Cronaca

A ottant’anni spacciava cocaina a Pescara

A ottant'anni spacciava cocaina a Pescara: nella rete degli agenti della Polizia di Stato è finito O.C., 80enne pescarese, commerciante in pensione. Adesso si trova agli arresti domiciliari in attesa di essere interrogato dal Pm Rosangela Di Stefano. Nell'abitazione dell'uomo, nel quartiere Zanni, che da tempo era meta di tossicodipendenti anche di una certa età, gli agenti della Squadra Mobile hanno sequestrato, nascosti nelle tasche dei vestiti appesi nell'armadio della camera da letto dell'anziano, quasi venti grammi di cocaina, suddivisi in tredici involucri, altri venti grammi di mannite, sostanza da tagli, ed un coltello utilizzato per la preparazione delle dosi. Che si trattasse di droga destinata alla vendita è confermato dalla suddivisione in dosi dello stupefacente e dal ritrovamento della mannite che, notoriamente, viene utilizzata come sostanza da taglio.

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Falso dietologo smascherato a Pescara

La Guardia di Finanza di Pescara ha denunciato T.M., di 59 anni, della provincia di Chieti, per esercizio abusivo della professione medica, in particolare di dietologo nutrizionista, e sequestrato lo studio nel centro di Pescara dove lavorava. Il sedicente professionista, privo di titolo abilitante, riceveva tanti ignari pazienti, alcuni dei quali affetti da patologie, che convinti di recarsi da un medico specialista, si si sono affidati alle sue cure e ai piani dietologici da lui prescritti. Sebbene non laureato, la sua 'professionalità' è risultata nota in varie città della regione, soprattutto nel teramano, attraverso sia il naturale passaparola da parte della sua clientela che mediante l'utilizzo di Facebook. Le perquisizioni effettuate dai finanzieri hanno permesso di sottoporre a sequestro numerosi bollettari medici in bianco, materiale informatico, cartelle contenenti dati clinici di oltre 400 clienti; l'uomo ha operato in totale evasione fiscale.

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Rapina al Lidl di Pescara, due arrestati

Arrestati a poche ore dalla rapina commessa: in manette, in una operazione portata a termine dagli agenti della Squadra Mobile, della Squadra Volante e della Sezione Polizia Stradale di Pescara, sono finiti, N.W. 45enne napoletano, domiciliato a Pescara, e C.F., 48enne, nato in provincia di Caserta, e residente a Francavilla al Mare, accusati entrambi di rapina aggravata.

I due alle 21 di ieri sera, armati di una pistola, avevano rapinato il supermercato Lidl di via Colle Renazzo, appropriandosi di 2.500 euro in contanti, prima di fuggire su una Colt Mitsubishi, poco dopo intercettata in via Tirino, con a bordo solo N.W. che ha subito ammesso le sue responsabilita', confessando di aver fatto da palo all'esterno del supermercato, fornendo poi le indicazioni per risalire al suo complice, l'autore materiale della rapina, C.F. rintracciato subito dopo in un appartamento della periferia. L'uomo e' stato poi anche riconosciuto come l' autore della rapina da una dipendente del supermercato.

Il 45enne che ha reso piena confessione, anche in presenza del legale, e' stato ristretto agli arresti domiciliari, mentre C.F. trasferito presso la Casa Circondariale San Donato. Non sono stati ritrovati ne' il bottino, ne' l'arma usata per il colpo.

