Redazione Notizie D'Abruzzo

Due famiglie su 10 non riuscirebbero a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro

Due famiglie su 10 non riuscirebbero a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie (il 79%, dato in aumento di un punto percentuale rispetto al 2017). E' quanto emerge dal Rapporto sul risparmio curato da Ipsos per Acri in occasione della Giornata mondiale del risparmio. Secondo il sondaggio, se la spesa imprevista fosse invece di 10.000 euro (ossia un furto d'auto, una complessa operazione dentistica, la sistemazione di un tetto o una cartella esattoriale non attesa), potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze meno di una famiglia su 4 (il 39%, 3 punti percentuali in piu' rispetto al 2017).

Non perde vigore la predilezione degli italiani per la liquidita' (63%), sia per indole, sia per trovarsi piu' preparati in un contesto incerto. Il dato emerge dal tradizionale sondaggio curato da Ipsos per Acri in occasione della Giornata mondiale del risparmio. Le preoccupazioni future, come motivazione del risparmio, salgono dal 37% al 48%; rimane stabile al secondo posto, 26%, la volonta' di risparmiare per un progetto futuro. Il risparmio viene, quindi, tesaurizzato ancora in gran parte in liquidita', vuoi per una ridotta facilita' di trovare un investimento ideale, vuoi per la diffidenza verso norme ed istituzioni che lo tutelano (60% ritiene non sia adeguatamente tutelato). Si fatica a trovare l'investimento ideale, a tal punto che per il 35% sceglie di non investire, tenersi i soldi o spenderli, dato in crescita di 5 punti rispetto al 2018 e che raggiunge il massimo della serie (nel 2001 erano il 21%). Scende di 6 punti l'attrazione verso titoli considerati piu' sicuri, oggi ideali per il 25%, rimangono stabili il 'mattone' al 33% e gli investimenti piu' rischiosi al 7%. Nei fatti, rispetto allo scorso anno, aumentano i correntisti (85%, + 4 punti percentuali rispetto al 2018) e coloro che approcciano il risparmio gestito (16%, + 4 punti)

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La Consulta giudica incostituzionale la legge regionale sulla ricostruzione

L'intero articolato della legge regionale abruzzese n. 28/2018 sulla ricostruzione de L'Aquila e' incostituzionale perche' "esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilita' giuridica ed economico-finanziaria non e' supportata neppure da una schematica relazione tecnica". Lo ha stabilito la Consulta secondo cui sono incostituzionali le leggi-proclama regionali prive di copertura economico-finanziaria.

E' quanto ha affermato la Corte costituzionale con la sentenza n. 227 depositata oggi (relatore Aldo Carosi), con riferimento all'intera legge della Regione Abruzzo 24 agosto 2018, n. 28 (Abruzzo 2019 - Una legge per L'Aquila Capoluogo: attraverso una ricostruzione, la costruzione di un modello di sviluppo sul concetto di Benessere Equo e Sostenibile - BES). La legge e' caduta per violazione del principio della necessaria copertura finanziaria, sancito dall'articolo 81 della Costituzione. "Si tratta - sottolinea l'ufficio stampa della Consulta - di una rigorosa pronuncia che intende porre fine alla pratica di interventi legislativi privi dei presupposti costituzionali e delle risorse necessarie per fronteggiare gli interventi in essi contenuti". La Consulta ha affermato che il principio della copertura "trova una delle principali ragioni proprio nell'esigenza di evitare leggi-proclama sul futuro, del tutto carenti di soluzioni attendibili e quindi inidonee al controllo democratico ex ante ed ex post degli elettori (si veda in proposito sentenza n. 184 del 2016)". La precisazione si ricollega al principio di rappresentanza democratica, posto a garanzia del cittadino, il quale ha diritto di essere informato sull'attendibilita' della stima e sull'esistenza delle risorse destinate ad attuare le iniziative legislative e a confrontare le previsioni con i risultati in sede di rendicontazione. La Corte ha concluso che "la copertura finanziaria delle spese deve indefettibilmente avere un fondamento giuridico, dal momento che, diversamente opinando, sarebbe sufficiente inserire qualsiasi numero (nel bilancio) per realizzare nuove e maggiori spese (sentenza n. 197 del 2019)". In definitiva, secondo la Corte, l'intero articolato della legge dichiarata incostituzionale "esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilita' giuridica ed economico-finanziaria non e' supportata neppure da una schematica relazione tecnica. Cio' appare in evidente contraddizione con le radicali innovazioni organizzative e programmatiche, le quali comportano ictu oculi consistenti oneri finanziari". 

