Le Idee

Avvenimenti. Salvini e Toninelli, niente crisi 5S e Centrodestra li blinda. ONG, quando i soccorsi sono dubbi Bimbi sul bus, una tragedia sfiorata

Avvenimenti.  Salvini e Toninelli, niente crisi 5S e Centrodestra li blinda. ONG, quando i soccorsi sono dubbi. Bimbi sul bus, una tragedia sfiorata


Una settimana densa di avvenimenti; commentiamoli uno per uno

La votazione al Senato della Repubblica su Salvini.

Il Senato della Repubblica ha stabilito a larga maggioranza che l’azione del Ministro Salvini è stata una scelta politica dettata dalla tutela di un interesse preminente dello Stato. Dire che Salvini è stato salvato da una immunità è distorcere la realtà delle cose. Non si tratta della immunità prevista per i parlamentari e oggi abolita; si tratta di una legge costituzionale introdotta nel1989 che stabilisce la non punibilità di un ministro che commette un reato nell’interesse dello Stato, e a definire quale sia l’interesse dello Stato è esclusivamente la Camera di appartenenza. C’è da notare che la larga maggioranza è dovuta al contributo di FI, di Fratelli d’Italia e del gruppo misto. I voti della maggioranza di governo sono stati 153, dunque insufficienti per la maggioranza assoluta; che questo sia un episodio estemporaneo o un indicatore di difficoltà nella maggioranza è tutto da vedere

La mozioni di sfiducia a Toninelli

Le mozioni di sfiducia presentate dal PD e da FI contro Toninelli sono state entrambe respinte. Dire che si sia trattato da parte della lega di una restituzione della votazione fatta dai 5 stelle a favore di Salvini è una menzogna. La lega ha votato contro la mozione di sfiducia individuale perché il suo accoglimento avrebbe aperto una crisi di governo che per ora né i gialli né i verdi vogliono. E’ stato invece un errore delle opposizioni presentare queste mozioni senza avere i voti per farle approvare perché così hanno ricompattato le due forze alleate in un momento di difficoltà. Quanto a Salvini qualcuno pensa che sarebbe contrario ad una sostituzione di Toninelli anche in caso di rimpasto di governo. Il Ministro delle Infrastrutture, a torto o a ragione, per le sue incaute dichiarazioni e le sue gaffe è diventato infatti una specie di buffa macchietta che fa perdere voti ai Grillini e di converso rafforza i leghisti; un ministro così Salvini se lo tiene stretto.

La sentenza del Tribunale dei Ministri

Il giorno dopo la votazione del Senato su Salvini si è saputo che il Tribunale, accogliendo la richiesta del procuratore, cosa che non aveva fatto per Salvini, ha archiviato per Conte, Di Maio e Toninelli. Ma quando si è tenuta la Camera di Consiglio? Se è stata tenuta il giorno successivo alla votazione in Senato, va tutto bene; presa coscienza della volontà popolare (i senatori rappresentano in quanto eletti la volontà del Popolo) hanno deciso secondo logica. Infatti errare umanum est, perseverare diabolicum. Ma se la decisione dei giudici è stata tenuta prima della votazione in Senato sarà interessante leggere le motivazioni per capire come mai per il verde è stata presa una decisione e per i tre gialli una decisione opposta. Curioso sarebbe anche il fatto che questa decisione sia stata resa pubblica dopo la votazione in Senato e non prima. Perché mai? Forse si voleva evitare di influenzare il voto dei Senatori in senso favorevole a Salvini? Qualcuno pensa che sia stata una operazione politica contro Salvini e non una decisione indipendente. Fino a prova contraria riteniamo accertata la indipendenza di giudizio dei magistrati; sarà comunque interessante conoscere nei dettagli come si sono svolti i fatti.

La ONG italiana e il soccorso anomalo

Mentre il Senato si apprestava a votare sulla questioni Diciotti, una ONG battente bandiera italiana, di cui è capo quel prototipo di pacifista che è Casarin, violando ogni accordo e ogni disposizione ha preso a bordo dei clandestini che non erano in pericolo di naufragio all’interno delle acque di competenza libica e in competizione con una motovedetta libica. Poi ha fatto rotta verso Lampedusa ed è entrata in porto infrangendo il divieto di una nave da guerra. Il procuratore della repubblica di Agrigento, quello che aveva accusato Salvini dei più tremendi reati, ha confermato il sequestro della nave già disposto dalla Guardia di Finanza e ha incriminato il capitano della nave di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo ha arrestato? non sembra, gli ha imposto l’obbligo di dimore nell’isola di Lampedusa o altrove? Non lo sappiamo. L’imbarcazione sequestrata come mezzo per compiere i reati (sono almeno 2) quanto tempo resterà bloccata prima che riprovi a fare la medesima cosa? Aspettiamo e vedremo quali saranno le decisioni che Magistratura riterrà di adottare nei confronti del Capitano della nave

La tragedia sfiorata

La intelligenza, determinazione e freddezza d’animo di un dodicenne ha salvato 51 bambini e 3 maestre dal morire bruciati vivi. La bravura del ragazzino e la capacità professionale dei Carabinieri hanno impedito che si verificasse una immane tragedia; questo però non deve esimerci dal provare orrore e rabbia. Come è possibile, ci si domanda, che un soggetto a cui era stata riturata la patente per guida in stato di ubriachezza e che aveva avuto una condanna penale per molestie sessuali a una minorenne guidasse un autobus utilizzato da una scolaresca. La spiegazione data dal senegalese del folle gesto che si apprestava a compiere, “volevo vendicare gli africani morti in mare per colpa di Salvini e Di Maio” fa riflettere. Il Pd nella disperata ricerca della rivincita accusa ogni giorno Salvini di queste colpe, quando invece riducendo gli imbarchi si sono ridotti i naufragi e quindi i morti. I cittadini italiani sanno benissimo che è stato il governo Renzi a stabilire che chiunque fosse raccolto in mare da qualunque natante doveva essere portato esclusivamente in Italia. Durate questi governi di sinistra gli sbarchi sono arrivati a quasi duecentomila individui l’anno. Quali le conseguenze di questo? Aumenti di guadagni dei trafficanti, guadagni delle varie organizzazioni anche facenti riferimento alla delinquenza organizzata, che per l’assistenza ai migranti hanno guadagnato –sono parole di Buzzi- più che con il traffico della droga, mentre il tutto costava al nostro Erario 5 miliardi di euro l’anno. E’ difficile integrare 600.000 clandestini, impossibile rimandarli a casa loro. Tutto questo si deve ai governi Letta, Renzi e Gentiloni. Se il PD cerca un vero recupero di consensi e non un brodino caldo per superare la nottata delle prossime elezioni europee ,deponga le proprie posizioni ideologiche e si faccia un bell’esame di coscienza.

di Achille Lucio Gaspari

 

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Nave dolce nave. Da studenti, marinai e comandanti.

Nave dolce nave. Da studenti, marinai e comandanti. 

