suolo, con danni gravissimi per ciò che riguarda il suo patrimonio artistico e architettonico.


Un censimento dei danni riportato su https://it.wikipedia.org/ :

I danni maggiori li patì l'Abruzzo, specialmente come già detto la Valle Peligna. Danni gravi si registrarono comunque anche nel Lazio, nel Molise e parzialmente anche nella Capitanata (nord della Puglia).

  • Sulmona: non fu completamente distrutta, ma risultò il centro maggiormente colpito: fu perduto più di 3/4 del patrimonio edilizio, facendo scomparire anche quegli edifici che avevano fatto meritare alla città l'appellativo di Siena degli Abruzzi o Siena d'Abruzzo[5] per aver avuto uno sviluppo culturale pari a quello di Siena. A causa della gran polvere che si alzò, all'inizio non ci si rese conto dell'immane disastro che segnò profondamente la storia della città. Solo dopo ci si accorse che Sulmona era ridotta a cumuli di macerie, con qualche edificio scampato miracolosamente ma comunque sempre danneggiato. Crollarono la Cattedrale di San Panfilo, di cui rimase solo la facciata, il Palazzo Vescovile, la chiesa del Complesso della Santissima Annunziata, le chiese di San Francesco della Scarpa, San Filippo Neri, Sant'Agostino, Santa Chiara, Santa Caterina, Santissima Trinità, Santa Maria del Carmine, Badia Morronese, l'oratorio di san Rocco. Inoltre crollarono anche alcuni palazzi, principalmente affacciati lungo Corso Ovidio e l'attuale Piazza Garibaldi, le mura furono sbrecciate mentre le porte in larga parte riuscirono a rimanere in piedi, pur presentando notevoli danni (tranne Porta Napoli); crollarono anche il campanile di Santa Maria della Tomba, l'annessa Cappella della Madonna di Loreto e la Casa della Confraternita Lauretana (i cui resti si ammirano tuttora). Solo pochi edifici, che riportarono comunque danni come già detto, rimasero in piedi: la chiesa di Santa Maria della Tomba, il campanile dell'Annunziata, il palazzo del Complesso della Santissima Annunziata, la facciata e il campanile di San Francesco della Scarpa, il campanile della Badia Morronese, il portale di Sant'Agostino (trasferito nel 1883 in San Filippo), la facciata della Cattedrale, la cripta di quest'ultimo, l'Acquedotto Svevo, Porta Napoli, la chiesa dell'Incoronata, la chiesa di San Giovanni e la chiesa di San Gaetano. Inoltre, rimasero in piedi anche alcuni palazzetti medievali e rinascimentali che si trovavano nel cuore del centro storico e la Fontana del Vecchio (1478). I morti furono 1000 circa, i feriti e i senzatetto incalcolabili.
  • Campo di Giove: forse epicentro del sisma, fu letteralmente distrutto: rimase in piedi solo una parte di Palazzo Nanni. Si dice che alcuni massi si staccarono dalla montagna sovrastante. Molti feriti (numero non disponibile).
  • Cansano: quasi del tutto raso al suolo, rimasero in piedi, seppur danneggiati, Palazzo Teseo, il torrione del castello e le porte del centro fortificato (crollate poi col sisma del 1933). La maggior parte degli edifici dovette essere ricostruita ex novo, compresa la chiesa di San Salvatore, come recita l'iscrizione A TERREMOTU CORRUIT ET UN[IVERSI]TAS A PLANTA REDEGIT - A.D. 1739.
  • Pratola Peligna: i danni non furono molti, forse perché durante quel periodo la città era un "cantiere aperto" visto che si stava procedendo alla ricostruzione o alla ristrutturazione di alcuni edifici. Risultarono comunque danneggiati, inagibili e in parte crollati, il primitivo Santuario della Madonna della Libera, diversi oratori e alcuni palazzi. Non riuscirono a reggere invece le case popolari dove viveva buona parte della popolazione. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Prezza: crollano la chiesa di S.Lucia e quella di san Giuseppe (di cui comunque rimane in parte in piedi l'interno). Rimane intatta la statua di S.Lucia, miracolosa, nonostante le macerie che le cadono addosso. Il 90% dell'abitato crolla, il resto è inagibile. Rimane in piedi e intatta solo la Chiesa di Santa Maria del Colle. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Raiano: quasi tutto il paese crolla, anche le chiese. L'eremo di San Venanzio rimase in piedi ma risultò inagibile. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Vittorito: il paese risultò quasi del tutto inagibile; alcuni crolli, i maggiori nella parrocchiale. I morti forse non ci furono, ma qualcuno rimase ferito.