"Il problema riguarda la copertura di carattere finanziario alla norma perche' ci siamo trovati a cavallo delle elezioni regionali". Cosi' l'ex consigliere abruzzese del Pd Pierpaolo Pietrucci, primo firmatario della legge osservata dalla Consulta "L'Aquila Capoluogo: attraverso una ricostruzione, la costruzione di un modello di sviluppo sul concetto di Benessere Equo e Sostenibile - BES", approvata il 24 agosto 2018 dal precedente Consiglio, quando alla guida della Regione c'era un'amministrazione di centrosinistra. "Se si crede nella bonta' di una legge che dia all'Aquila, come a Roma Capitale, un'aliquota aggiuntiva in virtu' dello status di capoluogo di regione, si puo' ripresentare, risolvendo ed eliminando i difetti di natura tecnico finanziaria". "A dicembre 2018 abbiamo trovato la copertura - riepiloga Pietrucci - Bisognava riunire il Consiglio tra gennaio e febbraio 2019 per la copertura delle annualita' 2020 e 2021. Cosa che non e' stata possibile per le elezioni regionali fissate al 10 febbraio. La legge, purtroppo, e' stata ostacolata nei modi piu' beceri, visto che l'ho presentata nel 2014 ed e' stata approvata solo nel 2019 - prosegue Pietrucci, non riconfermato a Palazzo dell'Emiciclo nonostante i 4.760 voti - Ma il via libera alla norma, presentata insieme a quella per la 'Grande Pescara', e' giunto all'unanimità". Pietrucci rivolge "un messaggio a tutti, anche vista la presenza importante di quattro rappresentanti in Consiglio regionale di diretta espressione del collegio aquilano. mentre nella passata legislatura ero solo a difendere e sostenere gli interventi di questo territorio".

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Valorizzazione del tartufo d’Abruzzo, a rischio fondi per la fiera regionale

A rischio la fiera regionale del tartufo in Abruzzo. A lanciare l'allarme sono Fabio Cerretano, presidente della Federazione nazionale delle Associazioni di Tartufai Italiani e dell'associazione Micologica Tartufai Abruzzesi, e Giovanni Scioli, presidente Coordinamento associazioni tartufai dell'Abruzzo, rivolgono un appello all'assessore regionale all'Agricoltura Emanuele Imprudente per evitare che quanto fatto finora sia vanificato a causa di ritardi burocratici. I tartufai chiedono di sbloccare i fondi regionali 2018, non ancora del tutto consegnati, e quelli 2019 che non sono stati messi a bando. Nell'ultimo anno sono stati promossi 4 progetti finanziati dalla Giunta precedente che hanno coinvolto Amta e associazione tartufai della Majella (Valorizzazione), Tartufai della Marsica, Ecologica Quadri e associazione Pro tartufo teramano (Tutela), Tartufai Vallelonga, Tartufai Alto Sangro, amici del tartufo di Sulmona e Val PESCARA (Custodia e rigenerazione). 

 

immagine di repertorio

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Maltrattamenti agli animali, denunciato un 22enne

I militari del Nucleo Cites del Gruppo Carabinieri Forestale, coadiuvati dai colleghi della Stazione Carabinieri Forestale di Pescara, a seguito della denuncia della delegazione abruzzese dell'Organizzazione Internazionale Protezione Animali - Oipa onlus, hanno sequestrato tre esemplari di cani a 'Montesilvano Colle, denunciando un ventiduenne pescarese, proprietario degli animali. La denuncia e il sequestro sono scattati perché i tre cani di razza ''Pitbull'' o ''Simil Pitbull'' erano detenuti in aperta campagna, ciascuno legato tramite una catena ad un picchetto metallico piantato a terra, che non permetteva loro di muoversi liberamente. Inoltre, erano stati sottoposti a sevizie o, comunque, a condizioni produttive di gravi sofferenze, tanto che uno di essi è morto e gli altri due versavano in forte deperimento organico. Infatti, mentre l'esemplare deceduto è stato trovato sotterrato in una buca scavata di fresco, proprio vicino al picchetto al quale presumibilmente era legato, per sequestrare uno dei cani ancora in vita è stato necessario recarsi presso una clinica veterinaria di Città Sant'Angelo, dove era stato portato dal proprietario per le pessime condizioni di salute in cui versava.  Grazie all'intervento di un veterinario dell'Azienda Unità Sanitaria Locale - Ausl di Pescara, i due Pitbull viventi sono stati dati in custodia al Canile Sanitario comunale

