Le Idee

Il flop della Casellati.

 

Il flop della Casellati.

Sembrava che l’accordo tra Centro Destra e Movimento 5 Stelle fosse stato raggiunto sulla base di un rapporto duale tra Di Maio e Salvini. Fratelli d’Italia e Forza Italia avrebbero fornito un appoggio esterno avendone in cambio qualche ministro di area ma Berlusconi ha fatto saltare tutto non accettando di essere tenuto fuori dalle trattative. Questa soluzione sembrava la più praticabile dal momento che Di Maio non poteva far digerire al suo elettorato un rapporto diretto con Berlusconi, dipinto come un pregiudicato dalla vita immorale. L’ex Cavaliere sembrava aver accettato di dover fare un passo di lato tanto che Matteo aveva rassicurato Luigino; poi all’improvviso il dietro front. Come mai? Forse Berlusconi non si fidava delle promesse ricevute a riguardo della tutela delle sue aziende, o forse voleva far saltare l’accordo perché punta ad un governo del presidente. Un governo tra Centro Destra e Grillini potrebbe durare anche molto a lungo mentre un governo del presidente non andrà oltre le elezioni europee del prossimo anno. Ma non teme le elezioni Berlusconi? Evidentemente ritiene che recuperando l’agibilità politica e potendosi candidare potrebbe arrestare il trend negativo e addirittura recuperare. Ritengo che i suoi consiglieri ed in particolar modo Gianni Letta lo abbiano messo sull’avviso che un accordo in cui avrebbe avuto un ruolo marginale avrebbe accelerato l’OPA ostile della Lega su Forza Italia. A questo punto Salvini ha cercato di ottenere il pre incarico con il favorevole appoggio di Berlusconi che promette di trovare in Parlamento i voti mancanti per ottenere la fiducia. In realtà il Centro Destra è più diviso che mai e forse è questo per ora il miglior successo conquistato da Di Maio, ma una rottura non è imminente e Salvini non ha alcun interesse a fare la prima mossa

Colpi bassi tra Berlusconi e Di Maio

Lo scontro tra i due duellanti ha raggiunto una intensità molto elevata. Berlusconi ha perso il suo autocontrollo arrivando ad offrire ai Grillini il ruolo di lava cessi presso Mediaset e ne ha gravemente criticato l’elettorato. Di Maio prendendo spunto dalla sentenza di Palermo, che è una sentenza di primo grado, ha definito Berlusconi come contiguo alla mafia. Non ci sono interessi reciproci da tutelare, ne toni diplomatici da mettere in campo per recuperare un minimo di rapporti al punto in cui siamo arrivati.

Le prossime mosse di Mattarella

Dopo le riflessioni del fine settimana come si muoverà Mattarella? E’ molto probabile che il prossimo esploratore sarà Fico. Se il Presidente della Camera avesse successo potrebbe addirittura sfilare a Di Maio il ruolo di Presidente del Consiglio. Tutto dipende da cosa ha in mente Renzi. Dal momento che detiene il controllo sulla maggioranza dei gruppi parlamentari un governo senza il suo assenso è impossibile. Potrebbe chiedere notevoli cambiamento al programma penta stellato, avere ministri di area, pretendere un premier gradito ai 5 Stelle ma non proveniente dalla loro area. Avrebbe inoltre la possibilità di far cadere il governo e andare alle elezioni quando se ne presentasse una favorevole opportunità; questo schema ha però un lato negativo. Tenere all’opposizione una coalizione di Centro Destra che ha ottenuto il 37% dei suffragi ed è ben radicata nella parte più produttiva del paese potrebbe essere pericoloso. Certamente il PD andrà a sedersi al tavolo con Fico, ma potrebbe anche giocare il ruolo che fu di Grillo con Bersani.

La estrema ratio

Se anche il secondo esploratore fallirà difficile che Mattarella conferisca un pre incarico a Salvini o a Di Maio. Domenica in Molise il candidato 5 Stelle vincerà a mani basse ma quale sarà il rapporto di forze tra Berlusconi e Salvini? Il 4 marzo era finita 14 a 8, vedremo, e vedremo con più interesse cosa accadrà in Friuli. Se il crollo di Forza Italia fosse eclatante tra le truppe Berlusconiane potrebbe scatenarsi il si salvi chi può e con un consistente passaggio di deputati e senatori al gruppo della Lega, un governo con i 5 Stelle potrebbe tornare di attualità. Altrimenti la cosa più probabile è il tentativo di costruire un governo del presidente con un primo ministro proveniente forse dai presidenti Emeriti della Corte Costituzionale , con il compito di modificare la legge elettorale, definire il documento Di Economia e Finanza, dare una partecipazione di rilievo alle riunioni che l’Unione Europea ha in calendario per giugno, ed infine gestire le operazioni di voto della prossima primavera. C’è però un grande interrogativo sui voti di chi potrebbe reggersi questo governo?

di Achille Lucio Gaspari

 

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Il buono e il cattivo del secondo turno di consultazioni

 Il buono e il cattivo del secondo turno di consultazioni 

Il secondo turno di consultazioni del Capo dello Stato si è concluso venerdì con pochi risultati apprezzabili. Lo stesso Presidente nella sua dichiarazione conclusiva ha certificato l’assenza di un accordo tra le forze politiche che possa portare alla costituzione di un governo nella pienezza delle sue prerogative.

La situazione internazionale.

In Siria il dispiegamento di forze militari contrapposte determina tensioni preoccupanti; una potente squadra navale russa staziona nei pressi delle coste siriane e ad essa si è aggiunto un gruppo navale cinese che comprende anche una portaerei. Le forze navali della Nato saranno costrette a rispondere con una concentrazione di forze pari o anche superiore. Trump ora sembra diventato molto più prudente nel minacciare punizioni armate contro Assad , ma quando si scherza con il fuoco qualcuno si può bruciare. Oggi nella sede romana del CADS, ad ascoltare una conferenza del Capo di Stato Maggiore della difesa gen. Graziano erano convenute le più alte cariche militari che non nascondevano la loro preoccupazione per l’assenza di un Governo con pieni poteri nel caso la situazione politico militare si fosse aggravata. Ma una maggiore preoccupazione agitava molti organi di stampa, la collocazione politica dell’Italia in caso di un governo 5 Stelle-Lega dal momento che entrambi i partiti avevano mostrato simpatie per la Russia di Putin, e una collocazione strategica dell’Italia accanto al nuovo Zar delle Russie, al Sultano della Turchia islamica e agli Aiatollà dell’Iran avrebbe posizionato l’Italia in una situazione critica quanto quella determinatasi per l’adesione dell’Italia fascista al Tripartito. Fortunatamente tutti i leaders, usciti dallo studio del Presidente hanno sottolineato la loro intenzione di mantenere la Nazione nel campo occidentale, leale alla Unione Europea, alla Nato e agli Stati Uniti. Questa è la sola buona notizia che ci ha portato il secondo turno di consultazioni, e ritengo che gran parte del merito vada ascritto al convincimento morale esercitato da Mattarella sulle delegazioni dei partiti ricevuti.

