Cronaca

Pescara, un arresto per traffico di droga

Traffico di droga. Questo il reato di cui deve rispondere un giovane fermato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pescara alla guida di un furgone al cui interno era nascosta, in un doppiofondo, un ingente quantita' di sostanza stupefacente, pari a oltre 174 kg di marijuana, che sul mercato avrebbero fruttato circa un milione settecentomila euro, nascosti nell'abitacolo di un furgone.

Gli agenti della Squadra Mobile di Pescara, in collaborazione con i colleghi della Polizia Stradale, hanno anche arrestato un 31enne albanese. L'uomo era stato fermato ieri nei pressi del casello di Villanova dell'autostrada A25 Roma-Pescara. Subito dopo i poliziotti della Questura della citta' piemontese avevano perquisito l'abitazione del 31enne, trovando altri 4 kg di droga e arrestando la moglie. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Pescara Rosangela Di Stefano. "Lo stupefacente - ha spiegato oggi in conferenza stampa il questore di Pescara Francesco Guglielmo Misiti - era nascosto in un angolo dell'abitacolo del furgone che si apriva solo premendo un bottone. L'attivita' e' frutto del lavoro costante di controllo del territorio e dell'attivita' di monitoraggio di soggetti e ambienti noti alle forze dell'ordine per essere vicini allo smercio e allo spaccio". "La marijuana sequestrata - ha aggiunto il dirigente della Squadra Mobile di Pescara Dante Cosentino - era destinata al mercato della costa pescarese".

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Bottino di 65 mila euro per una rapina a Monteodorisio

Bottino di 65 mila euro per una rapina, stamani, nell'ufficio postale di Monteodorisio. Poco dopo l'orario di apertura un uomo con il volto coperto e armato di pistola e' entrato nell'agenzia di via Monaco ed ha minacciato il direttore e un impiegato facendosi consegnare tutto il denaro contenuto nella cassa e nella cassaforte. Una somma ingente considerato che sono giorni dedicati al pagamento delle pensioni. Il rapinatore si e' poi allontanato a piedi; non si esclude che ad attenderlo ci fosse un complice in auto in una strada laterale.

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Inchieste sulla Regione Abruzzo, si dimette il Rup della gara di bonifica della discarica di Bussi

Il funzionario della Regione Abruzzo Silverio Salvi, tra gli indagati nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di L'Aquila su una serie di appalti gestiti dalla Regione, nei giorni scorsi si e' dimesso dall'incarico di responsabile unico del procedimento (Rup) della gara di appalto per la bonifica e la reindustrializzazione di parte della cosiddetta discarica dei veleni di Bussi sul Tirino della Montedison, una commessa da circa 50 milioni di euro.

Le dimissioni, "per motivi personali", sono arrivate dopo l'iscrizione nel registro degli indagati, in qualita' di componente della commissione di gara per l'affidamento dei lavori di ristrutturazione post-terremoto di palazzo Centi, sede storica della Giunta regionale nel centro storico dell'Aquila. In questo filone sono indagati funzionari regionali e tecnici esterni, oltre ad imprenditori. Si tratta del terzo Rup della gara di appalto: proprio per l'assenza di un Rup operativo l'appalto, bandito alla fine del 2015 dall'allora commissario governativo, Adriano Goio, scomparso nel marzo dello scorso anno, e' ferma al palo in attesa dell'apertura delle offerte economiche, fase per la quale e' necessaria la presenza di un Rup.

E questa gara, che alcuni vorrebbero revocare, e' l' unica iniziativa in atto per sanare lo spazio inquinato, scoperto nel 2006. Come detto, sono tre i Rup che sono saltati: prima di lui, infatti, si era dimesso il funzionario della Provincia dell'Aquila Massimo Di Battista e, prima ancora, era saltato l'affidamento dell'incarico all'ingegnere aquilano Mario Dari Salisburgo, braccio destro del commissario Adriano Goio, scomparso nel marzo 2016 ma che avrebbe cessato dalle funzioni il 30 giugno. Salvi era stato nominato prima di Natale dalla dirigente del Ministero dell'Ambiente Laura D'Aprile, dall'agosto scorso incaricata dal governo di gestire la delicata vicenda pur senza poteri commissariali.

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Operazione antidroga nella Marsica, arrestato anche un agente di Polizia

Avrebbe chiesto soldi agli spacciatori in cambio di protezione: cosi', un poliziotto di Luco dei Marsi in servizio alla Questura di Roma, e' stato arrestato dai suoi colleghi di Avezzano con l'accusa di induzione indebita nell'ambito di un'inchiesta coordinata dal procuratore della Repubblica, Maurizio Maria Cerrato. L'arresto e' avvenuto durante un'operazione antidroga, denominata All-in.  Le indagini sono scaturite dall'incendio di quattro auto avvenuto l'anno scorso ad Avezzano, mezzi di proprieta' di un uomo del posto risultato estraneo al traffico di droga.

