L’Osservatorio

Smart working nella Pubblica Amministrazione sale al 73,2%

Sempre piu' alta la quota di dipendenti pubblici che lavora in smart working. Al momento, secondo i dati diffusi dalla ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, lavora da casa il 73,2% dei lavoratori, considerando anche le unita' di personale in telelavoro. Gli ultimi dati indicavano una percentuale attorno al 69%. "Lo smart working nella Pa sta diventando la normalita' per far fronte all'emergenza. Diffonderli e valorizzarli e' importante , anche perche' stimola una forma di competizione positiva tra le amministrazioni", afferma la ministro che indica come le amministrazioni centrali hanno superato il 90%. I dati, suddivisi per regione, indicano come si sia oltre il 90% in Abruzzo (dove tutti lavorano in smart working), nel Lazio (96,6%) nella provincia di Trento (94,8%) e nella Toscana (94,4%). Le percentuali piu' asse sono invece nella Basilicata (48,9%), Veneto (51,9%), Friuli Venezia Giulia (55,7%) e Sicilia (60%). In Lombardia, la regione piu' colpita dal coronavirus, la quota di smart working dei lavoratori pubblici si attesta all'88,7%

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Studio Cgia, in un mese persi 7 miliardi nell’artigianato

 Almeno 7 miliardi di euro. A tanto ammonta la stima della perdita di fatturato che a livello nazionale le imprese artigiane subiranno in questo mese di chiusura a causa del Coronavirus (dal 12 marzo al 13 aprile 2020). A fare i conti e' stato l'Ufficio studi della Cgia. I comparti piu' colpiti sono anche quelli piu' rappresentativi di tutto il settore: le costruzioni, ad esempio, vedranno una flessione del fatturato di 3,2 miliardi (edili, dipintori, finitori di edifici, etc.) la manifattura di 2,8 miliardi (metalmeccanici, legno, chimica, plastica, tessile-abbigliamento, calzature, etc.) e i servizi alla persona di 650 milioni di euro (acconciatori, estetiste, calzolai, etc.)

Una situazione, quella che sta vivendo l'artigianato in queste settimane, molto difficile che si sovrappone ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Tra il 2009 e il 2019 - sono i calcoli della Cgia - le aziende artigiane che hanno chiuso definitivamente sono state poco meno di 180 mila (per la precisione 178.664), pari al -12,2 per cento. Se nel 2009 lo stock era pari a 1.465.949, al 31 dicembre dell'anno scorso il numero e' sceso a 1.287.285. La regione che ha subito la flessione piu' elevata e' stata la Sardegna (-19 per cento). "Quasi il 60 per cento della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni - fa notare il segretario Renato Mason - riguarda attivita' legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici, etc. hanno vissuto anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Certo, molte altre professioni artigiane, soprattutto legate al mondo del design, del web, della comunicazione, si stanno imponendo. Purtroppo, le profonde trasformazioni in atto e la drammatica crisi che vivremo nei prossimi mesi cancelleranno molti mestieri che hanno caratterizzato la storia dell'artigianato e la vita di molti quartieri e citta'"

A fronte delle difficolta' che certamente si intensificheranno nei prossimi mesi, la Cgia ha elencato 25 vecchi mestieri artigiani che, gia' in forte agonia, rischiano di scomparire definitivamente dalle nostre citta' e dai paesi di campagna, o professioni che sono in via di estinzione a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche in atto.  Tornando alle chiusure imposte dalla legge in queste ultime 2 settimane a causa del Covid 19, sono 752.897 le imprese artigiane che sono state costrette a sospendere l'attivita' (pari al 58,5 per cento del totale); il conto sale a 799.462 se si considerano anche le attivita' per le quali e' prevista la possibilita' di fare solo somministrazione per asporto. A livello regionale si sono registrate punte del 65,6 per cento in Toscana, del 63,9 per cento in Valle d'Aosta e del 61,1 per cento in Umbria. Le realta' meno interessate dalla chiusura sono state la Basilicata (52,9 per cento), la Calabria (52,5 per cento) e infine la Sicilia (48,9 per cento). A livello territoriale e' il Mezzogiorno la macro area dove la caduta e' stata maggiore. Tra il 2009 e il 2019 in Sardegna la diminuzione del numero di imprese artigiane attive e' stata del 19 per cento (-8.092). Seguono l'Abruzzo con una contrazione del 18,8 per cento (-6.788), l'Umbria, che comunque e' riconducibile alla ripartizione geografica del Centro, con - 16,2 per cento (-3.945), il Molise con il 16,1 per cento (-1.230)