Il PD alle prese con i suoi problemi interni

Non c’è per ora una posizione unitaria delle varie correnti sulle scelte da fare il 21 aprile; mantenere il reggente ed anticipare il congresso o eleggere un segretario e mantenere la data statutaria del congresso. Neanche è certo se l’Assemblea si terrà il 21 aprile ,data potrebbe essere posticipata. La posizione del partito per ora non muta e si mantiene all’opposizione, disponibile a dialogare con chi riceverà l’incarico. Un recente sondaggio premia questa posizione; non solo la emorragia di voti si sarebbe fermata, ma ci sarebbe una risalita verso il 20%.

Salta l’accordo tra 5 Stelle e Lega.

Nel pomeriggio di mercoledì sembrava decollare un accordo tra 5 Stelle e Lega sulla base di un passo di lato di Berlusconi che avrebbe dovuto fornire al nascente governo un appoggio esterno o almeno una astensione. I consiglieri di Berlusconi e in particolar modo Gianni Letta lo spingevano a rifiutare questa soluzione; evidentemente non c’erano le garanzie richieste o i Forzisti non si fidavano delle promesse ricevute. Al mattino di giovedì Salvini si reca a Palazzo Grazioli e trova già scritto il comunicato che avrebbe dovuto leggere. Anche la forma è sostanza. Recarsi a casa di Berlusconi per il summit è di per se una manifestazione non di cortesia ma di debolezza; accettare un comunicato in gran parte già stilato conferma questa sudditanza psicologica. Durante l’esposizione fatta da Salvini alla Loggia della Vetrata Berlusconi si è preso tutta la scena con un attacco finale ai 5 Stelle. Questa situazione per ora giova a Salvini che è dato al 24% mentre Berlusconi scende al 10%

Di Maio in difficoltà

Di Maio era certo di poter stipulare un accordo con Salvini risolvendo in modo a lui favorevole l’ostracismo per Berlusconi. La battuta dell’ex cavaliere ha sorpreso tanto lui quanto Salvini e questa situazione comincia a pesare sui consensi. La crescita non solo si è arrestata ma nell’ultima settimana si è verificato un arretramento del 2% nei sondaggi.

Mattarella da notaio ad attore

Il Presidente della Repubblica non organizzerà un terzo giro di consultazioni; o entro mercoledì gli verrà presentato un accordo di governo o prenderà l’iniziativa. E’ improbabile che il PD cambi posizione, che Salvini decida di separarsi bruscamente da Berlusconi e che l’ex Presidente del Consiglio agevoli la trattativa di governo mettendosi volontariamente fuori gioco. Gli elettori 5 Stelle non digerirebbero un accordo politico con Forza Italia; Di Maio con le sue preclusioni dimostra di tenerne conto e Di Battista pronuncia l’anatema assoluto contro il male assoluto. Prepariamoci a vedere nella prossima settimana una qualche decisione di Mattarella. Per ora sul tavolo c’è un incarico esplorativo affidato alla seconda o alla terza carica dello Stato, o in alternativa un pre incarico ad un esponente del Centro Destra che potrebbe essere Giorgetti. Difficile quindi che si vada ad una soluzione prima delle elezioni regionali a meno che la situazione in Siria non precipiti.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Consultazioni tra veti e caos. Aspettando il secondo giro.

Consultazioni tra veti e caos. Aspettando il secondo giro.
(di Achille Lucio Gaspari)

Il primo turno di consultazioni è andato proprio come si ci aspettava che andasse. Di Maio ha rivendicato premierato e governo da fare indifferentemente con Pd e Lega. Salvini ha dichiarato che vuol fare il governo con i 5 Stelle  insieme a Berlusconi e Meloni. Il PD ha dichiarato che se ne starà all’opposizione,Berlusconi ha negato ogni volontà di accordo con chi lo discrimina. Di Maio ha teorizzato la politica dei due forni con l’intenzione di modificare le ragioni sociali dei due possibili alleati;il PD va bene ma senza Renzi,la Lega va bene ma senza Forza Italia.Il tentativo di dividere il PD è immediatamente fallito.

Di Maio? Renzi Niet

Non sapendo usar bene il pallottoliere Gigino non si è reso conto che senza i voti di Renzi non si fa alcun governo con il PD. Quando glielo hanno spiegato ha subito ritirato la pregiudiziale. Con il Centro Destra è andato un po’ meglio per 24 ore. La chiusura di Berlusconi ai 5 Stelle ha effettivamente diviso  il Centro Destra, con Salvini sospettoso che l’ex cavaliere punti ancora ad un accordo con il PD e con Berlusconi convinto che un patto sia già stato stretto tra Salvini e Di Maio. Su questi sospetti ha giocato il partenopeo Luigi dichiarando di non dover trattare con la coalizione di Centro Destra perché questa coalizione è profondamente divisa e quindi politicamente non esiste.

5S-Centro Destra? Alto rischio

Divisione che è durata solo 24 ore ,dal momento che Salvini, Berlusconi e Meloni si presenteranno insieme  alle prossime consultazioni quirinalizie. Chi sta meglio dopo questo primo giro di consultazioni?

Luigi e i dubbi Amletici

Sembrerebbe  Di Maio che può contare su due opzioni, mentre Salvini , escludendo ogni accordo con il PD, ha a disposizione una sola opzione. In realtà le cose  non stanno i questo modo; assai difficilmente il PD stipulerà un accordo politico con i 5 Stelle. Questi ultimi non hanno alcun interesse a lasciare il Centro Destra all’opposizione, e poiché il difficile viene quando si governa , neanche Salvini vuole concedere ai 5 Stelle una comoda opposizione. Salvini non vuole neanche rompere con Berlusconi perché come abbiamo già detto la sua opa ostile su Forza Italia si nutre di calma, di pazienza e di attesa. E allora?

Dal cilindro un nuovo nome?

Allora la soluzione al momento più probabile è un governo del Centro Destra con i Cinque Stelle. Il premier sarà un terzo personaggio gradito sia a Di Maio che a Salvini;Berlusconi favorirà la nascita di questo governo facendo astenere i suoi, essendo quindi nella maggioranza senza però esserci. Questo schema  che salva la faccia a tutti sembra davvero formalmente perfetto perfetto ;c’è però un punto sostanziale. Berlusconi vuole garanzie per le sue aziende: niente conflitto di interesse, facilitazioni nelle gare per attribuire le nuove frequenze televisive e per questo vorrà ben posizionato nel governo qualche tecnico di riferimento sulla sua area.

PD pronti a fare fuoco

Su questa soluzione il PD sparerà ad alzo zero con cannoni da 410. Potranno sopportare i grillini , pur di stare al governo, di rinunciare al premierato di Di Maio e favorire gli interessi di Berlusconi?

Ipotesi Governo di scopo

Staremo a vedere. In alternativa ci sarà un governo di scopo di breve durata  sostenuto dal Presidente Mattarella pur di non lasciare il Paese in governato durante passaggi politici nazionali ed internazionali molto delicati.Da osservatore assolutamente estraneo a parteggiare per qualcuna delle forze in campo ritengo che la soluzione più intelligente sarebbe un monocolore grillino di minoranza. Perché più intelligente? Perché favorirebbe tutti coloro che sono alla opposizione se per i grillini tra il dire di governare e il fare di governare ci fosse di mezzo il mare. Sarebbe inoltre facilissimo buttare giù dalla torre il grillino appena si profilasse l’opportunità di farlo. Ma sono sicurissimo che tra tutte le soluzioni prospettabili questa è -poiché i ragionamenti politici spesso non seguono la logica razionale -, il più impossibile a realizzarsi.