Oltre all'agente sono state arrestate altre tre persone, tra cui un dipendente del Consorzio acquedottistico marsicano, tutti per reati legati alla detenzione e allo spaccio di droga. Due delle quattro persone, entrambe di Avezzano, hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Il giudice per le indagini preliminari ha emesso anche 3 obblighi di firma per persone residenti ad Avezzano ed un divieto di dimora, in citta', per un teramano.

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Discarica di Bussi, parte l’indagine epidemiologica su migliaia di famiglie

 "Una finestra temporale, presumibile, dal 1995 al 2014; incrocio dei dati dell'elenco delle utenze che hanno usato l'acqua proveniente dai pozzi dell'area di Bussi con degli indicatori di salute su ricoveri ospedalieri e cause mortalita' registrati in regione, per avere una misura della possibile maggiore diffusione di malattie legate al consumo dell'acqua e capire se esiste un nesso tra le due circostanze". E' l'approccio indicato dal direttore di Epidemiologia ambientale dell'Istituto superiore della Sanita', Pietro Comba, per l'indagine epidemiologica voluta dalla Direzione generale della Regione Abruzzo in seguito all' inquinamento del sito di Bussi per la cosiddetta mega-discarica dei veleni della Montedison scoperta nel 2007. A Pescara, il direttore generale della Regione, Cristina Gerardis, ha riunito quelli che saranno gli attori principali chiamati a lavorare all'indagine: Iss, Agenzia regionale della Sanita', Asl, Zooprofilattico e Arta.

Verranno creati due tavoli operativi che alla fine incroceranno i dati raccolti. "Sappiamo benissimo di intraprendere un cammino che non sara' agevole - ha detto il direttore generale della Regione Abruzzo Cristina Gerardis, avvocato dello stato nel processo sull'inquinamento del sito di Bussi sul Tirino -, ma mi sembra che sia forte anche la volonta' politica di capire quanto ha inciso sulle nostre vite la vicenda dell'inquinamento dell'area industriale di Bussi. Mi sembra che questa sia l'unica strada percorribile in grado di dare risposte ai cittadini sullo stato della salute pubblica". "La presenza dell'Istituto superiore della Sanita' nella figura del direttore del reparto di Epidemiologia ambientale Pietro Comba - ha aggiunto il direttore generale - e' la conferma che vogliamo portare avanti un discorso serio dal punto di vista scientifico per dare risposte certe e autorevoli ai cittadini abruzzesi, chiaramente frastornati per non dire impauriti dopo i fatti emersi nella vicenda della discarica di Bussi". Il prossimo incontro e' stato fissato in aprile. La mega discarica fu scoperta nel 2007: circa 185 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose in un'area di 4 ettari nei pressi del polo chimico di Bussi.

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Scoperta evasione Iva di 2 milioni di euro nel commercio parquet a Chieti

L'Ufficio delle Dogane di Pescara ha scoperto un'evasione Iva per circa due milioni di euro. Gli autori dell'illecito, segnalati alla Procura della Repubblica diChieti, effettuavano acquisti intracomunitari di parquet con provenienza dalla Polonia, senza la regolare tenuta dei registri contabili, omettendo sistematicamente il versamento dell'imposta, la presentazione delle dichiarazioni fiscali e degli elenchi riepilogativi degli acquisti intracomunitari effettuati. Il valore delle merci oggetto del controllo per gli anni 2014, 2015 e 2016 è di circa 9,1 milioni di euro.

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Clandestino con documenti falsi, arrestato a Montesilvano

Era destinatario di un decreto di espulsione risalente al 2011, ed e' stato sorpreso sul territorio italiano, dove e' riuscito a rientrare grazie a documenti d'identita' falsi, ma e' stato scoperto dai carabinieri ed arrestato. In manette, a Montesilvano, e' finito un clandestino albanese di 33 anni, Hakik Guri. Il ragazzo era insieme ad altri tre giovani, a bordo di un'automobile fermata dai militari per un controllo in via Aldo Moro. All'interno del veicolo i carabinieri hanno trovato cinque grammi di marijuana suddivisa in otto dosi. I quattro sono stati accompagnati in caserma per i successivi accertamenti. Dai riscontri con le banche dati ministeriali, i militari della Compagnia di Montesilvano, agli ordini del capitano Vincenzo Falce, hanno cosi' accertato che il 33enne era un clandestino, responsabile di reati contro il patrimonio, la persona, l'amministrazione della giustizia e in materia di stupefacenti. Nei suoi confronti, l'11 dicembre 2011, il Prefetto di Macerata aveva messo un ordine di espulsione e lui era stato accompagnato alla frontiera marittima di Ancona. Ma e' riuscito a rientrare in Italia grazie ai documenti falsi, eludendo ogni controllo di polizia perche' la nuova identita' era 'pulita'. E' stato arrestato per reingresso clandestino sul territorio dello Stato italiano e per possesso di documenti di identificazione falsi. La droga rinvenuta e' stata sottoposta a sequestro. 