Pronti a sfidare il mare, non tanto in termini da romanzo ma in modo pratico. Ossia come far navigare una imbarcazione, come stare al timone  di una mega nave per passeggeri, o una porta container, o forse una nave militare. Gli allievi studieranno come affrontare il mare aperto e, ancora cosa più difficile come entrare e uscire da un porto dove i traffici mercantili sono un continuo via vai. Da dove iniziare  a fare tutto ciò? Con la buona volontà e con una buona dose di umiltà e, soprattutto, vivendo in sintonia con una nave. È il caso dei giovani studenti drll’Istituto Nautico di Ortona che una volta saliti a bordo della  “San Tommaso”,  la mitica nave scuola dell’Istituto Nautico (unico istituto ad averla a disposizione) dovranno apprendere ogni dettaglio della vita da navigante, su come fare i nodi per attraccare la barca alle bitte e vericelli a come stare al timone, a come mantenere efficiente un motore che visto da vicino è colossale con cilindri e valvole enormi. “Arrivano a bordo che sono ragazzi, usciti dalle scuole medie. Incerti e sofferenti di mal di mare”, ha raccontato ai nostri microfoni il capitano Mario Diomedi, “poi in cinque anni di studio e di pratica, si diventa comandanti e direttori di macchine. Ed è con orgoglio che ci si diploma per affrontare il mare”. Studenti iper tecnologici che hanno a disposizioni simulatori di navigazione e computer ultra moderni. Ma la navigazione è quella che si insegna e si apprende sulla “San Tommaso”, ecco il loro racconto unito a quelli dei docenti e comandanti.

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Raffaele Paolucci Conte di Valmaggiore 100 anni dopo l’affondamento della Viribus Unitis

 

Raffaele Paolucci Conte di Valmaggiore 100 anni dopo l’affondamento della Viribus Unitis

Raffaele Paolucci nacque a Roma il primo giugno 1892 da Nicola ufficiale della Regia Marina nativo di Orsogna e da Rachele di Crecchio che era nata a Castrovillari perché il padre Antonio nativo di Lanciano esercitava la funzione di pretore. Egli si definiva quindi un perfetto abruzzese della provincia di Chieti. Nel 1910 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Napoli interrompendo le lezioni per adempiere come volontario al servizio militare nella Compagnia di Sanità Militare dove fu nominato sergente. Il 4 aprile 1916 si laureò a pieni voti e con lode. Della sua partecipazione alla prima Guerra Mondiale diremo in seguito.

La carriera accademica e politica

Nel1919 fu congedato dall’esercito con il grado di tenente colonnello. Il suo interesse preminente era la Chirurgia Generale e quindi frequentò le Cliniche Chirurgiche delle Università di Napoli e di Siena. Nel 1920 fu nominato assistente ordinario presso la Clinica Chirurgica di Modena. In questo periodo contribuì a fondare il reparto di chirurgia dell’ospedale di Lanciano. Alla attività chirurgica associava quella politica. Nel 1921 Dino Zanetti fonda l’associazione “Sempre pronti per la Patria e per il Re”. La associazione che contava 80.000 membri in tutta Italia era nota anche come Camicie Azzurre in quanto indossavano una camicia di colore azzurro Savoia. Paolucci divenne comandante generale di questa organizzazione comprendente reduci, mutilati e decorati. Era un raggruppamento pacifico e disarmato, creato per opporsi alle squadre fasciste. Questo elemento mette in chiaro il fatto che Paolucci, non fu mai fascista, era invece un ardente monarchico. Bisogna però tener conto che nel ventennio esisteva una diarchia tra Monarchia e Regime. Nel 1921 dietro insistenza di Giovanni Gentile pur non avendo ancora l’età legale (29 anni invece dei 30 richiesti) fu eletto deputato al parlamento tra le file del Blocco Nazionale costituito dai nazionalisti capitanati da Luigi Federzoni. Nel 1924, allora non esisteva l’aspettativa per gli incarichi parlamentari, conseguì la Libera Docenza in Patologia Chirurgica e nel 1925 ebbe l’incarico per la medesima disciplina nell’Università di Bari. Nel 1928 sposò Margherita, figlia del generale Pollio ex capo di Stato Maggiore dell’Esercito da cui ebbe Nicoletta che sposò il prof. Giovanni Marcozzi allora suo aiuto. Poiché Marcozzi divenne in seguito ordinario di Clinica Chirurgica a Perugia alcune male lingue dissero che le pubblicazioni più importanti di Marcozzi erano quelle di nozze. In realtà con grande correttezza Paolucci allontanò il genero dalla Clinica Chirurgica e Giovanni Marcozzi divenne aiuto di Pietro Valdoni allora Patologo Chirurgo a Roma. La sua carriera si deve quindi a Valdoni e Marcozzi fu richiamato a Roma a ricoprire la cattedra di Semeiotica Chirurgica quando il suocero era ormai scomparso essendo deceduto all’improvviso a soli 66 anni nel 1958.Una famigerata legge fascista imponeva che tutti i dipendenti dello Stato e quindi anche i professori universitari si iscrivessero al Partito Nazionale Fascista pena la decadenza dall’incarico. Quasi tutti i professori universitari, tranne dodici, si iscrissero al Partito facendo di necessità virtù se si può chiamare virtù il salvaguardare la propria posizione. Tra i dodici fu costretto nel 1931 a lasciare la cattedra il Clinico Chirurgo di Bologna Bartolo Nigrisoli che godeva di grande apprezzamento nella propria facoltà e nel mondo accademico chirurgico. Antonio Gasbarrini patologo medico a Bologna, conterraneo ed estimatore di Paolucci convinse la Facoltà a chiamare il prof. Raffaele Paolucci ad occupare la cattedra lasciata libera da Nigrisoli. Questo fatto determinò in Paolucci un grande imbarazzo perché non voleva apparire come un soggetto che si era avvantaggiato per le altrui disgrazie. Per accettare la chiamata pretese di conoscere l’opinione del rettore che era favorevole e si decise solo dopo che con grande generosità e nobiltà d’animo Nigrisoli tenne un discorso in facoltà favorevole alla di lui chiamata. Fino al 1943 fu riconfermato deputato nelle file del Partito Nazionale Fasciata e dal 1924 esercitò la funzione di vice presidente della Camera dei Deputati. Nel settembre del 1935 fu richiamato alle armi e partecipò alla guerra di Etiopia al comando dell’ambulanza chirurgica speciale. Nell’ospedale da lui organizzato furono operati non soltanto i feriti italiani ma anche quelli abissini e pazienti della popolazione civile vittime di traumi e di malattie. Rientrato in Italia fu nominato colonnello e in seguito maggiore generale medico per meriti speciali. Durante il secondo conflitto mondiale fu richiamato in servizio operando presso la Direzione Generale della Sanità Militare della Marina mantenendo l’incarico sino all’8 settembre del 1943. Essendo come abbiamo detto monarchico e non fascista seguì il Re nel regno del Sud e riprese l’incarico di generale medico con il Regio Esercito. Con la nascita della Repubblica fu epurato per breve tempo da ogni incarico. Reintegrato nei diritti civili fu chiamato a dirigere la Clinica Chirurgica nell’Università di Roma. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di un trattato di chirurgia in cinque volumi eseguì oltre trentamila interventi chirurgici. Dedicò i suoi interessi alla chirurgia addominale e toracica ed era nota la sua accuratezza, atraumaticità ed eleganza mostrate durante le operazioni. Di grande cultura e dotato di una non comune capacità oratoria teneva splendide lezioni di Clinica Chirurgica frequentate non solo da studenti e colleghi ma anche da personalità della cultura. Ebbe numerosi e valorosi allievi. Abbiamo già ricordato Marcozzi; tra i tanti dobbiamo ricordare due figure di grande spicco. Ettore Ruggeri Clinico Chirurgo a Napoli e Giorgio Di Matteo Clinico Chirurgo alla Sapienza nonché pro rettore e presidente della Società Italiana di Chirurgia così come il suo maestro era stato vice presidente dell’International Society of Surgeons. Poiché gli invidiosi non mancano mai, un primario chirurgo del policlinico abile anche a tentare di ferire con la lingua soleva definirlo come l’affondatore che non sa affondare il duodeno e durante le festività natalizie, comprata una zampogna da un pastore abruzzese, gliela regalò alludendo al fatto che gli abruzzesi non sono altro che pastori. Non sapeva evidentemente che quando Andrea Bafile, capitano abruzzese della Marina, caduto sul Piave, medaglia d’oro alla memoria fu tumulato alle pendici della Maiella Madre gli elogi funebri furono tenuti da Paolucci e da D’Annunzio che erano tutt’altro che pastori. Ripresa anche l’attività politica fu eletto senatore nella seconda legislatura e deputato nella terza per pochi mesi prima della morte; in quell’Aula sedevano vicini l’eroe abruzzese e la Medaglia d’oro Luigi Durand de la Penne che il 19 dicembre 1941 aveva affondato nel porto di Alessandria la corazzata inglese Valiant. In questo consesso conobbe Remo Gaspari, anche lui alla sua seconda legislatura che ne riportò una forte impressione come quella di un personaggio che metteva la sua attività di medico e di servitore della patria al di sopra di tutto. Riposa ad Orsogna secondo le sue volontà espresse alla madre in una lettera prima dell’impresa di Pola. Se fosse morto con onore voleva infatti essere sepolto ad Orsogna da cui lo sguardo spazia dalla Maiella al mare.

