Cronaca

Barca da pesca si ribalta, uomo disperso in mare

Proseguono senza sosta le ricerche di Giovanni Amodio, il pescatore 35enne di Martinsicuro disperso da ieri, dopo essere uscito con la barca per posizionare delle reti, nonostante le condizioni meteorologiche non fossero buone. Alle attivita', coordinate dalla Capitaneria di Porto di Pescara, stanno partecipando, insieme alla Guardia Costiera, i Vigili del Fuoco e la Polizia. Ed il nucleo sommozzatori arrivato da Ancona. L'imbarcazione e' stata trovata otto miglia al largo di Martinsicuro, a meta' strada tra la costa e la piattaforma Eleonora, ma del marinaio nessuna traccia

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Sono in corso in mare, al largo della costa teramana, le ricerche di una persona che ieri era uscita in barca per una battuta di pesca, ma non ha fatto ritorno. Il disperso è un marittimo 35enne di Martinsicuro. L'allarme è stato lanciato dai familiari che non l'hanno visto rientrare. L'imbarcazione è stata trovata otto miglia al largo di Martinsicuro. Le ricerche al momento hanno dato esito negativo. I sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Ancona si sono immersi accompagnati sul posto dall'elicottero dei Vigili del Comando provinciale di Pescara. Per accelerare le operazioni due sommozzatori sono stati prelevati a Civitanova Marche e trasportati sul luogo del naufragio dove hanno effettuato una prima immersione, sono stati poi condotti nel porto di Giulianova dove si sono ricongiunti al resto della squadra, in seguito imbarcata su una motovedetta della Guardia Costiera che sta raggiungendo la zona delle ricerche per immersioni più profonde. Le attività, alle quali partecipano anche Vigili del Fuoco del Comando provinciale di Teramo, proseguiranno nella notte. Le condizioni meteorologiche sono buone: il mare è calmo e il vento soffia a sei nodi

 

 

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Premio Borsellino, Don Aniello Manganiello: Gesu’ vince sempre sulla camorra

"Gli 'irrecuperabili' non esistono, ed e' questa la convinzione che ha mosso il mio impegno su Scampia, che ogni giorno mi spinge a lavorare per cambiare Napoli, come Borsellino voleva cambiare Palermo". Lo ha detto Don Aniello Manganiello, il parroco di Scampia, che questa mattina ha incontrato, a Pescara, gli studenti dell'Istituto Alberghiero Ipssar 'De Cecco' e dell'Istituto Comprensivo Pescara 4 per presentare il suo volume 'Gesu' e' piu' forte della Camorra', nell'ambito del XXIII Premio nazionale Paolo Borsellino. "Gesu' - ha proseguito - vince sempre sulla camorra attraverso decine di storie di 'convertiti': c'e' Davide, faceva il pusher a Milano e oggi e' volontario in parrocchia, animatore della messa; c'e' un ex boss del cartello di Secondigliano, che guidava una ventina di scagnozzi, e oggi e' un onesto lavoratore; c'e' Mario, ex tossicodipendente, oggi recuperato ed e' capotreno sulla Vesuviana che collega Napoli a Sorrento. Sono storie vere, vissute sulla pelle, che raccontano che chiunque puo' uscire dal 'giro' della microcriminalita', basta volerlo". "La paura, quando ti trovi a vivere, a operare in un quartiere come Scampia, e' normale - ha aggiunto - io all'inizio non volevo accettare Scampia. Ma poi quel quartiere, con la sua gente, ti entra dentro. Il problema allora non e' l'avere o meno paura delle minacce, ma e' quello di soccombere alla paura. Io l'ho avuta, ma ho deciso di reagire, o non sarei rimasto 16 anni a Scampia. Piuttosto ho sofferto la solitudine in cui spesso mi sono ritrovato, l'essere lasciato solo. Quando nel 2008 ho partecipato al servizio de le Iene, ho portato Giulio Golia nei luoghi dello spaccio, gli ho indicato chi erano le 'sentinelle', i 'pali', i codici usati per vendere la droga, e poi l'ho portato nel mercato dove io dicevo che i commercianti erano costretti a pagare il pizzo, e gli stessi commercianti lo negavano, li' sono arrivate le minacce di un clan, che mi minacciava perche' io stavo danneggiando i loro guadagni, perche' lo stavo denunciando dinanzi a una telecamera". 