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Ammanchi alla Bnl di Teramo, contestato il furto a un dipendente

Ammanchi alla Bnl di piazza Orsini a Teramo sono contestati dalla Procura a una donna, all'epoca dipendente della banca. Il reato sarebbe di furto aggravato; nei mesi scorsi era stata invece indagata per appropriazione indebita. Sei i capi di imputazione, tutti per lo stesso reato, contestati alla donna sulla base di altrettante denunce, con la Procura che nel corso di questi mesi ha conteggiato in circa 600 mila euro i soldi di cui la dipendente della Bnl si sarebbe indebitamente appropriata dai conti di alcuni clienti. L'inchiesta, a firma del pm Stefano Giovagnoni, era scattata proprio dopo le denunce di alcuni correntisti, alle quali si era poi aggiunta quella contro ignoti presentati dalla stessa banca, con le indagini che avrebbero permesso di ricostruire come nel corso del tempo la donna avrebbe effettuato dei prelievi consistenti sia attraverso bancomat e carte fatti ad hoc e mai chiesti e consegnati ai clienti sia attraverso prelievi allo sportello. 

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Casa d’appuntamento nella Marsica, in tre ai domiciliari

Avevano trasformato un affittacamere nella zona ovest di Avezzano in una casa d'appuntamenti. Per questo motivo ieri mattina i poliziotti della squadra Mobile della questura aquilana hanno arrestato due italiani e una donna straniera che avevano organizzato la fiorente attivita'. Alla luce di quanto riscontrato, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L'Aquila, accogliendo le richieste avanzate dal sostituto procuratore Stefano Gallo, titolare del procedimento, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelate agli arresti domiciliari nei confronti di A.D.C., 69 anni, e di G.C., 70. La posizione della cittadina straniera, di nazionalita' dominicana, e' stata stralciata e inviata per competenza territoriale alla procura della Repubblica di Avezzano. Secondo quanto accertato, c'era anche una "dépendance": quando le stanze erano tutte occupate, gli indagati dirottavano i clienti in una casa d'appuntamento del centro citta'.

Il sistema per attirare clienti era semplice ed efficace: siti Internet specializzati, annunci su quotidiani abbinati a numeri di telefono da contattare che cambiavano con l'avvicendamento delle ragazze e dei transessuali, che concordavano con toni molto sensuali gli appuntamenti, fornendo dettagli sulle prestazione fornite e sul "regalino" per ognuna di esse, che variava da 50 a 100 euro. Nel corso dell'attivita' di indagine, durata circa 8 mesi e condotta con l'ausilio di intercettazioni telefoniche, sono stati effettuati pedinamenti e appostamenti e, in alcune circostanze, sono stati fermati, fuori dall'edificio, alcuni clienti subito dopo che avevano consumato un rapporto sessuale. Inoltre, sono state identificate piu' di 20 persone dedite all'attivita' di prostituzione. 

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Hotel Rigopiano, i parenti delle vittime tornano sul luogo della tragedia

I parenti delle vittime dell'Hotel Rigopiano per la prima volta sul luogo della tragedia del 18 gennaio scorso. Il magistrato ha infatti autorizzato il dissequestro e il prelievo di undici dei 18 veicoli presenti e i familiari dei proprietari delle auto hanno raggiunto il sito per portare via i mezzi. Un passaggio tecnico che, pero', ha consentito loro di vedere dal vivo, per la prima volta, il luogo in cui hanno perso la vita i propri cari. C'e' chi si e' fermato a pregare sui resti dell'hotel e chi ha deposto un mazzo di fiori. I presenti hanno poi osservato un minuto di silenzio. Oltre ai parenti di alcune delle 29 vittime, e' andato a recuperare l'automobile anche Giampiero Parete, uno degli undici superstiti, quello che e' riuscito a sopravvivere alla valanga e che per primo ha lanciato l'allarme, facendo mettere in moto i soccorsi. Gli undici mezzi sono stati portati via con dei carroattrezzi.

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