Le storie

Imprese culturali, Tiboni: una risorsa per l’occupazione.

"Tutte le realtà culturali abruzzesi attendevano il bando per i grandi eventi annunciato dalla Regione e lo stanziamento dei soldi per la cultura, che è ormai il fanalino di coda di tutte le amministrazioni, qualsiasi sia l’orientamento politico. Ma di questo ci se n’è fatta una ragione". Lo afferma Carla Tiboni, Presidente Premi Internazionali Flaiano.
"Ciò che non è condivisibile è affermare che la cultura deve tornare a fare economia. Per chi conosce profondamente le realtà culturali abruzzesi, questo fattore è da sempre riscontrabile, non con manifestazioni occasionali nè festaiole, ma organizzate in modo da costituire un patrimonio ed un giacimento per il lavoro e per il territorio. La cultura fa economia da sempre, con un indotto che è insito nell’attività stessa, crea posti di lavoro per maestranze qualificate ed in continuo sviluppo e, soprattutto, consente alle nuove generazioni di ricercare occupazione con particolare professionalità e in ambiti nuovi. Il punto è un altro: avere la giusta considerazione e il riconoscimento per il lavoro svolto da decenni, con maggiori certezze nel tempo per le attività culturali esistenti, in questo modo dando stabilità lavorativa alle maestranze del settore e all‘imprese cultura".

 

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Migranti, per gli italiani sono il 31 per cento ma in realtà sono il 9

Secondo gli italiani gli stranieri residenti in Italia sono il 31 per cento della popolazione totale. Secondo l'Istat la percentuale si ferma al 9 per cento. È questo il dato principale che emerge dal sondaggio condotto da Ipsos sulla "Percezione del fenomeno migratorio" all'interno del progetto europeo Ciak MigraAction promosso da WeWorld-Gvc onlus in collaborazione con il Comune di Bologna e la cooperativa Dedalus di Napoli per aumentare la consapevolezza dei cittadini sul contributo dei migranti nelle societa' europee promuovendo una narrazione dei processi migratori basata su dati e fatti reali. Quattro gli Stati europei coinvolti: Italia, Grecia, Austria e Ungheria. Il sondaggio e' stato presentato dal presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, in occasione della conferenza nazionale di Ciak MigrAction dal titolo "Le migrazioni tra realta', narrazione e percezione" organizzato nell'ambito del Terra di Tutti Film Festival, al via oggi a Bologna. L'impatto dell'immigrazione Secondo gli intervistati, il fenomeno migratorio e' la quarta priorita' nazionale, dietro a disoccupazione, situazione economica e tasse. A livello individuale occupa il decimo posto nella scala delle preoccupazioni degli italiani. Per quello che riguarda l'impatto dell'immigrazione sul paese, il 12 per cento esprime un voto positivo, il 28 per cento ritiene non abbia avuto alcun effetto e il 57 per cento esprime un giudizio negativo. Questo dato fa il paio con quello che riguarda "l'altro" nella societa' ideale. Per il 59 per cento del campione e' importante che siano tutelati i diritti delle minoranze, per il 29 per cento, invece, e' fondamentale che ci siano sempre meno migranti che arrivano in Italia. Lavoro e welfare Il 75 per cento degli intervistati ritiene che i migranti siano spesso sfruttati nel mercato del lavoro. Allo stesso tempo, il 46 per cento sostiene che i datori di lavoro dovrebbero prioritariamente assumere persone italiane prima dei migranti. Per quello che riguarda il welfare, il 46 per cento degli intervistati pensa che l'immigrazione incida sui costi dei servizi dio welfare e consuma risorse che potrebbero essere spese per gli italiani. Di contro, c'e' un 38 per cento che considera necessario il lavoro dei migranti per colmare alcune lacune lasciate dallo stato (per esempio nel campo dell'assistenza familiare). Sicurezza e ius soli Un italiano su 3 e' convinto che la maggior parte dei crimini in Italia sia commessa da migranti. Un italiano su 2 sostiene che l'Italia debba proteggersi di piu' dal resto del mondo rispetto al passato. Il 40 per cento pensa che sia troppo pericoloso accogliere migranti e rifugiati perche' rappresentano una grave minaccia terroristica. Alla voce ius soli, 6 italiani su 10 ritengono che chi e' nato in Italia, indipendentemente dalla nazionalita' dei propri genitori, sia da considerare un "vero italiano". Il ruolo dell'Unione Europea Secondo l'84 per cento degli italiani l'UE dovrebbe fare di piu' per supportare l'Italia nella gestione dei movimenti migratori. Il 63 per cento ritiene che l'Europa dovrebbe essere la principale responsabile del processo di integrazione dei migranti. Solo il 7 per cento promuove l'Unione e sostiene che stia rispondendo in modo efficace all'arrivo dei rifugiati. Media e fake news Il 63 per cento degli italiani dichiara di essere stato esposto a fake news riguardo al tema immigrazione. Secondo il 30 per cento degli intervistati, i mass media hanno timore di descrivere negativamente i migranti; mentre per il 34 per cento esagerano nel descrivere negativamente i migranti. 