"Il giorno dopo la messa in onda del servizio mi e' arrivata la telefonata dal vertice della Curia napoletana, dal Cardinal Sepe, che mi rimproverava per quella intervista, quindi invece di sostenermi mi rimproverava, e anche gli altri parroci della mia comunita' non hanno speso una parola per sostenermi. E allora il ritrovarsi da solo, l'essere rimproverato anziche' incoraggiato, e' stato pesante e desolante. La mia esperienza, la mia fede nel Vangelo, la mia convinzione, mi hanno poi spinto avanti, convincendomi, attraverso le storie personali incontrate, che gli 'irrecuperabili' non esistono"

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Mazzocca scrive al Ministro Toninelli su messa in sicurezza degli edifici scolastici

"In qualità di sottosegretario regionale con delega alla Protezione Civile la scorsa settimana ho scritto una comunicazione al ministro Danilo Toninelli, al fine di sollecitare il sedicente governo del cambiamento (sic!) ad avviare una serie di azioni improcrastinabili ed urgenti in merito alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. L'Abruzzo è tra le regioni italiane a più alto rischio come dimostrano le sequenze sismiche registrate negli ultimi due anni. Le nostre volontà oggi trovano nell'esaurimento dei fondi CIPE e DPC un ostacolo di fatto insormontabile". Lo afferma Mario Mazzocca, Sottosegretario Regionale delegato alla Protezione Civile.
"Ho ricordato al ministro dei 78 interventi realizzati in questi ultimi anni, per un ammontare di 62 milioni di euro. Questo però non basta! Il governo deve metterci in condizione di operare interventi urgenti sugli edifici strategici, in primis le strutture scolastiche.
Inoltre abbiamo l'esigenza di recepire parametri univoci e chiari in grado di stabilire l'inagibilità di una struttura ai fini della pubblica sicurezza; la definizione di linee guida sulle procedure da adottare in caso di inagibilità; ed infine la definizione di indirizzi operativi per la realizzazione delle verifiche tecniche.
Toninelli ha il dovere istituzionale di farlo, invece di trascorrere buona parte del suo tempo a rilanciare Twitter, a scrivere post e rilasciare a mezzo stampa dichiarazioni che violano persino il più saldo dei principi, cioè quello di non contraddizione, come ha fatto ad esempio in merito alle navi che possono sbarcare non nei porti ma su altre navi. Disorientato dalla natura confusa e confusionaria di talune esternazioni, ho ricordato al ministro che la mia missiva ha un carattere istituzionale. Vi sembrerà strano, ma da quando il vento del cambiamento soffia imperante sulle nostre fragili vite stiamo assistendo a veri e propri atti di mortificazione delle istituzioni democratiche regionali da parte dello Stato centrale. Lo dimostrano una serie di gesti che reputo intollerabili: il ministro del Sud ad esempio ha disertato all'ultimo minuto il tavolo tecnico sui fondi europei con il nostro Presidente Giovanni Lolli; e lo ha fatto all'indomani di quel terremoto annunciato, in caso di conversione, del Decreto Genova. In maniera unilaterale il governo ha deciso infatti di non destinare all'Abruzzo 250 milioni di euro per la messa in sicurezza anche dell'A24 e dell'A25, cosa che avevamo concordato con il precedente esecutivo. Al danno poi è seguita la beffa: per adesso il ministro Toninelli invece di rispondere alle nostre richieste, ha preferito “lavorare d'intesa” con una consigliera di minoranza pentastellata, Sara Marcozzi! È un gesto di ingerenza da parte della Marcozzi profondamente antidemocratico, pericoloso, che sostituisce le istituzioni con un soggetto privato, con un cittadino qualsiasi.
Al di là di questo aspetto, che ha il sapore di un prequel inquietante di un film che potremmo chiamare “ritorno ai Torlonia contro i cafoni”, le conseguenze per tutto il tessuto sociale abruzzese potrebbero essere devastanti. Esigiamo quindi una risposta rapida e sopratutto chiara: dei sofismi made in Casaleggio Associati l'Abruzzo non sa cosa farsene. Tantomeno il sottoscritto che è amante del lavoro e dell'impegno e non dello shopping compulsivo in cerca dell'ultimo vestito firmato".
 
