L’Osservatorio

Studio Cgia, bisogna ridare liquidita’ alle pmi

Tra il 2018 e il 2019 gli impieghi vivi erogati dalle banche all'intero sistema imprenditoriale italiano sono diminuiti di 33,4 miliardi di euro (-4,9 per cento). Una caduta, osservano dalla Cgia, che ormai dura ininterrottamente dal 2011. "In un momento di emergenza nazionale non è il caso di fare polemiche. Tuttavia, è necessario consentire alle Pmi di accedere con più facilità al credito, mettendo le banche nelle condizioni di farlo. A parità di costi, o quasi, ma con fatturati in caduta libera, se nelle prossime settimane le aziende non avranno a disposizione la liquidità per far fronte alle esigenze di ogni giorno, nel giro di qualche mese molte di queste rischiano di chiudere definitivamente i battenti", afferma il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo. "Nel decreto anticrisi che dovrebbe essere approvato ci saranno delle novità. Purtroppo, dalle indiscrezioni uscite in questi giorni pare di capire che solo in parte il Governo riuscirà a dare una risposta esaustiva alla necessità delle Pmi di risolvere questo problema. Staremo a vedere, anche se va salutato positivamente l'accordo sottoscritto nei giorni scorsi tra le banche e il mondo delle imprese sulla moratoria sui debiti. Ma la situazione, secondo la Cgia, va affrontata anche su scala europea

 

Leggi Tutto »

Coronavirus, il 58 per cento degli italiani preoccupato secondo un sondaggio

Un popolo preoccupato ma disposto a fare sacrifici e fiducioso di poter tornare alla normalità in tempi contenuti. E' il quadro che emerge dal sondaggio condotto da Nielsen Global Connect in Italia con l'obiettivo di verificare l'effettivo impatto del'emergenza Coronavirus sei cittadini del nostro Paese. La quasi totalità degli italiani (98%) si informa almeno una volta al giorno sulla situazione sanitaria, un dato in linea con quanto rilevato nelle ultime tre settimane. Cresce però chi si informa attivamente più di una volta al giorno: sono l'86% degli italiani, il 18% in più rispetto alla settimana scorsa. Al contempo, se appena due settimane fa solo il 17% si dichiarava preoccupato per l'emergenza e una settimana fa lo era il 25%, adesso è il 58% degli italiani a nutrire timori. Le apprensioni crescono soprattutto al Nord Ovest (57%, +37pp) che ora sono in linea con la media nazionale. Il Sud (64%) e in particolare la Campania (66%) si confermano le aree con maggior numero di italiani preoccupati Le misure restrittive del Dpcm dell'8 marzo sono condivise dagli italiani: ben il 58% della popolazione ritiene i provvedimenti governativi corretti e solo il 5% li giudica esagerati. Per il 73% giudica intrapresi dagli altri Paesi. Per quanto riguarda le fonti di informazione, i notiziari programmi TV sono il principale veicolo di notizie sul per l'80% degli italiani (il +6% in più della scorsa settimana) mentre i siti istituzionali risultano la fonte con la crescita maggiore (li consulta il 48%, con un incremento di 13punti percentuali nel giro di due settimane). Sul fronte delle aspettative per il futuro, nonostante il boom di contagi registrato nell'ultima settimana, resta stabile la percentuale degli ottimisti (il 37% della popolazione) che auspica un recupero entro le 4 settimane in linea con le manovre restrittive imposte dal governo. Ulteriore segnale positivo arriva dal ridimensionamento dei pessimisti (sono solo il 9%, in calo del 5%), ovvero di chi ritiene che serviranno più di 5 mesi. Cresce, invece, la percentuale di italiani che ipotizza tempi di recupero per il resto del mondo superiori ai 2 mesi: sono l'88%, il 6% di 7 giorni fa. Il sondaggio affronta anche il capitolo delle contromisure necessarie per evitare il contagio. L'88% degli italiani evita luoghi pubblici e affollati (con un boom di 32 punti percentuali rispetto alla scorsa settimana), il 72% evita di viaggiare (+37%) e il 69% evita l'uso di mezzi pubblici (+31%). Continua a crescere anche l'adozione di misure di "protezione" come l'utilizzo di disinfettanti (sono 65%, il 17% in più di settimana scorsa) mentre l'utilizzo di mascherine è ancora limitato a meno di 1 italiano su 4 (il 24% della popolazione, in crescita del 19%). Infine, sul fronte della spesa alimentare, sale la percentuale di coloro che dichiarano di aver ridotto la frequenza di visita nei supermercati (40%, +26pp), negozi di alimentari (38%, +25pp) e mercati rionali (63%, +36pp), ma allo stesso tempo aumenta la propensione a fare scorte di (28%, +12pp). 