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Reddito delle famiglie in calo nel quarto trimestre 2019

Nel quarto trimestre 2019 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici e' diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Lo ha fatto sapere l'Istat nella sua ultima nota relativamente al reddito e risparmio delle famiglie nel quarto trimestre del 2019. La flessione del potere d'acquisto e' risultata piu' marcata (-0,4%) come conseguenza della dinamica positiva dei prezzi. Nel quarto trimestre 2019, infatti, il deflatore implicito dei consumi e' aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel quarto trimestre 2019 e' stata pari all'8,2%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. La lieve flessione riflette la sopra citata diminuzione del reddito disponibile a fronte di una stazionarieta' della spesa per consumi finali. Il tasso di investimento delle famiglie consumatrici nel quarto trimestre del 2019 e' stato pari al 5,7%, invariato rispetto al trimestre precedente, per la flessione degli investimenti fissi lordi dello 0,3% e della gia' segnalata contrazione del reddito lordo disponibile. (

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Inail posticipa la procedura per i fondi del bando Isi 2019

L'Inail ha deciso di posticipare l'avvio della procedura per l'assegnazione dei fondi del bando Isi 2019. Si tratta della decima edizione dell'iniziativa con cui l'Istituto a partire dal 2010 ha messo a disposizione oltre 2,4 miliardi di euro a fondo perduto per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La decisione dell'Istituto tiene conto della chiusura di interi settori di attivita' a seguito dell'epidemia di Coronavirus, che impedirebbe a molte imprese di partecipare al bando. Le nuove date terranno conto dell'evoluzione della situazione: il calendario aggiornato di tutte le tappe dell'iter di accesso ai finanziamenti, che avrebbe dovuto prendere il via il 16 aprile con la prima fase dedicata all'inserimento online delle domande, sara' pubblicato entro il prossimo 31 maggio sul sito dell'Inail, nella sezione dedicata al bando Isi 2019. Se a quella data dovessero persistere restrizioni tali da non garantire un'ampia partecipazione, la pubblicazione del calendario potrebbe pero' subire un ulteriore slittamento. Restano invece invariate le modalita' di partecipazione. 

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Il prezzo delle case in Italia ha segnato un calo dello 0,4% nel corso del primo trimestre

Il prezzo delle case in Italia ha segnato un calo dello 0,4% nel corso del primo trimestre del 2020. Il prezzo dell'usato si attesta ora a 1.699 euro al metro quadro secondo l'ultimo indice dei prezzi Idealista. Considerando la variazione annuale, il decremento e' del 2%. Per Vincenzo De Tommaso, responsabile ufficio studi di Idealista, "l'ultimo rapporto riflette l'evoluzione dei prezzi delle abitazioni in vendita durante il primo trimestre dell'anno, quindi l'effetto della situazione di emergenza nazionale attuale si riflette appena nelle cifre. Anche cosi', i dati contemplano una certa lentezza del mercato nel corso di questo primo trimestre, con prezzi sostanzialmente stabili in zone sempre piu' vaste del Paese, con lievi variazioni intorno all'1%. Lo scenario che si presenta dopo il periodo di quarantena e' di totale incertezza, molto probabilmente vedremo riduzioni nei prezzi delle abitazioni usate, la cui entita' dipendera' dalla durata e dalla profondita' della crisi".