 
 

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Approvata la proposta di aggiornamento del nuovo piano del Parco Nazionale della Majella

 

L’Ente Parco Nazionale della Majella: il primo in Italia ad aggiornare lo strumento di pianificazione dell'area protetta.

Mentre quasi nessun Parco in Italia muove le proprie funzioni adeguatamente, o almeno secondo le previsioni della L. 394/91, in forza della vigenza di Piano e Regolamento, il Parco della Majella, nell'intento di attivarsi nel rispetto delle previsioni di legge, per poter pienamente adempiere alla propria mission istituzionale, è il primo ad adeguare il Piano del Parco, vigente dal 2009, ed a prepararsi a disporre il consequenziale Regolamento.

Infatti, il Piano attualmente vigente, definitivamente approvato circa 10 anni fa, era stato concepito, nelle sue parti di analisi ecologica e di programmazione delle attività di conservazione, nel lontano 1997. Uno strumento di pianificazione che andava necessariamente adeguato, perché le condizioni ecologiche (basti pensare agli attuali popolamenti di specie protette, sia in termini faunistici che floristici) non erano e non potevano minimamente essere contemplate nella pianificazione redatta a fine anni '90.

I capisaldi del piano sono “Competenza giuridica, profonda conoscenza dei processi ecologici, visione territoriale, comparazione europea e aderenza alle normative internazionali”. Il nuovo Piano è lo strumento di pianificazione principale del territorio della Majella, custodito in un Parco di 750 kmq, con 39 territori comunali e con uno dei più grandi patrimoni di biodiversità d’Europa.

Dal punto di vista giuridico e delle procedure amministrative, l'intento è di assicurare certezza nell’agire di un "nuovo" Ente che sul territorio può e deve esprimere le proprie finalità istituzionali e i propri margini operativi nell’obiettivo della conservazione. Occorre chiarire le complessità procedimentali ed escludere le discrezionalità applicative, non ammissibili secondo il limpido dettato della legge quadro, ma determinatesi in particolare nella disciplina degli aspetti urbanistici, oggi ancora in balìa delle mutevoli opinioni dei dirigenti, con la conseguenza di numerosi contenziosi che hanno avuto, per la maggior parte, esiti sfavorevoli per l’Ente parco. La legge n. 394 del 1991 assegna al nulla osta la natura di atto di certazione, a discrezionalità zero, di mera verifica dell’intervento richiesto di assenso rispetto alle previsioni del Piano per il parco - che per ciò deve essere corredato di tipicità e puntualità, al fine di annullare discrezioni applicative o interpretative - e del Regolamento che deve contenere ogni specificità al fine di fungere da mero tramaglio insuscettibile di determinazioni soggettive.