Leggi Tutto »

L’occupazione migliora nel 2019, ma è in arrivo la frenata

Cresce il numero degli occupati, scende al 19% il tasso di disoccupazione, ma cresce molto il part-time rispetto a chi ha un lavoro a tempo pieno. L'Istat disegna un quadro ottimista per l'occupazione in Italia nel 2019, ma mette subito in guardia rispetto al futuro: il quadro occupazionale ha mostrato un progressivo indebolimento nella seconda metà dell'anno che potrebbe trascinarsi pesantemente nell'anno in corso su cui pesa con forza lo spettro del coronavirus.Nel dettaglio l'Istat sottolinea che nel 2019 è proseguita la crescita del numero di occupati (+0,9%, +207 mila in un anno) per effetto dell'aumento dei lavoratori dipendenti, sia permanenti sia a termine, a fronte del calo degli indipendenti; al contempo l'incidenza dei dipendenti a termine sul totale dei dipendenti sale al 17,2% (+0,1 punti in un anno). In più dopo aver subito un rallentamento della crescita fino a registrare un calo nel terzo trimestre, gli occupati a tempo pieno aumentano lievemente, mentre gli occupati a tempo parziale continuano a crescere a ritmo sostenuto ma per il 63,9% di questi lavoratori si tratta di part time involontario. Inoltre, tra i giovani di 15-34 anni continua a crescere l'occupazione e il relativo tasso, sia in termini tendenziali sia congiunturali.Su base annua poi continua la riduzione del numero dei disoccupati (-174 mila, -6,3%), in misura più intensa rispetto al 2018. A ciò corrisponde un calo del tasso di disoccupazione che nel 2019 scende al 10,0% (-0,7 punti in un anno). La diminuzione dei disoccupati riguarda sia quelli di breve durata, sia, in misura maggiore, coloro che cercano lavoro da almeno 12 mesi (-155 mila, -9,7%) la cui incidenza sul totale dei disoccupati scende al 56,0% (-2,1 punti). Il 2020 si apre però con segnali di fragilità. Nel quarto trimestre 2019 il tasso di occupazione è pari al 59,2%, con una variazione nulla rispetto al terzo trimestre. Inoltre, nei dati mensili più recenti (gennaio 2020) e al netto della stagionalità, il tasso di occupazione e il numero di occupati mostrano un calo rispetto al mese precedente. Resta il fatto che nel complesso, il 2019 è stato caratterizzato da un nuovo aumento dell'occupazione e da un calo della disoccupazione che si associa alla diminuzione del numero di inattivi. 

Leggi Tutto »

Industria, rimbalzo atteso della produzione

Il rimbalzo della produzione industriale in gennaio (+3,7%) era atteso, seppure non con questa ampiezza e non cambia la situazione di estrema fragilità congiunturale. Questo il commento del Centro studi di Confindustria al dato Istat. "Avevamo stimato un incremento dell'1,9% - scrive il Csc - mentre la previsione di consenso era per una crescita dell'1,6%". Nell'ultima Indagine rapida del Csc, l'incremento della produzione in gennaio era attribuita a due fattori principali: ricostituzione delle scorte di magazzino, un dato che è confermato anche dalle risposte degli imprenditori manifatturieri all'indagine Istat sulla fiducia nelle imprese; effetto base, ovvero i livelli di produzione in gennaio si confrontano con quelli molto bassi raggiunti a dicembre, quando l'attività era diminuita del 2,6% su novembre. "Il dato positivo di gennaio - prosegue il Csc - non cambia la sostanza dell'attuale fase congiunturale: siamo in una condizione di estrema fragilità, in particolare nell'industria, che negli ultimi mesi ha risentito di una dinamica molto debole di entrambe le componenti della domanda". "Se si osserva l'andamento della produzione industriale nella media del bimestre dicembre-gennaio, in modo da ridurre la distorsione delle forti oscillazioni nei due mesi, l'attività risulta in diminuzione dello 0,8% rispetto al bimestre ottobre-novembre - aggiunge il Centro studi degli industriali -. Dunque bisogna prendere con prudenza il dato di gennaio".

