L’Osservatorio

Istat: fiducia consumatori cala a febbraio a 112,4 ai minimi da quattro anni

 A febbraio 2019 si stima un ampio calo dell'indice del clima di fiducia dei consumatori, che passa da 113,9 a 112,4; anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese si caratterizza per una evidente flessione (da 99,1 a 98,3), confermando una evoluzione negativa in atto ormai dallo scorso luglio. A rilevarlo è l'Istat che ha diffuso le statistiche flash sulla fiducia dei consumatori e delle imprese. Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in peggioramento, seppur con intensità diverse: il clima economico e quello corrente registrano le flessioni più consistenti mentre cali più moderati caratterizzano il clima personale e quello futuro. Più in dettaglio, il clima economico cala da 130,5 a 126,6, il clima personale passa da 108,9 a 108,2, il clima corrente scende da 112,4 a 109,4 e il clima futuro flette da 117,4 a 116,9. 

Con riferimento alle imprese, l'indice di fiducia diminuisce in gran parte dei settori: nella manifattura e nei servizi l'indice cala lievemente, passando rispettivamente da 102,0 a 101,7 e da 98,6 a 98,3; nelle costruzioni il calo è consistente, da 139,2 a 135,5. Fa eccezione il commercio al dettaglio, dove l'indice aumenta da 102,9 a 105,4. Passando ad analizzare le componenti dei climi di fiducia delle imprese, nel comparto manifatturiero si rileva un peggioramento, per il secondo mese consecutivo, delle attese sulla produzione, unitamente a un aumento del saldo relativo alle scorte di magazzino; i giudizi sul livello degli ordini permangono sostanzialmente stabili rispetto allo scorso mese. Nelle costruzioni, il deterioramento del clima di fiducia riflette un deciso ridimensionamento delle aspettative sull'occupazione presso l'impresa e una stabilità, rispetto allo scorso mese, dei giudizi sugli ordini

Per quanto riguarda il settore dei servizi, si segnala il deterioramento dei giudizi e delle aspettative sugli ordini, mentre i giudizi sull'andamento degli affari sono in miglioramento. Nel commercio al dettaglio, l'aumento del clima di fiducia è la sintesi di un'evoluzione positiva, tanto per i giudizi quanto per le attese sulle vendite, diffusa a entrambi i circuiti distributivi analizzati (grande distribuzione e distribuzione tradizionale); il saldo dei giudizi sul livello delle giacenze aumenta. 

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Le regioni del Mezzogiorno sono tra le più povere dell’UE

Le regioni del Mezzogiorno sono tra le più povere dell’Unione europea. Lo rileva l’istituto statistico Eurostat attraverso i conti economici territoriali del 2017. Rispetto alla media europea di 30mila euro, il Sud Italia registra infatti 18.900 euro di Pil pro capite, che risulta sempre in crescita rispetto ai 18.500 del 2016.
In testa a questa speciale classifica negativa è la Calabria (17.200, era 16.700 l'anno prima), seguita da Campania (18.200, prima 17.800), Puglia (18.400, prima 18.100), Molise (19.800, prima 19.600), Basilicata (21.100, prima 20.800) e Abruzzo (24.700, prima 24.000). Anche la Sicilia è salita dai 17.200 euro del 2016 a 17.500, e Sardegna (20.600, prima 20.200). Le regioni del Centro Italia dimostrano invece dei miglioramenti, essendo passate in un anno da 30.200 euro pro capite a 30.700, dove Toscana (30.400) e Lazio (32.700) superano l'asticella della media europea. Nel Nord Ovest il balzo fra il 2016 e il 2017 è stato da 34.400 a 35.200 euro, mentre nel Nord Est da 33.500 a 34.300 euro. Il Pil pro capite più alto è quello della Provincia autonoma di Bolzano (42.300 euro). Mentre il dato più alto in Europa è quello del Lussemburgo, dove il valore è tre volte superiore alla media comunitaria (92.600 euro), mentre il più basso è quello della Bulgaria (7.300). I dati del Mezzogiorno fanno sì che anche la media del Pil per abitante italiano sia di 28.500 euro, un dato in crescita rispetto ai 27.900 del 2016 ma comunque sotto la media Ue di 30mila euro. Tra i Paesi più grandi nell'Ue, fanno meglio dell'Italia la Germania (39.600), il Regno Unito (35.400) e la Francia (34.300).