L'aggiornamento del Piano dunque, oltre alla validazione giuridica di una nuova stesura, che recepisce schemi di respiro europeo, nonché quanto oggi è meglio maturato nel difficile terreno del Diritto delle aree protette, rappresenta un rinnovato ed adeguato strumento nella gestione del territorio e soprattutto relativamente alle funzioni di conservazione della natura: i cambiamenti ecologici in corso, la presenza di specie faunistiche di pregio, come il lupo, il camoscio appenninico e l’orso marsicano, che nel frattempo hanno raggiunto consistenze e distribuzioni importanti, la presenza delle attività antropiche sui territori, sempre più orientate su processi di chiara sostenibilità ambientale (anche in questo campo le cose sono molto cambiate, basti pensare al D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 - regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/cee relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, e al Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Norme in materia ambientale, non ancora vigenti al tempo della redazione del vecchio Piano!), le modalità di gestione agro-zootecniche, che in questi ultimi anni hanno subito un significativo decremento numerico, ma una evoluzione nella qualità e nella sostenibilità ambientale, gli sport sostenibili, anche questi nel frattempo con nuove discipline, inimmaginabili vent'anni or sono, le nuove visioni gestionali nel frattempo maturate anche sulla scorta delle Direttive europee, dei progetti Life, dei piani di gestione delle Aree natura 2000. Cambiamenti della natura e delle istituzioni che non potevano essere contemplati vent’anni fa e che necessitavano di aggiornamento e di una nuova fase operativa. Con il vecchio Piano, per altro, affetto da eccessiva sintesi ed indeterminatezza, mancando per conseguenza il Regolamento del Parco, che doveva disciplinare le attività consentite, l’ampia discrezionalità dirigenziale aveva prodotto una mole inconcepibile di ricorsi e di questioni giudiziarie, oltre che un magma informe di burocrazia che appesantiva il rapporto tra Ente e territorio”.

La stesura del lavoro ha fatto seguito ad una dettagliata attività ricognitiva di vaglio e comparazione della pianificazione adottata nella maggior parte dei parchi nazionali italiani, ed ad un confronto con gli strumenti di gestione di alcuni rappresentativi parchi europei di Cat. II IUCN. La cognizione degli elementi di criticità apparsi nelle diverse realtà o prassi applicative ha costituito la base per una piattaforma di miglioramento ed ammodernamento; sono stati acquisiti spunti utili dall’evoluzione anche internazionale dei principi cardine dell’environmental law e dei suoi strumenti applicativi. In questi termini, per esempio, vanno evidenziate l’ingerenza propositiva del Parco nella gestione dei rifiuti, nella tutela dall’inquinamento luminoso od anche l’azione attiva nella eliminazione dei detrattori ambientali. Sono stati, inoltre, aggiunti importanti passaggi e chiarimenti relativi alle misure previste per la gestione e la conservazione delle c.d. “aree Natura 2000”, ad indirizzi di gestione attiva della wilderness, alle misure di prevenzione degli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, alla semplificazione procedimentale recata per le attività edilizie nelle zone D, all’impiego di meccanismi pattizi tra Parco e stakeholders, ed altri strumenti che corrispondono un adeguamento strutturale che tende ad avvicinare la realtà italiana all’esperienza europea.

La proposta di nuova zonizzazione, per altro, è stata interessata da importanti cambiamenti (vedasi allegata tabella riassuntiva di raffronto): tra le scelte più significative e coraggiose, certamente quella di ampliare la zona A di riserva integrale di circa il 16%. La zona "wilderness" del Parco dunque passa da circa 36000 ettari a quasi 42000 ettari, una delle più grandi riserve integrali d'Europa.

La zona D, di promozione economica e sociale, è stata riperimetrata per la dovuta effettuazione di alcuni adeguamenti cartografici al fine di ristabilire la necessaria e indispensabile coerenza fra Piano del Parco e strumenti locali. Purtuttavia, in ragione della sovraordinazione del Piano per il parco rispetto ad ogni altro strumento di pianificazione, la stessa è stata meglio ripartita in diverse sottozone, con la conseguenza che le "sottozone D2" che comprendono le zone A, B,C,D dei piani urbanistici comunali, soggette a potenzialità edificabili, diminuiscono in percentuale, rispetto al precedente Piano, del 20% circa; mentre, si meglio definiscono, nella pianificazione e nella cartografia, le "sottozone" D3, che comprendono le altre zone dei piani urbanistici comunali, non soggette ad edificazione diretta ed incidente, quali: le zone di interesse generale, destinate alla valorizzazione dei beni culturali, dello sport e delle attività ricreative; parchi e zone di salvaguardia, per aree che rivestono un particolare pregio ambientale, naturalistico, geomorfologico, speleologico, archeologico, paesaggistico o di particolare interesse per la collettività; zone cimiteriali e relative fasce di rispetto.