I maggiori aumenti si sono registrati in Liguria e Piemonte, entrambe con un incremento dei valori pari all'1,2%, davanti al Veneto (1,1%). Prezzi in calo nel resto delle regioni italiane con i ribassi maggiori in Valle d'Aosta (-2,8%) e Marche (-2,5%), seguite da Molise (1,4%), Sicilia (-1,3%) e Campania (-1,1%). Tutti gli altri cali sono compresi tra il -1% dell'Abruzzo e il -0,1% dell'Emilia Romagna. La Valle d'Aosta e' la regione piu' cara con i suoi 2.499 euro/m. La seguono Liguria (2.477 euro/mq), Trentino Alto Adige (2.386 euro/mq) e Toscana (2.210 euro/mq). Dal lato opposto del ranking, le regioni piu' economiche sono Calabria (904 euro/mq), Molise (934 euro/mq) e Sicilia (1.060 euro/mq). Rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso crescono sensibilmente le province in terreno positivo, salite al 44% del totale; 51 mercati segnano variazioni contenute tra il -1% e l'1%; fluttuazioni sempre piu' contenute anche agli estremi dove la provincia di Belluno (3%) segna la performance migliore, seguita da Novara e Ragusa, entrambe con un incremento de 2,4%. All'opposto i maggiori ribassi spettano a Vibo Valentia (-5,4%), Gorizia (-4,3%) e Rimini (-3,7%). Il ranking delle province piu' care e' guidato da Bolzano (3.489 euro/mq), davanti a Savona (3.081 euro/mq). Dietro di esse troviamo Firenze (2.844 euro/mq), Imperia (2.617 euro/mq) e Aosta (2.499 euro/mq). Nella parte bassa del ranking troviamo Biella (648 euro/mq), Caltanissetta (733 euro/mq) e Isernia (767 euro/mq). 

A livello di capoluogo l'indice generale dei prezzi segna un'importante inversione di tendenza con recuperi nella maggior parte dei mercati cittadini (56% del totale). Anche per quanto riguarda le citta' c'e' una crescente tendenza alla stabilizzazione dei prezzi come dimostrano le variazioni sempre piu' contenute dei 107 centri monitorati. Milano (7,9%) traina il mercato con una crescita sostenuta anche nel primo trimestre. Alle sue spalle si segnalano i rimbalzi significativi di Reggio Calabria (4,4%), Treviso (3,8%) e Torino (3,6%). Tra i grandi mercati, solo Genova e Palermo hanno registrato contrazioni nel primo trimestre, con le aspettative dei proprietari ridotte rispettivamente dello 0,9% e 0,7%. Bologna (2,6%), Bari (2,1%), Roma (1,2%), Firenze (1,1%) e Napoli (0,2%) segnano tutte incrementi dopo i mesi invernali. Le variazioni negative piu' marcate del periodo si sono prodotte a Cuneo (-6,1%), e Chieti (-4,9%). Cali fino al 4% a Benevento, Enna e Lecce. Venezia rimane la regina dei prezzi di vendita della penisola con 4.501 euro al metro quadro, davanti a Firenze (3.982 euro/mq) e Milano, che continua a scalare posizioni nel ranking piazzandosi sul terzo gradino del podio con i suoi 3.643 euro al metro quadro. Nella parte bassa del ranking Biella (717 euro/mq) e' la piazza con i prezzi delle case piu' bassi d'Italia davanti a Caltanissetta (773 euro/mq) e Ragusa (855 euro/mq)

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Cala l’inflazione, ma prezzi della spesa salgono dell’1,2%