 

Paolucci nella prima Guerra Mondiale

Richiamato in servizio il 4 gennaio 1915 e destinato ad un ospedale sito sul Carso, ottenne una medaglia di bronzo per meriti sanitari. Laureatosi in Medicina fu nominato tenente medico presso l’ottavo reggimento bersaglieri e, su sua richiesta, trasferito in marina. Assegnato al comando superiore dei MAS guidato dal capitano di vascello Costanzo Ciano partecipò allo sviluppo di tecniche di immersione subacquea allo sviluppo delle quali il suo contributo medico fu essenziale. Partecipò alla realizzazione di speciali mezzi d’assalto costituiti da torpedini semoventi chiamate mignatte ideate dal maggiore del genio navale Raffaele Rossetti. I due intrepidi marinai dopo sette ore di immersione penetrarono il 1 novembre 1918 nel porto di Pola e affondarono la nave appoggio Wien e la corazzata Viribus Unitis le cui ancore adornano ora l’ingresso del Ministero della Marina che dà sul Lungotevere. Collocati gli ordigni i due marinai emersero e avvertirono il comandante della corazzata che la nave sarebbe saltata in aria per cui facesse mettere in salvo i marinai. Non avendo i mezzi per procedere da soli gli austriaci chiesero dove esattamente era collocata la torpedine e al loro rifiuto Paolucci e Rossetti furono rinchiusi all’interno della nave da cui furono poi tirati fuori qualche minuto prima che si verificasse l’esplosione. Anche Durand de la Penne e il suo compagno Bianchi avvertirono Morgan, comandante della Valiant che la nave era minata e che poteva mettere in salvo i marinai. Anche loro che si rifiutavano di dare ulteriori informazioni furono rinchiusi in una cabina. Gli inglesi però, meno cavallereschi degli austriaci, ce li lasciarono dentro fino all’affondamento della corazzata da cui si salvarono miracolosamente.

Paolucci e Rossetti, presi prigionieri e liberati il 5 novembre furono insigniti della medaglia d’oro. A questa onorificenza per Paolucci vanno aggiunte una medaglia d’oro al merito della croce rossa italiana e medaglie degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Polonia e la Legione d’onore francese tutte per meriti di guerra. Non mancò qualche critico che osservò che se le navi austriache non fossero state affondate sarebbero state preda di guerra e quindi Paolucci e Rossetti avevano affondato navi che stavano per diventare italiane. A prescindere dal fatto che il primo novembre, pur andando bene le cose per l’esercito italiano, non era ancora noto quando la guerra sarebbe finita, si devono considerare due cose. La prima è che Paolucci e Rossetti compirono una impresa di eccezionale difficoltà rischiando la propria vita. La seconda è che non è affatto detto che quelle navi sarebbero state consegnate all’Italia. Bisogna ricordare che il presidente americano Wilson, il principale autore della “vittoria mutilata” si opponeva alla sovranità dell’Italia sull’Istria e la Dalmazia e sosteneva la creazione dello stato jugoslavo che con molta probabilità si sarebbe appropriato di quelle navi che avrebbero continuato quindi ad essere una minaccia per la libera navigazione dell’Italia nell’Adriatico.

A dieci anni dalla scomparsa una statua fu eretta ad Orsogna in ricordo di Raffaele Paolucci. Alla inaugurazione del monumento erano tra gli altri presenti i Professori Di Matteo, Stefanini e Valdoni. La bella cerimonia fu presieduta dal Ministro delle Poste e dal Sottosegretario all’Interno,Spataro e Gaspari ,entrambi abruzzesi.

 

 

 

 

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Dove va in Governo giallo-verde?

Dove va in Governo giallo-verde?

Le elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna hanno rappresentato in parte la controprova dei sondaggi sulla consistenza del favore che le forze politiche godono attualmente presso gli elettori. Il Centro Destra ha vinto nettamente, il Centro Sinistra si è posizionato, sia pur ampiamente distaccato, al secondo posto e il movimento 5 stelle ha avuto un crollo verticale. E’ pur vero che le elezioni politiche sono diverse da quelle amministrative e in queste ultime il Movimento ha una resa peggiore. Il crollo dei consensi è però evidente e considerevole e dire che in Sardegna i Grillini hanno guadagnato l’11% perché nella consultazione precedente non erano presenti è una battuta che non fa ridere. Nel Centro Destra, al netto delle numerose liste alleate, il trend è chiaro: la Lega cresce molto, Fratelli d’Italia avanza moderatamente e Forza Italia perde, dimezzando i propri voti. Più difficile valutare il risultato del Centro Sinistra. I dati parlano di un 30% nelle due regioni, il PD però arretra e la crescita è determinata sia dal concorso di numerose liste, sia dal personale prestigio dei due candidati alla presidenza.