Un nuovo piano che, pertanto, oltre ad essere in linea con i principi generali di contenimento dell’uso del suolo, declina nella pianificazione di settore un procedimento di pensiero ed una nuova visione, che negli ultimi mesi ha visto impegnati uffici, tecnici e comunità del Parco, nel disegno di una nuova pianificazione, connessa ad una rinnovata elaborazione tecnico-giuridica, al passo con i tempi e con le norme della conservazione e, al tempo stesso, coerente con la storia del territorio.

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Allegato

Tabella riassuntiva di raffronto "Classificazione del territorio"

 

PIANO DEL PARCO - ANALISI STATISTICA DELLE ZONE DI PIANO

ZONA

PROGETTO 2018

VIGENTE 2009

VARIAZIONE

AREA [HA]

AREA [HA]

AREA [HA]

AREA [%]

Riserva integrale

41664,27

35940,76

5723,51

15,92%

Riserva generale orientata

16174,77

21567,19

-5392,42

-25,00%

Area di protezione

15529,59

15948,24

-418,65

-2,63%

Area di promozione economica e sociale

665,01

618,65

46,36

7,49%

Tolleranza riscontrata nei sistemi di riferimento cartografici

61,36

20,17

41,19

-

TOTALE

74095,00

74095,00

-

-

 

 

 

 

 

PIANO DEL PARCO - ANALISI STATISTICA DELLE ZONE D (Area di promozione economica e sociale)

SOTTOZONE D

PROGETTO 2018

VIGENTE 2009

VARIAZIONE

AREA [HA]

AREA [HA]

AREA [HA]

AREA [%]

Zona D1 Insediamenti turistici extraurbani

34,57

90,55

-55,98

-61,82%

Zona D2 Zone A, B, C, D di piano urbanistico comunale

376,24

475,23

-99,00

-20,83%

Zona D3 Altre zone di piani urbanistici comunali

254,21

52,87

201,34

- - -

TOTALE

665,01

618,65

46,36

7,49%

 

 

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Pescara, vigili del fuoco al lavoro per le esalazioni dai tombini di un palazzo

Esalazioni in un palazzo a Pescara nei pressi di piazza San Francesco, dovute probabilmente a un acido utilizzato per pulire il sistema fognario. I condomini hanno accusato difficoltà respiratorie e sono subito usciti di casa. Lanciato l'allarme, sono intervenuti i Vigili del Fuoco e il 118, con alcune ambulanze. Una donna di 97 anni è stata trasportata in ospedale per precauzione, mentre gli altri sono stati visitati sul posto; nessuno avrebbe riportato conseguenze significative. A provocare le esalazioni, secondo le prime informazioni, sarebbe stato dell'acido muriatico utilizzato per la pulizia delle fogne. I vigili del fuoco, intervenuti con il Nucleo Nbcr (Nucleare biologico chimico radiologico), hanno provveduto al lavaggio delle condotte fognarie. Sul posto anche la Polizia. 

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Chieti, problemi all’erogazione dell’acqua per un incendio in una cabina elettrica

Problemi nell'erogazione idrica in numerose zone a ridosso del quartiere di San Martino a Chieti a causa di un incendio che ha danneggiato una cabina elettrica in prossimità di via dei Frentani. Lo rende noto su Facebook il sindaco, Umberto Di Primio. Il serbatoio dell'acqua a servizio della zona si è svuotato repentinamente a causa dei gravi danni subiti dal sistema di sollevamento elettrico. I vigili del Fuoco giunti sul posto hanno contattato i tecnici dell'Aca che sono già al lavoro. L'operazione in corso è piuttosto complessa e l'erogazione idrica non sarà ripristinata prima della tarda serata in strada Storta, strada Belvedere, strada Mucci, colle San Paolo, strada fosso Paradiso, strada Vracone, via dei Mille e aree a ridosso del quartiere San Martino

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Carabinieri sgominano banda di ladri d’auto