A marzo l'inflazione ha registrato un nuovo rallentamento, portandosi allo 0,1%, ma il calo e' stato determinato soprattutto dalla frenata dei prezzi dei prodotti energetici e dei servizi, sui quali ha pesato in modo particolare l'onda lunga della pandemia da Covid-19. E a fronte della diminuzione del carovita, si registra tuttavia un rincaro del carrello della spesa - e dei beni alimentari in particolare - a ritmi che tornano a superare l'1%. La fotografia preliminare dell'inflazione non poteva non mostrare le prime risultanze dell'emergenza sanitaria e delle misure di lockdown decise dal governo. E anche se l'Istat ammette che queste due circostanze hanno determinato alcune criticita' nella produzione degli indici dei prezzi al consumo, e in particolare nella fase di raccolta diretta dei dati, tuttavia gli statistici assicurano che l'impianto dell'indagine, basato sull'utilizzo di una pluralita' di canali per l'acquisizione dei dati, ha comunque consentito di ridurre gli effetti negativi dell'elevato numero di mancate rilevazioni. "Nel difficile contesto dell'emergenza sanitaria, a marzo il rallentamento dell'inflazione registrato con le stime preliminari si spiega con l'inversione di tendenza dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, e in particolare di quelli dei carburanti, e con la decelerazione dei prezzi dei servizi (dovuta in larga parte alla straordinaria situazione che sta vivendo il paese)" precisa l'Istat commentando i dati e spiega che "il rallentamento sarebbe stato piu' ampio se non si fosse verificata contestualmente l'accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari". Nello specifico, i beni energetici non regolamentati registrano un'inversione di tendenza da +1,2% a -2,7% e i servizi rallentano la loro crescita da +1,0% a +0,6%. Quanto agli energetici, invertono la tendenza i prezzi del gasolio per mezzi di trasporto (da +0,5% a -4,9% in termini tendenziali, -2,9% su base mensile) e quelli della benzina (da +3,7% a -1,3%, -2,5% il congiunturale) e registrano una flessione piu' marcata i prezzi del gasolio da riscaldamento (da -0,1% a -6,6%, -5,3% rispetto a febbraio 2020). I ribassi dei prezzi di carburanti e servizi, tuttavia, sono stati solo in parte compensati dall'accelerazione dei prezzi dei beni alimentari (da +0,4% a +1,2%) e dei tabacchi (da +1,5% a +2,5%).

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Un prestito per l’Italia del dopo covid 19. La lezione di Marcello Soleri.

Un prestito per l’Italia del dopo covid 19. La lezione di Marcello Soleri.

“Italia sbarrata”, “Chiude tutto anche le fabbriche,””Coprifuoco”, “Catena di smontaggio”, così i titoli dei maggiori quotidiani, soltanto una quindicina di giorni fa, all’annuncio da parte del governo del lockdown per il nostro Paese per cercare di contenere e governare la pandemia del Covid 19. Si tratta di una condizione che sembra destinata a durare ancora per molto tempo. Secondo Francesco Daveri e Lorenzo Marchetti di la voce.info, in base a quanto è successo in Cina, la nostra lockdown dovrebbe durare, come minimo, altri due mesi e cioè almeno fino a maggio. E tutto ciò mentre gli esperti ci dicono che non ancora viene toccato il “picco”dei contagi da Covid 19. E’ evidente che, da subito, si è posto il problema di come gestire la riorganizzazione della società e dell’economia dopo la fine della pandemia. E’ questione che riguarda tutti i paesi e tutti i continenti colpiti da questa pandemia mondiale. Soprattutto la questione riguarda il reperimento delle risorse per riaccendere i motori dell’economia e dello sviluppo. Si tratta di una situazione assolutamente inedita la cui gestione necessita di una “rottura” con i modelli economici di intervento del passato per poter essere efficace. Per ciò che riguarda il nostro Paese con gli ultimi due decreti del governo siamo ad interventi dell’ordine di circa 30 miliardi di euro per comuni, imprese e famiglie. E’chiaro che serve ben altro per far fronte ad una condizione economica e sociale del nostro Paese che è assimilabile a quella che abbiamo vissuto alla fine della seconda guerra mondiale. Da qualche settimana si è aperto un dibattito sugli strumenti finanziari più adeguati per reperire le risorse necessarie per rilanciare il tessuto economico e sociale del nostro Paese. Quello più idoneo dovrebbero essere gli eurobond, garantiti dalla Ue, a lunga scadenza, con un tasso di vantaggio. Ma su ciò non c’è una intesa finora in Europa ed allora potrebbe essere necessario dare vita, in tempi brevi, ad un nostro strumento finanziario, ad esempio un “prestito per l’Italia”sulla base di quanto fu fatto nel 1945 dal Governo Parri che per fare fronte alle necessità della ricostruzione del Paese, lanciò l’emissione di buoni del tesoro quinquennali al 5 per cento che vennero sottoscritti, in massa dagli italiani, e fruttarono ben cento miliardi di lire. Regista di quella grande operazione fu MARCELLO SOLERI ministro del Tesoro nei governi Bonomi e Parri che era un massimo esponente del liberalismo italiano, collaboratore di Giovanni Giolitti, deputato e ministro dell’ultimo periodo dell’Italia liberale, intransigente oppositore del fascismo e quindi nuovamente Ministro dell’Italia libera. Memorabile il suo discorso a Milano il 15 luglio del 1945 per illustrare le finalità del prestito per l’Italia (Per il risanamento finanziario dell’Italia – Marcello Soleri – Milano 1945 – Ed. Consiglio Regionale del Piemonte). Dopo pochi giorni da quel discorso Marcello Soleri, purtroppo, morì.