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Parte ‘Piazza Wifi Italia’, i Comuni potranno far richiesta

Al via il progetto "Piazza Wifi Italia" del ministero dello Sviluppo Economico, che ha come obiettivo quello di permettere a tutti i cittadini di connettersi, gratuitamente e in modo semplice tramite l'applicazione dedicata, a una rete wifi libera e diffusa su tutto il territorio nazionale. Da oggi, i Comuni potranno fare richiesta di punti wifi direttamente online, registrandosi sulla nuova piattaforma web accessibile dal sito wifi.italia.it. Rispetto all'iniziale disponibilità di 8 milioni di Euro, il nuovo stanziamento di 45 milioni permetterà di portare nuove aree wifi gratuite in tutti i Comuni italiani, con priorità per i Comuni con popolazione inferiore a 2.000 abitanti. I lavori di sviluppo della rete su tutto il territorio nazionale sono stati già affidati. Con la sottoscrizione del Decreto da parte del Ministro Luigi Di Maio, il 23 gennaio 2019, è stato dato l'incarico a Infratel Italia, società in-house del MiSE. Torricella Sicura, in provincia di Teramo, è il primo Comune in Italia (e il primo delle zone colpite dal sisma del 2016) con un punto wifi attivo nell'ambito di questa iniziativa. I primi interventi stanno coinvolgendo, con un progetto dedicato, tutti i 138 Comuni colpiti dal sisma del 2016 in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, nei quali sono state già avviate le attività di progettazione d'intesa con le amministrazioni locali. Anche Anci aderisce a "Piazza WiFi Italia", promuovendo tra i suoi associati il progetto e le modalità di partecipazione, che si inserisce nel solco delle azioni di sviluppo locale mirate ad invertire la tendenza allo spopolamento dei piccoli Comuni e costituisce un altro tassello per la riduzione del digital divide nei piccoli centri, a favore di cittadini, imprese e turisti. 

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Lavoro, l’Italia tiene ma resta il gap con l’Ue

 In Italia, il mercato del lavoro mostra una sostanziale tenuta, a fronte di segnali di flessione dei livelli di attivita' economica. Ma nonostante la crescita dell'occupazione negli ultimi anni, rimane ampia la distanza dell'Italia dall'Ue15: per raggiungere il tasso di occupazione della media Ue15 (nel 2017 pari a 67,9%, contro il 58% di quello italiano) il nostro paese dovrebbe avere circa 3,8 milioni di occupati in piu'. Emerge dal Rapporto 'Il mercato del lavoro 2018. Verso una lettura integrata', rapporto annuale di Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal che offre un quadro degli ultimi 10 anni. Il decennio ha visto una profonda trasformazione con una ricomposizione verso il lavoro dipendente, con una crescita dei rapporti a tempo determinato (+735 mila) e una notevole espansione degli impieghi a tempo parziale (spesso involontari). Nei dieci anni e' aumentata la presenza femminile, dei lavoratori 'anziani', di quelli piu' istruiti, e degli stranieri (soprattutto nei settori alberghi e ristorazione, agricoltura e servizi alle famiglie). Si e' inoltre accentuato il dualismo territoriale a sfavore del Mezzogiorno (-262 mila occupati a fronte di +376 mila nel Centro-Nord).

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Tariffe più salate nel 2018

Nel 2018 le principali tariffe pubbliche hanno continuato ad aumentare. Lo rileva la Cgia con un comunicato, riportando come eccezione dei servizi telefonici (-0,6 per cento) e dei trasporti ferroviari (-1,7 per cento), tutte le altre 8 voci prese in esame dall'Ufficio studi della Cgia hanno subito dei rincari percentuali importanti: in particolar modo il gas (+5,7), l'energia elettrica (+4,5) e l'acqua (+4,3). Più contenuto l'aumento registrato dai servizi postali (+2,7), dai pedaggi/parchimetri (+2,1), dai trasporti urbani (+1,6). Sono cresciute al di sotto dell'inflazione (+1,2 per cento), invece, le tariffe dei taxi (+0,7) e dei rifiuti (+0,4 per cento).