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Sisma, in Abruzzo danneggiate oltre 400 strutture secondo Coldiretti

Sono 25mila le aziende agricole e le stalle censite che sfidano la burocrazia nei 131 Comuni terremotati di cui 23 in Abruzzo e il resto diviso tra Lazio, Marche e Umbria dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. E’ quanto afferma la Coldiretti nel triste anniversario delle drammatiche scosse del 30 ottobre 2016 che hanno devastato il centro Italia e che, in Abruzzo, si sono sommate al primo terremoto che nel 2009 aveva colpito principalmente la città dell’Aquila.

Coldiretti Abruzzo ricorda che in Abruzzo le aziende zootecniche direttamente colpite dal sisma 2016/2019 riportando danni importanti alle strutture sono state oltre 400 con una perdita di oltre 40mila avicoli, oltre 8mila capi tra pecore e suini, oltre 200 bovini secondo una elaborazione effettuata sulla base dei dati dell’Istituto zooprofilattico d’Abruzzo e Molise. “Ma le aziende in difficoltà che risentono ancora oggi delle conseguenze dirette ed indirette del sisma sono ancora migliaia – sottolinea Coldiretti Abruzzo – ed è importante affrontare con misure adeguate le conseguenze del terremoto per riportare alla normalità l’Abruzzo e tutte le regioni colpite. Serve ora ‘ricostruire’ le comunità locali e frenare lo spopolamento garantendo le condizioni necessarie affinché le persone tornino o restino a vivere e lavorare nelle aree terremotate”.

Tra i settori più colpiti anche in Abruzzo c’è sicuramente – spiega Coldiretti – quello dell’allevamento con un calo ad esempio del 20% del latte per la chiusura delle stalle e gli animali ancora sfollati nelle strutture provvisorie, ma in difficoltà è tutta l’economia locale con il crollo del 70% delle vendite nei paesi svuotati. Una situazione che non ha però scoraggiato la maggioranza di agricoltori e allevatori che, a prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione della maggior parte delle tipicità. In maggiori difficoltà si trovano anche i 444 agriturismi (di cui 42 in Abruzzo) che secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat operano nell’area.

“Se nel recente decreto sisma approvato dal Consiglio dei Ministri ci sono alcuni provvedimenti importanti, occorre ora sostenere la ripresa economica in ambito agricolo e alimentare per la diversificazione delle attività economiche e sviluppo di progetti di filiera – continua Coldiretti Abruzzo – con interventi su abitazioni, investimenti aziendali per la ristrutturazione, rendendo effettivo e celere il coordinamento tra i diversi enti coinvolti. Una soluzione per le stalle potrebbe essere – spiega Coldiretti – quella di incentivare la possibilità agli allevatori di riconvertire la struttura temporanea rendendola una stalla vera e propria attraverso contributi finalizzati al suo adeguamento che ricomprendano anche i costi di demolizione della struttura originaria. Per sostenere la ripresa produttiva occorre poi puntare sulla decontribuzione per i giovani che aprono un’impresa agricola mentre un altro canale va attivato per interventi urgenti di manutenzione straordinaria, di messa in sicurezza di strade e infrastrutture, di campagne di marketing (agricoltura, ristorazione, turismo e artigianato) da parte degli enti locali”.

Coldiretti chiede anche la creazione di un tavolo – da tenersi a cadenza semestrale – che riunisca i principali soggetti istituzionali (a livello nazionale e regionale) e Coldiretti stessa, con il compito di registrare, monitorare e verificare lo stato di avanzamento della ricostruzione e dell’efficacia delle misure messe in campo a sostegno delle aree e delle imprese agricole.

