Cronaca

Il cane eroe Kaos ucciso dal veleno antilumache

Ad uccidere Kaos, il cane-soccorritore che si era distinto con il suo istruttore in occasione delle ricerche tra le macerie delle case sbriciolate dal terremoto dell'agosto 2016, e' stato la metaldeide, un prodotto chimico in tavoletta che viene usato in agricoltura come lumachicida ma anche come combustibile per il campeggio o inserito nelle razioni da combattimento militari in quanto appunto combustibile per l'accensione di fornelletti. E' quanto si apprende al termine delle analisi effettuate.

Non e' invece certo se si sia trattato di un avvelenamento doloso, come da subito si e' pensato, fatto che aveva innescato un numero notevole di reazioni e prese di posizione, anche da parte di esponenti politici, o invece sia stato dovuto ad una assunzione involontaria del veleno da parte del cane, magari trovando la sostanza in un campo. E questo aspetto specifico sara' valutato dall'inchiesta in corso da parte dei servizi veterinari locali e dell'autorita' giudiziaria. Per intanto in procura sono stati trasmessi gli esiti finora ricavati dagli esami di laboratorio. Certo e' che non si tratta di una novita' il fatto che i cani siano spesso vittime della metaldeide, in quanto trovano la tavoletta e - spinti dall'olfatto ed anche dalla curiosita' - la ingeriscono.

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Travolto da un’auto sulla corsia di emergenza dell’Asse Attrezzato

Un 39enne di Scafa è ricoverato in ospedale per le lesioni riportate in un incidente stradale avvenuto nel primo pomeriggio sull'asse attrezzato che collega Chieti a Pescara in direzione del capoluogo adriatico, subito prima dello svincolo di via Aterno.

Secondo una prima ricostruzione, l'uomo aveva fermato la sua auto sulla corsia di emergenza ed era sceso, quando è stato travolto da un veicolo in transito, che ha urtato anche il suo mezzo. Subito soccorso dal 118, è stato trasportato in ospedale per un politrauma. Dopo tutti gli accertamenti sanitari, è stato ricoverato nel reparto di Ortopedia, con una prognosi di 60 giorni. Dei rilievi si è occupata la Polizia stradale di Pescara.

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Incendio in una ditta di Sant’Egidio alla Vibrata 

Poco prima delle 16, si è sviluppato un incendio all'interno dell'area di una ditta di autodemolizioni di Paolantonio di Sant'Egidio alla Vibrata, in provincia di Teramo, che ha una superficie di quasi 5.000 metri quadrati. Sul posto sono state inviate squadre dei vigili del fuoco del distaccamento di Nereto e dei comandi di Teramo e Ascoli, con tre autopompe, tre autobotti e un'autoscala. 

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Il nuovo Questore di Chieti Ruggero Borzacchiello: ci sono tutti i presupposti per lavorare bene

"Ci sono tutti i presupposti per lavorare bene sul territorio di Chieti". Inizia così il discorso del nuovo questore di Chieti Ruggero Borzacchiello: 60 anni, originario di Barletta, il neo questore arriva a Chieti dal comando della Questura di Isernia.

"Ritengo sia di fondamentale importanza la "squadra stato" - dice il Questore di Chieti - dai primi contatti con il Prefetto c'è un'uniformità di vedute e di intenti: se riusciamo ad essere uniti e compatti sicuramente i risultati arriveranno. So già che i rapporti sono ottimi, come emerso stamane dal colloquio della Conferenza permanente con il Colonnello dei Carabinieri e della Finanza di Chieti e lo dimostra anche il risultato importante ottenuto stamane con l'arresto fatto ieri dai carabinieri del comando Provinciale di Chieti a Bergamo di un malavitoso".

''Dalle prime valutazioni - spiega Borzacchiello - grosse emergenze nel territorio di Chieti non ce ne sono, a riprova che si è lavorato bene anche prima di me. Per garantire una maggiore sicurezza sia nel capoluogo che nella provincia è però necessario sviluppare il controllo del territorio in toto:sarà fondamentale avere più pattuglie sul territorio per controllare in maniera più capillare e più telecamere per avere riscontri più veloci".

"Quanto alle principali emergenze lungo la costa - spiega Borzacchiello- droga, prostituzione e altro, attecchiscono dove c'è maggiore risorsa e possibilità di fare soldi in maniera illecita. La zona di confine con il Molise è un nervo scoperto per la possibilità di infiltrazioni criminali da Puglia o Campania. Va data la massima attenzione a questi fenomeni - conclude il questore di Chieti - perché bisogna essere sempre vigili e mantenere alta la soglia d'attenzione per evitare che il fenomeno venga sottovalutato". 