L’effetto Zingaretti

Le primarie e la elezione del nuovo segretario hanno dato un certo effetto spinta al PD; il partito sembra aver recuperato le perdite ulteriori subite dopo le elezioni politiche ed è ritornato al 18 % che caratterizzò il risultato del 4 marzo. Nelle politiche del 2013 il movimento 5 stelle prese il 25% e il PD poco meno, quindi il 7% in più del Movimento nel 2018 (32 invece di 25) sembra provenire in modo consistente dal PD (18 invece di 25). Negli attuali sondaggi il 10% in meno dei 5 Stelle non sembra essere tornato al PD e solo scarsamente alla Lega che invece ha drenato in modo particolare consensi da Forza Italia; è evidente che i delusi si siano rifugiati nell’astensione. Cosa potrà ottenere il PD in futuro? Il lavoro di Zingaretti, che punta a tornare ad un dualismo Centro Sinistra contro Centro Destra si presenta difficile. La stagione dell’Ulivo che metteva insieme coalizioni in grado di vincere le elezioni ma incapaci di governare è difficile che possa essere rinnovata. Le elezioni europee, anche se una legge elettorale strettamente proporzionale non favorisce le coalizioni, ci darà qualche indicazione non solo sui risultati del PD ma anche sulla presenza eventuale del Listone proposto da Calenda. Zingaretti deve controllare le numerose correnti interne tacitandole ma mantenendole in sub ordine per non annacquare la novità presentata dalla sua elezione. La difficoltà maggiore la avrà con Renzi; l’attivismo di quest’ultimo che gira l’Italia come una trottola per presentare il suo libro non promette niente di buono. Dichiarava che avrebbe lasciato la politica dopo il flop del referendum, ma il bullo di Rignano sull’Arno si guarda bene di seguire l’esempio di un signore come Cameron. Controlla ancora discretamente i gruppi parlamentari, in particolar modo il Senato, anche se le defezioni e i passaggi di campo sono la regola in politica. Probabilmente ha in mente di farsi un partito sul modello di Macron, puntando su quell'’lettorato di Forza Italia che non vuol passare alla Lega. Operazione che forse avrebbe avuto successo dopo il 41% del 2014 ma che ora è destinata ad un risultato modesto. Consentitemi, in questo ragionamento di respiro nazionale, di fare una piccola riflessione locale

Renzi a Pescara

Presentando il suo libro recentemente a Pescara, Renzi che da Presidente del Consiglio aveva preso accordi in Europa perché fossero portati esclusivamente nei porti italiani tutti gli immigrati clandestini recuperati da ogni nave presente nel Mediterraneo , ha attaccato Salvini sulla politica migratoria della lega facendo riferimento agli immigrati italiani che partivano con le valigie di cartone per andare nelle Americhe, in Australia e in Belgio a fare i minatori e a morire nelle infuocate gallerie della miniera di carbone di Marcinelle. Queste parole sono una offesa per i parenti degli emigrati e per tutta la comunità abruzzese devastata dalla emigrazione prima che la crescita economica favorita dalla DC mettesse un freno a questa emorragia. Come nipote di un emigrato ho il diritto di indignarmi. Mio nonno non è arrivato su un barcone a New York e non è stato ospitato in una residenza o in un albergo a non fare nulla. Ha dovuto presentare richiesta all’ambasciata statunitense, depositare i suoi documenti, essere sottoposto a visita medica e tenuto in quarantena su Ellis Island all’arrivo. E poi trovarsi subito un posto di lavoro per guadagnarsi da vivere per lui e la famiglia lasciata in Italia. La stessa trafila la hanno sopportata tutti gli emigrati abruzzesi. Per questo offensivo paragone avrebbe meritato di essere preso a metaforici calci nel sedere; non so se qualcuno dei presenti abbia protestato, ma è noto che i cittadini hanno i dirigenti politici che si meritano.

 

Il governo giallo verde di fronte al caso TAV

I dati sono chiari; per ora questa anomala alleanza fa bene alla Lega e male al Movimento 5 stelle. Salvini per ora non ha alcun interesse a modificare questo stato di cose che gli frutta un aumento di consensi e soprattutto un prosciugamento di Forza Italia. Come ai bei tempi del Cavaliere che dominava incontrastato. E’ evidente che una trattativa con Berlusconi lo può solo danneggiare. Con la Meloni è diverso; al momento opportuno la può imbarcare nel governo o assorbirla in una sorta di nuovo PDL. Se le cose proseguissero così potrebbe continuare con la alleanza anche dopo le elezioni europee. Ma c’è il pericolo del contagio. Se l’immobilismo del governo e il peggioramento della economia cominciassero a fargli pagar dazio, dovrà staccare la spina per andare a nuove elezioni o per posizionarsi comodamente sulla sponda della opposizione nel caso improbabile che 5 stelle e PD vogliano formare un governo insieme. Intanto si tratta di superare gli scogli del 20 e 21 marzo. Prevedere che le richieste di processo per Salvini e di sfiducia per Toninelli saranno respinte è un facile esercizio. Difficoltà consistenti deve affrontare Di Maio; la perdita di consensi e il sommarsi delle sconfitte cominciano a pesare sulla sua leadership. Deve cercare di invertire il trend. La cosa più facile da fare è stoppare la crescita della Lega e se possibile spingerla verso un ridimensionamento. La Lega infatti è cresciuta perché ha realizzato alcuni dei suoi programmi (immigrazione, decreto sicurezza, legittima difesa). Bisogna pertanto bloccare tutte le altre leggi che stanno a cuore a Salvini ed equipararlo in una gara alla rilevanza presso la pubblica opinione che per ora Salvini sta vincendo. Questa è una operazione che si può fare senza rompere il patto di governo. Ma cosa fare per arrestare le perdite e recuperare i consensi? Quanto accade non è causato da un freno al contratto di governo. I tanti no del Movimento (no alle olimpiadi, no alla TAV, no alla TAP, no ai vaccini,) E il sì alla decrescita felice sono sostenuti da una minoranza limitata di elettori rivoluzionari, che vivono in una condizione di eccitazione emotiva. Non rappresentano molti voti e comunque devono essere tenuti in un perenne stato di eccitazione suscitandogli contro sempre nuovi nemici; la cosa non è facile. Il resto dei voti, ed in particolar modi quelli conquistati al sud, sono dovuti in parte alla protesta per una insoddisfazione delle condizioni presenti e in parte al reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda quest’ultimo provvedimento, ammesso pure che possa combattere la povertà, cosa tutta da dimostrare, bisogna rendersi conto che l’elettorato non ti vota mai per gratitudine delle cose avute, ma per le promesse di cose nuove da ottenere; invece ti toglie il voto se pensa che avresti potuto fare di più o hai peggiorato in qualche modo la sua condizione economica. Se gli elettori votassero per gratitudine di quanto ottenuto non avrebbero mai cancellato dall’agone politico i partiti dell’arco costituzionale che hanno realizzato cose rispetto alle quali il reddito di cittadinanza è inesistente. Di Maio si trova dunque a risolvere un difficile rebus. Se non frena la Lega e continua a perdere consensi rischia di dover abdicare alla sua posizione di potere. Deve pertanto preparare un piano B se Salvini staccherà la spina o se deciderà lui stesso di staccarla. E questo piano B non può prevedere altro che un governo con il PD o una alleanza elettorale con il PD. Il rischio di una implosione non è quindi solo qualcosa di improbabile e di immaginario.