 

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In calo la fiducia dei consumatori, in crescita quella delle imprese

 A ottobre l'indice di fiducia delle imprese torna ad aumentare per la prima volta dallo scorso luglio, attestandosi a 99 punti dai 98,6 di settembre. Lo rileva l'Istat, segnalando che crescita coinvolge la gran parte dei settori, ed è trainata dal comparto manifatturiero, da quello dei servizi e dal commercio al dettaglio, caratterizzati da aspettative su ordini e produzione più favorevoli rispetto allo scorso mese. Invece, nelle costruzioni la fiducia è in ripiegamento anche se l'indice rimane comunque su valori storicamente elevati. Tra i consumatori, nel complesso, le valutazioni sono invece meno positive rispetto allo scorso mese e la fiducia si riporta sul livello registrato a maggio a 111,7 punti, dai 112,2 punti di settembre.

La diminuzione dell'indice di fiducia dei consumatori sintetizza opinioni diversificate sulla situazione economica del paese e su quella personale: il clima economico è stimato in aumento da 127,1 a 128,0 mentre il clima personale passa da 107,8 a 105,4, riportandosi in linea con il livello di giugno 2019. Con riferimento alle valutazioni espresse dagli intervistati in base all’orizzonte temporale, sia il clima corrente sia quello futuro sono in calo (da 110,0 a 107,9 e da 116,8 a 116,4, rispettivamente). Per quanto attiene alle imprese, lìindice di fiducia migliora in tutti i comparti, ad eccezione delle costruzioni. In particolare, nella manifattura l'indice sale da 99,0 a 99,6, nei servizi aumenta da 98,6 a 99,6 e nel commercio al dettaglio passa da 107,6 a 108,3. Nel comparto delle costruzioni l'indice diminuisce da 143,2 a 141,3.Passando ad analizzare le componenti dei climi di fiducia delle imprese, nell'industria manifatturiera l'aumento dell'indice deriva da giudizi sugli ordini e attese di produzione in miglioramento; il saldo dei giudizi sulle scorte aumenta. Nelle costruzioni, l'evoluzione negativa dell’indice è determinata dal peggioramento dei giudizi sugli ordini e, soprattutto, da un deciso ridimensionamento delle attese sull'occupazione. Nel comparto dei servizi si segnala il miglioramento dei giudizi sull’andamento degli affari e delle attese sugli ordini; i giudizi sugli ordini sono invece in deterioramento. Con riferimento al commercio al dettaglio, lìaumento dellìindice di fiducia è trainato dal deciso aumento delle attese sulle vendite future a cui si uniscono giudizi sia sulle vendite sia sulle scorte sostanzialmente stabili. Si segnala che l'indice di fiducia è in aumento nella grande distribuzione mentre diminuisce in quella tradizionale. 

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Lavoro, a settembre retribuzioni contrattuali in aumento dello 0,1%

 Nel trimestre luglio-settembre 2019 e' stato rinnovato l'accordo dei laterizi e manufatti in cemento mentre tre contratti sono venuti a scadenza: gomma e plastica, servizio di smaltimento rifiuti aziende municipalizzate e servizio di smaltimento rifiuti aziende private. Il dato emerge dalle ultime rilevazioni Istat contenute nel rapporto pubblicato questa mattina. Alla fine di settembre i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica hanno riguardato 6,9 milioni di dipendenti (56,0% del totale) e corrisposto al 53,7% del monte retributivo osservato. Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo a fine settembre sono stati 47, relativi a circa 5,4 milioni di dipendenti (44,0%), in calo rispetto al mese precedente (44,2%). A settembre l'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto e' stata in media di 18 mesi. L'attesa media calcolata sul totale dei dipendenti e' stata di 7,9 mesi, in aumento rispetto a un anno prima (4,4). A settembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie e' risultato in lieve aumento sia rispetto al mese precedente (+0,1%) sia nei confronti di settembre 2018 (+0,8%). Complessivamente, nei primi nove mesi del 2019 la retribuzione oraria media e' cresciuta dell'1,2% rispetto al corrispondente periodo del 2018. Con riferimento ai principali macrosettori, a settembre le retribuzioni contrattuali orarie hanno registrato un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (+0,9% nell'industria e +0,6% nei servizi privati) e dello 0,7% per quelli della pubblica amministrazione. Gli incrementi tendenziali maggiori sono stati registrati nel settore alimentare (+2,5%), in quello dell'acqua e servizi di smaltimento rifiuti (+1,8%), nel settore chimico e in quello dei trasporti, servizi postali e attivita' connesse (entrambi +1,5%). L'Istat ha rilevato variazioni nulle nel settore dell'energia elettrica e gas, nel commercio, nelle farmacie private, nelle telecomunicazioni e nell'aggregato altri servizi privati.