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Raggiravano e derubavano passanti, arrestata una coppia

E' finito l'anonimato di una coppia ritenuta autrice di almeno una decina di colpi ai danni di persone incrociate per strada. Sono un 35enne di Giulianova e la convivente di 21, originaria di Atri, arrestati questa mattina a Roseto degli Abruzzi dai carabinieri della stazione di Giulianova, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Teramo. I due da tempo erano ricercati dai militari: cambiavano spesso modus operandi e non davano punti di riferimento, ricorrendo a svariate tipologie di tecniche di adescamento delle loro vittime. A volte chiedevano un passaggio per raggiungere una localita', in altre la donna fingeva un malore o di essere in stato interessante ed il giovane chiedeva un passaggio per l'ospedale o verso inesistenti abitazioni di genitori e parenti. Nel tragitto, rubavano alle vittime portafogli, telefoni cellulari, denaro contante e bancomat, che venivano utilizzati per immediati prelievi da banche ed uffici postali della zona, l'altra refurtiva veniva rivenduta. I carabinieri hanno ricostruito adescamenti nei pressi delle stazioni ferroviari o dei self service di benzina, dove la donna distraeva i malcapitati e l'uomo 'perquisiva' bagagli o abitacolo dell'auto. Diverse le zone dove colpivano da Giulianova a Roseto, da Pineto a Mosciano Sant'Angelo, ad Atri. Anche le telecamere sono state utili ai carabinieri di Giulianova per raccogliere dettali da incastrare con le testimonianze, fino ad arrivare all'identificazione e all'arresto della coppia, che da oggi sono reclusi nel carcere di Castrogno per concorso in furto aggravato e continuato.

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Dazi: Coldiretti, stop salva 40,5 mld di made in Italy in Usa

Anche l’Abruzzo e il suo agroalimentare beneficerà dello stop alla guerra commerciale con gli Stati Uniti, che “salva” 40,5 miliardi di esportazioni Made in Italy che hanno raggiunto nel 2017 il record storico grazie ad un aumento del 9,8% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dopo la decisione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di esentare al momento una serie di alleati tra cui Europa, Australia, Corea del Sud, Argentina e Brasile dai dazi su acciaio e alluminio. Una decisione che ferma le misure di ritorsione ipotizzate dalla stessa Unione Europea ed i rischi di una escalation delle tensioni commerciali. Gli Stati Uniti – sottolinea la Coldiretti – sono di gran lunga il principale mercato di riferimento per il Made in Italy fuori dall’Unione Europea con un impatto rilevante anche per l’agroalimentare. La nuova strategia USA “America First” – precisa la Coldiretti – sembra avere fino ad ora i primi effetti in una politica monetaria aggressiva che rischia di costare caro all’ Italia anche in campo alimentare considerato che le esportazioni di cibo e bevande sono aumentare del 6% nel 2017 per un totale di circa 4 miliardi di euro, il massimo di sempre.

Aumento – sottolinea Coldiretti Abruzzo - che riguarda anche la nostra regione in cui l’export verso gli Usa è in costante aumento da alcuni anni per un valore di circa 103 milioni relativamente ai prodotti agroalimentari, secondo una elaborazione di Coldiretti Abruzzo su dati Istat relativi al 2017 contro i circa 93milioni del 2016”.

“Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna – precisa Coldiretti Abruzzo – e questo vale anche per i prodotti della nostra regione, con particolare riferimento al vino che, a livello nazionale, risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta. Risultati – aggiunge Coldiretti Abruzzo – ottenuti grazie a primati qualitativi e di sicurezza alimentare e che vanno sempre e comunque difesi e tutelati anche per la crescita di domanda derivante dai mercati esteri. Lo stop alla guerra commerciale con gli stati Uniti fa tirare un sospiro di sollievo i tanti imprenditori agricoli abruzzesi che avevano temuto la possibile stretta sulle importazioni negli Stati Uniti con ripercussioni sull’economia regionale”. 