 

di Achille Lucio Gaspari

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La Democrazia Cristiana di Gianni Prandini

La Democrazia Cristiana di Gianni Prandini

L’8 marzo, nella prestigiosa sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, struttura appartenente al Senato della Repubblica, è stata presentata l’autobiografia postuma di Gianni Prandini. Bresciano, proveniente da una famiglia contadina, aveva sin da ragazzo mostrato grande passione per la vita politica da lui sentita come un dovere ed un servizio e mai come una ambizione finalizzata alla realizzazione di un ego personale. Iscritto al movimento dei giovani DC si recava ai Congressi del Partito non da delegato o da invitato, ma quasi da intruso per abbeverarsi della cultura politica dei grandi personaggi che allora dirigevano il partito. Divenuto egli stesso dirigente e in seguito membro del governo come ministro della Marina Mercantile fu il creatore del corpo della Guardia Costiera di cui l’Italia era allora priva. Alla presentazione del libro hanno partecipato Sua Eminenza il Cardinale Re, amico di infanzia, che ha portato una testimonianza della sua fede cristiana che gli ha consentito di sopportare con coraggio ed ottimismo le traversie della vita compresa la lunga e dolorosa malattia che lo ha afflitto fino agli ultimi giorni della sua vita. Pierferdinando Casini ha ricordato la comune militanza nella corrente forlaniana; Prandini era un realizzatore ed era vicino al proprio territorio, in un rapporto intimo con i suoi elettori. In questo, pur nella distanza geografica assomigliava molto a Remo Gaspari con cui ha condiviso esperienze di governo e con cui era legato da stima reciproca e da amicizia. Due aspetti in particolare ha sottolineato Casini della personalità di Prandini: il contatto con la gente che la Rete non sostituisce. Domandate oggi agli elettori chi sono gli eletti del proprio Collegio; con difficoltà ve ne potranno elencare uno o due. L’altra caratteristica di Prandini, comune a quella della classe dirigente della Prima Repubblica, era la preparazione culturale costruita attraverso una selezione dei dirigenti valutati per la capacità di assolvere agli incarichi di crescente difficoltà ricoperti e la esperienza progressivamente acquisita. Il contrasto con la preparazione della classe dirigente della Seconda Repubblica è evidente e spiega il declino culturale, economico e morale del paese. Tajani ha ricordato la vicenda giudiziaria che lo coinvolse al tempo di Mani Pulite e da cui è uscito completamente assolto. Quel meccanismo di finanziamento illecito dei partiti era stato svelato da Craxi in famoso discorso parlamentare e riguardava tutti i partiti. I Magistrati se la presero solo con i partiti di governo azzerando non solo una classe politica ma una stagione storica che aveva consentito la creazione della Repubblica, la scelta democratica e occidentale, lo sviluppo economico e democratico del paese.

La sensazione data da questa manifestazione è che alla vita democratica di questa Repubblica manca un partito come la vecchia DC, che sappia essere moderato ma al tempo stesso progressista e aperto verso le classi popolari non a forza di slogan ma attraverso una politica di sviluppo. Una forza politica dove gli autentici valori cristiani rappresentino una stella polare pur in una azione politica di assoluta laicità.

Quale la riflessione finale di un semplice spettatore come me? L’esigenza illustrata c’è nel cuore di molti ma vi alberga in modo subconscio. Perché si faccia concreta e diventi la base per una azione politica innovativa ci vorrà molto impegno, molto studio, grande elaborazione culturale e filosofica e, a meno di imprevedibili cambiamenti, anche molto tempo; nella sala infatti il più giovane era Casini e questo non è un bel segnale, almeno nell’immediato.

 

 

 

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Facciamo chiarezza sugli aspetti giuridici del caso Diciotti