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Report Cittadinanzattiva, solo 1 bimbo su 5 in asilo nido

Trova posto in un asilo nido poco piu' di un bimbo su cinque, ma la copertura e' assai variegata fra le diverse Regioni: si va dal 34,3% dell'Umbria al 6,7% della Campania (solo tre bimbi su 50) e ben sei regioni sono sotto la media nazionale (21,7%). Questi i dati dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, realizzato nell'ambito del progetto "Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino", finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico. Dal rapporto emerge che sono 11.017 i nidi in Italia, di cui 6.767 privati e 4.250 pubblici; i posti disponibili sono 320.296, distribuiti fra 153.316 privati e 166.980 pubblici. Notevoli le differenze regionali: piu' forte la prevalenza di posti nei nidi pubblici in Basilicata, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana, trentino Alto Adige; nei nidi privati invece in Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Veneto; equilibrata nelle altre regioni.

La percentuale di copertura a livello nazionale - si legge nel Rapporto - e' pari al 21,7% della potenziale utenza (bambini residenti sotto i 3 anni di eta'), ma con notevoli differenze tra le singole regioni: in negativo si distingue la Campania, con una copertura pari appena al 6,7%, in positivo l'Umbria con il 34,3%; sotto la media nazionale sei regioni: Campania (6,7%), Calabria (8,8%), Sicilia (9,3%), Puglia (13,6%), Basilicata (14,2%), Abruzzo (19,9%). Dunque tutte le regioni meridionali sono ben al di sotto della media di copertura, fa eccezione la Sardegna che raggiunge il 26,1%. Tra il 2004 e il 2012 le risorse messe a disposizione dai Comuni per gli asili nido sono cresciute del 47%, passando da 1,1 a 1,6 miliardi di euro; tra 2012 e 2014 si e' registrata una contrazione della spesa, nel triennio 2014-2016 una stabilizzazione, con una spesa complessiva per i servizi per l'infanzia nel 2016 di circa 1 miliardo e 475 milioni di euro. La quota a carico degli utenti sul totale della spesa e' passata dal 17% del 2004 al 20% del 2013, mentre dal 2015 si attesta al 19,4%. La quota percentuale a carico delle famiglie e' piu' elevata della media in dieci regioni, in vetta il Veneto dove le famiglie contribuiscono del 26,2% rispetto alla spesa complessiva, all'estremo opposto la Sicilia le cui famiglie contribuiscono per una quota pari al 6,3%. "Ci troviamo in un contesto in cui l'incompatibilita' tra l'occupazione lavorativa e le esigenze di cura della prole, rappresenta un motivo di dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri per il 36% dei casi su un totale di 35.963 provvedimenti (dati Ispettorato del lavoro). La fotografia che emerge dal nostro dossier evidenzia che, sul fronte dell'offerta del servizio di asili nido comunali, ancora tanti passi devono essere fatti per contribuire concretamente a ridurre le diseguaglianze e accelerare il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile del nostro paese", spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva

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Italia in ritardo sul digitale, e’ solo 23ma nell’Ue

Gli italiani - rispetto ai loro concittadini europei - sono ancora troppo poco digitali. Il nostro Paese nel 2019 si piazza solo al 23mo posto dell'I-Com broadband index, ossia l'indice elaborato dall'Istituto per la competitivita' (I-Com) che misura lo sviluppo della banda ultra larga nei mercati nazionali ed europei indicando in generale lo sviluppo digitale dei Paesi. Pur essendoci le infrastrutture per lo sviluppo della rete internet veloce, l'Italia arretra di una posizione rispetto al 2017.