L’eventuale emissione di titoli pubblici è rivolta essenzialmente a poter impiegare e valorizzare il grande giacimento costituito dall’ingente mole del risparmio degli italiani. Infatti, secondo i dati della Banca d’Italia nel 2018 la ricchezza posseduta dalle famiglie italiane era di ben 4287 miliardi di euro di cui 1371 miliardi di euro erano parcheggiati in c/c bancari senza interessi. E nel 2018, secondo l’ABI i depositi nelle banche della clientela residente erano aumentati di ben 32 miliardi di euro. In questo periodo la propensione al risparmio degli italiani è salita dell’8%. Quindi c’è una grande fetta di ricchezza del paese che non viene né spesa,nè investita. Ma c’è anche la anomalia rappresentata dagli 8,9 miliardi di euro di liquidità degli italiani emigrata all’estero nel 2018 in cerca di una adeguata remunerazione.

In buon a sostanza si tratta di ipotizzare il finanziamento di un piano di infrastrutture ad elevato moltiplicatore per modernizzare il Paese, definito con la collaborazione delle imprese e delle parti sociali, coinvolgendo la liquidità delle famiglie italiane, Ovviamente il collante di questa operazione non può che essere la fiducia che deve venire non solo da chi governa, ma anche dalla stessa opposizione, Davvero qui vale dire “simul stabunt vel simul cadent”... Il tempo che abbiamo a disposizione è già scaduto ed i segni di malessere sociale sono già evidenti in queste ore. Se l’egoismo europeo ci chiude ogni sostegno, dobbiamo sapere che abbiamo le risorse economiche, morali e sociali per uscire da questa pesantissima fase.

Ed è bene che soprattutto chi ci governa non dimentichi ciò che disse Marcello Soleri a conclusione del suo discorso di Milano nel 1945 “la libertà politica è una vera lustra se non accompagnata dalla libertà dal bisogno, dalla libertà dalla fame, dalle libertà sociali.”

 

di Nicola Primavera

 

 

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Nel 2020 l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica

Nel 2020 l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese. Il 70% della rilevante 'sforbiciata', pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019. Sono alcune delle anticipazioni di uno studio di Demoskopika contenute nel saggio 'Turismo in quarantena', edito da Tangram Edizioni Scientifiche, scritto dal presidente dell’Istituto di ricerca, Raffaele Rio.

Una stima – si precisa nella nota dell’Istituto Demoskopika – assolutamente per difetto se si considera che, a differenza dell’incoming, il calcolo del calo della spesa e dei flussi turistici, relativo alla sola componente italiana, è circoscritto esclusivamente al periodo pasquale e ai mesi più tradizionali del periodo estivo: luglio e agosto, ipotizzando uno scenario di graduale ripresa a partire dal prossimo mese di giugno.Incoming: 15 milioni di turisti in meno. In testa Germania, Usa e Francia. Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa in 'viaggi e vacanze' di ben 9,2 miliardi di euro, pari circa al 9,7% per cento del prodotto interno lordo del settore.