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In Italia un bimbo su tre sovrappeso o obeso, è record europeo

Un bambino su tre nella fascia 6-9 anni in Italia e' sovrappeso o obeso, il tasso maggiore di tutta l'Europa. Lo afferma il secondo rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode, pubblicato in vista delle Giornate mondiali contro l'obesita' del 10 ottobre e dell'alimentazione del 16 ottobre. Secondo il documento sono circa 100mila i bambini obesi o sovrappeso nel nostro Paese, con una prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%). A livello globale d'altra parte il numero di bambini di eta' inferiore ai cinque anni obesi o sovrappeso risulta in costante aumento e ha ormai superato quota 40 milioni, 10 milioni in piu' rispetto al 2000. Le famiglie del Centro e del Sud d'Italia, con livelli di istruzione e di reddito piu' bassi rispetto alla media nazionale, registrano un'incidenza maggiore del fenomeno. La maglia nera va ai bambini campani (oltre il 40% sono sovrappeso e obesi), seguiti dai coetanei di Molise, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia.

"Le ricerche piu' recenti ci dicono che e' necessario intervenire nei primi tre anni di vita - osserva Mohamad Maghnie, responsabile dell'UOC Clinica Pediatrica dell'Ospedale Gaslini di Genova -. E per farlo dobbiamo conoscere abitudini alimentari e stili di vita dei pazienti a cominciare dalla gravidanza. Ma non basta. Dobbiamo investire nell'educazione alimentare delle famiglie e nella formazione mirata dei medici"

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Abbasso il vincolo! Alea iacta est! Il dado è tratto, avanti con il vincolo di mandato!

Alea iacta est! Il dado è tratto, avanti con il vincolo di mandato!

 