I carabinieri di Ascoli Piceno con l'operazione "Kuga" hanno sgominato una banda che rubava le auto in varie regioni. L'operazione dei carabinieri ha interessato anche le zone di San Benedetto del Tronto, Cerignola, Vasto e Foggia, per stroncare l'attività di una banda che nell'ultimo anno aveva colpito sulla costiera adriatica tra Emilia Romagna e Puglia: la metà dei furti è stata riscontrata sulla costa sambenedettese. Decine i militari, di Ascoli Piceno e Foggia, impegnati nell'esecuzione di cinque misure cautelari in carcere e dieci di sottoposizione all'obbligo di dimora. Provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Ascoli su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di quattordici italiani originari del Foggiano e di un romeno. Soggetti ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere finalizzata ai furti di auto e alla ricettazione di parti di esse, concorso in furto e tentato furto aggravato e continuato. L'indagine era iniziata nel novembre 2017 quando nella provincia di Ascoli si registrarono numerosi furti di autovetture in ore notturne. Si trattava di veicoli seminuovi e di pregio: per i furto venivano utilizzate centraline riprogrammate, scelte in base all'azienda produttrice dell'auto nel mirino. In una prima fase, attraverso le impronte digitali analizzate dai Carabinieri del Ris di Roma, si era arrivati all'arresto di tre soggetti e alla denuncia di uno, ed erano state recupera di quattro auto. Quasi un anno di accertamenti hanno permesso poi l'emissione e l'esecuzione delle misure cautelari: i militari hanno individuato tutti i 15 presunti componenti del sodalizio criminoso. Suddivisi in batterie, partivano ogni settimana da Cerignola gruppi di tre o quattro persone a bordo di autovetture prese a noleggio per raggiungere località rivierasche di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. I malviventi si impossessavano di autovetture utilizzando chiavi modificate e centraline 'scodificate': poi le vetture venivano portate nella zona di Cerignola e smontate per venderne i componenti. Uno degli indagati ha agito mentre si trovava già agli arresti domiciliari per altra vicenda. 

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Due condanne per i pozzi contaminati dagli scarichi della conceria nel Chietino

 Il giudice del Tribunale di Chieti Isabella Maria Allieri ha condannato a due anni e due mesi di reclusione ciascuno il legale rappresentante fino a ottobre del 2005 e amministratore di fatto nel periodo successivo della conceria di pelli Sagifur di Rapino, e il liquidatore della ditta da ottobre del 2005: erano entrambi accusati di disastro ambientale colposo e adulterazione di acque. Il giudice li ha anche condannati al risarcimento dei danni in separato giudizio alle parti civili ovvero il Comune di Rapino ed un privato il cui pozzo venne contaminato. I fatti risalgono al 2011.

Il processo è nato dalle indagini che portarono al rinvenimento di concentrazioni ampiamente superiori ai limiti tabellari di sostanze cancerogene, dicloropropano, tricloetilene e di tetracloroetilene, solventi organici rinvenuti a valle dello stabilimento Sagifur e finite nella falda acquifera sottostante il sito della conceria a causa, sostiene l'accusa, di una negligente ed imprudente gestione dell'impianto di depurazione in cui venivano riversate le acque generate dal ciclo produttivo e nelle quali i solventi, utilizzati nelle fase di lavorazione delle pelle, venivano trascinati senza essere sottoposti al ciclo di depurazione. Quanto all'accusa di aver adulterato le acque rendendole pericolose alla salute pubblica, sostanze inquinanti vennero rinvenute in alcuni pozzi della zona, a valle della Sagifur, e ciò indusse il sindaco ad emettere due ordinanze, a giugno del 2011 e a maggio del 2012, che vietavano l'utilizzo dell'acqua dei pozzi su tutto il territorio comunale per la durata di 6 mesi. 

