Le Idee

Un Parco del Mare Adriatico

Il mare Adriatico è lo spazio pubblico condiviso delle Regioni che costituiscono la Macroregione Adriatico-Ionica nei cui territori costieri vivono attualmente circa 28 milioni di persone di varia nazionalità. All'interno di questo contesto territoriale l'Adriatico è il grande malato di cui prendersi cura prima di ogni altra cosa. Il suo habitat naturale, infatti, è in grave pericolo; è una delle aree più a rischio del Mediterraneo per la sua forma di mare chiuso e per la presenza delle maggiori rotte navali per il trasporto di petrolio verso il nord. Il rischio derivante dal rilascio accidentale di petrolio o di altre sostanze tossiche e pericolose è molto alto e può avere conseguenze disastrose per il suo delicato ecosistema, per le attività di sfruttamento delle risorse marine, sempre meno ricche e disponibili, per il bellissimo paesaggio costiero, in parte compromesso e da riqualificare.

Il più forte dei "No" alla petrolizzazione e a tutte le piattaforme che vogliono piantarsi a due passi dalle sue coste non sarà sufficiente a salvare questo mare, nonostante la battaglia appena vinta in modo esemplare su Ombrina.

Il passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili è il passaggio epocale da compiere, come lo fu l’avvio della rivoluzione industriale basata sul carbone, sul petrolio e sulle altre energie fossili. Un passaggio per nulla scontato e che può essere il frutto solo di una nuova consapevolezza ambientale globale legata ad una economia sostenibile e di una politica che sappia interpretarla.

 

Un parco per la difesa del mare

Il mare Adriatico è una grande risorsa da salvaguardare e valorizzare attraverso una strategia di azioni integrate e coordinate delle istituzioni locali, di quelle statali, regionali e del suo intero bacino.

Una tale strategia può convergere nella proposta di istituzione da parte della Macroregione Adriatico-Ionica del Parco del Mare Adriatico; è ciò che si propone con il presente manifesto. Un Parco inteso non solo come strumento di tutela della sua biodiversità ma anche come il luogo della programmazione del risanamento dell'ambiente marino e della valorizzazione delle attività produttive compatibili che vi si svolgono, a partire dalla pesca e dal turismo.

Un Parco che organizzi innanzitutto una rete di strutture di ricerca e didattico museali sui temi della difesa del mare e delle sue ricche caratteristiche biologiche e naturali, per la conservazione delle tipicità della pesca e di vita sulla costa; che punti alla valorizzazione turistica delle città e dei giacimenti culturali e artistici diffusi lungo le sue coste, alla sostenibilità e al potenziamento del trasporto via mare e dei suoi porti, allo sviluppo di energia rinnovabile attraverso impianti che sfruttino i flussi e i movimenti ondosi in corrispondenza delle barriere artificiali dei moli e delle dighe foranee dei porti. Un Parco nel quale gli operatori della pesca siano i veri protagonisti della tutela della biodiversità attraverso una oculata gestione degli stock ittici e utilizzino il più diffuso sistema di pesca adriatico con reti da traino per pulire e rigenerare il fondale marino riportandolo alla vita. Un Parco infine che sia lo strumento principale per coordinare e integrare idee, progetti e azioni legati a finanziamenti nazionali, regionali e europei.

 

Un Parco della polis adriatica

 

Il territorio abitato della costa adriatica è il risultato di contaminazioni sviluppate e coltivate nei secoli tra Oriente e Occidente e tra Nord e Sud.

La sua fondazione è classica: da lì veniamo, figli in fuga con i propri padri sulle spalle e i figli per mano. Lungo queste coste approdano oggi a rischio della stessa vita popolazioni disperate che si allontanano dalle distruzioni e dagli orrori in un esodo senza fine e che tuttavia bisogna affrontare. Le città di fondazione delle nostre coste hanno retto l'impatto di irruenti e sanguinosi conflitti per secoli, fino alla metà del novecento, poi sono letteralmente esplose e si sono perse nell'urbanizzazione infinita del mondo contemporaneo, il nostro mondo. Pur costituendo una parte rilevante del patrimonio storico e artistico del Mediterraneo, allo stato attuale le città adriatiche sono poco valorizzate, sia dal punto di vista culturale e politico, sia dal punto di vista economico e infrastrutturale, come rete di porti, di attività marinare, commerciali, relazionali, turistiche.

Le città dell'Adriatico, ad eccezione dei loro antichi centri storici, sono oggi in gran parte aree urbanizzate indistinte e senza qualità; nella loro espansione incontrollata e continua divorano suolo, energia, risorse. Il Parco dovrà necessariamente porsi l'obiettivo di una rigenerazione sostenibile e integrata dei fronti d'acqua e delle sue stesse periferie, individuando gli ambiti territoriali e urbani corrispondenti ai problemi complessi da affrontare, come l'inquinamento, la mobilità e il sistema dei trasporti, il consumo energetico, l'integrazione sociale e culturale. La rigenerazione delle città e dei sistemi urbani della costa può fondarsi sulla realizzazione e lo sviluppo di spazi pubblici e privati destinati alla cultura, all'arte, al verde, all'innovazione, alla scienza e alla divulgazione scientifica, oltre che sulla realizzazione di sistemi di trasporto alternativi ciclo pedonali e metropolitani sostenibili, sull'efficientamento e la riqualificazione energetica. Il Parco, mentre conserverà e valorizzerà la memoria e la storia secolare di queste città e delle civiltà che le hanno prodotte, ne costituirà la rete organizzata e dinamica, l'anima progettuale e progressiva.