Il furore filologico della nuova intellighenzia italica, con il suo invasivo circo
mediatico, ha finalmente condotto la nuova aristocrazia politica, non più
odiosa Casta, a riscoprire antiche radici e a riscrivere originalmente testi e
documenti deformati da una tradizione ipocrita e funzionale alle vecchie
classi dominanti.
Il primo esempio è l’assunto cardine, universalmente e scioccamente
accettato finora, della filosofia cartesiana: la formula autentica è “ Parlo,
dunque sono” e non più la banalità del ” Io penso, dunque sono”!
Il secondo esempio è tratto dalla kantiana Critica della ragion pura : non è
più l’”io penso” a dover accompagnare tutte le nostre rappresentazioni, ma
è l’”io parlo” l’atto di accertamento della mia esistenza quando spiego
qualcosa!
Sic stantibus rebus, buttandola in politica, anche il povero Dante è così
corretto :
nel XXVI canto dell’Inferno, non è scritto “ Considerate la vostra semenza.
Nati non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”
bensì “ Nati voi foste per viver come bruti, non per seguire virtute e
canoscenza”!
Così, dopo l’ “ Etica more gryllino demonstrata “ , che ha tagliato i privilegi
di quella impudica Casta, sputtanata dal 2007 dagli eredi di Savonarola, i
Dioscuri del Corriere e, subito dopo, gli intellettuali della famosa
associazione filantropica, impegnata da sempre nella lotta all’evasione
fiscale, la siderale Confindustria, dopo la vindeminatio magna che ha
tagliato i rentiers improduttivi dell’ultima Repubblica, grazie al rasoio
dell’onorato Luigi, novello Arnaldus a Brixia- Arnaldo da Bresciaispiratore,
corifeo e realizzatore della rivoluzionaria renovatio Senatus, si
apre l’ultimo orizzonte della apocalittica riforma costituzionale, l’eliminazione
di quella squallida- per i neocostituzionalisti- clausola che è l’assenza del
vincolo di mandato per deputati e senatori, l’ultimo ostacolo alla
trasformazione del libero parlamentare in devoto milite di tetragona falange!
Ma qui è, purtroppo, poiché ogni tanto anche ad un illuminato semidio vires
deficiunt , mancano le forze, necessaria una investitura che riconosca
l’auctoritas assoluta del proponente, sempre l’eclettico e proteiforme
Ludovicus sive Aloisius, Campanus, l’erede designato di Frate Dolcino
mutatosi in condottiero implacabile, novello Federico finalmente vittorioso
contro la Lega lombarda dell’improvvido Matteo!
A questo provvede un consumato ministro, Parvus Franciscus, italice
Franceschini - diminutivo, giammai vezzeggiativo- folgorato sulla strada di
Damasco dal vigore intellettuale, con annessa insaziata curiosità, del suo
poliedrico collega, folgorato al punto da ipotizzarlo protagonista di una
moderna versione della proustiana Recherche, la Ricerca del tempo perduto
a scuola ( dagli altri )!
Clamoroso effetto di questa felice combinazione intellettuale è la scoperta,
scoperta che avrebbe spinto al suicidio anche un intellettuale caro al
Leopardi come Angelo Mai, di monumenti dell’antico diritto romano, ignoti
anche a Teodoro Mommsen, monumenti che legittimano ab ovo la
cancellazione dell’osceno vincolo.
Così, i costituzionalisti ignari potranno finalmente, tra i tanti tesori sepolti,
conoscere:
1) Corpus iuris conciliorum laicorum ( Diritto delle assemblee civili);
2) Lex Aloisia de caracallae, togae sive loricae commutatione
coercenda ( Legge dell’onorato Luigi per la repressione del cambio di
casacca);
3) Ludovici lex de legatorum perduellione ( Legge, ancora, dell’onorato
Luigi sul tradimento dei deputati);
4) Lex Aloisia de fide sublata ( Legge, sempre e comunque, del de cuius
sulla fiducia tradita);
5) Leges de proditione domus plutei( leggi sul tradimento di casa leggio).
6) Lex Davidica de mercimonio puniendo ( Legge di Davide per la
punizione del mercimonio);
7) Ludovici lex de consulari potestate ( Legge di auto-attribuzione del
potere consolare);
8) Aloisii lex de tribunicia potestate ( E’ facile!);
9) Ludovici lex de adulterio politico ( Punire i franchi tiratori!);
10) Parvi Francisci lex de deditione ( Obbedire sempre e comunque!).
Con simili fondamenti giuridici sanciti dalla storia, chi potrà opporsi?
Probabilmente solo il sen. Toninelli se si accettasse di trasferire in politica la
sua magnifica ossessione per l’analisi costi-benefici!
AMEN!
di Angelo Orlando

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Alessandra Priante guida la Commissione Regionale Europa dell’UNWTO

Per la prima volta un’italiana, Alessandra Priante, guiderà la Commissione Regionale Europa dell’UNWTO (United Nations World Tourism Organization), l’agenzia ONU che rappresenta la principale organizzazione mondiale di policy del turismo. Lo UNWTO promuove il turismo come driver di crescita economica, sviluppo inclusivo e sostenibilità ambientale, secondo principi di “responsabilità” e accessibilità universale.

