L’Osservatorio

L’Italia fa meglio degli Stati Uniti per il benessere dei cittadini

L'Italia fa meglio degli Stati Uniti per il benessere dei cittadini: e' 29ma al mondo in una classifica che conferma l'Europa in vetta con Norvegia, Svizzera e Islanda sui gradini piu' alti del podio. A fare i conti e' Boston Consulting Group sulla base dell'indicatore Sustanaible Economic Development Assessment (Seda), lanciato nel 2012 e che misura il benessere dei cittadini in 143 paesi. Rispetto al 2018 l'Italia quest'anno migliora salendo di una posizione (dal 30mo al 29mo posto), ma continua a restare indietro rispetto al 2008, quando occupava la 25ma posizione. Il coefficiente Seda dell'Italia (ovvero la sua capacita' di trasformare ricchezza in benessere) e' pari a 0,91, meglio dello 0,90 degli Stati Uniti. Il Seda analizza per ogni paese 40 indicatori, per i quali assegna un punteggio ogni anno, in tre diverse aree, ovvero l'economia, gli investimenti e la sostenibilita'. Il punteggio viene poi rapportato con il reddito nazionale lordo pro capite: questo e' il coefficiente Seda di conversione della ricchezza in benessere. Rispetto agli altri paesi europei Italia registra perfomance migliori sul fronte della stabilita' economica e ha compiuto passi in avanti sul fronte della sostenibilita', che include l'ambiente. "L'Italia non si muove molto" in classifica "ma va leggermente meglio rispetto al 2018: l'occupazione e' la zavorra del paese dal punto di vista del ranking" spiega Francesco Guidara di Boston Consulting, osservando come nel Belpaese c'e' una "correlazione fra istruzione bassa e occupazione bassa". La Germania e la Francia fanno meglio in classifica, ma l'Italia seppur di poco supera gli Stati Uniti, penalizzati dalla voce salute e sanita', che tiene conto anche del tasso di obesita' del paese. "Il tocco magico degli Stati Uniti dal 2015 in poi e' venuto meno" osserva Guidara. Dalla classifica emerge anche la corsa dell'Asia, con il Vietnam unico paese in grado di migliorare nelle quattro dimensioni piu' importanti per lo sviluppo (istruzione, occupazione, salute e infrastrutture). Per quanto riguarda la Cina, il paese e' capace di politiche che portano benessere ma e' appesantita in classifica da altri indicatori.

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CDP e UBI Banca per un finanziamento da 500 milioni alle PMI del Mezzogiorno

Protocollo d’Intesa tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e UBI Banca (UBI) per l’avvio di una collaborazione volta a promuovere iniziative congiunte finalizzate al sostegno delle imprese italiane.

Come prima declinazione operativa del Protocollo, CDP ha concesso a UBI un finanziamento da 500 milioni di euro, tramite sottoscrizione di un prestito obbligazionario senior unsecured, che sarà integralmente impiegato in nuovi finanziamenti alle PMI operanti nelle otto Regioni del Mezzogiorno. Tali finanziamenti potranno avere un importo massimo di 15 milioni di euro e scadenza non inferiore a 36 mesi, così da supportare la realizzazione di investimenti di medio-lungo termine.

L’iniziativa si inquadra nelle linee strategiche del Piano industriale 2019-2021 di CDP che prevede, in piena sinergia e complementarietà con il sistema bancario, specifiche azioni di supporto delle imprese del Mezzogiorno, promuovendo un allungamento delle scadenze dei finanziamenti.

Oltre alla concessione di liquidità, da parte di CDP a UBI, per supportare i finanziamenti a favore delle imprese, la collaborazione riguarda anche altri ambiti operativi. Tra questi: l’attivazione di strumenti di garanzia, anche con il coinvolgimento dei Confidi o mediante l’utilizzo di “sezioni speciali” del Fondo di Garanzia per le PMI, costituite da CDP, che possano migliorare le possibilità e le condizioni di accesso al credito bancario.

La partnership intende inoltre sviluppare strumenti di finanza alternativa quali i cosiddetti “basket bond”, operazioni di cartolarizzazione di mini-bond appositamente emessi da imprese PMI e Mid-Cap, in relazione ai quali CDP e UBI agirebbero in qualità di investitori principali, attraendo così ulteriori capitali privati; nonché operazioni dirette in co-finanziamento a sostegno di progetti di crescita e innovazione di medie imprese italiane.