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Consultazioni, ambizioni e veti

Consultazioni, ambizioni e veti (di Achille Lucio Gaspari)

 

Oggi inizieranno le consultazioni del Capo dello Stato. Quanto tempo ci vorrà per avere un governo? Un solo giro di consultazioni non sarà sufficiente e forse nemmeno due. Fra non molto ci saranno elezioni amministrative che coinvolgeranno sette milioni di elettori. Difficile che il clima di confronto elettorale venga messo da parte prima di queste elezioni amministrative, il cui esito sarà valutato dai leaders molto più probante dei sondaggi che vengono fatti in questi giorni.

Crisi e Patti, scenari possibili

Prendiamo in esame le posizioni e le aspettative dei quattro principali protagonisti. Di Maio che è il capo politico del partito di maggioranza relativa si pone due obiettivi: portare il suo Movimento al Governo ed essere lui stesso il Presidente del Consiglio. Con quali alleanze? La soluzione preferita è un accordo con il PD per una serie di ragioni; i programmi elettorali non sono molto dissimili, il 7% dell’elettorato è passato dal PD al movimento 5S e questa alleanza favorirà un ulteriore passaggio di consensi da un partito all’altro. Inoltre il PD teme nuove elezioni e quindi sarà tentato di sostenere questo accordo il più a lungo possibile. Un governo di tal fatta difficilmente durerà per tutta la legislatura ma è prevedibile che determinerà una stabilità per un periodo abbastanza lungo.

Braccio di ferro Lega e 5S

La seconda opzione è un governo con la Lega. Una soluzione di questo tipo scinderà il Centro Destra e Di Maio si confronterà con Salvini da una posizione di preminenza avendo il doppio di consensi del possibile alleato. Poiché le due forze sono destinate in un futuro anche prossimo ad accentuare la loro rivalità, questa composizione di governo non sarà duratura, ma questo non è un problema perché entrambi il leaders non temono elezioni ravvicinate da cui entrambi è prevedibile che escano rafforzati a spese del PD e di Forza Italia.

Psicodramma e “psiconano”

Cosa risponderebbe di Maio ad una proposta di accordo con tutto il Centro Destra ivi compreso Berlusconi? Difficilmente gli elettori penta stellati che hanno già visto eletta anche con i loro voti alla presidenza del Senato una fedelissima dell’ex cavaliere potrebbero digerire un accordo politico che comprenda anche il partito dello “psiconano”; forse l’unico modo sarebbe quello di vedere nominato Presidente il Capo Politico, cosa che Berlusconi concederebbe volentieri, ma Salvini non farebbe mai un passo in dietro se la cosa non fosse reciproca. In caso di improbabile governo del Centro Destra un ulteriore periodo all’opposizione non spaventerebbe i penta stellati che se ne gioverebbero per accrescere ulteriormente i loro consensi.
Salvini vuole governare ma non al prezzo di rompere con Berlusconi. Ci sono molte amministrazioni in cui governano insieme e non è il caso di metterle in crisi. Ci sono elezioni prossime venture e per ampliare i propri successi è necessario mantenere salda l’alleanza.

Salvini scala Forza Italia

Questo non vuol dire che Salvini rinuncia all’Opa su Forza Italia. E’ vero proprio il contrario. Il tempo lavora inesorabilmente per lui. Inutile creare contrasti ora per affrettare i tempi. Se poi nascesse un governo dei 5 Stelle sostenuto dal PD, una opposizione battagliera, e Salvini ha dimostrato di saperla fare, porterà i suoi frutti.
Berlusconi ha visto sfumare un Nazareno 2 proprio perché ha denunciato l’accordo del Nazareno 1 quando Renzi ha preferito far eleggere Mattarella invece di Giuliano Amato da cui Silvio riteneva di poter avere la grazia. Per questo si è schierato contro il referendum di Renzi pur avendo approvato in parlamento la riforma costituzionale. Quella sconfitta è stata madre anche della sua sconfitta rendendo impossibile un accordo di governo tra i due, un tempo protagonisti della scena politica.

Le scelte del Cavaliere

Ora Berlusconi ha due esigenze: quella prioritaria è non tornare rapidamente al voto, la seconda è quella di governare insieme a chiunque pur di mantenere una qualche centralità che gli permetta di curare meglio i suoi affari. Escluso un accordo tra Centro Destra e PD, resta all’orizzonte solo un governo con i 5 Stelle, oppure una opposizione ad un duraturo governo dei 5 Stelle con il PD.

Martina, il Pd e gli altri

Difficile comprendere la posizione di Martina perché nel partito ci sono aree con idee divergenti. Emiliano è per l’accordo di Governo, Franceschini e Orlando per un accordo possibile a certe condizioni e Renzi che sembra avere la maggioranza nei gruppi parlamentari, per una opposizione intransigente. Questa ultima posizione ha un fondamento se si osserva cosa è accaduto a chi ha governato nella Seconda Repubblica. Dal 1994 ad oggi il partito di Governo ha sempre perso le successive elezioni. In una condizione tripolare, essere all’opposizione di entrambi i vincitori dovrebbe consentire al PD un recupero di consensi.

Mattatella il Saggio

Se nessuna delle soluzioni prospettate giungesse a conclusione Il Presidente della Repubblica cercherebbe di evitare un immediato ricorso alle urne. In questa strategia troverebbe il consenso di quell’ampio partito trasversale di senatori e deputati che conquistato un seggio cercheranno di difenderlo il più a lungo possibile. Un governo del Presidente quindi, presieduto da una personalità di prestigio.

Occhio a Draghi, il super presidente

Sinceramente ho difficoltà ad individuare una personalità con queste caratteristiche se si esclude Draghi. Comunque lo si voglia chiamare sarebbe un governo tecnico, una riedizione del governo Monti, con un programma limitato ed una altrettanto limitata durata. Un governo quindi di tregua che comprenda tutti. Troppo allettante sarebbe schierarsi all’opposizione. Ammettendo che ci sia una momentanea ammucchiata, si scatenerebbe assai presto una corsa per situarsi alla opposizione. La situazione più probabile è quindi un governo Centro Destra -5 Stelle, di durata limitata, presieduto da una personalità di garanzia, costituito per rispondere ad un appello del Capo dello Stato a dimostrare senso di responsabilità.

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Cav in crisi, dubbi dei vincitori

Cav in crisi, dubbi dei vincitori
(di Achille Lucio Gaspari) 

I vincitori di sabato sono gli stessi che avevano vinto il 4 marzo. Di Maio ha ottenuto ciò che aveva chiesto, la presidenza della Camera e Salvini ha ridimensionato definitivamente l’ex cavaliere. Aveva infatti l’intenzione di far cambiare cavallo a Berlusconi visto che Romani era invotabile per i 5 stelle, e lo ha fatto con una modalità, lo strappo nella seconda votazione, che ha palesato in modo chiaro i rapporti di forza all’interno del Centro Destra; le reazioni isteriche di Berlusconi e di Brunetta stanno a dimostrarlo.

Berlusconi, via del tramonto

Prevedere che la notte avrebbe portato consiglio, e che Silvio si sarebbe rimangiato le minacce di rottura era molto facile. Ci si può domandare come mai Berlusconi abbia insistito così pervicacemente su Romani. Talvolta gli anziani diventano capricciosi come i bambini, ma non mi sembra questo il caso. Berlusconi aveva intuito l’esistenza dell’accordo tra Salvini e di Maio e voleva farlo saltare per tentare di sostituirlo con un accordo con il PD. Il nome di Romani era funzionale a questa strategia che si è dissolta nel nulla, facendo fare a Salvini una ottima figura. Cosa comporta questa vicenda nell’iter della formazione del nuovo governo? Ricapitoliamo la attuale situazione.