Il Neodirettore, selezionato tra circa 200 candidati provenienti da tutto il mondo, entrerà in carica dal prossimo novembre e avrà il compito di presiedere e coordinare l’attività della Commissione Regionale Europa che riunisce 44 Stati (compresi la Russia e svariati Paesi dell’area euro-asiatica) offrendo supporto ai rispettivi governi, ascoltandone le istanze e adoperandosi affinché le questioni relative al turismo siano presenti come priorità nelle agende politiche. L’Europa è la Regione più vasta e di peso nel contesto dell’Agenzia e nel turismo mondiale in genere: 4 dei 6 Paesi fondatori dell’ente sono europei (Italia, Francia, Germania, Spagna); come “Regione” genera oltre il 50% degli arrivi internazionali ed è in continua crescita (+4% nell’ultimo anno).

Il nuovo incarico segue la recente esperienza di Alessandra Priante a Capo delle relazioni internazionali e del cerimoniale del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Esperta di policies del turismo, dal 2010-2015 ha ricoperto per conto del Ministero degli Esteri il ruolo di Esperto culturale del Governo per l’area del Golfo (Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Bahrein, Kuwait). Ha inoltre rappresentato l’Italia in numerose istituzioni internazionali, riportando il Paese in una posizione centrale nell’ambito delle principali piattaforme, quali UNWTO, OCSE e Unione Europea con le strategie BlueMed, Eusair ed Eusalp. 

 

Alessandra Priante nei prossimi giorni sarà presente, in qualità di speaker, in due importanti eventi del settore: il 5 e il 6 ottobre in Sardegna al Mediterranean European Economic Tourism Forum (Meet Forum 2019) e il 9 ottobre a Rimini in occasione della TTG Travel Experience, manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo.

 

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In Italia solo il 48,9% delle donne in eta’ fertile lavora

La scelta di avere uno o piu' figli non dipende solo dalla condizione economica ma principalmente dal livello di benessere, cioe' dalla qualita' della vita; a bassi tassi di occupazione femminile corrispondono bassi tassi di fecondita'. In Italia, infatti, solo il 48,9% delle donne in eta' fertile lavora, contro una media del 62,4% dell'Unione europea. Un trend, purtroppo, non solo italiano, ma in cui il nostro Paese registra uno tra i tassi piu' bassi al mondo, come evidenziato dal Pew Research Center. Attualmente il tasso di fertilita' e' di 2,5 figli per donna a livello mondiale, ma scendera' a 1,9 nel 2100, sotto la soglia del 2,1 che secondo i demografi consente ad una popolazione di rimanere stabile. Secondo Eurostar, senza arrivi dall'estero, l'Italia e' destinata a dimezzare la sua popolazione entro 80 anni. In Italia le donne dichiarano di pensare ad avere un figlio non prima dei 35 anni, secondo una recente ricerca del Censis. Le giovani coppie italiane hanno il primo figlio alla stessa eta' in cui quelle francesi hanno il secondo. Come hanno affermato di recente 3 docenti di demografia dell'Universita' di Roma nella ricerca "Avere figli in Italia: una questione di BES", gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, incidono fortemente sulla scelta di mettere su famiglia e di avere bambini. La ricerca, infatti, ha messo in luce una correlazione diretta tra i BES e la fecondita': non e' un caso che le famiglie del Nord abbiano una maggiore prolificita' rispetto a quelle del resto del Paese e che in particolare la provincia di Bolzano (al top per tutti i domini BES) sia anche l'unita' territoriale in cui il numero medio di figli per donna e' stato il piu' alto d'Italia. "La denatalita' si contrasta anche con le misure di sostegno alla famiglia nei primi sei mesi di vita. Tra di esse e' fondamentale sostenere la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ed in particolare sostenere i papa' oltre le mamme, portando anche il loro congedo a 30 giorni come avvenuto in Francia. Oltralpe la nuova norma riguarda i neonati prematuri o ospedalizzati in modo da consentire ad entrambi i genitori la copresenza in Terapia Intensiva Neonatale. Ma la nostra idea e' quella di portare il congedo parentale dagli attuali 5 giorni piu' uno facoltativo a 30 giorni per tutti i papa'. L'obiettivo e' consentire ai genitori di seguire adeguatamente i bambini nei primi sei mesi di vita".