 

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Sondaggio Ixe’ , Lega si conferma primo partito

La Lega si conferma il primo partito e cresce al 32,6% dal 32% dei consensi della scorsa settimana mentre continua la discesa del Movimento Cinque Stelle che arriva al 16,3 dal 17,9. Sale il Partito Democratico che passa al 21 da 20,1. Nella maggioranza cresce anche Iv che arriva al 4,3 dal 3,9. A rivelarlo e' un sondaggio Ixe' condotto per la trasmissione Carta Bianca in onda su Rai 3. All'opposizione sale Fdi al 9,6 dal 9,5 mentre flette Fi dal 7,8 al 7,3. In crescita Piu' Europa al 2,7 dal 2,2 dal 2 mentre scende La Sinistra all'1,8 dall'1,9. Nota Metodologica: Soggetto realizzatore: istituto Ixe' srl. Soggetto acquirente: Rai - Cartabianca Metodologia: indagine quantitativa campionaria metodo di Raccolta dati: telefono fisso (cati), mobile (cami) e via web (cawi) universo: popolazione italiana maggiorenne campione intervistato: rappresentativo (quote campionarie e ponderazione) in base a: genere, eta', zona di residenza, ampiezza comune, votato 2018/2019 dimensione campionaria: 1.000 casi (margine d'errore massimo 3,10%) periodo di rilevazione: dall'11 al 12 novembre

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‘Gli effetti del bonus per gli asili nido sono potenzialmente rilevanti’

"Gli effetti del bonus per gli asili nido sono potenzialmente rilevanti". Lo ha detto il vicedirettore generale della Banca d'Italia Luigi Federico Signorini in audizione sulla manovra, sottolineando pero' che "la scelta di legarlo all'Isee potrebbe scoraggiare l'offerta di lavoro di un secondo percettore di reddito, specie in prossimita' delle soglie che determinano l'ammontare dell'importo: tanto piu' in quanto le rette che le famiglie pagano per gli asili nido sono gia' modulate in funzione dell'Isee. L'esperienza potra' dare indicazioni utili per definire l'assetto a regime delle misure di sostegno alla famiglia". Nel documento di via Nazionale si sottolinea anche che attualmente "l'offerta di posti nelle strutture per la prima infanzia e' inadeguata" e si ricorda che secondo i dati Istat il rapporto posti e utenza potenziale nel 2016-17 era "in media pari al 24%", "assai al di sotto del target del 33% fissato dal Consiglio europeo per favorire la conciliazione della vita familiare con quella lavorativa".

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Sportelli bancari in calo del 20 per cento in 10 anni

Tra il 2008 e il 2018 il sistema bancario italiano ha registrato un calo degli sportelli del 20%. Lo stesso trend si è registrato in Europa, con le filiali che in dieci anni si sono ridotte del 27%, per un totale di 65mila unità in meno. Sono alcuni dei dati che saranno presentati dal nuovo numero dell'Osservatorio monetario. Il rapporto quadrimestrale, a cura del Laboratorio di analisi monetaria, sarà presentato domani, martedì 12 novembre, nell'ambito dell'incontro dedicato al tema 'Lavorare in banca. Un mondo in evoluzione', in programma alle ore 14.30 all'Università Cattolica a Milano. Dopo i saluti di Rony Hamaui, segretario generale dell'Associazione per lo Sviluppo degli Studi Banca e Borsa (Assbb), si alterneranno le relazioni di alcuni autori dell'Osservatorio monetario: Lorenzo Cappellari, Michele Faioli, Claudio Lucifora, tutti docenti all'Università Cattolica. Seguirà, poi, una tavola rotonda, cui parteciperanno Salvatore Poloni, Associazione Bancaria Italiana (Abi), e Lando Sileoni, Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi). Introdurrà e coordinerà i lavori Angelo Baglioni, direttore Osservatorio monetario. Inoltre l'Osservatorio monetario raccoglie un approfondimento sulla discriminazione di genere. Secondo il rapporto, quasi la metà del personale impiegato (45%) nel settore è femminile. Tuttavia, sembra ancora persistere il fenomeno del 'soffitto di cristallo': le donne hanno minori opportunità di carriera degli uomini e raramente accedono ai ruoli esecutivi di vertice. Ciò si riflette nel pay gender gap: le donne guadagnano mediamente meno degli uomini, anche a parità di livello di istruzione e di età.