  • Castelvecchio Subequo: crolla la chiesa di san Francesco (rimangono in piedi solo la facciata, la cappella di S.Maria e gli altari laterali). Crollano anche alcuni piccole case; per il resto crepe e caduta di calcinacci. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Corfinio: danni alla Chiesa di San Pelino, detta Basilica Valvense e prima cattedrale della Diocesi di Sulmona-Valva. Crolla la chiesa di S.Martino, inagibile e devastata all'interno la chiesa di S.Maria del Soccorso. Danni più o meno gravi alle abitazioni. Feriti (e morti?) (numero non disponibile).
  • Roccacasale: a breve distanza da Sulmona, il centro risulta devastato e inagibile; il Castello crolla in buona parte e la sua decadenza si accentua. Annientate le chiese.
  • Salle: la situazione del centro fu gravissima, e sembra che ancora nel '900 portasse i danni di quella sciagura. Crollarono le chiese. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Pacentro: crollano le chiese, alcune abitazioni. Crolla in parte anche il Castello. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Pettorano sul Gizio: il centro è in buona parte distrutto, ma una parte rimane anche se inagibile. Sopravvive, seppur danneggiato, il Castello. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Scanno: le chiese risultano fortemente danneggiate, soprattutto quella di S.Maria in Valle. Crolli nella Chiesa della Madonna del Lago.
  • Tocco da Casauria: il paese risulta gravemente danneggiato, la periferia dell'abitato crolla. Danni ingenti e crolli nella chiesa di S.Eustachio, nel Castello e in modo più lieve alle altre chiese. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Popoli: crollano le chiese della Trinità e San Lorenzo. Viene giù quasi tutta la parte alta della facciata della chiesa di San Francesco, mentre il Castello (abbandonato da tempo) presenta crolli molto diffusi. Crollano anche alcuni abitazioni; i cronisti popolesi riportarono il decesso di 120 persone, mentre altre 130 furono ferite.
  • Cocullo: danni gravi alla chiesa di S.Maria delle Grazie. Inagibile la chiesa di S.Domenico Abate e piccoli crolli nell'abitato.
  • Villalago: il centro fu gravemente danneggiato. In buona parte, però, i vari edifici riescono a resistere alla scossa.
  • Anversa degli Abruzzi: crolla il Castello (ne rimangono pochissimi ruderi); danni in tutto l'abitato.
  • Castiglione a Casauria: danni all'Abbazia di San Clemente a Casauria.
  • Rivisondoli: crolla tutto il paese. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Roccaraso: crolla mentre era ancora in costruzione dopo che il Terremoto dell'Aquila del 1703 l'aveva distrutta. Crolla parzialmente anche la chiesa di San Bernardino. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Pescocostanzo: crolla il soffitto della Collegiata, cancellando così quasi tutte le testimonianze medievali della chiesa. Crollano anche alcuni palazzi, mentre altri sono inagibili. Piccoli crolli e inagibilità anche nella chiesa del Suffragio. Reggono bene, invece, gli altri palazzi e chiese, pur riportando a volte delle crepe. Morti e feriti (numero non disponibile).
  • Bugnara: gravemente danneggiato.
  • Fara San Martino: per questo borgo, come anche per quelli del versante chietino e pescarese, la scossa più distruttiva fu la seconda. A Fara la metà del paese crollò, l'altra metà era inagibile. La chiesa di San Remigio era inagibile e con piccoli crolli, quella dell'Annunziata si era sbriciolata, mentre quella di San Rocco riuscì a rimanere in piedi pur presentando crepe. Furono danneggiati anche alcuni palazzi e locali sede di attività. Crolla buona parte dell'Abbazia di San Martino. I morti furono 5 e i feriti 120.
  • Palena: gravi danni, i morti furono 300 e i feriti 100, e su una popolazione di circa 450 abitanti.
  • Lettopalena: danni. 60 morti e alcuni feriti.