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Abruzzo, i dati su Alzheimer e caregiver

In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all’impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici. Per un abruzzese su tre (33%) ha il suo impatto più forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva. Lo rileva l'ultima ricerca dell'Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell'Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come gli spezzini percepiscano l'assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

«Oltre agli impatti psicologici, il 25% degli abruzzesi menziona le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell'assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver. L'aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (29%), seguito dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (24%) e dalla sua regressione psichica (20%). Ma quali sono, nella percezione degli abitanti della regione, i campanelli d'allarme del manifestarsi della malattia? I più caratteristici sono la dimenticanza dei nomi dei familiari (33%), il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (22%) e l'incapacità di svolgere azioni abituali (18%). Segue l'incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (16%). Quali sono le realtà e i soggetti che gli abruzzesi, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell'Alzheimer? In primo luogo, le associazioni nazionali o territoriali (35%) e le strutture e le cliniche private (25%). Seguono i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (16%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all'assistenza ai malati di Alzheimer, il 67% degli abruzzesi afferma di non conoscere progetti a riguardo. Per sostenere l’attività dei caregiver, oltre un abruzzese su due opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (58%), magari integrati da attività presso centri diurni (31%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (20%). Oltre un abruzzese su cinque vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (22%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l'attività lavorativa, senza dovervi rinunciare. Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, il 69% degli abitanti della regione si rivolgerebbe infine a uno psicologo o psicoterapeuta, magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un ulteriore 16% andrebbe dal medico di base» si legge nella nota.

 

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Sondaggio sulle parole da salvare del vocabolario italiano

E' partito via social il sondaggio su "quale parola da salvare" in preparazione della quarta edizione di 'Parole in cammino', il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d'Italia (Siena, 1-5 aprile 2020), manifestazione promossa dal Comune di Siena, in collaborazione con l'Università per Stranieri di Siena e l'Università di Siena, diretta da Massimo Arcangeli. Fra gli altri partner del Festival spiccano la Società Dante Alighieri, l'Accademia della Crusca e le case editrici Zanichelli, Mondadori e Aracne. Se, per assurdo, dovessero scomparire 50 parole dalla nostra memoria collettiva, perchè adoperate sempre meno, quale salvare? Alla domanda hanno già risposto in tanti (intellettuali e artisti, giornalisti e scrittori, studenti e insegnanti). Sergio Castellitto ha scelto "futile" ("Il futile può essere utile") e Franco Di Mare "redimere" ("Perché occorre mantenere viva la speranza"); la giornalista Ilaria Sotis ha optato per "nemesi" ("Perché se scomparisse la parola nemesi avrebbero la meglio coloro che non sanno - o possono - vederne le fondamentali differenze dalla parola vendetta"), così come il critico letterario Filippo La Porta ("Perché non ha sinonimi e ricorda alla modernità che da qualche parte esiste un limite che non andrebbe superato"). La traduttrice Ilide Carmignani salverebbe invece "indaco" ("Perché è uno dei 7 colori dell'iride e non ha un vero sinonimo"), lo scrittore Paolo Di Paolo "discolo" ("Per non dimenticare il fanciullo che è in ognuno di noi e guardare il mondo con stupore") e la scrittrice di noir Francesca Bertuzzi "blandire" ("Per la morbidezza della parola e l'uso ambiguo che se ne può fare").