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Solo un giovane europeo su quattro utilizza il contante ogni giorno

Solo un giovane europeo su quattro utilizza il contante ogni giorno. E' quanto emerge dalla ricerca 'A Cashless Society? European millennials attitudes towards electronic payments', realizzata da Think Young, in partnership con Fondazione De Gasperi, che analizza l'utilizzo degli strumenti di pagamento digitale da parte dei millennials, attraverso le risposte di oltre 2.000 intervistati, dai 18 ai 29 anni, in cinque Paesi europei: Germania, Francia, Italia, Polonia e Spagna. Secondo lo studio, circa il 75% degli intervistati utilizza infatti uno strumento di pagamento elettronico, spaziando tra le molteplici tecnologie digitali presenti sul mercato. "Il motivo di questa radicale adozione è da ricercarsi nella consapevolezza verso i nuovi strumenti finanziari da parte delle nuove generazioni, a volte più consolidata che negli adulti", ha affermato Francesco Luongo, presidente della coalizione Consumer for digital payment (C4DiP). "I giovani europei -ha continuato- hanno una sensibilità e una fiducia maggiore nei confronti delle nuove tecnologie che non vedono con sospetto, ma al contrario credono nella loro sicurezza ed efficacia. Per questo, come sottolinea l'indagine, sono i ragazzi tra i 18 e i 23 anni quelli che utilizzano con maggior frequenza i pagamenti digitali". 

Secondo l'indagine, la conoscenza degli strumenti di pagamento elettronico è molto elevata tra i giovani italiani, con una percentuale del 97%. Il loro utilizzo appare largamente diffuso: il 29% li utilizza più volte al giorno, mentre il 46% almeno una volta sola, per un 75% complessivo di utilizzo quotidiano. Un dato di poco inferiore all'utilizzo del contante: 44% più volte al giorno e 40% almeno una volta, per un 84% complessivo di utilizzo quotidiano. La minore frequenza dell'utilizzo di sistemi di pagamento elettronico è probabilmente causata sia dall'abitudine comune degli intervistati di pagare piccole somme di denaro (come ad esempio per il caffè) con il contante, sia da una scarsa propensione da parte dei commercianti ad accettare pagamenti elettronici per spese di importo esiguo. 

La maggior parte degli intervistati utilizza, infatti, il contante in luoghi in cui non sono accettate altre forme di pagamento, come bancarelle, bar e per transazioni tra amici. Le categorie di spesa per cui vengono prevalentemente utilizzati i sistemi di pagamento elettronico sono le spese quotidiane in negozi fisici (con una maggior diffusione al Nord e Centro Italia, soprattutto da coloro che utilizzano prevalentemente le carte di debito) e per acquisti online (con una maggior diffusione al Sud, soprattutto da dagli utilizzatori prevalenti di digital wallet, ossia portafogli digitali). Tra le motivazioni principali della propensione dei giovani all'utilizzo delle nuove tecnologie, vi è la convenienza: "Secondo l'indagine, i giovani italiani utilizzano questi strumenti perché di semplice utilizzo, efficaci e sicuri. Tuttavia, a causa soprattutto di un basso interesse dei nostri giovani in materia economica, i millennial italiani sono i più frequenti utilizzatori del contante, oltre il 34% di loro lo utilizzano per più di una transazione al giorno", sottolinea Luongo. 

Dalla ricerca affiora che almeno il 45% degli intervistati è convinto che la tecnologia contactless contribuirà in maniera significativa alla diffusione dell'utilizzo dei sistemi di pagamento elettronico: i fattori cruciali per un maggiore utilizzo di questi strumenti riguardano soprattutto la facilità (70%) e la velocità di utilizzo (62%) e, in seconda battuta, la maggiore sicurezza rispetto al contante (43%). "Sebbene i giovani capiscano le potenzialità di questi strumenti non vogliono assolutamente dar per scontato il fattore sicurezza. Per tale motivo, per portare a una maggior adozione degli e-payment, le aziende dovranno adottarsi di nuove tecnologie di sicurezza, tra cui spicca il riconoscimento biometrica, attraverso impronta digitale o facciale", conclude Luongo. Se in futuro le nuove tecnologie continueranno a mantenere alta la fiducia dei cittadini, è previsto che quasi 2,1 miliardi di consumatori in tutto il mondo utilizzeranno portafogli digitali per i propri pagamenti, il che rappresenta una crescita di quasi il 30% rispetto agli 1,6 miliardi di consumatori che l'anno scorso hanno utilizzato i portafogli digitali. 