  • Taranta Peligna: crollò la chiesa di san Biagio, di cui rimase la facciata, e vi furono gravi danni. 100 morti e poco più di 100 feriti.
  • Lama dei Peligni: danni gravissimi, solo pochi edifici rimasero in piedi. Inoltre vi fu uno smottamento che fece crollare altri edifici, rimasti in piedi. I morti furono 130 e i feriti 120.
  • Guardiagrele: già gravemente danneggiato nel 1703, il terremoto del 1706 provocò il crollo di alcuni edifici: andarono giù l'interno del Duomo, delle chiese di San Francesco, Sant'Antonio, dei Cappuccini. Crollarono completamente la chiesa di San Nicola e il Palazzo Vitacolonna. Crepe nella chiesa di san Silvestro.
  • Chieti: alcuni edifici, seppur pochi, risultarono inagibili; crolla la parte superiore del campanile della Cattedrale di San Giustino, che presenta evidenti crepe all'esterno. Pericolante il campanile di Santa Trinità. Alcuni edifici si inclinarono ma non caddero giù. La tradizione vuole che il terremoto non provocò altri danni per il tempestivo interno di San Giustino, apparso sopra Chieti.
  • Fossacesia: fu l'unico centro della costa danneggiato. Nel piccolo paese l'Abbazia di San Giovanni in Venere risulta inagibile e ciò ne accentua la decadenza.
  • Città Sant'Angelo: fu un caso sorprendente di come Città Sant'Angelo subì danni molto gravi dal sisma mentre la vicinissima Atri non patì nulla. A Città Sant'Angelo crollò la cuspide del campanile della Collegiata e la navata sinistra della suddetta chiesa; vennero giù anche le chiese di San Francesco e San Bernardo. Quasi tutte le abitazioni risultarono fortemente danneggiate, mentre le altre chiese furono inagibili.
  • Venafro: anche a Venafro, in Molise, la scossa più devastante fu la seconda. Crollarono parte della facciata della chiesa dell'Annunziata e risultarono gravemente danneggiati la Chiesa di San Nicandro, il Convento dei Cappuccini, e alcune sale al piano terra del Castello Pandone. Inagibile, con piccoli crolli, la chiesa del Cristo.
  • Acquaviva d'Isernia: inagibile il Castello.
  • Agnone: la chiesa di Santa Croce è inagibile, mentre sono pericolanti il campanile e l'annesso ospedale; la chiesa di S.Emidio ha il crollo parziale del soffitto, quelle dell'Assunta e di San Nicola inagibili.
  • Isernia: danneggiata la Cattedrale, crepe in alcuni edifici.
  • Capracotta: inagibile il Palazzo Baronale. Devastata e con dei crolli la chiesa di S.Maria di Loreto.
  • Ferrazzano: crepe nella chiesa dell'Assunta.
  • Guglionesi: inagibilità per la chiesa di S.Maria Maggiore.
  • Isernia: crolla l'interno della chiesa di San Francesco e inagibile il convento di S.Maria delle Monache.
  • Larino: inaigibili le chiese di Santo Stefano e San Francesco. Semicrollato il Palazzo Ducale.
  • Limosano: semicrollate le chiese di S.Maria e S.Francesco.
  • Lucito: inagibile la chiesa di San Nicola, dove vi sono alcuni crolli.
  • Morrone del Sannio: inaigibile la chiesa di S.Maria in Casalpiano.
  • Campodipietra: crolla la chiesa di San Martino.
  • Petrella Tifernina: gravemente danneggiata la chiesa di San Giorgio.
  • Rocchetta a Volturno: distrutta l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno; la chiesa era stata già distrutta tre volte dai terremoti, e tutto ciò ne accentua la decadenza.
  • San Giuliano di Puglia: crolla quasi del tutto la chiesa di S.Giuliano, che da tempo era ormai in completo abbandono.
  • Santa Croce di Magliano: gravissimi danni alla torre medievale.
  • Sepino: crolla la parte superiore del campanile della chiesa di Santa Cristina.
  • Termoli: crolli all'interno del Duomo.
  • Torella del Sannio: inagibile, con piccoli crolli, il Castello.
  • Trivento: crolla buona parte del Duomo.
  • Capitanata: alcuni centri della Capitanata, quelli al confine con il Molise, avvertirono la scossa, riportando crepe e piccole cadute di intonaco.
  • Abbazia di Montecassino: distintamente avvertito, vi fu comunque qualche piccola caduta di intonaco e qualche crepa.
  • Sora: avvertito, provocò crepe, caduta di intonaci e spesso di alcuni elementi decorativi nelle facciate di edifici.