Forza Italia in caduta

Berlusconi non vuole assolutamente andare a nuove elezioni perché il suo ridimensionamento a vantaggio della Lega continuerebbe in modo consistente; ha anche la necessità di stare al governo per meglio curare i suoi affari ma non ha i numeri per fare alleanze di governo da solo.
Sarebbe anche disposto ad un governo con i 5Stelle che godrebbe di una maggioranza molto ampia e potrebbe durare per tutta la legislatura, ma sa che questa soluzione è impraticabile per la indisponibilità di Di Maio. La soluzione preferita è quella di un accordo con il PD, e sarebbe sufficiente anche una semplice astensione del partito di Martina.

Il ruolo del PD

Non dimentichiamoci che con un esito elettorale diverso oggi avremmo trattative per un governo Forza Italia –Pd a guida renziana. Ma anche questo accordo sembra difficile perché osteggiato da Salvini e probabilmente anche da una quota consistente degli eletti del PD. Il PD preferisce un confronto elettorale non troppo prossimo, anche se riuscirebbe a contenere le ulteriori perdite.

Di Maio, doppia opportunità

Da quando esiste la Seconda Repubblica chi ha governato ha sempre perso le successive elezioni, questa è la regola, poi possono esserci le eccezioni ma per chi fa piani strategici e bene attenersi alle regole. Ecco perché il PD ha scelto, almeno fino ad ora, di stare all’opposizione e se ci stesse da solo guadagnerebbe i frutti maggiori. Se però un governo Centro Destra –5 Stelle o Lega-5 Stelle (con l’apporto di ulteriori voti perché i due soggetti da soli non bastano) non ci fosse, per non andare alle elezioni rapidamente un governo dovrebbe contribuire a formarlo e la scelta più gradita sarebbe un governo del presidente con tutti dentro. Di Maio otterrebbe vantaggi sia da una posizione di opposizione, sia da una posizione di governo e quindi può scegliere tra diverse strategie.

Salvini, nuovo leader

Cosa ha in mente Salvini? Probabilmente vuole il controllo assoluto del Centro Destra e ritornare ad una posizione bipolare di confronto con i 5 Stelle. Ha pertanto bisogno di tornare rapidamente alle urne con una diversa legge elettorale. Difficile prevedere oggi cosa accadrà perché non siamo nella testa dei Leaders politici, i quali sono usi cambiare opinione anche sulla base di sondaggi settimanali. La domanda cui è possibile tentare di dare una risposta è questa: quanto durerà l’attuale legislatura?

Legislatura, fragile e a rischio

La precedente è durata i 5 anni canonici ma il PD alla Camera aveva una ampia maggioranza; oggi la situazione è diversa e peggiore. Proviamo rispondere: un governo del presidente sostenuto da tutti i partiti non andrà oltre un anno di durata e si tornerà a votare in concomitanza con le elezioni europee; un governo 5Stelle-Lega con nel programma una modifica della legge elettorale durerà altrettanto poco perché è evidente che i due leaders vogliono tornare a votare per completare il lavoro. Un governo centro Destra –PD o più probabilmente 5Stelle-PD durerebbe sicuramente di più e la sua durata starebbe nelle mani del Partito Democratico.

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Politica, la lezione di Polibio

Politica, la lezione di Polibio (di Achille Lucio Gaspari)

A poco più di 24 ore dall’inizio delle votazioni per eleggere i presidenti del Senato e della Camera la situazione politica si presenta confusa. Gli accordi che porteranno alla elezione dei due presidenti avranno inevitabilmente influenza anche sulle strategie messe in campo per la formazione del nuovo governo. Difficile pensare che Gentiloni possa andare avanti se non per un limitatissimo lasso di tempo.
Chi sta meglio di tutti è Di Maio che può formare un governo con l’appoggio del PD, o con l’appoggio della Lega, o restare all’opposizione, cosa che non lo spaventa.

PD e Berlusconi, nel guado

Il PD è nel guado tra opposizione, sostegno ai 5 stelle o, ma è molto improbabile, appoggio anche mediante astensione al Centro Destra. Salvini è in difficoltà essendo incerto tra l’accordarsi con Di Maio o mantenere unito il Centro Destra. Berlusconi non ha nessuna intenzione di farsi da parte e teme nuove elezioni più della morte al punto da inseguire Salvini in un accordo con il Movimento 5 stelle e non è chiaro se per stare al gioco del potere o per far saltare tutto
Un governo con tutti dentro allora? Dalle dichiarazioni di alcuni leaders sembrerebbe una soluzione non praticabile. Torneremo allora temporaneamente ad un governo tecnico come accadde con il governo Monti?

Politici e tecnici, due visioni 

Una riflessione sul ruolo dei tecnici al governo va dunque fatta.
Un politico della prima repubblica dall’alto della sua esperienza governativa giudicava la prova data dai ministri tecnici, ce ne stava qualcuno anche allora, assolutamente negativa. Il tecnico è concentrato solo sulla soluzione tecnica dei problemi del suo ministero e trascura del tutto l’interpretazione del presente, la visione del futuro e non ha la capacità di fare le scelte fondamentali che devono guidare l’azione politica. Un generale ministro della difesa, si preoccuperà, di avere uno strumento militare al massimo della efficienza e quindi pretenderà di avere a disposizione il budget necessario per raggiungere il suo proposito. Un politico invece analizzerebbe in stretta collaborazione con il Primo Ministro e con il Ministro degli Affari Esteri la situazione internazionale dell’Italia, le possibili evoluzioni future, gli obiettivi primari; sarebbe quindi valutato in questo quadro quale ruolo dovrebbe giocare realisticamente la forza militare. Solo a questo punto interverrebbe il tecnico per approntare lo strumento che la situazione politica richiede. Un risultato non diverso si avrebbe con ministri tecnici in altri ministeri. Quando poi il governo è tutto tecnico, ad iniziare dal Presidente del Consiglio, le cose possono andare anche peggio. Sorge allora spontanea la domanda di come mai così spesso ministri tecnici o governi tecnici vengono varati.

Attenti all’inesperienza

La mia opinione è che ciò accade perché assai spesso i politici chiamati a gestire la cosa pubblica sono privi di esperienza. Nella scorsa legislatura i Presidenti di Camera e Senato hanno assunto le loro prestigiose cariche appena entrati a far parte per la prima volta delle loro assemblee, molti ministri non avevano ricoperto precedentemente il ruolo di sottosegretario e il Presidente del Consiglio, privo di qualsiasi esperienza di governo, non era neppure un parlamentare. L’opinione pubblica ritiene che neofita per neofita è meglio qualcuno che almeno sia un esperto in settori ben definiti. Questa situazione non è certo circoscritta all’Italia. Il Presidente Trump che viaggia con una valigetta in cui sono conservati i codici per disporre un attacco nucleare, non è stato precedentemente né il Governatore di uno Stato e neanche Senatore.