Tutti aumenti, quelli subiti l'anno scorso, sensibilmente inferiori a quelli che si sono verificati nell'ultimo decennio. Se il costo della vita tra il 2008 e il 2018 è cresciuto del 12,5 per cento, l'acqua ha segnato +88,6 per cento, i servizi postali +49,4 per cento, i pedaggi +38,3 per cento e i rifiuti +36,1 per cento. Sempre in questo arco temporale, prosegue la nota, tra le 10 tariffe esaminate solo i servizi telefonici hanno subito una contrazione di prezzo (-9,3 per cento). "Come annunciato dall'Authority per l'energia elettrica e il gas nel dicembre scorso - dichiara il Segretario della Cgia Renato Mason - nel primo trimestre di quest'anno le tariffe delle bollette della luce rimarranno stabili, mentre quelle del gas sono destinate ad aumentare del 2,3 per cento. Va altresì segnalato che la tanto agognata liberalizzazione del mercato vincolato sia dell'energia elettrica sia del gas è slittata di un altro anno. Prevista per il prossimo 1 luglio, scatterà, invece, sempre lo stesso giorno, ma del 2020". Per quanto concerne la tariffa dell'acqua è necessario fare una precisazione. E' vero che gli aumenti che si sono registrati in Italia sono stati molto importanti, tuttavia va ricordato che il prezzo medio al metro cubo a Roma, pari a 1,78 euro, è nettamente inferiore a quasi tutte le tariffe medie applicate nelle principali capitali europee.

Se compariamo il peso delle nostre tariffe con quello degli altri paesi europei, il risultato che emerge presenta luci ed ombre, dice la Cgia. Per quanto riguarda il prezzo dell'energia elettrica per una famiglia con un consumo domestico medio annuo compreso tra 2.500 e 5.000 KWH, ad esempio, il nostro paese si piazza al sesto posto con un risparmio rispetto al dato medio dei Paesi dell'Area euro pari al 5,9 per cento (vedi Tab. 3a). Per le Pmi, invece, le cose stanno molto peggio. Nell'Area euro solo la Germania presenta delle tariffe più "salate" delle nostre. Tuttavia, rispetto alla media dei 19 Paesi che utilizzano la moneta unica, il costo medio dell'energia elettrica in Italia è superiore del 19,3 per cento. Per il gas, invece, il costo medio che grava su una famiglia italiana con un consumo domestico compreso tra 20 e 200 GJ (Giga Joule - unità di misura dell'energia) è il terzo tra i 19 paesi che utilizzano la moneta unica. Rispetto alla media dell'Area Euro paghiamo il 7,9 per cento in più. Le nostre Pmi, si legge, pagano il gas il 13,1 per cento in più rispetto la media dei paesi analizzati. Al netto della qualità del servizio reso ai viaggiatori soprattutto nelle grandi città, in Italia, da un punto di vista economico, utilizzare i mezzi pubblici conviene. Nel confronto con le principali città europee, infatti, il costo del biglietto di bus, tram e metropolitana di sola andata per una tratta di circa 10 chilometri (o almeno 10 fermate) è il più basso in assoluto. La media misurata a Milano e Roma è di circa 1,6 euro. Niente a che vedere con il prezzo praticato, ad esempio, a Londra (4,8 euro), a Stoccolma (4,6 euro) e alla media di Berlino-Francoforte e Monaco di Baviera (2,9 euro). Biglietti tra i meno cari d'Europa anche quando viaggiamo in treno. Quello di sola andata in seconda classe per una tratta di almeno 200 chilometri applicato a partire dalle stazioni di Milano e di Roma è mediamente di 23,2 euro. Nulla a che vedere, rileva la Cgia, con i 50,4 euro chiesti a Berlino-Francoforte-Monaco di Baviera, con i 48,3 euro di Londra e i 32,3 euro di Parigi.

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Bankitalia, il quarto trimestre il mercato immobiliare è rimasto negativo

Nel quarto trimestre del 2018 il mercato immobiliare italiano "e' rimasto negativo". Lo segnala Bankitalia nel sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia pubblicato oggi. Secondo la rilevazione e' rimasto "stabile rispetto ai tre mesi precedenti il saldo fra la quota di operatori che segnalano un aumento dei prezzi di vendita e quella di quanti ne indicano una diminuzione". Inoltre, il "margine di sconto rispetto alle richieste iniziali del venditore si e' invece ridotto, cosi' come i tempi di vendita, che si sono riportati sui livelli medi nell'ultimo biennio". Le aspettative sull'evoluzione del mercato immobiliare nazionale nel trimestre in corso "si deteriorano leggermente rispetto ai tre mesi precedenti, ma restano nel complesso positive", segnala Bankitalia nel rapporto. 