Alle 50 parole iniziali da salvare se ne sono aggiunte intanto altre 30, destinate ai lettori del "Post": Massimo Arcangeli ne commenterà e spiegherà una a settimana fino al mese di marzo del 2020, all'interno del suo blog, sul giornale online diretto da Luca Sofri. Gli autori dei migliori commenti alle 80 parole scelte saranno premiati a Siena nei giorni della manifestazione. Chi è interessato a partecipare all'iniziativa troverà, sulla home page del sito di 'Parole in cammino' (www.ilfestivaldellalinguaitaliana.it), un link che rinvierà a una pagina Facebook dove potrà votare e commentare le parole selezionate fino al 3 aprile

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Cala del 15% produzione del gelato in Italia

E' medaglia di bronzo l'Italia nella produzione di gelato a livello europeo. Il Paese, con un calo del 15% di produzione e 435 milioni di litri, si posiziona in Europa dietro la Germania (494 milioni di litri) e Francia (451 milioni di litri), che effettua il sorpasso ai danni del Belpaese. E' quanto emerge da un'analisi Coldiretti sulla base dei dati Eurostat relativi al 2018. L'organizzazione agricola, nel comunicare la classifica produttiva, evidenzia la "perdita di un primato storico del made in Italy" e cataloga il dato come uno "smacco per l'Italia dove la produzione di gelato e' nata oltre 500 anni fa con le prime notizie che risalgono alla meta' del XVI secolo nella corte medicea di Firenze con l'introduzione stabile di sorbetti e cremolati nell'ambito di feste e banchetti". Coldiretti sottolinea comunque che "il gelato resta uno degli alimenti piu' amati dagli italiani che ne consumano annualmente 6 chilogrammi a testa grazie alla presenza di quasi 40 mila gelaterie e oltre 150 mila addetti". Tra le tendenze- segnala inoltre Coldiretti - e' registrata una progressiva destagionalizzazione dei consumi, nonostante l'estate resti la stagione privilegiata per coni e coppette, Il gelato artigianale e' di gran lunga il preferito, ma cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire "specialita' della casa" che incontrano le attese dei diverse target di consumatori: tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o vegano 

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Italiani in estate a caccia di sagre

 Gli italiani impazziscono per le sagre e le feste di Paese. Ben otto su dieci hanno deciso di partecipare almeno ad una nel corso dell'estate, un aumento del 3% delle presenze rispetto all'anno scorso. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti. "Si tratta di una vera e propria tendenza che è il frutto dell'esigenza di contenere le spese, ma anche di ristabilire un rapporto più diretto con il cibo, la cultura e le tradizioni territoriali, soprattutto nel momento delle vacanze estive quando si moltiplicano le iniziative di valorizzazione dei prodotti locali con feste organizzate in tutta Italia, nei piccoli e grandi centri", spiega l'associazione di rappresentanza dell'agricoltura italiana. Il business è comunque piuttosto modesto perché, come sottolinea l'indagine, il 9% dei frequentatori non spende niente, il 46% non più di dieci euro a persona e solo il 31% tra i 10 ed i 30 euro per persona, mentre gli altri non sanno dure quanto spendono. Tra i consigli da seguire nella scelta secondo la Coldiretti ci sono infatti la verifica della congruità del 'cibo festeggiato' con la realtà produttiva del territorio anche con un occhio alla stagionalità le garanzie offerte dalla partecipazione delle Istituzioni, dai Comuni alle Parrocchie fino alle organizzazioni di rappresentanza, il coinvolgimento nell'iniziativa di operatori economici locali dai ristoratori agli agricoltori con Campagna Amica. La necessaria esigenza di qualificazione dell'offerta delle sagre in Italia può essere infatti sostenuta da una più forte presenza delle realtà economiche espressione del territorio come ad esempio la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari delle aziende agricole locali, che garantiscono identità e qualità al giusto prezzo. "Una opportunità - conclude la Coldiretti - resa possibile anche dal moltiplicarsi dei mercati, delle botteghe e degli spacci aziendali degli agricoltori di 'Campagna Amica', che possono contare su quasi diecimila punti vendita in tutta Italia dove e possibile acquistare i prodotti agricoli e alimentari del territorio a chilometri zero direttamente dai produttori"

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