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Il Parco Majella Morrone avrà un centro informazioni

Il Parco Nazionale Majella-Morrone avra' presto l'ottavo Centro Informazioni. La convenzione per la sua apertura e' stata sottoscritta presso l'Abbazia Celestiniana di Santo Spirito a Morrone (Sulmona) dal direttore del Parco Oremo Di Nino, e dal Sindaco di Tocco da Casauria, Riziero Zaccagnini. Il centro sara' realizzato a ridosso dell'uscita Casauria - Torre de Passeri dell'A25. "Con la firma della convenzione - dice il Sindaco Zaccagnini - si corona un percorso di confronto e riflessione intenso con il Parco Majella, durante il quale e' emerso il comune intento di promuovere un territorio di cui un ambiente straordinario, le tante attivita' sportive da praticare immersi in scenari naturali favolosi, gli incantevoli borghi e le tradizioni uniche, sono le principali risorse, da preservare e valorizzare assieme. Sappiamo che il percorso e' ancora lungo, e restano da individuare le risorse necessarie per affrontare problematiche ancora irrisolte, ma anche per questo e' importantissimo aver intrapreso con il Parco un cammino nella stessa direzione".

 

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Inchiesta su Palazzo Centi verso la conclusione delle indagini

Sarebbero in dirittura d'arrivo le indagini della Procura della Repubblica dell'Aquila dell'inchiesta relativa alla gara per il restauro di Palazzo Centi, sede della presidenza della Giunta regionale all'Aquila, gravemente danneggiato nel sisma del 6 aprile 2009, il filone principale della maxi inchiesta sugli appalti gestiti dalla Regione Abruzzo. Nonostante ci siano ancora riscontri in corso, secondo quanto si e' appreso, appare chiaro il quadro accusatorio. In particolare, il pm Fabio Picuti, che ha sostituito l'ex titolare Antonietta Picardi, trasferita presso la Procura generale della Corte di Cassazione nel settembre 2017, ha inviato l'avviso di conclusione delle indagini a tre dei dodici indagati: si tratta dei tre dirigenti regionali che facevano parte della commissione esaminatrice ai quali viene contestato il falso ideologico. Per gli altri nove indagati, a meno di clamorose novita' investigative, si va l'archiviazione la posizione degli altri 9 indagati, in tal senso e' sicura l'uscita dall'inchiesta del presidente della Giunta, Luciano D'Alfonso, eletto senatore alle elezioni del 4 marzo scorso, per il quale, secondo quanto trapelato da fonti del tribunale, dalle carte non sono emersi rilievi penali. Picuti potrebbe chiedere al Gip nelle prossime settimane l'archiviazione. Agli indagati sono state contestate, a vario titolo, le ipotesi di reato di corruzione, turbativa d'asta, falso ideologico e abuso d'ufficio, in sostanza per la Procura ci sarebbe stata un'azione per favorire un'impresa. La maxi inchiesta e' arrivata a 11 filoni e oltre 30 indagati. Il procuratore capo, Michele Renzo, ha affidato i vari filoni ad altri pm. Proprio Ieri e' stato firmato il contratto tra la Regione, stazione appaltante, e l'impresa molisana.

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Concessioni sorgenti Canistro e Popoli, incompatibile una dirigente della Regione

La dirigente della Regione Abruzzo del servizio Risorse del territorio e Attivita' estrattive, Iris Flacco, non potra' piu' occuparsi di procedimenti e provvedimenti che riguardano direttamente o indirettamente la societa' Santa Croce, quindi e' incompatibile con l'espletamento dei due bandi relativi alla concessione delle sorgenti Sant'Antonio Sponga di Canistro e delle sorgenti Valle Reale di Popoli, e San Benedetto in Perillis. Lo stabilisce un provvedimento seguito ad una diffida della stessa Santa Croce, adottato dalla responsabile Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (Rptc) Stefania Valeri, dirigente del servizio Avvocatura regionale, in quanto nell'operato della Flacco si ravvisa un potenziale "conflitto di interesse". Tutto cio' alla luce di una citazione per danni presentata al tribunale di Roma dalla Santa Croce contro la stessa dirigente, per sue affermazioni stampa considerate diffamatorie. Flacco e' gia' stata sostituita nella commissione di gara incaricata di esaminare le offerte tecniche per l'affidamento delle sorgenti Valle Reale, per cui concorrono la Santa Croce e l'attuale concessionario in proroga, la Gran Guizza spa. Flacco e' anche responsabile dell'iter dell'affidamento delle sorgenti Sant'Antonio Sponga, assegnate provvisoriamente alla Norda spa. La stessa concessione e' stata revocata, a fine 2015, proprio alla Santa Croce, proprietaria dello stabilimento di Canistro e del noto marchio di livello nazionale, a causa dell'annullamento del bando della Regione, a seguito di un ricorso del Comune di Canistro. Da allora la Santa Croce ha ingaggiato con la Regione un duro contenzioso legale che ha visto molto spesso protagonista la stessa Flacco.