Facciamo chiarezza sugli aspetti giuridici del caso Diciotti

Sul caso Diciotti si sentono una gran quantità di dichiarazioni sballate che lasciano perplessi. I vari personaggi non capiscono o fingono di non capire? Volete un esempio? Fico dice “se capitasse a me mi farei processare” E’ una solenne stupidaggine e vi spiego perché. Il Costituente introdusse nella legge costituzionale la immunità per senatori e deputati. Di che si trattava? E’ presto detto: un parlamentare non poteva essere processato o arrestato a meno che non fosse colto in flagranza di reato (ad esempio visto da un poliziotto mentre rubava in un negozio); le sue comunicazioni non potevano essere controllate (telefono, PC, lettere, microspie) se la richiesta del Pubblico Ministero non fosse stata autorizzata dalla camera di appartenenza. La cosa aveva una logica. Il parlamentare infatti viene eletto e rappresenta il potere del popolo che è il potere su cui si fonda uno stato democratico. In astratto il potere giudiziario è un potere dello stato (la giustizia infatti si esercita in nome del popolo) come quello legislativo ed esecutivo. I Magistrati non sono però eletti dal popolo; sono dei dipendenti dello stato vincitori di un concorso come i professori e i maestri di scuola. Il costituente riteneva che fosse possibile che uno o più magistrati avessero lo scopo di utilizzare la per un fine politico e se ne volessero servire per combattere un parlamentare di ideologia diversa dalla propria. Questa non è una ipotesi peregrina perché è vero che un magistrato non può avere la tessera di un partito, ma molti magistrati sono stati eletti a varie cariche come esponenti di qualche partito e non è assurdo pensare che si ritenessero organici a quella forza politica che poi li avrebbe fatti eleggere. Per questa ragione doveva essere la Camera di appartenenza a valutare la fondatezza delle accuse. Ma si giudicano tra di loro! Questa la frase diffusa tra la gente senza pensare che se un cittadino fa un esposto al CSM perché si lamenta della mancanza disciplinare di un magistrato, quel magistrato sarà giudicato da un organismo in cui siedono in maggioranza i magistrati. Se uno facesse invece una denuncia accusando qualche magistrato di un reato, la denuncia sarebbe valutata da un procuratore della repubblica e da un giudice della udienza preliminare, ed eventualmente dal, tribunale, dalla corte d’appello e da quella di cassazione tutte composte da magistrati, quindi da colleghi. Comunque sotto la spinta emotiva del periodo di Mani Pulite la immunità fu cancellata e resta solo per l’arresto e la inviolabilità delle comunicazioni. Se Salvini o qualsiasi altro membro del governo commettesse un reato comune (ad esempio si comprasse un orologio con banconote false) non è protetto da nessuna immunità e verrà automaticamente processato. Nel 1989 è stata introdotta una legge costituzionale che istituisce il tribunale dei ministri e per farla breve dice questo: se un ministro commette un reato ma lo fa per tutelare un interesse dello Stato non è perseguibile. A decidere se quella azione è stata compiuta nell’interesse dello Stato o meno è la Camera di appartenenza se il ministro o il presidente del consiglio è un parlamentare ;se non è un parlamentare come Conte ,deciderà il Senato. La decisione è insindacabile. Nel caso Diciotti il Tribunale dei Ministri di Catania (competente perché il fatto si è svolto a Catania) ha ritenuto che trattenere i migranti per 5 giorni sia un reato (tutto da dimostrare in un’eventuale processo, tanto è vero che il Procuratore della Repubblica ritiene invece che reato non ci sia stato) compiuto per interesse personale e non per tutelare un interesse superiore dello Stato e ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere. Chi però deve stabilire se questo interesse dello Stato da difendere ci fosse o no è solo il Senato. E’ quindi una prerogativa del Senato e non del singolo ministro che non può rinunciarvi. Quando vigeva la immunità parlamentare l’on. Remo Gaspari fu accusato di peculato per aver fatto un volo con l’elicottero dei vigili del fuoco. Non essendo un reato ministeriale ma comune pronunciò un discorso alla Camera dei Deputati spiegando le ragioni di quel volo, dichiarando di ritenere di non aver fatto alcun reato e proclamando che rinunciava alla immunità. Il processo fu celebrato e Gaspari fu assolto. Qui la cosa è completamente diversa perché l’atto di Salvini è stato compiuto nell’esercizio delle funzioni di Ministro. Quindi non esiste nessuna immunità cui si possa rinunciare. L’unica cosa che Salvini potrebbe fare è auto accusarsi dichiarato di aver preso quella decisione nell’interesse suo personale e del suo partito. E ‘come chiedere all’impiccando di stringersi da solo la corda attorno al collo. Ma anche questo non toglierebbe alla Camera di appartenenza il potere di mantenere la propria autonomia di giudizio. Infatti non è infrequente che qualcuno si auto accusi e la confessione da sola non è sufficiente a dichiarare il soggetto colpevole se i fatti non vengono verificati. La legge è ben fatta; l’applicazione è lasciata agli uomini che dovrebbero autonomamente decidere in scienza e coscienza. Invece la maggioranza deciderà in un modo e parte dell’opposizione in modo contrario. A parti invertite succederebbe la stessa cosa.

di Achille Lucio Gaspari

 

 

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Il Sodalizio degli abruzzesi

Il Sodalizio degli abruzzesi

Nella Chiesa della Maddalena sono sepolti i resti mortali di San Camillo de' Lellis, fondatore dell'ordine dei Camilliani: lo stemma della croce rossa italiana è il simbolo dei camilliani.
La Chiesa è uno dei pochi e dei più belli esempi dell'arte rococò in Roma. Nel 1586 la chiesa venne affidata a Camillo de Lellis che ne fece la sede centrale dell'ordine dei Camilliani (ministri degli infermi).
È la chiesa regionale degli abruzzesi residenti a Roma. La sacrestia, pienamente rococò, è una delle più belle di Roma e la meglio conservata
Nella stessa Chiesa, il 4 febbraio 1945, nell'aula capitolare fu fondato Il Pio Sodalizio degli Abruzzesi "San Camillo de'Lellis".
Il Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.ne è l’alto patrono

San Camillo, come tutti sanno, nacque a Bucchianico e dedicò la sua vita alla assistenza e alla cura degli infermi. Il Sodalizio è la più antica associazione degli abruzzesi residenti a Roma, si rivolge ai cattolici e pone nello statuto il compito di tutelare le persona umana aiutando i bisognosi e i malati. Grandi opere furono compiute in questa direzione nei primi anni di esistenza in una città vittima delle distruzioni della guerra e con le condizioni disagiate di gran parte della popolazione residente, soprattutto degli immigrati abruzzesi. Le attività del Sodalizio si contraddistinguono per opere di carità, di sostegno e di aiuto allo studio per i meritevoli indigenti e di tutta una serie di attività culturali realizzate attraverso la edizione del proprio bollettino e la realizzazione di eventi culturali di grande respiro.

Sabato 16 febbraio si è tenuta nella chiesa della Maddalena, a due passi dal Pantheon la tradizionale messa solenne in ricordo della data di fondazione del sodalizio, ufficiata da Sua Eminenza Reverendissima il Cardinal Coccopalmerio che è abruzzese. Dopo la cerimonia cui anno assistito numerosi sodali tra cui il prof. Guglielmo Ardito presidente del Circolo dei Chirurghi Abruzzesi e numerosi colleghi, il Cardinale si è piacevolmente intrattenuto con i partecipanti alla cerimonia ,dispensando consigli con paterna bonomia.

Gli abruzzesi residenti a Roma e i loro discendenti, tra cui anche il sen.Marsilio nuovo presidente della Regione Abruzzo, sono circa ottocentomila e il Sodalizio rappresenta per molti di essi un punto di contatto di fondamentale importanza.

 

 

 

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Le elezioni regionali in Abruzzo

Le elezioni regionali in Abruzzo

Quali previsioni sono state rispettate e quali no

La vittoria della Destra in Abruzzo era ampiamente prevista, (la chiamo destra perché di Centro ce ne sta ben poco), non solo nei sondaggi ma anche nella tradizione. Quando le regioni furono istituite e fino al suo scioglimento, l’Abruzzo fu governato ininterrottamente dalla Democrazia Cristiana. Dall’inizio della seconda repubblica la Destra e la Sinistra si sono regolarmente alternate al governo della regione. Nessuno dei due schieramenti è stato confermato per una seconda volta e quindi dopo Del Turco della Sinistra, Chiodi della Destra e D’Alfonso della Sinistra era facile prevedere un ritorno al potere della Destra. Per quale ragione questa alternanza pendolare si verifichi costantemente non è facile da spiegare. Essa è un segno che i cittadini abruzzesi sono sempre stati scontenti di chi li governa. Forse nel sub conscio agisce il ricordo dello sviluppo della regione le cui infrastrutture, imprese industriali e istituzioni culturali sono in massima parte retaggio della prima repubblica. Le previsioni non sono state rispettate per l’attribuzione del secondo posto unanimemente attribuito al Movimento 5 Stelle, con Legnini previsto terzo a grande distanza. La rediviva Democrazia Cristiana era accreditata di percentuali da prefisso telefonico; questa opinione era presente non solo nei sondaggisti, ma era creduta dai membri dei partiti maggiori che componevano l’alleanza, tanto da mettere pesantemente il naso nella composizione della lista dei candidati e di fare qualche riunione senza il simbolo della DC sui manifesti.