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Allarme biodiversità di Coldiretti, addio a 3 frutti su 4

In Italia sono scomparse dalla tavola tre varieta' di frutta su quattro nell'ultimo secolo anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantita' e la standardizzazione dell'offerta. E' quanto afferma la Coldiretti nell'evidenziare gli effetti dell'allarme lanciato dalla Fao sulla perdita di biodiversita' con 'Il rapporto sullo Stato della biodiversita' mondiale per l'alimentazione e l'agricoltura'. In Italia nel secolo scorso - sottolinea la Coldiretti - si contavano 8.000 varieta' di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa, ma la perdita di biodiversita' riguarda l'intero sistema agricolo, dagli ortaggi ai cereali, dagli ulivi fino ai vigneti. Un pericolo che riguarda anche - continua la Coldiretti - la fattoria in Italia dove sono scomparsi 1,7 milioni tra mucche, maiali, pecore e capre negli ultimi dieci anni. Stalle, ricoveri e ovili si sono svuotati dal 2008 con la Fattoria Italia che ha perso - sottolinea la Coldiretti - solo tra gli animali piu' grandi, circa un milione di pecore, agnelli e capre, oltre a 600 mila maiali e piu' di 100 mila bovini e bufale. Un addio che - precisa la Coldiretti - ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne piu' difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori. A rischio - denuncia la Coldiretti - la straordinaria biodiversita' delle stalle italiane dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini. Un pericolo - secondo la Coldiretti - per i produttori e i consumatori per la perdita di un patrimonio alimentare, culturale ed ambientale del Made in Italy, ma anche un attacco alla sovranita' alimentare del Paese

"La biodiversita' non e' solo un valore ambientale ma anche economico ha affermato il presidente dellaColdiretti Ettore Prandini nel sottolineare che "la distintivita' e' un motore di sviluppo per le imprese del Made in Italy". Un valore che la Coldiretti e' impegnata a difendere nei mercati e nelle fattorie con i "Sigilli" di Campagna Amica che sono i prodotti della biodiversita' agricola italiana che nel corso dei decenni sono stati strappati all'estinzione o indissolubilmente legati a territori specifici ai quali si aggiunge la lista delle razze animali che gli imprenditori agricoli di Campagna Amica allevano con passione. Si tratta - conclude la Coldiretti - in totale di 311 prodotti e razze animali raccolti nel corso di un censimento, curato dall'Osservatorio sulla biodiversita' istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica

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Clima, Coldiretti: il 2019 è il terzo anno più caldo di sempre

"Il 2019 si classifica fino a ora al terzo posto tra gli anni più bollenti del pianeta facendo registrare una temperatura media sulla superficie della Terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,88 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo". È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti relative al mese di gennaio, sulla base della banca dati Noaa, il National climatic datacentre che rileva i dati dal 1880. L'anomalia si fa sentire anche in Italia dove le temperature minime sono state di 2,2 gradi superiori alla media nella prima decade di febbraio, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ucea (Ufficio centrale ecologia agraria). "Gli effetti del potente anticiclone a matrice sub tropicale ancora presente sulla Penisola – continua la Coldiretti - mettono in allarme anche le campagne dove il rischio è che la 'finta primavera' inganni le coltivazioni favorendo un 'risveglio' che le rende particolarmente vulnerabili all'eventuale prossimo arrivo del gelo con danni incalcolabili". "Siamo di fronte – conclude la Coldiretti – ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati con sfasamenti stagionali, il moltiplicarsi di eventi estremi, e precipitazioni brevi, ma intense che il terreno non riesce ad assorbire"

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Istat vara il Social Mood on Economy Index

L'Istat ha coniato un nuovo indice, dal nome anglosassone: 'il Social Mood on Economy Index'. Una statistica sperimentale che misura il "sentiment italiano sull'economia, derivante da campioni di tweet". Di oggi il primo aggiornamento trimestrale. Al netto delle oscillazioni, il grafico registra l'avanzata di un 'mood' negativo, che si evidenzia in particolare nell'ultima parte dell'anno, confermando quanto emerso dalle statistiche ufficiali dell'Istat.