La lezione di Polibio

Polibio, lo storico greco, che scrisse una memorabile storia romana dal 264 al 146 A. C:. si domandava come avessero fatto i Romani  a ottenere il dominio di tutto il mediterraneo in meno di 120 anni e spiegava questo risultato con il tipo di costituzione della Repubblica Romana. Tralasciando qui di discettare sulla struttura costituzionale della Repubblica, mi interessa sottolineare un solo aspetto, quello del cursus honorum. Le magistrature erano elettive, ma non era consentito di presentarsi alla elezione al Consolato, la massima magistratura esecutiva e militare senza aver ricoperto per elezione una serie di magistrature che fornivano al candidato conoscenza di materie militari, amministrative, economiche, e giuridiche. Chi desiderava intraprendere  la carriera politica ,sin da giovinetto  si dedicava a studi che potremmo oggi definire di Scienze Politiche. Molti politici provenivano dai ranghi delle più nobili famiglie romane, ma l’avventura politica non era preclusa ai provinciali, uomini nuovi come Caio Mario e Marco Tullio Cicerone.
Strano che questa meticolosa preparazione culturale richiesta alla élite politica di oltre duemila anni fa , non sia più richiesta ai nostri governati che potrebbero con un conflitto nucleare cancellare la vita dalla faccia della terra.

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Governo e mosse azzardate

Governo e mosse azzardate. 
 
A distanza di due settimane dall’esito del voto c’è ancora incertezza non solo sul governo prossimo venturo ma anche sulle presidenze di Camera e Senato. Nel PD il massimo sconfitto di questa tornata elettorale, la segreteria Renzi è crollata come era prevedibilissimo. Rispetto al 2013 in cui le percentuali conquistate erano quasi uguali, il PD ha trasferito un 7% di voti ai 5 Stelle.  Strano invece che il rottamatore si sia sorpreso del fatto che i suoi sostenitori principali Martina, Franceschini, Gentiloni  e Del Rio abbiano preso le distanze da lui. In politica non esistono rapporti infrangibili; basta considerare le scelte di Alfano, Fitto e Verdini che, come personaggi politici, erano stati inventati da Berlusconi.
 
Il PD stia all’opposizione 
 
Giusta la scelta del PD di collocarsi alla opposizione. Da quando esiste la seconda repubblica il potere logora chi ce l’ha; la coalizione di governo è stata infatti sempre sconfitta nelle elezioni successive. Per stare all’opposizione però è necessario che ci sia una maggioranza di governo, altrimenti si torna subito al voto, ed è questo che si teme nel Partito Democratico. In realtà i sondaggi dicono che se si rivotasse oggi il PD perderebbe meno dell’1%; il sangue che doveva donare ai 5 stelle è stato già dato. Questi ultimi crescerebbero ancora, ma meno del 2% e non raggiungerebbero la maggioranza. Peggio andrebbe a Forza Italia che scenderebbe al 10% e la coalizione di Centro Destra perderebbe addirittura qualche frazione di punto. Quale governo allora sarebbe ideale per il PD? Solo un governo Movimento 5 Stelle + Lega. Si otterrebbe immediatamente la scissione del Centro Destra e probabilmente alla lunga un logoramento di entrambi i vincitori del 4 marzo. 
 
Berlusconi sotto scacco
 
Far nascere un governo di Centro Destra con la semplice astensione sarebbe graditissimo a Berlusconi che eviterebbe di tornare alle sgradite elezioni e tornerebbe, sia pure in modo parziale, a quella collaborazione col PD che c’è stata quando entrambi i partiti hanno sostenuto il governo Monti e il governo Letta e che si è interrotta con la elezione di Mattarella invece di Amato da cui Berlusconi sperava di ottenere la grazia. Con un risultato diverso Renzi e Berlusconi sarebbero corsi uno nelle braccia dell’altro. Ma con Salvini e Meloni che si oppongono, questo aiuto del PD non ci sarà anche perché non sarebbe gradito agli elettori democratici. 
 
PD non sosterrà i 5S
 
Una alternativa è un governo del Movimento 5 Stelle sostenuto dal PD con un appoggio esterno o con una collaborazione organica. Cosa Di Maio è disposto a concedere perché questo accordo si verifichi? Credo non molto perché sarebbe un errore stravolgere il suo programma. Come reagirebbero gli elettori PD? Probabilmente non bene perché il Partito Democratico, visti i rapporti di forza, sarebbe sottoposto ai 5 Stelle e in un prossimo confronto elettorale molti elettori rimasti fedeli alla sinistra potrebbero avere la tentazione di sostenere direttamente il partito più forte. L’ultima possibilità è un governo di scopo, o del presidente, appoggiato da tutti; un simile governo avrà però una durata limitata e poi si tornerà al voto con le varie forze politiche più o meno nelle condizioni odierne.
 
Centro Destra rischio rottura
 
La coalizione di Centro Destra comincia a scricchiolare; Berlusconi ha troppi interessi economici per lasciar fare a Salvini e contrasta un accordo del leghista per spartirsi con i 5 Stelle la presidenza di Camera e Senato e ,applicando il manuale Cencelli, richiede la presidenza del Senato per Romani. Salvini dovrebbe cedere una posizione sicura, per una insicura perché la posizione di Presidente del Consiglio dei Ministri è molto incerta per lui.
 
Patto Lega-5S? Un azzardo
 
Fare l’accordo con i 5 Stelle sarebbe il preludio ad un accordo di governo, una tregua fra i due vincitori per cambiare la legge elettorale e tornare subito al voto, ad ottobre o più probabilmente nella primavera del 2019. Questa soluzione però ha dei rischi per il giovane Matteo; se si voterà nel 2019 gli elettori dei due partiti populisti vorranno vedere realizzate almeno alcune delle promesse elettorali. Per quanto riguarda l’esito della consultazione elettorale mentre i 5 Stelle che sono più lontani dalla maggioranza potranno pescare voti al di fuori, nel Centro Destra i voti resteranno più o meno gli stessi perché si sposteranno da un partito della coalizione all’altro. Poiché Salvini non è uno sciocco e tutto questo lo sa benissimo, se decidesse di cambiare la legge elettorale insieme al Movimento per introdurre un premio di maggioranza significa che ha questo piano: lasciare che i5 Stelle vincano e governino, mentre lui assumerebbe una tale leadership nel Centro Destra da veleggiare verso il partito unico e sfidare successivamente Di Maio da pari a pari. 
 
Attendiamo le nomine 
 
Vedremo intanto cosa accadrà nella elezione dei presidenti delle due assemblee. Il PD potrebbe essere infatti tentato dal chiudere la porta ai 5 Stelle appoggiando l’elezione di Giogetti alla Camera e di Romani al Senato. Questa operazione farebbe fallire un accordo sia pure temporaneo tra 5 Stelle e Lega. E’ una prospettiva dove per il PD non c’è alcuna utilità; ci sarebbe solo la soddisfazione di precludere un obiettivo ai 5 stelle.
 