In testa alla classifica, invece, si conferma il Nord Europa con la Svezia sul podio piu' alto, seguita dalla Danimarca e dal Lussemburgo. Il risultato italiano si deve soprattutto alla debolezza della domanda digitale che cresce ma non a sufficienza. Il divario negativo e' accentuato nell'e-commerce, usato da appena il 36% della popolazione (18,4 punti percentuali in meno rispetto alla media europea), e nella sottoscrizione di abbonamenti con una velocita' di connessione superiore a 100 Megabit per secondo (Mbps), che rappresentano poco meno del 15% del totale e neanche la meta' della media europea. Per quanto riguarda l'offerta - sostanzialmente il livello di sviluppo delle infrastrutture - l'Italia invece fa meglio e si piazza al 15mo posto in Europa, grazie soprattutto alla ormai quasi totale copertura raggiunta nelle aree rurali e nella rete Next generation access (Nga). La migliore performance in questo senso e' quella della Sicilia, regione in cui e' piu' sviluppata la banda ultralarga, con una copertura delle unita' immobiliari che sfiora il 90%. Dall'analisi dei dati forniti dai principali operatori (aggiornati al 30 giugno 2019), spiega I-Com, l'isola si conferma per il secondo anno in testa alla classifica nazionale, seguita da Puglia e Lazio. Al di sopra della media nazionale si piazzano anche Toscana, Lombardia, Calabria ed Emilia Romagna, mentre restano fanalino di coda Valle d'Aosta (45,5%) e Trentino Alto Adige (58,8%). "Stiamo scrivendo in questi giorni la strategia per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e del Paese", ha annunciato la ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, sottolineando l'intenzione di lavorare "per farcela". Un obiettivo che quindi si puo' raggiungere ma che secondo Pisano ha bisogno "di stabilita' e di tempo. E anche della collaborazione degli operatori delle telecomunicazioni". A collaborare sullo sviluppo digitale arrivano nel frattempo le Camere di Commercio che per il prossimo triennio mettono a disposizione 100 milioni di euro per la transizione verso il digitale delle imprese del nostro Paese.

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Le frontiere di una moderna viticoltura: CIA e Vititalia insieme per un vivaismo di qualità

Le frontiere di una moderna viticoltura” il tema del convegno che si è svolto martedì 29 ottobre, all’Hotel Villa Medici di Rocca San Giovanni. Al centro dell'incontro le tecniche adatte a soddisfare una viticoltura moderna, eseguite con il preciso scopo della qualità, sia che si adottino sistemi di coltivazione convenzionale che sistemi di coltivazione biologica. Partner dell’incontro Vititalia, consorzio che nasce dall’idea di portare il vivaismo viticolo locale a livello nazionale ed internazionale, mantenendo la serietà e la professionalità del vivaista artigiano.

Dopo l’introduzione di Alfonso Ottaviano, direttore di Cia Chieti - Pescara, ha aperto la discussione Fabio Burroni, agronomo, che ha illustrato le tipologie di innesti e le fasi della preparazione e della piantumazione delle barbatelle e le linee guida del progetto europeo “Life Green Grapes” che mira a migliorare la risposta di difesa della vite con l’uso di biostimolanti e induttori di resistenza. Matteo Tonghini ha presentato le caratteristiche dell’impianto e dell’allevamento di un vigneto a controspalliera mentre Roberto Lorin è entrato nel dettaglio delle possibili malattie ed emergenze sanitarie che si possono riscontrare in viticoltura.

“Il nostro consorzio nasce nel 2012 e produce barbatelle innestate di oltre 200 varietà da vino e 25 varietà da tavola innestate sui principali portinnesti, in grado di soddisfare le più svariate esigenze pedoclimatiche”, afferma Gianluigi Vindimian di Vititalia, “Il nostro obiettivo è diventare leader nel settore vivaistico viticolo con lo scopo di migliorare sempre la qualità dei nostri prodotti, i servizi forniti e le attività di ricerca e innovazione”.

“Una sala gremita per un approfondimento importante in tema di viticoltura”, afferma Nicola Sichetti, Presidente di Cia Chieti - Pescara, “L’esperienza abruzzese è ancora giovane e senza cooperazione non saremmo mai riusciti ad acquisire la rilevanza che oggi abbiamo nel settore. Ringrazio Vititalia per aver informato i nostri soci sulle diverse possibilità di impianto che si possono adottare in Abruzzo”.

 

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