 

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Internet compie 50 anni

Internet compie 50 anni. La rete non si chiamava internet ma Arpanet, ed era un progetto voluto da un'agenzia del dipartimento della Difesa Usa, l'Arpa (Advanced research projects agency), quando il 29 ottobre del 1969 quando fu effettuata la trasmissione di un primo pacchetto di dati tra due computer, uno all'università di a Los Angeles - sotto la supervisione dell'informatico Leonard Kleinrock - e l'altro al Research Institute di Stanford.


A far decollare internet è stato, 20 anni dopo, il papà del Web Tim Berners-Lee: nel 1989 presentò un saggio al Cern di Ginevra che rappresentava la base teorica del World wide web, mentre nel 1991 fu online il primo sito web. Con la crescita del web e di servizi come la posta elettronica, internet è diventato la rete di telecomunicazioni globale che oggi connette miliardi di persone e oggetti, anche se quasi la metà della popolazione mondiale è ancora tagliata fuori.

Nonostante siano passati 50 anni dalla sua nascita, infatti, internet non è ancora alla portata di tutti. Secondo l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu), alla fine del 2018 gli utenti di internet erano 3,9 miliardi, pari al 51,2% della popolazione mondiale. In altre parole, poco meno della metà degli abitanti del pianeta non ha ancora accesso a internet.
   

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Imprese culturali, Tiboni: una risorsa per l’occupazione.

"Tutte le realtà culturali abruzzesi attendevano il bando per i grandi eventi annunciato dalla Regione e lo stanziamento dei soldi per la cultura, che è ormai il fanalino di coda di tutte le amministrazioni, qualsiasi sia l’orientamento politico. Ma di questo ci se n’è fatta una ragione". Lo afferma Carla Tiboni, Presidente Premi Internazionali Flaiano.
"Ciò che non è condivisibile è affermare che la cultura deve tornare a fare economia. Per chi conosce profondamente le realtà culturali abruzzesi, questo fattore è da sempre riscontrabile, non con manifestazioni occasionali nè festaiole, ma organizzate in modo da costituire un patrimonio ed un giacimento per il lavoro e per il territorio. La cultura fa economia da sempre, con un indotto che è insito nell’attività stessa, crea posti di lavoro per maestranze qualificate ed in continuo sviluppo e, soprattutto, consente alle nuove generazioni di ricercare occupazione con particolare professionalità e in ambiti nuovi. Il punto è un altro: avere la giusta considerazione e il riconoscimento per il lavoro svolto da decenni, con maggiori certezze nel tempo per le attività culturali esistenti, in questo modo dando stabilità lavorativa alle maestranze del settore e all‘imprese cultura".

 

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Migranti, per gli italiani sono il 31 per cento ma in realtà sono il 9