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Presunto caso di razzismo, Fagnano: solo uno scambio di informazioni

Tra i tre dipendenti della Asl dell'ex Ospizio Marino e il cameriere senegalese c'è stato uno scambio di informazioni sull'ubicazione degli uffici sanitari e sui relativi orari di apertura e nessun altro tipo di colloquio, tantomeno frasi o insulti a sfondo razzista. E' quanto accertato dall'inchiesta interna disposta dal direttore generale Roberto Fagnano e svolta dal responsabile del Distretto sanitario di base competente per territorio, Giandomenico Pinto, rimessa nella giornata di oggi ai vertici dell'azienda sanitaria. Nella relazione di due pagine rimessa al direttore generale Roberto Fagnano sono riportate le risultanze dei confronti con i tre dipendenti, due donne e un uomo, dei quali quest'ultimo è stato quello che ha incrociato per primo il cameriere 39enne italo-senegalese Ibrahima Diop nel corridoio dell'ufficio pubblico a Giulianova. L'uomo cercava l'ufficio sanitario deputato al rilascio dei libretti sanitari per lavorare nelle attività di somministrazione bevande e alimenti, per rinnovare il suo caduto da tempo. Erano le 12.30 di venerdì scorso, 27 luglio, e gli uffici erano già chiusi, benché quello specifico non aprisse di venerdì. A Diop l'impiegato - secondo quanto riferito nella relazione del responsabile Asl - ha indicato dove fossero gli uffici e che avrebbe trovato gli orari di apertura affissi sulla porta. Informazioni confermate dalle due colleghe e da una quarta persona, un tecnico esterno delle manutenzioni, presente al colloquio. Nessun ha riferito di discussioni, proteste o scambio di insulti che abbiano seguito la richiesta di informazioni. Il cameriere di colore sarebbe poi tornato il lunedì successivo, 30 luglio, per ritirare un libretto provvisorio di attività, in attesa della partecipazione a un futuro corso di formazione. Quanto risulta dalla inchiesta interna è adesso al vaglio dal direttore generale, che dovrà decidere sul da farsi: non è escluso che possa decidere anche di adire le vie legali nei confronti del cameriere senegalese. Quest'ultimo aveva riferito, con tanto di denuncia presso la compagnia Carabinieri di Giulianova, di essere stato apostrofato con insulti razzisti dall'impiegato a cui aveva chiesto informazioni. 

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Arrestato boss della ‘ndrangheta che si nascondeva in Abruzzo

Arrestato dai carabinieri il boss calabrese Simone Cuppari, capo della omonima 'ndrina originaria di Brancaleone e con base a Francavilla al Mare da dove avrebbe controllato l'attività di traffico di stupefacenti e riciclaggio. L'operazione dei carabinieri di carabinieri del comando provinciale di Chieti è scattata nel pomeriggio di martedì. Cuppari era ricercato dal febbraio del 2017, quando era sfuggito alla cattura nel corso dell'operazione 'Design', coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di L'Aquila e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Chieti. 

Il boss è stato rintracciato e arrestato dagli uomini dell'Arma in un'abitazione della provincia di Bergamo. Cuppari è stato condannato in primo grado a 28 anni di reclusione per traffico di cocaina dal Tribunale di Chieti lo scorso mese di luglio in relazione alle indagini che hanno portato all'operazione 'Shot 2009', e su di lui pendevano tre ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalle Dda di L'Aquila e di Reggio Calabria e dal Tribunale di Pescara per le operazioni 'Sparta' e 'Banco Nuovo' condotte dai Carabinieri di Pescara e di Locri. 

I contatti con la Calabria li teneva attraverso i classici 'pizzini' e lui, che pure non era solito parlare a telefono, alla fine è stato tradito proprio da una telefonata intercettata: quella con cui ha prenotato una vacanza per la settimana di Ferragosto che avrebbe dovuto trascorrere insieme a moglie e due figli a Eraclea Terme. Alla fine Cuppari è stato però tradito da una telefonata fatta per organizzare una vacanza in famiglia su una ''casa mobile'' fra l'11 e il 17 agosto e che gli sarebbe costata quasi 1.600 euro per sette notti, come rivela una telefonata intercettata, una telefonata determinante, effettuata molto presto il 31 luglio e che ha dato la prova ai carabinieri della presenza di Cuppari nell'appartamento di Martinengo dove lo hanno raggiunto la moglie e i due figli proprio in vista della vacanza da passare insieme.

I militari lo cercavano da febbraio dell'anno scorso quando riuscì a scampare al blitz con 19 arresti che portò a smantellare una cellula 'ndranghetista' in Abruzzo. Cuppari in quell'occasione riuscì a sfuggire alla cattura, ma da quel momento i carabinieri di Chieti non gli hanno dato tregua tenendo sotto controllo audio e video decine di utenze telefoniche e possibili nascondigli e soprattutto monitorando i movimenti fra la Calabria e l'aeroporto di Orio al Serio o di alcuni personaggi che, come si è scoperto, portavano 'pizzini' nell'area bergamasca che raggiungevano in aereo per poi ripartire in giornata. Cuppari, che al momento dell'arresto non ha detto un parola, viveva in una palazzina dove aveva preso in affitto un appartamento tramite un prestanome: a quell'ora era uscito forse per fare la spesa, ma i carabinieri avevano circondato l'intero edificio. L'operazione che ha portato alla cattura è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Chieti e tenuta dal vice comandante della Legione carabinieri Abruzzo e Molise, il colonnello Antonio Buccoliero, dal comandante provinciale dell'Arma colonnello Florimondo Forleo e dal comandante del nucleo investigativo del comando provinciale di Chieti , il maggiore Marcello D'Alesio