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Istat, in crescita le vendite al dettaglio

A settembre 2019 l'Istat stima, per le vendite al dettaglio, un aumento su base mensile dello 0,7% in valore e dello 0,8% in volume. Sono in crescita sia le vendite dei beni alimentari (+0,5% in valore e +0,8% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (+0,8% in valore e in volume). Nel terzo trimestre, le vendite al dettaglio aumentano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, per i beni alimentari alla crescita in valore (+0,2%) non corrisponde un analogo andamento dei volumi (-0,3%), mentre per i beni non alimentari l'aumento riguarda entrambi gli aggregati (+0,6% i valori e +0,8% i volumi). Su base annua, a settembre le vendite al dettaglio registrano un aumento dello 0,9% in valore e dello 0,7% in volume. Diminuiscono le vendite dei beni alimentari (-0,3% in valore e -0,9% in volume), mentre sono in crescita quelle dei beni non alimentari (+1,7% in valore e +2,1% in volume). Nell'ambito dei beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee per i gruppi di prodotti. Gli aumenti maggiori riguardano dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni, telefonia (+5,6%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+4,2%).

La flessione piu' marcata si registra per cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,5%). Rispetto a settembre 2018, il valore delle vendite al dettaglio aumenta dello 0,6% per la grande distribuzione e diminuisce dello 0,4% per le imprese operanti su piccole superfici. In forte crescita il commercio elettronico (+26,3%).

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‘Ndrangheta, Coldiretti: 5mila ristoranti in mano alla malavita

 La malavita è arrivata a controllare almeno cinquemila locali della ristorazione con il business delle agromafie che è salito a 24,5 miliardi di euro nell’alimentare dal campo alla tavola. A sostenerlo è la Coldiretti sulla base del rapporto agromafie nell’esprimere apprezzamento per l’ultima operazione della polizia di Milano contro il crimine organizzato con il sequestro di quote societarie di alcuni ristoranti e pizzerie per oltre 10 milioni di euro e l’arresto di 9 persone legate alla ‘Ndrangheta calabrese che riciclavano i soldi sporchi della criminalità organizzata nella grande ristorazione nel Nord Italia. "La criminalità organizzata - sottolinea la Coldiretti in un comunicato - approfittando della crisi economica, penetra in modo massiccio e capillare nell’economia legale ricattando o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all’estero". L’agroalimentare, precisa la Coldiretti, "è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone".

Grazie ad una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni criminali riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite muovendosi ormai come articolate holding finanziarie, all’interno delle quali gli esercizi ristorativi rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalità dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari ed all’origine dei capitali. Le operazioni delle Forze dell’Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie. "In questo modo la malavita si appropria - spiega la Coldiretti - di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy"

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In Italia 469 vetture per ogni officina

In Italia circolano 469 vetture per ogni officina di autoriparazione presente su territorio nazionale, includendo nel contro, carrozzerie, elettratuto, gommisti, meccanici e officine dei concessionari auto. Lo rileva per il 2018 l'Osservatorio Autopromotec nel volume 'L'autoriparazione ed i suoi protagonisti'. Al momento della rilevazione in Italia nel 2018 c'erano 83.231 officine di autoriparazione a fronte di un parco circolante che era di oltre 39 milioni di autovetture. Secondo l'Osservatorio Autopromotec, il rapporto autovetture per officina è complessivamente adeguato, considerato che l'Italia è uno dei paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione

L'elaborazione dell'Osservatorio Autopromotec evidenzia poi anche i singoli profili regionali della rete nazionale di autoriparazione. È la Valle d’Aosta, con 1.107 autovetture per ogni officina di autoriparazione, a guidare la graduatoria delle regioni italiane, seguita a stretto giro dal Trentino Alto Adige (1.003). Seguono poi, nell’ordine, tutte sopra la media nazionale, il Friuli Venezia Giulia (585 autovetture), la Toscana (551), il Veneto (531), la Lombardia (518), l’Emilia Romagna (507) e l’Umbria (494). Poco sotto la media nazionale si posizionano invece le Marche (456), la Campania (454), il Lazio (448), il Piemonte (432), la Liguria (427) e la Sicilia (424). Chiudono la graduatoria, sotto la quota di 400 autovetture disponibili per officina, una serie di regioni centro-meridionali: Abruzzo (398), Sardegna (391), Puglia (383), Molise e Calabria (ex aequo con 368) e, all’ultimo posto, Basilicata (337). 

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Il sentiment italiano sull’economia risale

 Il sentiment italiano sull'economia "dopo aver segnato il valore minimo del 2019 nei primi giorni di luglio" risale, mostrando un trend "in miglioramento persistente", fino a raggiungere "nel mese di settembre valori positivi per la prima volta nell'anno". E' quanto emerge dal 'Social Mood on Economy Index', la statistica sperimentale dell'Istat, che misura il morale della popolazione attraverso campioni di tweet. Nel grafico che registra i flussi giornalieri si evidenzia un picco il 10 settembre, giorno in cui il Senato ha votato la fiducia al nuovo governo.

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