Secondo gli italiani gli stranieri residenti in Italia sono il 31 per cento della popolazione totale. Secondo l'Istat la percentuale si ferma al 9 per cento. È questo il dato principale che emerge dal sondaggio condotto da Ipsos sulla "Percezione del fenomeno migratorio" all'interno del progetto europeo Ciak MigraAction promosso da WeWorld-Gvc onlus in collaborazione con il Comune di Bologna e la cooperativa Dedalus di Napoli per aumentare la consapevolezza dei cittadini sul contributo dei migranti nelle societa' europee promuovendo una narrazione dei processi migratori basata su dati e fatti reali. Quattro gli Stati europei coinvolti: Italia, Grecia, Austria e Ungheria. Il sondaggio e' stato presentato dal presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, in occasione della conferenza nazionale di Ciak MigrAction dal titolo "Le migrazioni tra realta', narrazione e percezione" organizzato nell'ambito del Terra di Tutti Film Festival, al via oggi a Bologna. L'impatto dell'immigrazione Secondo gli intervistati, il fenomeno migratorio e' la quarta priorita' nazionale, dietro a disoccupazione, situazione economica e tasse. A livello individuale occupa il decimo posto nella scala delle preoccupazioni degli italiani. Per quello che riguarda l'impatto dell'immigrazione sul paese, il 12 per cento esprime un voto positivo, il 28 per cento ritiene non abbia avuto alcun effetto e il 57 per cento esprime un giudizio negativo. Questo dato fa il paio con quello che riguarda "l'altro" nella societa' ideale. Per il 59 per cento del campione e' importante che siano tutelati i diritti delle minoranze, per il 29 per cento, invece, e' fondamentale che ci siano sempre meno migranti che arrivano in Italia. Lavoro e welfare Il 75 per cento degli intervistati ritiene che i migranti siano spesso sfruttati nel mercato del lavoro. Allo stesso tempo, il 46 per cento sostiene che i datori di lavoro dovrebbero prioritariamente assumere persone italiane prima dei migranti. Per quello che riguarda il welfare, il 46 per cento degli intervistati pensa che l'immigrazione incida sui costi dei servizi dio welfare e consuma risorse che potrebbero essere spese per gli italiani. Di contro, c'e' un 38 per cento che considera necessario il lavoro dei migranti per colmare alcune lacune lasciate dallo stato (per esempio nel campo dell'assistenza familiare). Sicurezza e ius soli Un italiano su 3 e' convinto che la maggior parte dei crimini in Italia sia commessa da migranti. Un italiano su 2 sostiene che l'Italia debba proteggersi di piu' dal resto del mondo rispetto al passato. Il 40 per cento pensa che sia troppo pericoloso accogliere migranti e rifugiati perche' rappresentano una grave minaccia terroristica. Alla voce ius soli, 6 italiani su 10 ritengono che chi e' nato in Italia, indipendentemente dalla nazionalita' dei propri genitori, sia da considerare un "vero italiano". Il ruolo dell'Unione Europea Secondo l'84 per cento degli italiani l'UE dovrebbe fare di piu' per supportare l'Italia nella gestione dei movimenti migratori. Il 63 per cento ritiene che l'Europa dovrebbe essere la principale responsabile del processo di integrazione dei migranti. Solo il 7 per cento promuove l'Unione e sostiene che stia rispondendo in modo efficace all'arrivo dei rifugiati. Media e fake news Il 63 per cento degli italiani dichiara di essere stato esposto a fake news riguardo al tema immigrazione. Secondo il 30 per cento degli intervistati, i mass media hanno timore di descrivere negativamente i migranti; mentre per il 34 per cento esagerano nel descrivere negativamente i migranti. 

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In Italia un bimbo su tre sovrappeso o obeso, è record europeo

Un bambino su tre nella fascia 6-9 anni in Italia e' sovrappeso o obeso, il tasso maggiore di tutta l'Europa. Lo afferma il secondo rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode, pubblicato in vista delle Giornate mondiali contro l'obesita' del 10 ottobre e dell'alimentazione del 16 ottobre. Secondo il documento sono circa 100mila i bambini obesi o sovrappeso nel nostro Paese, con una prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%). A livello globale d'altra parte il numero di bambini di eta' inferiore ai cinque anni obesi o sovrappeso risulta in costante aumento e ha ormai superato quota 40 milioni, 10 milioni in piu' rispetto al 2000. Le famiglie del Centro e del Sud d'Italia, con livelli di istruzione e di reddito piu' bassi rispetto alla media nazionale, registrano un'incidenza maggiore del fenomeno. La maglia nera va ai bambini campani (oltre il 40% sono sovrappeso e obesi), seguiti dai coetanei di Molise, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia.

"Le ricerche piu' recenti ci dicono che e' necessario intervenire nei primi tre anni di vita - osserva Mohamad Maghnie, responsabile dell'UOC Clinica Pediatrica dell'Ospedale Gaslini di Genova -. E per farlo dobbiamo conoscere abitudini alimentari e stili di vita dei pazienti a cominciare dalla gravidanza. Ma non basta. Dobbiamo investire nell'educazione alimentare delle famiglie e nella formazione mirata dei medici"

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Abbasso il vincolo! Alea iacta est! Il dado è tratto, avanti con il vincolo di mandato!

Alea iacta est! Il dado è tratto, avanti con il vincolo di mandato!