Di Maio in vantaggio 
 
Chi sta meglio di tutti è Di Maio; pur senza ottenere la maggioranza ha vinto le elezioni; i seggi alla Camera e al Senato sono sotto il suo esclusivo controllo. Se fosse escluso dalle cariche e dal governo lucrerebbe dall’opposizione consensi ancora maggiori; oppure poterebbe andare al governo sia con il PD che con la Lega da una posizione di predominio. Sul piano della logica, essendo 4 gli attori principali quale accordo converrebbe a 3 di loro? Sostenere con l’astensione un governo 5 Stelle costringendo il Movimento a fare tutto da solo. Sarebbe un governo debole  che ciascuno dei tre occasionali alleati potrebbe far cadere quando lo ritenesse opportuno lucrando nel frattempo sui vantaggi di stare all’opposizione. Essendo la soluzione più logica sicuramente non sarà adottata. Quanto al gran desiderio di andare presto a un nuovo voto bisognerà vedere quanti, al di là delle strategie dei capi, una volta sedutisi sugli scranni saranno disposti ad alzarsi presto.
 
di Achille Lucio Gaspari

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Nuovi leader, caduta Pd, Berlusconi al tramonto. L’Italia al dopo voto e il rebus del Governo.

Nuovi leader, caduta Pd, Berlusconi al tramonto. L’Italia al dopo voto e il rebus del Governo.

Ci sono talmente tanti commenti sull’esito di queste elezioni politiche che uno di più non farà un gran danno. Cercherò di fare le mie valutazioni nel modo più oggettivo possibile, come suole fare un buon ricercatore nei confronti dei dati derivanti da un esperimento.

La prima domanda è: erano prevedibili questi risultati? Gli esperti sulla base dei sondaggi, anche di quelli più recenti e non diffondibili ritenevano che una maggioranza di governo non sarebbe stata raggiunta. Sul risultato del Centro Destra le previsioni sono state rispettate anche se si riteneva maggiore l’equilibri tra Forza Italia e Lega. Il Pd veniva lievemente sopravvalutato ed in parte sotto valutato il Movimento 5 stelle. Quindi una grande sorpresa non c’è stata. 

Più interessante la seconda domanda: quali cause hanno determinato questo risultato? Cominciamo con l’analizzare le ragioni che hanno determinato la sconfitta di Renzi e di Berlusconi. Forza Italia non è un partito, non ha mai scelto i suoi dirigenti attraverso un congresso o una consultazione popolare. E’ una organizzazione a proprietà unica, vissuta e prosperata attraverso le capacità di Berlusconi.

Il Cav. al tramonto

 L’ex cavaliere ha sette vite come i gatti e ha goduto di una longevità politica impensabile in altri paesi occidentali, soprattutto in quelli a prevalenza protestante, ma ormai si avvicina velocemente al capolinea; le plastiche facciali e il cranio colorato non possono arrestare questo ineluttabile declino. Si illude pertanto la Gelmini a pensare che un Berlusconi candidabile avrebbe ottenuto un risultato migliore. Molti elettori hanno abbandonato l’anziano leader per il quarantatreenne Salvini, e questa frana diventerà una valanga. Qualcuno si domanderà perché Berlusconi, vincitore di tre elezioni, che aveva ottenuto un buon pareggio nel 2013 abbia voluto sfidare la sorte invece di ritirarsi imbattuto come fece il grande Roky Marciano. Basta guardare la quotazione delle azioni Mediaset e il crollo della medesima dopo l’esito delle votazioni per trovare la risposta. Quanto ai risultati del PD bisogna distinguere le responsabilità di Renzi da quelle proprie di una cultura di sinistra che è in crisi in tutta l’Europa. 

Renzi in trincea 

Renzi ha fatto al governo anche cose buone ma ha commesso una serie consistente di errori politici il più grave dei quali è stato volere e personalizzare il referendum costituzionale. Che la nostra Costituzione necessiti di un aggiornamento non è in discussione e io non vorrei discettare quì sulla struttura di quella riforma. Il punto è un altro: aver ottenuto il 40% nelle elezioni europee che sono tutta altra cosa da quelle politiche gli ha fatto perdere il contatto con la realtà. Così ha deciso di affrontare il rebus di un referendum che avrebbe dovuto sostenere solo dopo elezioni politiche vittoriose, minacciando il ritiro dalla politica (non avvenuto) che i suoi avversari hanno preso come una gradita promessa. Sorvolo sugli altri errori ma segnalo l’ultimo.

La risorsa Gentiloni

 Se avesse dichiarato che Gentiloni era il candidato del PD a guidare il nuovo governo due o tre punti in più li avrebbe ottenuti, mitigando così la durezza della sconfitta. Il garbo di Gentiloni e l’azione del suo governo sono stati positivamente valutati dagli elettori nel collegio Roma 1 dove il premier ha ottenuto il 43% dei voti, più del doppio della percentuale del suo partito. La composizione del collegio spiega in parte il risultato, ma lo spiega anche il modo mai arrogante e prepotente di porsi del Primo Ministro. Le ragioni principali della sconfitta del PD sono però nel modo auto referenziale e da élite culturale distaccata dalle cose reali che permea quasi tutta la classe dirigente. La legge sui matrimoni gay, quella sul fine vita, la jus soli, sono proposizioni di sinistra che non interessano che una sparuta minoranza di cittadini i quali devono invece confrontarsi con le difficoltà economiche, con la disoccupazione in particolar modo giovanile e con le distanze sempre più ampie tra un nord sviluppato e un sud arretrato, dove la delinquenza organizzata, nonostante l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine la fa ancora da padrone. Le soluzioni vetero comuniste proposte da Liberi e Uguali non sono state ritenute valide dall’elettorato che ha definitivamente archiviato i due vecchi ex segretari D’Alema e Bersani e le loro idee. Ci sono degli sconfitti e ci sono dei vincitori, Di Maio e Salvini definiti entrambi populisti e forze anti sistema. 

Forze anti sistema? Forse no

Non bisogna esagerare con le definizioni; forza anti sistema poteva essere forse definito il PCI che puntava alla dittatura del proletariato, ad un sistema economico collettivista e ad una alleanza con l’Unione Sovietica; Togliatti però rendendosi conto che gli accordi di Yalta non consentivano avventure, accettò con la svolta di Salerno le regole democratiche. Questa definizione calza più correttamente sul suo vice segretario Pietro Secchia che anelava alla rivoluzione comunista da conseguire con la lotta armata. Né la Lega  né il movimento cinque stelle sono contro il nostro sistema democratico e non vogliono cambiare né il nostro sistema economico né la nostra collocazione internazionale. Nessuno ha mai pensato di considerare forze anti sistema i Conservatori britannici che hanno deciso la brexit e non sono voluti entrare nell’euro. Esaminiamo le ragioni del loro successo; una comunicazione molto efficace e una sintonia con le aspirazioni dei loro elettori. Protezione e riscatto dalle difficoltà economiche per i cittadini del sud che hanno votato 5 stelle; attenzione alle forze produttive del nord per la Lega. Nei loro programmi ci sono dei temi comuni, come la lotta alla corruzione,abolizione del Job’s act e della legge Fornero, ma le cose che li dividono sono di più. Da una parte i mille euro ai senza lavoro, dall’altra la flat tax al 15%, diverse le roccaforti, diversi i flussi elettorali; dal PD per i 5 stelle, da Forza Italia per la Lega.