La vittoria della Destra e i suoi riflessi a livello nazionale

La vittoria della Destra era stata pronosticata ma si aspettava di vedere quale sarebbe stato il primo partito e quale rapporto si sarebbe istaurato tra la Lega e Forza Italia. Con il 27% dei suffragi la Lega ha conquistato per la prima volta il gradino più alto del podio in una regione del Centro Sud, e si è confermata in crescita, con Forza Italia in ulteriore arretramento al 9%. La strategia di Salvini al governo con i 5 Stelle e nelle amministrazioni locali insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia paga su tutti i fronti. La Lega guadagna e da quando si è formato il governo giallo-verde, i verdi crescono e i gialli calano. Logicamente Salvini dichiara che il governo resta in piedi, si aspetta infatti che nelle altre regioni chiamate al voto il trend si confermi con l’ulteriore calo di Di Maio e di Berlusconi i cui voti ritiene di poter rastrellare nella quasi totalità. La capacità di Berlusconi di essere una macchina drena consensi si è definitivamente esaurita e la scesa in campo di Tajani non è valsa ad invertire la situazione. La scomparsa di Forza Italia è solo una questione di tempo e non c’è da aspettare molto.

In futuro una convergenza anche nazionale con la Meloni potrebbe invece essere utile alla strategia leghista.

L’inaspettato exploit di Legnini

Con un PD malandato in Italia e molto malandato in Abruzzo il tentativo di Legnini appariva disperato. La grande trovata è stata quella di minimizzare la visibilità del Partito Democratico e di creare con ben otto liste un ampio schieramento che metteva insieme la sinistra con parte del Centro. Questa operazione sostenuta dal prestigio personale di Legnini ha consentito di raggiungere il 31% dei voti, un risultato importante ed insperato. Quello che ci si domanda è se questo progetto sia esportabile a livello nazionale. Zingaretti e Calenda ritengono di sì, il renziano Giachetti ritiene che sarebbe una riedizione dell’Ulivo, strategia valida per vincere le elezioni ma non per governare e quindi si è dichiarato contrario. La grande esperienza e capacità di Legnini avrebbe giovato alla qualità dell’amministrazione dell’Abruzzo, ma in qualche modo avrebbe incapsulato Legnini per cinque anni in una piccola regione; egli è invece una grande risorsa che troverà a livello nazionale la sua migliore collocazione e valorizzazione.

Il dilemma del Movimento 5 stelle.

La sconfitta patita in Abruzzo non è cosa di poco conto. E’ necessario per una crescita di potere, governare un certo numero di regioni dopo aver conquistato città importantissime come Roma e Torino. Questo obiettivo sembra allontanarsi piuttosto che avvicinarsi. È pur vero che le elezioni regionali sono diverse dalle elezioni politiche e che una sola lista ti pone in svantaggio contro chi ne schiera un certo numero. Ma questa scelta è determinata dalla filosofia del Movimento che tiene strettamente sotto controllo i suoi eletti, cosa che non potrebbe fare con elementi eletti con liste alleate ma autonome. Se però si guarda al 2014 in Abruzzo il Movimento prese il 21%alle regionali e il 25% alle europee con uno scarto in meno del 4%;oggi lo scarto con le politiche del 4 marzo è invece del 20%. E’ evidente che l’alleanza di governo giova alla Lega e danneggia i 5 stelle. Quid agendum? Bisogna accelerare la realizzazione del proprio programma e cercare di bloccare in tutti i modi gli obiettivi della lega. Una ulteriore opzione potrebbe essere quella di mandare sotto processo Salvini per cercare di farlo eliminare per via giudiziaria; programma rischioso e di incerto successo. Bisogna però, se già non lo ha fatto, che il movimento si doti di un piano B che non può essere altro che un governo con il PD. Questa è una soluzione che dipende molto dal pensiero di Zingaretti, cui attualmente il Movimento fa la

guerra per sostituirlo in regione Lazio con un commissario di nomina ministeriale, e dalla ampiezza della maggioranza che lo porterà a diventare segretario del PD.

La Marcozzi perde per la seconda volta la partita ed anche la testa.

La Marcozzi dopo essere stata sconfitta cinque anni fa dalla Sinistra ha perso ancora ed in maniera più pesante contro la Destra. La sua delusione si può comprendere, anche se la sconfitta era prevedibile e non avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto. Quello che colpisce è il risultato ottenuto dopo un impegno forte sul territorio di Di Maio, Di Battista e di numerosi ministri. Forse lei stessa si rende conto che come leader dei 5 stelle in Abruzzo il suo percorso potrebbe giunto al capolinea. Questo non giustifica però le sue esternazioni; intervistata nel suo comitato elettorale ,invece di prendere coscienza della sua sconfitta parlava degli insuccessi del PD e di Forza Italia concludendo il suo discorso con l’incomprensibile dichiarazione che questo risultato metteva in pericolo la democrazia e come se non bastasse il giorno dopo offendeva con un tweet gli elettori abruzzesi che avevano avuto l’ardire di non votarla. E’ pur vero, come diceva mia nonna, che il quarto d’ora del fregnone può capitare a tutti ed è capitato anche a me, ma sono cose che non dovrebbero capitare a chi fa politica da tempo e dovrebbe essere diventata esperta.

Il risultato della Democrazia Cristiana.

Aver ottenuto il 2,89%, superando la percentuale ottenuta dal LEU conquistando un seggio è un discreto risultato. Si tratta di una lista unitaria comprendente il raggruppamento di Quagliariello e l’UDC che da sola, in altri tempi, prendeva il 4,5%. Si tratta di un inizio. Ci vorrà molto tempo; le sigle e siglette centriste dovranno diventare una cosa sola. L’azione di politici esperti come Rotondi, Cesa e Quagliariello sarà utile in una prima fase a cui dovrà seguirne una seconda con dirigenti giovani e dotati di carisma per arrivare ad una guida unitaria. Intanto in Abruzzo, che è stata la prima regione ad aver avuto una Presidentessa, è nata una giovane leader Angelica Bianco, piena di determinazione e di entusiasmo. Per ora siamo prudenti nel giudizio, e dal momento che ci stiamo avvicinando alla primavera possiamo dire: se son rose fioriranno.