 

Il furore filologico della nuova intellighenzia italica, con il suo invasivo circo
mediatico, ha finalmente condotto la nuova aristocrazia politica, non più
odiosa Casta, a riscoprire antiche radici e a riscrivere originalmente testi e
documenti deformati da una tradizione ipocrita e funzionale alle vecchie
classi dominanti.
Il primo esempio è l’assunto cardine, universalmente e scioccamente
accettato finora, della filosofia cartesiana: la formula autentica è “ Parlo,
dunque sono” e non più la banalità del ” Io penso, dunque sono”!
Il secondo esempio è tratto dalla kantiana Critica della ragion pura : non è
più l’”io penso” a dover accompagnare tutte le nostre rappresentazioni, ma
è l’”io parlo” l’atto di accertamento della mia esistenza quando spiego
qualcosa!
Sic stantibus rebus, buttandola in politica, anche il povero Dante è così
corretto :
nel XXVI canto dell’Inferno, non è scritto “ Considerate la vostra semenza.
Nati non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”
bensì “ Nati voi foste per viver come bruti, non per seguire virtute e
canoscenza”!
Così, dopo l’ “ Etica more gryllino demonstrata “ , che ha tagliato i privilegi
di quella impudica Casta, sputtanata dal 2007 dagli eredi di Savonarola, i
Dioscuri del Corriere e, subito dopo, gli intellettuali della famosa
associazione filantropica, impegnata da sempre nella lotta all’evasione
fiscale, la siderale Confindustria, dopo la vindeminatio magna che ha
tagliato i rentiers improduttivi dell’ultima Repubblica, grazie al rasoio
dell’onorato Luigi, novello Arnaldus a Brixia- Arnaldo da Bresciaispiratore,
corifeo e realizzatore della rivoluzionaria renovatio Senatus, si
apre l’ultimo orizzonte della apocalittica riforma costituzionale, l’eliminazione
di quella squallida- per i neocostituzionalisti- clausola che è l’assenza del
vincolo di mandato per deputati e senatori, l’ultimo ostacolo alla
trasformazione del libero parlamentare in devoto milite di tetragona falange!
Ma qui è, purtroppo, poiché ogni tanto anche ad un illuminato semidio vires
deficiunt , mancano le forze, necessaria una investitura che riconosca
l’auctoritas assoluta del proponente, sempre l’eclettico e proteiforme
Ludovicus sive Aloisius, Campanus, l’erede designato di Frate Dolcino
mutatosi in condottiero implacabile, novello Federico finalmente vittorioso
contro la Lega lombarda dell’improvvido Matteo!
A questo provvede un consumato ministro, Parvus Franciscus, italice
Franceschini - diminutivo, giammai vezzeggiativo- folgorato sulla strada di
Damasco dal vigore intellettuale, con annessa insaziata curiosità, del suo
poliedrico collega, folgorato al punto da ipotizzarlo protagonista di una
moderna versione della proustiana Recherche, la Ricerca del tempo perduto
a scuola ( dagli altri )!
Clamoroso effetto di questa felice combinazione intellettuale è la scoperta,
scoperta che avrebbe spinto al suicidio anche un intellettuale caro al
Leopardi come Angelo Mai, di monumenti dell’antico diritto romano, ignoti
anche a Teodoro Mommsen, monumenti che legittimano ab ovo la
cancellazione dell’osceno vincolo.
Così, i costituzionalisti ignari potranno finalmente, tra i tanti tesori sepolti,
conoscere:
1) Corpus iuris conciliorum laicorum ( Diritto delle assemblee civili);
2) Lex Aloisia de caracallae, togae sive loricae commutatione
coercenda ( Legge dell’onorato Luigi per la repressione del cambio di
casacca);
3) Ludovici lex de legatorum perduellione ( Legge, ancora, dell’onorato
Luigi sul tradimento dei deputati);
4) Lex Aloisia de fide sublata ( Legge, sempre e comunque, del de cuius
sulla fiducia tradita);
5) Leges de proditione domus plutei( leggi sul tradimento di casa leggio).
6) Lex Davidica de mercimonio puniendo ( Legge di Davide per la
punizione del mercimonio);
7) Ludovici lex de consulari potestate ( Legge di auto-attribuzione del
potere consolare);
8) Aloisii lex de tribunicia potestate ( E’ facile!);
9) Ludovici lex de adulterio politico ( Punire i franchi tiratori!);
10) Parvi Francisci lex de deditione ( Obbedire sempre e comunque!).
Con simili fondamenti giuridici sanciti dalla storia, chi potrà opporsi?
Probabilmente solo il sen. Toninelli se si accettasse di trasferire in politica la
sua magnifica ossessione per l’analisi costi-benefici!
AMEN!
di Angelo Orlando

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Alessandra Priante guida la Commissione Regionale Europa dell’UNWTO

Per la prima volta un’italiana, Alessandra Priante, guiderà la Commissione Regionale Europa dell’UNWTO (United Nations World Tourism Organization), l’agenzia ONU che rappresenta la principale organizzazione mondiale di policy del turismo. Lo UNWTO promuove il turismo come driver di crescita economica, sviluppo inclusivo e sostenibilità ambientale, secondo principi di “responsabilità” e accessibilità universale.