Il rebus del Governo 

La risposta alla terza domanda: cosa accadrà ora? Richiede doti divinatorie. Io cercherò di analizzare i dati a disposizione partendo da questi presupposti: il Capo dello Stato rispetterà le decisioni dei partiti e cercherà di non lasciare il Paese troppo a lungo senza un governo, i gruppi dirigenti dei vari partiti perseguiranno ciascuno gli interessi del proprio partito. Valutati i seggi posseduti dai partiti le situazioni possibili sono: 

Nessuna maggioranza possibile e si torna a votare con questa legge entro pochi mesi  .Questa situazione è quella meno gradita da Mattarella e lo dovrebbe essere anche dal PD e da Forza Italia. Andare ad un nuovo confronto mentre sono in ritirata e disorganizzati offrirebbe su un piatto d’argento una nuova vittoria a Di Maio e a Salvini. In realtà l’unico che potrebbe davvero giovarsi di questa condizione è il Movimento 5 stelle che vedrebbe molto vicina la conquista della maggioranza assoluta.

Governo di scopo presieduto da una personalità di garanzia con il compito di modificare la legge elettorale, assolvere ad alcune leggi di finanza e tornare al voto entro un anno. 

O accordo o Urne

Se nessun governo è possibile il Presidente della Repubblica preferirebbe questa soluzione al ritorno immediato alle urne.

I numeri danno anche queste possibilità: Governo 5 stelle-Lega; Governo 5 stelle –Leu_PD con partecipazione diretta o appoggio esterno. Governo Centro Destra – PD con appoggio esterno o astensione del PD ;,Governo di minoranza del Movimento 5 stelle con astensione del PD e del Centro Destra.

Il governo 5 stelle-Lega sembrerebbe a prima vista il più logico perché accomuna i populisti. In realtà non conviene a nessuno dei due essendo due partiti rivali in ascesa che non provengono da un lungo esercizio del potere come la CDU e lo SPD in Germania. Ma il più danneggiato sarebbe Salvini, che dovrebbe rompere il patto di coalizione per mettersi alle dipendenze di Di Maio, quindilo escludo.

LEU, morto prima di nascere, senza prospettive per il futuro sarebbe pronto a consegnarsi ai 5 stelle in cambio di qualche presidenza di Commissione, un ruolo di questore alla Camera o al Senato, e altre cosucce potrebbero andare bene. Ma il PD? Non credo che Di Maio sarebbe disposto a modificare i punti qualificanti del suo programma in cambio di un accordo organico. Al massimo qualche concessione tra le tante cariche da distribuire, compreso qualche posto di sotto segretario o di ministro. Anche un appoggio esterno non muterebbe la sostanza delle cose. Sarebbe un suicidio in piena regola che accentuerebbe nelle prossime elezioni l’emorragia verso il Movimento. Bene ha fatto quindi Renzi a restare in sella fino alla formazione del governo precisando che si tratta di stare all’opposizione. Ci potrebbe essere una scissione anti Renzi? Difficile. Alla camera ai 5 stelle mancano 95 deputati. Una scissione di 95 su 112 nel PD la ritengo impossibile. Per tanto escluderei anche questa soluzione.

Centro destra, i guai di B.

Se il Centro Destra avesse la possibilità di governare lo farebbe; è soprattutto una esigenza di Berlusconi per i suoi affari dal momento che le larghe intese, una riedizione del patto del Nazareno, non sono possibili. Un sostegno organico o con appoggio esterno richiederebbe un governo guidato non da Salvini ma da una diversa personalità come Taiani o Gianni Letta. Non credo che Salvini possa accettare una soluzione di questo tipo. Dopo un lungo percorso per acquisire la leadership del Centro Destra dovrebbe riconsegnarsi al potere dell’ex cavaliere. Non lo credo possibile. Più praticabile una riedizione del Compromesso Storico del 1976, con l’astensione del PCI che non pretese di dettare il nome del Presidente del Consiglio ma reputò confacente la presidenza della Camera per Ingrao. Una riedizione di quel tipo di accordo la ritengo possibile. Si tratta però di una soluzione temporanea che darebbe al PD limitati vantaggi. A giovarsene maggiormente sarebbe il Movimento 5 stelle, che seduto sul comodo scranno dell’opposizione griderebbe al quasi colpo di stato che impedisce di governare a chi ne ha concreto diritto.

Ultima possibilità un governo di minoranza del movimento 5 stelle con astensione del PD e del Centro Destra. Di Maio non sarebbe felice di governare con una spada di Damocle della sfiducia sempre possibile sulla testa. Ma non sarebbe neanche facile rifiutare di governare avendone la possibilità. Il vantaggio maggiore dovrebbero trarlo i partiti astensionisti se fra il dire le promesse elettorali e il farle ci fosse davvero il mare. Avrebbero così anche la possibilità di scegliersi il momento più propizio per le elezioni.

L’insegnamento di “Pirro”

Sarà questa la soluzione finale? Prima di rispondere vorrei ricordare un episodio della guerra fra Roma e l’Epiro combattutanel 279 A.C.. Pirro ottenne una vittoria così costosa (la famosa vittoria di Pirro) che decise di chiedere la pace a condizioni per lui favorevoli. I Romani invece, essendo vicini alla vittoria, volevano continuare la guerra. Pirro si incontrò con il console Fabrizio e gli offrì una enorme quantità di oro perché convincesse il Senato Romano alla pace. Il console anteponendo al suo proprio vantaggio l’interesse della Repubblica, rifiutò. Fu allora che il re pronunciò la famosa frase “è più facile deviare il sole dal suo corso che Fabrizio dal sentiero dell’onestà”

Quanti Fabrizi ci sono oggi nei gruppi parlamentari presenti nel Parlamento? Non lo so; pertanto una previsione è assai difficile.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Hercùle e l’accento giusto

Hercùle e l’accento giusto

L’avete notata?

C’è una signora in prima fila, con i capelli color argento- lilla, boccolati e ordinati.

Alterna sguardi dolci come quelli di una nonna o di una madre senza rimpianti a occhiate furtive, piene di disincanto. Il lato destro della bocca leggermente inclinato, mostra denti smaliziati, pronti per un po’ di fumo di tabacco.

La mano sinistra gioca divertita, con un filo di perle opache.

Pur essendo sola in mezzo a tanti, non cede neppure un momento allo smarrimento. Sta comoda, lì, davanti allo schermo del cinema, con la sua cappa con motivo tartan color cammello.

Un altro regista si è innamorato di Hercule Poirot, la sua creatura più famosa!

Lei, è Agatha Christie! Ne sono certa o forse qualcuno che le assomiglia ;)!

La Christie aveva immaginato Hercùle Poirot - questo è l’accento giusto!!! - gendarme belga in pensione, meno distaccato di Sherlock Holmes e più malinconico di Augustin Dupin di Edgar Allan Poe. Tuttavia con lo stesso genio, la stessa capacità analitica ma con più umanità. Tra le due guerre mondiali ha fatto viaggiare il suo detective in Europa e in Medioriente. Lo ha fatto investigare su crimini ed efferati omicidi. In America e in Australia invece non l’ha inviato. Poirot soffre il mal di mare!

Dopo aver risolto i casi di Assassinio sul Nilo, Non c’è più scampo e La domatrice, la nostra signora Agatha Christie gli fa attraversare l’Europa in treno e li avviene l’assassinio sull’Orient Express.

La signora in prima fila sembra commentare:

<<: Il mio Poirot è più grassoccio, più basso, più vecchio, più calmo, più perspicace. Aveva la testa ovale e poi … i baffi!

Il mio Poirot ne aveva molta cura. Portava in tasca lo specchietto per poterseli rimirare … al copri-baffi- caro il mio regista-attore - Kenneth Branagh- non avevo mai pensato! Mi ero un po’ abituata a David Suchet e i suoi mustacchi alla militare, arricciati sulla punta. Certo il cast è d’eccezione. La mia pronipote che cura i miei diritti, ci ha visto lungo: Michelle Pfeiffer, Penelope Cruz, Derek Jacobi etc.