Le stime dell’Istituto Demoskopika sono state riviste al rialzo rispetto allo scorso 4 febbraio tenuto conto delle misure restrittive imposte dagli Stati e della diffusione del Coronavirus in tutte le realtà regionali italiane. La contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale ecc.), sarebbe diretta conseguenza della riduzione degli arrivi, quantificata in 15 milioni di turisti stranieri, che genererebbero, a loro volta, ben 52 milioni di presenze in meno rispetto al 2018. Un andamento generato principalmente dai 15 paesi top player dell’incoming italiano. Analizzando, in particolare, il quadro per singolo paese emerge che il rischio di contrazione più rilevante si registrerebbe in Germania: –2,8 milioni di arrivi e –13,3 milioni di presenze. A seguire, Stati Uniti con una contrazione pari a 1,4 milioni di arrivi e 3,6 milioni di presenze; Francia con una riduzione pari a 1,1 milioni di arrivi e 3,4 milioni di presenze. Rilevanti anche le possibili rinunce alla vacanza italiana per britannici e cinesi quantificabili rispettivamente in 908 mila arrivi e 3,3 milioni di presenze per i primi e in 790 mila arrivi e 1,3 milioni di presenze per i secondi. Sul versante della spesa turistica, lo scenario della contrazione muta di poco. In questo caso, a collocarsi in cima, sono gli Stati Uniti con ben 1.694 milioni di euro in meno di spesa turistica, immediatamente seguita dalla Germania con 1.253 milioni di euro e dalla Cina con 1.240 milioni di euro. Più a ritroso, il Giappone con 596 milioni di euro, il Regno Unito con 535 milioni di euro e, infine, la Francia con 372 milioni di euro.

Stagione estiva: per almeno 1 italiano su 3 questa vacanza “non s’ha da fare”. Almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive. Secondo la rilevazione, realizzata dall’Istituto Demoskopika lo scorso 11 marzo su un campione rappresentativo di oltre mille italiani, il peso della diffusione del Coronavirus si fa sentire e anche pesantemente: sarebbero almeno 14 milioni i cittadini che, al netto di una ulteriore proroga dei provvedimenti restrittivi, avrebbero, comunque, già deciso di non trascorrere più le vacanze 'sotto l’ombrellone' nei due mesi dell’estate tradizionalmente più frequentanti dai turisti del Bel Paese: luglio e agosto. Un tasso di rinuncia che si ripercuoterebbe sul sistema turistico con una contrazione della voce 'viaggi e tempo libero' di circa 5,8 miliardi di euro a cui si aggiungono poco più di 3 miliardi di perdita calcolata per le festività pasquali.In questo contesto, sarebbero sette, le destinazioni regionali a registrare un livello di rinuncia maggiore per il periodo estivo: Lombardia, Veneto, Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. In una 'zona arancione' troverebbero collocazione Trentino-Alto Adige, Marche, Puglia, Calabria e Sardegna. A collocarsi nella 'zona gialla', infine, le rimanenti realtà territoriali: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata.Territorio. La mappa della possibile decrescita regione per regione. Sarebbero sei le realtà regionali, infine, i cui sistemi turistici locali risulterebbero maggiormente bersagliati dalle conseguenze del Coronavirus, con una contrazione della spesa turistica al di sopra del miliardo di euro: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. È il Veneto a subire i maggiori contraccolpi causati dal Covid-19. In particolare, per il suo sistema turistico, la stima delle possibili ripercussioni potrebbe generare un rilevante calo di 4,6 milioni di arrivi, di oltre 21,9 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,9 miliardi di euro rispetto all’anno di riferimento individuato. Preoccupanti anche i possibili 'postumi da virus' per il turismo in Lombardia, con un calo di 3,9 milioni di arrivi, di quasi 16,8 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 2,4 miliardi di euro; in Toscana, con un calo di poco meno di 3,3 milioni di arrivi, di 15,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 2,3 miliardi di euro; nel Lazio, con un calo di circa 3 milioni di arrivi, di 12,2 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,1 miliardi di euro. E, ancora, a subire una perdita della spesa turistica di oltre un miliardo, sarebbero altri due sistemi turistici: Emilia-Romagna con una contrazione di 2,5 milioni di arrivi, di quasi 14,4 milioni di presenze e con una calo della spesa in viaggi pari a circa 1,6 miliardi di euro; Trentino Alto-Adige con un calo di poco più di 2,4 milioni di arrivi, di 13,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 1,3 miliardi di euro.Sul versante opposto, a collocarsi in coda al ranking delle destinazioni regionali per gli effetti generati dal Coronavirus sui principali indicatori turistici, troverebbero spazio altri tre sistemi locali: Molise con un calo di oltre 28 mila arrivi, di quasi 184 mila presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a oltre 18 milioni di euro; Valle d’Aosta con un calo di oltre 233 mila arrivi, di quasi 1,3 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a poco meno di 140 milioni di euro; l’Abruzzo, infine, con un calo di 332 mila arrivi, di quasi 2,1 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 212 milioni di euro.