Il Neodirettore, selezionato tra circa 200 candidati provenienti da tutto il mondo, entrerà in carica dal prossimo novembre e avrà il compito di presiedere e coordinare l’attività della Commissione Regionale Europa che riunisce 44 Stati (compresi la Russia e svariati Paesi dell’area euro-asiatica) offrendo supporto ai rispettivi governi, ascoltandone le istanze e adoperandosi affinché le questioni relative al turismo siano presenti come priorità nelle agende politiche. L’Europa è la Regione più vasta e di peso nel contesto dell’Agenzia e nel turismo mondiale in genere: 4 dei 6 Paesi fondatori dell’ente sono europei (Italia, Francia, Germania, Spagna); come “Regione” genera oltre il 50% degli arrivi internazionali ed è in continua crescita (+4% nell’ultimo anno).

Il nuovo incarico segue la recente esperienza di Alessandra Priante a Capo delle relazioni internazionali e del cerimoniale del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Esperta di policies del turismo, dal 2010-2015 ha ricoperto per conto del Ministero degli Esteri il ruolo di Esperto culturale del Governo per l’area del Golfo (Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Bahrein, Kuwait). Ha inoltre rappresentato l’Italia in numerose istituzioni internazionali, riportando il Paese in una posizione centrale nell’ambito delle principali piattaforme, quali UNWTO, OCSE e Unione Europea con le strategie BlueMed, Eusair ed Eusalp. 

 

Alessandra Priante nei prossimi giorni sarà presente, in qualità di speaker, in due importanti eventi del settore: il 5 e il 6 ottobre in Sardegna al Mediterranean European Economic Tourism Forum (Meet Forum 2019) e il 9 ottobre a Rimini in occasione della TTG Travel Experience, manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo.

 

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In Italia solo il 48,9% delle donne in eta’ fertile lavora

La scelta di avere uno o piu' figli non dipende solo dalla condizione economica ma principalmente dal livello di benessere, cioe' dalla qualita' della vita; a bassi tassi di occupazione femminile corrispondono bassi tassi di fecondita'. In Italia, infatti, solo il 48,9% delle donne in eta' fertile lavora, contro una media del 62,4% dell'Unione europea. Un trend, purtroppo, non solo italiano, ma in cui il nostro Paese registra uno tra i tassi piu' bassi al mondo, come evidenziato dal Pew Research Center. Attualmente il tasso di fertilita' e' di 2,5 figli per donna a livello mondiale, ma scendera' a 1,9 nel 2100, sotto la soglia del 2,1 che secondo i demografi consente ad una popolazione di rimanere stabile. Secondo Eurostar, senza arrivi dall'estero, l'Italia e' destinata a dimezzare la sua popolazione entro 80 anni. In Italia le donne dichiarano di pensare ad avere un figlio non prima dei 35 anni, secondo una recente ricerca del Censis. Le giovani coppie italiane hanno il primo figlio alla stessa eta' in cui quelle francesi hanno il secondo. Come hanno affermato di recente 3 docenti di demografia dell'Universita' di Roma nella ricerca "Avere figli in Italia: una questione di BES", gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, incidono fortemente sulla scelta di mettere su famiglia e di avere bambini. La ricerca, infatti, ha messo in luce una correlazione diretta tra i BES e la fecondita': non e' un caso che le famiglie del Nord abbiano una maggiore prolificita' rispetto a quelle del resto del Paese e che in particolare la provincia di Bolzano (al top per tutti i domini BES) sia anche l'unita' territoriale in cui il numero medio di figli per donna e' stato il piu' alto d'Italia. "La denatalita' si contrasta anche con le misure di sostegno alla famiglia nei primi sei mesi di vita. Tra di esse e' fondamentale sostenere la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ed in particolare sostenere i papa' oltre le mamme, portando anche il loro congedo a 30 giorni come avvenuto in Francia. Oltralpe la nuova norma riguarda i neonati prematuri o ospedalizzati in modo da consentire ad entrambi i genitori la copresenza in Terapia Intensiva Neonatale. Ma la nostra idea e' quella di portare il congedo parentale dagli attuali 5 giorni piu' uno facoltativo a 30 giorni per tutti i papa'. L'obiettivo e' consentire ai genitori di seguire adeguatamente i bambini nei primi sei mesi di vita".