Ecco le tappe di una curva, quella del 'Social Mood on Economy', che ha preso la via della discesa, almeno guardando al periodo monitorato (febbraio 2016 dicembre 2018): "La componente di trend - spiega l'Istat - mostra un andamento decrescente fino a ottobre 2017, mantenendo poi un andamento stazionario fino a aprile 2018. Nel corso del 2018, l'indice ha in seguito registrato un andamento discordante: alla frenata segnata nel mese di maggio è seguito un andamento crescente fino a settembre. Tuttavia nei mesi successivi, nonostante una breve risalita in corrispondenza della prima metà di novembre, l'indice ha registrato nuovamente una brusca frenata ad inizio dicembre, mese in cui si è stabilizzato su un livello negativo". Stesso discorso, se si guarda alle medie mensili:: "la serie destagionalizzata mostra un trend negativo nella prima parte del periodo fino a settembre 2017 dopo aver registrato un picco positivo a settembre 2016. La serie assume un profilo più altalenante nel corso del 2018 con una maggiore stabilità fino a maggio. Dopo i miglioramenti registrati a novembre, l'indice destagionalizzato diminuisce nell'ultimo mese". La media di tweet analizzati giornalmente risulta pari a 50 mila circa, ma fino alla prima metà del 2018 non si arrivava oltre i 30-40 mila mentre nell'ultimo semestre, praticamente dalla nascita del Governo giallo-verde, il numero dei tweet è quasi duplicato, attestandosi a circa 80-90 mila. Puntando l'attenzione sugli eventi che hanno caratterizzato il dibattito sul social network, oltre alle festività, come Capodanno e Natale (il cui si registrano impennate di ottimismo), si risconta un picco negativo in coincidenza della discussione sul caso Diciotti, era fine agosto. Argomento che nei tweet venne abbinato alla presenza di milioni di persone in povertà assoluta, in una sorta di botta e risposta. Tra gli altri temi che hanno mosso il sentiment, sia in positivo che in negativo, ci sono le aperture e le chiusure su 'opzione donna'.

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Birra, Coldiretti: consumi record nel 2018

Gli acquisti di birra in Italia hanno raggiunto il livello record di un miliardo di euro nel 2018, con un consumo pro capite medio di 32 litri, il piu' alto sempre di sempre. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione del "Beer Attraction" la fiera di settore che si tiene a Rimini fino al 19 febbraio, dal quale si evidenzia peraltro che a fare segnare il record sono anche le esportazioni che sfiorano il valore di 200 milioni di euro con un aumento di ben l'11% nell'ultimo anno, in una situazione di commercio con l'estero stagnante per tutto il Made in Italy.

A spingere la crescita sono i birrifici artigianali che in Italia - sottolinea la Coldiretti - sono piu' che quadruplicati negli ultimi dieci anni con un aumento del 330%, passando da poco piu' di 200 a oltre 860, con una produzione annuale stimata in 55 milioni di litri. Un fenomeno favorito dall'ultima manovra dove e' stata approvata una norma che prevede per i birrai artigianali prevedendo una riduzione delle accise del 40% per chi produce fino a 10mila ettolitri/anno, sostenuta dalla Coldiretti. La nascita di nuove attivita' propone una forte diversificazione dell'offerta per un consumo che - spiega Coldiretti - e' diventato negli anni sempre piu' raffinato e consapevole con la ricerca di varieta' particolari con numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino ma c'e' anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso fino alla prima agri-birra terremotata a 1600 metri sulle montagne tra Amatrice e Leonessa che nasce utilizzando lo scarto del pane e che cambia e modifica sapore, colore e consistenza a seconda del tipo di pane che l'azienda riesce a raccogliere dai residui di vendita. Oltre a contribuire all'economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all'occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i piu' attivi nel settore con profonde innovazioni che - afferma la Coldiretti - vanno dalla certificazione dell'origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialita' altamente distintive o forme distributive innovative come i "brewpub" o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Stanno nascendo anche nuove figure professionali - continua Coldiretti - come il "sommelier delle birra" 

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