Johnny Deep ha perso un po’lo smalto … mi piaceva più nei Pirati dei Caraibi e in Blow ma d'altronde dura poco!

Gli effetti visivi, musica, abiti e scena finale sono assolutamente perfetti “per le mie storie di perdita, dolore e vendetta” :>>

La signora in prima fila si alza senza attendere i titoli di coda.

Si gira verso il resto del pubblico, guarda e sorride con quel sorriso che solo una donna intelligente conosce e sa trasformare a seconda delle occasioni. Ci saluta e sembra dirci:

<<Ragazze, meglio il mio libro!

Altre avventure oltre quelle che ho scritto per Hercùle, con l’accento sulla –u-, nessuna penna potrà mai scrivergliele meglio. Per quello in Sipario gli ho fatto commettere un delitto e l’ho condotto alla morte col suo senso di colpa e con le sue ultime parole -erano per me, - Cher ami! >>

Come affermò qualcuno:

La grandezza di uno scrittore risiede anche nella sua capacità di parlare alle future generazioni!

 

 

 

 

 

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Una Italia al bivio. Riflessioni di un cittadino sulle prossime elezioni

Una Italia al bivio.  Riflessioni di un cittadino sulle prossime elezioni
 
Sull’esito della consultazione elettorale domina, anche a causa della legge con cui si voterà, una grande incertezza; una cosa però è sicura, il primo partito sarà quello del non voto. Qualcuno dirà che questo è il segnale che anche noi ci avviamo verso una democrazia matura. 
 
Democrazie e partecipazione
 
Negli Stati Uniti infatti, che vivono una democrazia parlamentare da oltre duecento anni, assai spesso si reca a votare meno della metà degli elettori. Questo paragone è improponibile; con la loro costituzione e con due soli partiti che si sono alternati al governo essi sono diventati la prima potenza politico militare globale, l’economia più forte e detengono anche il primato dell’eccellenza scientifica. Chi non vota in America lo fa perché ripone fiducia in entrambi i partiti e ritiene che chiunque dei due sarà chiamato a governare, non ci saranno grandi cambiamenti. In Italia chi non vota lo fa per una ragione diametralmente opposta, perché non ha fiducia nella politica, ciò è nei partiti attualmente in competizione e nei loro dirigenti.
 
 
La Repubblica prima e dopo
 
Nella prima Repubblica e soprattutto nelle prime fasi della sua vita la competizione elettorale coinvolgeva anche l’ottanta per cento della popolazione. Era il periodo delle ideologie e due pensieri antitetici si confrontavano. Da una parte la dittatura del proletariato, la economia collettivistica e l’alleanza politico militare con l’Unione Sovietica stalinista; dall’altra la democrazia parlamentare, l’economia di mercato e l’alleanza politico militare occidentale. Che poi nella real politik un cambiamento così radicale e contrario agli accordi di Yalta fosse possibile in Italia è tutto da dimostrare. Ungheria e Cecoslovacchia ci provarono e si scontrarono contro la dottrina della sovranità limitata; da noi, fortunatamente è mancata la controprova.
Caduto il Comunismo con le sue utopie economiche e con le sue oppressioni è venuto meno il confronto ideologico; il Capitalismo non se la passa però così bene. La globalizzazione ha spostato la produzione industriale nell’est europeo e in Cina, ora addirittura in Vietnam e in Laos, lasciando sul terreno un numero crescente di disoccupati e di sotto occupati. 
 
Ora decide la Finanza
 
La Finanza internazionale che non è certamente un organismo democratico e che un tempo si uniformava alla politica delle nazioni adesso la determina. La grande crisi del 2008 ha lasciato grandi spazi di povertà, i poveri sono sempre più poveri, molti ceti sociali che prima non lo erano lo sono diventati, ma i grandi ricchi lo sono ancora di più. La ricchezza globale, e questo accade anche in Italia, si concentra in mani percentualmente sempre più ristrette. Il sentimento di chi non voterà sopraffatto dalla sfiducia si può anche capire, ma non risolve il problema. Se ciò che il prossimo Governo farà non si applicasse a chi non ha votato, questa astensione un senso lo avrebbe ma così non è. La personalità umana, come ben sanno gli psicologi, è fatta di logica e di sentimento ma queste due nature non vanno separate; la ricerca scientifica è il campo della logica, ma se non ci fosse la curiosità che è il movente della conoscenza l’umanità non avrebbe fatto alcun progresso. 
 
Inesperienze e promesse
 
Evitiamo allora le decisioni di pancia; non valutiamo un leader perché è antipatico, un altro perché sembra ingenuo e così via ma atteniamoci ai fatti. Sono onesto ma inesperto; questa figura non mi soddisfa; abbiamo visto in un recente passato essere chiamato a dirigere il Governo chi non aveva neanche l’esperienza maturata da sottosegretario. Fareste dirigere un Dipartimento di Chirurgia da chi non ha mai operato? Delle due l’una: o è più facile dirigere un governo che fare il chirurgo o c’è qualcosa che non funziona. 
E poi ci sono quelli che fanno promesse mirabolanti ma non spiegano come faranno a mantenerle, o fanno promesse credibili ma in passato non le hanno mantenute. Le elezioni accademiche non sono poi così diverse da quelle politiche; essendo io candidato chiesi consiglio a un mio vecchio professore; la risposta fu-prometti tutto a tutti! Come uscirne allora? Due sono le principali preoccupazioni degli Italiani, il lavoro e la sicurezza.
Diffidiamo da chi ci propone di uscire dall’Europa e dall’Euro. La Gran Bretagna ha fatto una scelta con una risicata maggioranza che ora sembra capovolgersi, ma il Regno Unito ha una sua monete forte, non ha più un impero ma ha conservato il Commonwealth, è una potenza militare nucleare e ha da più di cento anni unno speciale rapporto con gli Stati Uniti. 
 
Rischio irrilevanza 
 
 
Noi saremmo relegati alla irrilevanza politica e al tracollo economico. Ora osserviamo una ripresa economica che anche se debole ha invertito un trend fortemente negativo, probabilmente è il caso di non disturbare il macchinista durante il suo lavoro.
E la sicurezza? La sicurezza e il suo contrario sono sentimenti che le statistiche dei reati modificano poco. Il problema dell’immigrazione incontrollata non esiste e la paura è suscitata dai professionisti della tensione emotiva,oppure il problema è reale e mentre alcuni lo amplificano altri si coprono gli occhi? 
 
Votate è necessario
 
Il recente film Lui è tornato che parla di un redivivo Mussolini è stato copiato da un libro di successo (il protagonista era Hitler) scritto in Germania nel 2011 con la Merkel stabilmente al governo, una economia fiorente e una nazione non preoccupata dal terrorismo. Questo film con Mussolini che dice di aver imparato dai propri errori e percorre in auto scoperta il centro di Roma raccogliendo più attestati di simpatia che disapprovazioni mi preoccupa. Andiamo allora a votare cercando di ragionare, evitiamo sconvolgimenti e cerchiamo per quello che è possibile, considerando questa legge elettorale, di scegliere i candidati che riteniamo più affidabili.

Achille Lucio Gaspari

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