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Abruzzo, i dati su Alzheimer e caregiver

In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all’impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici. Per un abruzzese su tre (33%) ha il suo impatto più forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva. Lo rileva l'ultima ricerca dell'Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell'Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come gli spezzini percepiscano l'assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

«Oltre agli impatti psicologici, il 25% degli abruzzesi menziona le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell'assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver. L'aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (29%), seguito dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (24%) e dalla sua regressione psichica (20%). Ma quali sono, nella percezione degli abitanti della regione, i campanelli d'allarme del manifestarsi della malattia? I più caratteristici sono la dimenticanza dei nomi dei familiari (33%), il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (22%) e l'incapacità di svolgere azioni abituali (18%). Segue l'incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (16%). Quali sono le realtà e i soggetti che gli abruzzesi, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell'Alzheimer? In primo luogo, le associazioni nazionali o territoriali (35%) e le strutture e le cliniche private (25%). Seguono i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (16%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all'assistenza ai malati di Alzheimer, il 67% degli abruzzesi afferma di non conoscere progetti a riguardo. Per sostenere l’attività dei caregiver, oltre un abruzzese su due opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (58%), magari integrati da attività presso centri diurni (31%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (20%). Oltre un abruzzese su cinque vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (22%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l'attività lavorativa, senza dovervi rinunciare. Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, il 69% degli abitanti della regione si rivolgerebbe infine a uno psicologo o psicoterapeuta, magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un ulteriore 16% andrebbe dal medico di base» si legge nella nota.

 

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Sondaggio sulle parole da salvare del vocabolario italiano

E' partito via social il sondaggio su "quale parola da salvare" in preparazione della quarta edizione di 'Parole in cammino', il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d'Italia (Siena, 1-5 aprile 2020), manifestazione promossa dal Comune di Siena, in collaborazione con l'Università per Stranieri di Siena e l'Università di Siena, diretta da Massimo Arcangeli. Fra gli altri partner del Festival spiccano la Società Dante Alighieri, l'Accademia della Crusca e le case editrici Zanichelli, Mondadori e Aracne. Se, per assurdo, dovessero scomparire 50 parole dalla nostra memoria collettiva, perchè adoperate sempre meno, quale salvare? Alla domanda hanno già risposto in tanti (intellettuali e artisti, giornalisti e scrittori, studenti e insegnanti). Sergio Castellitto ha scelto "futile" ("Il futile può essere utile") e Franco Di Mare "redimere" ("Perché occorre mantenere viva la speranza"); la giornalista Ilaria Sotis ha optato per "nemesi" ("Perché se scomparisse la parola nemesi avrebbero la meglio coloro che non sanno - o possono - vederne le fondamentali differenze dalla parola vendetta"), così come il critico letterario Filippo La Porta ("Perché non ha sinonimi e ricorda alla modernità che da qualche parte esiste un limite che non andrebbe superato"). La traduttrice Ilide Carmignani salverebbe invece "indaco" ("Perché è uno dei 7 colori dell'iride e non ha un vero sinonimo"), lo scrittore Paolo Di Paolo "discolo" ("Per non dimenticare il fanciullo che è in ognuno di noi e guardare il mondo con stupore") e la scrittrice di noir Francesca Bertuzzi "blandire" ("Per la morbidezza della parola e l'uso ambiguo che se ne può fare").

Alle 50 parole iniziali da salvare se ne sono aggiunte intanto altre 30, destinate ai lettori del "Post": Massimo Arcangeli ne commenterà e spiegherà una a settimana fino al mese di marzo del 2020, all'interno del suo blog, sul giornale online diretto da Luca Sofri. Gli autori dei migliori commenti alle 80 parole scelte saranno premiati a Siena nei giorni della manifestazione. Chi è interessato a partecipare all'iniziativa troverà, sulla home page del sito di 'Parole in cammino' (www.ilfestivaldellalinguaitaliana.it), un link che rinvierà a una pagina Facebook dove potrà votare e commentare le parole selezionate fino al 3 aprile

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