 

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I dilemmi della democrazia a 5 Stelle

La notizia del nuovo codice etico del Movimento 5 Stelle ha provocato reazioni contrastanti. La maggioranza dei commentatori e avversari politici ha interpretato questo documento come un voltafaccia clamoroso dettato dall’esigenza di proteggere i militanti inquisiti ma ben visti dai capi. Pochi sono stati, invece, quelli che hanno applaudito la proposta di Grillo di decidere caso per caso sulle dimissioni degli eletti raggiunti da un avviso di garanzia.

Il caso del codice etico evidenzia bene i pregi e i difetti dei 5 Stelle. Il Movimento sta dimostrando una capacità inattesa di correggere errori grossolani, ma allo stesso tempo appare quasi infantile nella sua ostinata incapacità di accettare i principi basilari della democrazia. È come se secoli di teoria e pratica politica siano passati invano. Tant’è che i 5 Stelle hanno bisogno ogni volta di andare a sbattere contro il muro della realtà e del buonsenso, di infrangere fragorosamente le loro (a volte pericolose) illusioni prima di adottare un atteggiamento più appropriato e realistico. Il rischio è che in questo titanico quanto goffo sforzo di ripensamento della politica essi si ritrovino tra qualche tempo sfiancati, delusi e forse anche sconfitti dalla loro stessa inconcludenza.

La forza attrattiva dei 5 Stelle sta nell’aver attaccato al cuore un sistema politico che l’opinione pubblica ritiene inefficiente e corrotto, proponendo come soluzione il rinnovamento della classe dirigente all’insegna della trasparenza e dell’onestà. Credo sia questa la ragione fondamentale del loro successo tra la gente. Meno interessante per i cittadini, invece, sembra essere la proposta di una “nuova” democrazia basata sulla partecipazione diretta delle persone comuni alle scelte politiche. In altre parole, è come se agli elettori importi poco come le decisioni vengono prese in seno al Movimento. Per questa via, però, il “sogno” di una democrazia rappresentativa controllata dal basso si sta rapidamente trasformando nella realtà di un sistema scarsamente rappresentativo controllato dall’alto. A correggere i limiti della democrazia delegata, infatti, non è tanto la maggiore partecipazione del popolo, quanto la volontà illuminata dei suoi interpreti, Grillo e Casaleggio junior, che credono che esista un solo popolo, il loro.

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Il mondo è cambiato

Abbiamo titolato questa rubrica: "Le Idee", perché ne abbiamo bisogno per la nostra comunità abruzzese, per la politica, per le imprese, per il sociale. Il Mondo cambia e non possiamo restare comodamente attaccati a pensieri, analisi e proposte che fanno sempre più fatica a cogliere la realtà o meglio le diverse realtà nelle quali siamo immersi. Viviamo in un mondo frammentato, agitato, fragile, ad iniziare dall'ambiente, il lavoro, l'economia, fino al bene più prezioso della pace.

Le  categorie di pensiero passate per quanto nobili non riescono a comprendere, a dare una spiegazione delle realtà che viviamo, all'apparenza così intensamente, perché in fondo lo sappiamo bene, che ancora di più la crisi del lavoro sarà più dura è non lascerà scampo a tantissimi giovani e agli over 50, perché al di là dei "social" l'esclusione sociale e le solitudini diventano più ampie nel divario tra chi ha e chi non ha quasi nulla o nulla e, malgrado le apparenze si fanno sempre più minacciosa e profonda la caduta economica per i giovani, gli anziani, mentre le famiglie perdono una ad una quelle tutele che hanno garantito la coesione sociale. Siamo quindi chiamati a rinnovare il nostro pensiero ad attualizzarlo nel mondo reale.

Non parliamo della "patologia del futuro", ossia il febbrile moto di oggi di vivere tutto al futuro, ma dobbiamo occuparci con coraggio del presente, saper vivere nell'oggi, non eluderlo rivolgendo lo sguardo a un passato che non c'è più, o proiettando le nostre speranze in avanti per non vivere la vita nel suo farsi presente.

Le idee, le vostre idee sono necessarie per cercare di migliorare in ogni settore le cose che non vanno o che per abitudine si lasciano vivacchiare. Gli interventi che ospiteremo di volta in volta dovranno camminare su questo crinale scivoloso ma salutare anche a rischio di capitomboli, individuare soluzioni con analisi nuove, addirittura scorrette, saranno di sicuro approfondimenti innovativi. Sollecitiamo idee coraggiose, perché ce lo auguriamo, ci saranno anche quelle che possiamo mettere in prova in modo concreto.

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