 

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Rifiutopoli, tutti assolti anche in Appello

La Corte di Appello dell'Aquila, nell'udienza di oggi, ha assolto "perche' il fatto non sussiste" l'ex parlamentare del centrodestra Fabrizio Di Stefano, l'ex consigliere e assessore regionale abruzzese di centrodestra Lanfranco Venturoni e l'imprenditore Rodolfo Di Zio, accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio e millantato credito nell'ambito della 'Rifiutopoli' abruzzese innescata dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Pescara denominata "Re Mida" sulla realizzazione, mai avvenuta, di un impianto di rifiuti a Teramo. I giudici di secondo grado hanno confermato la sentenza di primo grado; i tre, infatti, erano stati assolti dal tribunale di Pescara, insieme a Ferdinando Di Zio e Vittorio Cardarelli, per i quali la Procura non aveva presentato istanza di appello. "La richiesta di assoluzione fatta questa mattina nei miei confronti dal Procuratore Generale della Corte d'Appello d'Abruzzo, Pietro Mennini, per l'appello dell'ormai annosa inchiesta denominata 'Re Mida' che mi vedeva coinvolto con l'imprenditore Rodolfo Di Zio e altri esponenti politici e tecnici, mi fa in parte riconciliare con il Sistema Giudiziario Italiano: ci sono ancora persone per bene e magistrati intellettualmente onesti che sanno riconoscere quando altri colleghi hanno sbagliato" ha spiegato in una nota Di Stefano. "Giustizia e' stata fatta, non abbiamo mai avuto dubbi sulla estraneita' dell'onorevole Di Stefano, riconosciuta dai giudici e avvalorata dal Pg Mennini" ha rimarcato l'avvocato Giuseppe Polidori che, insieme a Massimo Cirulli, difende Di Stefano. 

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Arrestati padre e due figli per la truffa del ‘finto carabiniere’

Sono tre, padre e due figli, le persone finite nel carcere di Poggioreale a Napoli per l'inchiesta sulla truffa del 'finto maresciallo dei carabinieri' che prendeva di mira anziani raggirati con il racconto, completamente inventato, di un incidente d'auto in cui era rimasto coinvolto un nipote o qualche altro parente. Ad arrestarli sono stati i veri carabinieri di Osimo, che qualche mese fa hanno fermato i due fratelli campani, rispettivamente di 37 e 33 anni, e a chiusura di un anno di indagini, il loro padre, 64 anni. Associazione per delinquere finalizzata alla commissione continuata di estorsione e truffa aggravata i reati contestati.

La vittima non esitava a pagare e poco dopo passava qualcuno a ritirare somme di denaro o, in mancanza di contanti, gioielli o oggetti preziosi. Qualcuno pero' non e' caduto nella trappola: in particolare due signore di Loreto, una di Sirolo, una di Numana, che hanno immediatamente chiamato il 112. I militari hanno intercettato i due fratelli a Loreto, mescolati tra i pellegrini della Santa Casa. Le indagini hanno permesso di collegarli, insieme al padre, a 70 colpi messi a segno in sei regioni: Marche, Abruzzo, Molise, Toscana, Umbria, Lazio, Liguria. L'ammontare del profitto ammonta a oltre 300 mila euro tra denaro e monili. 

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