Leggi Tutto »

Lavoro, nel periodo 2008-2018 l’occupazione indipendente si è ridotta del 9,5%

Nel 2018 in Italia i lavoratori indipendenti sono stati circa 5 milioni (il 21,7% degli occupati). Nel periodo 2008-2018 l'occupazione indipendente si è ridotta del 9,5% (558 mila unità in meno) a fronte di un aumento del 4,0% di quella dipendente (+682 mila persone). Malgrado ciò l'Italia si colloca al terzo posto in Europa per la quota di indipendenti, dopo Grecia e Romania, soprattutto per l'elevata presenza di quelli senza dipendenti; i datori di lavoro autonomi con dipendenti mostrano una distribuzione relativamente più equilibrata fra i paesi europei. Lo sottolinea il Rapporto "Il mercato del lavoro 2019", frutto della collaborazione sviluppata nell'ambito dell'Accordo quadro tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal.

Leggi Tutto »

Agricoltura, il 35,3 per cento delle aziende è guidato da donne

In Abruzzo quasi quattro aziende agricole su dieci (35,3%) sono guidate da donne per un totale di quasi 10mila imprenditrici rosa nel 2019. E’ quanto emerge da un’elaborazione di Coldiretti Abruzzo su dati dell’osservatorio dell’imprenditoria femminile Unioncamere-Infocamere in occasione della Festa delle donne dell’8 marzo. Il protagonismo femminile – sottolinea la Coldiretti Abruzzo – ha rivoluzionato l’attività agricola come dimostra l’impulso dato dalla loro presenza nelle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, le agritate, gli agriasili, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici, ma anche nell’agricoltura di precisione e a basso impatto ambientale, nel recupero delle piante e degli animali in estinzione fino nella presenza nei mercati di vendita diretta di Campagna Amica oltre che nell’agriturismo. Nell’attività imprenditoriale agricola le donne – evidenzia la Coldiretti – hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità. “E’ in crescita anche la “quota giovane” – di Antonella Di Tonno, responsabile regionale di Coldiretti Donne Impresa Abruzzo – sono sempre di più le aziende femminili guidate da ragazze under 35 pronte a salire sul trattore che hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo.

Leggi Tutto »