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Elezioni regionali abruzzesi. In attesa dei risultati

Dopo una campagna elettorale piuttosto intensa, non troppo osteggiata dal clima, oggi si chiude la campagna elettorale. Mai come in questo periodo l’Abruzzo è stato frequentato da ministri e da vice presidenti del consiglio. Per vedere una cosa simile bisogna tornare indietro di venticinque anni, quando erano ministri Gaspari e Natali; loro attiravano visite anche dei Presidenti del Consiglio pro tempore, e comunque, essendo abruzzesi, non se ne andavano e seguitavano a seguire le necessità e i bisogni della Regione. Questi di adesso li rivedremo dopo il dieci febbraio? Chi sa? Questa campagna elettorale ha trasformato l’Abruzzo in un laboratorio politico molto interessante.  Di Maio si è impegnato al sostegno della Marcozzi con temi più fondati sulla politica nazionale che su quella regionale; lo stesso modo di trattare i problemi è stato adottato dal trio di Centro Destra per sostenere Marsilio. Sarà interessante vedere il risultato dei 5 Stelle che il 4 marzo hanno sfiorato il 40%.  Un risultato inferiore a questa percentuale non deve essere necessariamente preso come una indicazione di valore nazionale. Nelle elezioni locali i 5 stelle vanno peggio come è recentemente accaduto a Teramo e nel vicino Molise. La Marcozzi è una candidata che ha, come esperienza politica una trascorsa legislatura alla opposizione. Gentile di aspetto, ha condotto una campagna elettorale educata non tradendo il suo slogan gentile. Il fatto di aver indossato il paracadute per restare in Consiglio in caso di sconfitta mostra che non ha una grande fiducia nel suo personale successo. E’ un atteggiamento che si può capire perché tornerebbe a fare quello che ha già fatto e non dovrebbe abbandonare il lauto stipendio che la regione Abruzzo elargisce ai suoi consiglieri.  Ieri a Pescara la trimurti di Centro Destra era al completo. Anche Salvini, Meloni e Berlusconi parlano più di politica nazionale che di politica regionale ed è strano vedere tutti e tre insieme questi politici, due dei quali attaccano in continuazione la politica del Governo di cui il terzo è vice premier. Fratelli d’Italia ha raccolto pochi consensi in Abruzzo, mentre sembrerebbe che le posizioni della Lega e di Forza Italia cambieranno a vantaggio del Partito di Salvini. Molto interesse sarà il risultato che le tre forze saranno in grado di ottenere. Salvini conferma che a livello nazionale non vuole interrompere la collaborazione con i cinque stelle, Meloni punta ad un Centro Destra di tipo nuovo e Berlusconi sogna una riedizione del vecchio Centro Destra. Sembrerebbe che l’Abruzzo sia stato considerato la meno importante tra le Regioni che andranno prossimamente al voto e per questo il candidato presidente è stato designato dalla Meloni che è la leader del più piccolo dei tre partiti e poco rappresentato in Abruzzo tanto da dover portare da Roma un candidato dal momento che in loco non ne trovava uno di sufficiente qualità. In caso di vittoria sarà da valutare il contributo che sarà in grado di portare Berlusconi, perché Salvini punta ad assorbire i voti di Forza Italia senza dover stringere patti con l’ex cavaliere perché questo gli farebbe più facilmente perdere voti che guadagnarli.

Legnini è senza dubbio il personaggio più noto e più titolato; avvocato, ex sindaco di un piccolo comune collinare della provincia di Chieti è considerato un politico esperto e capace che qualcuno avvicina alla prestigiosa figura di Remo Gaspari. Parte però con un forte handicap avendo il PD preso nelle recenti elezioni politiche poco più del 14% poichè ha scontato non solo il trend nazionale negativo ma anche un certo effetto D’Alfonso. Il suo è un esperimento politico di grande interesse; giovandosi del fatto che da Vice Presidente del CSM non ha condiviso negli ultimi quattro anni la vita politica e governativa del PD ha potuto mettere in campo un esperimento interessantissimo, federando ben otto liste rappresentative del mondo civile e di una varietà di posizioni che vanno dalla sinistra laica ad una parte del centro cattolico. Oggi una opposizione nazionale credibile non esiste e questa è una grande debolezza per il sistema democratico. Quando le forze di governo si sentono incalzate cercano di operare con grande attenzione e di correggere la rotta se si rendono conto di aver preso una direzione sbagliata. Con una situazione economica in peggioramento, con una politica estera che isola l’Italia dai suoi tradizionali alleati  l’assenza di una alternativa valida e credibile preoccupa.  L’Abruzzo potrebbe diventare un laboratorio politico di grande interesse; se Legnini ottenesse un buon risultato, e nessuno oggi può escludere una sua vittoria, sarebbe stata trovata una formula politica di cui l’Italia ha bisogno.

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Il tribunale dei Ministri chiede il processo per Salvini

Il tribunale dei Ministri chiede il processo per Salvini

E così il tribunale dei ministri non tenendo conto della richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, chiede l’autorizzazione a procedere. Tutto legittimo dal punto di vista formale. Quello che è fuori luogo è il pronunciamento dalla Associazione Nazionale Magistrati. Dunque Salvini offende la magistratura perché dichiara di non ritenersi colpevole? E che ripeterà le stesse azioni? Intanto nessuno è colpevole fino alla sentenza definitiva e ha il diritto di affermarlo e qui la situazione è complessa se i magistrati della procura in opposizione al tribunale ritengono che non ci sia reato. E un’altra domanda. Ma i magistrati non sbagliano mai? La magistratura tanto per fare un esempio ha condannato un innocente come Tortora. Era innocente e lo dichiarava. Offendeva anche lui la magistratura? Facciamone un altro di esempio: all’Aquila la Commissione Grandi Rischi è stata condannata perché non ha saputo prevedere il terremoto. Ci ha riso tutto il mondo tranne gli imputati. La questione dei migranti è grave e complessa. In Italia sbarcano migranti provenienti da paesi lontanissimi come Nepal, Afghanistan, Bangladesh, e per gli accordi di Dublino li dobbiamo accogliere noi. In Africa ci sono centinaia di migliaia di persone che vogliono traversare il Mediterraneo per sbarcare dove secondo voi? In Italia è ovvio, che già ne accoglie e ne mantiene seicentomila. La missione navale Sophia ha il compito di lottare contro gli scafisti. Risultati? zero! Ma se raccolgono qualcuno in mare dove sta l’unico porto di sbarco? Italia. I paesi da cui queste persone provengono non le vogliono riprendere indietro. Chi arriva resta. E in mezzo c’è uno spaventoso giro di denaro che rende molto sospetta tutta questa gran generosità. Il Cara di Castelnuovo di Porto sarà chiuso; costa alla collettività sei milioni di euro l’anno. Ma i centoventi lavoratori della cooperativa quanto prendono di stipendio? Quattromila euro al mese? Non credo proprio. Ecco allora chi ci guadagna con questa storia oltre naturalmente ai trafficanti. Del resto Buzzi lo ha detto che questo affare rende più della droga. Aggiungiamoci che queste posizioni sono usate per fare una sporca lotta politica. Cosa dovrebbe fare Salvini? Rinunciare alla immunità parlamentare sarebbe un bel gesto, gesto temerario però in considerazione della politicizzazione possibile di alcuni magistrati. Non mancano e non sono mancati magistrati passati dalla cattedra di giustizia allo scranno parlamentare essendo eletti per qualche partito. Che fossero simpatizzanti anche prima per questa forza politica non è temerario pensarlo. Inoltre c’è un punto fondamentale; la Camera di appartenenza può, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l'autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo.

Che si voti! Sarà interessante vedere quali forze vogliono tutelare un interesse dello Stato e quali forze sono invece contrarie a questa tutela.

di Lucio Gaspari

 

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