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Sanitopoli Abruzzo, la Cassazione rigetta il ricorso di Del Turco

La Corte di Cassazione, seconda sezione penale, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, ed ha confermato la condanna a tre anni e 11 mesi, chiudendo così il processo 'Sanitopoli' in Abruzzo. La Cassazione ha accolto richiesta del sostituto Pg Elisabetta Cennicola, e dichiarato inammissibile il ricorso della difesa di Ottaviano Del Turco che chiedeva una pena più leggera dopo la sentenza della Corte d'Appello di Perugia del 27 settembre 2017 in relazione a cinque episodi di induzione indebita ai danni dell'imprenditore Vincenzo Angelini. È stato considerato inammissibile dai giudici della Cassazione anche il ricorso di Camillo Cesarone, ex consigliere regionale, per il quale i giudici perugini avevano stabilito una pena di 3 anni e 9 mesi. Si chiude così il processo Sanitopoli che, in primo grado aveva visto Del Turco condannato a una pena 9 anni e 6 mesi, pena ridotta poi in appello a 4 anni 2 mesi, ed infine fissata a 3 anni e 11 mesi dalla Corte d'Appello umbra dopo un primo rinvio dalla Cassazione. L'inchiesta Sanitopoli prese avvio dalla denuncia dell'imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini e Del Turco venne arrestato il 14 luglio 2008, quando era presidente della Regione Abruzzo, trascorrendo 28 giorni in carcere, e successivamente due mesi ai domiciliari. 

 

La replica della difesa di Ottaviano del Turco 

All’indomani della conclusione del processo a carico di Ottaviano del Turco, dieci anni dopo l’arresto suo e di molti componenti della sua Giunta Regionale d’Abruzzo, il suo difensore avv. Gian Domenico Caiazza ha dichiarato: «Dieci anni dopo, di quella “montagna di prove” della quale vaneggiava il Procuratore di Pescara è rimasto un pugno di fango. Assolto dalla associazione per delinquere, dalla miriade di abusi e falsi, da 20 delle 25 dazioni di denaro contestate, Ottaviano Del Turco avrebbe dunque ricevuto illecitamente –dei 6 milioni e mezzo originariamente contestati-  850mila euro, non si sa più come, non si sa più perché. Non essendogli stato trovato indosso un solo euro di quel fantomatico denaro, si è ritenuto sufficiente poter desumere il reato dalle foto sfocate e sospette non della dazione del denaro, ma della presunta visita in casa sua dell’imprenditore Angelini. Un galantuomo innocente non può accontentarsi del crollo rovinoso dell’impianto accusatorio: quel pugno di fango è una infamia, una ingiustizia alla quale non possiamo arrenderci. Abbiamo lavorato duramente in questi ultimi mesi, e tra poche settimane depositeremo l’istanza di revisione di questa sentenza ingiusta, alla luce di fatti documentali e testimoniali incontrovertibili. Un pugno di fango è purtroppo sufficiente a distruggere la vita di una persona per bene, che ha onorato e servito da galantuomo le istituzioni della Repubblica; ma noi spazzeremo via anche quello».

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Sequestrati nel pescarese capi abbigliamento falsi della Juventus

Capi di abbigliamento sportivo contraffatti con le effige della Juventus e del calciatore Cristiano Ronaldo sono stati sequestrati dai finanziari del Nucleo Mobile della Tenenza della Guardia di Finanza di Popoli, nell'ambito del dispositivo operativo messo in atto per il contrasto alla contraffazione ed all'abusivismo commerciale hanno concentrato l'attività di controllo nelle zone interne della provincia e nella Val Pescara. A seguito di mirata attività investigativa è stato effettuato un controllo presso un'impresa operante nel settore della serigrafia avente anche un punto vendita di articoli sportivi. E proprio in una delle attività coordinate dalla Procura di Pescara, i militari hanno rinvenuto decine di capi contraffatti. Individuati anche gli apparati tecnici e informatici impiegati per la stampa dei marchi e del nome del noto calciatore sulle maglie, in quello che era utilizzato come un piccolo, ma efficiente centro di duplicazione clandestina. Il titolare dell'azienda coinvolta, un imprenditore italiano, è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Pescara per contraffazione, introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni distintivi falsi. 

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