Cgia, per Reddito di cittadinanza e quota 100 si spendono 12,3 miliardi

Tra il reddito, la pensione di cittadinanza e "quota 100", nel 2020 e' prevista una spesa di 12,3 miliardi, il 64% in piu' della misura economica anticrisi annunciata nei giorni scorsi dal Governo che sara' pari a 7,5 miliardi. Dalla Cgia fanno sapere che l'annuncio dato l'altro ieri dal Governo di portare fino a 7,5 miliardi il decreto per contrastare gli effetti negativi del coronavirus va salutato positivamente, anche se gli interventi che verranno messi in campo sono rivolti solo a contenere la crisi, mentre nulla e' stato previsto per "aggredire" la recessione economica ormai alle porte. "Se da un lato il mondo produttivo chiede a gran voce una importante manovra espansiva - afferma il segretario della Cgia, Renato Mason - in grado di rilanciare i consumi e la domanda interna, dall'altro il Governo affronta la crisi solo con misure di contenimento che sono certamente importanti, anche se bisognerebbe integrarle con un importante piano di investimenti a medio-lungo termine. Per questo invitiamo l'esecutivo a sbloccare le grandi opere pubbliche gia' finanziate o fermate dall' eccessiva burocrazia, mutuando il successo che sta avendo il metodo Genova. Senza dimenticare che e' necessario che la nostra Pubblica Amministrazione torni a pagare i debiti commerciali maturati con i propri fornitori". Dalla Cgia, inoltre, segnalano che per l'anno in corso le politiche attive del mercato del lavoro costeranno 17 miliardi di euro. Risorse che in gran parte sono gestite dalle Regioni. Vista la situazione che si profila da qui a breve, gli artigiani mestrini ritengono che sarebbe forse opportuno dirottare una parte di queste risorse verso interventi che sono in grado di creare nuovi posti di lavoro - attraverso la cantierizzazione delle opere pubbliche - anziche' sostenere iniziative volte a trovare un'occupazione a chi non ce l'ha, che con la crisi in arrivo difficilmente riuscira' a trovare un lavoro. La necessita' di tornare ad investire massicciamente nelle infrastrutture e' una priorita' riconosciuta da tutti. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), ad esempio, il deficit di competitivita' del nostro sistema logistico-infrastrutturale ci costa 40 miliardi di euro all'anno. A detta della Sace (gruppo Cassa Depositi e Prestiti), questo gap con gli altri competitori europei ci fa perdere 70 miliardi di euro di export ogni anno. Importi, ovviamente, che non si possono sommare, ma che danno la dimensione dell'arretratezza delle grandi reti di trasporto e di logistica presenti nel nostro Paese. La Cgia tiene comunque a precisare che oltre alla realizzazione delle grandi infrastrutture materiali e immateriali abbiamo bisogno di eseguire anche moltissimi interventi "minori" che sono pero' indispensabili per la messa in sicurezza di tante aree del Paese. L'associazione ricorda, infatti, che: l'88% dei quasi 8.000 Comuni italiani ha almeno un'area classificata a elevato rischio idrogeologico; il 40% circa delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica e' ubicato in zone ad elevato rischio sismico; su 6.000 opere monitorate dalle Province (gallerie, ponti, viadotti, etc.) quasi 2.000 necessitano di interventi urgenti; il 38% circa dell'acqua trasportata dal sistema idrico pubblico si perde per strada a causa dell'elevato livello di deterioramento della rete

Leggi Tutto »

Istat, probabile un forte rallentamento dell’economia

Le prospettive economiche internazionali "rimangono caratterizzate da rischi al ribasso condizionati dall'evoluzione dell'emergenza sanitaria in corso che ha accresciuto le pro-babilita' di un forte rallentamento". Lo scrive l'Istat sulla Nota mensile sull'andamento dell'economia italiana riferita a febbraio spiegando che l'economia italiana "si affaccia a questa fase di forte instabilita' con livelli di attivita' che, nell'ultimo trimestre del 2019, hanno mostrato diffusi segni di flessione. Nel quarto trimestre, il prodotto interno lordo ha registrato una variazione congiunturale negativa pari allo 0,3%.

L'Istat ricorda che a gennaio c'e' stata una diminuzione degli occupati e un aumento dei disoccupati e degli inattivi rispetto a dicembre+. Nel quarto trimestre, le stime preliminari sui posti vacanti si mantengono sui livelli dei tre mesi precedenti. "A febbraio, l'inflazione complessiva ha manifestato un nuovo rallentamento, legato ai movimenti delle componenti volatili. La core inflation e' rimasta stabile e ha continuato a segnare ritmi di crescita dimezzati rispetto a quelli dell'area euro. Gli indici di fiducia di febbraio, che ancora non incorporano le reazioni alla piena manifestazione del contagio di Covid-19 in Italia, spiega l'Istat, hanno registrato per i consumatori un peggioramento diffuso a tutte le componenti con una flessione marcata del clima futuro. L'indice di fiducia delle imprese ha, invece, mostrato un lieve miglioramento dopo il forte calo del mese precedente". "L'indicatore anticipatore - conclude l'Istat - continua a registrare tassi di crescita negativi, evidenziando che lo scenario a breve termine della nostra economia rimane caratterizzato da prospettive di persistente debolezza dei livelli di attivita' economica. Anche questo indicatore non riesce ancora a stimare gli effetti legati all'emergenza sanitaria in corso"

Leggi Tutto »