Sono oltre dieci i pizzini sequestrati, unitamente a otto telefoni, ora al vaglio dei carabinieri e che potrebbero svelare ulteriori aspetti dell'attività criminale di Cuppari che nel frattempo è rinchiuso nel carcere di Bergamo. Ai pizzini e a Cuppari i carabinieri sono arrivati, come ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Chieti, il colonnello Florimondo Forleo nel corso di una conferenza stampa, ''monitorando alcuni viaggi che non avevano ragione, di alcuni calabresi che partivano per Bergamo in aereo e ritornavano in giornata, muovendosi nel territorio di Bergamo anche solo per andare a prendere il caffè in alcuni bar. Questo - ha aggiunto Forleo - ci ha chiaramente indicato che portavano dei messaggi e che li depositavano in luoghi convenuti, i classici pizzini, per poi essere recuperati da altri affiliati''. Pizzini che venivano lasciati nei luoghi più diversi: cabine telefoniche, sotto i tavolini di un bar, nelle stazioni di autobus e treni''. 

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Furti e rapine a bordo dei treni, 4 arresti

Avrebbero messo a segno furti e rapine a bordo di treni approfittando del sonno dei viaggiatori e minacciando anche il personale ferroviario in servizio, ma i quattro sono stati arrestati dagli agenti del Compartimento Polizia Ferroviaria per il Lazio. Per gli investigatori i quattro, residenti tra Napoli e provincia, facevano parte di un'associazione criminale dedita ai furti e rapine sui treni notturni nella tratta Villa San Giovanni-Roma.

Le indagini, scattate nel 2015 e coordinate dalla Procura di Vallo della Lucania, si sono basate inizialmente sulla descrizione fornita dalle vittime e dal personale di bordo. Sono stati effettuati controlli sui treni da parte di agenti della polfer in abiti civili. Gli arrestati sono un ventisettenne raggiunto dal provvedimento nel carcere di Pescara dove si trova detenuto per reati analoghi e arrestato l'anno scorso dalla polizia ferroviaria, un ventinovenne rintracciato in una comunità nel comune di Vasto, un trentunenne e un trentasettenne, individuati e rintracciati nelle proprie abitazioni di Napoli e portati nel carcere di Poggioreale. 

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Rapporto Swimez, Paolucci: l’azione di governo regionale ha inciso favorevolmente su quadro economico Abruzzo

«L’Abruzzo rialza la testa nel 2017 con un PIL che cresce dell’1,2%», "Sono le parole con cui si apre la sezione dedicata all’Abruzzo delle “Anticipazioni al Rapporto sull’economia e la società del Mezzogiorno” presentate oggi a Roma dallo Svimez. Un’ottima prova della nostra economia dopo i dati più contenuti del 2015 (+0,3%) e del 2016 (+0,2%), ma soprattutto un’ulteriore conferma del fatto che la crisi è definitivamente alle spalle e l’Abruzzo aggancia la ripresa in atto in tutto il Paese".  Lo afferma Silvio Paolucci, assessore regionale al bilancio.
"I dati di confronto tra 2016 e 2017 parlano chiaro: occupazione (+1,1%), PIL (+1,2%) ed export (+10,2%) sono tutti positivi e testimoniano la notevole capacità dell’apparato produttivo regionale di superare il periodo nero agosto 2016 – gennaio 2017, caratterizzato da tre eventi sismici e un’ondata di freddo di proporzioni eccezionali. E’ il segno che l’azione di governo della nostra amministrazione ha inciso favorevolmente sul quadro economico dell’Abruzzo, risollevandolo dal tunnel in cui era finito a causa della crisi. Sappiamo che c’è ancora strada da fare per consolidare il cammino intrapreso, ma è innegabile che ci si stia muovendo in un contesto di rinnovata positività".

 

 

 

 

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Badante nascondeva cocaina in casa di un anziano

Avrebbe abbinato l'assistenza di un anziano malato alla copertura per vendere cocaina. A.D.R., 51enne badante di Teramo, è finito pertanto in manette per detenzione a fini di spaccio di stupefacenti in flagranza di reato. I militari erano stati insospettiti dal continuo andirivieni di persone che inspiegabilmente frequentavano quella casa dove si sapeva viverci una persona non autosufficiente e malata. Quando sono entrati nell'abitazione, con una unità cinofila, il cane Sissy, una femmina di pastore tedesco, ha 'puntato' subito una zona della sala da pranzo dove c'erano un mobile e una matrioska: al suo interno i militari della stazione di Bellante e del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Alba Adriatica hanno trovato 20 grammi di cocaina divisi in bustine sigillate, e in un tiretto anche altri grammi di mannite, sostanza utilizzata per il taglio dello stupefecente, e un bilancino elettronico. E' subito parso verosimile che non potesse essere il 65enne allettato il 'proprietario' di quella sostanza e le attenzioni sono state rivolte al 51enne che assisteva l'uomo con regolare contratto da badante. 

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