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Sono 2.678.264 le persone indigenti a rischio fame in Italia, in Abruzzo 44.988

Sono 2.678.264 le persone indigenti a rischio fame in Italia. Il calcolo e' di Coldiretti che ha condotto un'elaborazione sui dati contenuti nella Relazione annuale Fead di giugno 2019. Le maggiori difficolta' alimentari si registrano nel mezzogiorno con oltre 530.000 persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare in Campania, oltre 364.000 in Sicilia e quasi 283.000 in Calabria. Ma situazioni diffuse di bisogno, rileva la confederazione, si registrano anche nel Lazio, con oltre 263.000 persone, e in Lombardia, con 235.000. Tra le persone piu' in sofferenza, sottolinea la Coldiretti, ci sono quasi 113.000 senza fissa dimora, oltre 225.000 anziani sopra i 65 anni, e 455.000 bambini di eta' inferiore ai 15 anni, che ricevono aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), grazie ad associazioni come Banco alimentare Roma, Banco delle opere di Carita', Caritas Italiana, Comunita' di S. Egidio, Croce rossa italiana, Fondazione banco alimentare e Associazione sempre insieme per la pace. 

REGIONE                              QUOTA NUMERO INDIGENTI

CAMPANIA                          20%                530.222

SICILIA                                 14%                364.156

CALABRIA                           11%                282.974

LAZIO                                   10%                260.472

LOMBARDIA                       9%                  235.231

PUGLIA                                 7%                  175.684

PIEMONTE                           5%                  135.943

EMILIA ROMAGNA            5%                  130.202

TOSCANA                            4%                  103.398

VENETO                               4%                  97.109

MARCHE                              3%                  67.907

LIGURIA                               2%                  66.580

SARDEGNA                         2%                  54.900

FVG                                       2%                  49.810

ABRUZZO                           2%                  44.988

BASILICATA                       1%                  30.767

TRENTINO A.A.                  1%                  22.258

UMBRIA                               1%                  20.614

MOLISE                                0%                  5.049

TOTALE                                100%              2.678.264

 

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Coronavirus, crescono le richieste di aiuto al Banco Alimentare

 Il Banco Alimentare e' sommerso da mail e telefonate per le situazioni piu' disperate. Bussano alla porta anche i Comuni per aiutare i loro concittadini. Il Banco stima che le richieste in questi giorni sono aumentate mediamente del 20%, con punte anche del 40% in alcune Regioni come la Campania. Per fare fronte a questa emergenza, anche dopo l'assalto al supermercato di Palermo, sarebbe in arrivo una ordinanza della Protezione Civile per dare piu' risorse ai Comuni per finanziare le iniziative di solidarieta' alimentare. Il 'Cura Italia' gia' prevede 50 milioni di euro per l'assistenza alimentare alle persone piu' indigenti. "Ci arrivano nuove domande di aiuto, per esempio anche dai sindaci, soprattutto dai Comuni del Sud. Ci aspettiamo una esplosione del bisogno", sottolinea il presidente della Fondazione Banco Alimentare Giovanni Bruno. Il Banco gia' normalmente assiste attraverso 21 banchi regionali e circa 7500 strutture oltre un milione e mezzo di poveri ogni giorno. Le richieste di cibo stanno aumentando in tutta Italia da chi e' gia' assistito ma aumentano anche le nuove richieste. Se nel Lazio la situazione ancora 'tiene', con un aumento di domanda del 2-5%, in Sicilia gia' oggi c'e' un 10% di richieste in piu' e in Abruzzo un +20%. Ma si tratta solo di stime provvisorie. Il Banco si appellera' alle aziende alimentari per donazioni straordinarie di prodotti alimentari. La Coldiretti dal canto suo stima che sono 2,7 milioni le persone in Italia, che con l'emergenza coronavirus e perdita di opportunita' di lavoro anche occasionale, sono costrette a chiedere aiuto alle mense o con la distribuzione di pacchi alimentari per mangiare. 

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