Indagine manageritalia, in aumento le donne dirigenti

La ripresa dei dirigenti privati è tutta guidata dalle donne, oggi il 17,6% del totale e cresciute del 38% dal 2008 al 2018, a fronte di un calo del 10,1% degli uomini. Tra i quadri le donne sono già al 29,9%, 36% degli under 35. La classifica delle regioni e province più rosa vede prevalere in percentuale Molise (26,9%), Sicilia (25,2%), Lazio (23,2%), Basilicata (21,4%) e Lombardia (19,6%), che è la prima a livello numerico (9.620). Questi i dati dell'ultimo Rapporto donne Manageritalia, atteso e puntuale ogni anno in occasione della festa della donna. La strada è ancora lunga, ma la rincorsa continua. Infatti, nel 2018, ultimo dato disponibile Inps, le donne sono il 17,6% dei dirigenti privati (erano il 17,1% l'anno precedente), ma ben il 31,5% tra gli under 35 e il 28,1% tra gli under 40. La crescita, in atto da anni, è continuata anche nell'ultimo periodo, che ha visto negli anni scorsi i dirigenti in calo per la forte crisi. Infatti, dal 2008 al 2018 i dirigenti privati sono diminuiti del 4,2%, -10,3% gli uomini e +32,7% le donne. Anche nell'ultimo anno, dove i dirigenti sono invece tornati a crescere in modo più sostenuto (+0,8%% 2018/2017) sono aumentate quasi solo le donne (+3,9%), a fronte del +0,2% degli uomini. La rincorsa delle manager rosa continua quindi con forza e il peso che hanno tra i dirigenti under35 (31,5%) e under 40 (28,1%) ben ci rappresenta il prossimo futuro.

 Tra le regioni più 'rosa' spiccano sul podio Molise (26,9%), Sicilia (25,2%) e Lazio (23,2%), seguono Basilicata (21,4%) e Lombardia (19,6%). A fondo classifica troviamo terzultima la Calabria (11,3%) e addirittura sotto il 10% di peso femminile Abruzzo (8,8%) e Trentino-Alto Adige. E, se nelle regioni e province più piccole spesso il limitatissimo numero di dirigenti e le imprese familiari possono incidere non poco, in Lombardia e nel Lazio e nelle province più economicamente avanzate il fenomeno è lampante e incessante. Naturalmente la Lombardia (9.620 donne dirigenti 47,9% del totale nazionale) è trascinata da Milano (7.760, 38,6% del totale nazionale) e insieme sono rispettivamente regione e provincia con la maggiore presenza numerica di donne dirigenti, seguono Lazio (4.095, 20,4%) e Roma (3.961, 19,7%). La crescita delle donne dirigenti è supportata e rafforzata anche dai numeri dei quadri privati, manager a tutti gli effetti e vero serbatoio per la futura dirigenza. Qui oggi le donne sono il 29,9% a livello generale, il 36% tra gli under 35 e il 34,4% tra gli under 40. Lazio (34,2%), Sardegna (33,5%) e Lombardia (31,6%) si confermano le regioni più rosa. In questo caso i quadri, cresciuti del 17% dal 2008 al 2018, vedono le donne al +40 e gli uomini al + 9,3%

Leggi Tutto »

Nel 2018 208 delle 240 regioni dell’UE hanno visto crescere la propria occupazione

Nel 2018, 208 delle 240 regioni dell'UE (87%) hanno visto crescere la propria occupazione, mentre in 5 regioni il numero di persone occupate è rimasto stabile e in altre 27 regioni l'occupazione è diminuita. Lo comunica Eurostat che segnala come il più alto tasso di crescita dell'occupazione è stato registrato a Malta (+ 5,7%), davanti alla regione adriatica della Croazia (+ 4,9%), Irlanda del sud (+ 4,7%), e Marche. All'opposto la maggiore riduzione dell'occupazione è stata registrata nella regione francese di Mayotte (-2,9%), seguita da Centro-Nord (-2,1%) e Centro-Sud (-2,0%) della Bulgaria. L'Italia è l'unico paese a registrare una crescita superiore al 3% in almeno 3 regioni (Oltre a Marche, in Abruzzo e Sardegna) Nell'insieme dell'UE, l'occupazione è cresciuta dell'1,4% nel 2018. Se però si guarda ai dati su base decennale l'occupazione nell'Ue è cresciuta del 2,6% ma in questa classifica dal top della classifica scompaiono le regioni italiane. 

Leggi Tutto »